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Notiziario Marketpress di Lunedì 31 Marzo 2014
PARLAMENTO EUROPEO: FRA I TEMI DELLA SESSIONE DEL 2-3 APRILE 2014 : UCRAINA, PAGAMENTI ON LINE, ROAMING, DIRITTI PENSIONISTICI  
 
Bruxelles, 31 marzo 2013 - Eliminare le tariffe sui beni importati dall´Ucraina I deputati voteranno giovedì per eliminare i dazi doganali dell´Ue sulle importazioni dall´Ucraina in modo da sostenere la sua economia in difficoltà. Limiti alle spese per pagamenti con carta e garanzie per pagamenti online - Le commissioni che le banche addebitano ai rivenditori per l´elaborazione dei pagamenti con carta di credito e di debito potrebbero essere limitate, secondo nuove norme che saranno votate giovedì. Sarano votate anche misure per rendere più sicuri i pagamenti online, separatamente e nella stessa giornata. Secondo la Commissione, le tasse bancarie sui pagamenti con carta costano ai rivenditori europei oltre 10 miliardi di euro ogni anno. Neutralità della rete e stop alle spese per il roaming - Secondo una proposta legislativa che sarà votata giovedì, i fornitori di connessione internet non dovrebbero più essere in grado di bloccare o rallentare i servizi offerti dai loro concorrenti. I deputati voteranno anche per abolire dal 15 dicembre 2015 le tariffe sul roaming, i costi aggiuntivi per l´utilizzo del telefono cellulare in un altro paese dell´Ue. Riforma dei servizi di audit per migliorare la stabilità finanziaria - Il Parlamento vota mercoledì un accordo tra Parlamento e Consiglio sulla riforma dei servizi di audit con l’obiettivo di aprire il mercato a nuove imprese oltre alle "4 big" che lo dominano attualmente, e rimediare alle debolezze rivelate dalla crisi finanziaria. "Lista Magnitsky": i deputati chiedono sanzioni Ue contro 32 funzionari russi - Il Parlamento vota mercoledì su un progetto di risoluzione preparato dalla commissione per gli affari esteri che chiede sanzioni per i 32 funzionari russi coinvolti nella morte dell´avvocato russo Sergei Magnitsky, nell´insabbiamento giudiziario del suo caso e nelle continue vessazioni alla sua famiglia. Mantenere i diritti pensionistici trasferendosi in un altro stato dell´Ue - Secondo un accordo legislativo tra il Parlamento e i governi nazionali che sarà votato giovedì, i lavoratori dell´Ue che si trasferiscono in un altro stato membro saranno in grado di salvaguardare i loro diritti alla pensione integrativa. La normativa si applica ai lavoratori comunitari che si trasferiscono all´interno dell´Ue e, su insistenza del Parlamento, anche ai lavoratori transnazionali. Esenzione da limiti emissione Co2 per voli a lungo raggio? Il Parlamento vota giovedì su un accordo informale raggiunto col Consiglio su delle esenzioni dai limiti di emissione di carbonio per il settore dell’aviazione, al quale si oppongono, però, i deputati ambientalisti. Secondo l’accordo, fino al 2017 il Sistema di scambio di quote di emissione (Ets in inglese) si dovrebbe applicare solo ai voli all´interno dell´Ue, mentre i voli da o verso paesi terzi ne sarebbero esenti. Test clinici: maggiore trasparenza e una protezione migliore dei pazienti - Secondo un progetto legislativo informalmente concordato con i ministri europei in votazione giovedì, le aziende farmaceutiche e i ricercatori universitari europei saranno obbligati a caricare i risultati di tutte le sperimentazioni cliniche sui medicinali in una banca dati accessibile al pubblico. Piani per ridurre il rumore nocivo del traffico - Il Parlamento vota mercoledì un progetto legislativo concordato con i ministri europei su limiti di emissione acustica delle automobili più rigidi con l’obiettivo di proteggere la salute pubblica. I deputati, durante i negoziati, hanno proposto etichette per informare i consumatori dei livelli di rumore delle nuove automobili e che i veicoli ibridi ed elettici siano equipaggiati con suoni per avvisare i pedoni del loro passaggio.  
   
   
LA COMMISSIONE PRESENTA IL SUO PIANO PER SODDISFARE LE ESIGENZE DI FINANZIAMENTO A LUNGO TERMINE DELL´ECONOMIA EUROPEA  
 
 Bruxelles, 31 marzo 2014 - La Commissione europea ha adottato un pacchetto di misure per stimolare nuove e diverse modalità per mettere a disposizione finanziamenti a lungo termine e sostenere il ritono dell´Europa a una crescita economica sostenibile. La Commissione presenta il suo piano per soddisfare le esigenze di finanziamento a lungo termine dell´economia europea Adottato dalla Commissione un pacchetto di misure per stimolare nuove modalità per predisporre finanziamenti a lungo termine e sostenre il ritorno dell´Europa ad una crescita sostenibile. Saranno necessari considerevoli investimenti a lungo termine, nel quadro della strategia Europa 2020 e del pacchetto su clima ed energia all´orizzonte 2030, in infrastrutture, nuove tecnologie e innovazione, così come in R&s e in capitale umano. Da qui al 2020 il fabbisogno stimato di investimenti è pari a mille miliardi di euro solo per le reti di trasporto, energia e telecomunicazioni significative a livello di Ue, secondo quanto constatato nel quadro del cosiddetto meccanismo per collegare l´Europa. La crisi economica e finanziaria ha inciso negativamente sulla capacità del settore finanziario di convogliare finanziamenti verso l´economia reale, in particolare per quanto riguarda gli investimenti a lungo termine. L´europa ha sempre fatto ampio affidamento sulle banche per finanziare l´economia reale: due terzi dei finanziamenti provengono infatti dalle banche, rispetto ad un terzo negli Stati Uniti. Se le banche riducono il proprio livello di leva finanziaria, praticando il cosiddetto deleveraging, la disponibilità di finanziamenti diminuisce per tutti i settori dell´economia: ad esempio, meno di un terzo delle Pmi olandese e greche e solo circa la metà delle Pmi italiane e spagnole hanno ottenuto per intero i crediti che avevano richiesto nel 2013. È indispensabile intervenire per ripristinare condizioni favorevoli per gli investimenti e la crescita sostenibile: questo significa tra l´altro trovare nuovi modi per indirizzare fondi verso gli investimenti a lungo termine. Il Libro verde della Commissione sul finanziamento a lungo termine dell´economia europea del marzo 2013 ha avviato un ampio dibattito suscitando interventi da tutti i segmenti dell´economia. Il pacchetto di misure adottato oggi comprende una comunicazione sul finanziamento a lungo termine dell´economia, una proposta legislativa per l´adozione di nuove regole per gli enti pensionistici aziendali o professionali e una comunicazione sul crowdfunding (finanziamento collettivo). La comunicazione si basa sulle risposte ricevute nel corso della consultazione e sulle discussioni avvenute in vari consessi internazionali, come il G20 e l´Ocse, ed identifica una serie di misure specifiche che l´Ue può adottare per promuovere il finanziamento a lungo termine. Michel Barnier, Commissario per il Mercato interno e i servizi, ha dichiarato: "Abbiamo predisposto un programma di regolamentazione finanziaria ambizioso che darà risultati positivi per la stabilità finanziaria e la fiducia. La ripresa economica sta ripartendo e dobbiamo dunque essere altrettanto ambiziosi nel nostro sostegno alla crescita. L´europa ha notevoli esigenze di finanziamento a lungo termine per favorire la crescita sostenibile, il tipo di crescita che aumenta la competitività e crea occupazione in modo intelligente, sostenibile e inclusivo. Il nostro sistema finanziario deve recuperare e aumentare la sua capacità di finanziamento dell´economia reale. Questo si applica sia alle banche che agli investitori istituzionali, come le imprese di assicurazione e i fondi pensione. Ma dobbiamo anche diversificare le fonti di finanziamento in Europa e migliorare l´accesso ai finanziamenti per le piccole e medie imprese, che rappresentano la spina dorsale dell´economia europea. Sono certo che il pacchetto di misure presentato oggi contribuirà a migliorare la capacità dei mercati europei dei capitali di indirizzare i fondi in modo da soddisfare le nostre esigenze di finanziamento a lungo termine".Riguardo alle norme sulle pensioni aziendali o professionali, il Commissario Barnier ha aggiunto:"Tutte le società europee devono affrontare una duplice sfida: si tratta di approntare un quadro pensionistico che tenga conto dell´invecchiamento della popolazione e, nel contempo, di realizzare investimenti a lungo termine che favoriscano la crescita. I fondi pensionistici aziendali o professionali sono doppiamente coinvolti nella questione: dispongono di oltre 2 500 miliardi di euro di attivi da gestire con prospettive a lungo termine, mentre 75 milioni di europei dipendono in gran parte da loro per la propria pensione. La proposta legislativa di oggi permetterà di migliorare la governance e la trasparenza di tali fondi in Europa, migliorando quindi la stabilità finanziaria e promuovendo le attività transfrontaliere, per sviluppare ulteriormente i fondi pensionistici aziendali e professionali come imprescindibili investitori a lungo termine". Olli Rehn, Vicepresidente e Commissario per gli Affari economici e monetari e l´euro, ha dichiarato: "Dobbiamo fare un uso migliore dei fondi pubblici per massimizzare l´impatto degli investimenti produttivi sulla crescita e sulla creazione di posti di lavoro. Ciò significa creare sinergie e agevolare l´accesso ai finanziamenti per il rinnovo delle infrastrutture fondamentali. Sia i bilanci nazionali e dell´Ue che le banche di promozione e le agenzie di credito alle esportazioni hanno un ruolo da svolgere in quest´ambito. Per aiutare le Pmi a ottenere le risorse necessarie per investire e svilupparsi dobbiamo promuovere una "cartolarizzazione di qualità" onde facilitare l´accesso di queste aziende al finanziamento sui mercati dei capitali." Antonio Tajani, Vicepresidente e Commissario per l´Industria e l´imprenditoria, ha aggiunto: "Grazie alle ambiziose iniziative presentate oggi il sistema finanziario sarà maggiormente in grado di indirizzare le risorse verso gli investimenti a lungo termine, necessari per garantire che l´Europa prosegua su un percorso di crescita sostenibile. La crisi economica e finanziaria ha inciso negativamente sulla capacità del settore finanziario di convogliare finanziamenti verso l´economia reale. Le Pmi, in particolare, contribuiscono in modo determinante alla crescita sostenibile, ma hanno ancora difficoltà ad ottenere finanziamenti, in particolare nelle economie periferiche. Le iniziative presentate oggi hanno lo scopo di mettere ulteriori risorse finanziarie a disposizione dell´economia reale e hanno tutte un obiettivo comune: promuovere il mercato unico creando le migliori condizioni per la crescita e la competitività in Europa". Elementi principali: La comunicazione sul finanziamento a lungo termine presenta una serie di azioni specifiche che verranno intraprese dalla Commissione per migliorare il finanziamento a lungo termine dell´economia europea. Due di queste azioni sono state presentate oggi: una proposta di revisione delle norme sui fondi pensionistici aziendali e professionali (revisione della direttiva 2003/41/Ce relativa alle attività e alla vigilanza degli enti pensionistici aziendali o professionali (direttiva Iorp) a sostegno dell´ulteriore sviluppo di un importante tipo di investitore a lungo termine nell´Unione europea Eu una comunicazione sul crowdfunding per offrire possibilità di finanziamento alternative per le Pmi. Le azioni possono essere suddivise in sei principali settori di intervento: 1. Mobilitare fonti private di finanziamento a lungo termine: tra le azioni previste vi sono la finalizzazione dei dettagli del quadro prudenziale per banche e imprese di assicurazione che sostengono i finanziamenti a lungo termine all´economia reale, una maggiore mobilitazione di risparmi pensionistici personali e la valutazione delle modalità per incoraggiare maggiori flussi transfrontalieri di risparmio e i meriti di eventuali conti di risparmio Ue. In tale contesto, l´attuale proposta legislativa per nuove norme sui fondi pensionistici aziendali o professionali (Epap 2) dovrebbe contribuire a maggiori investimenti a lungo termine. La proposta ha tre obiettivi principali: garantire che coloro che aderiscono ad uno schema pensionistico siano adeguatamente tutelati contro i rischi; cogliere appieno i benefici del mercato unico delle pensioni aziendali o professionali eliminando gli ostacoli alla fornitura transfrontaliera di servizi; rafforzare la capacità dei fondi pensionistici aziendali o professionali di investire in attività finanziarie con un profilo economico a lungo termine e quindi sostenere il finanziamento della crescita nell´economia reale. 2. Migliore uso dei finanziamenti pubblici: favorire le attività delle banche nazionali di promozione (istituzioni finanziarie create dai governi, che forniscono finanziamenti a scopo di sviluppo economico) e promuovere una migliore collaborazione tra sistemi di credito all´esportazione nazionali esistenti (istituzioni che fungono da intermediari tra i governi nazionali e gli esportatori per concedere finanziamento delle esportazioni). Entrambi i tipi di istituzioni svolgono un ruolo importante per il finanziamento a lungo termine. 3. Sviluppare i mercati dei capitali europei: facilitare l´accesso delle Pmi ai mercati del capitale e a fondi comuni di investimento più ampi creando un mercato secondario liquido e trasparente per le obbligazioni societarie, rivitalizzando i mercati della cartolarizzazione - tenendo in debito conto i rischi e il carattere eterogeneo di tali prodotti - e migliorando le condizioni esistenti a livello di Ue per obbligazioni garantite e collocamento privato. 4. Migliorare l´accesso delle Pmi ai finanziamenti: tra le azioni indicate nella comunicazione sul finanziamento a lungo termine vi sono il miglioramento delle informazioni in materia di credito alle Pmi, il riavvio del dialogo tra banche e Pmi e la valutazione delle migliori pratiche per aiutare le Pmi ad accedere ai mercati dei capitali. La sensibilizzazione e l´informazione sui progetti sono tra gli elementi chiave delle azioni prospettate nella comunicazione sul crowdfunding adottata oggi, in cui la Commissione propone di: promuovere le migliori pratiche del settore, aumentare la consapevolezza e facilitare lo sviluppo di un marchio di qualità seguire da vicino lo sviluppo dei mercati di crowdfunding e dei quadri giuridici nazionali valutare su base regolare la necessità di ulteriori azioni a livello di Ue, compresa l´azione legislativa. Lo scopo è individuare le questioni che dovranno essere affrontate per sostenere la crescita del finanziamento collettivo. 5. Attirare finanziamenti privati per le infrastrutture per realizzare gli obiettivi di Europa 2020: aumentare la disponibilità di informazioni sui progetti di investimento in infrastrutture e migliorare le statistiche sul credito per quanto riguarda i prestiti per infrastrutture. 6. Migliorare il quadro complessivo del finanziamento sostenibile: migliorare il sistema di corporate governance per il finanziamento a lungo termine, ad esempio per quanto riguarda la partecipazione dell´azionariato (la proposta di revisione della direttiva sui diritti degli azionisti dovrebbe essere adottata a breve), l´azionariato dei dipendenti, l´informativa sul governo societario e le questioni di carattere ambientale, sociale e di governance.  
   
