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Notiziario Marketpress di Giovedì 12 Febbraio 2015
PREPARAZIONE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DEL 12 FEBBRAIO  
 
Strasburgo, 11 Febbraio 2015  - Di seguito il discorso di Frans Timmermans, Primo Vice-presidente della Commissione europea: Signor Presidente, Signore e signori, Qui quasi due mesi, il 16 dicembre, sono stato onorato con il Presidente Juncker per presentare il programma di lavoro della Commissione europea per il 2015. Come abbiamo convenuto, si tratta di un programma che si concentra sull´essenziale. Esso si concentra su un numero limitato di azioni concrete sulle vere priorità. Un totale di 23 iniziative che la Commissione si è impegnata politicamente per attuare in questo anno, tra cui la sicurezza agenda europea per il periodo 2015-2020. Nel frattempo, gli attacchi terroristici a Parigi e quelli sventati in Belgio hanno posto la questione della sicurezza, in particolare della minaccia terroristica, uno di tutti i media e al centro dell´attenzione. Il Consiglio europeo informale del 12 febbraio sarà l´occasione per l´Unione di riaffermare la sua determinazione a combattere ogni forma di terrorismo e hanno a questo proposito un ampio scambio di vedute - sia le azioni degli Stati membri (che hanno la responsabilità primaria in materia) che il supporto può portare l´Unione europea in termini di solidarietà, valore aggiunto e sostenere la fiducia reciproca. La lotta contro il terrorismo Gli attacchi in Francia ha causato un´onda d´urto che ha scosso l´Europa. Di fronte alla minaccia del terrorismo, dobbiamo agire con determinazione per rendere le soluzioni strutturali per questa sfida rivolta alla società europea e i nostri valori fondamentali. Agire in fretta è essenziale, ma agire in fretta sarebbe un errore. Bisogna mantenere la calma e lasciare il tempo per una riflessione profonda. Questo esame approfondito dovrebbe concentrarsi sui molti aspetti di una domanda difficile e complessa, a cui dobbiamo dare una risposta equilibrata, tenendo conto sia della necessità di garantire la sicurezza dei cittadini che per difendere i diritti umani e le libertà fondamentali. In nessun caso può essere quello di mettere in discussione il nostro comune modo di vita, la nostra libertà ei nostri valori condivisi, perché questo è esattamente ciò che vogliono i terroristi. Egli deve essere capire quevivre tutto questo deve essere più di una semplice convivenza, più di un semplice convivenza. Questo è quello di arrivare a conoscersi e di rispettare la vita che ognuno sceglie. Personalmente, non posso considerare un´Europa dove le comunità hanno la sensazione, come la comunità ebraica in questo momento in Gran Bretagna e la Francia, che forse non avrebbero un futuro in Europa. Se gli ebrei d´Europa sentono di non avere futuro in Europa, l´Europa non avrà futuro. Dobbiamo difendere i nostri valori e la nostra diversità, mentre la difesa della nostra sicurezza e unità. La nostra lunga storia europea ci ha insegnato: non ci può essere sicurezza senza libertà, e non ci può essere libertà senza sicurezza. Non possiamo separare le due questioni. Il veleno peggiore che noi conosciamo nella storia europea, è l´ansia, la paura, la paura. La paura crea una situazione vis-à-vis tra loro: ci guardiamo l´un l´altro con la paura, la paura che l´altro vuole minare la nostra posizione. Nella storia europea ha sempre portato al disastro. Se la sicurezza è in primo luogo di competenza degli Stati membri, l´Europa è comunque una parte importante della soluzione globale da sviluppare. Non c´è dubbio che ci sarà più la consultazione e il coordinamento tra la sicurezza europea, il meglio; e meno terroristi si adattano le lacune esistenti nella particolare applicazione e l´uso di strumenti di cooperazione esistenti. Per la verità è che la lotta al terrorismo europeo, dovrebbe prima iniziare con la semplice attuazione delle decisioni già approvato. L´unione europea ha un arsenale significativo in termini di legislazione e di strumenti europei in materia di sicurezza. La debolezza risiede in gran parte nella loro applicazione sul campo, che è spesso lontano dal vivere fino a ciò che è già stato deciso. Va ricordato che dal 1 dicembre 2014 da solo, la Commissione europea ha il diritto di avviare un procedimento nei confronti di reati degli Stati membri che, in tutto o correttamente non recepiscono le nostre regole comuni in questo settore. Si parla così tanto di Schengen, ma si parla spesso male perché, signore e signori, Schengen non è il problema, Schengen deve essere parte della soluzione. E prima di pensare a miglioramenti che potrebbero essere apportati al codice frontiere Schengen - e la Commissione è pronta, quando arriva il momento di fare il punto - prima che il primo passo sarebbe ancora fare pieno uso delle possibilità e flessibilità esistenti in base alle norme vigenti, come ad esempio la possibilità di reintrodurre incorniciato e modo limitato i controlli in tempo alle frontiere interne. Noi preferiamo agire rapidamente sulla base delle regole esistenti che ci permettono di perdere in un processo legislativo che durerà per anni, con un esito incerto. Molto lavoro è già stato avviato dalla Commissione con le autorità competenti degli Stati membri per facilitare l´uso di queste possibilità al meglio. Per concludere su questo punto, non credo sia saggio in questa fase a guidare i nostri sforzi per cambiare l´attuale quadro giuridico del codice frontiere Schengen. Dovrebbe anche finalmente ci stavamo muovendo sulla questione del registro unico europeo del Passenger Name Record (Pnr). Penso che ci sarà una risoluzione di mettere al Parlamento dopo questo dibattito, e ci tengo a sottolineare che accolgo con favore gli sforzi del Parlamento per facilitare la ricerca di una soluzione. La Commissione resta a disposizione del Parlamento e del Consiglio per facilitare una soluzione. Dobbiamo rafforzare la capacità dell´Unione europea in termini di intelligence e di analisi, tra cui posta all´interno di Europol di un centro integrato di intelligence sulle minacce del terrorismo e della radicalizzazione, così come una migliore utilizzazione delle strutture esistenti e migliorare ulteriormente gli scambi tra gli Stati membri, le agenzie dell´Ue e l´Intelligenza analisi del Servizio di azione esterna. Qui non è nuove regole, nuove misure; qui è il livello di fiducia tra gli Stati membri e tra i servizi interessati. E dobbiamo concentrarci, naturalmente, i nostri sforzi sulla prevenzione, per contrastare l´influenza dei movimenti radicali in alcuni dei nostri cittadini. E ´ancora un grosso problema per le imprese europee. Perché i giovani che sono nati qui, che fanno parte della nostra società, sono tentati da una ideologia nichilista che arma per attaccare mortalmente la stessa società da cui provengono? E ´ancora un grosso problema per tutti, anche a livello europeo. Abbiamo strumenti contro di essa. Dobbiamo avere una rete di allarme. Abbiamo bisogno di più dialogo con i rappresentanti delle religioni. Dobbiamo fare uno sforzo per creare la tolleranza spazio che l´Europa deve essere quello di avere un futuro comune, di avere un futuro europeo. Anche in questo caso, una Europa senza tolleranza non esiste, sarà frammentato, sarà un confronto europeo. Ucraina Siamo tutti, credo, nello spirito di Minsk oggi. Noi tutti speriamo che ci sarà la possibilità di una soluzione. Noi vogliamo la pace in Europa, vogliamo una soluzione pacifica dei problemi in Ucraina. Il Consiglio europeo informale il Giovedi sarà anche l´occasione per parlare di Ucraina, dove persistente violenza che condanniamo con la massima fermezza. Chiediamo con forza responsabile per i recenti attacchi di ostilità che sono già state troppe vittime innocenti finiscono. Non c´è, non ci può essere una soluzione militare alla situazione in Ucraina orientale. La soluzione può essere solo politica e registrarsi in conformità del diritto internazionale, l´indipendenza e la sovranità dell´Ucraina. Si trova nella piena attuazione degli accordi di Minsk. E ´questo, a questa domanda cruciale, oggi Converse la cancelliera tedesca e il presidente francese con Presidenti Putin e Poroshenko. Vorrei ricordare sostegno umanitario per la Commissione in Ucraina. Il mio collega Christos Stylianides era fino a poco tempo in Ucraina per esprimere la solidarietà dell´Unione europea con il popolo ucraino. La Commissione europea quest´anno in Ucraina un supplemento di $ 15.000.000 €, portando a 92 milioni il totale degli aiuti umanitari forniti dall´Ue e dagli Stati membri dall´inizio del la crisi. Grecia Il Consiglio europeo ha inoltre discutere i prossimi passi per la nostra moneta comune. La nostra solidarietà con il popolo greco è tutto, la Grecia è un grande paese e il popolo greco è un popolo coraggioso che hanno fatto enormi sacrifici; merita il nostro rispetto. Prima di tutto, che meritano la Grecia e dei greci, questo è un futuro, così come i loro figli e nipoti. È in questo futuro che viene a investire. Nelle discussioni in corso, vogliamo una soluzione che permette il popolo greco a guardare al futuro con aplomb, vogliamo una soluzione che sia equa per tutti, rispettata e rispettabile per tutti. Per la Grecia. E per tutti i cittadini europei, con i quali commesso precedenti governi greci. Come ha detto il presidente Juncker, l´Europa incontra la Grecia e la Grecia devono essere conformi con l´Europa. Credo in virtù del dialogo. Noi tutti vogliamo la Grecia ad essere un giocatore costruttivo nell´Ue. E tutti noi dobbiamo imparare a gestire un modo collettivo e solidale la nostra moneta unica. Al centro di tale gestione collettiva, vi è l´obbligo di costruire una forza solo intersecano e la solidarietà. E quando discuteremo l´intersezione della forza di alcuni, e la solidarietà degli altri, dobbiamo sempre garantire che tutti in Europa, rispettiamo la dignità di ogni nazione e di ogni popolo e abbiamo anche rispettato il regole sono quelle dell´Unione europea e che si applicano anche a tutti.  
   
