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Notiziario Marketpress di Lunedì 23 Maggio 2005
 
   
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  RADIO 1 RAI: PAOLO LIMITI AL “CONFESSIONALE DEL COMUNICATTIVO” “VORREI PRESENTARE UN FESTIVAL DI SANREMO E FARE UN BEL MUSICAL CON TANTI SOLDI”  
   
  Roma, 23 maggio 2005 - Venerdì 20 maggio Radio 1 Rai l’autore e conduttore Paolo Limiti, creatore di alcune delle più belle canzoni di Mina, è stato l’ospite del “Confessionale del Comunicattivo”, laboratorio dei linguaggi della comunicazione ideato e condotto da Igor Righetti. “Ci sono programmi che tu guardi ma non sopporti perché sono stupidi, fatti male, tirati via. Sono fatti per alimentare l'ego di certe persone e farebbero meglio a cercare altri risultati".“Per uno sponsor avevamo bisogno di cinque minuti alla fine dei programmi e non si sapeva che cosa fare: inventai l’oroscopo in tv”. “Sono stato il primo a portare le ricette in tv: non sapendo cucinare, avevo cercato tutta la vita qualcuno che mi dicesse quanto burro va messo o a che punto si deve mettere il riso nell’acqua. Scelsi Wilma De Angelis in quanto, ormai, come cantante non aveva più grosse possibilità discografiche”. “Non sopporto quei personaggi che, in genere, non hanno assolutamente nessun motivo di stare in video se non il fatto che qualcuno della loro famiglia vuole che stiano lì. Quei personaggi potrei quasi insultarli”. “Faccio programmi anche per anziani, sono contentissimo di farli e ritengo che le stagioni della vita siano tutte uguali”. Ecco un estratto dell’intervista realizzata da Igor Righetti. Da bambino che cosa sognavi di fare da grande? Quello che ho fatto, tutto quello che riguardasse il cinema. La televisione allora non c’era ancora, ma crescendo sognavo anche quella. Mi raccontano che a quattro anni ero fermo davanti a un cinema-teatro col dito puntato dicendo “voglio quello”. Quindi c’era già questo seme del mondo dello spettacolo che mi ha sempre affascinato. Sei superstizioso? Per niente. Ritengo che la superstizione sia veramente un’idiozia, forse è un po’ pesante ma diciamolo pure soltanto in maniera ironica. È una cosa che arriva un po’ dai primordi dell’uomo quando non conosceva nulla intorno a sé e diceva “ecco piove, sono le lacrime degli dei, arriva il fulmine ed è la punizione perché ho fatto qualcosa”. Credo che la superstizione si leghi molto a questo fatto. Mi fa ridere però. Leggi l’oroscopo? Neanche per idea. Studio astronomia, secondo te posso credere all’oroscopo? Sei come Margherita Hack. Sì, la stimo molto e mi piace tantissimo. Credo molto a ogni cosa che lei ha detto, non forse al cento per cento, però mi rendo conto che è una gran donna e la ammiro molto per quello che dice e per come si esprime. Non posso credere a queste cose anche perché non ho una prova che sia verificabile, mentre se tu studi astronomia ti rendi conto di come, in realtà, possa essere una verità dell’universo. Quindi per te Paolo Fox e Branko potrebbero andare in pensione? Per quello che mi riguarda sì, ma può essere anche una cosa di divertimento salottiero in cui la gente si diverte a dire “di che segno sei, che cosa fai, ma che bella ragazza, l’avrei detto che eri dei Gemelli, ah no, però mi sembravi di più Cancro”. Mi fa ridere ma va bene, non mi dà fastidio. E poi gli oroscopi servono per riempire un po’ i palinsesti… Guarda ti dirò di più. Il primo oroscopo televisivo l’ho fatto io. Allora ero direttore artistico di Telemontecarlo. E allora è colpa tua… Per uno sponsor avevamo bisogno di cinque minuti alla fine dei programmi e non si sapeva che cosa fare. Allora dissi: “Facciamo una bella cosa: facciamo l’oroscopo che in cinque minuti ce la caviamo”. Lo sponsor, che era una bibita, fu contentissimo e noi fummo in assoluto i primi. Ti parlo del lontano 1977. Quindi costano poco e riempiono il palinsesto, un po’ come i programmi