   
VERTICE UE-AFRICA  
 
Bruxelles, 31 marzo 2014 - Il quarto vertice Ue-africa si terrà a Bruxelles il 2-3 aprile con il tema "Investire nelle persone, prosperità e pace". Sulla lo spirito del loro 2.007 strategia comune , l´Africa e l´Unione europea discuteranno come partner uguali come approfondire la cooperazione in queste tre aree. Africa e l´Unione europea sono impegnati congiuntamente a promuovere il capitale umano attraverso l´istruzione e la formazione, per creare ulteriori incentivi per gli investimenti, e trovare il modo di stimolare la crescita che creeranno posti di lavoro in particolare per i giovani. Lavorano a stretto contatto insieme per la pace e la sicurezza, che sono i presupposti per la prosperità e la crescita. L´unione europea sarà rappresentata dal Presidente Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso Consiglio europeo. Il vertice riunirà i capi di Stato e di governo dell´Unione europea e il continente africano, insieme con i leader delle istituzioni dell´Unione europea e dell´Unione africana.Una gamma di osservatori internazionali di alto rango sarà anche associato. " Sia l´Africa e l´Unione europea si riuniranno per affrontare le sfide che ogni nostro continente ha di fronte e quelli che si affacciano sul mondo intero. Il tema che abbiamo scelto gli indirizzi delle preoccupazioni quotidiane dei nostri cittadini, la loro sicurezza, la loro prospettive di lavoro e il loro futuro come le famiglie e gli individui. Vedo l´ora di un vertice che consentirà di rafforzare ulteriormente la nostra partnership e contribuire a migliorare la qualità della speranza della nostra popolazione ", ha detto il presidente Van Rompuy. Il presidente Barroso davanti alla riunione ha dichiarato: "Realizzare la visione di cui l´Africa-ue strategia comune, il summit sarà approfondire il nostro partenariato tra pari e di cogliere ulteriori opportunità di cooperazione, ampliando le persone politiche, economiche e di contatti interpersonali Ciò include l´inseguimento. Opportunità di generare crescita economica del durature e sostenibili e di benessere per tutti i nostri cittadini ". Relazioni Ue-africa – Scheda - L´ue e l´Africa: un partenariato strategico - Europa e Africa sono i vicini: continenti legati insieme da una comune storia, la cultura, la geografia, e gli stretti scambi tra i nostri popoli. La cooperazione tra l´Unione europea e l´Africa ha rispecchiato la natura ricca e diversificata di relazioni tra i due continenti. Nel 2007, l´Ue e capi di Stato africani hanno adottato la strategia comune Africa-ue (Jaes) come definire il quadro politico generale cooperazione tra i due continenti, sulla base di una visione condivisa e principi comuni.Il partenariato Ue-africa, sancito dal Jaes, rappresenta una nuova visione lungimirante delle relazioni tra Europa e Africa. Sulla base del riconoscimento della solidarietà e comunanza di interessi tra l´Africa e l´Europa .. Esso mira a stabilire un partenariato tra pari, determinato ad affrontare questioni di interesse comune insieme. Dalla sua adozione, il partenariato ha tanto approfondito ed esteso la cooperazione. Oggi è il veicolo principale per raggiungere la nostra visione comune per la prosperità condivisa e di pace, al servizio dei popoli dell´Europa e dell´Africa. Da Lisbona a Bruxelles: Trasformazioni in Africa e in Europa - Dopo l´adozione della Ue-africa strategia comune a Lisbona nel 2007, entrambi i continenti hanno subito profondi cambiamenti economici e politici. Africa ha vissuto impressionante trasformazione economica. Il Pil è cresciuto in media del 5,2% all´anno nel periodo 2003-2011. Nel 2012, 8 su 10 economie a più rapida crescita al mondo sono stati africani. Le tendenze demografiche sono altrettanto notevoli: l´Africa ha la popolazione più giovane e più rapida crescita nel mondo, sia una sfida e un´opportunità. Integrazione africana avanzato, con l´adozione di un numero crescente di misure adottate dalla Ua e le organizzazioni regionali per promuovere una più stretta cooperazione. L´europa è cambiata pure. Negli ultimi 10 anni, l´Ue è passata da 15 a 28 Stati membri e ha intrapreso passi verso una maggiore integrazione attraverso la creazione dell´euro e l´adozione del Trattato di Lisbona. L´europa è anche appena uscendo da una grave recessione e ha bisogno di un periodo di crescita sostenuta per contribuire a ridurre i tassi di disoccupazione nei suoi stati. Il Summit 2014 di Bruxelles: Investire nelle persone, Prosperità e Pace - Dopo precedenti riunioni tenute al Cairo (2000), Lisbona (2007) e Tripoli (2010), il 4 ° vertice Ue-africa si terrà a Bruxelles il 2-3 aprile 2014. Nell´ambito del tema titolo ´Investire nelle persone, Prosperità e Pace´ , il vertice metterà in evidenza l´ampiezza notevole e la portata della cooperazione tra i due continenti. Frequentato da oltre 40 a 20 capi di Stato e di governo africani e, riflette l´impegno di alto livello per il partenariato e la determinazione per approfondirla. Investire nelle persone - Investire nelle persone è al centro del partenariato Ue-africa. Negli ultimi 7 anni, l´Africa e l´Unione europea hanno lavorato insieme per migliorare le condizioni di vita delle persone in aree in cui la preoccupazione dei cittadini sono il più grande. Africa ha raggiunto risultati concreti nel liberare il potenziale professionale delle persone attraverso la formazione, l´istruzione e le competenze in linea con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Grazie agli aiuti dell´Unione europea, 3,4 milioni di persone hanno ricevuto una formazione tecnica e professionale (Osm1) tra il 2007 e il 2013. Nello stesso periodo 9,4 milioni di nuovi alunni iscritti a Scienze della Formazione Primaria (Mdg 2), e finora 170.000 nuove studentesse si sono iscritti nell´istruzione secondaria, indipendentemente dall´età in Africa (Mdg 3). Stretti legami in termini di scambio accademico e di ricerca sono state forgiate tra i due continenti.Attraverso il programma Erasmus Mundus, più di 1500 studenti in tutta l´Africa hanno ricevuto borse di studio per diplomi congiunti master. Più di 3000 studenti e 750 personale accademico hanno avuto l´opportunità di studiare all´estero nell´ambito di programmi di scambio finanziati nell´ambito di Erasmus Mundus Azione 2 partenariati. Nell´ambito del Settimo programma dell´Ue per la ricerca (7 ° Pq), con oltre 600 progetti di ricerca provenienti da 45 paesi africani hanno ricevuto un importo complessivo di € 178.000.000 di finanziamenti per condurre una ricerca nei settori della sicurezza alimentare, i cambiamenti climatici, salute ed energia. Una maggiore mobilità tra l´Africa e l´Europa sta creando nuove opportunità per le migliorate condizioni di vita in Africa attraverso le rimesse , cioè trasferimenti di denaro da parte dei lavoratori migranti. Tra il 2007 e il 2012 le rimesse globali in Africa sono cresciuti del 34,5% e ha raggiunto un totale di 60,4 miliardi di dollari nel 2012.Lo stesso anno, per la prima volta, le rimesse divenne la più grande fonte di finanziamento esterna in Africa, in vista degli investimenti diretti esteri (Ide) e pubblico allo sviluppo (Aps), con il 35% delle rimesse globali in Africa originario dell´Unione europea 1 . Partner africani hanno raggiunto un migliore accesso alla salute in Africa. Attraverso l´assistenza finanziaria dell´Ue per l´Alleanza globale per i vaccini e l´immunizzazione, 5,1 milioni di bambini sotto un anno di età sono stati vaccinati contro il morbillo in Africa tra il 2004 e il 2013 (Osm 4). Miglioramenti sono stati anche raggiunti per quanto riguarda la salute materna, dove 5,4 milioni di nascite hanno partecipato da personale sanitario qualificato (Osm 5). L´ue ha contribuito a fornire la terapia antiretrovirale di combinazione per 261.000 persone con infezione avanzata da Hiv (Mdg 6). 41 milioni di persone sono state collegate ad acqua potabile migliorata (Mdg 7). Con il sostegno dell´Unione europea, l´Africa ha migliorato l´accesso ai moderni energetiche servizi per oltre 18,2 milioni di persone tra il 2007 e il 2012. Nello stesso periodo, l´Ue ha contribuito a fornire l´accesso all´energia elettrica a oltre 600.000 famiglie, 15,7 mila chilometri di linee elettriche sono state installate e 78.000 posti di lavoro nel settore dell´energia sono stati creati. La cooperazione nel campo della democrazia e dei diritti umani ha raccolto importanti risultati. L´europa ha sostenuto gli sforzi africani per rafforzare il processo di democratizzazione in molti stati africani. Dal 2007, 38 missioni di osservazione elettorale sono stati dispiegati dall´Unione europea in Africa, spesso in collaborazione con Ua e le organizzazioni regionali, per consolidare la democrazia e aumentare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni pubbliche. L´ue ha sostenuto il lancio del African Peer Review Mechanism ad incrementare l´adozione di politiche, norme e pratiche con oltre 2 milioni di €. L´ue e l´Ua hanno tenuto un regolare dialogo sui diritti umani su base annua dal 2008. Africa ed Europa hanno lavorato fianco a fianco per affrontare il cambiamento climatico attraverso una collaborazione efficace nei consessi internazionali. Cooperazione Continental dimostrato critico in accordo alla conferenza sul clima delle Nazioni Unite a Durban nel 2011 una road-map verso un nuovo accordo internazionale sul clima giuridicamente vincolante per tutte le parti entro il 2015. L´africa è anche il principale beneficiario del clima legati Aps di cui la Commissione europea da sola ha fornito oltre € 3700000000 dal 2002. Investire in Prosperity - Dal 2007, le relazioni tra l´Africa e l´Europa sono stati messi su una nuova base. Il partenariato ha aiutato entrambi i continenti per cogliere le opportunità di crescere insieme e di creare posti di lavoro attraverso il commercio e gli investimenti. Gli scambi commerciali tra i due continenti continua a crescere . Tra il 2007 e il 2012, le importazioni dell´Ue provenienti da Africa sono aumentate del 46%. Nel 2012, l´Ue ha importato merci africane valore di € 187.000.000.000 (cioè meno del 10% del totale delle importazioni extra-Ue). Importazioni africane dalla Ue pari a € 152.000.000.000 nel 2012. In tutto questo tempo l´Ue resta principale fonte di importazioni dell´Africa (34% delle importazioni africane totali) così come il suo principale mercato di esportazione (40% delle esportazioni africane). In totale il 37% del commercio africano ha avuto luogo con l´Ue nel 2012. Scambio di investimenti tra l´Africa e l´Ue si sviluppa in entrambe le direzioni . Nel 2012, l´Ue ha rappresentato il 48% degli stock di Ide (€ 221.000.000.000) e il 21% dei flussi di Ide a livello mondiale (€ 7800000000) per l´Africa. Investimenti africani in Europa hanno fatto passi da gigante negli ultimi 10 anni: consistenze degli investimenti diretti detenute da investitori africani nell´Ue sono aumentate di oltre il 700% per raggiungere 77000000000 € nel 2012 2 . L´ue sta guidando soluzioni di finanziamento innovative come ´blending´, con il suo aiuto per fare investimenti commerciali più praticabile. Ad oggi oltre 80 sovvenzioni a progetti infrastrutturali in Africa, per un valore complessivo di oltre € 6,5 miliardi sono stati premiati dalla Ue. L´europa rimane il principale partner dello sviluppo dell´Africa . Dal 2007 e il 2013 Ue ei suoi Stati membri erogati intorno 141.000.000.000 € di aiuti per sostenere lo sviluppo dell´Africa. Nel 2012 e nonostante una congiuntura economica sfavorevole a casa, gli Stati membri dell´Ue sono impegnati oltre 18,5 € dell´Aps, pari al 45% del globale Aps all´Africa. In Africa, i mezzi di sussistenza di circa il 60% della popolazione dipendono agricoltura . L´ue sostiene gli sforzi dell´Africa per la trasformazione della sua agricoltura al fine di costruire la resilienza di fronte alle crisi alimentari, ma anche per costruire un settore redditizio e competitivo a livello mondiale, in linea con l´Anno dell´Africa dell´Agricoltura e della sicurezza alimentare. L´ue ha erogato oltre € 3500000000 per la sicurezza alimentare in Africa. 31,9 milioni di persone sono state assistite attraverso i trasferimenti sociali per la sicurezza alimentare negli ultimi dieci anni. Tra il 2009 e il 2011, in risposta all´impennata dei prezzi alimentari, l´Ue ha fornito un supplemento di € 511.000.000 dell´aiuto erogabile rapidamente ai paesi africani attraverso il suo strumento alimentare dell´Ue. Investire in Peace - Promuovere la pace e la sicurezza è una priorità saldamente ancorata del partenariato Ue-africa. E ´un precursore per lo sviluppo e il benessere dei cittadini di entrambi i continenti. Africa ha fatto grandi progressi in assumendo la responsabilità di garantire la pace e la sicurezza nel suo continente. L´unione europea, insieme alle Nazioni Unite, è stato completamente favorevole sforzi dell´Africa a livello regionale e continentale per sviluppare la propria capacità di gestire, risolvere e prevenire le crisi. Attraverso la pace in Africa (Apf), l´Ue ha contribuito con oltre € 1200000000 dal 2004 per contribuire a finanziare molti in corso Africa guidate Peace Support Operations-: oltre € 575.000.000 sono stati stanziati finora per Amisom in Somalia, € 50 milioni di Misca in Repubblica Centrafricana (Car) e € 2.000.000 per l´Iniziativa di cooperazione regionale contro l´Esercito di Resistenza del Signore. € 443.700.000 sono stati forniti a sei missioni completate in Sudan, Comore, Car e Mali. Inoltre, i programmi di sviluppo di capacità sono in corso di attuazione finalizzate alla operatività africana di pace e di sicurezza di Architettura a livello continentale e regionale. Fin dalla sua installazione nel 2009, Early Response Mechanism del Apf ha permesso all´Ue di sostenere 21 africani che hanno portato le azioni in materia di prevenzione dei conflitti, come prime fasi di attività di mediazione, missioni e la pianificazione delle Peace Support Operations. Nel 2013 solo l´Apf ha finanziato sette iniziative nella regione del Sahel, Sudan e Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Mali, Repubblica Centrafricana e la Somalia, con un importo di € 6.700.000. Negli ultimi dieci anni, 16 missioni di gestione delle crisi sotto le (Psdc) le missioni di sicurezza comune e la politica di difesa sono stati dispiegati in Africa per preservare la pace e prevenire i conflitti: sette militare (Artemis, Rdc; Eufor Rd Congo, Eufor, Ciad / Car; Ue Navfor Atalanta; Eutm, Somalia; Eutm, Mali, Eufor Rca, Car) e nove civili (Eupol Kinshasa, Rdc; Eusec Rdc; sostegno ad Amis Ii, Sudan / Darfur; Eupol Rdc; Ssr, Guinea-bissau; Euavsec Sud Sudan ; Eucap Nestor, Eucap Sahel, Niger, Libia Eubam). Più di 2.300 uomini e donne sono attualmente servendo sotto la bandiera dell´Ue a sostegno degli sforzi dell´Africa per mantenere la pace e la stabilità nel continente. L´ue è inoltre attivamente impegnata nella formazione e la riforma delle forze di sicurezza e di difesa per consolidare la pace e la stabilità. Due missioni di formazione dell´Ue in Somalia e Mali hanno fornito una formazione di oltre 12.800 militari di entrambi i paesi. Come parte di un dialogo politico regolare , i due Comitati politici e di sicurezza della Ue e l´Ua soddisfatti su una base annuale dopo l´adozione del Jaes, sia in Europa e in Africa, per promuovere la comprensione comune e azioni nel campo della pace e della sicurezza .  
   
   
ELEZIONI EUROPEE PIÙ DEMOCRATICHE E CON MAGGIORE PARTECIPAZIONE: SI STA PREPARANDO IL TERRENO, SECONDO DUE RELAZIONI DELLA COMMISSIONE  
 
Bruxelles, 31 marzo 2014 - A due mesi dalle elezioni del Parlamento europeo, la Commissione ha pubblicato due nuove relazioni che offrono una rassegna delle misure decisive adottate per rendere queste elezioni ancora più democratiche e ravvicinare la politica europea al cittadino. La prima relazione analizza le risposte di Stati membri e partiti politici alle raccomandazioni formulate dalla Commissione l´anno scorso (Ip/13/215) per aumentare la trasparenza e la legittimità democratica delle elezioni europee. Una raccomandazione fondamentale era rivolta ai partiti politici europei affinché designassero i rispettivi candidati alla presidenza della Commissione. Nella seconda relazione la Commissione esamina il nuovo strumento di comunicazione, ossia i "Dialoghi con i cittadini" che la Commissione ha sviluppato negli ultimi 18 mesi per informare, ripristinare la fiducia nelle istituzioni europee e nazionali e sensibilizzare i cittadini al peso della loro voce nell´Ue. La pubblicazione delle due relazioni coincide con il dialogo paneuropeo tra cittadini che si e tenuta il 27 marzo a Bruxelles, in cui si incontrano più di 150 cittadini provenienti da tutta Europa (Ip/14/295). "Queste elezioni devono essere autenticamente europee. I cittadini devono sapere che la loro scelta si inserisce nel grande scacchiere dell´Europa. Per la prima volta nella storia dell´integrazione europea, si è creato un dibattito intorno a candidati chiaramente designati alla presidenza della Commissione. Nasce una vera e propria democrazia europea." Così si è espressa la vicepresidente Viviane Reding, Commissaria per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza. "Ma la democrazia non si esercita solo nel giorno delle elezioni; vive nel dibattito con la gente a livello locale sul futuro dell´Europa, ogni giorno, tutto l´anno. Negli oltre 50 Dialoghi in ciascuno Stato membro dell´Ue abbiamo incontrato una profonda sete di discussione sui temi europei, faccia a faccia con i politici. In Europa abbiamo bisogno di parlare tra di noi, non su di noi." Preparare il terreno alle elezioni europee Sono stati più di 50 i Dialoghi in tutti gli Stati membri, cui hanno partecipato 22 Commissari europei, di solito insieme a deputati del Parlamento europeo, politici nazionali, regionali o locali. Più di 16 000 cittadini hanno partecipato ai Dialoghi, e si è arrivati a punte di 150 000 grazie alle dirette dei siti web e ai media sociali. Erano eventi a porte aperte, tutti gli interessati potevano entrare nel dibattito. Quello di oggi è il Dialogo paneuropeo finale con i cittadini, si tiene a Bruxelles con il presidente José Manuel Barroso e dieci Commissari europei, e raggruppa partecipanti dei Dialoghi precedenti provenienti da tutta l´Europa. Nella relazione pubblicata oggi sui Dialoghi risulta che proprio questi hanno contribuito in modo sostanziale a dare alla politica dell´Ue un volto umano. Il formato ha iniziato ad attecchire negli Stati membri: in paesi come la Germania, la Bulgaria e l´Irlanda i politici nazionali hanno avviato dialoghi in proprio. Questi Dialoghi aperti con politici europei, nazionali e locali si sono dimostrati uno strumento insostituibile per stabilire un contatto diretto con i cittadini e fanno parte dei preparativi della Commissione europea alle elezioni europee di maggio. Hanno avviato un dibattito in cui i cittadini possono rivolgere direttamente a politici europei e nazionali domande sul futuro dell´Unione e delle politiche unionali; sono quindi diventati via via vere e proprie manifestazioni europee, che hanno contribuito allo sviluppo di uno spazio pubblico europeo. La necessità dei dialoghi è confermata dai cittadini: oggi, due europei su tre ritengono di non riuscire a farsi sentire (cfr. Allegato 4) e nei Dialoghi con i cittadini quasi 9 su 10 partecipanti (l´88%) hanno espresso chiaramente il desiderio di partecipare ad altri dialoghi simili. Per completare le suddette iniziative, questa settimana esce un manuale sui principali diritti dei cittadini dell´Ue: "Did you know: 10 Eu rights at a glance" come annunciato nella relazione 2013 sulla cittadinanza dell´Unione (2013 Eu Citizenship Report). Il manuale comprende informazioni sul diritto di partecipare al processo decisionale dell´Ue, comprese le elezioni europee. Questa volta si cambia - Il 12 marzo 2013 la Commissione ha adottato una raccomandazione in cui invitava i partiti politici europei a designare il proprio candidato alla presidenza della Commissione e li esortava a mettere in evidenza le rispettive affiliazioni con i partiti politici europei. Ad un anno di distanza, sei partiti politici europei hanno reso noti i rispettivi candidati e prevedono di sensibilizzare i cittadini ai rispettivi programmi. Elevare il livello politico delle elezioni con candidati prestigiosi ha ricevuto ampio sostegno tra i cittadini - l´ultimo sondaggio Eurobarometro "Futuro dell´Europa", pubblicato questa settimana, indica che sette europei su dieci si spingono fino ad affermare che il presidente della Commissione dovrebbe essere eletto direttamente dai cittadini dell´Ue. Grazie all´azione della Commissione, gli Stati membri hanno recepito rapidamente le norme dell´Ue (direttiva (Ue) 2013/1) intese ad agevolare l´eleggibilità dei cittadini nei rispettivi Stati membri di residenza (Ip/14/87). Tutti gli Stati membri hanno adottato le misure di recepimento e tutti tranne uno (Repubblica ceca cfr. Memo/14/241) ne hanno già dato notifica alla Commissione. Restano alcune sfide: l´esortazione della Commissione a concordare un´unica data per le elezioni in tutta Europa e l´invito che ha rivolto ai partiti politici di indicare le rispettive affiliazioni ai partiti europei non hanno avuto molto seguito finora. Per quanto riguarda le affiliazioni, in diversi Stati membri la normativa elettorale non consente di indicare i nomi né i simboli dei partiti politici europei sulle schede elettorali. La Commissione redigerà una relazione completa sull´attuazione delle raccomandazioni dopo le elezioni europee.  
   
