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MARTEDI

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Notiziario Marketpress di Martedì 05 Dicembre 2006
RAFFORZARE LA POLITICA EUROPEA DI VICINATO STANZIAMENTI PARI A 12 MILIARDI DI € PER IL PERIODO 2007-2013  
 
Bruxelles, 5 dicembre 2006 - Il commissario per le relazioni esterne e la politica europea di vicinato Benita Ferrero-waldner ha preesentato nuove proposte volte a rafforzare e a sviluppare ulteriormente la politica europea di vicinato (Enp). La politica dell´Ue per i suoi vicini meridionali (Algeria, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Libia, Marocco, Siria, Tunisia, Cisgiordania e Striscia di Gaza) e orientali (Armenia, Azerbaijan, Belarus, Georgia, Moldova e Ucraina) è attuata da 18 mesi con buoni risultati. La nuova comunicazione intende accrescere l´impatto di questa politica proponendo diversi modi in cui l´Ue può aiutare i partner favorevoli alle riforme a rendere questo processo più rapido e più efficiente, offrendo contemporaneamente incentivi per convincere quelli che sono ancora indecisi. Le nuove proposte sono corredate di relazioni sui progressi registrati nei partner Enp dove l´attuazione dei piani d´azione è iniziata nel 2005 (Giordania, Israele, Moldova, Marocco, Tunisia, Ucraina, Cisgiordania e Striscia di Gaza). La comunicazione sarà di grande utilità per l´attività della presidenza tedesca nel primo semestre del 2007. Il commissario Ferrero-waldner ha dichiarato: “Questa nuova comunicazione offre notevoli incentivi ai nostri partner nell´ambito della politica di vicinato, politica che diventerà più mirata e incentrata su settori chiave di reciproco interesse come i contatti interpersonali, l´approfondimento delle relazioni commerciali e della cooperazione in materia di energia, migrazione e visti, nonché l´aumento del sostegno finanziario. Il nuovo Fondo d’investimento per la politica di vicinato darà un notevole contributo in tal senso. Anche se la politica di vicinato ha già ottenuto risultati positivi, l´Ue può fare molto di più. Dobbiamo conseguire l´ambizioso obiettivo di promuovere la pace, la stabilità e la prosperità economica nei paesi vicini, e il modo migliore per riuscirci è sostenere le loro riforme politiche ed economiche”. Gli stanziamenti che saranno destinati nel periodo 2007-2013 ai paesi Enp, pari a 12 miliardi di euro, superano del 32% in termini reali quelli del periodo di bilancio precedente. Al fine di ottimizzare l´impatto e l´effetto leva dei finanziamenti Ue, saranno intraprese le seguenti misure: - La Commissione proporrà di creare un Fondo d’investimento per la politica di vicinato, a cui gli Stati membri saranno invitati a contribuire, da utilizzare per mobilitare prestiti supplementari della Banca europea per gli investimenti, della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e di altre banche di sviluppo. Il contributo del bilancio comunitario ammonterebbe a 700 milioni di euro. Secondo le stime, i prestiti mobilitati tramite il fondo potrebbero raggiungere un importo più volte superiore a quello delle sovvenzioni. Un contributo degli Stati membri equivalente a quello comunitario permetterebbe al fondo di generare un importo estremamente ingente di prestiti agevolati. - Si stanzieranno inoltre 300 milioni di euro per un Fondo “governance” onde integrare le assegnazioni normali per i singoli paesi in modo da riconoscere e sostenere l´impegno dei partner che hanno fatto più progressi nell´attuare i rispettivi piani d´azione. La comunicazione odierna propone altresì: di offrire a tutti i partner Enp, a est e a sud, una prospettiva chiara di profonda integrazione commerciale ed economica con l´Ue, andando al di là del libero scambio di beni e di servizi per affrontare la questione delle barriere non tariffarie onde assicurare gradualmente una convergenza globale a livello normativo; di migliorare considerevolmente le procedure in materia di visti per determinati tipi di visitatori; di organizzare con i partner Enp riunioni ad hoc o riunioni periodiche tra ministri o tra esperti su argomenti come l´energia, i trasporti, l´ambiente e la pubblica sanità. Quest´impostazione multilaterale può integrare in modo efficace l´azione bilaterale su cui si basa l´Enp; di intensificare la cooperazione politica, associare più sistematicamente i partner Enp alle iniziative dell´Ue (dichiarazioni sulla politica estera, posizioni nei consessi internazionali e partecipazione ai programmi e alle agenzie principali dell´Ue); di rafforzare il ruolo dell´Ue nell´ambito della risoluzione dei conflitti nella regione; di rafforzare l´impostazione regionale a est prendendo spunto dalla cooperazione esistente nella zona del Mar Nero. .  
   
   
TUTTO È PRONTO PER IL 7PQ  
 
Bruxelles, 5 dicembre 2006 - «è stata una giornata memorabile», ha dichiarato il commissario europeo per la Scienza e la ricerca Janez Potocnik ai giornalisti subito dopo che il Parlamento europeo ha approvato gli emendamenti alla proposta del Settimo programma quadro (7Pq), elaborati in collaborazione col Consiglio. Benché il nuovo testo necessiti ancora dell´approvazione formale del Consiglio «Competitività», tale risultato dovrebbe essere conseguito senza problemi in occasione della riunione in programma per il 4 e 5 dicembre. La Commissione potrà quindi pubblicare i primi inviti a presentare proposte il 22 dicembre, come previsto, e avviare ufficialmente il più grande programma di ricerca europeo mai realizzato. Il 7Pq è suddiviso in quattro programmi specifici. Il programma «Cooperazione» sosterrà la cooperazione nel campo della ricerca in tutta una serie di aree tematiche specifiche. «Idee» finanzierà la ricerca orientata all´indagine attraverso un Consiglio europeo della ricerca (Cer) di recente istituzione. Il programma «Persone» sosterrà la formazione e lo sviluppo delle carriere dei ricercatori, mentre «Capacità» sosterrà il coordinamento e lo sviluppo di infrastrutture di ricerca, raggruppamenti di ricerca regionali, cooperazione internazionale e legami più stretti tra scienza e società. Il bilancio del programma di 54,582 Mrd Eur sulla base dei prezzi correnti è un «miglioramento notevole» secondo il commissario Potocnik. 50,521 Mrd Eur saranno destinati al programma della Comunità europea, e 2,751 Mrd Eur al programma Euratom (ricerca sull´energia ottenuta con la fusione, la fissione e la protezione dalle radiazioni), che riguarda il periodo 2007-2011. Altri 1,31 Mrd Eur sono previsti per Euratom per il 2012 e 2013. Le modifiche finali del 7Pq corrispondono alle priorità del Parlamento. Gli emendamenti presentati dal relatore ed europarlamentare polacco Jerzy Buzek garantiscono l´assegnazione di fondi alla salute infantile, alle malattie respiratorie, alle malattie trascurate e alla pesca, mirano a semplificare la partecipazione delle piccole e medie imprese (Pmi) e ad attribuire maggiore attenzione al ruolo di formazione scientifica del Centro comune di ricerca (Ccr). Gli eurodeputati si sono assicurati che la ricerca sull´energia rinnovabile rappresentasse una priorità insistendo sul fatto che la «parte più consistente» del bilancio per l´energia venisse destinata alle fonti rinnovabili e all´efficienza dell´utilizzo finale, e il resto venisse stanziato a favore delle tecnologie del carbone pulito e a quelle della cattura e dello stoccaggio del carbonio. «La frase in questione può significare una cosa soltanto, cioè che i due gruppi di tecnologie riceveranno più della metà del bilancio riservato alla ricerca non nucleare, vale a dire almeno 1 175 Mio Eur nei sette anni del 7Pq», ha dichiarato Didier Mayer, presidente dell´Agenzia europea dei centri per le energie rinnovabili (Eurec). Secondo i calcoli di Eurec, tale importo rappresenta un incremento in termini reali di circa il 40% rispetto all´importo medio speso per tali tecnologie nell´ambito del 6Pq. Gli emendamenti comportano inoltre un lieve adeguamento del bilancio: per tre dei quattro pilastri del 7Pq (Cooperazione, Idee e Persone) è previsto un leggero aumento dei finanziamenti, mentre per il quarto, Capacità, si prevede una riduzione. Un cambiamento è stato introdotto anche per quanto riguarda la prevista Risk Sharing Finance Facility (Rsff, ossia meccanismo di finanziamento con ripartizione del rischio), il cui scopo consiste nel facilitare l´accesso ai finanziamenti della Banca europea per gli investimenti (Bei), in modo da consentire il sostegno ai progetti di ricerca più rischiosi e reperire in questo modo maggiori fondi privati. Per quanto riguarda il Cer, gli europarlamentari hanno difeso la loro richiesta di una revisione intermedia, a cui la Commissione era inizialmente contraria, e hanno anche inserito un emendamento per garantire che, qualora la struttura del Consiglio europeo della ricerca dovesse necessitare di una modifica, ciò accadrà in collaborazione con il Parlamento mediante la procedura di codecisione. Un ulteriore cambiamento prevede un lieve aumento dei fondi disponibili per i costi amministrativi del Cer dal 3% su cui gli eurodeputati avevano insistito in precedenza, al 5%. Jerzy Buzek si è espresso in termini estremamente positivi riguardo alla qualità della proposta originaria della Commissione, affermando che il Parlamento ha modificato qualche punto, ma non l´idea alla base del programma o della sua struttura. Dei 2000 emendamenti degli eurodeputati, 700 sono stati messi ai voti, e quelli adottati migliorano il programma, ha dichiarato. Sia Jerzy Buzek che il commissario Potocnik hanno elogiato la collaborazione interistituzionale che ha reso possibile l´accordo. Jerzy Buzek ha anche ringraziato i colleghi parlamentari per aver messo da parte le divergenze politiche al fine di poter avviare con successo il 7Pq. «Spero che ciò serva da esempio per le discussioni future in Parlamento», ha aggiunto. Si potrebbe pensare che, con il lancio imminente del 7Pq, coloro che l´hanno elaborato stiano attendendo con impazienza una meritata pausa. Il 30 novembre Potocnik e Buzek hanno tuttavia dato un´impressione totalmente diversa. Jerzy Buzek ha dichiarato: «Non abbiamo ancora finito. Il lavoro comincia oggi. » Il prossimo passo è l´attuazione del programma, ha affermato, aggiungendo: «Dobbiamo convincere i governi nazionali, i politici, i ricercatori e la società che si tratta di un programma valido. Dobbiamo dare nuovo impulso alla ricerca europea. » Per Janez Potocnik il 7Pq ha indubbiamente rappresentato il progetto più importante dalla sua nomina a commissario per la Scienza e la ricerca nel 2004. Il programma potrà essere ormai vicino all´attuazione, ma non significa che il suo lavoro è finito. «Si tratta di un viaggio continuo e ininterrotto», ha osservato. Il Commissario sta ora rivolgendo l´attenzione al più lungo termine. Il 30 novembre ha dichiarato ai giornalisti di attendersi un nuovo dibattito sullo Spazio europeo per la ricerca (Ser) nel 2007. Poi nel 2009 ci sarà il dibattito sulle prospettive finanziarie dell´Unione europea. «Sarà correlato al dibattito sul futuro dell´Europa. Dobbiamo essere preparati», ha dichiarato, preparati a illustrare dettagliatamente ai politici quanto sia importante l´investimento nella ricerca per la competitività europea. Http://cordis. Europa. Eu/fp7 .  
   
   
UE: ACCORDO SULLE NUOVE REGOLE FINANZIARIE UEFORMALITÀ AMMINISTRATIVE MENO GRAVOSE E PROCEDURE SEMPLIFICATE  
 
Bruxelles, 5 dicembre 2006 -  Il Parlamento europeo e gli Stati membri hanno raggiunto un accordo definitivo sulla riforma della gestione del bilancio dell’Ue e sulla semplificazione dell’accesso ai fondi comunitari. Le nuove regole, che si basano su una proposta della Commissione del maggio 2006, permetteranno l’attuazione dei programmi dell’Ue nell’ambito del quadro finanziario 2007-2013. Dalia Grybauskaité, commissaria europea per la programmazione finanziaria e il bilancio, ha dichiarato: “L’accesso ai fondi Ue sarà ormai facilitato, in particolare per i piccoli beneficiari, e l’utilizzo dei crediti sarà, allo stesso tempo, più trasparente e debitamente giustificato. E’ un accordo positivo, una buona notizia per i cittadini europei”. Regole semplificate per facilitare l’accesso ai fondi Ue Formalità amministrative meno gravose e la semplificazione delle procedure faciliteranno l’accesso ai finanziamenti comunitari per i beneficiari abituali di sovvenzioni e contratti di importo modesto, come le Pmi, le scuole, le università, i laboratori di ricerca, le agenzie di sviluppo e i comuni. L’obbligo di provare che non esistano carichi pendenti né a livello giudiziario né a livello professione oppure la costituzione di garanzie per i pagamenti anticipati saranno, ad esempio, ridotti al minimo. Le procedure che regolano le sovvenzioni saranno semplificate grazie al ricorso più frequente ai pagamenti forfetari (in modo che i beneficiari non dovranno più fornire informazioni estremamente dettagliate su tutte le spese). L’esternalizzazione verso organismi privati di alcuni compiti minori, come l’organizzazione di conferenze e di viaggio per gli esperti invitati, permetterà di migliorare il rapporto costo/efficacia dei lavori. Come attore sulla scena mondiale, l’Unione europea avrà maggiore flessibilità per reagire prontamente in caso di operazioni di aiuto umanitario o di situazioni di crisi che si presentino alla fine dell’anno. Sarà anche più semplice delegare la gestione dei fondi Ue direttamente a organismi nazionali riconosciuti nei paesi terzi. Un migliore controllo pubblico attraverso un esame più minuzioso La maggiore trasparenza contribuirà a proteggere gli interessi finanziari dell’Ue. L’identità dei beneficiari dei crediti attraverso i fondi strutturali e agricoli dovrà essere resa pubblica, in modo da garantire trasparenza nell’utilizzo dei soldi dei contribuenti. La Commissione avrà a disposizione un nuovo strumento per prevenire le frodi e la corruzione grazie alla creazione di una banca dati centrale delle organizzazioni escluse dai finanziamenti comunitari. Questa banca dati conterrà tutte le informazioni utili sulle entità condannate per frode o corruzione negli Stati membri e nei paesi terzi che partecipano all’attuazione dei programmi Ue. Le nuove regole finanziarie miglioreranno le informative degli Stati membri sull’esecuzione dei fondi del bilancio Ue da loro gestiti (ossia il 76% del bilancio totale dell’Unione). Le amministrazioni nazionali si sono impegnate ad applicare sistemi di controllo interno efficaci e a procedere ai controlli necessari relativi ai fondi comunitari che gestiscono. Sintesi annuali delle operazioni di audit su questi fondi, redatte dagli Stati membri, daranno alla Commissione maggiori assicurazioni sulla buona esecuzione del bilancio comunitario. Il regolamento finanziario rivisto e le modalità di esecuzione collegate (la cui adozione è prevista per l’inizio del prossimo anno) saranno applicabili a partire dal 1° maggio 2007. .  
   
   
LA COMMISSARIA ALLE POLITICHE REGIONALI, DANUTA HUBNER, INTERVIENE AD UNA CONFERENZA PRESSO L’UNIVERSITÀ DI PAVIA, SUL TEMA “AUTORITÀ LOCALI: ATTORI CHIAVE NELLA GOVERNANCE DELL’EUROPA.  
 
 Pavia, 5 dicembre 2006 – Going local non significa perdere di vista la dimensione global. La creazione di network tra i vari enti locali può aiutare l’Europa a uscire dalla “crisi” in cui sembra essere caduta. E l’Italia è un esempio di come muoversi in tal senso: le amministrazioni locali italiane hanno dato un forte aiuto all’Europa, avvicinando i cittadini alle politiche europee. Anche le realtà più piccole possono dare grossi contributi e possono fare la ‘differenza’. “Queste novità non sono ancora riflesse nelle statistiche, e la sensazione della gente può essere ancora pessimista, ma tra breve anche Eurostat si accorgerà dei cambiamenti che si stanno generando in Europa”. Questo il messaggio della Commissaria alle Politiche regionali, Danuta Hubner, che ha tenuto una conferenza presso l’Università di Pavia, sul tema “Autorità locali: attori chiave nella governance dell’Europa. La conferenza è stata organizzata dalla Fondazione Romagnosi, ente istituito da Comune, Provincia e Università di Pavia, con la finalità di promuovere e diffondere una cultura innovativa del governo locale e della sua amministrazione. L’intervento della Commissaria Hubner è stato introdotto dal Rettore dell’Università di Pavia, Angelino Stella, dal Presidente della Provincia di Pavia, Vittorio Poma, dall’Assessore comunale di Pavia Franco Sacchi e dal Presidente della Fondazione Romagnosi e Preside della Facoltà di Scienze politiche, Fabio Rugge. Le sfide che la globalizzazione pone all’Europa richiedono strategie di integrazione locale, con il coinvolgimento di tutti. La velocità del cambiamento sociale ed economico tende a generare un senso di insicurezza. L’irruzione dei paesi emergenti sui mercati internazionali ha determinato effetti evidenti anche sul tessuto economico lombardo. Ora l’Ue comincia a essere vista, anche dai politici, come uno “scudo” contro tali effetti. Ma il compito dell’Ue non è impedire i fenomeni di globalizzazione ma di reagire ad essi cercando nuove strategie: i mercati non possono essere protetti. L’invecchiamento demografico, ha ricordato la Commissaria europea, pone problemi alla previdenza, “ma le conseguenze peggiori si hanno nell’incapacità della gente a mettersi in gioco, a rischiare”. Le spinte all’innovazione vengono meno e le richieste di “protezione” dall’esterno crescono. Compito della politica è gestire il cambiamento senza scorciatoie allettanti. Dove trovare allora le energie per il cambiamento? “Si sta già facendo strada, la vediamo nei governi locali” ha dichiarato Danuta Hubner. Paradossalmente i governi si sono allontanati dai cittadini e hanno perso efficacia innovativa, oltre che la fiducia della popolazione. Le misure sovranazionali mirano a superare la perdita d’iniziativa dei governi nazionali, ma i cittadini sentono lontana Bruxelles: “La fiducia venuta meno va allora ricreata, e ciò può avvenire a livello locale”. Questo livello garantisce infatti il controllo sulle politiche europee, coinvolgendo i privati, le istituzioni e le organizzazioni, le università, tutte quelle reti cioè che avvicinano i vari attori, fornendo un grosso contributo alla soluzione dei problemi. Ma la cosa più importante è che queste reti aiutano a generare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni europee. Le aspettative locali sono legittime e vanno riconosciute - ha aggiunto la Commissaria - coinvolgendo la cittadinanza a livello territoriale nelle grandi scelte e nei processi decisionali. Ma ciò può avvenire con efficienza solo se la leadership a livello locale è forte e responsabile. La capacità d’innovare non può venire dall’esterno, deve nascere dal basso: servono istituti finanziari locali, centri di formazione locali (Università) e soprattutto le autonomie territoriali e la società civile. In mattinata la Commissaria Hubner aveva incontrato il Governatore della Regione Lombardia Roberto Formigoni e ha poi concluso la sua giornata di impegni con una visita al Sindaco di Milano Letizia Moratti. .  
   