di cucina… Che anche quelli ho fatto io per primo. Con “Tele menu” che è andato avanti per quindici anni con Wilma De Angelis che scelsi in quanto, ormai, come cantante non aveva più grosse possibilità discografiche. Le dissi: “Guarda, io ti vedo bene in una cucina”. E facemmo questo programma che si chiamava “Tele Menu” perché io, non sapendo cucinare, avevo cercato tutta la vita qualcuno che mi dicesse quanto burro va messo o a che punto si deve mettere il riso nell’acqua. E allora feci questo fumetto di come si fa una ricetta e poi è andato avanti ininterrottamente per quindici anni. Ormai sono programmi infestanti… Sì, ma molti anni dopo. Eravamo nel ’78. Chi è il tuo migliore amico? Io direi che ne ho due: Carlo e Pino, quelli che mi hanno seguito per quaranta e passa anni. Sono due persone di cui mi fido ciecamente e con cui ho passato gran parte della mia vita. Non sono personaggi dello spettacolo? No, però amano molto lo spettacolo per cui posso parlare, avere delle opinioni, sentirmi dire se una cosa funziona oppure no. Non sono di quelle persone che ti dicono: “Ah, non so io, non me ne intendo, non capisco niente”. Sono all’opposto per cui mi possono aiutare in qualche modo. Di che cosa hai paura? Ho paura della distanza, è la cosa che mi terrorizza di più. Se devo andare a fare un viaggio troppo lontano da casa mia, dove io ho tutta la mia vita, i miei libri, i miei dischi, ho sempre il terrore di trovarmi per terra con una mano sulla gola a gridare “acqua, acqua”. Sono un personaggio molto casalingo. Mi spaventano anche le malattie. Sono un ipocondriaco, non spinto ma a buon livello, adesso sto bene, però se ci penso forse non sto così bene. Eviti di pensarci… Esatto. In quali occasioni ti emozioni? In moltissime occasioni. Mi emoziono per dei gesti gentili, per degli slanci di amore, per le persone indifese, per gli animali, per tante cose. Che cos’è che ti fa arrabbiare? Direi che mi fa arrabbiare quella che io chiamo ottusità, il non voler accettare assolutamente una spiegazione in una situazione. E mi fa arrabbiare molto la perdita di tempo. È un pochino come lo slogan “presto e bene”, ma è la mia impazienza che fa questo. È un difetto mio non degli altri, io vorrei subito tutto. Quando faccio una domanda la risposta deve essere lì. Questo direi che è forse il mio difetto capitale. Che cosa cerchi in un programma televisivo? Cerco del divertimento, che mi rilassi, che mi aiuti a passare la serata bene senza noia. Cerco che non ci sia noia da nessuna parte, questo è quello che mi interessa di più, ecco una delle mie più grosse paure è la noia. Ho sempre paura di annoiarmi. Non sono di quelli che dicono “ho dentro di me tutto da qualunque parte”. Non è affatto vero, io ho sempre il terrore di arrivare in un posto dove mi annoio per cui devi vedere le mie partenze. Videoregistratori, film, libri, mi porto dietro la casa anche solo per tre giorni. Se ho voglia di leggere qualcosa che mi piace devo poterlo fare, se ho voglia di mangiare un dolce che mi piace lo devo poter fare quindi cerco di organizzarmi in maniera che sia così. Quali sono le tue manie? La mia mania è ritagliare i giornali. Ritaglio tutto quello che mi capita sotto mano. Se vedo un articolo che mi piace lo ritaglio, lo metto via poi magari non riuscirò più a leggerlo però ho cataste di ritagli tutte ordinate alfabeticamente. E poi l’ordine. Quale tra i personaggi della televisione apprezzi di più e quale ti è insopportabile? Ne apprezzo tantissimi. Mi piace per esempio Mara Venier con cui ho appena fatto “Domenica in”. È un personaggio di cui mi avevano detto un sacco di cose negative dicendomi “vedrai, vedrai, litigherai dopo cinque minuti”. Stessa cosa avevano detto a lei di me però. Non è che ci conoscessimo bene, ci eravamo sfiorati in due o tre trasmissioni e invece è un personaggio che mi piace moltissimo perché è generosa e per me è