   
PARLAMENTO EUROPEO, SIRIA E IRAQ: "LE PAROLE NON SONO SUFFICIENTI PER AIUTARE LE PERSONE"  
 
Strasburgo, 12 febbraio 2015 - I deputati hanno condannato la violenza del cosiddetto Stato islamico e hanno chiesto maggiori risorse per aiutare le vittime. A causa dei continui conflitti, 12,2 milioni di siriani hanno bisogno di assistenza umanitaria dal gennaio 2015. Nel corso del dibattito sulla crisi umanitaria in Siria e in Iraq l´11 febbraio, i deputati hanno anche ricordato il pericolo di alcuni cittadini europei che si uniscono ai gruppi jihadisti richiedendo una maggiore cooperazione con gli altri paesi. Il Commissario per gli aiuti umanitarii Christos Stylianides ha descritto la situazione umanitaria in Iraq, Siria e nei paesi vicini come "devastante". "Circa 20 milioni di persone hanno bisogno urgentemente di assistenza", ha detto, presentando la nuova iniziativa della Commissione che metterebbe più di 1 miliardo di euro per affrontare la situazione in Siria e Iraq. Elmar Brok (Ppe), il presidente della commissione Affari esteri del Parlamento europeo, ha chiesto una coalizione più ampia contro lo Stato Islamico: "Qatar, Iran, Turchia, ognuno deve essere una parte di questa coalizione per porre fine a ciò che Daesh [un altro nome per designare lo Stato Islamico] sta facendo". Victor Boþtinaru (S&d) ha descritto la situazione nella regione come "una delle più gravi crisi umanitarie della storia contemporanea." Ha aggiunto: "Le parole da sole non sono sufficienti per aiutare le persone in questa regione. Dobbiamo contare sulla Commissione e la comunità internazionale, gli attori locali e regionali hanno un ruolo importante da svolgere". Charles Tannock (Ecr) ha chiesto un´azione più incisiva per i cittadini dell´Unione europea che aderiscono all´Isis e agli altri gruppi jihadisti: "Dobbiamo coordinare la raccolta e la condivisione di informazioni". Marietje Schaake (Alde) ha sottolineato la mancanza di sostegno e di educazione per i giovani della regione. "Quando il rischio di una generazione perduta si trasforma in dura realtà? Non possiamo permettere che ciò accada", ha detto, chiedendo all´Ue di aumentare i suoi sforzi e cooperare maggiormente con i partner in Medio Oriente. Javier Couso Permuy (Gue) ha chiesto la fine del sostegno alle milizie e dell´acquisto di petrolio: "Dovremmo smettere di finanziare qualsiasi tipo di milizie e acquistare petrolio dai giacimenti controllati dallo Stato islamico". Alyn Smith (Verdi) ha detto che "lo Stato islamico è tanto una conseguenza quanto una causa" dei problemi della regione. "L´ue ha le mani più pulite rispetto alla maggior parte degli Stati membri in questo e noi sosteniamo la [Commissione] nei suoi sforzi", ha detto. James Carver (Efdd) ha criticato l´atteggiamento dei governi saudita e del Qatar rispetto all´Isis: "A meno che i sauditi accettino il loro ruolo nel permettere la propagazione di questa ideologia fondamentalista, il problema potrà solo espandersi ulteriormente". Marie-christine Arnautu (Non iscritti) ha dichiarato: "Le relazioni diplomatiche con la Siria sono necessarie per stabilire una cooperazione umanitaria, ma anche per il rilancio della cooperazione con le forze siriane e per la lotta contro le cellule jihadiste che rappresentano una minaccia per la stabilità dei paesi europei".  
   
   
PARLAMENTO EUROPEO, KARAS SULL´UCRAINA: "SE I COLLOQUI NON FUNZIONANO, IL RISCHIO DI UN´ESCALATION MILITARE AUMENTERÀ"  
 
Strasburgo, 12 febbraio 2015 - Gli Stati membri dell´Ue hanno rilanciato i colloqui di pace con la Russia e l´Ucraina per evitare un deterioramento ulteriore. Lunedì, la commissione per gli Affari esteri del Parlamento europeo ha discusso la situazione con Alexey Pushkov, il presidente della commissione Affari internazionali della Duma. Dopo la riunione, abbiamo incontrato Othmar Karas, deputato austriaco del Ppe e presidente della delegazione Ue-russia. Pensa che i nuovi colloqui tra la Germania, la Francia, l´Ucraina e la Russia porteranno alla pace? Riconoscere il diritto internazionale è fondamentale per raggiungere la pace e il rispetto del diritto internazionale è la base di un accordo. La Russia ha violato il diritto internazionale. La sua posizione risulta in contraddizione con gli accordi di Helsinki e il Memorandum sulla sicurezza di Budapest. Rispettare il protocollo Minsk è essenziale per un accordo tra l´Unione europea, l´Ucraina e la Russia. Se la Russia avesse rispettato il diritto internazionale, avrebbe aperto la porta al dialogo. Se non si trova una soluzione, altri paesi vicini come ad esempio gli Stati baltici, potrebbero essere a rischio? Molte persone hanno paura, ma il modo migliore per rassicurarli è quello di rispettare la legislazione vigente e di stringere degli accordi. Quando qualcuno non rispetta un accordo o infrange la legge, tradisce la fiducia dell´altro. Per questa ragione la condizione è che la Russia rispetti l´indipendenza e la sovranità dell´Ucraina aiutando anche a risolvere gli altri problemi. Pensa che sarebbe una buona idea se gli Stati Uniti fornissero le armi all´Ucraina? I problemi non possono essere risolti con le armi, solo dalle persone. La ricetta di Europa per il successo è il dialogo. Si tratta di parlare insieme e lavorare i problemi insieme. Per questo sono lieto che l´Unione europea e gli Stati membri stiano molte energie e tempo nei negoziati. Sono anche lieto che l´onorevole Puskhov sia in visita al Parlamento europeo. La cosa più importante è guardare l´altro negli occhi e discutere i problemi, senza passare alle armi. Mercoledì spero che verranno fatti dei progressi. Quando i colloqui non vanno lontano, il rischio di una escalation militare aumenta ogni giorno. Posso invitare tutti gli interessati a cogliere ogni opportunità per i negoziati. L´unica base per un accordo è il protocollo di Minsk.  
   