   
FORMIGONI: LOMBARDIA IN PIANO UE PER REGIONI D´ECCELLENZA IL PRESIDENTE HA INCONTRATO IERI IL COMMISSARIO HUBNER  
 
Milano, 5 dicembre 2006 - La Lombardia parteciperà ad un nuovo programma europeo ("Regioni per il cambiamento economico") destinato a mettere in rete le realtà più avanzate a livello continentale per realizzare progetti di cooperazione, sviluppo e crescita economica. Lo ha annunciato ieri il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, dopo aver incontrato, al 30esimo piano del Palazzo Pirelli, il Commissario europeo per le Politiche regionali, Danuta Hubner. "Il nuovo programma che l´Unione Europea sta lanciando per legare le Regioni europee d´eccellenza - ha detto Formigoni - è un nuovo e interessante capitolo che si affianca al lavoro che stiamo portando avanti da alcuni mesi per ottenere finanziamenti sulla competitività e in particolare su innovazione, ricerca e ambiente". "Il nostro obiettivo - ha proseguito Formigoni - attraverso la programmazione comunitaria per i prossimi 7 anni e in particolare il Programma Operativo Competitività, è valorizzare l´intero territorio regionale: non solo dunque le grandi città ma anche i piccoli centri e le zone montane". Apprezzamento per il Programma lombardo basato su "innovazione e società della conoscenza" è stato espresso dal Commissario Hubner, che ha sottolineato come la diversità territoriale che caratterizza la Lombardia sia una occasione di crescita. La presenza di industrie chimiche e farmaceutiche e di soggetti privati che mettono a disposizione investimenti in ricerca - portando la media lombarda in questo settore al di sopra di quella nazionale - sono, secondo il Commissario Hubner, elementi positivi nel confermare il ruolo della Lombardia come "motore di crescita". .  
   
   
LOTTA ALLA POVERTÀ: SI È APERTO A TRENTO IL SEMINARIO DEL CONSIGLIO D’EUROPA  
 
Trento, 4 dicembre 2006 - “Rinnovare il dialogo e la concertazione per lottare contro la povertà e l’esclusione sociale: poteri pubblici, reti cittadine, media”: questo il titolo del convegno organizzato dal Consiglio d’Europa in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento, apertosi oggi alla Sala della Cooperazione di via Segantini, con il saluti del direttore generale Alexander Vladychenko e del presidente della Provincia autonoma Lorenzo Dellai. Al centro dell’attenzione di questa due giorni – la seconda ospitata dal nostro capoluogo – la necessità di accrescere le sinergie fra amministrazioni pubbliche, reti di cittadini e mass media, per affinare gli strumenti di lotta alla povertà e all’esclusione e promuovere ad ogni livello la cittadinanza attiva. Tutto questo nella consapevolezza che i problemi posti dalla globalizzazione non si risolvono solo con il varo di politiche molto settoriali e “specializzate”, anche perché, è stato detto più volte nelle battute iniziali del seminario, oggi i confini fra ricchezza e povertà, o fra inclusione ed esclusione, non sono così netti né così chiari. Tre gli obiettivi indicati da Gilda Farrell, capo della Divisione dello sviluppo della coesione sociale, responsabile dell’organizzazione dell’evento: creare una “interrete europea” delle reti di solidarietà create dai cittadini e dalle associazioni che si occupano di finanza etica, commercio equo e solidale e solidarietà in genere; integrare il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente fra i criteri in base ai quali valutare la soddisfazione dei cittadini/consumatori; riformulare l’azione politica sia delle istituzioni europee sia degli Stati e delle amministrazioni locali Luca Pirozzi, portando i saluti della Commissione europea, ha ricordato che le politiche sociali sono, anche, un volano per le politiche tese a promuovere sviluppo e occupazione; ma deve essere vero anche il contrario, cioè che le politiche di sviluppo devono preoccuparsi di ridurre l’esclusione e promuovere la cittadinanza attiva, cosa che non sempre avviene (emblematico il caso dell’Irlanda, che ha sperimentato negli ultimi anni una crescita economica eccezionale, a cui si è accompagnata però anche una crescita delle persone a rischio povertà). Il presidente Dellai ha ripreso nel suo intervento le parole della Farrel, “bisogna creare un dialogo che non sia funzionale solo alle sovvenzioni che le reti dei cittadini ‘pretendono’ dagli enti pubblici”. Anche secondo il presidente della Provincia autonoma di Trento posti dai processi di globalizzazione (nuove povertà, immigrazione, lavoro precario ecc. ) necessitano “non soltanto di risorse materiali ma in primo luogo di una nuova governance. Regioni, Comuni, associazioni e comitati di cittadini, il mondo della scuola e della formazione, l’università e non da ultimo il mondo dell’informazione che qui è ben rappresentato con gli esponenti di alcune autorevoli testate nazionali: questi i soggetti territoriali attorno ai quali costruire patti e immaginare azioni comuni contro l’esclusione e per una società capace di valorizzare le risorse di ciascuno, assicurando a ciascuno il pieno esercizio dei suoi diritti di cittadinanza. “Certo, in Trentino – ha proseguito Dellai – la povertà non rappresenta un problema drammatico. Tuttavia sappiamo che è necessario attivarsi per tempo, al fine soprattutto di impedire che le difficoltà che già oggi si stanno manifestando fra le pieghe di un benessere diffuso non si ingigantiscano. Forti di questa convinzione abbiamo avviato una stagione di riforme che sta affrontando man mano tutti i nodi problematici: la casa, la terza età (con il pericolo della non-autosufficienza), gli svantaggi che colpiscono una parte del mondo femminile, l’immigrazione, infine l’universo giovanile, che va motivato e aiutato ad esprimersi come soggetto attivo e titolare di diritti. C’è una forte consapevolezza che alcune formule del vecchio welfare non reggono più. C’è, al tempo stesso, la volontà di elaborare risposte nuove. ” Domenico Porcaro, in rappresentanza del Ministero per la solidarietà italiano, ha sottolineato come anche per lo Stato centrale la priorità sia oggi quella di creare occasioni di dialogo e di concertazione fra soggetti pubblici e privati, non solo per mettere a fuoco i problemi ma anche per procedere alla stesura delle norme di riferimento, come è accaduto recentemente con il decreto sul lavoro in condizioni di schiavitù e come dovrà avvenire in futuro in materia di stupefacenti o di immigrazione. I lavori proseguiranno nel pomeriggio di oggi e nella giornata di domani fino alle 14 circa all’interno di quattro distinte sessioni. Fra i relatori che si alterneranno ricordiamo il parlamentare europeo Vittorio Agnoletto, il senatore Renzo Gubert e nella sessione dedicata al ruolo del mass media per incoraggiare le iniziative dei cittadini il giornalista della Rai 3 di Trento Alberto Folghereiter. .  
   
   
INTERREG ITA-SLO: 108 MLN EURO PER NUOVE STRATEGIE 2007-13  
 
 Trieste, 5 dicembre - Il programma di iniziativa comunitaria Interreg 3A chiude un ciclo ma, con una disponibilità finanziaria di 108 milioni di euro (+ 25 p. C. Rispetto al periodo 2000-06) ne apre subito un altro, rilanciando con nuovi obiettivi e moderne strategie la cooperazione transfrontaliera fra Italia e Slovenia. Rafforzare l´attrattività e la competitività dell´area interessata dal programma sarà il principale obiettivo strategico - ha annunciato l´assessore regionale alle Relazioni internazionali, Franco Iacop, durante la presentazione del partenariato istituzionale e socio-economico 2007-13 - per una squadra che, oltre a Friuli Venezia Giulia, Slovenia, Veneto e Provincia di Venezia, comprenderà anche le Province di Treviso e Ferrara. "Abbiamo sviluppato le capacità di dialogo fra territori contermini - ha commentato Iacop - ed ora daremo ancora più valore all´azione Interreg in funzione di una sempre più diffusa integrazione europea". La fase operativa si articolerà sostanzialmente in tre fasi, dall´azione politica alla condivisione delle progettualità attraverso l´individuazione degli obiettivi. Nel dettaglio - è stato illustrato dai funzionari regionali - sarà fondamentale assicurare un´integrazione territoriale sostenibile, aumentare la competitività e lo sviluppo di una società basata sulla conoscenza e migliorare comunicazione e cooperazione sociale e culturale, anche al fine di rimuovere le persistenti barriere. Ecco perché la cooperazione Italia-slovenia 2007-13 si articolerà in quattro assi prioritari di intervento: ambiente ed integrazione sostenibile, competitività e società della conoscenza, integrazione sociale ed assistenza tecnica. .  
   
   
MEF: DISPONIBILE ONLINE IL CALENDARIO 2007 DELLE EMISSIONI DEI TITOLI DI STATO  
 
 Roma, 5 dicembre 2006 - Il Ministero dell´Economia e delle Finanze comunica che il calendario 2007 delle emissioni dei titoli di Stato, curata dalla Direzione del Debito Pubblico del Dipartimento del Tesoro, è disponibile sul portale del Mef nella sezione "Ultimi documenti pubblicati" o direttamente all´indirizzo: Collegamento a sito esterno http://www. Dt. Tesoro. It/aree-docum/debito-pub/emissioni-/calendari-/calendari-/calendari-/calendario-2007-italiano. Pdf .  
   
   
ON LINE NUOVO SITO DELL´ALTO COMMISSARIO ANTICORRUZIONE  
 
Roma, 5 dicembre 2006 - www. Anticorruzione. It è l’indirizzo internet del nuovo sito dell’Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e delle altre forme di illecito nella pubblica amministrazione. La struttura delle pagine web prevede una colonna centrale interamente dedicata alle informazioni, con le sezioni Primo piano (che all’inaugurazione ospita un messaggio di benvenuto dell’Alto Commissario), News, Comunicati stampa e In agenda. Ai lati, altre due colonne: in quella di sinistra si snoda la spina dorsale del sito con quattro macro-aree: l’Alto Commissario, dedicata alla struttura e alla sede dell’organismo; Attività, che contiene il vero core business dell’Alto Commissario, dalle indagini conoscitive, alle relazioni semestrali sull’attività svolta, al monitoraggio e ai protocolli d’intesa stipulati con altri enti pubblici; Documenti, dove è possibile trovare la normativa di riferimento, sia a livello nazionale che internazionale, i lavori parlamentari dell’attuale legislatura in materia di reati contro la pubblica amministrazione, lo spazio dottrina dedicato agli approfondimenti degli addetti ai lavori; infine, l’Area stampa che aggiunge, rispetto alla colonna centrale, una rassegna stampa tematica e una pagina con i discorsi e le interviste dell’Alto Commissario. Infine la colonna di destra dedicata ai Servizi, tra cui la newsletter mensile, preziosa per sapere tutti i fatti e gli appuntamenti che ruotano intorno alla materia della corruzione, lo spazio Forum - che si propone come una tavola rotonda on line aperta ai contributi degli studiosi ed esperti in materia – dedicato questo mese alla riforma del Codice dei contratti pubblici. Http://www. Anticorruzione. It .  
   
   
BPER RAFFORZA LA PROPRIA POSIZIONE NELL’AZIONARIATO DI “MELIORBANCA”.  
 
Modena-Milano, 5 dicembre 2006 - Banca popolare dell’Emilia Romagna Soc. Coop. (“Bper”) e “Galloinvest S. P. A. ” hanno sottoscritto, l’ 1 dicembre, un contratto preliminare di compravendita per il trasferimento a Bper dell’intera quota partecipativa detenuta da Galloinvest in “Meliorbanca S. P. A. ”, costituita da n. 11. 954. 000 azioni rappresentative del 9,47% della banca milanese. A seguito di tale acquisizione, l’interessenza detenuta dal “gruppo Bper” in Meliorbanca si porterebbe dall’attuale 18,72% al 28,19%. Il corrispettivo della cessione è stato definito in Euro 47,816 milioni (Euro 4,00 per azione) e verrebbe corrisposto in contanti. Il trasferimento delle azioni dovrebbe avvenire sul “mercato dei blocchi”, ove ottenute le necessarie autorizzazioni da parte dei competenti Organi di Vigilanza. Con tale operazione Bper intende rafforzare la sua posizione partecipativa all’interno del corpo sociale di Meliorbanca; ciò a conferma e consolidamento ulteriore del rapporto che essa intrattiene con la banca d’affari milanese, impegnata a perseguire gli obiettivi strategici delineati nel suo “Piano industriale 2006-2008”, di recente presentato alla Comunità finanziaria. .  
   
   
BANCA DEL VENEZIANO: FINO A NOVEMBRE +13% LA RACCOLTA DIRETTA, +14% DI IMPIEGHI  
 
Mira Ve – 5 dicembre 2006 - Raccolta diretta oltre i 600 milioni di euro (con un incremento del +13% sul 2005) e +14% di impieghi, con un consuntivo circa 560milioni. È questo l´eccellente risultato raggiunto nei primi undici mesi del 2006 da Banca del Veneziano, che ha registrato performance brillanti anche negli altri comparti di attività. Numeri che denotano un´ulteriore crescita rispetto allo stesso periodo del 2005 e che, in una congiuntura economica non favorevole, dimostrano come le imprese e le famiglie prestino molta attenzione ai vantaggi e alle condizioni di agevolazione offerte da Banca del Veneziano. I numeri dell´operatività da gennaio a novembre 2006 sono lo specchio del successo evidenziato: oltre 800 nuovi mutui accesi, un incremento del 7% di nuovi conti (oltre 1. 000 dei quali aperti anche grazie alla campagna "rottama un tuo vecchio conto su altra banca") ed oltre 600 nuove stazione Home Banking. "In un momento di incertezza finanziaria anche per le famiglie - evidenzia il presidente di Banca del Veneziano Amedeo Piva -, il nostro istituto ha saputo dare concrete risposte alle esigenze di investimento ed alla richiesta di erogazione di servizi. Un bilancio che dunque, ad un mese dalla conclusione del 2006, si profila molto positivo, frutto di un modello vincente adottato nelle relazioni con le imprese e le famiglie che scelgono di essere nostri clienti. Le imprese soprattutto hanno dimostrato piena fiducia nella trasparenza e nei vantaggi offerti dalle condizioni che la nostra banca applica, anche in termini di celerità di risposta". Banca del Veneziano, infatti, prosegue con decisione la sua strategia basata sull´offerta alla clientela di condizioni molto competitive, per cementare relazioni di lungo periodo, che pongono l´istituto di credito cooperativo nelle preferenze della gente sia rispetto ai competitor tradizionali italiani sia nei confronti delle banche on-line. .  
   
   
CONDIZIONI BANCARIE IN PROVINCIA DI BOLZANO - 3° TRIMESTRE 2006 (ASTAT)  
 
Bolzano, 5 dicembre 2006 - L’istituto provinciale di statistica (Astat) comunica che nel 3° trimestre 2006 le banche locali hanno applicato in media un tasso annuo effettivo globale (Taeg) sul mutuo ipotecario del 5,41%, maggiore sia rispetto al trimestre precedente (pari al 5,04%), sia rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (pari al 4,37%). Il Taeg minimo praticato dalle banche rilevate è stato del 4,39%, quello massimo del 6,56%. .  
   