   
UNA RISPOSTA GLOBALE DELL´UE ALLA CRISI FINANZIARIA: PROGRESSI SOSTANZIALI VERSO UN QUADRO FINANZIARIO FORTE PER L´EUROPA E L´UNIONE BANCARIA PER LA ZONA EURO  
 
Bruxelles, 31 marzo 2014 - La crisi finanziaria ha evidenziato la necessità di una migliore regolamentazione e la vigilanza del settore finanziario. E ´la ragione per cui la Commissione europea ha proposto dal 2010 quasi 30 serie di norme per garantire che tutti gli attori finanziari, prodotti e mercati siano adeguatamente regolamentati e sorvegliati in modo efficiente. Queste regole sono il quadro di base per tutti i 28 Stati membri dell´Ue e alla base di un mercato unico funzionante per i servizi finanziari. La crisi della zona euro ha evidenziato il circolo potenzialmente vizioso tra banche e debito sovrano. La necessità di una unione economica e monetaria meglio governati e più profonda per una moneta unica per lavorare nel lungo periodo divenne chiaro. Per quel cerchio essere rotto, una più robusta settore finanziario non è sufficiente.In particolare per i paesi che condividono una moneta, è necessario un approccio più profondo più integrato - fondamentalmente garantire la consegna centralizzata delle regole per tutti i 28 Stati membri. Questo è il motivo per cui i capi di Stato e di governo dell´Ue impegnati a un sindacato bancario nel giugno 2012 .La visione è stato ulteriormente sviluppato nel progetto della Commissione europea per l´unione economica e monetaria nel mese di novembre 2012 ( Memo/12/909 ). Capi di Stato e di governo hanno convenuto il lavoro legislativo alla base del sindacato bancario dovrebbe essere completata prima della fine di questa legislatura.Grazie al duro lavoro e uno spirito di compromesso dimostrata sia dal Parlamento europeo e dagli Stati membri, importanti traguardi sono stati raggiunti lo scorso dicembre e nel primo trimestre 2014 e l´Europa sta vivendo i suoi impegni. Questo memo definisce ciò che è stato fatto finora per creare un quadro finanziario solido per tutti i 28 Stati membri e in cui ci troviamo a costruire l´unione bancaria. L´unione bancaria è specifico per i paesi che condividono l´euro, anche se è aperto anche a tutti i non-euro gli Stati membri dell´Ue che vogliono aderire. 1. Un Quadro Finanziario Robusto Per Il Mercato Unico - Quando la crisi finanziaria diffusa in Europa nel 2008, abbiamo avuto 27 diversi sistemi di regolamentazione per le banche a posto, in gran parte sulla base di norme nazionali e le misure nazionali di soccorso, anche se alcune limitate norme minime europee ei meccanismi di coordinamento già esistevano. Il quadro pre-crisi non era in grado di rispondere alla crisi finanziaria, in particolare la sua natura sistemica. Non c´erano per esempio non strumenti in atto per far fronte al crollo delle grandi banche transfrontaliere. Dal 2008 la Commissione europea ha presentato in tutto 30 proposte 1 per creare pezzo per pezzo una solida e più efficace del settore finanziario. Banche meglio regolamentati e controllati saranno più forti, più resistenti e operare a beneficio dell´economia reale in generale . Tale quadro garantirà inoltre che i contribuenti non debbano pagare il conto per gli errori delle banche. E sarà sostenere la stabilità finanziaria in Europa, che è una pre-condizione per una ripresa sostenibile. Infatti, le banche devono riprendere la loro normale funzione: a cominciare prestito di nuovo all´economia reale, alle famiglie e alle piccole e medie imprese (Pmi) in particolare. Il quadro finanziario solido sta creando è per tutti i 28 Stati membri, sia conserve e rafforza il mercato unico.Essa corrisponde anche alla realizzazione degli impegni del G20 sulla regolamentazione finanziaria dell´Ue. 1.1 Misure per garantire una migliore supervisione del sistema finanziario - Solo regolamento non è sufficiente. Senza una buona supervisione, regolazione può essere inutile. Ecco perché abbiamo rinnovato la supervisione del settore finanziario a livello di Ue, migliorando sia il coordinamento tra le autorità di vigilanza nazionali e rafforzare a livello Ue di vigilanza per affrontare i rischi e problemi con effetti transfrontalieri. Entrambi i livelli di vigilanza sono complementari e indispensabili per il bene della stabilità finanziaria in Europa. Tre autorità di vigilanza europee (Esa) sono stati istituiti il 1 ° gennaio 2011 per introdurre una architettura di vigilanza ( Memo/10/434 ): • l´Autorità bancaria europea (Eba), che si occupa di vigilanza bancaria, compreso il controllo della ricapitalizzazione delle banche • europeo dei valori mobiliari e dei mercati (Esma), che si occupa della supervisione dei mercati dei capitali e svolge la supervisione diretta per quanto riguarda le agenzie di rating ei repertori di dati commerciali • e l´Autorità europea delle assicurazioni e pensioni aziendali o professionali (Eiopa), che si occupa di vigilanza sulle assicurazioni. Le 28 autorità di vigilanza nazionali sono rappresentati in tutte e tre le autorità di vigilanza. Il loro ruolo è quello di contribuire allo sviluppo di un codice unico per la regolamentazione finanziaria in Europa, risolvere i problemi transfrontalieri, prevenire l´accumulo di rischi, e contribuire a ripristinare la fiducia. Un comitato europeo per il rischio sistemico (Esrb) è stato istituito per monitorare e valutare i potenziali rischi per la stabilità finanziaria derivanti da sviluppi macroeconomici e da sviluppi interni al sistema finanziario nel suo insieme ("vigilanza macroprudenziale"). A tal fine, il Comitato europeo per il rischio sistemico fornisce un segnale precoce di rischi sistemici che potrebbero accentuarsi e, se necessario, formulare raccomandazioni di azione per affrontare tali rischi. 1.2 Un codice unico per tutte le banche in Europa (8 300 banche) - Il Consiglio europeo del giugno 2009 ha raccomandato all´unanimità che istituisce un corpus unico di norme applicabile a tutti gli istituti finanziari nel mercato unico. Il libro delle regole è un corpo di testi legislativi che riguardano tutti gli attori e prodotti finanziari: le banche devono rispettare un unico insieme di regole in tutto il mercato unico. Ciò è fondamentale per garantire che vi sia una buona regolazione ovunque, senza scappatoie, al fine di garantire parità di condizioni per le banche e un mercato unico vero integrato per i servizi finanziari. 1.2.1 La spina dorsale del corpus unico di norme: requisiti prudenziali più forti - Il pacchetto sui requisiti patrimoniali delle banche, il cosiddetto "Crd Iv (direttiva sui requisiti patrimoniali Iv)" (cfr. Memo/13/690 ) implementa tramite un regolamento e una direttiva ai nuovi standard globali sul capitale delle banche (comunemente noto come Basilea Iii contratto) nel quadro giuridico comunitario. È entrato in vigore il 16 luglio 2013. Le nuove norme che si applicano dal 1o gennaio 2014 affrontano alcune delle vulnerabilità mostrate da istituti bancari durante la crisi, vale a dire il livello insufficiente di capitale, sia in quantità che in qualità, con la conseguente necessità di un sostegno senza precedenti da parte delle autorità nazionali. La tempestiva attuazione dell´accordo di Basilea Iii presenta tra gli impegni assunti dall´Ue in seno al G20. Il nuovo quadro stabilisce requisiti prudenziali più forti per le banche, imponendo loro di mantenere riserve di capitale sufficienti e di liquidità. Questo nuovo quadro renderà le banche dell´Ue più solido e rafforzerà la loro capacità di gestire adeguatamente i rischi legati alle loro attività, e assorbire eventuali perdite che possono incorrere nel fare affari. Inoltre, queste nuove norme rafforzeranno i requisiti in materia di assetti di governo societario e dei processi delle banche. Per esempio, una serie di requisiti vengono introdotti in relazione alla diversità in gestione, in particolare per quanto riguarda l´equilibrio di genere. Inoltre, al fine di affrontare rischi eccessivi, il quadro impone regole severe sui bonus. 1.2.2 Accordo sulla rifusione della direttiva sul sistema di garanzia dei depositi (Dgs) - Il Parlamento europeo è dovuto confermare per l´accordo plenaria di aprile su un testo importante per la tutela dei depositi, che completa il corpus unico di norme sulla gestione delle crisi. Essa garantisce i depositi bancari in tutti gli Stati membri continueranno ad essere garantiti fino a € 100 000 per depositante e per banca, se una banca fallisce. Dal punto di vista della stabilità finanziaria, la garanzia dei depositanti impedisce di fare prelievi eccessivi dalle loro banche, evitando così gravi conseguenze economiche. La riforma ( Memo/13/1176 ) garantirebbe più veloci pay-out con scadenze di rimborso, che sarà progressivamente ridotto da 20 giorni lavorativi a 7 giorni lavorativi e rafforzato il finanziamento, in particolare attraverso un significativo livello di finanziamento ex-ante del 0,8% del depositi coperti per essere raccolti dalle banche nel corso di un periodo di 10 anni. Un massimo del 30% del finanziamento potrebbe essere costituita da impegni di pagamento. In caso di insufficienza di fondi ex ante, il sistema di garanzia dei depositi sarebbe raccogliere contributi ex post immediato del settore bancario, e, in ultima istanza, il sistema di garanzia dei depositi dovrebbe avere accesso ai meccanismi di finanziamento alternativi, come i prestiti da parte di terzi, pubblici o privati . Ci sarebbe anche un meccanismo volontario di prestito reciproca tra Cassetta sistema di garanzia da diversi paesi dell´Ue. La nuova direttiva dovrebbe inoltre migliorare l´informazione dei depositanti al fine di garantire che i depositanti siano consapevoli degli aspetti chiave della protezione dei loro depositi da deposito sistema di garanzia . Per esempio, quando depositare denaro presso una banca, i depositanti sarebbero obbligati a controfirmare un foglio di informazione standardizzata contenente tutte le informazioni rilevanti circa la copertura del deposito da parte del responsabile sistema di garanzia dei depositi . Le banche sarebbero obbligate a informare i loro depositanti su cassetta sistema di garanzia tutela dei loro depositi sulle dichiarazioni di conto. 1.2.3 Accordo sulla Banca recupero e la direttiva Risoluzione (Brrd) - Salvataggi ripetuti delle banche hanno creato una situazione di profonda ingiustizia, aumento del debito pubblico e ha imposto un pesante fardello per i contribuenti. (Tra l´ottobre 2008 e il 31 dicembre 2012, i paesi europei hanno mobilitato 591.900.000.000 € - 4,6% del Pil dell´Ue per il 2012 il supporto capitale pubblico alle banche).Cfr. Ip/13/1301 . Per garantire che il contribuente non dovrà salvare le banche ripetutamente, la Commissione europea ha proposto un quadro comune di norme e poteri (cfr. Ip/12/570 e Memo/12/416 ) nel giugno 2012 per aiutare i paesi europei intervengono per gestire le banche in difficoltà. Il Parlamento europeo e gli Stati membri hanno raggiunto un accordo su questo quadro l´11 dicembre 2013, oggetto di messa a punto tecnica e l´approvazione formale da parte di entrambe le istituzioni ( Memo/13/1140 ). Le nuove norme, che dovrebbero entrare in vigore il 1 ° gennaio 2015, avrebbero fornire alle autorità i mezzi per intervenire con decisione sia prima che i problemi verificarsi (ad esempio facendo in modo che tutte le banche abbiano recupero e piani di risoluzione a posto) e nelle prime fasi del processo se lo fanno (per esempio, il potere di nominare un amministratore provvisorio in una banca per un periodo limitato, per affrontare i problemi). Se, nonostante queste misure preventive, la situazione finanziaria di una banca potrebbe deteriorarsi irreparabilmente, la nuova legge dovrebbe garantire, attraverso un meccanismo di "bail-in" che gli azionisti ei creditori delle banche dovrebbero pagare la loro parte dei costi. Se sono necessarie risorse aggiuntive, queste sarebbero state prese dal nazionale, fondo di risoluzione prefinanziato che ogni Stato membro dovrà stabilire e costruire così raggiunto un livello di 1% dei depositi coperti entro 10 anni. Tutte le banche dovrebbero pagare per questi fondi, ma contributi sarebbero più elevati per le banche che hanno preso più rischi. Come funzionerà il meccanismo di bail-in in pratica? Il meccanismo dovrebbe stabilizzare un istituto di mancanza di modo che potesse continuare a fornire servizi essenziali, senza la necessità di bail-out da fondi pubblici. Ricapitalizzazione attraverso la svalutazione delle passività e / o la loro conversione in capitale permetterebbe l´istituzione di continuare come un´entità in funzionamento, eviterebbe l´interruzione del sistema finanziario che verrebbe causato da fermare o interrompere i propri servizi critici, e darebbe l´ Le autorità tempo per riorganizzare o rilassarsi parti della propria attività in modo ordinato. Questo è quello che viene chiamato bail-in. In breve: se una banca ha bisogno di ricorrere a bail-in, le autorità avrebbero primo bail-in tutti gli azionisti e dovrebbero quindi seguire un ordine predeterminato. Gli azionisti e gli altri creditori che investono nel capitale delle banche (come ad esempio i titolari di obbligazioni convertibili e titoli junior) sosterrebbero primo perdite. I depositi sotto i 100 € 000 non sarebbero mai stati toccati: sono totalmente protetti in ogni momento. Depositi di persone fisiche e delle Pmi superiori a € 100 000 1) beneficerebbero del trattamento preferenziale ("depositante preferenza"), assicurando che non ha subito alcuna perdita prima di altri creditori non garantiti (in modo che siano al fondo della gerarchia bail-in) e 2) gli Stati membri potrebbero scegliere di utilizzare una certa flessibilità per escluderli completamente. Al fine di preservare le prospettive di recupero di una banca e la stabilità economica generale, bail-in si applica almeno fino all´8% del totale delle attività di una banca è stata mangiata lontano. Nella maggior parte dei casi ciò avrebbe visto gli azionisti e molti obbligazionisti spazzato via. Dopo questa soglia, l´autorità di risoluzione potrebbe concedere l´uso della banca del fondo di risoluzione, accesso ai fondi fino ad un massimo del 5% del patrimonio di tale banca. Il testo concordato supporta un regime che, nella massima misura possibile, pone la responsabilità di coprire le perdite delle banche sui investitori privati nelle banche e il settore bancario nel suo complesso. In alcuni casi, in particolare nel contesto di una crisi sistemica, può essere necessario discostarsi da tale principio e consentire l´ utilizzo dei fondi pubblici per finanziare risoluzione banca . C´è la necessaria flessibilità nel testo concordato per farlo. Ad esempio, il ricorso a strumenti di stabilizzazione del governo sarebbe stato possibile dopo l´8% bail-in e sono soggetti a valutazione preventiva da parte della Commissione se le perturbazioni economiche e il potenziale minaccia per il funzionamento del mercato unico giustificano. In questo caso, il limite del 5% potrebbe essere visualizzata applicate e fondi pubblici potrebbero sostituire direttamente il fondo di risoluzione. In ogni caso, l´utilizzo del fondo di risoluzione rimane soggetta al controllo degli aiuti di Stato. Tuttavia, la flessibilità è opportunamente inquadrata e non toglie la necessità per le banche di sviluppare una capacità sufficiente per allocare le perdite ai propri azionisti e creditori. Ciò si applica in tutte le circostanze .Infatti, la concessione di qualsiasi aiuto per il salvataggio in crisi sistemiche sarebbe venuto solo dopo che il bail-in necessario e resterebbe soggetta alle regole sugli aiuti di Stato dell´Ue. Il Consiglio e il Parlamento europeo sono tenuti ad adottare formalmente il testo breve. 1.2.4 Altri capitoli del single rulebook - Per completare i pilastri fondamentali del libro singola regola di cui sopra, la Commissione ha presentato una normativa su altri aspetti 2 per rendere il settore finanziario nel suo complesso più robusto. Le seguenti regole sono ora in vigore: • Regole più severe sui fondi hedge (cfr. Memo/10/572 ) e ( Ip/12/1417 ) • Regole più severe su swap vendite allo scoperto e ai credit default (vedi Memo/11/713 ) • Un insieme completo di regole per i derivati (cfr. Memo/12/232 ) • Un quadro per certi rating del credito di alta qualità (cfr. Memo/13/571 ) Regole pienamente adottati in questa fase: • La riforma del quadro di abusi di mercato (cfr. Ip/11/1217 e Ip/12/846 ) ( Memo/14/77 ) Altre proposte dovuto essere adottato entro la fine di aprile: • Riforma del settore della revisione contabile (cfr. Ip/11/1480 ): il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo (vedi Memo/13/1171 ) soggetti ad approvazione definitiva nella primavera del 2014. • Parlamento europeo ha approvato la proposta della Commissione per una direttiva sulle sanzioni penali per gli abusi di mercato nel mese di febbraio • Revisione delle norme vigenti in materia di mercati degli strumenti finanziari (cfr. Ip/11/1219 ) e fondi di investimento (cfr. Ip/10/869 ). Accordo del Consiglio e del Parlamento europeo è stato raggiunto nel trilogo il 14 gennaio 2014 e del Consiglio ha confermato che nel mese di febbraio. Il nuovo regolamento e una direttiva dovrebbero essere formalmente approvati dal Parlamento nel mese di aprile. (Vedi Memo/14/15 ) Altre proposte resi più recente: • Shadow banking compresi i fondi del mercato monetario e del diritto Securities (cfr. Ip/13/812 ) (Memo/13/764 ): proposta fatta settembre 2013 • Revisione della governance del benchmark di mercato come Libor (cfr. Ip/13/841 ) ( Memo/13/774 ): proposta fatta in settembre 2013 • Revisione della riforma della struttura del settore bancario a seguito dei lavori del gruppo di esperti ad alto livello presieduto da Erkki Liikanen (cfr. Ip/14/85 ) e ( Memo/14/63 ) 2. Bancario Unione 2.1 Perché un sindacato bancario per l´area dell´euro? Risposte nazionali non coordinate per il fallimento delle banche hanno rafforzato il legame tra banche e debito sovrano e ha portato ad una frammentazione preoccupante del mercato unico dei prestiti e dei finanziamenti.Questa frammentazione è particolarmente dannoso all´interno dell´area dell´euro, dove la trasmissione della politica monetaria è compromessa e la delimitazione dei finanziamenti impedisce impieghi efficiente per l´economia reale e quindi la crescita. Rapidi progressi verso una Union Banking, comprendente i meccanismi centralizzati singoli per la vigilanza e la ristrutturazione delle banche, è indispensabile per garantire la stabilità finanziaria e la crescita nella zona euro. Basandosi sul forte quadro normativo comune per i 28 membri del mercato unico (single rulebook), la Commissione europea ha quindi adottato un approccio inclusivo e proposto una tabella di marcia per la Union Banking con diverse fasi, potenzialmente aperta a tutti gli Stati membri, ma in ogni caso per l´18 Stati membri attualmente all´interno della zona euro ei loro 6 000 banche. 2.2 I pilastri della unione bancaria 2.2.1 La creazione del meccanismo di vigilanza unico (Ssm) - Il 4 novembre 2013, circa un anno dopo che la Commissione aveva proposto di istituire un meccanismo unico di vigilanza bancaria nell´area dell´euro (cfr. Ip/12/953 ), t egli meccanismo unico di vigilanza regolamento è entrato in vigore. Questo meccanismo sarà pienamente operativo nel novembre 2014. Nel frattempo, la Banca centrale europea si sta preparando attivamente ad assumere il suo nuovo ruolo di supervisore. La Bce sta attualmente svolgendo una valutazione globale di tutte le banche che saranno sotto la sua diretta supervisione e bilanci di quelle banche. In parallelo si sta reclutando personale di sorveglianza di alta qualità e la costruzione di una nuova struttura di vigilanza che integra autorità di vigilanza nazionali prima che inizia la sua attività. Danièle Nouy è stato nominato primo presidente del meccanismo di vigilanza unicopensione ( Memo/13/1155 ). E ´importante ricordare che le banche europee sono in un posto molto migliore oggi rispetto a due anni fa. Essi hanno sollevato notevoli quantità di capitali sui mercati, in modo che i livelli di capitale per le grandi banche europee sono ora equivalenti alle banche americane. Caratteristiche principali del meccanismo di vigilanza unico (Ssm): Esso conferisce nuovi poteri di vigilanza alla Bce per le banche della zona euro: l´autorizzazione di tutte le banche in Europa e l´applicazione uniforme e coerente del single rulebook nell´area dell´euro, la supervisione diretta di banche banche significativi, tra cui tutte le banche aventi patrimonio di oltre € 30000000000 o che costituiscono almeno il 20% del Pil del loro paese (circa 130 banche), il monitoraggio del controllo esercitato dalle autorità di vigilanza nazionali sulle banche meno significativi. La Bce può in qualsiasi momento decidere di supervisionare direttamente uno o più di questi istituti di credito per garantire l´applicazione coerente di standard elevati di vigilanza. La Bce deve garantire l´applicazione uniforme e coerente del single rulebook nell´area dell´euro. Il meccanismo di vigilanza unico è aperto a tutti non appartenenti all´area dell´euro gli Stati membri. La struttura di governance della Bce sarà costituito da un Consiglio di Sorveglianza separato supportato da un comitato direttivo, il Consiglio direttivo della Bce con il diritto di opporsi alle decisioni di vigilanza da parte del Consiglio, e un pannello di mediazione. Netta separazione tra compiti di politica monetaria della Bce e dei compiti di vigilanza è pienamente garantita. Il quadro normativo e di vigilanza rinforzata del meccanismo di vigilanza unico e requisiti prudenziali avanzate rafforzeranno la sicurezza delle banche. Tuttavia, il rischio di una banca vivendo un problema di liquidità o di solvibilità grave non può mai essere del tutto esclusa. Nel vigilanza bancaria Union Banking e la risoluzione dovrà essere esercitato dal medesimo livello di autorità e di essere sostenuta da modalità di finanziamento adeguate. Ulteriori informazioni: http://www.Ecb.europa.eu/ssm/html/index.en.html 2.2.2 Accordo sul meccanismo di risoluzione standard (Srm) - Per questo motivo la Commissione europea ha proposto un unico meccanismo di risoluzione per integrare ilmeccanismo di vigilanza unico nel luglio 2013 (cfr. Ip/13/674 e Memo/13/675 ). Sarebbe in sostanza applicare le norme sostanziali del progetto di Banca recupero e la direttiva risoluzione (vedi 1.2.3 sopra) in modo coerente e centralizzato assicurando decisioni coerenti per la risoluzione delle banche grazie ad una deliberazione consiliare unico e le modalità di risoluzione di finanziamento comuni, tra cui un singolo fondo di risoluzione. Il meccanismo di risoluzione standard (Srm) farebbe sì che - non sopportare supervisione più forte - se una banca soggetta al meccanismo di vigilanza unico affronta gravi difficoltà, la sua risoluzione può essere gestito efficacemente. In caso di guasti transfrontalieri, sarebbe molto più efficiente di una rete di autorità nazionali di risoluzione ed evitare rischi di contagio. Parlamento europeo e Consiglio hanno raggiunto un accordo nel trilogo il 20 marzo ( Statement/14/77 ). Il meccanismo di risoluzione unico sarebbe disciplinata da due testi: un meccanismo di risoluzione unicoregolamento che abbracciano gli aspetti principali del meccanismo e di un accordo intergovernativo (Iga) relative ad alcuni aspetti specifici del fondo di risoluzione unico (Srf). Gli elementi chiave del contratto trilogo: Il meccanismo di risoluzione unico si applica a tutte le banche vigilate dalla meccanismo di vigilanza unico . Il Consiglio avrebbe preparato piani di risoluzione e direttamente risolvere tutte le banche direttamente la supervisione della Bce e per le banche transfrontaliere. Gli Stati membri al di fuori della zona euro, che uniscono il meccanismo di vigilanza unico sarà anche aderire al meccanismo di risoluzione unico. Un forte Architettura ... • Processo decisionale centralizzato Swift e decisiva sarebbe stata costruita attorno a una forte risoluzione del Consiglio singolo (il ´Comitato´) e comporterebbe membri permanenti, nonché la Commissione, il Consiglio, la Bce e le autorità nazionali di risoluzione. Nella maggior parte dei casi, quando si ha bisogno di una banca da risolvere nell´area dell´euro o stabilita in uno Stato membro partecipante in Unione bancaria, la Bce comunica il caso al Consiglio, la Commissione e le autorità competenti di risoluzione nazionale. Il Consiglio potrebbe riunirsi in due configurazioni. Nella sua sessione plenaria, il Consiglio avrebbe preso tutte le decisioni di carattere generale e nella sua sessione esecutiva, sarebbe prendere decisioni nei confronti di singoli soggetti o gruppi bancari dove l´uso della risoluzione del Fondo Unico rimane sotto una soglia di € 5 miliardi. Sostenuta da meccanismi di finanziamento a livello comunitario: • Per garantire la disponibilità di sostegno finanziario a medio termine per consentire alla banca di continuare a operare mentre è in fase di ristrutturazione , t egli regolamento meccanismo di risoluzione delle singole stabilisce una risoluzione Fondo Unico a cui tutte le banche negli Stati membri partecipanti dovrebbero contribuire. Il fondo ha un livello target di circa l´1% dei depositi coperti delle banche del sindacato bancario per un periodo di 8 anni (questa sarebbe pari a circa € 55000000000). Durante questo periodo di transizione, il Fondo Unico comprenderebbe comparto nazionale, le risorse che sarebbero progressivamente mutualised per un periodo di 8 anni, iniziando con il 40% di queste risorse nel primo anno. Il trasferimento dei fondi nazionali nei confronti del Fondo Unico e l´attivazione della mutualizzazione dei compartimenti nazionali sarebbe previsto in un accordo intergovernativo istituito tra gli Stati membri partecipanti al meccanismo di risoluzione unico. Il Consiglio ha appena confermato accordo con il testo di compromesso e il Parlamento europeo dovrebbe approvare entro la fine di aprile. Norme di attuazione dovrebbe specificare i dettagli del contributo delle banche alla risoluzione del Fondo Unico. Il meccanismo di risoluzione unico entrerà in vigore il 1 ° gennaio 2015, mentre le funzioni di bail-in e di risoluzione si applicano dal 1 ° gennaio 2016, come specificato nel recupero Banca e della direttiva risoluzione. Informazioni utili sono disponibili anche sul sito Eurogruppo: http://www.Eurozone.europa.eu/euro-area/topics/towards-a-banking-union/ 2.3 Altre questioni 2.3.1 ricapitalizzazione Bank e antiritorno Ue - Una volta che un quadro finanziario solido è operativo, comprese le più forti requisiti prudenziali e la capacità di risolvere le banche in maniera ordinata tra cui un bail-in base alle norme Banca recupero e la direttiva risoluzione, la Commissione ritiene che saranno necessari molto raramente di ulteriori ricapitalizzazioni di emergenza. Se guardiamo al passato, nessuna banca che ha affrontato i problemi dal 2008 nell´Unione europea - a parte una manciata di eccezioni - avrebbe avuto bisogno di una ricapitalizzazione supplementare da fondi pubblici se avesse tenuto requisiti patrimoniali livelli direttiva Iv di capitale ed è stato oggetto di cauzione -in sancito Bank recupero e la direttiva risoluzione. Tuttavia, l´area dell´euro vertice del 29 giugno 2012, è stato proposto che una volta che un meccanismo di controllo efficace coinvolgimento della Bce è stata istituita per le banche della zona euro, il meccanismo europeo di stabilità (Esm) potrebbe avere la possibilità di ricapitalizzare direttamente le banche. L´eurogruppo ha convenuto sulle caratteristiche principali di European Stability Mechanism ricapitalizzazione delle banche direttamente sul 20 giugno 2013, che si rifletterà nel quadro operativo dello strumento. E ´stato concordato che l´esposizione massima del Meccanismo europeo di stabilità per le ricapitalizzazioni bancarie scalo sarà fissato a € 60 miliardi. La Bce iniziare l´allenamento completo controllo a partire dal novembre 2014. Tuttavia, a decorrere dall´entrata in vigore del meccanismo di vigilanza unico regolamento, e, su richiesta unanime da parte del Meccanismo europeo di stabilità, la Bce può adottare immediatamente sopra la diretta supervisione di un istituto di credito come condizione per la ricapitalizzazione diretta dal Meccanismo europeo di stabilità, a seguito di una decisione destinata agli enti nazionali e l´autorità di vigilanza nazionale interessata. 2.3.2 Cosa succede se deficit di capitale sono identificati nei prossimi mesi? Un esercizio completo di valutazioni e di stress-test viene effettuato dall´Autorità bancaria europea prima Bce eunico meccanismo di sorveglianza è pienamente operativo. In caso di deficit di capitale sono identificati per le banche del sindacato bancario, il Consiglio ha precisato 3 il 15 novembre 2013 l´ordine dei fermi d´arresto. In prima istanza, le banche dovrebbero raccogliere capitali sul mercato o raccogliere capitale da altre fonti private. Se ciò non fosse sufficiente, il denaro pubblico potrebbe essere impegnata a livello nazionale, in linea con le norme sugli aiuti di Stato e, se necessario, attraverso la fornitura di un blocco d´inversione pubblico. Nel primo caso, saranno attivate strutture nazionali. Nel secondo caso, se antiritorno nazionali non sono sufficienti, strumenti a livello europeo possono essere utilizzati, compreso il meccanismo europeo di stabilità . Infine, sono in corso discussioni per esplorare come equivalenti possono essere stabiliti meccanismi di sostegno per i membri non appartenenti all´area dell´euro che vogliono iscriversi al sindacato bancario.  
   