   
IL PARLAMENTO EUROPEO RIPRENDE LE INDAGINI SULLE OPERAZIONI DELLA CIA NEI PAESI UE  
 
Strasburgo, 12 febbraio 2015 - Le commissioni libertà civili, affari esteri e diritti umani del Parlamento riprenderanno, alla luce delle nuove rivelazioni del Senato degli Usa sull´uso della tortura da parte della Cia, le indagini sulle presunte accuse nei confronti della Cia riguardanti il trasporto e la detenzione illegale di prigionieri in paesi Ue, secondo quanto si afferma in una risoluzione approvata mercoledì. I deputati hanno nuovamente fatto appello agli Stati membri affinché indaghino su tali accuse e perseguano i responsabili. Nel documento approvato con 363 voti favorevoli, 290 voti contrari e 48 astensioni, i deputati affermano che la relazione del Senato statunitense pubblicata a dicembre "rivela nuovi fatti che rafforzano le accuse secondo cui alcuni Stati membri dell´Ue, le loro autorità, nonché funzionari e agenti dei loro servizi di sicurezza e intelligence, sarebbero stati complici nel programma di detenzioni segrete e consegne straordinarie della Cia, talvolta mediante pratiche di corruzione basate sull´offerta di ingenti somme di denaro da parte della Cia in cambio della loro collaborazione". Alla luce di tali nuove prove, il Parlamento incarica le commissioni libertà civili, affari esteri e diritti umani di riprendere le indagini sui presunti casi di trasporto e detenzione illegale di prigionieri in paesi europei da parte della Cia e di riferire in merito all´Aula entro un anno. Tale richiesta comporterebbe, ad esempio, l´invio di una missione d´inchiesta parlamentare negli Stati membri dell´Ue che presumibilmente ospitavano siti di detenzione segreta e la raccolta di informazioni ed elementi di prova pertinenti su possibili tangenti o altri atti di corruzione in relazione al programma della Cia. L´impunità deve finire Il clima d´impunità riguardante il programma della Cia "ha favorito il protrarsi delle violazioni dei diritti fondamentali", come evidenziato anche dai programmi di sorveglianza di massa dell´Agenzia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti (Nsa) e dai servizi segreti di vari Stati membri dell´Ue, sostengono i deputati, sottolineando che "non ci può essere impunità" per queste violazioni. Il Parlamento invita gli Stati Uniti a indagare sulle molteplici violazioni dei diritti umani causate dai programmi della Cia, nonché a cooperare con tutte le richieste degli Stati membri in materia di informazione, estradizione o mezzi di ricorso efficaci per le vittime in relazione al programma della Cia. Per quanto riguarda l´Ue, i deputati esprimono preoccupazione in merito agli ostacoli posti alle indagini parlamentari e giudiziarie, all´abuso del segreto di Stato e della classificazione di documenti, con la conseguente cessazione dei procedimenti penali. Hanno nuovamente chiesto agli Stati membri di indagare sulla presunta presenza, sul loro territorio, di prigioni segrete e di perseguire le persone coinvolte nell´ambito del programma della Cia. Il Parlamento esprime il suo orrore e la sua ferma condanna per le "raccapriccianti pratiche di interrogatorio" che hanno caratterizzato tali operazioni antiterroristiche illegali. Sottolinea inoltre la conclusione fondamentale del Senato degli Stati Uniti, secondo cui i metodi violenti applicati dalla Cia non hanno permesso di ottenere le informazioni necessarie a prevenire nuovi attacchi terroristici.  
   
   
PRESIDENTE REGIONE UMBRIA CATIUSCIA MARINI ELETTA PRESIDENTE GRUPPO PSE COMITATO REGIONI EUROPA  
 
Bruxelles, 12 febbraio 2015 - La presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, è stata eletta a Bruxelles presidente del gruppo del Pse (Partito socialista europeo) del Comitato delle Regioni d´Europa, di cui è membro effettivo. Nella precedente legislatura era vicepresidente del gruppo Pse. La presidente Marini si è detta onorata per la fiducia che il gruppo del "Pse" le ha riservato, nominandola presidente, ed ha sottolineato di aver assunto questo incarico con spirito di responsabilità, consapevole che richiederà particolare impegno. "La questione più importante dell´Agenda europea - ha affermato la presidente Marini - è senza dubbio quella relativa alla politica economica dell´Unione che la nuova Commissione è chiamata a realizzare. Essa ha un rilievo importantissimo perché incide anche sulle Regioni e le Città. Altrettanto importanti sono le questioni relative alla Grecia, al tema della sicurezza con la drammatica vicenda dell´Ucraina che impone all´Unione europea di svolgere un ruolo di primo piano per scongiurare derive devastanti per la pace nel nostro continente. Accanto a questi temi c´è poi anche quella della sicurezza e delle politiche di integrazione". La presidente Marini ha poi sottolineato che "Regioni e Comuni devono poter far sentir più forte la loro voce in ambito europeo e per questo lavorerò affinché il Comitato delle Regioni possa accrescere il suo peso nei processi decisionali dell´Unione europea". Tra gli impegni della presidente, l´attuazione della nuova programmazione comunitaria 2014-2020 e del piano di investimenti Juncker.  
   
   
RIFORMA COSTITUZIONALE: UN PERCORSO CHE VALORIZZI LE AUTONOMIE RESPONSABILI  
 
Trento, 12 febbraio 2015 - Il processo di riforma costituzionale in atto deve premiare le Autonomie responsabili. Lo ha detto il presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi ai presidenti delle Province autonome di Trento, Ugo Rossi, e di Bolzano Arno Kompatcher in un incontro che si è svolto poco fa a Palazzo Chigi. Alla riunione, alla quale hanno partecipato anche il sottosegretario Graziano Del Rio, e il ministro Maria Elena Boschi, nonché i capigruppo al Senato e alla Camera dei Deputati Daniel Alfreider e Karl Zeller, il presidente Renzi ha anche annunciato una visita in Trentino e in Alto Adige Südtirol che sarà programmata nelle prossime settimane. L’incontro è servito a confermare la validità della clausola di salvaguardia già inserita nel testo, a ribadire ulteriormente quanto già concordato con il governo in materia di disciplina del potere sostitutivo e a rilanciare l’impegno per la definizione dei prossimi passi. In particolare, sulla necessità di adeguare, nel rispetto delle specifiche prerogative, gli Statuti di autonomia alla riforma in atto, il presidente Renzi ha espresso la disponibilità a lavorare in un´ottica di valorizzazione delle autonomie responsabili al fine di garantire l’allineamento dei due percorsi di riforma. E sarà proprio questo il tema della prossima visita a Trento e a Bolzano del premier Matteo Renzi.  
   