   
FIDI TOSCANA CENTRALE PER LO SVILUPPO ECONOMICO DELLA TOSCANA IL SISTEMA DEL CREDITO A SOSTEGNO DEL PROGRAMMA REGIONALE DI SVILUPPO 2006-2010  
 
 Firenze, 5 dicembre 2006 - Il ruolo centrale di Fidi Toscana per le politiche di sviluppo enunciate nel nuovo Programma Regionale di Sviluppo 2006-2010; la conferma delle linee strategiche messe a punto dalla governo regionale del novembre dello scorso anno. Sono questi, in sintesi, i punti salienti dell´intervento di Giuseppe Bertolucci, assessore al bilancio, alle finanze e al credito della Regione Toscana, tenuto il 30 settembre durante la riunione del consiglio di amministrazione di Fidi Toscana a Firenze. "Al centro dell´ulteriore sviluppo del sistema creditizio toscano vi è il Protocollo di Intesa siglato lo scorso aprile tra le banche socie di Fidi Toscana e le altre banche maggiormente operative in Toscana - ha dichiarato Bertolucci. Si tratta di un protocollo innovativo che favorisce il rafforzamento del ruolo di Fidi nel sistema del credito e nel tessuto produttivo della nostra Regione. " Per Giuseppe Bertolucci si tratta del primo incontro con il cda di Fidi Toscana dopo la nomina ad assessore: "E´ un´occasione preziosa questa di oggi, ha aggiunto. In primo luogo per portare il saluto del presidente Claudio Martini, ma anche per esprimere gli orientamenti della giunta in ordine all´operatività della società. ". L´assessore ha così definito le linee strategiche definite dal governo regionale: "Crediamo sia necessario riposizionare le attività di Fidi Toscana verso le operazioni di maggiore importo, sulla controgaranzia (con specifico riferimento al nuovo fondo regionale di controgaranzia) e sulla cogaranzia, al fine di eliminare forme di sovrapposizione con i Confidi ed Artigiancredito e poter così sviluppare una maggiore collaborazione per realizzare la massima efficacia degli interventi. Allo stesso tempo - ha continuato - crediamo sia importante puntare al miglioramento del rating di Fidi Toscana attraverso l´incremento del patrimonio netto a non meno di cento milioni di euro. In questo modo sarà possibile trasformare Fidi Toscana da finanziaria vigilata a banca di garanzia con conseguente abbattimento al 20% del rischio bancario sui finanziamenti garantiti. " Funzionale a questo obiettivo è lo studio, già avviato in Fidi Toscana, per l´introduzione nelle procedure istruttorie di un sistema di rating delle imprese, avviato sperimentalmente nel corso del 2006. "La Giunta Regionale ritiene che con l´evoluzione di Fidi Toscana in banca di garanzia (una banca che non eroga finanziamenti, bensì crediti di firma) si potrà creare un soggetto in grado di affiancarsi alle piccole e medie imprese toscane quale partner finanziario specializzato in tutte le fasi del processo di consolidamento e di crescita, fornendo loro la consulenza e le garanzie indispensabili ad affrontare i nodi della competitività - ha concluso l´assessore Bertolucci" .  
   
   
FONDIARIA-SAI: DELIBERATO L’ANNULLAMENTO DELLA AZIONI PROPRIE IN PORTAFOGLIO  
 
Firenze, 5 dicembre 2006 - L’assemblea straordinaria di Fondiaria-sai, riunitasi ieri sotto la presidenza di Jonella Ligresti ha deliberato la riduzione del capitale sociale da € 177. 680. 822,00 ad € 168. 190. 610,00 mediante annullamento di tutte le n° 9. 490. 212 azioni ordinarie proprie detenute in portafoglio, finalizzato all’ottimizzazione della struttura patrimoniale della società; L’operazione, descritta nella relazione degli amministratori per l’assemblea già resa nota al mercato, si colloca nell’ambito del processo di realizzazione del piano industriale 2006-2008 del Gruppo Fondiaria-sai, presentata alla comunità finanziaria nello scorso mese di aprile. La riduzione del capitale sociale sarà eseguita, nel rispetto della normativa vigente, solo dopo che saranno trascorsi 90 giorni dall’iscrizione della relativa deliberazione dell’assemblea nel Registro delle Imprese. .  
   
   
ANDREA MENCATTINI NUOVO AMMINISTRATORE DELEGATO E DIRETTORE GENERALE DEL GRUPPO EUROP ASSISTANCE ITALIA  
 
 Milano, 5 Dicembre 2006 – Il prossimo gennaio Andrea Mencattini sarà proposto al Consiglio di Amministrazione di Europ Assistance Italia S. P. A. Quale nuovo Amministratore Delegato e Direttore Generale. Andrea Mencattini, oltre alle cariche sopra citate, entra a far parte del Comitato Esecutivo del Gruppo Europ Assistance e assume la carica di Executive Vice President della Regione 1 che, prima per estensione e fatturato, comprende oltre all’Italia aree ad alto potenziale di crescita quali Germania, Europa Centrale e dell’Est e Comunità di Stati Indipendenti. Mencattini entrerà a far parte di Europ Assistance con l’obiettivo di assicurare continuità allo sviluppo reddituale delle Società del Gruppo in Italia e proseguire nell’espansione del business anche verso nuovi segmenti di mercato. Andrea Mencattini, 45 anni, ha iniziato la sua carriera nel 1986 nel Ramo Vita di Assicurazioni Generali a Venezia. Nel 1992, nel quadro della riforma pensionistica in Italia, assume la responsabilità della nuova divisione Previdenze Aziendali. Nel 1998, entra a far parte del Consiglio d’Amministrazione del Fondo Pensione del Gruppo Generali e, dal 2001, anche del Consiglio di Intesa Previdenza Spa. Andrea Mencattini rappresenta il Gruppo Generali nel Comitato di Coordinamento Area Vita, Previdenza e Risparmio Gestito dell’Ania. Nel 2001 ricopre la carica di Direttore Industriale della nascente Generali Vita Spa di cui nel 2004 diventa Direttore Generale. E’ laureato in Economia Aziendale presso l’Università di Cà Foscari di Venezia. Il Cda di Europ Assistance Italia risulta ad oggi così composto: Claude Tendil Presidente, Martin Vial Vice-presidente e Amministratore Delegato, Michele Amendolagine, Luigi Baraggia, Claudio Cominelli, Giorgio Girelli, Mauro Montagnini, Christian Otto Neu, Francesco Procaccini, Ugo Ruffolo, Gian Piero Profumi, Adrian Bruno Trevisan. ”Accetto con entusiasmo questo nuovo, importante incarico – ha commentato Andrea Mencattini – metterò a disposizione del Gruppo la mia esperienza e le mie competenze per contribuire al consolidamento della posizione di market leader di Europ Assistance in Italia, mercato fortemente strategico con un fatturato di 242,33 milioni di Euro, pari ad oltre il 30% del fatturato totale del Gruppo internazionale e per guidare le attività di sviluppo di tutte le Compagnie della Regione 1. ” . .  
   
   
TREVI - FINANZIARIA INDUSTRIALE S.P.A. ANNUNCIA IL PERFEZIONAMENTO DELL’EMISSIONE DI UN PRESTITO CONVERTIBILE INDIRETTO PER 70 MILIONI DI EURO  
 
Cesena, 5 dicembre 2006 - Trevi - Finanziaria Industriale S. P. A. Annuncia la chiusura il 30 novembre del prestito obbligazionario convertibile indiretto, emesso da Sanpaolo Imi Bank Ireland plc (l’“Emittente”) con scadenza 30 Novembre 2011, per un importo di 70 milioni di Euro (le “Obbligazioni”). Le Obbligazioni, emesse e rimborsabili alla pari, sono state emesse da Sanpaolo Imi Bank Ireland plc e sono garantite da Sanpaolo Imi S. P. A. Che gode del rating Aa3/aa-/aa- . Le Obbligazioni sono state collocate esclusivamente presso investitori istituzionali con esclusione di Australia, Canada, Giappone, Sudafrica, Irlanda e Stati Uniti d’America, in accordo con la Regulation S. Banca Imi S. P. A. Ha agito in qualità di Global Co-ordinator e Banca Imi S. P. A. E Société Générale Corporate & Investment Banking hanno agito in qualità di Joint Bookrunners dell´operazione. Le obbligazioni sono convertibili fino ad un massimo di n. 6. 194. 690 azioni ordinarie del valore nominale pari a 0,50 Euro (corrispondenti a circa il 9,68% dell’attuale capitale sociale di Trevi Finanziaria). L’operazione è finalizzata a dotare Trevi Finanziaria di nuove risorse finanziarie a supporto della propria crescita sia nel core business dell’ingegneria del sottosuolo che nell’innovativo settore drilling a condizioni vantaggiose. Il Prezzo di Conversione delle Azioni sottostanti è pari a Euro 11,30, che incorpora un premio pari a circa il 30% sul Prezzo Ufficiale del 23 novembre 2006. Le Obbligazioni, con una cedola annua fissa del 1,5%, saranno convertibili a partire dal quarantunesimo giorno dalla data di emissione. L´operazione prevede, contestualmente al collocamento del prestito convertibile indiretto, un ritrasferimento dei fondi dall´Emittente attraverso un contratto di finanziamento speculare alle Obbligazioni organizzato da Sanpaolo Imi S. P. A. In caso di conversione delle Obbligazioni, si avrà l´estinzione dell´obbligo di rimborso del finanziamento per un ammontare pari al valore di esercizio dell´opzione di conversione. Incaricati per la consulenza legale sono stati lo Studio Legale Macchi di Cellere Gangemi per Trevi - Finanziaria Industriale S. P. A. , Clifford Chance per i Joint Bookrunners, Orrick, Herrington & Sutcliffe e A&l Goodbody per Sanpaolo Imi Bank Ireland e Sanpaolo Imi. .  
   
   
"PRIVATE EQUITY IN CINA": FENOMENO RECENTE, MA IN CRESCITA COSTANTE UN CONVEGNO ORGANIZZATO DA DELOITTE ED AIFI - ASSOCIAZIONE ITALIANA DEL PRIVATE EQUITY E VENTURE CAPITAL - FA IL PUNTO SULLE PROSPETTIVE DI UN SETTORE CHE ATTIRA SEMPRE PIÙ INVESTIMENTI, SOPRATTUTTO DALL´ESTERO  
 
 Milano, 5 dicembre 2006 — Il Private Equity in Cina è un fenomeno relativamente recente, ma i tassi costanti di crescita che lo caratterizzano ne fanno immaginare uno sviluppo ben più ampio e importante negli anni a venire. E´ questa, in sintesi, la tesi conclusiva del convegno "Private Equity in Cina", che si è tenuto ieri a Milano e che è stato organizzato da Deloitte in collaborazione con Aifi - Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital. A dibattere sul tema, insieme all´Amministratore Delegato di Deloitte Fas - Financial Advisory Services, James Noble, al Consigliere Aifi Simone Cimino, al Responsabile dell´Italian Desk di Deloitte in Cina Nicola Serra e a Tamara Laudisio, Partner di Deloitte Fas, anche molti rappresentanti dei maggiori fondi di Private Equity cinesi, tra cui 3i, Interasia e Cmia, che hanno presentato e messo a confronto le proprie esperienze e strategie, in alcuni casi anche diverse tra loro. Al centro del dibattito lo sviluppo del Private Equity in Cina, un business nato nei primi anni Ottanta, che ultimamente sta crescendo a ritmi decisamente elevati. Basti pensare che nei soli primi nove mesi del 2006 gli investimenti totali di Private Equity in Cina sono stati pari a quasi sei miliardi di dollari, di cui oltre la metà realizzata attraverso operazioni nei settori cosiddetti "tradizionali", tra i quali spiccano in particolare real estate e i servizi finanziari. Per quanto riguarda il venture capital in senso stretto è ancora il settore It a fare la parte del leone, con oltre il 60% degli investimenti totali. Alla base di questo forte sviluppo, due fattori trainanti: il fatto che il grande boom economico cinese si stia progressivamente spostando verso aziende private locali che stanno crescendo e che hanno bisogno di un adeguato supporto per continuare a farlo, e il fatto che la debolezza dei mercati finanziari in Cina abbia fatto sì che queste aziende scelgano di rivolgersi agli operatori di private equity per essere sostenute nei propri percorsi di crescita. Ed è un trend di crescita, questo del Private Equity con gli occhi a mandorla, che non sembra aver nessuna intenzione di rallentare, anzi: nel solo terzo trimestre 2006 gli investimenti hanno toccato quota 2,5 miliardi di dollari (quasi la metà del totale dei primi nove mesi dell´anno), con 32 operazioni concluse e dieci nuovi fondi di Private Equity che sono partiti. Un futuro roseo già "fiutato" oltre confine: non a caso tutti i maggiori operatori internazionali di Private Equity si stanno già posizionando in loco aprendo uffici in Cina, in modo da poter cogliere e seguire direttamente tutte le nuove opportunità che si stanno sviluppando. Anche qui, i numeri la dicono lunga sulle potenzialità del Private Equity in Cina: nel corso del terzo trimestre dell´anno la raccolta dei fondi operanti in questo settore è stata pari a oltre cinque miliardi di dollari, pronti ad essere investiti sul mercato Per quanto riguarda le diverse tipologie d´investimento, i dati mostrano come ad oggi a fare la parte del leone siano ancora le operazioni di Start Up e di Expansion (investimenti in capitale per lo sviluppo dell´impresa), anche se in termini di volumi stanno crescendo notevolmente anche quelle di Buy Out (acquisto dell´impresa da parte del management affiancato dal private equiter) e di pre-Ipo (investimento nell´impresa con l´obiettivo di supportarne la crescita fino alla quotazione in Borsa). E se da una parte molti osservatori rimangono dubbiosi sulle possibilità di elevati ritorni in un mercato così complesso come quello del Private Equity cinese e sulla capacità di realizzi in tempi brevi, dall´altra non si può negare l´esistenza di numerosi operatori che possono già vantare un significativo track record di successi conclusi sia attraverso operazioni di quotazione (avvenute principalmente al Nasdaq e alla Borsa di Hong Kong) sia, anche se in misura minore, attraverso trade sales (cessione della partecipazione ad altre imprese). .  
   
   
ITALIA-CINA: APRE IN CONFINDUSTRIA IL "DESK JIANGSU" UN RAPPRESENTANTE DEL BUREAU DELLE PICCOLE DELLE MEDIE IMPRESE DEL JIANGSU AFFIANCHERÀ CONFINDUSTRIA PER ASSISTERE LE IMPRESE ITALIANE  
 
 Roma 4 dicembre 2006 - Presso l´Area Affari Internazionali di Confindustria ha aperto ieri il "Desk Jiangsu", uno sportello dedicato alle imprese italiane che vogliano usufruire di un canale privilegiato per rafforzare i legami commerciali con quelle cinesi del Jiangsu. L´apertura del nuovo Ufficio, che fa seguito ad un accordo tra l´Associazione degli industriali italiani e il Governo della Provincia del Jiangsu, `e stata ufficializzata stamattina a Roma nel corso di un incontro tra i rappresentanti di Confindustria e una delegazione del Bureau delle Piccole e Medie Imprese della Provincia cinese, guidata dal Direttore Zhou Yibiao. Il Desk Jiangsu, attraverso la presenza di un suo rappresentante, sar`a a disposizione delle 250 Associazioni aderenti a Confindustria e delle imprese italiane. Si tratta di un´opportunit`a per il sistema produttivo italiano e cinese di incrementare la cooperazione bilaterale e l´attrazione degli investimenti. L´economia del Jiangsu presenta un tasso di crescita pari al 14%, gli investimenti diretti dall´estero ammontano a circa 11 miliardi di euro, pari al 22% del totale dei flussi di investimenti diretti in Cina. Tra i principali investimenti italiani vanno segnalati quelli della Fiat, Indesit, Prysmian e Guala. Dalla prima visita nel 2004 a quella del settembre scorso, circa 1000 piccole e medie imprese italiane hanno potuto selezionare e meglio qualificare la loro offerta di collaborazione industriale e commerciale con controparti del Jiangsu. Nel 2005, quando ha avuto luogo la prima visita in Italia di 120 imprese del Jiangsu, si `e registrato un incremento nelle relazioni economiche: l´interscambio Italia-jiangsu ha raggiunto i 2,4 miliardi di dollari, con un incremento del 34%. Sono stati realizzati nel 2005 ben 72 nuovi progetti di investimento, l´Italia ha superato per la prima volta la Francia ed `e diventata il secondo partner europeo dopo la Germania. .  
   
   
SNAI S.P.A. - AUMENTO DI CAPITALE DI EURO 250 MILIONI – SOTTOSCRITTO IL CONTRATTO DI GARANZIA E PUBBLICATO IL PROSPETTO INFORMATIVO  
 
Porcari (Lu) 5 dicembre 2006 . In data 1 dicembre 2006 la Società e Unicredit Banca Mobiliare S. P. A. Hanno sottoscritto un contratto di garanzia in forza del quale la banca ha assunto l’impegno a sottoscrivere un numero di azioni pari ai diritti di opzione eventualmente non esercitati all’esito dell’offerta in opzione e dell’offerta in borsa relative all’aumento di capitale deliberato in data 30 novembre 2006, al netto delle azioni oggetto degli impegni assunti dal socio di maggioranza. Advisor finanziario dell’operazione è Ainvest S. R. L. In data 1 dicembre 2006 il Prospetto Informativo, contenente tutte le informazioni relative all’operazione di aumento di capitale, è stato depositato presso la Consob ed è stato messo a disposizione del pubblico sul sito internet www. Snai. It nonché sul sito www. Borsaitaliana. It. Il Prospetto Informativo è inoltre disponibile presso la sede legale di Snai S. P. A. , Via Luigi Boccherini 39, 55016 Porcari Lucca. . .  
   
   
SNIA SPA: PRECISAZIONI SU ERRATE NOTIZIE DI STAMPA  
 
Milano 5 dicembre 2006 - Come erroneamente riportato da una parte della stampa, Snia Spa smentisce di essere tra le aziende italiane produttrici di cluster bombs La società fa presente di avere ceduto l’attività di armamenti/munizionamenti, svolta dalla vecchia Snia Bpd, ben più di dieci anni orsono. La società, al contrario, ha focalizzato le proprie attività, oltre che nel trattamento di potabilizzazione dell´acqua, nella produzione di carburanti vegetali (in particolare biodiesel e bioetanolo) ricavati da prodotti derivanti dall´agricoltura ed in grado di ridurre l´inquinamento e la dipendenza energetica dai combustibili tradizionali. .  
   
