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Notiziario Marketpress di Martedì 03 Maggio 2005
 
   
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  LA VISCOSUPPLEMENTAZIONE ALLA CAVIGLIA: SCENARIO, METODICA, PROSPETTIVE IN UN CONVEGNO A MILANO ESPERTI DEL SETTORE A CONFRONTO SU QUESTA NUOVA TERAPIA APPLICATA ALLA CAVIGLIA  
   
  Milano, 3 maggio 2005 - Si è svolto sabato 30 aprile, a Milano, il Convegno “Patologia articolare della caviglia: ruolo della viscosupplementazione”, organizzato da Genzyme Biosurgery e da Physioclinic, durante il quale sono state affrontate alcune tematiche legate all’artrosi alla caviglia - patologia che presenta una casistica rilevante, specie in ambito sportivo. Il Convegno, presieduto dal Prof. Piero Volpi - Responsabile del Centro di Traumatologia dello Sport e di Chirurga Artroscopica presso l’Istituto Ortopedico Galeazzi - ha visto la partecipazione di importanti esperti del settore che hanno delineato lo scenario della patologia, le terapie oggi in uso e si sono quindi confrontati sulla tecnica della viscosupplementazione per valutarne l’efficacia quando applicata alla caviglia. Dal Convegno è emerso che l'artrosi - una patologia articolare degenerativa, cronica e progressiva – è una malattia estremamente frequente nella popolazione e, probabilmente, la più diffusa: in Italia si stima che ne soffrano circa 3.5 milioni di persone. La patologia può inoltre essere classificata in una forma primaria, spesso diffusa a molteplici articolazioni, che riconosce un terreno genetico predisponente e deriva da un invecchiamento della cartilagine articolare, e in una forma secondaria, più frequentemente localizzata, che può colpire anche soggetti giovani ed è legata, per esempio, a traumi, obesità, dismorfismi degli arti inferiori, attività lavorativa, ecc. L’artrosi può essere trattata con approcci diversi, che dipendono innanzi tutto dall’età e dalla compromissione articolare. La terapia può, infatti, essere di tipo conservativo oppure chirurgico. L’indirizzo conservativo prevede contenimento del peso corporeo, utilizzo di plantari, terapie fisiche quali ionoforesi e laser, cure termali, riduzione o astensione da sport di carico e trattamento farmacologico. I farmaci comunemente usati per il trattamento dell’osteoartrosi si suddividono in farmaci sintomatici – a loro volta distinti in farmaci ad azione rapida (Fans - farmaci antiinfiammatori non steroidei - e Coxib - Fans selettivi per la Cox2, corticosteroidi intra-articolari ed alcune preparazioni per uso topico quali capsaicina, Fans topici) e farmaci ad azione lenta (preparati di ialuronato e derivati per uso intraarticolare, glucosaminosolfato, S-adenosilmetionina, diacereina e idrossiclorochina) – e farmaci di fondo (glicosaminoglicani polisolfati, tetracicline, alcuni inibitori delle proteasi e delle citochine, la cui efficacia, tuttavia, non ha ancora acquisito sufficiente evidenza). Le opzioni chirurgiche si avvalgono, invece, nelle forme iniziali di tecniche artroscopiche, per eseguire shaving (ripuliture), debridment, microfratture, innesti osteocondrali, trapianti condocitari e, in alcuni casi, artrodesi articolari. Le tecniche chirurgiche tradizionali vengono preferite nelle forme più gravi, attraverso interventi chirurgici di ripristino delle instabilità legamentose (ritensioni o legamentoplastiche), dell’asse di carico (osteotomie), di fusione articolare (artrodesi) o di sostituzione (protesi). In questo ampio ventaglio terapeutico grande interesse ha la viscosupplementazione, terapia che si avvale dell’uso dell’acido ialuronico ad alto peso molecolare, iniettato per via intrarticolare, e che ha prodotto promettenti risultati nel trattamento delle forme degenerative del ginocchio: si sono riscontrarti, infatti, miglioramenti all’incirca nel 70% dei casi trattati. L’acido ialuronico, presente nel liquido sinoviale delle articolazioni normali, contribuisce alla lubrificazione e all’assorbimento degli stimoli meccanici. In presenza di forme degenerative l’omeostasi articolare risulta alterata e, di conseguenza, l’acido ialuronico diminuisce. Ripristinare la quantità, la concentrazione e il peso molecolare a livelli normali è il presupposto basilare della terapia di viscosupplementazione. Il trattamento si avvale di un ciclo di due o tre infiltrazioni articolari, una volta la settimana e può essere ripetuto nel tempo, dopo 8-10 mesi, vista la buona tollerabilità e gli scarsi effetti collaterali. Alla luce dei buoni risultati ottenuti nel trattamento delle forme degenerative del ginocchio, si è pensato di ricorrere alla viscosupplementazione per l’artrosi alla caviglia. Negli ultimi anni, infatti, si è assistito a un aumento delle artropatie degenerative a carico della caviglia - complesso articolare instabile, sottoposto a sollecitazioni intense – secondarie a traumi, sovraccarico funzionale e ad instabilità articolare. Va evidenziato, infatti, che le forme primarie sono di gran lunga meno frequenti nella caviglia rispetto a quanto non accada in altre articolazioni quali il ginocchio e l’anca: si stima che nella caviglia il 90% circa delle artrosi sia imputabile a forme post-traumatiche. I traumi della caviglia costituiscono un evento molto frequente, quindi, specie nell’ambito degli infortuni legati all’attività sportiva: si stima infatti che essi rappresentino circa il 10-15% di tutti i traumi sportivi. “La prima viscosupplementazione alla caviglia che abbiamo effettuato risale a 2 anni fa”, afferma il Prof. Piero Volpi, Responsabile del Centro di Traumatologia dello Sport e di Chirurga Artroscopica presso l’Istituto Ortopedico Galeazzi. “I risultati che abbiamo ottenuto sino ad ora, sebbene su un numero limitato di pazienti, sono molto incoraggianti: i miglioramento si sono riscontrati circa nel 60% dei casi trattati, una percentuale molto vicina a quella ottenuta per il ginocchio. Questi risultati ci fanno, naturalmente, ben sperare: la viscosupplementazione sembra, pertanto, avere tutte le carte in regola per costituire un’opzione terapeutica in più nelle cura delle artropatie degenerative ”.  
     
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