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Notiziario Marketpress di Sabato 24 Aprile 2004
 
   
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  “L’AUTOMOBILE” DI LEONARDO DA VINCI MOSTRA ITINERANTE FIRENZE, ISTITUTO E MUSEO DI STORIA DELLA SCIENZA, 24 APRILE – 5 GIUGNO 2004  
   
   “L’automobile” immaginata da Leonardo da Vinci oltre cinque secoli fa funziona. Non va a benzina, bensì a molla. Come i giocattoli, prima dell'avvento delle batterie. Ha l’aspetto rustico, l'autonomia di pochi metri ed era probabilmente concepita per fare impressione in qualche evento cortigiano. Però funziona e, per quanto primitiva, è a suo modo la bisnonna delle nostre utilitarie. Con un primato straordinario: è il primo carro semovente della storia; per giunta, lo sterzo è programmabile. Potenzialmente una rivoluzione. Ne offre conferma l’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze che ha promosso la progettazione e realizzazione di tre modelli funzionanti del misterioso dispositivo schizzato da Leonardo nel f. 812r del Codice Atlantico. I modelli saranno esposti da domani (fino al 5 giugno) in mostra a Palazzo Castellani (Piazza dei Giudici 1), accompagnati da spettacolari simulazioni digitali interattive e corredati da un esaustivo sito web (www.Imss.fi.it). L’evento, che corona un periodo di importanti restauri e iniziative della celebre istituzione fiorentina, è stato presentato oggi dal Sindaco di Firenze, Leonardo Domenici, dal Direttore dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza, Paolo Galluzzi, da Carlo Pedretti, Direttore dell’Armand Hammer Center for Leonardo’s Studies di Los Angeles, e da Paolo Regini e Francesco Bosio, Presidente e Direttore generale della Banca di Credito Cooperativo di Cambiano, l'istituto di credito con sede a Castelfiorentino che, per celebrare i 120 anni dalla fondazione, ha promosso l'iniziativa espositiva, che si propone di fare itinerare nel territorio nel quale opera, e da Antonello Perricone, Amministratore Delegato di Maserati. La mostra è allestita nei locali del sottosuolo di Palazzo Castellani, sede dell'Istituto e Museo, recentemente inaugurati, ed è costituita da riproduzioni dei disegni leonardeschi, da un bellissimo modello dell’”automobile” di 170 x 150 centimetri, da un secondo modello in scala ridotta (50 x 60 centimetri), da utilizzare per le dimostrazioni, e da un terzo modello in veduta esplosa verticale, per mettere in evidenza i diversi elementi meccanici del dispositivo. I tre modelli sono stati realizzati dal laboratorio scenotecnico Opera Laboratori Fiorentini, sulla base dei disegni tecnici elaborati su supporto digitale e con l'impiego di materiali e tecniche costruttive storicamente plausibili. Sono state, ad esempio, utilizzate cinque diverse essenze lignee (faggio, frassino, leccio, olmo e rovere). Completano l’esposizione stazioni di computer sulle quali è possibile esplorare e manipolare il modello digitale ed accedere a una esaustiva biblioteca digitale, che documenta la forte attenzione riservata fin dall'inizio del Novecento all'automobile di Leonardo. Come numerose altre anticipazioni scoperte nei manoscritti di Leonardo (l'elicottero, il sottomarino, l'aeroplano, la macchina a vapore, il carro armato, la bicicletta), l’”automobile” ha in effetti goduto di grandissima fortuna. Girolamo Calvi, pioniere dei moderni studi vinciani, la segnalò fin dal 1905, quando le prime automobili scoppiettavano nelle strade del pianeta. Nel 1936 egli la definì "Fiat di Leonardo", emblema di quel “genio italico” che il Regime Fascista si faceva merito di riscattare con martellanti campagne propagandistiche. In realtà, l’”automobile” di Leonardo è rimasta a lungo un enigma, soprattutto a causa della documentazione incompleta offerta dai disegni pervenuteci, e, soprattutto, per via dell’errata individuazione del suo effettivo apparato motore da parte degli studiosi che l’hanno presa in considerazione. La corretta interpretazione del significato del dispositivo è emersa solo negli ultimi anni grazie a un’intuizione di Carlo Pedretti che l'esperto americano di robotica, Mark Rosheim, ha successivamente tradotto in un’organica interpretazione meccanica: le molle a balestra visibili nella parte superiore del disegno vinciano non costituiscono il motore, come si era a lungo creduto, ma servono a regolare il moto; la propulsione è garantita invece da una coppia di molle a spirale contenute in tamburi sotto il carro. Gli studi per realizzare il modello digitale dinamico (compiuti da Mario Taddei ed Edoardo Zanon dello Studioddm di Milano) e, successivamente, i modelli funzionanti hanno permesso di approfondire ulteriormente la natura del progetto vinciano e reso possibile decifrare il significato di alcuni particolari tecnici rimasti fin qui inesplicati. I modelli digitali hanno infine consentito di sperimentare virtualmente l'effettivo funzionamento del dispositivo, prima di passare i disegni esecutivi al laboratorio artigiano. Genio il più poliedrico del proprio tempo, Leonardo non profetizzò tuttavia né le gite fuori porta né le code in autostrada; né inventò la moderna automobile, come suggerirono alcuni interpreti trascinati dall’entusiasmo. Se si riporta la sua “automobile” nel contesto dei festival cortigiani del Rinascimento - eventi appropriati per la manifestazione del talento meccanico degli artisti-ingegneri - se ne coglie tuttavia lo straordinario e innovativo significato, carico di uno slancio profetico verso l’automazione. Anche se con ogni probabilità la “Fiat di Leonardo” era stata concepita solo per stupire i Potenti in occasione di qualche festa di palazzo, non per questo essa perde di valore e di fascinazione. Al contrario, essa costituisce una testimonianza emblematica dell’ardimento progettuale di Leonardo e della sua ineguagliata tensione verso l’innovazione. Infolink: www.Imss.fi.it  
     
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