   
PROSPETTO DI QUOTAZIONE DEI N. 74.209.605 WARRANT AZIONI ORDINARIE KME GROUP S.P.A. 2006/2009  
 
Firenze, 5 dicembre 2006 - Kme Group S. P. A. Rende noto che ieri, a seguito di nulla osta di Consob è stato pubblicato, mediante deposito presso Consob, il Prospetto Informativo (il ”Prospetto”) relativo alla quotazione di n. 74. 209. 605 “warrant azioni ordinarie Kme Group S. P. A. 2006/2009” assegnati gratuitamente ai sottoscrittori dell’aumento di capitale di Kme Group S. P. A. Deliberato dall’Assemblea straordinaria in data 19 maggio 2006, il cui esercizio è previsto nel rapporto di n. 1 azione ordinaria Kme Group S. P. A. Ogni n. 1 warrant presentato per l’esercizio, ad un prezzo di Euro 0,35. Si specifica che il Prospetto è messo a disposizione del pubblico, in formato elettronico, sul sito di Borsa Italiana S. P. A. (www. Borsaitalia. It), nonché sul sito internet della società (www. Kmegroup. It). Presso la sede di Kme Group S. P. A. In Firenze, via dei Barucci n. 2, e presso Monte Titoli S. P. A. , Via Mantegna n. 6 Milano, è altresì possibile richiedere una copia cartacea del Prospetto. Come d’accordo con Borsa Italiana S. P. A. , le negoziazioni dei warrant avranno avvio, presso il Mercato Telematico Azionario, in data 6 dicembre 2006. .  
   
   
ESPORTAZIONI ITALIANE IN ALGERIA: +38% OLTRE 824 MILIONI DI EURO NEL 2006. MA L’IMPORT È DI QUASI 4 MILIARDI E MEZZO TRA LE REGIONI PIÙ ATTIVE: LOMBARDIA PER L’EXPORT E SICILIA PER IMPORT  
 
 Milano, 5 dicembre 2006 - In forte crescita le esportazioni italiane verso l’Algeria: +38% dal 2005 al 2006. Per un valore che supera, nei primi nove mesi del 2006, gli 824 milioni di euro. Resta molto forte il valore dell’import che raggiunge quasi i 4 miliardi e mezzo di euro. Tra le regioni più attive per export spicca la Lombardia con circa 293 milioni di euro, oltre un terzo del totale italiano (35,5%). Più di 3 miliardi di import passano invece dalla Sicilia (70,7% italiano). Forti anche l’Emilia Romagna nell’export, con più di 126 milioni e la Liguria nell’import, con 367 milioni di euro. E nel 2006 sono i macchinari e materiale da trasporto i prodotti italiani più esportati sul mercato algerino (il 44,8% del totale), seguiti dai prodotti finiti (classificati secondo la materia prima) in cuoio, pelle, gomma, sughero e legno, carta, filati, metalli ferrosi e non ferrosi (34,9% del totale). L´import lombardo dall’Algeria è rappresentato quasi totalmente (98,6%) da combustibili minerali, lubrificanti e prodotti connessi. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati Istat al secondo trimestre 2006 e 2005. Convegno sull’arbitrato in Algeria. Oggi 4 dicembre ad Algeri si è svolto il convegno sulle “Nuove strategie dell’arbitrato internazionale: il progetto Mediterraneo della Camera arbitrale di Milano”. Promosso dalla Camera arbitrale, azienda speciale della Camera di commercio di Milano, in collaborazione con la Camera algerina di commercio e industria e l’Istituto italiano per il commercio estero e il patrocinio dell’Ambasciata italiana ad Algeri. Con la partecipazione di Abdelhamid Temmar, ministro delle Partecipazioni e della Promozione degli Investimenti dell’Algeria e Mario Mauro, vice presidente del Parlamento europeo. Al convegno è intervenuto Roby Ronza, sottosegretario alla presidenza della Regione Lombardia con delega allo sviluppo delle relazioni internazionali che sta guidando una missione istituzionale in Algeria. Si è parlato dell’arbitrato, uno strumento flessibile ed efficace, più rapido ed economico dei sistemi di giustizia ordinaria per risolvere le controversie commerciali, a disposizione delle imprese italiane e estere. Secondo la procedura dell’arbitrato internazionale, basta inserire nel proprio contratto l’apposita clausola. Ora anche per i Paesi del Mediterraneo è più facile accedere a questa forma di tutela. Durante il convegno si è parlato anche di fondo Euromed. Il Fondo, voluto dalla Regione Lombardia e dalla Camera di commercio di Milano, da loro sottoscritto, insieme a primari istituti bancari nazionali e dalla Bei, è gestito da Finlombarda Sgr. È il primo fondo di private equity finalizzato a sostenere gli investimenti di imprese italiane nell’area del Mediterraneo, sia in forma mista che in forma diretta. Missione imprenditoriale dal 3 fino al 6 dicembre. Promos, azienda speciale della Camera di commercio di Milano per le attività internazionali, ha organizzato, in collaborazione con Aice (Associazione Italiana Commercio Estero), una missione imprenditoriale in Algeria fino al 6 dicembre. La missione, multisettoriale, si svolge ad Algeri ed offre l’opportunità di creare contatti d’affari per le imprese partecipanti, operanti nei settori meccanico ed arredamento, attraverso incontri specifici con potenziali partner algerini organizzati in loco con la collaborazione di Ice Algeri. Eventuali progetti di investimento potranno essere inoltre presentati nel quadro del Fondo Euromed. “Sono numerosi i progetti promossi dalla Camera di commercio di Milano, nati nel corso della conferenza del Laboratorio Euromediterraneo, giunta quest’anno la sua quarta edizione, per facilitare i rapporti economici tra le imprese – ha dichiarato Sandro Bicocchi, vice presidente di Promos, azienda speciale della Camera di commercio di Milano per le attività internazionali -. E tra le iniziative più significative che partono da Milano, ci sono proprio uno strumento finanziario come il Fondo Euromed e il progetto Mediterraneo sull’arbitrato internazionale che presentiamo in questi giorni ad Algeri”. “La Camera arbitrale, azienda speciale della Camera di commercio di Milano, si pone al servizio di imprese, professionisti e consumatori delle due sponde del Mediterraneo che mirano alla creazione di uno spazio comune condiviso di stabilità e sicurezza negli scambi commerciali – ha dichiarato Giorgio Schiavoni, vice-presidente del consiglio arbitrale della Camera arbitrale di Milano, azienda speciale della Camera di commercio di Milano –. Il nostro obiettivo è quello di favorire la conoscenza e la diffusione dell’arbitrato quale strumento flessibile, trasparente ed economico per risolvere le controversie commerciali nei diversi Paesi del Mediterraneo”. .  
   
   
"I NUMERI DELL´EMILIA-ROMAGNA": UNA REGIONE CHE "RINGIOVANISCE", CON TASSI DI OCCUPAZIONE OLTRE LA MEDIA EUROPEA. DELBONO: "UNA VERA E PROPRIA ´PRIMAVERA DEMOGRAFICA´". ELEMENTO TRAINANTE PER L´ECONOMIA REGIONALE E´ L´EXPORT, CRESCIUTO DEL 7,7%.  
 
Bologna, 5 dicembre 2006 - Quanti sono i residenti in tutta la regione. Quanti i comuni, e qual è la superficie comunale media. Il numero degli stranieri, e la loro incidenza sulla popolazione residente. A quanto ammonta il parco veicolare, provincia per provincia. Ancora, il numero degli studenti emiliano-romagnoli, e il tasso di scolarizzazione nelle scuole superiori; la situazione economica delle famiglie, i numeri relativi alle imprese e alle esportazioni. Per la prima volta, una selezione dei numeri dell´Emilia-romagna - dal territorio all´ambiente, dalla demografia alla società, dalle politiche sociali all´economia, alla pubblica amministrazione - viene raccolta e stampata in un´unica pubblicazione. S´intitola "I numeri dell´Emilia-romagna", è stata realizzata dall´ufficio di Statistica della Regione nell´ambito della collana "Quaderni di statistica" ed edita (in tutto, un migliaio di copie) da Clueb. Due gli obiettivi: divulgare uno strumento utile per la ricerca e l´utilizzo dei dati e, al tempo stesso, accompagnare l´aggiornamento del Documento di politica economico-finanziaria della Regione. In tutto cento pagine, divise per argomento e contrassegnate da un colore diverso; tabelle, grafici e mappe (fonti: Istat, Inail, ministero della Pubblica Istruzione, Unioncamere, Arpa, Regione Emilia-romagna) sono accompagnati da brevi note esplicative. "In base ai dati, è appropriato parlare di una vera e propria ´primavera demografica´ per l´Emilia-romagna, legata soprattutto alla forte presenza di immigrati" ha ricordato stamani, durante la presentazione del volume, il vicepresidente della Regione e assessore alle Finanze Flavio Delbono. Dal dato demografico a quello economico: in Emilia-romagna "c´è un´impresa ogni quattro famiglie, e la nostra manovra di bilancio va in questa direzione, senza creare contrapposizioni - ha concluso Delbono - : da una parte potenziamo il sostegno alla parte più vulnerabile del welfare familiare, e cioè la non autosufficienza; dall´altro continuiamo a considerare priorità per la crescita economica l´innovazione, la ricerca e lo sviluppo". Qualche dato: al 31 dicembre 2005, la popolazione emiliano-romagnola risultava composta da 4. 187. 544 residenti, con un incremento di 36mila unità rispetto al 2004 (fonte Rer, Rilevazione della popolazione residente, 1996-2005); nell´ultimo decennio è cresciuta di 250mila unità. In prospettiva futura, nel 2022 gli emiliano-romagnoli residenti potrebbero raggiungere quota 4,7 milioni; una previsione, questa, che si colloca tra due scenari estremi: uno "alto", in cui si prolunga l´attuale fase espansiva fino al superamento dei 5 milioni di residenti, e uno "basso", in cui viene ipotizzato un ridimensionamento della crescita fino a raggiungere i 4,5 milioni. Il 51,4% della popolazione è costituto da donne. Il rapporto cambia con l´aumentare delle età: prevalgono i maschi tra i giovanissimi e, gradualmente, diminuiscono con il crescere degli anni. Fino ad arrivare agli ultra 80enni, dove c´è un uomo ogni due donne. Per quanto riguarda la struttura della popolazione, si assiste a un´accentuazione delle classi "estreme": la fascia 0-14 anni è passata da un 10,9% sul totale del 1996 all´11,4% del 2000, fino al 12,5% del 2005; i 65enni e over (che rappresentavano il 21,5% degli emiliano-romagnoli nel ´96) sono diventati il 22,2% nel 2000 e 22,7% nel 2005. Si è "contratta" invece la fascia 15-39 anni: dal 32,9% del 2000 al 30,8% dello scorso anno. Aumentano dunque i giovanissimi; e difatti l´Emilia-romagna, nota per essere una regione "anziana", negli ultimi anni grazie all´apporto degli immigrati e a una ripresa della natalità non solo cresce, ma sta "ringiovanendo". Lo scorso anno sono nati 38mila bambini; dal 2000 al 2005, l´incremento complessivo delle nascite è del 13% (pari a 4500 bambini). E i bebè con almeno un genitore straniero sono più di uno su cinque. Aumentano le nascite, ma diminuiscono i matrimoni: oltre il 20% in meno in quindici anni. Infine, un dato sull´istruzione: da Piacenza a Rimini le scuole statali e non sono frequentate da oltre mezzo milione di studenti (circa un abitante su 8). Un aumento, negli ultimi 6 anni, del 15%, che equivale a circa 11mila allievi l´anno. Uno sguardo all´economia: pur avendo risentito della congiuntura negativa, nel 2005 l´Emilia-romagna ha manifestato segnali di ripresa, evidenziati dalla lieve accelerazione del Pil regionale (+ 0,9%). Sempre nel corso del 2005 le esportazioni hanno registrato una crescita del 7,7%, "pesando" per il 12,6% sul totale nazionale. Un aumento che si conferma anche nel primo trimestre del 2006, con un +9,5% rispetto allo stesso periodo del 2005. Sono cresciuti tutti i comparti del manifatturiero - che complessivamente pesa per oltre il 98% sulle vendite all´estero dell´Emilia-romagna - ad eccezione dei settori della carta e dei materiali non metalliferi (ceramica). A trainare l´aumento delle esportazioni registrato lo scorso anno sono i mercati statunitensi, della Russia, Polonia, Turchia, Cina, Romania. A fine 2005, in Emilia-romagna risultavano attive 425. 225 imprese rispetto alle 420. 401 del 2004 (quasi 5000 in più), con un aumento tendenziale dell´1,1%. In percentuale, la crescita più consistente è legata alle attività immobiliari, informatica e ricerca (5,4%), e dalle costruzioni (5,3%). Complessivamente, su tutto il territorio si conta un´impresa ogni 10 residenti (una ogni 4 famiglie). Le imprese attive con titolari donne hanno superato quota 85mila, registrando un tasso di crescita superiore (+ 1,8%) rispetto a quello del totale delle imprese attive in regione. Per quanto riguarda gli indicatori del mercato del lavoro, con un tasso di attività al 71%, di occupazione al 68,4% e di disoccupazione al 3,8% (sempre riferiti al 2005), l´Emilia-romagna si colloca ai primi posti tra le regioni italiane e rispetto alla ripartizione nord-est. Dal 2004 l´occupazione cresce (1,4%) oltre la media nazionale (0,7%), e i tassi di occupazione, sia maschile che femminile, si collocano oltre la media europea. Quello femminile in particolare, al 60%, ha già raggiunto prima del termine previsto (2010) l´obiettivo sancito dalla strategia di Lisbona per i Paesi Ue. Rispetto al 2004 il tasso di disoccupazione ha registrato un + 0,1%, rimanendo fra i più bassi a livello nazionale. Un dato, infine, sull´offerta e la fruizione delle nuove tecnologie: in Emilia-romagna circa l´87% della popolazione può ottenere una connessione Adsl e circa il 79% è raggiunta da segnale Umts. .  
   
   
1.100 MILIONI DI EURO PER LA COMPETITIVITÀ DELLA TOSCANA" SONO I FONDI EUROPEI DESTINATI AL TERRITORIO TRA IL 2007 E IL 2013  
 
Firenze, 5 dicembre 2006 - "La Toscana tra il 2007 e il 2013 avrà a disposizione un miliardo e cento milioni di euro per sostenere la competitività e lo sviluppo economico di qualità del territorio". Lo ha annunciato Ambrogio Brenna, assessore regionale alle attività produttive e all´innovazione, durante il Festival della Creatività svoltosi a Firenze. "Si tratta delle risorse destinate dal Fondo Europeo Sviluppo Regionale (Fesr) alla nostra regione, ha continuato Brenna. Le impiegheremo, grazie ad un lavoro serrato di confronto e concertazione con le parti economiche, per aggredire i fattori di freno della competitività del sistema economico e territoriale toscano. Puntiamo soprattutto a sostenere investimenti nel campo dell´innovazione e dell´economia della conoscenza, nel settore ambientale e nella prevenzione dei rischi ma anche per i servizi di trasporto e per le telecomunicazioni di interesse economico generale". In questo modo la Regione Toscana contribuisce concretamente agli obiettivi europei ratificati a Lisbona e Goteborg. "Vogliamo spendere queste preziose risorse al meglio e per farlo faremo leva su alcuni punti di forza estremamente importanti per lo sviluppo della coesione sociale e del benessere economico, ma non solo, del nostro territorio, ha aggiunto Brenna. Tra gli aspetti che possono contribuire in maniera significativa allo sviluppo competitivo toscano vanno infatti considerati - accanto all´esistenza di risorse naturali e culturali di eccellenza - il trend di espansione dei traffici portuali ed aeroportuali; la presenza di poli di eccellenza attivi nei diversi settori della produzione e della ricerca, fino ad arrivare alla qualità e alla coesione del sistema istituzionale regionale e la vitalità e l´impegno del più ampio partenariato economico e sociale locale". Le misure previste dal Fesr avranno il merito di colpire quei fattori che oggi rallentano lo sviluppo economico del territorio, a partire dalle specializzazioni produttive regionali, fortemente soggette alla concorrenza straniera dei nuovi paesi che si sono affacciati sulla scena dei mercati mondiali ma anche il ritardo nei processi di innovazione nel sistema produttivo. Oggi infatti il livello di investimenti in ricerca e innovazione è ancora troppo basso e ciò che viene scoperto o inventato fatica ad essere trasferito al sistema delle imprese, nonostante livelli di spesa pubblica in ricerca a livello regionale piuttosto elevati e la presenza di poli universitari con ambiti di eccellenza di profilo internazionale. . .  
   