   
MARZO 2014: CLIMA ECONOMICO NELLA ZONA EURO E SOSTANZIALMENTE PIATTA NELLA UE  
 
Bruxelles, 31 marzo 2013 - Nel mese di marzo l´ indicatore del clima economico (Esi) è aumentato di 1,2 punti nella zona euro (a 102,4), pur rimanendo sostanzialmente stabili nell´Unione europea (un incremento marginale di 0,3 punti a 105,3). Sviluppi nell´area dell´euro - Nell´area dell´euro, il sentimento migliore è stato trainato dai consumatori decisamente più fiduciosi. Gli aumenti nei servizi e la fiducia del commercio al dettaglio sono stati relativamente modesti e nell’ industria e nell´edilizia il sentiment è rimasto sostanzialmente invariato rispetto a febbraio. Tutte le cinque maggiori economie dell´area dell´euro ha visto la Esi in aumento, in generale, alimentata dalla fiducia dei consumatori vivace. I Paesi Bassi prenotato l´incremento più Esi (+2,3), seguita dalla Spagna (+2,2) e Italia (+1,3), mentre la Francia (+0,7) e Germania (+0,4) hanno visto miglioramenti modesti. Fiducia industria è rimasto sostanzialmente invariato (+0,2), a seguito di brillanti aspettative di produzione dei manager siano annullati da un moderato peggioramento valutazioni del livello di ordini complessivi e le scorte di prodotti finiti. Delle domande non incluse nel clima di fiducia, il livello della produzione passato era visto un po ´più positivo, mentre il livello attuale del portafoglio ordini all´esportazione è stato visto più negativamente.L´aumento della fiducia dei servizi (+0,9) è stato innescato da valutazioni più positive della situazione aziendale passato e dell´offerta passato, che contrastava con vista Grimmer sulla domanda prevista. La fiducia dei consumatori è stata particolarmente vivace, registrando il più forte aumento mensile dal mese di aprile 2009 (+3,4). Opinioni dei consumatori sulla futura situazione economica generale e il livello di disoccupazione futuro, così come le loro aspettative di risparmio migliorano nettamente. Il miglioramento atteso della situazione finanziaria delle famiglie è stato relativamente moderato. Il lieve miglioramento della fiducia del commercio al dettaglio (+0,4), è il risultato di una valutazione più positiva del volume delle scorte in combinazione con valutazioni sostanzialmente invariato della situazione aziendale attuale e prevista dei manager. Lo sviluppo piano della fiducia di costruzione (-0,3) riflette le tendenze opposte nelle sue due componenti: mentre le attese sull´occupazione sono stati rivisti al rialzo, i gestori hanno mostrato una maggiore preoccupazione per il livello del portafoglio ordini. Fiducia servizi finanziari (non inclusi nel Esi) ha mostrato il più forte calo in due anni e mezzo (-5,7). I gestori erano molto più preoccupante sulla situazione passata di business, la domanda passata e, in misura minore, le attese della domanda. Mentre i piani per l´occupazione sono stati rivisti al rialzo nel commercio al dettaglio e delle costruzioni, sono rimasti praticamente invariati nell´industria e nei servizi. Vendita aspettative di prezzo, invece, sono diminuiti su tutta la linea. Rispetto a industria e l´edilizia, le gocce nel settore dei servizi e del commercio al dettaglio sono stati particolarmente pronunciati. Anche le aspettative di prezzo dei consumatori ha raggiunto il livello più basso in quasi tre anni e mezzo. Sviluppi dell´Ue - In contrasto con l´area dell´euro, l´indicatore principale per l´Unione europea più ampia è rimasta sostanzialmente piatta (+0,3), per scivolamento sentimento nella più grande economia dell´area non euro dell´Ue (Regno Unito, -4,1) e ampiamente livelli invariati nel secondo più grande ( Polonia, +0,2). Su base settoriale, la fiducia nel commercio al dettaglio è diminuito ed era praticamente piatta nel settore dei servizi, piuttosto che mostrare gli aumenti moderati prenotati nell´area dell´euro. Entrambe le deviazioni sono stati causati da cali significativi nel sentimento Regno Unito. Industria, la costruzione e la fiducia dei consumatori è comportato in linea con l´area dell´euro, mostrando piatta e, nel caso dei consumatori, sviluppi galleggianti. Piani per l´occupazione in tutta l´Ue sono in linea con quelli dell´area dell´euro, ad eccezione di revisioni al ribasso nel settore dei servizi dell´Ue e una revisione al rialzo più sperimentale nel commercio al dettaglio. Anche le aspettative negative di vendita dell´area dell´euro e dei prezzi al consumo sono in parallelo a livello di Ue.  
   
