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Notiziario Marketpress di Giovedì 08 Aprile 2004
 
   
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  L’ECONOMIA VERO OBIETTIVO DEL TERRORISMO? RAPPORTO QUADRIMESTRALE SULL’ANDAMENTO DELLE BORSE  
   
  Roma 8 Aprile 2004 - Attentati come insider trading. È questa l’equazione del terrore, che l’Eurispes ha voluto verificare nel suo sesto report sull’andamento delle principali piazze borsistiche. A questo fine ha calcolato, dopo l’attentato terroristico di Madrid dell’11 marzo 2004, le variazioni degli indici prendendo come momento di confronto il giorno precedente l’attentato. Com’era da attendersi, le borse europee hanno reagito in maniera più marcata alla minaccia terroristica con variazioni di segno negativo che oscillano da un minimo di 3 punti per la City londinese, ad un massimo di 4 per Francoforte, piazza questa più sensibile delle altre alla realtà spagnola a causa della presenza di forti investimenti tedeschi nella penisola iberica. Modesti gli effetti, viceversa, su Wall Street che nelle due settimane successive registra addirittura degli incrementi, sia pure lievi (+0,6% per il Dow Jones e +1,6% per il Nasdaq), e del tutto nulli su Tokio (+2,4%), piazza per la quale si può al massimo ipotizzare un rallentamento della crescita, che ormai fa della borsa del Sol Levante la star degli ultimi 12 mesi. “Occorrerebbe riflettere – dichiara il Presidente dell’Eurispes prof. Gian Maria Fara – sul fatto, forse sottovalutato, che gli attentati terroristici potrebbero essere ispirati non solo dall’obiettivo di condizionare i percorsi della politica e delle istituzioni ma anche, o forse soprattutto, da una strategia di aggressione al sistema economico e finanziario”. “Infatti – prosegue Fara – gli attentati producono sensibili cali del mercato borsistico, alimentano un clima di incertezza e una caduta delle aspettative che si traducono in una contrazione della domanda per consumi e investimenti, che indebolisce l’economia, in particolare quella europea che più di altre è dipendente dai mercati internazionali”. L’eurispes, nel suo Rapporto quadrimestrale sull’andamento delle Borse, è andato indietro nel tempo per verificare gli effetti nel brevissimo periodo del primo e più grave attentato di Al Quaeda, quello dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York. Curiosamente, anche tre anni fa, le borse europee reagirono all’attentato con più enfasi di quella americana, che segnò, nei giorni subito successivi, perdite molto contenute e tutto sommato inscritte in quello che era allora il trend discendente. Lo stesso ragionamento non vale per le borse europee, che anche allora segnarono pesanti perdite nell’arco di soli sei giorni: -6% Londra, -12 Parigi, -13 Francoforte e Milano. Allora l’attentato si inserì in un generale andamento al ribasso accentuando la discesa. L’11 marzo 2004 si colloca, invece, all’interno di un generale andamento positivo di lungo periodo delle principali borse internazionali, capovolgendone il trend. Le cifre dimostrano, se pur ve ne fosse bisogno, l’influenza del grande evento terroristico sugli umori degli investitori. Le stesse cifre ci dicono che l’effetto diretto delle stragi colpisce più le piazze europee di quella statunitense, a sua volta più sensibile di quella giapponese, dove si rilevano gli effetti meno disastrosi. Fra le piazze europee poi Londra appare meno emotiva di Milano, Parigi e Francoforte. Gli effetti degli attentati si attenuano abbastanza rapidamente nel tempo e, se è possibile formulare delle deduzioni da due soli casi, sembrerebbero non farsi più sentire nell’arco di 2 o 3 settimane. L’incidenza del fatto terroristico sulle borse offre possibilità di grandi plusvalenze a chi conoscesse in anticipo la data delle stragi, del tipo insider trading. Infatti, sia l’11 settembre 2001, sia l’11 marzo 2004, chi disponendo di ingenti portafogli avesse venduto il giorno prima dell’attentato, a prezzi alti, comprando il giorno dopo a quotazioni molto inferiori e trattenendo i titoli per trenta quaranta giorni, avrebbe ottenuto, sulle piazze continentali, incrementi del capitale dell’ordine del 10%-15%. Per quanto riguarda Piazza Affari, Milano con un incremento appena inferiore ai due punti percentuali (+1,9% sia per il Mibtel che per il Mib 30) chiude il quadrimestre (novembre 2003 – marzo 2004) con una crescita non entusiasmante, ma certamente insperata, considerando gli effetti deprimenti della vicenda Parmalat ed il fatto che la nostra Borsa si è mostrata la più sensibile (dopo quella di Madrid, ovviamente) alla strage dell’11 marzo, a causa della vicinanza geografica e dell’allineamento in politica internazionale del nostro Paese con la Spagna. La Borsa del nostro Paese, al traino delle principali Borse mondiali, superati gli effetti congiunti del rallentamento planetario dell’economia, mostra ancora segni di recupero, nonostante il rallentamento degli ultimi mesi. L’andamento, tuttavia, non è lo stesso per i diversi settori di attività delle imprese quotate. L’analisi fornisce inoltre i dati dell’andamento dei tre grandi comparti: industriali, servizi e finanziari. Il buon incremento nei dodici mesi dell’indice generale (+22,2), si scinde in un apprezzabile aumento dei finanziari, che migliora il dato registrato a novembre, il buon risultato dei titoli delle aziende di servizi, ma segnala, soprattutto, una forte ripresa degli industriali, che finalmente si riallineano all’andamento positivo degli altri comparti, dopo essere rimasti al palo nei periodi precedenti. Negli ultimi quattro mesi tuttavia non tutti e tre i comparti mostrano un andamento positivo con prestazioni positive per gli industriali (+4,5%), e più soddisfacenti per i servizi (+8,8%), ma con un segnale fortemente negativo (-3,2%) per i finanziari. La Borsa di Milano sta ancora scontando pesantemente le perdite accumulate negli anni passati, ma dimostra anche come siano proprio i titoli industriali ad aver meglio retto in un confronto con il 2000. Infatti, mentre i titoli dei finanziari sono ancora sotto, rispetto ai valori di tre anni fa, del 29% e quelli dei servizi del 50%, gli industriali hanno lasciato sul terreno “solo” il 20%.  
     
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