   
NON SOLO FINANZIARIA: LA CRESCITA IN ITALIA HA BISOGNO DI BUONE POLITICHE SETTE INDICAZIONI PER LO SVILUPPO DEI TERRITORIO  
 
Roma, 5 dicembre 2006 - Le limitate risorse pubbliche in Italia non devono rappresentare un freno allo sviluppo e alla crescita economica del paese. Devono anzi rappresentare uno stimolo per Governo amministrazioni locali, forze politiche e attori sociali, per esplorare e sperimentare nuovi ambiti di intervento anche a livello territoriale. Questa è la proposta lanciata da Aida, l´Associazione Italiana delle Agenzie di Sviluppo Locale e Marketing Territoriale, ai rappresentati del Governo e della classe politica e istituzionale per richiamare l´attenzione sul ruolo che i territori, storicamente protagonisti della vita economica nel nostro paese, possono ancora svolgere per promuovere lo sviluppo e la competitività dell´Italia. "Riteniamo che solo in questa dimensione locale sia possibile valorizzare in modo sostenibile lo straordinario patrimonio naturale e culturale del paese, le risorse umane e professionali di cui disponiamo, i capitali e le imprese, soprattutto quelle piccole e medie, i professionisti della conoscenza e la nuova classe creativa; le energie che continuamente alimentano la vita economica e sociale dell´Italia", sottolinea Fabio Terragni, Presidente di Aida, associazione nata nel 2003 e che oggi raggruppa 24 agenzie di sviluppo di tutta Italia. Dopo un processo di dibattito interno, Aida ha approvato il manifesto Territorio e sviluppo economico in cui individua 7 aree sulle quale è necessario intervenire subito con delle strategie politico_istituzionali; precondizioni necessarie perchè le agenzie di sviluppo, e in generale gli operatori locali dello sviluppo, possano svolgere una azione utile ed efficace: il ´progetto paese´ e le vocazioni dei territori, il quadro istituzionale e il rapporto tra centro e periferia, la qualità della spesa pubblica, il riconoscimento del ruolo delle agenzie di sviluppo locale, il marketing territoriale, le partnership pubblico-privato, l´innovazione. E sarà proprio la Camera dei Deputati (Palazzo Marino) la sede dove il prossimo giovedì 7 dicembre si inizierà una discussione pubblica su questi temi. All´incontro organizzato da Aida ha confermato la sua partecipazione il Ministro per le Riforme e l´Innovazione nella Pubblica Amministrazione, Luigi Nicolais. Dopo la presentazione del manifesto Territorio e sviluppo economico da parte di Fabio Terragni, Presidente di Aida, discuteranno sui 7 ambiti di intervento proposti Sergio D´antoni, Vice Ministro allo Sviluppo Economico, Filippo Bubbico, Sottosegretario allo Sviluppo Economico, Paolo Cento, Sottosegretario all´Economia e alle Finanze, Luigi Vimercati, Sottosegretario alle Comunicazioni, Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente della Camera, Andrea Cozzolino, Assessore alle Attività Produttive Regione Campania, e Aldo Bonomi, Direttore di Aaster. Sono stati invitati a partecipare all´iniziativa rappresentati delle amministrazioni pubbliche locali, agenzie di sviluppo, associazioni di categoria, sindacati, fondazioni bancarie, esperti e operatori dello sviluppo locale. Giovedì 7 dicembre 2006, ore 11. 00 / 13. 00, Camera dei Deputati, Palazzo Marini (Sala delle Colonne), Via Poli 19, Roma. Importante: L´accesso alla Sala delle Colonne è consentito solo previo accreditamento. I giornalisti e tutte le persone che intendono partecipare all´iniziativa devono accreditarsi, entro martedì 5 dicembre, sul sito: www. Aidaweb. Org .  
   
   
DURNWALDER INCONTRA DELEGAZIONE DEI CANTONI SVIZZERI: ISTRUZIONE E LINGUE IN PRIMO PIANO  
 
Bolzano, 5 dicembre 2006 - L´utilizzo delle lingue nei rapporti con il cittadino, l´organizzazione del sistema scolastico e della pubblica amministrazione in Alto Adige, più in generale gli strumenti che garantiscono la convivenza: su questi temi sta raccogliendo informazioni una delegazione di rappresentanti di cinque Cantoni svizzeri, ricevuta l’ 1° dicembre a Palazzo Widmann dal presidente della Provincia Luis Durnwalder. Una delegazione di cinque Cantoni svizzeri ha fatto visita al presidente Durnwalder per discutere gli aspetti caratterizzanti dell´autonomia altoatesina, il rapporto con il Governo centrale e il sistema della formazione. "La delegazione svizzera - ha spiegato Durnwalder - è in particolare interessata a conoscere i programmi specifici nel settore dell’istruzione e le modalità del nostro sistema scolastico trilingue, compreso l´avvicinamento sin da piccoli alle lingue straniere. " Agli ospiti svizzeri Durnwalder ha illustrato anche le strategie della Provincia per incentivare l’apprendimento linguistico e per la promozione dell’economia sul territorio altoatesino. Sono state discusse anche le diverse forme di collaborazione in atto tra Alto Adige e Svizzera. Nel cordiale colloquio a Palazzo Widmann Durnwalder ha inoltre informato i politici svizzeri su altri temi significativi per un territorio plurilingue: lo sviluppo della convivenza in Alto Adige, l´aggiornamento dell´autonomia speciale e l´organizzazione della Pubblica amministrazione, compreso l’uso delle due lingue negli uffici pubblici, al servizio dei cittadini dei diversi gruppi linguistici. .  
   
   
INAZ POTENZIA RETE E STRUTTURE CON UN PIANO DI INVESTIMENTI  
 
Milano, 5 dicembre 2006 - Nuove sedi, investimenti in “doppia cifra” in milioni di euro, rinnovamento delle piattaforme tecnologiche fanno parte del piano di sviluppo varato da Inaz, la maggiore azienda in Italia interamente dedicata al settore delle risorse umane. Nel giro di un mese, l’azienda ha inaugurato la sua nuova sede a Milano, un complesso hi-tech di proprietà di circa 4 mila mq, e le nuove sedi di Napoli e di Parma: una nuova localizzazione e potenziamento delle sedi pre-esistenti. L’apertura della sede di Milano – accompagnata anche da un incontro a tema sul “mestiere del management” tenuto dal professor Marco Vitale – coincide anche con un salto di qualità dal punto di vista tecnologico e infrastrutturale. La sede di Viale Monza, dove sono impegnati circa 130 dipendenti, per lo più nello sviluppo software e nel supporto informatico, ospita infatti anche il Data Center Inaz, il nucleo tecnologico che assicura capacità elaborativa e connettività agli uffici Inaz sparsi in una quarantina di città italiane e ai clienti. Linee ad alta velocità fornite da Fastweb e da Telecom Italia consentono la connessione con le decine di server che operano in condizioni di alta sicurezza nel centro milanese. Al personale della sede milanese si aggiungono gli specialisti software del centro Inaz a Pisa, nonché gli addetti delle società partecipate e collegate (punti di assistenza, agenzie) che portano a circa 500 il numero dei collaboratori. “L’apertura delle nuove sedi a Parma e a Napoli, città nelle quali Inaz è presente già da diversi decenni, corrisponde ad un piano di progressivo potenziamento e ammodernamento della rete di agenzie e punti di assistenza software (Pas) che si estenderà nel tempo anche ad altre località”, ha dichiarato Linda Gilli, presidente e amministratore delegato della società. “Tale programma, largamente autofinanziato, è reso necessario dall’espansione dell’attività, della crescita dei servizi forniti a grandi aziende, Pmi e consulenti del lavoro, per oltre 2,2 milioni di dipendenti e collaboratori gestiti e amministrati in tutt’Italia grazie alle soluzioni Inaz”. .  
   
   
PIRELLI RE: CONCLUSO CON SUCCESSO IL COLLOCAMENTO DI AZIONI PROPRIE PARI AL 3,92% DEL CAPITALE SOCIALE ATTRAVERSO UN ACCELERATED BOOKBUILDING GESTITO DA DEUTSCHE BANK  
 
 Milano, 5 dicembre 2006 – Pirelli Re rende noto che si è concluso con successo il collocamento attraverso accelerated bookbuilding, annunciato in data odierna, di n. 1. 670. 000 azioni proprie, corrispondente al 3,92% del capitale sociale. La domanda di azioni Pirelli Re ha registrato interesse da parte del mercato; oltre il 90% dell’offerta è stato collocato a investitori istituzionali internazionali. Il prezzo di collocamento è stato pari a 51 euro per azione, con uno sconto dello 0,46% rispetto al prezzo medio di riferimento dell’ultimo mese e del 2,39% rispetto a quello della scorsa settimana. A seguito di questa operazione, è aumentato il flottante e sono state liberate risorse per cogliere le opportunità di crescita presenti sul mercato, mantenendo il gearing in linea con quanto comunicato in occasione del piano triennale 2006-2008. Il collocamento delle azioni è stato curato da Deutsche Bank Ag in qualità di Sole Bookrunner. Nei confronti di Deutsche Bank Ag, Pirelli Re ha assunto un impegno di lock­up della durata di 2 mesi su azioni della Società. . .  
   
   
AEDES: SOTTOSCRITTO CON SUCCESSO UN FINANZIAMENTO IN POOL DEL VALORE DI EURO 90 MILIONI CON SCADENZA A 36 MESI.  
 
Milano, 5 dicembre 2006 - Aedes comunica che in data odierna è stato sottoscritto un finanziamento a medio termine con un pool di istituti bancari per l’importo di Euro 90 milioni. L’operazione, il cui mandato di organizzazione è stato affidato a Banca Profilo, ha riscosso notevole interesse sul mercato anche in considerazione delle numerose sottoscrizioni raggiunte rispetto all’importo inizialmente richiesto di Euro 50 milioni. Il finanziamento, della durata di 36 mesi, la cui scadenza è prevista il 3 dicembre 2009, sarà in parte di natura rotativa. L’operazione vede coinvolte un pool di banche aventi, tra le altre, come Co - Arranger e Banca Agente Banca Calyon, come Co - Arrangers Banca Popolare di Vicenza e Banca Popolare di Verona e Novara e come Senior Lead Manager Banca Popolare di Crema, a conferma dei consolidati rapporti di partnership siglati nel corso di questi anni con i principali Istituti Bancari. .  
   
   
LE COSTRUZIONI GUARDANO AL FUTURO: 1.365 PROFESSIONISTI FANNO IL PUNTO SUL SETTORE  
 
Milano, 5 dicembre 2006 - Un futuro promettente quello delle costruzioni. A conclusione della sua prima edizione, il 1° Congresso Nazionale della Filiera delle Costruzioni ha registrato un bilancio positivo, con 1. 365 professionisti del settore che hanno riempito le sale del Centro Congressi di Assago per l’intera giornata dello scorso 23 novembre 2006, contando 650 presenze alla sessione generale del mattino e oltre 700 spalmate nei 5 convegni verticali del pomeriggio. Molti i contenuti di qualità che hanno contribuito ad analizzare un settore che, in questo particolare momento congiunturale, necessita di una spinta per il suo sviluppo qualitativo. Questo in sintesi il giudizio dei 1. 365 intervenuti che hanno espresso parere positivo sull’esito della prima edizione di questo importante appuntamento. Con la presenza di Maurizio Beretta, Direttore Generale Confindustria - Carlo Sangalli, Presidente Confcommercio - Daniele Capezzone, Presidente X Commissione Attività Produttive Commercio e Turismo e delle principali associazioni del settore, la giornata si è svolta in due momenti differenti: una parte generale al mattino, dove sono state affrontate le tematiche relative al futuro delle costruzioni; una parte pomeridiana che ha visto lo svolgimento di cinque convegni dedicati ad altrettante aree della filiera delle costruzioni: noleggio, distribuzione edile, macchine edili, serramenti e colore. L’attenzione posta da Tecniche Nuove Congressi nell’organizzare l’appuntamento è stata pienamente ripagata dalla soddisfazione dei professionisti che hanno partecipato alle varie sessioni di lavoro, sia per la qualità dei contenuti che per la presenza di prestigiosi relatori. Il Congresso si è rivelato infatti un importante momento di incontro fra i principali attori della filiera delle costruzioni, facendo emergere un nuovo spirito imprenditoriale fortemente orientato alla creazione di un sistema di relazioni e di azioni concrete verso il conseguimento di un obiettivo comune: la creazione di un tavolo delle costruzioni che veda tutti i protagonisti (progettisti, produttori, distributori e imprese edili) impegnati al raggiungimento della qualità nelle costruzioni. Particolarmente apprezzate le indagini di settore realizzate dalle testate della divisione Edilizia e Costruzioni della Casa Editrice Tecniche Nuove Spa. .  
   
   
CERTIFICAZIONE ENERGETICA PER NUOVI EDIFICI  
 
Milano, 5 dicembre 2006 - La sicurezza e il risparmio energetico sono temi cui Regione Lombardia dedica particolare attenzione da molto tempo. Lo ha ribadito il 30 novembre l´assessore regionale alle Reti, Servizi di Pubblica Utilità e Sviluppo Sostenibile, Massimo Buscemi che è intervenuto al convegno "Sicurezza e qualità dei prodotti da costruzione", organizzato dall´Apim (associazione periti industriali Milano) e dal Cisdce (Centro internazionale studi e documentazione comunità europea). "Per quanto riguarda l´energia - ha spiegato l´assessore Buscemi - stiamo lavorando per mettere a punto una normativa per la certificazione dei nuovi edifici e per la ristrutturazione di quelli esistenti". Il "marchio di qualità lombardo" sarà predisposto nelle prossime settimane. "Puntiamo al risparmio energetico ed alla sicurezza - ha proseguito Buscemi - e anche il Ministero sta guardando con interesse alla nostra normativa. Ancora una volta la Lombardia si dimostra all´avanguardia". Dai lavori del convegno è emerso che il settore delle costruzioni è investito dalla crescente emanazione di norme europee che fissano i requisiti essenziali da garantire in diversi campi: resistenza meccanica e di stabilità, sicurezza in caso di incendio, igiene e salute ambientale, sicurezza d´impiego, protezione contro il rumore, risparmio energetico, ecc. .  
   
   
EFFETTI DELLE OLIMPIADI INVERNALI DEL 2006 IN PIEMONTE: I MERCATI HANNO REAGITO IN MODO DIVERSO  
 
Milano, 5 dicembre 2006 - Le Olimpiadi Invernali del 2006 hanno sortito i loro effetti sul mercato immobiliare delle località destinate ai Giochi prima, durante e dopo lo svolgimento. Infatti, anche a mesi di distanza dall’evento, gli operatori segnalano la presenza di dinamiche abitative interessanti. Sicuramente per quasi tutte le località montane interessate dai Giochi si è avuto, a detta di Tecnocasa, un miglioramento delle strutture sportive, tutte rinnovate o costruite ex novo, e questo ha determinato un maggior appeal delle stesse sui potenziali acquirenti di immobili. A Torino tra i quartieri che hanno beneficiato delle Olimpiadi possiamo citare Lingotto e Santa Rita-stadio Comunale. A Lingotto, dove è sorto il Villaggio Olimpico, si è registrato un incremento delle richieste sia per immobili residenziali che a destinazione commerciale. L’interesse per le abitazioni della zona ha portato una crescita delle quotazioni nel primo semestre del 14. 3% e, ad oggi, per le tipologie in buone condizioni si possono spuntare anche prezzi di 2200 € al mq. Questo perchè i servizi del quartiere sono notevolmente migliorati grazie all’ampliamento dell’Asl, all’apertura di scuole nuove e soprattutto alla ripresa delle attività commerciali. Infatti molti negozi, prima vuoti, sono stati acquistati o presi in affitto. L’effetto positivo sulle attività commerciali si è avuto anche nel vicino quartiere di Mirafiori, dove le soluzioni poste in vie a basso transito (in genere con scarso appeal) sono state rilevate, in particolare da cittadini stranieri. L’andamento positivo del mercato dei negozi è dovuto alle previsioni di un incremento del bacino di utenza, legato all’aumento della popolazione della zona. Infatti è già iniziata l’assegnazione degli appartamenti del Villaggio Olimpico; l’operazione terminerà a gennaio 2007. Anche il mercato delle locazioni a Lingotto ha registrato effetti positivi; al di là degli studenti e dei professionisti, si è avuto un incremento dei contratti di locazione transitori per la presenza di lavoratori trasfertisti arrivati in città per lo svolgimento di attività legate ai Giochi. Alcuni di questi, una volta ultimati i lavori, hanno scelto di restare a vivere nel quartiere. Nei primi sei mesi dell’anno i canoni di locazione per un bilocale sono cresciuti dell’11%, attestandosi su un valore medio di 500 € mensili. Un altro quartiere che ha vissuto in maniera diretta lo svolgimento delle Olimpiadi è Santa Rita- Stadio Comunale, le cui quotazioni immobiliari nel primo semestre dell’anno sono cresciute del 5. 3%. Tra gli interventi realizzati la bonifica del parco adiacente a Piazza d’Armi e la riapertura dello Stadio Comunale. Gli effetti si sono fatti sentire in particolare sul mercato dei box nell’area adiacente alla struttura sportiva, dove difficilmente si riesce a trovare parcheggio specie in caso di svolgimento delle partite. Chi ha la fortuna di possedere un box difficilmente lo vende e quando succede il prezzo medio di compravendita realizzato è di circa 30 mila €. Spostandosi nelle zone di montagna, è Sestriere la località turistica in cui, più di ogni altra, le Olimpiadi hanno portato benefici al mercato immobiliare; infatti, pur registrando stabilità delle quotazioni nel primo semestre dell’anno, sta mostrando delle “nuove”dinamiche di comportamento e per la prima volta quest’anno si registrano compravendite di abitazioni da parte di stranieri, tra cui inglesi ed olandesi, “new entry” per la zona. Non solo cercano casa a Sestriere, ma si spostano anche nelle zone limitrofe (Susa, Giaveno) dove i prezzi sono più bassi. A Sestriere nelle aree centrali per una tipologia usata si pagano 3900 € al mq. Si è proceduto anche ad immettere sul mercato gli alloggi del Villaggio Olimpico: la maggior parte sono stati venduti come multiproprietà, la restante parte sono messi in vendita, ma solo ed esclusivamente per i non residenti, con il vincolo di non usarlo per alcune settimane all’anno. Questo perché si vuole agevolare il turismo in zona. Per questo limite l’acquirente ottiene uno sconto sul prezzo. Attualmente ci sono ancora unità immobiliari in vendita e per un bilocale si può spendere a partire da 154 mila €. La cittadina ha beneficiato poi di un miglioramento dei servizi. Sono stati infatti costruiti una piscina ed un palazzetto dello sport, sono stati rifatti gli impianti sciistici esistenti e creati dei nuovi, sono stati migliorati i collegamenti con San Sicario. A Oulx e nelle frazioni limitrofe le quotazioni immobiliari sono diminuite (rispettivamente -8% e -5. 6%). La causa è da ricercarsi nella notevole immissione di immobili sul mercato in seguito allo svolgimento delle Olimpiadi Invernali a cui non ha corrisposto un’adeguata domanda. A Bardonecchia nel primo semestre del 2006 le quotazioni immobiliari si sono incrementate del 7%. Sempre positiva la richiesta dei piccoli tagli, monolocali e bilocali in particolare. Su questo mercato non sembrano esserci più strascichi rilevanti legati allo svolgimento delle Olimpiadi, se non sul mercato delle locazioni che sembra essersi di nuovo calmierato dopo il boom legato al periodo delle Olimpiadi Invernali. Ad oggi sembra designarsi un comportamento “last minute” ovvero si aspetta di prendere in affitto l’immobile a ridosso dell’inizio della stagione invernale o a stagione già iniziata per scontare dei ribassi sui prezzi. Dal lato dell’offerta turistica sicuramente i lavori svolti per le Olimpiadi hanno dato degli ottimi risultati: Bardonecchia ora può contare su una nuova ovovia, un nuovo impianto di risalita, una nuova pista di snowboard. .  
   