   
UE: PACCHETTO MENSILE "INFRAZIONI": I CASI ITALIANI  
 
Bruxelles, 31 marzo 2014 -Il pacchetto mensile di decisioni relative alle infrazioni comprende i procedimenti legali portati avanti dalla Commissione europea nei confronti degli Stati membri che non hanno rispettato gli obblighi derivanti dal diritto dell´Unione. Queste decisioni, che coprono molti settori, mirano a garantire la corretta applicazione del diritto dell’Ue a beneficio dei cittadini e delle imprese. La Commissione ha adottato oggi 139 decisioni, di cui 11 pareri motivati e 3 deferimenti alla Corte di giustizia dell´Unione europea. Per l´Italia 1 deferimento in materia di diritti dei passeggeri nel trasporto ferroviario e 2 pareri motivati, uno in materia ambientale e uno sul diritto d´autore. Pacchetto mensile "infrazioni": i casi italiani - Diritti dei passeggeri nel trasporto ferroviario: la Commissione deferisce alla Corte di giustizia l´Italia per il mancato rispetto della normativa dell´Ue. La Commissione europea ha deciso di deferire l´Italia alla Corte di giustizia pe ril mancato recepimento della normativa Ue in materia di diritti dei passeggeri nel trasporto ferroviario. Infatti il regolamento europeo (n. 1371/2007 ) relativo ai diritti dei passeggeri, stabilisce diversi obblighi giuridicamente vincolanti per gli Stati membri, che dovevano applicarli entro il 3 dicembre 2009. L’italia non ha ancora istituito un organismo ufficiale e autorizzato a vigilare sulla corretta applicazione del regolamento sul suo territorio, né ha stabilito norme volte a sanzionare le violazioni della legislazione pertinente. Senza queste due azioni necessarie, i passeggeri che viaggiano in treno in Italia o verso altri paesi dell’Ue non possono far rispettare i loro diritti in caso di problemi. Il regolamento europeo tutela i passeggeri, attraverso l´applicazione di una serie di diritti di base, come la parità di accesso al trasporto e la protezione da discriminazioni; il diritto all´assistenza senza costi aggiuntivi per i disabili; il diritto al rimborso in caso di soppressione o ritardi ed a ottenere un risarcimento in caso di decesso o lesioni sia alle persone che al bagaglio trasportato. Diritti d’autore: la Commissione esorta l´Italia a rispettare la normativa dell´Ue - La Commissione europea ha invitato l´Italia a rispettare la normativa dell´Ue sulla protezione del diritto d´autore per i disegni e i modelli in base alla direttiva 98/71 in materia di protezione giuridica dei disegni e dei modelli. L´obiettivo della disposizione è concedere una protezione complessiva al detentore di un diritto su un disegno. La legge italiana esclude per 13 anni dalla protezione dalle leggi sul diritto d´autore, i disegni e i modelli precedenti alla direttiva europea. Esiste però una sentenza della Corte di giustizia dell´Ue che definisce contrario al diritto Ue un periodo transitorio di 10 anni. La richiesta della Commissione assume la forma di un parere motivato, che è la seconda fase di un procedimento d’infrazione. Se le autorità italiane non daranno seguito soddisfacente alla richiesta entro due mesi, la Commissione potrà adire al riguardo la Corte di giustizia dell´Ue. Ambiente: la Commissione chiede all´Italia di migliorare la normativa nazionale sulle valutazioni d´impatto ambientale La Commissione europea ha chiesto all´Italia di provvedere ad allineare la normativa nazionale alle norme dell´Ue sulle valutazioni d´impatto ambientale (Via), necessarie per informare la popolazione sull´incidenza dei progetti sull´ambiente. Le obiezioni della Commissione riguardano la definizione di "progetto" nella legislazione italiana, le disposizioni relative alla partecipazione del pubblico alle Via e l´ampiezza di determinate categorie di progetti. Una lettera di costituzione in mora è stata inviata nell´aprile 2009, seguita da una lettera di costituzione in mora complementare nel febbraio 2012. Se da un lato diverse osservazioni hanno trovato soluzione, resta irrisolta la maggior parte delle contestazioni della Commissione, in quanto i testi preparatori presentati finora dall´Italia sono insufficienti a porre termine alla violazione o sono ancora nella fase di stesura. La Commissione invia pertanto un parere motivato. Se l´Italia non si attiverà entro due mesi il caso potrà essere deferito alla Corte di giustizia dell´Ue. Cos´è una procedura d´infrazione - Ciascuno Stato membro è responsabile dell´applicazione del diritto dell´Unione nel suo ordinamento interno. I Trattati assegnano alla Commissione europea il compito di assicurare la corretta applicazione del diritto dell´Unione. Di conseguenza, se uno Stato membro manca ai suoi obblighi, la Commissione europea ha il potere, previsto all´articolo 258 del Tfue, di ingiungere allo Stato membro di porre fine all´infrazione e, se questo non accade, di adire la Corte di giustizia (ricorso per inadempimento). Prima di presentare un ricorso per inadempimento, la Commissione europea avvia un "procedimento d´infrazione", ossia un procedimento precontenzioso con il quale si tenta di indurre lo Stato membro a mettersi volontariamente in regola con il diritto dell´Unione. La prima tappa di questa fase è costituita dalla messa in mora: la Commissione invita lo Stato membro a comunicarle, entro un termine prefissato, le sue osservazioni sul problema di applicazione del diritto dell´Unione riscontrato. La seconda tappa è costituita dal parere motivato, nel quale la Commissione esprime il suo punto di vista sull´infrazione e crea i presupposti per un eventuale ricorso per inadempimento, chiedendo allo Stato membro di porre fine all´infrazione entro un dato termine. Qualora tale termine non sia rispettato, la presentazione di un ricorso alla Corte di giustizia apre la fase contenziosa.  
   
   
AIUTI DI STATO: LA COMMISSIONE EUROPEA APPROVA SVEDESE CARTA DEGLI AIUTI 2014-2020  
 
 Bruxelles, 31 Marzo 2014 - La Commissione europea ha approvato la carta degli aiuti a finalità regionale approvata in Svezia per la concessione di aiuti di Stato a promuovere lo sviluppo regionale nel periodo 2014-2020, in base alle norme comunitarie sugli aiuti di Stato. La carta degli aiuti regionali era basata sulla adottato dalla Commissione nel giugno 2013 i nuovi orientamenti sugli aiuti regionali (cfr. Ip/13/569 creato, in cui è impostato le condizioni alle quali gli Stati membri, le aziende possono concedere aiuti di Stato a fini di sviluppo regionale). Gli orientamenti sugli aiuti regionali sono destinate a promuovere la crescita economica e il rafforzamento della coesione nel mercato interno. Responsabile della politica di concorrenza Joaquín Almunia, vicepresidente della Commissione, ha dichiarato: "Il nuovo svedese carta degli aiuti regionali fornisce alle autorità nazionali e locali la possibilità di promuovere gli investimenti dove sono più necessarie: nelle zone a bassa densità di popolazione. Questo avanzare lo sviluppo di queste aree e contribuire al conseguimento degli obiettivi della politica di coesione dell´Ue ". In una mappa nazionale di aiuti regionali definisce quali aree di aiuti regionali agli investimenti dello Stato membro di venire a norme Ue sugli aiuti di Stato in relazione del conto e fino a quale limite ("intensità massima dell´aiuto") può concessi alle imprese nelle aree assistite di aiuti. Secondo le linee guida, gli Stati membri (ad esempio, le zone con bassa densità di popolazione) designare zone particolari come aree assistite per compensare le disparità di sviluppo regionale, a condizione che la copertura totale della popolazione è mantenuta. La nuova mappa è da 1 July 2014-31 Dicembre 2020 si applica. Nelle aree designate con scarsa densità di popolazione che vivono 1.171.000 persone, pari al 12,26% della popolazione svedese. L´intensità massima di aiuto per i progetti di investimento di grandi imprese ammonta lì per il 15% del costo totale dell´investimento. Per i progetti di investimento delle Pmi, tale limite può essere elevato. La percentuale della popolazione è leggermente inferiore rispetto alla scorsa carta degli aiuti regionali (di circa 3 punti percentuali o 200 000 abitanti), ma le intensità massime di aiuto non sono state modificate e addirittura aumentato in alcuni casi (dal 10% al 15% in Västra Götaland). Ciò corrisponde al L´obiettivo dei nuovi orientamenti sugli aiuti regionali, in particolare per promuovere le aree più svantaggiate d´Europa.  
   
   
L´EUROPA ARRIVA IN SARDEGNA  
 
Cagliari, 31 marzo 2014 - "L’europa a Nuoro, l´Europa in Sardegna” è il nome dell’incontro che si svolgerà il 1 aprile 2014 alle 10:30 a Nuoro, presso l´Auditorium - Isre, con l´obiettivo di presentare le opportunità offerte dall’Europa nella regione e lanciare il dibattito sul futuro dell´Unione europea. L’iniziativa, promossa dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea in collaborazione con gli Europe Direct Nuoro e Sassari, vedrà la partecipazione diretta della Commissione europea, accanto a rappresentanti delle autorità regionali e locali, del mondo universitario e della società civile. In un momento particolare come questo la Commissione europea vuole andare al di là della tradizionale promozione dell´Europa “che c´è”: l’obiettivo è stimolare il dibattito su quale tipo di Europa vogliamo, consapevoli che non coincide necessariamente con l´attuale Ue. A Nuoro sarà inoltre illustrata la nuova programmazione finanziaria 2014-2020 dei servizi offerti dal centro “Europe Direct” della Sardegna. Seguirà la presentazione della nuova applicazione "L´europa intorno a me", per individuare sul proprio smartphone le più vicine reti europee di consulenza gratuita. Il contesto - L’europa sul territorio: i centri d’informazione Europe Direct - Nel 2013, in occasione dell’Anno europeo dei cittadini, è stata rinnovata la rete dei centri d’informazione “Europe Direct” in tutti i 28 Stati membri dell´Unione europea. La nuova generazione di centri conta oggi 50 punti distribuiti capillarmente su tutto il territorio italiano. Grazie a tale rete – nonché alle reti tematiche – le istituzioni europee portano concretamente l’Europa vicino ai cittadini e alle imprese, coinvolgendoli direttamente nelle opportunità e nelle sfide per il futuro dell’Unione. La Commissione europea vuole promuovere e lanciare questi centri per dare la possibilità a cittadini, Ong, imprenditori e amministratori di ottenere informazioni precise e tempestive sulle opportunità offerte dall’Ue nelle immediate vicinanze. In Sardegna sono presenti due centri Europe Direct, uno a Nuoro e uno a Sassari. Europa intorno a me - “Europa intorno a me!” (http://www.Europaintornoame.eu/)  è un portale internet e un’applicazione (disponibile per sistemi Android e iOs) che permette di geolocalizzare i servizi, i centri d’informazione e gli eventi riguardanti l’Unione europea. Il progetto è promosso dalle reti di informazione e assistenza dell’Ue ed è frutto della collaborazione tra i punti locali/nazionali, che provvedono a un costante e tempestivo aggiornamento delle informazioni di loro pertinenza.  
   
   
UE: COME GARANTIRE PROCEDURE DI RIMPATRIO EQUE, UMANE ED EFFICACI  
 
 Bruxelles, 31 marzo 2014 - Una politica di rimpatrio efficace e umana, che assicuri il pieno rispetto dei diritti fondamentali, è una componente essenziale della politica Ue in materia di migrazione. In una comunicazione adottata oggi sulla politica di rimpatrio dell’Ue, la Commissione presenta i progressi realizzati in questo campo e indica gli sviluppi futuri e le azioni necessarie. Questi ultimi sono stati, sul piano pratico e legislativo, anni di grande cambiamento per tutti gli Stati membri, che hanno introdotto nuove norme eque e trasparenti per migliorare le procedure di rimpatrio. La direttiva rimpatri, adottata nel 2008, dispone norme comuni chiare, trasparenti ed eque sul rimpatrio dei cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare e sull’uso di misure coercitive, sul trattenimento e i divieti di reingresso. Eppure si può fare di più per assicurare l’applicazione uniforme nell’Unione di tutte le garanzie previste e pratiche efficaci e umane a tutti i livelli. Cecilia Malmström, Commissaria per gli Affari interni, ha dichiarato: “La direttiva rimpatri, oltre a influenzare positivamente la legislazione e le prassi nazionali, è stata una molla di cambiamento per quanto riguarda la partenza volontaria e il monitoraggio del rimpatrio forzato. Ha contribuito a ridurre complessivamente il periodo di trattenimento massimo in tutta l’Ue e a promuovere soluzioni alternative. Nonostante ciò, la situazione relativa al trattenimento in alcuni Stati membri desta ancora serie preoccupazioni. Dobbiamo pertanto proseguire gli sforzi per applicare una politica credibile e umana diffondendo pratiche che assicurino il rispetto dei diritti fondamentali e della dignità di ogni singolo individuo, a prescindere dal suo status di migrante.” La direttiva rimpatri ha contribuito a generare sviluppi positivi: maggiore rispetto dei diritti fondamentali, procedure eque ed efficaci, riduzione dei casi in cui il migrante è privato di uno status giuridico chiaro, preminenza della partenza volontaria, promozione del reinserimento e di soluzioni alternative al trattenimento. Di fatto però, resta ancora da fare sul fronte dell’applicazione pratica della direttiva e delle politiche di rimpatrio in generale. Gli aspetti che richiedono maggiore attenzione sono le condizioni di trattenimento, il ricorso in misura più sistematica a soluzioni alternative al trattenimento, l’istituzione di sistemi indipendenti di monitoraggio dei rimpatri forzati, l’efficacia complessiva della politica (ad esempio, procedure più rapide e incremento dei rimpatri, anche volontari). Le cifre mostrano un notevole divario tra il numero di persone nei confronti delle quali è stata emessa una decisione di rimpatrio (circa 484 000 nel 2012, 491 000 nel 2011 e 540 000 nel 2010) e quelle che hanno effettivamente lasciato l’Ue per effetto di tale decisione (circa 178 000 nel 2012, 167 000 nel 2011 e 199 000 nel 2010). I principali ostacoli al rimpatrio sono ravvisabili nei problemi pratici di identificazione dei rimpatriandi e nella difficoltà di ottenere la documentazione necessaria dalle autorità dei paesi terzi. Per queste ragioni è essenziale una maggiore cooperazione con i paesi terzi che migliori l’efficacia delle procedure di rimpatrio. La Commissione ha individuato cinque ambiti di azione principali: Assicurare un’attuazione adeguata ed efficace delle norme esistenti: la Commissione continuerà ad affrontare tutte le carenze individuate nella comunicazione insieme con gli Stati membri, prestando particolare attenzione all’attuazione delle disposizioni che la direttiva prevede per il trattenimento dei rimpatriandi, le garanzie e i mezzi di ricorso e il trattamento riservato a minori e ad altre persone vulnerabili nelle procedure di rimpatrio. Si avvarrà inoltre del meccanismo di valutazione Schengen per controllare il rispetto delle norme in materia di rimpatrio e per rafforzare il monitoraggio dei rimpatri forzati. Promuovere pratiche più uniformi e compatibili con i diritti fondamentali: la Commissione adotterà un “manuale sul rimpatrio” contenente orientamenti comuni e le migliori pratiche. Sosterrà inoltre il Consiglio d’Europa nella codificazione di norme dettagliate sul trattenimento. Promuovere ulteriormente il dialogo e la cooperazione con i paesi terzi: le questioni del rimpatrio e della riammissione continueranno ad essere affrontate sistematicamente, in modo equilibrato, in dialoghi di cooperazione con paesi terzi, come l’approccio globale in materia di migrazione e mobilità e i partenariati per la mobilità. Saranno intensificati gli sforzi per lo sviluppo delle capacità nei paesi terzi, ad esempio migliorando la capacità di fornire ai rimpatriati assistenza e aiuto per il reinserimento. Migliorare la cooperazione operativa tra Stati membri in materia di rimpatrio: la Commissione utilizzerà la rete europea sulle migrazioni come piattaforma di cooperazione, con l’intento prioritario di raccogliere e condividere informazioni sul rimpatrio volontario. Rafforzare il ruolo di Frontex in materia di rimpatrio: è necessario potenziare il ruolo di coordinamento delle operazioni di rimpatrio congiunte di Frontex, garantendo il rispetto delle norme comuni sul trattamento umano e dignitoso dei rimpatriati. È opportuno inoltre organizzare corsi di formazione sulle questioni connesse al rimpatrio.  
   
   
INTEGRAZIONE DEI ROM: UN VERTICE EUROPEO PER VALUTARE I PROGRESSI COMPIUTI  
 

Bruxelles, 31 marzo 2014 - I politici e i leader locali, nazionali e dell´Ue incontreranno la società civile a Bruxelles il 4 aprile per discutere i progressi compiuti sul fronte dell´integrazione dei Rom in tutta Europa. Questo sarà il primo vertice europeo sui Rom da quando la Commissione ha messo in atto nel 2011 un Quadro dell´Ue per le strategie nazionali di integrazione dei Rom (Ip/11/400). L´obiettivo è passare in rassegna le modalità di applicazione delle strategie nazionali di integrazione dei Rom presentante annualmente dagli Stati membri in virtù del Quadro dell´Ue e valutare se esse stanno migliorando concretamente la vita delle comunità Rom. Tra gli oratori vi saranno il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, il presidente della Romania Traian Băsescu, la vice primo ministro della Bulgaria Zinaida Zlatanova e ministri e segretari di Stato di nove altri Stati membri dell´Ue (cfr. Allegato). Tra gli oratori non governativi figurano George Soros, presidente di Open Society Foundations, e Zoni Weisz, un sopravvissuto dell´olocausto Rom. L´evento è aperto ai giornalisti che, per partecipare,possono registrarsi inviando un´e-mail all´indirizzo Joshua.salsby@ec.europa.eu. "Dal 2010 l´integrazione dei Rom è un punto fermo del programma politico della Commissione. Al vertice sui Rom di Cordova, soltanto quattro anni fa, il tema dell´integrazione dei Rom non rientrava tra i programmi della maggior parte degli Stati membri. L´imminente vertice sui Rom di Bruxelles, cui parteciperanno esponenti politici nazionali di molti Stati membri, porta un vento di cambiamento che è incoraggiante", ha dichiarato Viviane Reding, Vicepresidente e Commissaria per la Giustizia. "Il Quadro dell´Ue per le strategie di integrazione nazionali dei Rom è un traguardo epocale che comprova l´impegno al più alto livello dei governi nazionali nell´opera di miglioramento dell´integrazione dei Rom. Mi attendo e auspico discussioni fruttuose sui modi più efficaci per includere i Rom a livello locale e produrre differenze concrete. Sono sicura che insieme possiamo innescare un cambiamento per la più grande minoranza etnica d´Europa". "Gli Stati membri devono intervenire per migliorare la vita quotidiana delle comunità Rom per quanto riguarda l´istruzione, l´occupazione, la sanità e l´alloggio", ha dichiarato László Andor, Commissario europeo per l´Occupazione, gli affari sociali e l´inclusione. "La Commissione continuerà a seguire da vicino l´operato degli Stati membri, collaborando per fare in modo che i fondi dell´Ue disponibili nei prossimi sette anni siano utilizzati al meglio per raggiungere l´obiettivo. Questo vertice è una buona opportunità per discutere con coloro che sono direttamente coinvolti negli sforzi intesi a produrre differenze concrete nella vita delle comunità Rom, in particolare garantendo che gli enti locali ricevano effettivamente i finanziamenti necessari". Il terzo vertice europeo sui Rom coincide con la pubblicazione della valutazione della Commissione europea del 2014 sui progressi compiuti nell´attuazione delle strategie nazionali di integrazione dei Rom, la relazione più importante elaborata finora sul Quadro dell´Ue. Il documento, che presenterà i progressi conseguiti negli Stati membri a partire dal 2011, valuterà la situazione nei 28 Stati membri in settori fondamentali quali l´istruzione, l´occupazione, la sanità e l´alloggio, nonché per quanto riguarda la lotta contro le discriminazioni e l´impiego dei finanziamenti, e formulerà raccomandazioni. I risultati potranno essere utilizzati anche nell´ambito del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche, traducendosi in raccomandazioni specifiche per paese relative alla questione dei Rom. Questo ciclo annuale contribuisce a garantire che l´integrazione dei Rom rimanga costantemente e saldamente nell´agenda europea. Il vertice europeo sui Rom si terrà il 4 aprile 2014 a Bruxelles (cfr. La bozza di ordine del giorno allegata). Circa 500 rappresentanti delle istituzioni dell´Ue, dei governi e dei parlamenti nazionali, delle organizzazioni internazionali, della società civile (in particolare le organizzazioni Rom) e delle autorità locali e regionali esprimeranno il proprio punto di vista su ciò che è stato realizzato finora e sui modi per migliorare ulteriormente l´integrazione dei Rom in futuro. Il vertice di quest´anno sarà incentrato su tre sfide per migliorare l´integrazione a livello locale: garantire politiche locali inclusive per tutti i Rom; agevolare i finanziamenti dell´Ue a favore degli enti locali e regionali per sostenere l´integrazione dei Rom; rendere l´integrazione dei Rom una realtà a livello locale nei paesi dell´allargamento. Parteciperanno al vertice molti sindaci provenienti da diversi Stati membri e paesi candidati (cfr. L´elenco dei partecipanti allegato). L´evento sarà anche trasmesso in diretta streaming. Http://ec.europa.eu/justice/events/roma-summit-2014/index_en.htm

 

 
   
   
FONDI EUROPEI: “REGISTRO CITTADINO E CODICE ETICO IMPORTANTI GARANZIE DI TRASPARENZA E CORRETTEZZA”  
 
Roma, 31 marzo 2014 -  «L’istituzione di un registro cittadino e di un codice etico per tutte le organizzazioni che intendono occuparsi, insieme all’Amministrazione capitolina, di progettazione per l’accesso ai fondi europei è un valido strumento per garantire trasparenza e legalità nell’accesso a questa importante opportunità di finanziamento. La delibera approvata oggi in commissione speciale di Roma Capitale per le Politiche comunitarie, che sarà presto sottoposta all’Assemblea Capitolina, impone la massima correttezza di tutti i soggetti che collaboreranno sui bandi europei, scoraggiando comportamenti irresponsabili o illeciti e prevedendo in particolare un esplicito impegno anti corruzione. È questa la strada giusta affinché si possano cogliere al meglio le grandi possibilità offerte dall’Europa, con progetti finalizzati al potenziamento dei servizi in città e al benessere delle cittadine e dei cittadini romani». Così in una nota Alessandra Cattoi, assessora alla Scuola, Infanzia, Giovani e Pari Opportunità di Roma Capitale.  
   