   
LEGGE DELRIO: ANCI E UPI, PROPOSTE DI LEGGE REGIONALI NON NE COLGONO SPIRITO DIVERSE CRITICITA’: SPINTA A RIACCENTRARE FUNZIONI AMMINISTRATIVE SENZA DARE SEGUITO AL RIORDINO  
 
Firenze 12 febbraio 2015 - ‘’Le leggi regionali di riordino delle funzioni delle Province verso i Comuni e le Citta’ metropolitane non colgono, allo stato attuale, lo spirito della legge Delrio: le prospettive di riordino e di semplificazione amministrativa che la riforma propone sono state in gran parte disattese dalle Regioni’’. Lo affermano il segretario generale dell’Anci ed il direttore generale dell’Upi, Veronica Nicotra e Piero Antonelli, nel loro intervento al seminario sul tema che si e’ svolto questa mattina nella sede dell’Anci a Roma, nell’ambito delle iniziative formative dell’Accademia per l’Autonomia. ‘’Dal confronto fra le 13 proposte di legge presentate dalle Regioni – sottolineano Nicotra e Antonelli – emergono diverse criticita’, prima fra tutte una spinta a riaccentrare funzioni amministrative senza dare seguito al riordino. Una scelta – aggiungono – che e’ del tutto contraria alla direzione tratteggiata dalla legge Delrio, che riforma la pubblica amministrazione locale ponendo in primo piano il ruolo dei Comuni. Anche rispetto alle Citta’ metropolitane, le Regioni non hanno colto l’importanza della nascita del nuovo ente, non assegnando funzioni aggiuntive tipiche di un’Istituzione vocata allo sviluppo economico integrato del territorio. Auspichiamo – concludono Nicotra e Antonelli – che nella discussione nei Consigli regionali, che entro il 31 marzo portera’ all’approvazione dei Disegni di legge, si possano introdurre modifiche anche attraverso il confronto e il dialogo con Anci e Upi regionali. Se vogliamo raggiungere gli obiettivi della legge 56/14, dalla semplificazione dei processi al miglioramento dell’efficienza dei servizi ai cittadini, bisogna dar seguito al riordino delle funzioni, rafforzando le Citta’ metropolitane, spostando sui Comuni tutte le funzioni di prossimita’ e valorizzando il livello di area vasta con funzioni tipiche del governo del territorio’’.  
   
   
SI´ DEL MINISTERO ALLA RICHIESTA DELLA PROVINCIA DI TRENTO DI ISTITUIRE AUTONOMAMENTE IL FONDO DI SOLIDARIETA´ TERRITORIALE  
 
Trento, 12 febbraio 2015 - Il progetto di costituzione di un Fondo di solidarietà territoriale e intercategoriale a favore delle imprese escluse dal campo di applicazione della cassa integrazione guadagni, prima esperienza di questo genere in Italia, può ora avanzare senza indugio. Il Ministero del lavoro ha infatti accolgo la richiesta avanzata dalla Provincia, con il suo vicepresidente Alessandro Olivi, e già contenuta nel protocollo sottoscritto con le Parti Sociali nell´aprile 2014, esprimendo il suo parere positivo. Un passaggio indispensabile al fine di attivare questo nuovo strumento, destinato a coinvolgere tutti i lavoratori del Trentino, non solo quelli appartenenti ad aree contrattuali interessate da iniziative a livello nazionale. "Il fondo - spiega Olivi - si qualifica come una sorta di Laborfond di nuova generazione per imprese sotto i 15 dipendenti. L´obiettivo è di dare copertura finanziaria al reddito di continuità, che vuole diventare di qui in avanti un ammortizzatore sociale che integra quello statale e via via ne assume le funzioni, garantendo una copertura più ampia e più efficace ai lavoratori interessati. Siamo molto soddisfatti anche perché il parere del Ministero non era affatto scontato, ma evidentemente i rapporti che abbiamo costruito negli ultimi mesi stanno dando i loro frutti: ci sono ora tutte le condizioni per fare si che ancora una volta Il Trentino si qualifichi come un avamposto avanzato, in Italia, per le politiche del lavoro più innovative". "La delega sugli ammortizzatori sociali - sottolinea ancora Olivi - è stata pensata non semplicemente per ereditare delle competenze prima in capo allo Stato, ma per mettere in campo strumenti e politiche sia attive che passive in grado di andare oltre a ciò che già esiste a livello nazionale. Quello che manca per completare il quadro è appunto il reddito di continuità, ovvero quell´ammortizzatore sociale con il quale possiamo dare un sostegno ai lavoratori che sono esclusi dall´applicazione degli altri ammortizzatori. Il reddito di continuità diventa fondamentale perché va ad assumere lo stesso fine che oggi riveste il reddito di attivazione, cioè integrare e implementare il sostegno al reddito dei lavoratori delle imprese più piccole, nella prospettiva, ormai non lontana, che la cassa in deroga, oggi finanziata dallo Stato, non sia più sufficiente a coprirne il fabbisogno". Vediamo di riepilogare i termini della questione sul piano tecnico. I fondi di solidarietà sono indicati dalla legge Fornero come lo strumento destinato a prendere il posto della cassa integrazione guadagni in deroga, la cui esistenza è prevista fino al massimo al 2016. Proprio la cassa integrazione in deroga ha consentito dal 2009 alle imprese con meno di 15 dipendenti di poter salvaguardare il proprio patrimonio professionale e di evitare il licenziamento del personale temporaneamente in esubero attraverso finanziamenti erogati dallo Stato e dalla Provincia. L’utilizzo di questo strumento è stato sin’ora importante, con un livello di spesa complessivo negli anni 2013 e 2014 superiore ai 10 milioni di euro. Nello stesso periodo la Provincia ha indicato nel reddito di continuità la leva idonea a realizzare, nell’ambito degli strumenti di conservazione dei rapporti di lavoro, la delega conferita dallo Stato in materia di ammortizzatori sociali. Anche le Parti Sociali hanno maturato la consapevolezza dell’opportunità di garantire alle imprese ed ai lavoratori meccanismi stabili di possibile salvaguardia dei rapporti di lavoro nei periodi di crisi temporanea. Con protocollo proposto dal vicepresidente Olivi e sottoscritto il 12 aprile 2014, Provincia e Parti Sociali hanno individuato nel fondo di solidarietà territoriale lo strumento idoneo a consentire alle imprese con meno di 15 dipendenti di sospendere i rapporti di lavoro con i propri collaboratori momentaneamente in eccesso, anziché licenziarli. Il fondo territoriale si distingue per essere riferibile a tutte le categorie contrattuali e potrà avvantaggiarsi della gestione presso l’Inps e di finanziamenti non solo privati, ma anche provinciali. Per il vicepresidente Olivi "l’ipotesi del fondo di solidarietà territoriale è unica nel panorama nazionale poiché promuove la logica inclusiva del territorio, come a suo tempo si fece per il fondo di previdenza complementare Laborsfond, anziché della singola categoria economica e contrattuale. Il fondo territoriale è destinato a coinvolgere tutti i lavoratori del Trentino, non solo quelli appartenenti ad aree contrattuali interessate da iniziative a livello nazionale". La percorribilità del progetto trentino era subordinata al parere favorevole del Ministero del lavoro, che dopo lunga riflessione e dialogo con la Provincia, è finalmente arrivato. Ora, l’istituzione del Fondo dipende tecnicamente dalla sottoscrizione di un contratto o accordo collettivo da parte delle organizzazioni sindacali e imprenditoriali comparativamente più rappresentative a livello nazionale. L’assessore Olivi ha già preannunciato la prossima convocazione delle parti per far avanzare il progetto.  
   