una grandissima qualità. Mi sono trovato da Dio con lei, mi piace tantissimo Gerry Scotti, Piero Marrazzo quando faceva il suo programma. Ce ne son tanti. Personaggi insopportabili non ce ne è uno soltanto. Anche in questo caso ci sarebbe una lista. Diciamo quei personaggi che, in genere, non hanno assolutamente nessun motivo di stare in video se non il fatto che qualcuno della loro famiglia vuole che stiano lì. Quei personaggi lì potrei quasi insultarli. Non dico tanto ma un bel “va a casa” mi piacerebbe dirglielo. Ti viene rinfacciato di fare programmi per anziani. Che cosa rispondi? Rispondo che non ho nemmeno bisogno di rispondere. Non capisco perché non dovrei farli e insisto nel dire che la vecchiaia è una stagione della vita che non ha più meriti o meno meriti di un’altra. Quelli che mi accusano di questo fatto sono persone che non hanno capito esattamente come si evolve la vita, sono convinti che a loro non toccherà mai. Quindi ritengono che sia molto giusto sentire Justin Timberlake e non si possa assolutamente parlare di Claudio Villa. Il che è soltanto una dimostrazione di una visione chiusa della vita. I miei programmi sono programmi per tutti, io direi che sono dei crossover, cioè prendono tutte le generazioni. Da me sicuramente vedi una grande riscoperta dei valori del passato e delle tradizioni, ma se non lo fai culturalmente parlando dove vai a parare? Perché poi ci si può scherzare sopra ma se dobbiamo fare un discorso serio io comincio a dire “le radici culturali mica le puoi abolire”. Abbiamo visto che per trent’anni è avvenuto e i risultati sono quelli che si fanno canzonette soltanto in giro di do. È chiaro se non hai sentito altro nella vita, non hai avuto una scuola o degli esempi poi quello che arriva è questo. Ognuno di noi ha la necessità di capire che cosa c’è stato prima, di vederlo, come è accaduto alla mia generazione e come mi auguro accadrà a questa. Tu vedi delle belle ragazze per strada con addosso dei colori talmente impossibili che capisci subito che manca loro un’informazione perché un minimo del gusto estetico, non dico il massimo, qualcuno te lo deve trasmettere. Altrimenti sarai come uno che non ha imparato a leggere. E questo secondo me è il risultato di certe provocazioni. Tornando alla domanda io direi faccio programmi anche per anziani, sono contentissimo di farli e ritengo che le stagioni della vita siano tutte uguali. Non vedo meriti nell’essere giovani, forse sbaglio, ma così la vedo io. Perché molti programmi televisivi andati in onda in questi ultimi mesi non hanno avuto successo? I grandi nomi non fanno più ascolto o non sono stati in grado di evolversi? Perché certi programmi sono delle boiate insopportabili, diciamo “giù la maschera” una volta nella vita. Ci sono dei programmi che tu guardi e non li sopporti perché sono stupidi, sono fatti male, sono tirati via, sono fatti per alimentare l’ego di certe persone che farebbero meglio in questo momento a focalizzare di più su altri risultati. Non è necessario essere sempre in prima linea io, me stesso e io. Ti ricordi quel film di Walter Chiari “Io, io, io e gli altri”?. Qualche volta capita anche agli altri insomma. Io ne ho visto qualcuno di quelli che andavano male e erano lì in ginocchio a pregare “fateci andare male”. Perché erano orribili. Enrico Vaime ha scritto che Pippo Baudo nel suo show flop “Sabato italiano” gli è sembrato un archeologo. Il programma di Baudo, dico la verità, io non l’ho guardato perché ero impegnato. Questa è la tua scusa. E la verità? No, non l’ho visto davvero. Ero molto curioso di vederlo, invece, perché volevo capire che cosa fosse. Il motivo reale è che io esco tutti i sabati né ho una spasmodica voglia di vedere tutto quello che viene programmato. Se sono a casa lo vedo volentieri altrimenti sono fuori. I dieci minuti che ho visto io erano un po’ noiosi. Era un’intervistina con dei tempi un