   
ROMA, NICOLA GALLORO DELEGATO DEL SINDACO ALL’EMERGENZA ABITATIVA: L’INQUILINO HA CONSEGNATO LE CHIAVI ALL’UFFICIO DI COMPETENZA ED HA PROVVEDUTO A SORVEGLIARE L’ALLOGGIO CONTRO EVENTUALI MALINTENZIONATI.  
 
Roma, 5 dicembre 2006 - Abbiamo avuto quest’oggi la possibilità di consegnare un alloggio di 35 metri quadri a Tor di Nona in Via degli Amatriciani grazie anche alla condotta responsabile e civicamente corretta di un nostro concittadino. I neo affittuari sono una coppia di anziani, madre e figlio, che da 15 anni vivevano nel residence Bravetta. La madre, attualmente ricoverata in una struttura ospedaliera del centro, potrà così usufruire più facilmente dell’assistenza del figlio. L’ex titolare dello stabile di Via degli Amatriciani era un anziano recentemente deceduto in ospedale, prima di essere ricoverato aveva affidato le chiavi dell’appartamento ad un vicino a cui era peraltro legato da una vecchia amicizia. Quest’ultimo, nonostante fosse stato oggetto di profferte di denaro perché permettesse l’occupazione dell’appartamento, non solo ha consegnato le chiavi all’ufficio di competenza ma ha provveduto fino ad oggi a sorvegliare l’alloggio contro eventuali malintenzionati. Ci piace stigmatizzare positivamente tale condotta che ci appare esemplare, se comportamenti simili fossero più diffusi, l’ufficio politiche abitative potrebbe operare più efficacemente. .  
   
   
MARTINI: "LA CREATIVITÀ PUÒ AIUTARCI A FAR RIPARTIRE LA TOSCANA" IL PRESIDENTE COMMENTA IL SUCCESSO DEL FESTIVAL DI FIRENZE: OLTRE 170 MILA PERSONE IN TRE GIORNI E MEZZO  
 
 Firenze, 5 dicembre 2006 - "La creatività non è solo quella dell´artista, ma anche dell´ingegnere che progetta un nuovo impianto per l´estrazione dell´olio, dell´architetto che disegna un complesso residenziale che permette di tagliare i costi delle bollette o di un nuovo rapporto tra imprese e giovani che cercano lavoro. Soprattutto il festival della creatività che si è concluso ieri alla Fortezza da Basso di Firenze ha dimostrato che la creatività è coinvolgente. Un così grande successo di pubblico, oltre 170 mila persone in tre giorni e mezzo, tanti giovani e non solo toscani, non ce lo aspettavamo neppure noi". Il presidente della Toscana Claudio Martini approfitta del consueto briefing del lunedì con i giornalisti per un primo commento sui numeri del festival che da giovedì ha animato Firenze: 300 eventi, 300 ospiti, 70 incontri, 80 laboratori, mostre e workshop, 320 aziende ad esporre e più di 200 artisti di 15 paesi nel mondo con una promozione per lo più affidata ad Internet, 6600 giovani contatti dalle aziende nel corso del Job Fair. "Il festival della creatività è stato un grande contenitore in cui iniziative diverse si sono contaminate l´un l´altra. Ma questa formula non è stata un limite, - sottolinea Martini - ma uno dei segreti del successo della manifestazione La creatività è del resto un valore che trascende una singola dimensione. La creatività può aiutarci a far ripartire la Toscana e della creatività abbiamo bisogno in tanti settori diversi. La creatività può far nascere anche nuove attività imprenditoriali". Esempi di creatività ´applicata´ sono quelli ad esempio del premio Vespucci e della Borsa della ricerca e dell´innovazione. Martini li ha ricordati uno ad uno. Per i brevetti ha vinto uno strumento in grado di misurare l´umidità e il contenuto salino dei muri senza intaccare l´intonaco, utilissimo per i restauri: l´ha progettato Roberto Olmi di Montecatini, responsabile dell´istituto di Fisica del Cnr, in collaborazione con l´Opificio delle Pietre Dure. Per i progetti ha vinto il gruppo Margheri Costruzioni di Firenze con il centro residenziale "Sesto Ricasoli", che realizzerà un alto risparmio energetico. Nel campo della ricerca delle imprese, l´invenzione giudicata più innovativa è stata un impianto di estrazione dell´olio di oliva con autoprotezione ossidante realizzato dalle Officine meccaniche toscana di Bagno a Ripoli. Per il marketing è stato premiato un software ideato di Fabrizio Sebastiani (Cnr di Pisa) che consentirà di migliorare il rapporto azienda- consumatore, mentre nel design hanno avuto grande successo le toilettes di Lineaguida di Firenze montate sui voli transeuropei. "Il festival della creatività e il festival della geografia ospitato al suo interno - conclude Martini - sono costati un milione e 300 mila euro. La Regione, compreso l´affitto della Fortezza, ha contribuito con 680 mila euro". .  
   
   
SABIC PREMIATA COME “AZIENDA PETROLCHIMICA DELL’ANNO”  
 
Milano, 5 dicembre 2006 - Saudi Basic Industries Corporation (Sabic) è stata nominata “Azienda Petrolchimica dell’Anno” da Platts, il più importante gruppo editoriale nel settore energetico. Il premio è stato assegnato in base ai seguenti criteri: strategie, impegno nello sviluppo tecnologico, leadership nel settore industriale, crescita, redditività e gestione delle situazioni di crisi. La cerimonia di premiazione del prestigioso Global Energy Awards si è svolta a New York alla presenza dei rappresentanti delle maggiori società energetiche del mondo. Commentando l’assegnazione del riconoscimento, il Principe Saud bin Thunayan Al-saud, presidente di Sabic, ha dichiarato: “Essere nominati Azienda Petrolchimica dell’Anno a livello mondiale da una giuria indipendente del settore energetico è un chiaro riconoscimento del successo di Sabic e della sua continua crescita. Inoltre conferma la sua posizione come player di primo piano nell’industria petrolchimica mondiale. “Il nostro successo è da attribuire in larga parte alle partnership di lungo termine intraprese con il mondo industriale e di questo dobbiamo essere particolarmente riconoscenti agli azionisti”. “Ritengo inoltre che questo premio confermi la visione strategica di Sabic, la sua ambizione a raggiungere sempre nuovi ed importanti risultati ed il suo impegno verso la leadership mondiale tra le maggiori aziende petrolchimiche internazionali. ” Prima di essere nominata finalista del Premio nell’ottobre 2006, Sabic è stata scelta fra numerose aziende leader nel settore. La commissione giudicante era costituita da un panel indipendente di esperti internazionali di energia, fra cui Ministri dell’Energia, legislatori nazionali, ex top manager delle maggiori aziende energetiche ed i più importanti docenti universitari. .  
   
   
MARILISA D´AMICO: LA RAPPRESENTANZA POLITICA "FEMMINILE" IN ITALIA (1)  
 