   
LA GIUNTA DELLA CALABRIA HA NOMINATO I DIRIGENTI REGGENTI DEI DIPARTIMENTI REGIONALI  
 
 Catanzaro, 12 febbraio 2015 - La Giunta regionale si è riunita sotto la presidenza del Presidente Mario Oliverio. Su proposta dell´Assessore al Personale Vincenzo Ciconte sono stati nominati i dirigenti reggenti dei nuovi Dipartimanti regionali che, a seguito della riduzione fatta dalla Giunta, sono passati da quattordici a dieci. Sono stati nominati anche i Dirigenti dell´Avvocatura, dell´Audit e della Sua. I reggenti sono stati nominati alla direzione dei Dipartimenti per il tempo strettamente necessaio all´espletamento dell´avviso pubblico attraverso il quale si procederà alla selezione ed alla nomina dei Direttori generali che avranno il compito di dirigere i Dipartimenti per il futuro. La Giunta, nella stessa delibera di nomina, infatti, proprio per voler sottolineare il carattere di temporaneità che riveste la nomina dei reggenti, ha dato incarico al dirigente, cui è stata affidata la reggenza del Dipartimento “Personale”, di procedere alla pubblicazione dell´avviso per le procedure di selezione dei Direttori generali. Il criterio adottato per la nomina dei reggenti è stato quello di utilizzare dirigenti di ruolo interni alla Regione. Proprio per sottolineare il carattere temporaneo e transitorio degli incarichi, sono stati utilizzati dirigenti già incaricati della reggenza e/o impegnati in tali funzioni o vicari. Questi i Dipartimenti con i nomi dei dirigenti reggenti: “Presidenza”: Giuseppe Bianco; “Organizzazione, Risorse umane e Controlli”:luigi Bulotta; “Bilancio”: Filippo De Cello; “Programmazione Nazionale e comunitaria”: Fortunato Varone; “Infrastrutture e Lavori Pubblici”: Domenico Pallaria; “Sviluppo economico, Lavoro e politiche sociali”: Antonio De Marco; “Risorse agricole e forestali”: Carmelo Salvino; “Tutela della salute”: Bruno Zito; “Turismo, Beni culturali, Cultura ed Istruzione”: Pasquale Anastasi; “Urbanistica, Ambiente”: Domenico Pallaria. Alla Struttura “Avvocatura”: Benito Spanti; Autorità di Audit: Carmelo Barbaro; Stazione Unica Appaltante: Mario Donato.  
   
   
FONDI COMUNI CONFINANTI: NUOVO METODO, PIÙ PESO PER BOLZANO E TRENTO  
 
Bolzano, 12 febbraio 2015 - Un doppio bando da complessivi 48 milioni di euro per recuperare il tempo perduto nel 2013 e nel 2014, ma soprattutto un nuovo metodo di redistribuzione delle risorse che prevede un maggiore peso per le Province di Bolzano e Trento. Con l’incontro di questa mattina (11 febbraio) a Roma, cui ha partecipato il presidente Arno Kompatscher, riparte l’attività del Fondo comuni confinanti. Dopo l´intesa raggiunta lo scorso settembre sul rilancio del fondo perequativo tra Governo nazionale, Lombardia, Veneto e Province di Bolzano e Trento, ora si rimette in moto anche la parte legata ai finanziamenti. Il presidente Arno Kompatscher, infatti, ha partecipato a Roma al primo incontro del "nuovo corso", durante il quale è stato innanzitutto deciso di recuperare il terreno perduto negli ultimi anni. Il Comitato paritetico per la gestione delle risorse finanziarie, presieduto dal parlamentare bellunese Roger De Menech, ha dato il via libera ad un doppio bando relativo ai 24 milioni di fondi accantonati per il 2013 e il 2014: un totale di 48 milioni di euro, dunque, al quale potranno attingere solamente i 48 comuni che confinano direttamente con le province di Bolzano (6) e Trento (42). I progetti, finanziabili dal Fondo con un tetto massimo di 500mila euro, potranno riguardare le infrastrutture, l´ambiente, i servizi sociali, la cultura, la formazione, l´edilizia abitativa, il trasporto pubblico, il turismo, il commercio e l´innovazione. Diversa, invece, la situazione per il futuro, con il presidente Arno Kompatscher che sottolinea come "Bolzano e Trento avranno un maggiore peso nelle decisioni circa l´assegnazione dei fondi, e avrà maggiore spazio anche la concertazione sovraregionale". Le modalità di gestione dei progetti finanziati dalle Province di Bolzano e Trento (40 milioni di euro all´anno per ciascuna Provincia) allo scopo di favorire uno sviluppo dei territori confinanti di Lombardia e Veneto, sono stati infatti rivisti: degli 80 milioni annui complessivi, 24 sono destinati ai bandi per i progetti presentati dai Comuni, mentre 56 saranno assegnati di comune accordo tra Regioni e Province autonome nell´ambito del Comitato paritetico di cui fanno parte, oltre a De Menech, i presidenti di Veneto e Lombardia, nonché delle Province di Bolzano, Trento, Belluno e Sondrio. I progetti, anche pluriennali, dovranno favorire la valorizzazione e lo sviluppo economico e sociale dei territori confinanti con Alto Adige e Trentino, sostenendo l´integrazione e la coesione.  
   
   
AUTONOMIE LOCALI: RIFORMA FVG NON PREVEDE ESUBERI  
 
Udine, 12 febbraio 2015 - "Il percorso di riforma che riguarda anche il personale degli Enti locali, e in particolare delle Province, a differenza di quanto accade nelle Regioni a statuto ordinario, ci consentirà di riassorbire ragionevolmente il personale, nell´ambito della riorganizzazione del sistema delle autonomie locali". Lo ha ribadito a Udine l´assessore regionale Paolo Panontin, in occasione dell´incontro con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali del sistema delle Autonomie del Friuli Venezia Giulia. "Sulla base dei dati che abbiamo a disposizione - ha aggiunto l´assessore - la quota delle cessazioni e delle uscite del personale dalla Regione e dagli Enti locali ridurrà il problema a un numero di unità che riteniamo facilmente riassorbibile". "Per il resto - ha precisato Panontin - si tratta di personale che avrà procedure di mobilità legate alla riorganizzazione". Panontin, che era accompagnato dal direttore generale della Regione Roberto Finardi, ha dunque inteso fugare le perplessità e le preoccupazioni che erano state espresse dalla componente sindacale sugli effetti che la riforma avrebbe avuto, nel Friuli Venezia Giulia, a seguito della realizzazione delle Unioni territoriali intercomunali e del progressivo svuotamento delle Province. Nel corso dell´incontro sono stati trattati anche i temi inerenti la futura Agenzia regionale del Lavoro, che sarà oggetto del prossimo incontro tra Panontin e le stesse rappresentanze sindacali.  
   
   
AUTONOMIE LOCALI: ASSESSORE FVG ANTICIPA RIFORMA CONSIGLIO AUTONOMIE  
 
Udine, 12 febbraio 2015 - L´assessore regionale alle Autonomie locali Paolo Panontin, ha voluto anticipare all´Ufficio di presidenza del Consiglio delle Autonomie locali (Cal) il disegno di legge che mira ad adeguare lo stesso organismo alla riforma. Panontin ha inteso integrare la procedura ordinaria che viene seguita abitualmente, proprio per manifestare la piena disponibilità personale, e dell´Esecutivo regionale, alla massima condivisione della norma che conterrà i connotati della riforma del Cal. Sulla base della norma che, ha ribadito l´assessore, "tiene conto delle nuove Unioni territoriali comunali, ogni territorio deve trovare una netta rappresentatività all´interno del confronto e del raffronto tra il Cal e l´Amministrazione regionale". Lo spirito della riforma del Consiglio delle Autonomie, ha soggiunto Panontin, esprime la volontà di rafforzare il Cal, per favorire la coesione tra le istituzioni regionali. L´organismo, ha poi precisato, "sarà la sede unica di confronto tra la Regione e le Autonomie locali, tanto che gli verranno attribuite le funzioni della Conferenza socio-sanitaria, proponendo inoltre la partecipazione alle sedute dell´organismo consultivo ai rappresentanti delle minoranze linguistiche, come sono individuati dalla legge, e alle organizzazioni degli enti locali (Anci e Uncem)".  
   