po’ lenti. Poi non so dire se tutto il programma fosse così però mi sembra di capire che non abbia funzionato del tutto per motivi di tempistica. Adesso dargli dell’archeologo non so, però anche Pippo secondo me avrebbe fatto meglio ad aspettare un pochino a studiare una cosa che sentiva proprio adatta alle sue corde. Lui ha un po’ l’ansia del video, se non vede la lucetta rossa addosso non sta bene. Beh io che, per fortuna mia, ho fatto per trent’anni e passa l’autore prima di andare davanti alle telecamere, trovo che si possa stare benissimo anche senza per un bel po’. Renzo Arbore ha aspettato tanto prima di tornare. E come vedi è in piena salute. Non ti accade niente. Lecciso e Costantino sono due fenomeni mediatici arrivati alla popolarità senza avere doti particolari. Senti invidia? Ma sei matto? Ma perché dovrei? Ma figurati, ma è una cosa che a me diverte da pazzi. Ecco qui siamo al solito punto. Diventerebbe l’errore di quelli che dicono che faccio roba per vecchi. La giovinezza ha dei diritti che sono quelli di essere allegri, di scherzare, di giocare, di amare, di scoprire le cose. Ma viva la faccia! Cioè sono due ragazzi che non hanno meriti particolari ma che messi lì per un certo periodo funzioneranno. Poi è chiaro che anche loro troveranno una strada, ma mi diverte la cosa. Perché devo negare la giovinezza e il diritto di divertirsi. Che cosa fai per divertirti? Leggo, esco, canto, ascolto musica, incontro persone, vado alla ricerca, guardo gli animali che sono una mia grande passione. Io posso stare per delle ore a guardare dei cani e dei gatti che giocano. E mi divertono, mi rasserenano l’animo, ci vedo una bella caricatura umana in piccolo con del pelo addosso. Quale è stata la tua delusione più grande? Ne ho avute tante. Di solito le delusioni più grandi arrivano dalle persone che ritieni ti amino e poi ti rendi conto che non è così. Oppure una cosa su cui punti molto come un lavoro, un’opportunità professionale, che invece viene data ad altri che non ne hanno o il diritto o la capacità. Tu rappresenti la tradizione, con i tuoi interventi fai rivivere personaggi e storie di ieri. Che rapporto hai con i nuovi mezzi di comunicazione? Magnifico, trovo che siano una cosa strepitosa. Sono dei miracoli. Sono delle cose che a me lasciano a bocca aperta. Avrei voluto averli io tanti anni fa. Ma ti rendi conto poter registrare su un videodisc quello che stai vedendo, cancellarlo e poter registrarci sopra? Trovo che il futuro riservi, come ha riservato il passato, tante cose magnifiche. Io sono affascinato dal futuro, nel senso chissà che meraviglie verranno fuori. Non sono di quelli che dicono “questo mondo va verso la rovina”. Certamente ci saranno dei difetti capitali, ma ne abbiamo avuti anche noi. Vogliamo ricordare i “figli di nn”? Ti ricordi quando si metteva sui documenti “figlio di nn”? non dimentichiamolo. Quindi non che dal passato abbiamo avuto soltanto meraviglie, ha il vantaggio che allontanandosi nel tempo fa meno male. Quindi le cose si dimenticano? Hai mai chattato? No, è l’unica cosa che non so fare. Deve essere molto complicato. No, è semplicissimo. Ti iscrivi a un sito Internet, entri in una qualunque chat a tua scelta e cominci a digitare come un pazzo. Ma è meglio la telefonata! La tentazione di chattare secondo me ti viene se vuoi sognare, se vuoi sfuggire alla realtà. Allora non ti vedono, non sanno chi sei e quindi puoi uscire allo scoperto. Però, non essendo l’uscire allo scoperto una delle mie paure, non ho neanche questo grande fascino del chattare. Che cos’è che ancora non sei riuscito a realizzare? Tantissime cose, non sono riuscito a fare un bel musical con tanti soldi. Non sono riuscito a presentare un festival di Sanremo, malgrado me lo avessero offerto quattro anni fa, a scrivere un altro libro. Tante cose, tantissime.  
     
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