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Notiziario Marketpress di Lunedì 05 Aprile 2004
 
   
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  TASSI A LUNGO TERMINE E CROSS VALUTARI: ANALISI PREVISIONALE E SCENARIO EVOLUTIVO 2004  
   
  Milano, 5 aprile 2004 – Stefano Masullo di Assoconsulenza indica che per una visione prospettica di scenario sull’evoluzione dei tassi e sul mercato dei bond risulta indispensabile effettuare un’analisi di natura intermarket che abbracci anche il mercato delle commodities e dei cross valutari. 1) I tassi americani a dieci anni si mantengono su livelli storicamente molto bassi (sotto il 4%) favoriti da molteplici fattori, tra i quali i più importanti sono di natura finanziaria (forti acquisti effettuati sul T-bond da parte delle banche centrali asiatiche nell’intento di mantenere sotto controllo il rafforzamento dello yen e la parità dollaro Usa/rembimbi); 2) Tutte le materie prime stanno vivendo un mercato al rialzo di lungo periodo spinto dai forti acquisti cinesi e indiani che si stanno sommando ad una domanda che si mantiene forte negli Usa. Colpisce la coralità del movimento che coinvolge metalli, metalli preziosi, cereali, coloniali ma in particolar modo i combustibili ( il prezzo del greggio al barile a New York ha superato i 38 Usd) 3) I cambi valutari stanno vivendo periodi di forte volatilità ( in particolar modo Eur/usd e Usd/yen) le cui oscillazioni mettono a dura prova la capacità di copertura da parte dei non speculatori (imprese industriali legate al ciclo import/export) e i cui riflessi di lungo periodo cominciano a manifestarsi in maniera rilevante sui bilanci societari. In questo scenario le contraddizioni sono molteplici; indichiamo solo le più eclatanti: a) I Fed Funds Usa sono all’1%, livello più basso dal dopoguerra, pur in presenza di un ciclo economico Americano che, secondo le previsioni della stessa Federal Reserve, parlano di crescita del Pil del 4/4,5%; b) Le previsioni inflattive si mantengono estremamente basse sia negli Usa che nell’Euro-zona non incorporando in alcun modo le forti tensioni che provengono dai mercati delle materie prime, in primis dal mercato del greggio. Il processo macroeconomico di natura mondiale vede all’orizzonte un ciclo economico di forte crescita, peraltro tutt’altro che esente dalla creazione di squilibri, nelle economie asiatiche (Cina ed India in testa) che saranno in grado di trainare tutto un processo di crescita della domanda a livello mondiale e del quale si vedono gli effetti eclatanti sul mercato delle materie prime. In pratica la crescita a ritmi del 8/10% del Pil di tali economie causato un processo di prima industrializzazione che implica il loro ingresso di diritto nella comunità economica mondiale genera una domanda aggiuntiva che surriscalda le materie prime le cui ricadute possono risultare positive da una parte per la crescita mondiale (che può trovare in loro un traino importante) ma dall’altra accendere degli importanti focolai inflazionistici. L’accelerazione della ripresa economica dell’est asia potrebbe indurre inoltre le principali banche centrali della zona ad interrompere la difesa ad oltranza del dollaro Usa contro le proprie monete effettuata attraverso il massiccio acquisto di T Bond, accettando un margine di apprezzamento valutario maggiore rispetto all’attuale. L’effetto congiunto di una crescita dell’inflazione importata da materie prime e dell’interruzione dei flussi di acquisto sui titoli decennali del tesoro americano risulterebbe un cocktail esplosivo per i tassi a lungo termine negli Usa che potrebbero crescere in maniera repentina e sostanziale sia per motivi economici che per ragioni di natura finanziaria. Lo steepening della curva (incremento maggiore dei tassi a Lt rispetto a quelli a Bt) porterebbe con sé inizialmente anche una fase di forte debolezza del dollaro Usa in quanto i deficit americani vedrebbero una certa difficoltà nell’ottenere il finanziamento da parte degli investitori mondiali. Ciò potrebbe generare un ulteriore sell-off sui T Bond innescando una pericolosa spirale dollaro debole-tassi alti le cui ripercussioni potrebbero essere disastrose per il mercato americano fortemente indebitato sia sul fronte privato che su quello federale. A tale scenario potrebbe anche non accompagnarsi un incremento degli spread dei bond corporate ed emerging sui governativi, pur ristrettosi nel corso del 2003 a livelli storici molto bassi, ma anche senza tale effetto tutti i titoli con duration lunga risentiranno del rialzo dei tassi con pesanti perdite sui prezzi. A fronte di ciò, e delle potenziali ulteriori conseguenze sul deterioramento del processo di concessione del credito in tutti i paesi con tasso di indebitamento molto alto (tra le quali anche le difficoltà nella gestione del rischio derivati sui tassi di interesse nella gestione della duration gap da parte di Freddie Mac e di Fannie Mae) risulta necessario ridurre la duration degli asset obbligazionari privilegiando asset liquidi e variabili (meglio se con indicizzazione finanziaria collegata ai tassi a lungo termine) con alto merito creditizio, oltre che singole vicende estremamente selezionate, ed evitando il posizionamento su titoli in dollari Usa. Infolink: Www.opusconsulting.it   
     
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