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Notiziario Marketpress di
Mercoledì 25 Febbraio 2004
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INFLUENZA DEI POLLI E FINE DELLA MUCCA PAZZA: COSÌ LA CARNE COSTA MENO AUMENTANO I PREZZI ALL'INGROSSO DI FRUTTA (+10,05% ) E ORTAGGI (+14,8%) RISPETTO A GENNAIO 2003 |
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Milano, 25 febbraio 2004. I segni della siccità della scorsa estate che hanno causato minor produzione ortofrutticola si fanno ancora sentire. E in un anno (gennaio 2003-gennaio 2004) crescono i prezzi all’ingrosso per frutta e verdura: +10,05% e + 14,8%. Anche il dettaglio nello stesso periodo ha registrato aumenti: frutta + 4,13%, ortaggi +6,15%. Ma nell’ultimo mese si registra una diminuzione dei prezzi per la frutta sia al dettaglio sia all’ingrosso: –0,22% e –4,09%. Non così invece per gli ortaggi che nello stesso periodo segnano aumenti dovuti al recente maltempo: dettaglio +3,94%, ingrosso +14,71%. I maggiori aumenti per gli ortaggi al dettaglio sono toccati alla lattuga cappuccio (+14,44%) e alle melanzane (+12,86%). Ma il “salto in alto” lo hanno fatto soprattutto nell’ingrosso la lattuga romana che quasi raddoppia (+92,5%) e i carciofi (+ 60%). Il calo dei prezzi per la frutta al dettaglio è guidato dalle pere kaiser (-11,2%). Quanto alle carni al dettaglio l’andamento medio congiunturale (dicembre 2003-gennaio 2004) segna stabilità (0,02%). Le carni bovine si mantengono stabili (dettaglio 0,09%). Il definitivo rientro dalla crisi della mucca pazza, inoltre, ha ridotto i consumi sostitutivi di carne suina che vedono i prezzi, sia all’ingrosso che al dettaglio, ridursi in quest’ultimo anno. Il pollame scende: (dettaglio –1,03%, ingrosso -3,92%) in quest’ultimo mese. Primo effetto influenza dei polli? Mentre l’aumento tendenziale (gennaio 2003-gennaio 2004) rimane ancora in crescita (+3,95%). I prezzi dell’ittico al dettaglio vedono un aumento congiunturale medio di +5,16%, visto il minor pescato dovuto alle cattive condizioni meteorologiche di gennaio, e tendenziale di +3,81%. Le triglie primeggiano con un + 15,66%. Ma i commercianti milanesi aderiscono all’iniziativa regionale “La borsa della spesa” e ad oggi sono 714 fra esercizi commerciali e pubblici esercizi, quasi un terzo delle attuali adesioni regionali (2331). Emerge dai dati elaborati dall’Osservatorio Prezzi del Comune e della Camera di Commercio di Milano presentati nell’incontro di oggi. “Dopo l’emergenza prezzi, che ha raggiunto il culmine in agosto 2003, dichiara il Presidente dell’Osservatorio, Assessore Roberto Predolin - ” le attività dell’Osservatorio, e particolarmente “Milano Convenienza”, hanno prodotto risultati positivi per la città. Questo è possibile costatarlo nell’alimentazione e ancor di più negli alberghi, ristoranti e pubblici esercizi, scesi a Milano dal massimo assoluto di agosto 2003 (+5,5% tendenziale annuo, +0,6 punti percentuali verso totale Italia) al minimo assoluto di gennaio 2004 (+2,3% tendenziale annuo, -1,1 punto percentuale verso totale Italia). Pur in presenza di un calo dei consumi le attività di contenimento dei prezzi dell’Osservatorio stimoleranno un aumento delle vendite”. “Si registrano ancora aumenti su frutta e verdura nel mercato all'ingrosso –– Renato Borghi Vice Presidente dell’Osservatorio e membro di giunta della Camera di commercio – quale effetto della difficile stagione estiva trascorsa per i raccolti. L'osservatorio prezzi prosegue nel suo impegno ad una continua azione di monitoraggio dei prezzi, in particolare oggi dell'ortofrutta, al fine di garantire la correttezza e la trasparenza dei mercati, consolidando così sempre di più l'alleanza fra produttori, distributori e consumatori”. “Tutte le proposte vanno esaminate con attenzione – ha continuato Renato Borghi in merito alla proposta di far seguire i saldi da vendite sotto costo -. Faccio solo una considerazione: il settore moda vive di”anticipazioni” – anche per incentivare i consumi - e le nostre attività stanno già presentando le collezioni della prossima stagione. Prolungare i sessanta giorni di saldi con altri giorni di vendite sotto costo significa, quindi, non tener conto di questa caratteristica peculiare del comparto e, tutto sommato, si rischia di offrire un’immagine di Milano legata allo shopping d’occasione, invece che capitale del fashion e della qualità a tutto tondo” .
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