   
TRENTO: ISTITUITO IL NUCLEO DI ANALISI DEGLI INVESTIMENTI PUBBLICI VALUTERÀ LE PROPOSTE DI PARTENARIATO PUBBLICO-PRIVATO  
 
Trento, 12 febbraio 2015 - Si chiama Navip, ovvero nucleo di analisi degli investimenti pubblici. Il suo compito sarà quello di supportare la Giunta provinciale nel valutare l´interesse pubblico e la convenienza di iniziative finanziabili con la finanza di progetto, relative agli investimenti di Provincia, comuni e comunità di valle. E’ stato istituito oggi dalla Giunta provinciale per dare una prima attuazione agli adempimenti in materia di partenariato pubblico-privato previsti dall´ultima finanziaria. Il Nucleo di analisi e valutazione degli investimenti pubblici (Navip) svolgerà attività di supporto istruttorio alle decisioni della Giunta provinciale in materia di interventi finanziati dalla Provincia da realizzare con l´apporto di capitali privati. E’ composto da esperti del settore, di cui uno designato dal Consiglio delle autonomie locali e dipendenti pubblici. Il nucleo collabora con gli enti locali coinvolti per verificare la corrispondenza delle concrete caratteristiche dell’intervento all’effettiva realizzabilità mediante strumenti di partenariato, anche per ridefinire il fabbisogno minimo dell’ente locale relativamente all’intervento e per individuare lo specifico strumento utilizzabile. In questa prima fase l´operatività riguarderà la valutazione dei progetti presentati dal cd "promotore attivo". Una volta definiti i criteri riferiti alle opere comunali, il nucleo si occuperà anche degli investimenti dei comuni. Questi i componenti scelti dalla Giunta in sede di prima attuazione: Paolo Nicoletti, direttore generale della Provincia, con funzioni di coordinatore; Raffaele De Col, dirigente generale del Dipartimento infrastrutture e mobilità; Claudio Moser, dirigente generale del Dipartimento sviluppo economico e lavoro; Sergio Bettotti, dirigente generale del Dipartimento cultura, turismo, promozione e sport; Fulvia Deanesi, dirigente generale del Dipartimento affari finanziari; Luca Comper, dirigente generale del Dipartimento organizzazione e personale; Giovanni Paolo Bortolotti, esperto aziendalista (attuale presidente di Patrimonio del Trentino spa); Lorenzo Bertoli, direttore generale di Cassa del Trentino S.p.a.; Alberto Brandolini, dirigente Area Grandi Progetti di Cassa del Trentino S.p.a.  
   
   
FVG, IMMIGRAZIONE: 18 FEBBRAIO CONVOCATO TAVOLO SU PROTEZIONE INTERNAZIONALE  
 
Trieste, 12 febbraio 2015 - L´assessore regionale all´Immigrazione Gianni Torrenti ha convocato per mercoledì prossimo, 18 febbraio, a Udine il "Tavolo istituzionale regionale sulla Protezione internazionale", istituito a fine dicembre. Il Tavolo è stato sviluppato per contribuire a monitorare il sistema di accoglienza Fvg delle persone richiedenti e/o titolari di protezione internazionale e/o umanitaria, nonché per partecipare all´attuazione, a livello locale, delle strategie operative definite al Tavolo di coordinamento (previsto da un decreto legislativo del febbraio 2014 e già "aperto" alla Prefettura di Trieste) anche attraverso la formulazione di proposte (interventi e strumenti) per risolvere i problemi riguardanti l´accoglienza e l´integrazione dei richiedenti e/o rifugiati nel territorio regionale e la manifestazione di pareri ai fini dell´individuazione di eventuali nuove forme d´accoglienza. Al Tavolo regionale di martedì prossimo siederanno lo stesso assessore Torrenti, i massimi dirigenti delle direzioni Salute e Lavoro della Regione e i soggetti gestori di progetti Sprar (Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati in Friuli Venezia Giulia). Si tratta, come ha evidenziato l´assessore, di un Tavolo che, rispetto a quello della Prefettura, riveste una funzione più mirata, grazie anche ad una composizione specificatamente tecnica, ed è stata voluta anche per concretizzare le strategie operative definite proprio nella sede della Prefettura del capoluogo giuliano. "Successivamente, dopo questa prima riunione - ha indicato Torrenti - il Tavolo, per sua natura ´flessibile´ nella composizione, potrà essere allargato anche ad altri soggetti istituzionali del territorio. Penso ovviamente ed in primo luogo agli Enti locali", ha aggiunto l´assessore. Resta confermata, ha ribadito Torrenti, l´esigenza che Tarvisio partecipi al sistema di "accoglienza diffusa" dei richiedenti asilo sull´intero territorio regionale "non essendo più attuali soluzioni che prevedano l´insediamento in quella località di un Cara, espressione comunque impropria a designare l´ospitalità di alcune decine di richiedenti. Un´esigenza - ha precisato - già chiaramente espressa dalla presidente della Regione". "Auspico pertanto che questa politica di solidarietà verso chi ha veramente bisogno, possa vedere la fattiva partecipazione di tanti Comuni della regione: questa - ha concluso - è la soluzione in prospettiva che la Regione sta portando avanti.  
   
   
RIVOLTA PROFUGHI A VITTORIO VENETO (TV), ZAIA: SITUAZIONE COMPLETAMENTE FUORI CONTROLLO  
 
Venezia, 12 febbraio 2015 - “La situazione è completamente fuori controllo: i profughi impediscono ai veneti di andare a lavorare, agli studenti di andare a scuola e alla gente di girare per le strade del proprio comune. È una situazione indecente e che segnala il totale disinteresse del Governo per il problema della gestione dei profughi”. Queste le parole della Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, in riferimento alla rivolta dei profughi del Ceis di Vittorio Veneto che questa mattina hanno bloccato il traffico dal distretto sanitario di Serravalle fino a Revine Lago. “Questi episodi – continua il Presidente - sono la certificazione del fallimenti di Mare Nostrum che ha consentito l’arrivo di ondate di profughi senza alcun controllo. Con il risultato che oggi nei nostri territori abbiamo, secondo dati della Prefettura, circa 6000 persone di cui non conosciamo l’identità e che non sappiamo dove sono”. “In questo modo – sottolinea il governatore - la convivenza diventa insostenibile e rischia di trasformarsi in situazione di disagio o peggio rischia di alimentare la tensione sociale. In Veneto ci sono circa 200 mila disoccupati e moltissime persone che non arrivano alla fine del mese, le nostre comunità non ce la fanno più a sopportare questa situazione e i sindaci non hanno strumenti e risorse per risolvere la situazione.”. “La verità – continua il Presidente - è che il Governo scarica queste persone come dei veri e propri pacchi postali non preoccupandosi in nessun modo di cosa succeda loro una volta arrivati nei territori. Questa non è accoglienza, ma è solo un modo di scaricare il problema. È vergognoso quello che si sta facendo e denota in modo netto inciviltà e mancanza di rispetto. Il Veneto è un modello per l’integrazione e per questo dice basta a questa situazione indecente”. “Le nostre forze dell’ordine – conclude Zaia - stanno già facendo un lavoro straordinario nel controllo del territorio e sono certo che interverranno con tempestività per risolvere una vicenda vergognosa”.  
   