   
GIUSTIZIA EUROPEA: IL TRIBUNALE CONFERMA CHE IL CONTRIBUTO FINANZIARIO FORNITO DAL FONDO EUROPEO DI SVILUPPO REGIONALE ALLA REGIONE ITALIANA PUGLIA DEV’ESSERE RIDOTTO DI QUASI 80 MILIONI DI EURO LE GRAVI CARENZE DI CUI LE AUTORITÀ ITALIANE HANNO DATO PROVA NELLA GESTIONE E NEL CONTROLLO DELL’UTILIZZO DEI FONDI DELL’UNIONE SONO TALI DA CONDURRE A IRREGOLARITÀ SISTEMICHE  
 
 Lussemburgo, 31 marzo 2014 - Al fine di rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale e di ridurre il divario tra i livelli di sviluppo di varie regioni nonché il ritardo delle regioni meno favorite, l’Unione europea svolge un’azione attraverso fondi strutturali 1, quali in particolare il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr). Nel 1999 l’Italia ha presentato alla Commissione un progetto di programma operativo per la Regione Puglia («Por Puglia»). Nel 2000 la Commissione ha approvato tale progetto e ha stanziato a favore delle autorità italiane 1,72 miliardi di euro a titolo del Fesr. A tal fine, la Commissione ha effettuato pagamenti preliminari e intermedi per un importo totale di 1,23 miliardi di euro. Nel 2007 la Commissione ha effettuato un audit dei sistemi di gestione e di controllo istituiti dalle autorità italiane e ha concluso che le medesime non avevano stabilito un sistema che garantisse una buona gestione finanziaria dei fondi. Un nuovo audit, effettuato nel 2007 sul piano d’azione adottato dalle autorità italiane per porre rimedio alle carenze constatate nel corso del precedente audit, ha dimostrato che l’Italia non si era conformata agli obblighi cui è tenuta. La Commissione ha quindi sospeso i pagamenti intermedi del Fesr e ha fissato per l’Italia un termine per effettuare i controlli ed apportare le rettifiche necessarie. Nel 2009 un terzo audit ha rivelato che i requisiti indicati nella decisione di sospensione non erano stati rispettati entro i termini impartiti. Sono state constatate diverse irregolarità nei controlli di primo e di secondo livello nonché nel funzionamento dell’autorità di pagamento. La Commissione ha concluso che non sussistevano ragionevoli garanzie che il sistema di gestione e di controllo del Por Puglia funzionasse efficacemente. Con decisione del 22 dicembre 2009 la Commissione ha ridotto il contributo finanziario assegnato all’Italia, applicando una rettifica finanziaria del 10% sulle spese certificate, vale a dire una riduzione pari a 127,17 milioni di euro. Tenuto conto dell’incidenza sulla partecipazione del Fesr della rettifica già apportata dalle autorità italiane, la Commissione ha ridotto il contributo finanziario di un importo pari a 79,33 milioni di euro. L’italia ha presentato un ricorso dinanzi al Tribunale dell’Unione europea contro tale decisione della Commissione, al fine di ottenerne l’annullamento. Nella sua odierna sentenza, il Tribunale ricorda anzitutto che solo le spese effettuate dalle autorità nazionali conformemente alle norme del diritto dell’Unione sono a carico del bilancio dell’Unione. Per rispettare l’esigenza di una buona gestione finanziaria dei fondi strutturali, è essenziale che gli Stati membri predispongano sistemi di gestione e di controllo che consentano la verifica della fornitura dei beni e dei servizi cofinanziati e della veridicità della spesa dichiarata. Gli Stati membri devono altresì organizzare, sulla base di campioni adeguati, controlli regolari che devono riguardare almeno il 5% della spesa totaledelle operazioni. Per contro, la Commissione, per giustificare la sua decisione, deve dimostrare l’esistenza di una violazione delle norme che disciplinano i fondi strutturali. Essa non è obbligata a dimostrare esaurientemente l’insufficienza dei controlli nazionali o l’inesattezza dei dati trasmessi, ma deve fornire elementi probatori in grado di corroborare i dubbi seri e ragionevoli che ha espresso a proposito di tali controlli o di tali dati. L’obbligo che incombe alla Commissione in materia di prova è tuttavia temperato dal fatto che è lo Stato membro a disporre delle migliori possibilità per raccogliere e verificare i dati necessari per la liquidazione dei conti. Spetta pertanto allo Stato membro fornire la prova più circostanziata ed esauriente della veridicità dei controlli e dei dati nonché, eventualmente, dell’inesattezza delle affermazioni della Commissione. Il Tribunale considera che, nel caso di specie, i revisori dell’Unione hanno constatato diverse irregolaritàche hanno giustificato dubbi seri nei confronti dei controlli e dell’ammissibilità delle spese. Oltre alla mancanza di personale nelle strutture dell’autorità di pagamento, tali irregolarità riguardano ritardi nell’esecuzione dei controlli di primo e di secondo livello, nella trasmissione delle relazioni, nel seguito dato ai controlli e nell’aggiornamento della tabella di monitoraggio, nonché nelle verifiche che l’autorità di pagamento avrebbe dovuto effettuare. Diverse irregolarità non sono state segnalate dai controllori nazionali, mentre altri controlli erano stati considerati conclusi senza che fossero stati esaminati documenti essenziali. La Commissione ha altresì contestato l’affidabilità della percentuale delle spese controllate e delle rettifiche proposte dalle autorità italiane e ha constatato il malfunzionamento dell’autorità di pagamento. L´italia, per parte sua, non ha fornito prove che consentissero di confutare quanto constatato dalla Commissione. Il Tribunale rileva inoltre che, dopo la prima missione di audit, la Commissione ha proseguito il dialogo con le autorità italiane. Esse hanno pertanto avuto la possibilità di presentare il loro punto di vista e sono state coinvolte in modo corretto nel procedimento che ha condotto all’adozione della decisione. Secondo il Tribunale, la Commissione non è venuta meno all’obbligo di motivazione cui è tenuta, in particolare in considerazione del fatto che l’Italia è stata strettamente associata al processo di elaborazione della decisione e conosceva i motivi per i quali la Commissione riteneva di non dover imputare al fondo l’importo controverso. Il Tribunale ritiene inoltre che la rettifica forfettaria del 10% sia conforme alle norme di comportamento amministrativo 2. Infine il Tribunale ritiene che le insufficienze constatate dalla Commissione rimettano in discussione l’efficacia dell’insieme del sistema di gestione e di controllo del Por Puglia e presentino quindi un rischio rilevante di perdita per il bilancio dell’Unione. La Commissione ha quindi avuto ragione nell’applicare un tasso di rettifica del 10% che esprime la gravità, il carattere e la durata delle insufficienze relative agli elementi essenziali del sistema di controllo del Por Puglia. Per tali motivi, il Tribunale respinge il ricorso dell’Italia. Importante: Contro la decisione del Tribunale, entro due mesi a decorrere dalla data della sua notifica, può essere proposta un´impugnazione, limitata alle questioni di diritto, dinanzi alla Corte. Importante: Il ricorso di annullamento mira a far annullare atti delle istituzioni dell’Unione contrari al diritto dell’Unione. A determinate condizioni, gli Stati membri, le istituzioni europee e i privati possono investire la Corte di giustizia o il Tribunale di un ricorso di annullamento. Se il ricorso è fondato, l´atto viene annullato. L´istituzione interessata deve rimediare all’eventuale lacuna giuridica creata dall’annullamento dell’atto.  
   
   
SENTENZA TRIBUNALE UNIONE EUROPEA. VENDOLA: "NESSUN DANNO AI PUGLIESI"  
 
 Bari, 31 marzo 2014 - “La sentenza del Tribunale dell’Unione Europea fotografa una situazione del passato, relativa al sistema dei controlli del Por Puglia 2000-2006, ereditata dalla precedente amministrazione, e che noi abbiamo tempestivamente affrontato e risolto”. Ha commentato così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola la sentenza con la quale il Tribunale Ue ha respinto il ricorso fatto dallo Stato italiano (con l’allora Ministro Fitto – Iv Governo Berlusconi) e dalla Regione Puglia contro il taglio di 80 milioni di euro al Fondo di sviluppo regionale per la Puglia stabilito dalla Commissione europea nel 2009. “Danni ai pugliesi non ce ne saranno - ha proseguito Vendola - il taglio non comporta alcuna conseguenza sul piano contabile né per quanto riguarda i progetti finanziati a valere sul programma 2000-2006 né tantomeno su quello 2007-2013 perché il livello di rendicontazione era talmente superiore alla dotazione del Programma, che il taglio è stato assorbito senza conseguenze. Anzi, la Regione Puglia è una delle poche regioni italiane per le quali la Commissione europea ha approvato definitivamente e ufficialmente la rendicontazione finale del programma 2000-2006 a conferma del buon andamento del sistema di gestione e controllo”. “Oggi – ha concluso Vendola – noi siamo la Regione che proprio per i controlli e per la gestione è considerata una delle più efficienti d’Europa. Abbiamo guardato esattamente a quella criticità, ereditata dall’amministrazione Fitto, e siamo intervenuti in via definitiva, così come puntualmente verificato dalla Commissione europea, nei controlli operati negli anni successivi e confermato anche dalla relazione 2013 al Parlamento Italiano della Corte dei Conti italiana sull’utilizzo dei fondi comunitari. Proprio per il grande sforzo posto in essere abbiamo ritenuto all’epoca, in accordo con lo Stato italiano, di dover impugnare quella decisione e sebbene si tratti di una mera questione di principio valuteremo, sempre con lo Stato, la possibilità di ricorrere in appello”.  
   
   
MACROREGIONI; INU: PRIMA RILANCIAMO BASILICATA  
 
Potenza, 31 marzo 2014 - L´inu, istituto nazionale di urbanistica, sezione Basilicata, interviene sul dibattito in corso sulla questione "macroregioni". "Quella "meridionale" - afferma - potrebbe mettere insieme Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, anche se le ipotesi di aggregazione sono molteplici, ed allo stato abbastanza confuse". "Dibattito innescato soprattutto dalla forte spinta riformista avviata dall´attuale governo nazionale, e dall´imminente varo dei nuovi fondi strutturali europei 2014/20, che puntano sulla creazione di una rete di sostegno della competitività del territorio europeo, articolata appunto in macroregioni ed aree metropolitane ("Agenda Urbana"). E´ prioritario perciò per il nostro territorio non farsi trovare impreparato davanti a quella che è un´opportunità concreta di avere risorse e voce in capitolo per un rilancio assolutamente necessario". In particolare, "nella potenziale macroregione meridionale che interessa la Basilicata, sono presenti due "corridoi forti" (Adriatico e Tirreno) più uno "debole" (Jonio), che fanno capo a tre "aree metropolitane" (Bari, Napoli, Reggio Calabria). In questo telaio, va assolutamente chiarito quale ruolo è ipotizzabile per le "aree interne": cerniere tra aree forti, con qualificate funzioni di "polmoni di natura"; o piuttosto periferie desertificate, pattumiere territoriali? La Basilicata, considerata la fragilità del suo territorio, il declino demografico e socio economico attuale, il secolare deficit infrastrutturale, corre concreti rischi di attestarsi quasi in automatico sulla seconda delle ipotesi evidenziate. E´ pertanto necessaria - sostiene l´Istituto - una battaglia culturale, da condurre con forza anche nelle sedi istituzionali, per evitare che questo avvenga. Premessa di questa battaglia deve essere una rielaborazione del concetto stesso di macroregione: fino a che punto cioè, l´innovazione istituzionale, e l´efficientamento burocratico - finanziario delle governance regionali, possono sovrastare la necessità di rappresentanza e democrazia territoriali, che sono la sostanza delle identità regionali? Le macroregioni vanno pertanto considerate quali luoghi delle elaborazioni di programmazioni sovra-regionali d´intereresse nazionale ed europeo (il Mezzogiorno peninsulare nel nostro caso), dove le attuali Regioni portano punti di vista, esigenze e proposte concrete. Le identità e i bisogni locali non possono essere considerati inutili o nostalgici orpelli, bensì capisaldi necessari per contrastare gli omologanti processi di globalizzazione imposti dallo strapotere dell´economia e della finanza. Le identità sono garanzia di ricchezza culturale e qualità della vita. Questo è il nocciolo del problema delle macroregioni, cui va data risposta prima di avviarsi in qualsiasi ipotesi di riorganizzazione macroregionale. Su questa linea ci sembra si sia attestato anche il presidente della Regione, con il suo intervento di qualche giorno fa, laddove ha parlato di "programmazione meridionale sinergica e di ampio respiro necessaria per agganciare la modernità" e ha posto come priorità parole chiave come infrastrutture, ambiente e territorio "per guadagnarci sul campo quella funzione di cerniera alla quale aspiriamo". L´istituto Nazionale di Urbanistica condivide questa posizione, e contribuirà a rafforzarla: un modo per farlo è mettere mano urgentemente ad un "programma di salvaguardia e sviluppo" (new deal) del territorio regionale: una forte mobilitazione politica e civile per "rianimare" il territorio della Basilicata, con l´obiettivo di assicurare una giusta, sicura e redditizia "cornice" di sopravvivenza e sviluppo, alla comunità lucana. Attrezzando, da subito, quella "cerniera", a prescindere dalle futuribili macroregioni, ma utilmente spendibile in tale prospettiva".  
   
   
POLITICALLY.EU, IL 31 MARZO A NAPOLI LA QUARTA TAPPA  
 
Napoli. 31 marzo 2014 - Nell’ambito del percorso Politically.eu, “ Conoscere per deliberare ”, la Rappresentanza in Italia della Commissione europea presenta la quarta tappa: “Europa e politiche di migrazione” il cui coordinamento scientifico è a cura del Migration Policy Centre, European University Institute. Politically.eu, il 31 marzo a Napoli la quarta tappa - Un’unione europea compiuta non può prescindere da un dibattito democratico aperto e maturo. E’ un imperativo che s’impone soprattutto oggi, perché la crisi costringe a decisioni difficili e talora impopolari, che occorre spiegare e motivare. “Conoscere per deliberare”, diceva Luigi Einaudi, richiamando un aspetto essenziale della democrazia. La Rappresentanza della Commissione europea in Italia si è dunque fatta promotore del percorso e metodo partecipativoPolitically.eu aprendo una serie di dibattiti nazionali sulle proposte della Commissione e in ciascun appuntamento promuove la partecipazione attiva nella discussione sulle tematiche chiave per il futuro dell’Europa. Perchè parlare di politiche di migrazione? Le politiche di migrazione hanno subìto una profonda trasformazione nel corso degli ultimi due decenni. Questo è successo in conseguenza delle progressive modifiche introdotte nei trattati dell’Ue, ma anche per la crescente necessità di un approccio più europeo. Nonostante alcuni passi avanti siano stati già compiuti, è il momento di considerazioni complessive condivise e approfondite sulle sfide future e sulle priorità da affrontare sul campo da qui in avanti. L’iniziativa della Rappresentanza della Commissione europea a Napoli si concentra in particolare sui tre temi: migrazioni e cambiamenti demografici; le opportunità dal Mediterraneo; integrazione senza cittadinanza? L’obiettivo è fornire un momento di confronto strutturato a livello nazionale tra i responsabili per la definizione della strategia globale con quelli incaricati dell’applicazione delle politiche di riferimento, gli esperti nei diversi campi di interesse e i rappresentanti dei migranti. Le conclusioni raccolte saranno portate all’attenzione dei referenti nazionali e comunitari come contributo sia alla definizione della nuova agenda europea per gli Affari interni che allo sviluppo di una strategia nazionale più coerente e quindi forte in sede europea.  
   