Milano, 5 dicembre 2006 - Rappresentanza politica e rappresentanza "di genere": spunti introduttivi. Un tema che coinvolge i principi fondamentali in materia di rappresentanza politica attiene a quella che impropriamente viene chiamata come "rappresentanza di genere"1. Si tratta, cioè, di garantire all´interno delle Assemblee elettive, e, in particolare, nelle Assemblee legislative nazionali una presenza equilibrata di rappresentanti di entrambi i sessi. Tale problema tocca i principi fondamentali in tema di rappresentanza, dal momento che la rappresentanza politica moderna nasce slegata da qualsiasi legame con gruppi particolari, e l´idea del genere parrebbe trarre con sé la possibilità che anche altri gruppi discriminati possano avere i propri rappresentanti: il Parlamento si troverebbe così frazionato fra rappresentanti di tanti gruppi disomogenei fra di loro, e in tal modo si indebolirebbe la concezione della rappresentanza politica come espressione della "volontà generale", slegata da interessi di parte o dall´appartenenza a ceti o a gruppi. Questa obiezione è molto seria, ma una riflessione più approfondita mostra chiaramente come il paragone fra rappresentanza di genere e rappresentanza dei singoli gruppi di interesse che compongono la società sia, in realtà, un falso problema: le donne non costituiscono una categoria portatrice di interessi particolari, ma rappresentano uno dei modi di essere del genere umano. E´ vero che il concetto di rappresentanza politica si impone come concetto neutro, slegato dal sesso: ma, se si riflette sulla storia, ci si accorge che quando esso è nato le donne non "esistevano" di fronte alle istituzioni, dal momento che non solo non potevano essere elette, ma non potevano neanche votare. La conquista del voto femminile è un dato relativamente recente: in Inghilterra, il voto femminile viene introdotto nel 1917, con alcune limitazioni e, completamente, nel 1928; in Francia, le donne ottengono il diritto di voto nel 1944; in Italia, le donne si recano alle urne per la prima volta nel 1946, per il referendum sulla scelta fra repubblica e monarchia (ed è opinione comune che tale voto fu concesso soprattutto da chi sperava che l´elettorato femminile fosse maggiormente favorevole al "re"). Curioso notare che in Italia il sesso maschile non veniva indicato esplicitamente come requisito per la titolarità del diritto di voto né dallo Statuto Albertino, né da alcuna altra legge: l´esclusione delle donne era vissuta semplicemente come un dato di fatto, come un elemento talmente connaturato alle caratteristiche strutturali del sistema, da non richiedere ulteriori giustificazioni (tanto che i tentativi di iscrivere alcune donne nelle liste elettorali operati da qualche Commissione elettorale, furono cassati dall´Autorità giudiziaria)2. Risulta chiaro allora che l´idea classica di rappresentanza politica nasce slegata dal sesso, perché l´universo di riferimento nell´ottocento era esclusivamente maschile3. Se queste sono le premesse, non è possibile negare dignità teorica al tema della rappresentanza politica femminile, facendo riferimento al concetto classico di rappresentanza politica, nato e sviluppatosi in un momento in cui le donne erano assenti, non potendo neanche votare. Al contrario, il problema della rappresentanza politica femminile deve essere affrontato oggi, in un contesto in cui, tra l´altro, proprio il concetto classico di rappresentanza politica è in crisi, per motivi diversi e profondi che non è possibile esaminare in questa sede, ma che costituiscono un motivo in più per affrontare il problema della presenza di entrambi i "generi" all´interno delle Assemblee elettive, come uno dei problemi della democrazia. Vi sono però vari argomenti che fondano la necessità di una presenza equilibrata di donne e di uomini: il primo argomento fa leva sulla "giustizia"; con il secondo si afferma che la presenza femminile è necessaria, perché anche le donne "devono essere rappresentate"; con il terzo si sostiene, invece, che non sarebbe in gioco la rappresentatività, bensì "la qualità del rappresentante". Il primo argomento è senz´altro il più immediato, basandosi sull´idea di giustizia come principio fondamentale di una società democratica: non è tollerabile, si sostiene, che la politica sia monopolio maschile, che le donne, essendo numericamente superiori agli uomini, occupino ancora un ruolo così marginale all´interno della politica e stentino ancora ad affermarsi ai vertici delle istituzioni4. La bassa presenza e la scarsa influenza femminile nella sfera politica non può non inficiare la compiuta realizzazione del nostro sistema democratico, proprio perché condiziona così pesantemente il livello di partecipazione democratica dei cittadini. Il secondo argomento, in base al quale le donne dovrebbero essere "rappresentate", pur avendo una sua importanza, non è senz´altro decisivo e si presta ad una serie di obiezioni: innanzitutto, non è detto che le donne esprimano interessi propri e distinti da quelli degli uomini, condivisi dalla generalità delle donne (che vi sia, cioè un interesse femminile chiaramente univocamente definito e definibile); inoltre, non è detto che gli "interessi femminili" debbano essere necessariamente rappresentati soltanto da una donna, e neanche che l´elezione di una donna ne garantisca la rappresentanza, anche se è indubbio che una maggiore presenza femminile può favorire l´inserimento di alcune tematiche nell´agenda politica e contribuire ad orientare le scelte dell´organo rappresentativo; infine, non è detto che una donna debba necessariamente votare per un´ altra donna. Il terzo argomento, invece, è molto più serio: oggi, forse ancor più che in passato, le Assemblee elettive sono chiamate a decidere su molti temi sui quali conta la libertà e la sensibilità del singolo parlamentare. Una bassissima presenza femminile incide senz´altro sulla qualità del rappresentante e della rappresentanza politica; una presenza femminile irrisoria condiziona anche la qualità dell´attività legislativa. Un Parlamento formato da soli uomini, quando deve decidere su temi importanti che riguardano la società, come l´istruzione, il lavoro, l´ambiente, la stessa politica estera, non ha la capacità di valutare con la dovuta sensibilità e competenza, fatta anche dei diversi punti di vista, maschile e femminile. E non bisogna neanche sostenere, come fanno in tanti, che esistono temi più femminili di altri, come quelli della famiglia, dell´istruzione, della stessa "parità", per i quali l´assenza femminile risulterebbe più grave: l´assenza femminile impoverisce il Parlamento, come luogo in cui ha sede lo scambio dialettico e in cui si esprime la cultura di tutta la società, composta, appunto, di donne e di uomini. Prima di affrontare la specificità dell´esperienza italiana, peculiare sia per la bassissima presenza delle donne nelle istituzioni e nelle Assemblee elettive, sia per il faticoso cammino per introdurre strumenti che favoriscano una maggiore presenza femminile, è opportuno richiamare, sia pure in estrema sintesi, l´esperienza e gli strumenti introdotti da altri Paesi, nell´affrontare (volendolo risolvere) il problema della scarsa presenza femminile nelle istituzioni. Osservando il modo in cui nel mondo si è cercato di dare risposta alla discriminazione femminile nei luoghi della politica, è possibile affermare che esistono esperienze e modelli di riferimento molto eterogenei fra loro. Una prima grande distinzione, che ha valenza soprattutto teorica per affrontare il problema, può farsi fra modello statunitense e modello francese: nel primo, le soluzioni vengono ricercate muovendo dalla premessa che le donne siano una minoranza discriminata ed esclusa dai luoghi di potere, sulla base di motivazioni che in molti casi mirano ad una giustizia compensativa; nel secondo, invece, le politiche e gli interventi legislativi si basano sul diverso presupposto di considerare le donne come parte di una società composta in ugual misura da donne e uomini, nella quale le due metà devono avere entrambe rappresentanza. Nel modello statunitense il principio della riserva a favore delle donne, attuato anche attraverso le quote, nasce all´interno del campo più vasto delle azioni positive: il problema femminile si sviluppa sul piano sia legislativo, sia giurisprudenziale, in stretta connessione con il problema razziale, al fine di porre rimedio a discriminazioni subite nei diversi settori della vita economica e sociale (in particolare questo avviene nel campo del lavoro e dell´istruzione). Le donne vengono quindi trattate alla stregua di una "minoranza" svantaggiata (come le minoranze razziali) meritevole di una tutela specifica da parte dell´ordinamento statale: da qui l´idea delle cd. "quote", e cioè il principio in base al quale, in genere per un periodo temporale determinato, occorre assicurare una riserva di "posti", per correggere una discriminazione evidente. Tale strumento ha alla base l´idea di un gruppo discriminato e quindi diverso, che necessita di un aiuto legislativo discriminatorio per ristabilire una situazione di partenza di parità?. Il modello francese si muove su un binario diverso ed è influenzato dall´esigenza non tanto di elaborare politiche di "sostegno" alle donne, quanto piuttosto di riconoscere ad esse una effettiva parità, attraverso il perseguimento di una eguaglianza dei "punti di partenza", per realizzare una vera democrazia "paritaria". Il dibattito francese, che si fonda sulla constatazione della presenza numericamente uguale, nella società di uomini e di donne, è sfociato in una serie di interventi che, a partire dagli anni ottanta, hanno inciso sulla legislazione elettorale, attraverso la previsione di misure predisposte a favorire le candidature femminili; esso ha poi dato vita ad una vicenda in parte analoga a quella italiana, dal momento che, anche in Francia, una prima legislazione che garantiva una riserva di posti nelle liste elettorali fu bocciata dal Conseil constitutionnel, in quanto contraria al principio di eguaglianza formale, che impediva, secondo il giudice costituzionale francese, di operare distinzioni basate sul sesso per il godimento dei diritti di elettorato attivo e passivo. Per superare il blocco imposto dalla giurisprudenza costituzionale, il legislatore francese ha deciso di riformare la Costituzione, inserendo, da un lato, nella disposizione contenente il principio di eguaglianza (art. 3), una norma con la quale si assegna alla legge il compito di favorire una equilibrata rappresentanza dei sessi alle cariche elettive, dall´altro stabilendo una previsione (art. 4) rivolta ai partiti politici. Con la legge n. 2000-493 del 6 giugno 2000 il legislatore francese introduce misure specifiche nella legislazione elettorale che, attraverso strumenti diversi, intendono favorire e garantire una maggiore presenza femminile: per effetto delle modifiche costituzionali, tali misure escono indenni dal vaglio del Conseil constitutionnel6. La Francia, dunque, fa da culla ad un principio diverso, che può essere definito come quello della necessità che la società, fatta di donne e di uomini, sia rappresentata in modo equilibrato: non si tratta, quindi, di un sostegno, ma della ricerca di una effettiva democrazia "paritaria". Da sottolineare anche la circostanza che, dal punto di vista teorico, la risposta francese vuole essere il tentativo di salvaguardare il principio della generalità della rappresentanza politica. I teorici della parité, infatti, si basano su una profonda critica alla politica delle "quote", intesa come riserva di posti, che viene definita come un vaso di Pandora da cui emergerebbero le più svariate rivendicazioni. Esistono poi esperienze di altri Paesi che mettono in luce il ruolo determinante dei partiti politici: risulta sufficiente che i partiti impongano al loro interno sistemi di "inclusione" delle donne, per risolvere il problema alla radice, senza bisogno di interventi legislativi, né, tanto meno, di modifiche costituzionali. Nei Paesi scandinavi, infatti, emerge un quadro definibile come "idilliaco": le percentuali di donne presenti in Parlamento e nello stesso Governo supera il 30%. Eppure, in nessuno di questi Paesi ci sono disposizioni costituzionali dedicate specificamente alla materia delle pari opportunità tra donne e uomini nell´accesso alle cariche elettive (salvo un riferimento generico nella costituzione finlandese): la promozione della presenza femminile nelle istituzioni avviene quasi esclusivamente su iniziativa dei partiti politici, che si sono dotati al loro interno di regole ben precise. Non è sicuramente indifferente rispetto a questi risultati la circostanza che in questi Paesi il riconoscimento del diritto di elettorato attivo e passivo per le donne avviene all´inizio del secolo scorso. La presenza femminile, in questi Stati, incide sensibilmente sui contenuti della politica, attraverso l´approvazione di importanti leggi antidiscriminatorie che orientano la società verso un rapporto equilibrato fra i sessi sia nella vita lavorativa che in quella familiare. L´importanza del ruolo dei partiti politici ai fini della promozione della presenza femminile nelle istituzioni è confermata anche dall´analisi dell´esperienze tedesca e inglese. In Germania, grazie a codici di comportamento che i partiti si sono autoimposti, a partire dal 1986 (i primi furono i Verdi, che sancirono nella composizione delle liste un criterio di alternanza fra i sessi, seguiti nel 1988 dai socialdemocratici che ricorrono invece a un sistema formale di quote), le donne hanno raggiunto percentuali che toccano quelle del 30% in Parlamento e del 35% nel Governo (senza contare la circostanza che le elezioni dello scorso 2005 hanno visto per la prima volta una donna conquistare il ruolo di Cancelliere). Anche nel Regno Unito, patria di un meccanismo elettorale considerato fra i più "ostili" all´ingresso delle donne, e cioè il sistema maggioritario ad unico turno, i partiti hanno riequilibrato la presenza femminile adottando inizialmente un meccanismo rigido nella selezione delle candidature: il Partito Laburista inventò la cd. "shortlist", cioè liste formate da sole donne, ed impose che almeno la metà dei candidati in seggi sicuri dovesse essere rappresentata da donne. Operando a monte, dunque, anche nel Regno Unito si è inciso sul numero della presenza femminile in Parlamento, che aumentò sensibilmente nelle elezioni del 1997, dove l´altra significativa novità fu quella di considerare la presenza femminile come uno dei motivi centrali (risultato poi vincente) della campagna elettorale. Va ricordato che il sistema delle "shortlists" fu successivamente dichiarato discriminatorio e abbandonato, ma nel 2002, grazie all´approvazione del Sex Discrimination (Election Candidates) Act, è stata introdotta una disciplina che, indirettamente, legittima l´adozione da parte dei partiti politici di misure per il riequilibrio della rappresentanza dei sessi. 2. L´anomalia italiana fra legislatore e Corte costituzionale. Più di dieci anni fa il legislatore italiano, di fronte alle bassissime percentuali femminili nelle Assemblee elettive, aveva deciso di prevedere strumenti che stimolassero e garantissero una più ampia presenza delle donne. La legge n. 81 del 1993, infatti, stabiliva misure di "favore" nei confronti della rappresentanza politica femminile, introducendo norme di diverso tipo, sia nelle elezioni nazionali che in quelle locali. Per le elezioni nazionali, veniva introdotta l´alternanza obbligatoria di uomini e donne nella lista per il recupero proporzionale dei voti alle elezioni per la Camera dei deputati; per le elezioni regionali e comunali si prescriveva che nelle liste i candidati dello stesso sesso non fossero inseriti in misura superiore ai due terzi (in pratica, ciò determinava un cd. "quota di lista", per un terzo, nei confronti del sesso sottorappresentato, quello femminile). La scelta del legislatore incideva con modalità completamente differenti sul meccanismo elettorale: per le elezioni comunali, provinciali e regionali si prescriveva soltanto la cd. "quota di lista", che non aveva alcun intento discriminatorio, in quanto non garantiva affatto il risultato, ossia il conseguimento del seggio, ma si limitava ad imporre una certa percentuale di donne (almeno un terzo) nelle liste elettorali; in parole più semplici, questa misura, tra l´altro formulata in modo neutro ("nessuno dei due sessi"), si poneva come garanzia di candidabilità e non di eleggibilità; diversa, invece, la misura dell´alternanza obbligatoria nella lista per il recupero proporzionale alla Camera dei deputati, che, attraverso un meccanismo rigido, assicurava di fatto il risultato, in ragione della posizione del candidato nella lista elettorale8. Va osservato, però, che al di là delle differenze tecniche, il legislatore aveva deciso di intervenire a tutto campo per colmare il divario nella presenza dei due sessi nelle Assemblee elettive, introducendo misure applicabili alle competizioni elettorali che si svolgono nell´ambito dei diversi livelli di governo9. Questo intervento legislativo è stato completamente demolito da una sentenza della Corte costituzionale, la famosa n. 422 del 199510, nella quale la Corte costituzionale afferma in via generale e senza alcuna eccezione che in materia elettorale possa trovare applicazione soltanto il principio di eguaglianza formale (artt. 3, comma 1, e 51, comma 1, Cost. ) e che qualsiasi disposizione tendente ad introdurre riferimenti "al sesso" dei rappresentanti, anche se formulata in modo neutro, sia in contrasto con tale principio, e come tale, incostituzionale. La pronuncia della Corte, oggetto di moltissimi interventi critici", è, a mio avviso, discutibile, soprattutto perché basata su una falsa rappresentazione "storica": dice la Corte che i costituenti avrebbero escluso l´eguaglianza sostanziale dal campo dei diritti politici, mirando a garantire soltanto quella formale. Facile osservare che, se i costituenti davvero non si sono esplicitamente posti il problema di garantire una equilibrata presenza fra i sessi nelle Assemblee elettive è anche perché, in materia elettorale, le donne non avevano avuto occasione d´ingresso, avendo votato per la prima volta nel 1946. Come abbiamo osservato poc´anzi, non è possibile assegnare un carattere assoluto a istituti o concetti nati in un universo soltanto maschile, nel quale, per forza di cosa, il problema della discriminazione sessuale non era stato ancora affrontato, dal momento che le donne non erano ancora presenti nel mondo politico. In ogni caso, a voler seguire una logica formale, la stessa formulazione dell´art. 51 Cost. , laddove fa esplicito riferimento ai "cittadini dell ´uno e dell´altro sesso", potrebbe essere di sostegno ad una interpretazione diversa da quella prospettata dalla Corte: tale formulazione non necessariamente enfatizzerebbe una eguaglianza formale, ma ponendo l´accento sulla necessaria presenza dei due sessi, esigerebbe misure atte ad evitare che uno dei due possa essere di fatto escluso, come succede per le donne12. Nella decisione, la Corte sottolinea che la misura prevista dal legislatore sarebbe contraria al principio di eguaglianza sostanziale, pur riguardando soltanto la "candidabilità" e non la "eleggibilità"; enfatizza l´interpretazione storica, in base alla quale, pur formulata in modo neutro, la disciplina sulle elezioni comunali (e così anche quelle sulle elezioni provinciali e regionali) sarebbe discriminatoria, perché nata per favorire le donne; distingue fra azioni positive ammissibili, come quelle in materia di lavoro, pur se discriminatorie, e azioni positive inammissibili, come quelle elettorali, ambito da cui il principio di eguaglianza sostanziale sarebbe totalmente escluso (come vedremo, tali argomentazioni verranno capovolte nella sent. N. 49 del 2003, svelando la loro originaria debolezza). La rigida posizione della Corte costituzionale determina, nella stessa decisione, attraverso l´applicazione dell´art. 27, comma 2, 1. N. 87 del 1953 (dichiarazione di illegittimità conseguenziale), l´eliminazione di tutte le norme presenti nell´ordinamento miranti, con tecniche diverse, a riequilibrare la presenza di uomini e donne nelle assemblee elettive: nata con riferimento alle disposizioni elettorali per i Comuni con popolazione inferiore a 15. 000 abitanti (nelle quali si prevedeva che nelle liste "nessuno dei due sessi potesse essere rappresentato in misura superiore ai due terzi"), la decisione della Corte arriva a colpire non soltanto la norma identica prevista per i Comuni con popolazione superiore a 15. 000 abitanti, ma, addirittura, la disposizione per l´elezione alla Camera dei deputati che prevedeva un meccanismo diverso (e cioè nella lista per il recupero proporzionale l´obbligatoria alternanza di un uomo e di una donna), oltre che disposizioni di Regioni a statuto speciale (. ). L´interpretazione della Corte, di per sé discutibile, anche alla luce di argomenti testuali (molti autori non sono d´accordo sull´interpretazione dell´art. 51 Cost. ), non soltanto determina l´illegittimità di tutte le disposizioni in materia, ma rende impossibile, a Costituzione invariata, per il legislatore ordinario introdurre norme di qualsiasi tipo miranti a favorire l´accesso delle donne alle competizioni elettorali: inizia dunque un faticoso percorso di revisione dell´art. 51 della Costituzione, conclusosi soltanto nel 2003 con la legge costituzionale n. 1, con la quale si intende superare direttamente e formalmente il giudicato costituzionale. Nel frattempo, però, vi sono altre modifiche del quadro costituzionale e internazionale di riferimento: vengono infatti alla luce l´art. 2 della legge cost. 31-1-2002, n. 1, il quale prevede espressamente che "al fine di conseguire "l´equilibrio della rappresentanza dei sessi", la legge regionale "promuove condizioni di parità per l´accesso alle consultazioni elettorali"13;l´art. 117, comma 7, che introduce una disposizione analoga, e l´art. 23 della Carta di Nizza, approvata il 7 dicembre 2000, il quale sancisce, al comma 2, che "il principio della parità non osta al mantenimento o all´adozione di misure che prevedano vantaggi specifici a favore del sesso. Sottorappresentato". .  
   
   
MARILISA D´AMICO: LA RAPPRESENTANZA POLITICA "FEMMINILE" IN ITALIA (2)  
 