   
TRENTINO: PROFUGHI, L´INCONTRO PUBBLICO A MIOLA I RICHIEDENTI PROTEZIONE INTERNAZIONALE SARANNO COSTANTEMENTE SEGUITI  
 
Trento, 12 febbraio 2015 - La quindicina di profughi che verranno sistemati nei prossimi giorni al Garnì Villa Lory a Miola, frazione di Baselga di Pinè, saranno seguiti da uno staff di operatori con una specifica preparazione per i servizi previsti dal protocollo di intesa sottoscritto dalla Provincia autonoma di Trento con il Commissariato del governo per la provincia di Trento (vitto, alloggio, sostegno psicologico, mediazione culturale, supporto legale, gestione delle relazioni di convivenza interne ed esterne alla struttura, corsi di italiano e di educazione civica ecc.). Accanto a questa continua attenzione, vi sarà un costante dialogo con le forze dell´ordine. Le persone accolte chiedono protezione all’Italia perché si ritengono perseguitate e temono per la propria vita. Un rifugio che l´Italia, in base a normative nazionali e internazionali, ha il dovere di offrire. Il Trentino, su precisa richiesta del governo, fa la propria parte, come avviene, proporzionalmente alla popolazione, in tutte le regioni e province autonome. Sala gremita ieri sera a Miola per l´incontro fra la comunità, il sindaco Ugo Grisenti, la giunta e il consiglio comunale, l´assessora provinciale alla Salute e Solidarietà sociale Donata Borgonovo Re, il dirigente di Dipartimento Silvio Fedrigotti e il coordinatore responsabile del Cinformi Pierluigi La Spada. La popolazione locale ha espresso, anche vivacemente, preoccupazione per l´imminente arrivo a Miola di una piccola parte dei profughi attualmente accolti in Trentino e ospitati sinora al Campo della Protezione Civile di Marco di Rovereto. Preoccupazione di fronte alla quale la Provincia ha potuto fornire particolari rassicurazioni. “Non sono criminali, non sono ´scorie radioattive´ e non saranno lasciati soli”, ha detto l´assessora Borgonovo Re di fronte ai timori di parte della sala. Perplessità alle quali l´assessora e La Spada hanno risposto anche fornendo dati e prerogative dell´accoglienza. A cominciare dai costi, motivo in questi mesi di polemiche e strumentalizzazioni che, in questa sfavorevole congiuntura economica, hanno trovato terreno fertile. “I trenta euro al giorno a carico dello Stato per ogni profugo – è stato spiegato ieri sera – non sono dati ai richiedenti protezione internazionale; sono destinati, quasi completamente, alla gestione dell´accoglienza, fra l´altro con positive ricadute economiche sul territorio. Di questi trenta euro i profughi ricevono due euro e cinquanta per piccole spese quotidiane.” Ma è soprattutto sull´inserimento dei profughi nella comunità di Miola che l´assessora e il responsabile del Cinformi hanno voluto rasserenare gli animi. Chi all´interno del progetto di accoglienza sbaglia – è stato detto – viene subito allontanato. Per i primi sei mesi dalla presentazione della domanda di protezione internazionale i profughi non possono – per legge – lavorare. Questo tempo viene però valorizzato attraverso attività di formazione, a cominciare dall´apprendimento della lingua italiana, delle regole e delle leggi della comunità di cui i profughi oggi fanno parte. E proprio dai sindaci della Comunità Alta Valsugana e Bersntol, riunitisi poco prima dell´incontro di ieri sera, è giunto, attraverso le parole del primo cittadino di Baselga di Pinè, un segnale di disponibilità all´accoglienza a testimoniare un´apertura che, nonostante i toni accesi di ieri sera, il Trentino sa dimostrare nei fatti. Significativo, in tal senso, l´auspicio di una giovane pinetana intervenuta in chiusura di serata. “Sin dai tempi degli antichi greci e romani – ha detto – l´asilo è considerato un diritto inalienabile. Spero proprio che non sia la comunità pinetana a mettere in discussione il riconoscimento di questo diritto”.  
   
   
IMMIGRAZIONE IN PIEMONTE: NESSUN JIHADISTA AL CIE DI TORINO. I NUOVI GESTORI POTRANNO PRETENDERE IL PAGAMENTO DEL SERVIZIO ANCHE PER CHI NON C´E´  
 
Torino, 12 febbraio 2015 - L´assessora della Regione Piemonte con delega all´Immigrazione Monica Cerutti insieme al Garante regionale dei detenuti Bruno Mellano ha visitato il Centro di Identificazione ed Espulsione di Torino. È stata l´occasione per continuare il percorso di monitoraggio della struttura, conoscere i rappresentanti del nuovo ente gestore e verificare l´attendibilità di alcune notizie circolate in questi giorni su alcuni organi di stampa. Il Cie di Torino per la prima volta da quando è stato aperto è in mano ad un ente gestore di carattere privato: il 16 gennaio è avvenuto il passaggio dalla Croce Rossa Internazionale al raggruppamento temporaneo di imprese composto da Gepsa e dall’Associazione Culturale Acuarinto . Alcuni lavoratori impegnati con la vecchia gestione sono stati assorbiti nel nuovo organico del Cie di Torino, attualmente all´interno del centro sono impiegati 15 operatori, un assistente sociale, uno psicologo, sei medici, cinque infermieri e due addetti alla manutenzione. Gli ospiti della struttura sono 21 , in prevalenza marocchini, tunisini, algerini e nigeriani. Di questi circa il 50% è richiedente asilo e tutti hanno precedenti penali. La capienza attuale del centro è di 21 posti. La gestione ha comunicato che sono quasi al termine i lavori di ristrutturazione di due aree del centro, quella bianca e quella rossa, ognuna delle quali avrà una capienza di 35 posti. " Il Consiglio regionale del Piemonte mi ha dato mandato di operare per la chiusura del Cie e per questo lavorerò, ma è anche mio interesse verificare che le condizioni degli ospiti del centro siano il più dignitose possibili. Ho potuto riscontrare una continuità tra la gestione della Cri e quella Gepsa-acuarinto, un dato che in qualche modo ci rassicura " - ha dichiarato l´assessora della Regione Piemonte con delega all´Immigrazione Monica Cerutti che poi ha continuato - " Sono sempre più convinta dell´inutilità di quella struttura e dello spreco di risorse pubbliche che rappresenta. I soldi che verranno spesi da parte del Ministero per la ristrutturazione del centro e per il rispetto dei vincoli contrattuali potrebbero essere utilizzati per vere e proprie politiche di integrazione ". Il raggruppamento temporaneo d’imprese composto da Gepsa e dall’Associazione Culturale Acuarinto, dopo il primo mese di gestione, ha la facoltà di chiedere al Ministero il pagamento del servizio offerto fino al 50% della capienza massima del Cie. In sostanza il Cie di Torino ha una capienza massima di 180 posti ed è su questi numeri che è stata lanciata la gara d´appalto; attualmente gli ospiti sono 21; la nuova gestione potrà chiedere al Ministero di pagare lo stesso il servizio offerto fino a 90 posti. " La Croce Rossa non ha mai chiesto il pagamento di questa differenza, ma siamo consapevoli che è nell´interesse di un privato farlo. Il Ministero si trova davanti a due vie: o pagare la differenza, aumentare la capienza e riempire la struttura di ospiti, oppure chiudere il centro. Io sono convinta che si debba chiudere il centro " - ha dichiarato l´assessora Cerutti. L´assessora della Regione Piemonte con delega all´Immigrazione Monica Cerutti ha poi voluto verificare la notizia apparsa su alcuni organi di stampa secondo i quali all´interno del Cie sarebbero stati ospitati presunti Jihadisti: " I responsabili del centro hanno smentito questa notizia: non è percorribile se non solo dopo una modifica legislativa. Modifica legislativa che invece dovrebbe essere fatta in relazione alla concezione dei permessi di soggiorno. Attualmente il percorso di identificazione in carcere non è ancora avviato e allo stesso tempo un Paese civile non fa scontare una doppia pena a un individuo solo perché cittadino straniero " - ha c oncluso l´assessora Cerutti riferendosi a tutti gli ospiti che dal carcere vengono direttamente portati al Cie di Torino.  
   