   
MISSIONE ISTITUZIONALE A BRUXELLES 1 E 2 APRILE. VENDOLA INCONTRA HAHN  
 
Bari, 31 marzo 2014 - Il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola presenterà la Strategia di specializzazione intelligente della Regione Puglia al Commissario europeo alle politiche regionali Johannes Hahn nel corso dell’incontro che si svolgerà a Bruxelles martedì 1 aprile alle ore 14.00 al Berlaymont (sede della Commissione europea). Nel corso dell’incontro con il Commissario europeo Hahn, il Presidente Vendola affronterà anche la questione relativa all’importanza di procedere sulla via della nettizzazione del cofinanziamento nazionale e regionale dai vincoli del patto di stabilità, per poter utilizzare in maniera rapida ed efficace le risorse europee da fondi strutturali. Per gli operatori Tv e i fotografi: sarà possibile fare foto e riprendere immagini alle ore 14.00 prima dell’incontro. L’appuntamento è alle ore 13.50 all’accreditamento al Berlaymont. Per i giornalisti, il punto stampa per intervistare il Presidente Vendola è al termine dell’incontro, alle ore 15.00, nell’atrio del Berlaymont, vicino ai tornelli di uscita (all’interno del palazzo) Mercoledì 2 aprile alle 18.30 il Presidente Vendola presenterà a Bruxelles la conferenza internazionale “Advanced Materials International Forum” che si terrà per la prima volta in Puglia (in calendario a Bari il 9 e 10 giugno 2014) dedicata ai professionisti attivi nel campo della ricerca e dell’industria dei materiali avanzati. L’evento avrà luogo nella Residenza dell’Ambasciatore d’Italia in Belgio, Alfredo Bastianelli, e sarà l’occasione per illustrare a rappresentanti delle Istituzioni europee, alla comunità scientifica ed al mondo produttivo belga, i contenuti e le finalità dell’evento. Per i giornalisti, il punto stampa è alle ore 18.30 presso la Residenza dell’Ambasciatore d’Italia in Belgio, S.e. Alfredo Bastianelli, in Avenue Legrand al n. 43. Il 2 e 3 aprile il Presidente Vendola prenderà parte alla Sessione Plenaria del Comitato delle Regioni, che si aprirà alle ore 10.30 del giorno 2 con la riunione del Gruppo socialista al Cdr, per poi proseguire con la riunione della Delegazione italiana (ore 13.00). La Plenaria avrà inizio alle ore 15.00 del giorno 2 e proseguirà nella mattinata del giorno 3. Brevi note sulla Strategia di Specializzazione Intelligente – La Strategia di specializzazione intelligente (Smart Specialisation Strategy – Ris3) è un documento richiesto dall’Unione Europa per consentire un utilizzo più efficiente dei Fondi Strutturali e un incremento delle sinergie tra le differenti politiche comunitarie, nazionali e regionali, nonché tra investimenti pubblici e privati. La Strategia di specializzazione intelligente della Regione Puglia (nella versione ad oggi definita e sulla quale si è già aperta la consultazione pubblica sul territorio regionale pugliese) riveste un’importanza fondamentale: disegna infatti la vision per la Smart Puglia 2020, integra le future politiche regionali per ricerca e innovazione (inclusa l’innovazione sociale) con le politiche per la competitività e le Pmi, l’internazionalizzazione, lo sviluppo del capitale umano. Traccia insomma la strada della programmazione europea 2014/2020.  
   
   
IL TRENTINO INCORAGGIA IL NUOVO CORSO DI MYANMAR  
 
Trento, 31 marzo 2014 - Il Trentino vuole essere attento al nuovo corso politico ed economico che si è avviato in Birmania dopo cinquant´anni di isolamento, ed incoraggiarlo affinchè il processo di democratizzazione in atto possa accompagnare e facilitare sempre più lo sviluppo delle sue relazioni con gli altri Paesi. E´ quanto ha espresso all´ambasciatore di Myanmar in Italia Tint Swai l´assessora Sara Ferrari, aprendo la seconda giornata di incontri dell´ambasciatore (ieri quello con l´Università di Trento) con le realtà istituzionali, culturali ed economiche del Trentino. Il breve e cordiale incontro che l´assessora Ferrari, in rappresentanza del presidente Ugo Rossi e della Giunta provinciale, ha avuto stamane con l´ambasciatore Swai ha preceduto il seminario con gli imprenditori trentini sulle tendenze e prospettive economiche e di internazionalizzazione del Myanmar ospitato nel palazzo sede della Provincia, e la visita che la delegazione birmana guidata dall´ambasciatore avrà nel pomeriggio a San Michele all´Adige con la Fondazione Edmund Mach. "Il nostro Paese - ha detto l´ambasciatore Tint Swai - si è incamminato in un percorso di democratizzazione ed i profondi cambiamenti in atto hanno portato ad aperture in diversi ambiti, tra i quali la formazione, la ricerca e la cooperazione economica e commerciale". Al momento non vi sono canali aperti di cooperazione commerciale e imprenditoriale fra Trentino e Myanmar; negli ultimi anni sono stati però promossi da parte della Provincia autonoma di Trento, in collaborazione con associazioni trentine e partner locali della Birmania, alcuni progetti di solidarietà internazionale dedicati alla salute neonatale, alla formazione dei giovani ed al sostegno sanitario dei Karen, una delle etnie più popolose del paese.  
   
   
ASSESSORE EMILIA ROMAGNA INCONTRA LA CONSOLE GENERALE DEL GIAPPONE  
 
 Bologna, 31 marzo 2014 – La Console generale del Giappone a Milano, Kyoko Koga, si è incontrata il 27 marzo con l’assessore regionale Patrizio Bianchi nella sede della Regione a Bologna. A Milano dall’aprile del 2013, la signora Koga in precedenza ha ricoperto l’incarico di Primo segretario presso le Ambasciate del Giappone in Colombia, in Spagna e in Venezuela. L’assessore Bianchi ha ricordato nel corso del colloquio le importanti relazioni esistenti tra l’Emilia-romagna e il Giappone nel settore industriale e ha delineato le possibili sinergie nell’ambito manifatturiero e delle industrie creative.  
   
   
REGIONI: PATTO STABILITA´, PRESIDENTE FVG INCONTRA MINISTRO PADOAN  
 
Trieste, 31 marzo 2014 - Patto di stabilità interno, rapporti finanziari tra Stato e Regione, incluso il protocollo Tremonti-tondo, e terza corsia dell´autostrada A4: sono questi gli argomenti affrontati nel colloquio che la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, accompagnata dall´assessore alle Finanze Francesco Peroni, ha avuto il 27 marzo a Roma con il ministro dell´Economia Pier Carlo Padoan. La presidente ha espresso l´urgenza per il Friuli Venezia Giulia di avviare l´iter per una definizione costruttiva ed efficace del negoziato sul patto di stabilità 2014, in modo da dare quanto prima certezza sulla capacità di spesa agli enti locali e alla stessa Regione, la quale - ha sottolineato la presidente - "non ha fatture nel cassetto", ma si è dotata, negli ultimi mesi, di una mappatura completa delle opere pubbliche, con il dettaglio del relativo stato di avanzamento. Anche in considerazione dei cospicui tagli subiti dal bilancio regionale negli ultimi quattro anni, è stato perciò chiesto al ministero di iniziare il prima possibile il confronto per la definizione dei rapporti finanziari. Al ministro Padoan è stata confermata la richiesta di riavviare un confronto per la ridefinizione del protocollo Tremonti-tondo, dal momento che, è stato spiegato, le misure progressivamente adottate dallo Stato per la stabilizzazione finanziaria hanno profondamente incrementato il contributo della Regione al risanamento della finanza pubblica. Nell´ambito della scrittura di un nuovo Patto, da parte della Regione è stato ipotizzato che si possano trattare pure gli ambiti oggetto della normativa di attuazione dello Statuto di autonomia. In merito alla terza corsia dell´autostrada A4, la presidente ha sottolineato l´importanza che siano erogati i fondi stanziati per il 2014 e per il 2015, chiedendo al contempo di attivare una procedura accelerata, in vista della definizione del piano economico e finanziario, su cui sono già stati avviati incontri informali con il ministero delle Infrastrutture e Trasporti.  
   
   
LOMBARDIA. SUSSIDIARIETÀ,ASSESSORE LAVORO: DOTE UNICA STRUMENTO EFFICACE WELFARE, PASSARE DA ESPERIENZE VIRTUOSE A VIRTUOSITÀ SISTEMA BASTA ASSISTENZIALISMO,PUBBLICO E PRIVATO SIANO COMPLEMENTARI  
 
Milano, 31 marzo 2014 - "Di fronte a bisogni in continua evoluzione, la Pubblica amministrazione è sollecitata a ripensare l´impianto delle politiche di welfare, non tanto e non solo in un´ottica di contenimento dei costi, o di razionalizzazione degli interventi, quanto in una logica di valorizzazione della responsabilità della persona, della propria capacità di collaborare alla costruzione di un sistema di welfare universale, equo e sostenibile". Lo ha detto l´assessore all´Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia, intervenuta alla tavola rotonda organizzata nell´ambito della presentazione del Rapporto sulla Sussidiarietà 2013/2014 realizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà, in collaborazione con il Politecnico di Milano. Superamento Dell´assistenzialismo - "La vera sfida del welfare di domani - ha proseguito l´assessore - si gioca nella compartecipazione della persona, delle famiglie, dei corpi intermedi, delle imprese alla realizzazione e al finanziamento di servizi di welfare (assistenza domiciliare, difficoltà lavorativa, abitazione, diritto allo studio), facendo leva sulle risorse individuali e relazionali e superando l´attuale attendismo del ´tanto ci pensa lo Stato´. Ci sono già esperienze positive in tal senso: occorre passare dalle esperienze virtuose alla virtuosità del sistema". Pubblico E Privato Complementari - In effetti, dal Rapporto sulla sussidiarietà emerge che non ha più senso opporre gestione pubblica e gestione privata nei settori del welfare e che, tenendo conto di efficacia, efficienza e qualità dei servizi, la prospettiva migliore è quella di una loro complementarietà. Dai risultati presentati nella ricerca è evidente che, a parità di qualità percepita dagli utenti delle strutture pubbliche e non profit esaminate, queste ultime risultano più efficienti. La sussidiarietà quindi si presenta come un reale e potente alleato dello Stato nell´assolvimento di una parte cospicua, e centrale, delle sue funzioni. I Cambiamenti Introdotti Da Dote Unica Lavoro - L´assessore regionale ha citato, a titolo di esempio, cosa sta accadendo dopo l´introduzione della Dote Unica Lavoro. Tradizionalmente - ha spiegato - i Centri per l´impiego pubblici si occupavano in modo preponderante delle procedure amministrative, con poca attenzione al vero accompagnamento delle persone al lavoro. Da quanto abbiamo attivato Dote Unica Lavoro, che finanzia il servizio e, in particolare, il suo risultato, gli operatori pubblici hanno aperto i propri orizzonti. Non vedono più un valore nel monopolio delle procedure amministrative, ma, al contrario, li riconoscono come un impedimento alla loro azione di supporto alle persone che diventa primaria". Ipotesi Di Lavoro - "Per il futuro - ha aggiunto - ritengo che, anche in vista della prossima programmazione comunitaria, è importante individuare strumenti unitari che rispondono a obiettivi complessivi della persona in una logica trasversale agli Assessorati. Penso ad esempio alla possibilità di sviluppare la sfera del welfare alla persona, anche attraverso il coinvolgimento delle imprese con il welfare aziendale. I modelli di welfare integrati a livello aziendale non si sostituiscono al ruolo degli attori pubblici, privati e delle parti sociali, ma mettono in gioco risposte a specifici bisogni".  
   
   
FRIULANO: REGIONE FVG-ARLEF, CONVENZIONE PER SPORTELLO LINGUISTICO  
 
Udine, 31 marzo 2014 - La Regione e l´Agenzia regionale per la lingua friulana (Arlef) hanno sottoscritto il 27 marzo a Udine una convenzione per l´attivazione dello sportello per il friulano che garantirà per un anno consulenza linguistica negli uffici della Pubblica amministrazione, soprattutto nei Comuni di minori dimensioni; agevolerà l´uso della lingua minoritaria da parte della Regione provvedendo alle traduzioni e all´interpretariato durante le sedute del Consiglio regionale; coordinerà, insieme al Servizio corregionali all´estero e lingue minoritarie, l´attività degli sportelli linguistici e avrà come obiettivo la piena attuazione delle leggi in materia di tutela della lingua friulana. Per il funzionamento dello sportello la Regione ha destinato all´Arlef 75 mila euro, provenienti dalle assegnazioni statali (legge n. 482/1999). L´incontro, al quale hanno preso parte, tra gli altri, l´assessore regionale alla Cultura, Gianni Torrenti, e il direttore dell´Arlef Lorenzo Fabbro, è servito anche al confronto e alla presentazione dei prossimi progetti e iniziative dell´Arlef. Nello specifico, all´assessore è stato illustrato il Piano generale di politica linguistica dell´Arlef per il prossimo quinquennio: un documento corposo e ambizioso che, come sottolineato dall´assessore Torrenti con soddisfazione, è stato scritto e approvato dal nuovo cda dell´agenzia in meno di due mesi. Il Piano comprende una fotografia puntale della percezione sociale delle questioni di tutela del friulano e le proposte di lavoro. L´arlef intende promuovere l´uso pubblico della lingua (cartellonistica stradale, promozione pubblicità), monitorare la qualità degli interventi, seguire l´attività degli sportelli linguistici; sostenere l´istruzione (con risorse e fornitura del materiale didattico) e la formazione degli insegnanti; incrementare l´uso del friulano nei mezzi di comunicazione privati e pubblici (a tal proposito l´assessore Torrenti ha ribadito la necessità della permanenza in Friuli Venezia Giulia del Centro di produzione Rai di Trieste proponendo nel contempo la collaborazione con il Centro regionale di Produzione televisiva); implementare l´uso delle nuove tecnologie (piattaforma multimediale e quotidiano on line), etc.. L´arlef dedicherà l´attenzione anche al controllo e alla valutazione dei risultati delle varie azioni di politica linguistica. In tale ambito considera il servizio offerto da Radio Onde Furlane in marilenghe (e di Radio Spazio 103) di grande impatto e sostitutivo di quello pubblico, che manca: l´emittente radiofonica meriterebbe quindi tutta la necessaria attenzione, è stato detto. All´incontro si è parlato anche della possibilità di organizzare il festival internazionale della musica in lingua minoritaria Liet, il cui evento principale si svolgeva fino l´anno scorso nei Paesi Bassi, a Udine. L´iniziativa che richiede un notevole impegno organizzativo, darebbe molta visibilità al Friuli Venezia Giulia con conseguente importante ricaduta economica sul territorio.  
   
   
LAVORO: PROROGATA INTESA SU AMMORTIZZATORI IN DEROGA  
 
Trieste, 31 marzo 2014 - L´efficacia dell´intesa regionale sugli ammortizzatori sociali in deroga è stata prorogata fino al 30 giugno prossimo. Lo ha deciso il 27 marzo il Tavolo regionale di concertazione, su proposta dell´assessore al Lavoro, Loredana Panariti. A questo risultato si è arrivati anche grazie all´esito della forte opera di sensibilizzazione che il Friuli Venezia Giulia, insieme alle altre Regioni, ha svolto nei confronti del Governo nazionale. La Regione ritiene che questo sia un risultato molto importante, perché viene garantita continuità al sostegno al reddito dei lavoratori in attesa della definizione del processo di riforma degli ammortizzatori sociali che il Governo ha avviato. Va inoltre evidenziato come sia stata quasi del tutto completata la decretazione dei periodi di cassa integrazione in deroga relativi al 2013. Il Friuli Venezia Giulia è una delle prime regioni d´Italia ad aver conseguito tale risultato.  
   
   
LAVORO IN TOSCANA, NEL 2013 ANCORA CRISI MA SEGNI DI RECUPERO. IN CALO I GIOVANI, BENE LE DONNE  
 
Firenze, 31 marzo 2014 – Un anno ancora fatto ancora di ombre, ma anche di qualche luce. Questo in estrema sintesi l´andamento del mercato del lavoro in Toscana secondo i dati Istat elaborati dall´Osservatorio regionale. Se, da una parte, la recessione condiziona ancora negativamente il mercato, con un calo di occupati pari a circa 4 mila unità, un aumento di circa 16 mila disoccupati ed un tasso di disoccupazione che passa dall´7,8 all´8,7%, nel secondo semestre si registrano tuttavia segnali di recupero che confermano la sostanziale capacità di tenuta della Toscana, soprattutto se rapportata all´andamento della produzione e ai risultati del mercato del lavoro nel Paese o delle altre regioni del centro nord. Dal 2008, anni di inizio della crisi, sono stati persi fino ad oggi 22.000 posti di lavoro. Il commento della Regione L´assessore alle attività produttive e lavoro della Regione Toscana spiega che la contrazione avrebbe potuto essere, però, ben maggiore se l´occupazione avesse seguito l´andamento della produzione, quindi mantenendo invariato il prodotto per addetto: in tal caso avremmo oggi circa 95.000 occupati in meno. Tutto questo è dovuto, essenzialmente, all´intervento diffuso della Cassa integrazione in deroga e ad un più esteso ricorso al part-time (in gran parte involontario). Ma anche a fenomeni positivi in più comparti che hanno fatto della Toscana la Regione con i migliori risultati sul fronte delle esportazioni. Scenario che quindi ci deve spingere a proseguire nell´impegno per la qualificazione del nostro sistema produttivo per il quale la nuova stagione dei fondi strutturali 2014/20 sarà fondamentale. Capacità di tenuta Nel complesso la Toscana conferma, nel biennio 2012-2013, una discreta capacità di tenuta, con una flessione dell´occupazione decisamente inferiore rispetto a quella rilevata in tutte le maggiori regioni del centro-nord (al pari della Lombardia). La Toscana è sostanzialmente allineata al tasso di occupazione 15-64 anni europeo, mentre ha un livello più basso nel tasso di disoccupazione. Assai più sfavorevole rimane la posizione dell´Italia, per entrambi gli indicatori. I giovani La domanda di lavoro in contrazione ha sensibilmente ridotto le possibilità di ingresso nel mercato del lavoro delle giovani generazioni. In Toscana il tasso di disoccupazione giovanile 15-24 anni nel 2013 è risultato pari al 33,4%, inferiore al 40,0% medio italiano ma comunque su livelli rilevanti. Il divario negativo dalla media europea –dieci punti percentuali inferiore al dato toscano- è in questo caso notevole. Dall´inizio della crisi, l´occupazione giovanile nella più ampia fascia dei 15-29 anni, dove il tasso di disoccupazione del 2013 è al 21,9, si è ridotta di circa 52.000 unità. Le criticità per i giovani derivano in primo luogo dalla riduzione secca delle assunzioni, che blocca il passaggio dal sistema istruzione-formazione al mercato del lavoro, aggravato dalla debole interazione tra mondo della scuola e lavoro. Neet al 20% Si è accentuato il fenomeno dei cosiddetti Neet, i giovani che non studiano e non lavorano, che nella regione sono saliti nel 2013 al 20% dal 13% del 2008. In valori assoluti 101.000 persone nella fascia 15-29 anni, rispetto ai 66.000 del 2008. Il 41% di essi è disoccupati (attivo nella ricerca di un lavoro) e il 59% inattivo (scoraggiato, in attesa ecc.). Il 55% è composto da giovani donne, il 45% da maschi. Le donne in recupero Nel 2013 l´occupazione femminile ha manifestato segnali di recupero, contrariamente a quella maschile, riducendo quindi un gap di genere che però resta ancora elevato. Diversamente da quanto emerso nelle altre regioni, in Toscana il tasso di occupazione delle donne è aumentato, passando al 56,4% dal 55,4 del 2012. L´aumento delle forze di lavoro e della partecipazione al mercato del lavoro ha però determinato anche un incremento del tasso di disoccupazione di circa mezzo punto percentuale, salendo cioè al 10,1% dal 9,5% del 2012. In sostanza, l´aumento dell´offerta di lavoro non è stato assorbito totalmente da una domanda ancora su livelli modesti, seppure in ripresa. Nel complesso la Toscana ha accentuato la differenza positiva dai valori della media nazionale, e la disoccupazione femminile risulta di sotto della media Ue. Il tasso di occupazione delle donne toscane resta però ancora inferiore a quello europeo. Cassa integrazione La cassa integrazione nell´anno passato ha svolto un ruolo fondamentale per contenere gli effetti della caduta della domanda di lavoro. Nel 2013 in Toscana, secondo i dati Inps, sono state autorizzate 55 milioni e 600 mila ore di Cig con un incremento del +3,2% sul 2012. In termini di lavoratori equivalenti, le ore autorizzate sono state pari a 32.700 posti di lavoro full time.  
   
   
MILANO SI CANDIDA A OSPITARE IL VERTICE EUROPEO SULL’OCCUPAZIONE GIOVANILE  
 
Milano, 31 marzo 2014 - "Il prossimo vertice sull´occupazione giovanile dell’unione Europea dovrebbe svolgersi in Italia durante il semestre europeo: vorremmo che fosse Milano, capitale economica del Paese, la città scelta per ospitarlo." Questo l’invito rivolto da Cristina Tajani, Assessore comunale al Lavoro e Sviluppo Economico questa mattina al Ministro Poletti in occasione dell’incontro svoltosi presso lo stand del Comune di Milano a Fa´ la Cosa Giusta, la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili. "Credo - ha aggiunto l´Assessore - che Milano possa essere la città giusta per ospitare il vertice facendovi però partecipare oltre a tutte le rappresentanze istituzionali e governative anche i nuovi protagonisti del mondo del lavoro dai coworkers ai makers fino alle nuove esperienze d’impresa sociale che proprio in città si stanno diffondendo capillarmente sia per le mutate condizioni economiche sia perché rappresentano oggi le moderne espressioni del lavoro. Partendo da questi presupposti e da queste esperienze - continua l´Assessore Tajani- ritengo si possa oggi impostare un nuovo ragionamento sul lavoro, che eviti la precarizzazione ulteriore del lavoro giovanile, motivo per cui non mi convince il decreto del Governo oggi all´attenzione del Parlamento. Abbiamo una grande occasione rappresentata dal miliardo e mezzo della Garanzia Giovani (Youth Guarantee) sul cui utilizzo da parte dell´Italia il dibattito è ancora troppo confinato alle stanze degli addetti ai lavori. Ad oggi i Comuni, compresi quelli più grandi, sono esclusi dalla progettazione e gestione di quelle risorse. Dobbiamo quindi evitare che questa occasione si riduca a qualche tirocinio poco retribuito o a vecchie formule di avviamento al lavoro e aprire a progetti innovativi, co-progettati dai giovani, capaci di costituire concrete opportunità per l’occupazione giovanile." "Le Amministrazioni locali - conclude Tajani - proprio per la loro vicinanza ai cittadini e al territorio, sono le prime a percepire i cambiamenti e le evoluzioni del mercato e delle imprese: in quest’ottica possiamo mettere a disposizione del Governo e dei tecnici le nostre esperienze. A Milano negli ultimi due anni abbiamo dato avvio a percorsi a sostegno delle giovani start-up (sono circa 150 quelle nate nei 4 incubatori d’impresa frutto delle collaborazione tra Comune, Università e soggetti privati come Speed Mi Up, Poli-hub, e Air dedicato all’economia carceraria) e a esperienze di co-working che si sono affiancate ai percorsi più tradizionali di presa in carico dei soggetti più fragili. Giovani imprese che dimostrano di credere nel sistema Paese e nella sua capacita di reagire alla crisi, esplorando nuovi segmenti di mercato e nuove opportunità come quelle offerte dal terzo settore. Proprio in questo particolare ambito, ad esempio, abbiamo dato origine a Fabriq il primo incubatore esplicitamente rivolto a realtà sia profit sia no profit a forte vocazione sociale che in meno di tre mesi ha fatto registrare ben 50 progetti d’impresa che chiedono di essere incubati e aiutati a cresce."  
   
   
UMBRIA: FORMAZIONE CONTINUA, PRESENTATO SECONDO RAPPORTO REGIONALE  
 
 Perugia, 31 marzo 2014 – In Umbria, nel biennio 2011-2012, sono circa 7mila i lavoratori, oltre metà dei quali presenti in aziende in crisi o in difficoltà, formati con gli interventi di formazione continua di Regione e Province. È uno dei dati del secondo Rapporto sulla formazione continua in Umbria, presentato stamani nel corso di un incontro nella sede dell´Agenzia Umbria Ricerche, a Perugia. Il rapporto, che fa seguito al primo pubblicato nel 2012, è stato realizzato nell´ambito delle attività dell´Osservatorio permanente sulla formazione continua, costituito a seguito dell´accordo tra Regione Umbria e parti sociali nel 2009 ed insediato presso l´Agenzia Umbria Ricerche. L´obiettivo, è stato ricordato, è quello di riportare, nel modo più completo ed integrato possibile, le diverse componenti della formazione continua realizzate in Umbria, sia sul versante di quella finanziata attraverso il Fondo sociale europeo sia su quello dei Fondi paritetici interprofessionali. Nel contesto nazionale, la "performance" dell´Umbria è superiore, sia pur di poco, alla media: 55,6 per cento contro il 55 per cento nazionale. Nel biennio 2011-2012, si evidenzia nel Rapporto, la programmazione della Regione Umbria in materia di politiche formative e occupazionali rivolte alle persone occupate è stata fortemente influenzata dalla presenza della crisi economica. La Regione ha concentrato l´attenzione sulle attività necessarie a contrastarne e mitigarne gli effetti sia sui lavoratori che sull´intero sistema economico e sociale umbro, anche promuovendo azioni per accrescere il capitale umano e la competitività del sistema. Accordi e strumenti hanno modificato la programmazione in particolare del Programma operativo regionale 2007-2013 del Fondo sociale europeo, indirizzando un´importante quota delle risorse finanziarie dell´Asse "Adattabilità" verso i lavoratori di aziende in crisi e beneficiarie di ammortizzatori sociali in deroga, per mantenerne e aggiornarne le competenze professionali. Per questo, gli avvisi pubblici di formazione per gli occupati, non percettori di ammortizzatori sociali in deroga, hanno subito una riduzione. Entrando nel dettaglio, sono 265 i corsi collettivi di formazione continua conclusi nel biennio di riferimento e gestiti dalla Regione Umbria e dalla Provincia di Perugia (quelli finanziati dalla Provincia di Terni si sono conclusi nel 2010), finanziati nel periodo tra il 2008 e il 2010, i quali hanno riguardato 3340 lavoratori. Sono state erogate 6027 ore di formazione, concentrate principalmente nel 2011 (5206); in media un corso di formazione nel 2011 è durato 21,8 ore, mentre nel 2012 la durata media è stata di 30,4 ore. In prevalenza, si è trattato di corsi per l´aggiornamento in tema di salute e sicurezza del lavoro (il 20,4% del totale); seguono i corsi per l´aggiornamento di competenze in gestione e amministrazione aziendale (17 per cento) e in assistenza all´infanzia e servizi per i giovani (11,3 per cento). I corsi o moduli formativi per i dipendenti delle imprese interessate dagli ammortizzatori sociali in deroga, con frequenza obbligatoria, sono stati circa 1900 corsi e le partecipazioni sono state circa 19000. I lavoratori coinvolti sono stati 3704. La Regione Umbria e le parti sociali, per ampliare gli interventi di politiche attive del lavoro a favore dei beneficiari degli ammortizzatori sociali, hanno ritenuto opportuno introdurre anche nuove modalità: è stata prevista, infatti, l´erogazione di voucher per la frequenza di corsi di formazione presenti nel Catalogo unico dell´offerta formativa regionale. Nel 2012 sono stati realizzati e conclusi 227 corsi; a maggio 2013 ne risultavano conclusi altri 725 finanziati nel 2012 e altri 579 ne risultavano in corso. Complessivamente, nel periodo 2009-2013, comprendendo sia gli avvisi per la formazione che i voucher formativi, sono stati coinvolti in attività di formazione continua 6104 percettori di ammortizzatori sociali in deroga. Nel biennio di riferimento del secondo Rapporto, analizzando le fasce di età dei 3704 destinatari (provenienti dalle 1987 unità produttive coinvolte in richiesta di ammortizzatori sociali in deroga), si rileva una presenza quasi omogenea delle tre classi di età tra i 25 e 34 anni, tra i 35 e 44 anni e tra i 45 e i 54 anni, segno che la crisi ha colpito principalmente e in modo indistinto dai 25 ai 54 anni, anche se resta rilevante il dato degli over 55, con il 14,3 per cento. Dal punto di vista del genere, non si hanno forti differenze: il 52,6 per cento sono uomini. La maggior parte ha bassi titoli di studio. Nell´ambito delle attività dei Fondi Paritetici interprofessionali, cui le imprese private possono destinare lo 0,30 per cento dei contributi versati all´Inps e che sono promossi dalle organizzazioni di rappresentanza dei datori di lavoro e dei lavoratori, per quanto riguarda i corsi per i lavoratori occupati in posizioni non dirigenziali, considerato solo l´anno 2012, le attività formative realizzate in Umbria sono state 139, con quasi 12mila "partecipazioni", per un finanziamento complessivo che si aggira attorno ai 5,3 milioni di euro. I potenziali partecipanti sono tra i quasi 112mila dipendenti delle oltre 11mila imprese aderenti ai Fondi. Sono quasi 700 le aziende che sicuramente hanno visto i propri lavoratori partecipare alle attività finanziate dai Fondi paritetici interprofessionali, circa 2000 quelle che hanno visto i propri dipendenti partecipare alle attività di formazione continua regionali e provinciali e "solo" 262 quelle interessate dalla cassa integrazione in deroga. Non è escluso che le stesse imprese abbiano partecipato alle due tipologie di intervento. Dai dati, approfonditi con un´indagine diretta dell´Agenzia Umbria Ricerche e la collaborazione dei Fondi paritetici, rispetto al precedente Rapporto, emerge un aumento della intraprendenza e della capacità formativa delle imprese. Si è registrato un incremento complessivo di più di un quarto delle imprese aderenti a cui consegue un aumento di oltre il 10 per cento dei lavoratori. Una evoluzione su cui possono aver inciso diverse variabili, dall´attività di promozione sul territorio all´assetto dell´economia del territorio, ma anche la crisi economica: nei momenti del bisogno – si rileva – imprese e lavoratori cercano di "utilizzare" gli strumenti che hanno magari poco valorizzato quando le prospettive sembravano più rosee, sia sul piano dei risultati economici delle imprese sia su quello dell´occupazione. Se si considera comunque interessante e positivo il numero delle imprese coinvolte dai Fondi paritetici, anche se si tratta del 6% delle imprese aderenti ai Fondi in Umbria, si evidenziano nel Rapporto pure dei forti limiti: a differenza degli interventi gestiti dalle amministrazioni pubbliche, tutte le imprese aderenti – si sottolinea - dovrebbero essere consapevoli di essere potenziali "beneficiarie" degli interventi promossi dalle parti sociali attraverso gli Avvisi e i Fondi. E ancor più dovrebbero essere consapevoli e pronte ad utilizzare le risorse versate all´Inps e da questo ai Fondi, quelle imprese che aderiscono ai Fondi che prevedono il "conto azienda" e quindi la possibilità di avviare in autonomia ogni anno propri progetti aziendali o, in cooperazione tra loro, progetti interaziendali di formazione. Il secondo Rapporto sulla formazione continua in Umbria è stato realizzato da un gruppo di ricerca coordinato da Mauro Casavecchia (dell´Agenzia Umbria Ricerche), che si è avvalso dell´operato dell´esperto Franco Frigo e dei ricercatori Stefano Fanini, Enza Galluzzo ed Elisabetta Mancini. Il Rapporto è stato dedicato a Margherita Peccati e Daniela Crispolti, le due dipendenti regionali uccise mentre erano al lavoro il 6 marzo 2013. Daniela Crispolti aveva contribuito a impostare il lavoro di analisi dell´Osservatorio nella fase di avvio e avrebbe dovuto partecipare anche a questo studio. La pubblicazione è disponibile "on line" nel sito dell´Agenzia Umbria Ricerche ( www.Aur-umbria.it ).  
   
   
LOMBARDIA. SLOT, MULTATO BAR BRESCIA: LEGGE REGIONE FUNZIONA  
 
Milano, 31 marzo 2014 - "La legge regionale sulla ludopatia, mirata a contrastare il gioco d´azzardo patologico, sta producendo, a poche settimane dalla sua entrata in vigore i primi importanti effetti concreti. E´ notizia di oggi che la Polizia locale di Brescia ha multato con 5.000 euro, la titolare di un bar che non era in regola con la nostra normativa sulle slot machine. Infatti questo esercizio commerciale che ha installato una nuova ´macchinetta´, è all´interno della distanza di 500 metri dai luoghi sensibili, in questo caso una scuola, prevista dalla normativa regionale". Lo ha detto l´assessore regionale al Territorio, Urbanistica e Difesa del suolo indicata dal presidente della Lombardia come team leader della legge ´anti ludopatia´. Legge Regionale Funziona - "Dopo la sentenza del Tar lombardo che a Cantù, in provincia di Como - ha aggiunto l´assessore – ha negato nei giorni scorsi l´autorizzazione per l´installazione di nuove macchinette in un bar che non rispettava i requisiti minimi delle distanze, oggi da Brescia arriva un altro segnale forte per cercare di contrastare il fenomeno del gioco d´azzardo patologico sempre più spesso sinonimo di disagio sociale e disperazione. La legge regionale, dunque, funziona".  
   
   
PIEMONTE: NUOVO BANDO PER LE SCUOLE DELL’INFANZIA PARITARIE CHE ACCOLGONO BAMBINI ANTICIPATARI  
 
Torino, 27 marzo 2014 - Le scuole dell’infanzia paritarie che nel prossimo anno scolastico accoglieranno bambini “anticipatari” (quelli, cioè, che compiranno tre anni tra il 1 gennaio e il 30 aprile 2015), ma che non possono attivare le apposite “sezioni primavera” del Ministero per mancanza del numero minimo di sei iscritti, potranno accedere a un nuovo bando regionale. “Le sezioni primavera sono un servizio estremamente importante perché aiutano tutte quelle famiglie che hanno bambini ancora troppo piccoli per la scuola materna ma che hanno un grande bisogno del supporto del sistema scolastico per la gestione del proprio quotidiano – sottolinea l’assessore regionale all’Istruzione Alberto Cirio – Ma dove non è possibile attivarle per mancanza del numero minimo richiesto dal Ministero, pensiamo non solo alle città ma anche ai comuni più piccoli e alle scuole di montagna, la Regione ha scelto di intervenire in modo diretto sostenendo con proprie risorse l’accoglienza dei bambini anticipatari. Attingeremo ai fondi europei per le aree sottoutilizzate, che ci aiutano a fronteggiare i costanti tagli che subiamo dallo Stato”. Il Piemonte conta circa 1700 scuole dell’infanzia, 1100 statali e 700 paritarie. Di queste ultime, 100 sono gestite direttamente dai Comuni e 500 da enti religiosi e laici (gran parte dei quali associati alla Fism, la Federazione italiana delle scuole materne). Il nuovo bando (che uscirà entro la fine del corrente anno scolastico) prevede un investimento di 2,2 milioni di euro e rappresenta una delle quattro misure straordinarie che la Regione ha messo in campo per sostenere tutte le scuole dell’infanzia piemontesi, per un totale di oltre 10 milioni di euro: 1. 1,6 milioni di euro per le sezioni primavera, istituendo per la prima volta un meccanismo di continuità biennale che dà automaticamente diritto, alle scuole in graduatoria quest’anno, di ricevere il contributo anche per il 2014/2015 (senza quindi ripartecipare al bando, che sarà attivato solo per le nuove sezioni) 2. 2,2 milioni di euro per le materne paritarie che accolgono bambini anticipatari (dove non è possibile attivare le sezioni primavera per insufficienza di numero) 3. 7 milioni di euro per garantire in generale il servizio delle scuole dell’infanzia paritarie 4. Accelerazione dei pagamenti arretrati (che saranno saldati entro l’estate) “È inaccettabile che una scuola debba aspettare più di un anno per incassare il contributo che le spetta – aggiunge Cirio - La Regione Piemonte è la sola in Italia ad essere intervenuta con proprie risorse per compensare i tagli ministeriali sulle scuole dell’infanzia ed, in particolare, sulle fasce più deboli rappresentate dai bambini tra i due e i tre anni. Proprio quando le risorse sono poche – conclude Cirio - bisogna investirle sulle famiglie, per dare un sostegno concreto alla gestione quotidiana, spesso non semplice, di tutti i genitori che lavorano”.