   
ONE BILLION RISING, ANCHE LA PROVINCIA DI TRENTO AL FIANCO DELLE DONNE  
 
Trento, 12 febbraio 2015 - Nel 2013 (ultimo dato disponibile) le denunce furono 523 in Trentino, ma l´Istat ci dice che sono solo la punta dell´iceberg, appena il 10 per cento del totale dei casi di violenza subiti dalle donne. Di positivo c´è almeno un aumento delle denunce, che non significa affatto una recrudescenza del fenomeno, e che testimonia di come la "rivoluzione" invocata e stimolata da V-day per sconfiggere l´unica "guerra" davvero globale, quella degli uomini che usano violenza alle donne, stia conquistando sempre maggiore visibilità e consensi. Rivoluzione pacifica, affidata al corpo e alla danza, che sabato 14 febbraio, San Valentino, giorno degli innamorati, occuperà le piazze di Trento (piazza Dante), Arco, Rovereto e Cles per la terza edizione di One Billion Rising, la campagna mondiale del movimento di donne, ma anche uomini, che vogliono farla finita contro questa piaga dell´umanità. Con loro le tante associazioni di donne presenti anche nella nostra realtà, i Comuni che ospiteranno l´evento, ed anche le istituzioni provinciali, il Consiglio provinciale, la Provincia autonoma con l´assessorato alle pari opportunità e la Commissione provinciale pari opportunità tra donna e uomo. Tra il miliardo di persone che sabato diranno basta con il proprio corpo alla violenza di genere (un miliardo sono anche le donne nel mondo che subiscono violenza nell´arco della propria vita) ci saranno anche tante donne trentine, non solo quelle che fanno riferimento alla Rete V-day Trentino, alla Società Italiane Letterate, ad Arcilesbica, al Coordinamento Donne di Trento, per citare solo le realtà oggi intervenute presso la sede della Provincia alla conferenza stampa di presentazione dell´iniziativa, un incontro con gli organi di stampa al quale era presente anche l´assessora Sara Ferrari. "Un tema che troppo spesso rimane sommerso - ha affermato l´assessora - e che grazie anche ai nuovi linguaggi del protagonismo femminile affidati al corpo e alla danza può avere un impatto più ampio e diffuso verso la cittadinanza. Un problema che esiste anche in Trentino, dove la situazione è difficile, delicata e preoccupante, non dissimile da quella di altre aree del nostro Paese, alla quale rispondiamo rinnovando l´impegno che abbiamo assunto in questi anni, partendo in primis dalla conoscenza del fenomeno, che non riguarda solo la violenza sessuale, ma anche maltrattamenti, percosse, violenza psicologica, economica, verbale, una violenza che si nasconde dentro le relazioni tra le persone, dentro le nostre case." "Abbiamo scelto di potenziare il percorso di relazioni di genere dentro le scuole, stiamo formando anche le forze di polizia locale, in Trentino si è creata una rete di soccorso e supporto - ha aggiunto Sara Ferrari - ma occorre anche rimuovere le condizioni di sbilancio che esistono tra uomini e donne nella rappresentanza politico-amministrativa, un elemento che sta alla base della violenza e che ne è uno specchio. Lavoriamo perché a partire dalle nuove generazioni questo fenomeno si manifesti meno intensamente e perché anche gli uomini a cui non fa piacere far parte della categoria dei maltrattanti si lascino coinvolgere in una battaglia che è soprattutto di civiltà."  
   
   
DONNE IN TRENTINO E ISTITUZIONI: QUATTRO INCONTRI DAL 13 FEBBRAIO AL 20 MARZO  
 
Trento, 12 febbraio 2015 - La valorizzazione delle competenze, capacità ed esperienze femminili nella vita sociale ed economica è un fattore accertato di competitività per qualsiasi territorio, per questo è utile e necessario che le donne ci siano nei luoghi in cui si prendono le decisioni per la collettività. Nella prossima primavera si andrà al rinnovo delle amministrazioni comunali e quello sarà un momento in cui sempre più donne dovrebbero assumersi responsabilità pubbliche. Per stimolare la partecipazione delle cittadine trentine all’appuntamento elettorale e per fornire loro utili informazioni l´assessora provinciale alle pari opportunità Sara Ferrari, che ha effettuato nel corso di questi mesi una serie di appuntamenti sul territorio, uno per comunità di valle, assieme alle amministratrici locali, promuove un nuovo ciclo di quattro incontro a partire da venerdì 13 febbraio. Il tema è: "Donne in Trentino: impegnarsi oggi per costruire il domani". Gli incontri si terranno in quattro venerdì nella sala rosa della Regione autonoma Trentino Alto Adige, via Gazzoletti 2, Ii piano, dalle 14.30 alle 18.30. L’assessora Ferrari ricorda che “siamo l’unica Regione dove non vale la legge nazionale sulla doppia preferenza nelle elezioni comunali, che negli anni precedenti ha portato un deciso aumento di donne nelle assemblee rappresentative. Dobbiamo quindi stimolare e promuovere una sempre più massiccia disponibilità delle donne trentine a mettersi in gioco, per dare un contributo necessario al governo delle propria comunità.” Nel ciclo di eventi proposti saranno fornite informazioni anche sul ruolo del decisore locale, su come si conduce una campagna elettorale, su come lo sviluppo territoriale richieda la partecipazione di tutti. L’obiettivo è ridefinire insieme il significato e il valore della politica e tracciare possibili strade per essere presenti nel proprio paese o città. Si parte venerdì 13 febbraio, alle 14.30, nella sala Rosa della Regione, con un incontro sui temi: "Public speaking: come parlare in pubblico da candidata agli elettori" e di seguito "Come si fa una campagna elettorale". Relatore: Giorgio Narcisi. Il programma completo - Venerdì 13 febbraio 2015, dalle ore 14.30 alle ore 18.30, Sala Rosa della Regione Via Gazzoletti, 2 Ii° piano: “Public speaking: come parlare in pubblico da candidata agli elettori.” Relatore: dott. Giorgio Narcisi. “Come si fa una campagna elettorale?” Relatore: dott. Giorgio Narcisi. - Venerdì 20 febbraio 2015, dalle ore 14.30 alle ore 18.30, Sala Rosa della Regione, Via Gazzoletti, 2 Ii° piano: “Che cosa sono le discriminazioni di genere e come incidono nelle politiche delle Amministrazioni locali?” Relatrice: dott. Claudia Signoretti. “Quali decisioni assume un Amministratore Comunale e quali responsabilità.” Relatore: avv. Claudio Tasin. - Venerdì 27 febbraio 2015, dalle ore 14.30 alle ore 18.30, Sala Rosa della Regione, Via Gazzoletti, 2 Ii° piano: “Cos´è un bilancio comunale?” Relatore: dott.Fiorenzo Malpaga. “Cos´è una delibera, una mozione, un´interrogazione?” Relatore: dott. Fiorenzo Malpaga. - Venerdì 20 marzo 2015 dalle ore 14.30 alle ore 18.30, Sala Rosa della Regione, Via Gazzoletti, 2 Ii° piano: “Public speaking: prove pratiche come condurre brevi interventi pubblici.” Relatore: dott. Giorgio Narcisi. “Come si fa una campagna elettorale? Esempi pratici” Relatore: dott. Giorgio Narcisi.