Nella sent. N. 49 del 200314, la Corte torna ad occuparsi del problema delle cd. "quote rosa", cioè di disposizioni in materia elettorale nelle quali si tenti di facilitare un maggiore accesso (e presenza) delle donne nelle assemblee elettive. In questo contesto la vicenda che dà origine all´importante e coraggiosa decisione che stiamo commentando è alquanto curiosa: il Governo, durante l´iter di approvazione della revisione dell´art. 51 Cost. , di iniziativa del Governo medesimo, proprio per consentire il superamento della decisione n. 422 del 1995 (si parla nella relazione introduttiva della necessità di "di mettere un cappello alle quote"), impugna alcune disposizioni ( art. 7, comma 1, e 2, comma 2) della deliberazione legislativa della Regione valle d´Aosta, adottata ai sensi dell´art. 15, comma 2, dello statuto speciale, dal contenuto minimo, in base alle quali, a pena di invalidità, le liste dovevano essere formate da "rappresentanti di entrambi i sessi". E l´impugna non per "difetto", ma, al contrario, in quanto contrastante con i principi rigorosi (e discutibilissimi) della decisione costituzionale n. 422 del 1995. Il Governo promotore della revisione dell´art. 51 Cost. Sostiene dinanzi alla Corte che la materia elettorale non debba contenere misure che riguardino "il sesso" dei rappresentanti, tutte incostituzionali in relazione al principio di eguaglianza formale15. In questo contesto, e alla luce della radicale posizione della sent. N. 422 del 1995, definire coraggiosa la decisione è forse troppo poco. A sostegno, infatti, di una decisione overruling rispetto alla n. 422 del 1995, la Corte infatti avrebbe tranquillamente potuto fare riferimento al quadro costituzionale già mutato, che abbiamo sopra esposto, alla revisione´ dell´art. 51 Cost. Che si stava perfezionando (si sarebbe conclusa a marzo, e il nuovo articolo sarebbe entrato in vigore a giugno), nonché all´art. 23 della Carta di Nizza, Carta già applicata dalla Corte costituzionale e anche da giudici comuni. Al contrario, il Giudice costituzionale affronta il cuore del problema, ribaltando il ragionamento della sent. N. 422 del 1995: secondo la Corte la disposizione impugnata, introducendo un riferimento neutro ("ambo i sessi") ed incidendo soltanto sulla formazione delle liste, non violerebbe gli artt. 3 e 51 Cost. Essa, infatti, inciderebbe soltanto sull´accesso alla competizione elettorale, non toccando né l´eleggibilità, né la candidabilità dei singoli candidati. Neppure sarebbe in grado, proprio perché attinente soltanto alla formazione della lista, di stabilire un vincolo fra elettori ed eletti, vincolo che sarebbe escluso dal principio della rappresentanza unitaria, classicamente inteso. La Corte quindi, contrariamente a quanto aveva fatto nel 1995, introduce una differente valutazione fra misure costituzionalmente legittime, in quanto incidenti soltanto sulla formazione delle liste e in quanto formulate in modo neutro (che potremmo definire "riserve di lista"), che espressamente qualifica come strumenti diversi dalle azioni positive, e misure più forti, che garantiscano non solo una parità o un riequilibrio nei punti di partenza, bensì, propriamente, il risultato medesimo (azioni positive o quote in senso vero e proprio), che invece sarebbero lesive dei principi costituzionali. Si tratta come è evidente di una vera decisione overruling: le norme che la Corte salva erano state dichiarate incostituzionali nel 1995, con argomentazioni opposte. Allora, ad esempio, la Corte aveva espressamente dichiarato che la formulazione neutra della norma non poteva bastare a salvarla, dal momento che l´intenzione del legislatore (la cd. Ratio storica) mirava invece a tutelare il sesso femminile, nell´argomentazione della decisione n. 49, al contrario, ha peso la lettera della norma, con la sua formulazione neutra, di per sé non discriminatoria (e reversibile). Così, mentre nel 1995, al Corte aveva espressamente dichiarato che misure di sostegno non potevano essere imposte per legge, ma che avrebbero dovuto essere assunte liberamente dai partiti politici, nel 2003, invece, afferma, assolvendole, che "le disposizioni in esame stabiliscono un vincolo non già all´esercizio del voto o all´esplicazione dei diritti dei cittadini eleggibili, ma alla formazione delle libere scelte dei partiti e dei gruppi che formano e presentano le liste elettorali, precludendo loro (solo) la possibilità di presentare liste formate da candidati tutti dello stesso sesso". E´ comunque molto significativo che, pur conoscendo la portata di una simile operazione, anche nei termini di eventuali valutazioni critiche nei confronti della decisione, la Corte costituzionale abbia voluto ragionare sul problema a mente sgombra da riferimenti al nuovo contesto costituzionale e che abbia utilizzato tali riferimenti solo come argomentazione di sostegno e in un secondo momento. E´ ancora più significativo che, nell´analisi del nuovo contesto, il Giudice costituzionale faccia esplicito riferimento alla legge cost. N. 2 del 2001, riguardante le Regioni a statuto speciale, al nuovo art. 117, comma 7, riguardante le Regioni a statuto ordinario e, genericamente, agli indirizzi degli organi dell´Unione europea, senza citare direttamente la Carta di Nizza. In parole più semplici manca, nella decisione, qualsiasi accenno alla revisione dell´art. 51 Cost. , in dirittura d´arrivo: ciò consente alla Corte costituzionale di mantenere aperto il campo relativamente all´interpretazione della portata del nuovo principio costituzionale, voluto per mettere un cappello alle quote, ma dal tenore letterale blando e interpretabile in modo diverso ("la Repubblica promuove, con appositi provvedimenti, le pari opportunità"). Significativo anche il richiamo ai comportamenti dei partiti, che, soli, costringono il legislatore ad intervenire in senso autoritativo: la Corte, in chiusura, afferma esplicitamente che "quello che già si auspicava potesse avvenire attraverso scelte statutarie o regolamentari dei partiti (i quali però, finora, in genere non hanno mostrato grande propensione a tradurle spontaneamente in atto con regole di autodisciplina previste ed effettivamente seguite) è qui perseguito come effetto di un vincolo di legge": vincolo, però reso possibile in Valle d´Aosta "alla luce della finalità promozionale oggi espressamente prevista dalla norma statutaria". La Corte dunque, rigettando la questione, modifica profondamente la propria giurisprudenza sul tema: nella decisione, come si afferma al punto n. 5 della motivazione, vengono ritenute legittime norme in cui il "vincolo resta limitato al momento della formazione delle liste, e non incide in alcun modo sui diritti dei cittadini, sulla libertà di voto degli elettori e sulla parità di chances delle liste e dei candidati e delle candidate nella competizione elettorale, né sul carattere unitario della rappresentanza elettiva". 3. Il nuovo art. 51 Cost. Come superamento del giudicato costituzionale Con l´art. 1 della legge cost. 30 maggio 2003, n. 1, all´art. 51, comma 1, Cost. Viene aggiunto l´inciso: "A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini". Con tale norma si è voluto introdurre il principio di eguaglianza sostanziale nella materia elettorale, dal momento che nella sua decisione il giudice costituzionale si era chiaramente espresso nel senso di escludere, sulla base del dato testuale dell´art. 51 Cost. , questa possibilità. La finalità dichiarata del legislatore costituzionale è proprio quella di superare il giudicato costituzionale, per consentire, come affermato testualmente nella relazione introduttiva al Disegno di legge, di "mettere un cappello alle quote". Tale finalità, comunque, era stata sicuramente ridimensionata dalla dec. N. 49 del 2003, pronunciata prima della conclusione del procedimento di revisione costituzionale, nella quale la Corte costituzionale aveva modificato la posizione assunta nel 1995. La riforma costituzionale è stata valutata in modo molto diverso: alcuni autori la ritengono non soltanto utile, ma necessaria per introdurre strumenti che garantiscano un riequilibrio della rappresentanza16; secondo altri, invece, essa non soltanto sarebbe inutile, ma potrebbe rivelarsi anche dannosa 7. Uno dei punti critici messi giustamente in luce dai commentatori riguarda la formula linguistica utilizzata dal legislatore costituzionale, che appare molto generica: secondo parte della dottrina con una norma di questo tipo si rischierebbe di non raggiungere l´obiettivo di una legislazione elettorale che contenga strumenti di aiuto o di garanzia per una maggiore presenza femminile, in quanto il legislatore non sarebbe affatto obbligato a introdurre quote o misure specifiche. Parlando di provvedimenti, e non di legge, l´effetto della riforma sarebbe paradossalmente quello di lasciare mani libere al legislatore "elettorale", garantendo soltanto misure generiche e di contorno, inefficaci a raggiungere lo scopo di accrescere la presenza delle donne nelle Assemblee elettive e nelle istituzioni. Se, in un primo momento, tale posizione era sembrata troppo prudente, oggi, invece, alla luce della mancata introduzione di qualsivoglia strumento nella nuova legge elettorale nazionale, bisogna riconoscere che essa era del tutto fondata. Si è infatti tentato di argomentare l´incostituzionalità della nuova legge elettorale sotto il profilo del mancato rispetto dell´art. 51 Cost. , sostenendo che la nuova norma costituzionale imponga almeno "quote di lista": in realtà, a meno di non forzare in modo davvero eccessivo il dettato costituzionale, la vicenda legata alla nuova legge elettorale nazionale dimostra come la generica formulazione dell´art. 51 Cost. Consente, ma non impone, misure di garanzia per la presenza femminile nelle Assemblee elettive. Argomentare il contrario significa sostenere che la norma costituzionale abbia una sola concretizzazione. Quella della previsione di "soglie minime" di ingresso in materia elettorale: ma ciò falserebbe il dato letterale della stessa norma, che parla di "provvedimenti opportuni", lasciando alla totale discrezionalità del legislatore la scelta delle misure idonee. L´obbligo per il legislatore di adottare una determinata misura si potrebbe sostenere solo se fosse chiaramente espresso nella Costituzione. Credo però che l´incostituzionalità della mancata previsione di soglie minime in materia elettorale potrebbe essere sostenuta con un ragionamento diverso, più complesso, basato sulla necessità di una equilibrata presenza di entrambi i "generi" in Parlamento per il buon funzionamento delle stesse Assemblee legislative: non va dimenticato, però, che, anche in Francia, culla dell´idea di parità, la previsione del 50% nelle liste è stata adottata soltanto per le elezioni municipali; per quelle nazionali si è scelto un meccanismo diverso e nessuno ha messo in dubbio che talè scelta non rientrasse nella discrezionalità legislativa. La riforma costituzionale italiana richiama per molti versi l´analogo percorso francese´$: in Francia, i] legislatore ha potuto introdurre norme specifiche, aventi la finalità di riequilibrare la rappresentanza dei sessi nelle Assemblee elettive, soltanto dopo la modifica della Costituzione, resa necessaria da una precedente pronuncia del Conseil constitutionnel di non conformità a costituzione di norme analoghe a quelle che si volevano reintrodurre. Analogamente in Italia, almeno nelle intenzioni del Governo, la modifica dell´art. 51 Cost. È stata voluta per "legittimare le quote": e tuttavia, ciò che in Francia appare naturale- cambiare la Costituzione per modificare le leggi-, naturale anche in virtù del controllo di tipc preventivo da parte del Conseil constitutionnel, e, più in generale, alla luce del particolare rapporto fra legge e Costituzione, basato sulla preminenza sostanziale del legislatore "politico", in Italia lo è un po´ meno. Vero è che con la modifica costituzionale il legislatore si riprende "il diritto all´ultima parola" - ciò che non è consentito con legge ordinaria diventa quindi possibile sotto la forma della revisione costituzionale -: in Italia però, l´idea che si debba, o si possa normalmente, ricorrere alla revisione costituzionale tutte le volte in cui si voglia superare una decisione della Corte costituzionale, appare a chi scrive pericolosa, perché rischia di indebolire il valore della nostra Costituzione e il modo in cui finora. Tra tante difficoltà, la nostra Carta costituzionale è stata sentita e rispettata. Questo ragionamento è senz´altro avvalorato dalla circostanza che la Corte costituzionale, con una decisione overruling, aveva già superato la rigida posizione del 1995, consentendo provvedimenti analoghi a quelli che il legislatore ha introdotto (e che avrebbe potuto introdurre anche senza la riforma costituzionale)19 Ragionando sull´impatto della riforma costituzionale, la dottrina si è divisa nella valutazione degli strumenti volti ad incidere direttamente sulle regole elettorali e di quelli volti ad operare a monte, ir particolare sui partiti che detengono le sorti delle candidature. Alcuni Autori affermano chiaramente di ritenere ammissibili, e comunque preferibili, soltanto quest´ultimo tipo di strumenti, gli unici che garantiscano il rispetto dei principi costituzionali del pluralismo e dell´uguaglianza; altri, invece, sonc favorevoli a strumenti inseriti direttamente nella legislazione elettorale: in particolare, con ur ragionamento che senz´altro ha influenzato la decisione costituzionale del 2003, viene sottolineata la compatibilità con il principio di eguaglianza formale di regole che intendano soltanto stabilire ur riequilibrio nei punti di partenza, e cioè nella formazione delle liste elettorali. Sembrerebbe così profilarsi una sorta di "quota di lista" (o più genericamente di strumenti "antidiscriminatori"), intendendo questa espressione in modo diverso dalla "quota" in senso classico. La riserva di lista non garantisce affatto i risultato, non essendo dunque uno strumento distorsivo e discriminatorio in quanto tale, e perciò nor necessariamente temporaneo (anche se, come vedremo, le norme che la prevedono stabiliscono altresì vincoli temporali). Nel dibattito sulla riforma costituzionale si è giustamente insistito, in un´ottica comparatistica, sui diversi effetti delle misure coercitive: nell´esperienza francese, infatti, si assiste ad un netto divario tra il tipo di strumento utilizzato e gli effetti prodotti. Sintetizzando, possiamo affermare che, mentre gli incentivi economici e i meccanismi soltanto sanzionatori, impiegati per le elezioni nazionali, non hanno sortito alcun risultato, se non quello, controproducente, di condurre alcuni partiti a coniare l´odioso slogan: "meglio pagare piuttosto che tenere una donna in lista", gli strumenti adottati per le elezioni municipali, che prevedevano come obbligatoria la formazione paritaria delle liste elettorali, hanno avuto invece un esito positivo, comportando il raggiungimento della percentuale di elette del 33%. Nel nostro Paese, in ogni caso, occorrerebbe valutare anche, a mio avviso, la costituzionalità di incentivi di tipo economico, di certo in qualche modo stridenti rispetto al principio del pluralismo partitico, tutelato dall´art. 49 Cost. Dopo la riforma dell´art. 51 Cost. Il giudice costituzionale, pur non avendo avuto occasione di pronunciarsi su norme di tipo elettorale, ha comunque reso una pronuncia importante sul contenuto del principio costituzionale in un caso avente ad oggetto la materia del pubblico impiego (si tratta dell´ord. N. 39 del 2005). Pur consistendo in una pronuncia di inammissibilità, nella quale non è affrontato il merito della questione, la decisione va segnalata perché è la prima volta che la Corte utilizza il parametro dell´art. 51 riformato, ma soprattutto perché essa offre un chiarimento utile sul rapporto fra la norma costituzionale e la giurisprudenza costituzionale. La Corte, infatti, con una motivazione molto succinta, boccia in modo chiaro l´impostazione del Consiglio di Stato, per il quale le modifiche costituzionali e l´intervento costituzionale del 2003 dovevano considerarsi lettera morta rispetto alle argomentazioni della sentenza del 1995: condividendo la tesi dell´Avvocatura dello Stato, la Corte ritiene che l´ordinanza di rimessione non sia adeguatamente motivata, proprio perché non farebbe cenno alle modifiche normative e giurisprudenziali successive alla decisione n. 422 del 1995. Questa decisione, dunque, proprio per la fermezza con cui la Corte boccia l´impostazione del giudice, consente di ritenere definitivamente tramontata la possibilità di un´interpretazione restrittiva dell´art. 51 Cost. , fondata sulla sola eguaglianza formale (valendo per la materia dei pubblici uffici, l´argomentazione della Corte vale ancora di più per quella elettorale, vero motivo della riforma costituzionale). 4. Un esito positivo della riforma: la normativa sulle elezioni europee. La legge 8 aprile 2004, n. 90, avente ad oggetto "Norme in materia di elezioni dei membri del Parlamento europeo e altre disposizioni inerenti ad elezioni da svolgersi nell´anno 2004", introduce all´art. 3 una norma in materia di "pari opportunità", che risulta molto significativa non solo e non tanto per il suo contenuto, quanto perché, soprattutto, come risultato di un faticoso percorso del legislatore, costituzionale e ordinario, e dello stesso giudice costituzionale. Se letta in quest´ottica, la norma presenta numerosi profili problematici e lascia aperti molti problemi20. Partiamo dal suo contenuto: nel primo comma viene introdotta una riserva "di lista", in base alla quale "nell´insieme delle liste circoscrizionali aventi un medesimo contrassegno, nelle prime due elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all´Italia, successive alla data di entrata in vigore della presente legge, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore ai due terzi dei candidati; in caso di quoziente frazionario si procede all´arrotondamento all´unità prossima". Il legislatore sceglie dunque di riprodurre le norme del 1993 in materia di elezioni comunali, bocciate dalla Corte costituzionale nella sent. N. 422 del 1995: viene garantita almeno la quota di un terzo delle candidature sul piano nazionale, con una formula neutra riguardo al sesso ("nessuno dei due sessi "). E´ esplicitamente scartato, nonostante vi fossero progetti da parte dell´opposizione nonché emendamenti modificativi, il modello francese della "parité" (50 %), che, come vedremo, esprime una visione diversa del problema. Nella stessa norma, ai commi due e tre, si decide però di introdurre alcune sanzioni al fine di garantirne l´applicabilità: sono ritenute "inammissibili" quelle liste "circoscrizionali composte da più di un candidato che non prevedono la presenza di candidati di entrambi i sessi"; viene introdotta una sanzione di tipo economico per i partiti che non rispettino la proporzione indicata dalla legge, i quali vedranno ridurre "l´importo del rimborso per le spese elettorali di cui alla legge 3 giugno 1999, n. 157 fino ad un massimo delle metà, in misura direttamente proporzionale al numero dei candidati in più rispetto a quello massimo consentito"; viene previsto, per converso, un "premio" per i partiti o gruppi politici organizzati che "abbiano avuto proclamata eletta (. ) una quota superiore ad un terzo di candidati di entrambi i sessi", ai quali verrà erogata, in modo proporzionale ai voti ottenuti, "la somma eventualmente derivante dalla riduzione di cui al comma 2". Il meccanismo scelto dal legislatore risponde così ad una duplice finalità: da un lato, penalizza economicamente, salvo il limite estremo dell´inammissibilità, i partiti che non rispettino la proporzione minima indicata dalla legge; dall´altro, premia i partiti che non si limitino a presentare donne in lista, ma che riescano anche a farle eleggere, rispondendo così ad uno dei dubbi più forti che la scelta legislativa solleva, e cioè che si instauri un meccanismo pericoloso nel caso in cui le donne siano presentate, ma non riescano ad essere elette, magari perché gli stessi partiti non intendono impegnarsi21. Il dibattito parlamentare sull´art. 3 cit. , pur risentendo delle inevitabili forzature presenti nel dibattito politico, offre un quadro interessante delle posizioni diverse che anche in dottrina accompagnano il tema della rappresentanza "di genere". Non mancano infatti posizioni radicalmente contrarie all´adozione di qualsiasi misura correttiva della rappresentanza, posizioni radicate, in modo più o meno consapevole, sull´assunto in base al quale la rappresentanza politica debba prescindere da qualità dei rappresentanti, essendo il rappresentante slegato da qualsiasi appartenenza, anche sessuale. In molti interventi si sostiene anche che una norma di questo tipo comprometterebbe le stesse donne, obbligando i partiti a candidarle, laddove le stesse avrebbero i mezzi per "farcela da sole"22. A queste posizioni si contrappone la quasi totalità degli interventi, della maggioranza e dell´opposizione, nei quali viene messa in luce come l´adozione di misure specifiche sia necessaria, proprio per modificare la situazione di fatto23. Da parte della maggioranza si insiste anche sulla necessità di misure che siano temporanee, soggette a verifica24, mentre da parte dell´opposizione si ritiene che la temporaneità indebolisca le misure stesse25. Il fulcro del dibattito, però, si incentra sulla qualità delle misure: la maggioranza ritiene che, alla luce del particolare sistema elettorale oggetto della disciplina, e cioè il sistema di elezione del Parlamento europeo, la quota di lista del 30 % su tutto il territorio nazionale, garantita da misure, sanzionatorie e premiali, di carattere economico sia un passo significativo e utile, come primo momento di attuazione della riforma costituzionale dell´art. 51; l´opposizione, invece, propone un progetto alternativo, che prevede il 50 %, cioè la soluzione francese, chiedendo come sanzione quella dell´inammissibilità delle liste che non rispettino i requisiti di legge e bocciando le sanzioni economiche26. Pur apprezzando il tentativo della maggioranza, l´opposizione si schiera per l´astensione, sottolineando che l´approvazione dell´art. 3 sarebbe la testimonianza di un´ "occasione persa". Negli interventi si tocca, senza grande approfondimento, un aspetto tecnico della legge: la previsione del 30 % a livello nazionale e non circoscrizionale mantiene una grande libertà di manovra ai partiti, i quali potrebbero rispettare il vincolo senza far eleggere una sola donna, scegliendo per le donne le circoscrizioni più deboli; negli interventi contrari a questo aspetto della legge si sottolinea l´inadeguatezza delle sanzioni economiche, da un lato, e il pericolo che la presenza delle donne in lista non sia sufficiente a garantire una buona percentuale di donne elette, come è successo in Francia per le elezioni nazionali27. I risultati delle elezioni europee del 2004, nelle quali la legge ha trovato la sua prima applicazione, dimostrano che essa ha avuto una certa efficacia, anche se i timori sul tipo di meccanismo prescelto non si sono rivelati del tutto infondati. A fronte di 534 candidature femminili, pari al 33, 5% del totale (1592) .  
   
   
MARILISA D´AMICO: LA RAPPRESENTANZA POLITICA "FEMMINILE" IN ITALIA (3)  
 
Risultano infatti membri del nuovo Parlamento europeo 15 donne, su un numero totale di 78 parlamentari italiani, pari al 19, 23%. Va però osservato che fra queste, ben 6 sono state ammesse alla carica di europarlamentare solo a seguito di rinuncia di colleghi (uomini) di lista. Merita di essere rilevata anche la distribuzione geografica del risultato elettorale, concentrato soprattutto al nord (7) e al centro (3), e risultando quasi nullo nel resto d´Italia (1 al sud, O nelle isole). Si può osservare, in conclusione, come una norma come l´art. 3 cit. È coerente con i principi individuati dalla Corte costituzionale e, probabilmente, sarebbe stata legittima anche senza la revisione dell´art. 51 Cost. ; tuttavia occorre rilevare come tale provvedimento legislativo si fondi sull´avvenuta riforma costituzionale e tale riforma abbia messo in moto il meccanismo legislativo; la norma, inoltre, appare particolarmente preziosa in quanto espressione di un esito positivo della riforma costituzionale, per nulla scontato, se si riflette su quanto è avvenuto, al contrario, in occasione della riforma della legislazione elettorale nazionale. S, Un esito negativo della riforma: la mancata introduzione di norme "antidiscriminatorie" in occasione della riforma della legislazione elettorale nazionale. La fragilità del tenore letterale della riforma costituzionale dell´art. 51 Cost. , unita all´ostilità da parte di tutte le forze politiche ad affrontare e risolvere il problema della bassissima presenza femminile nei luoghi della politica, si mostra con particolare evidenza nelle recenti vicende che riguardano le modifiche del sistema elettorale nazionale. Non possiamo entrare nel merito della riforma del sistema elettorale, prodotta dalla maggioranza (vecchia) a fine legislatura, ribaltando una scelta avvenuta con referendum popolare nel 1993, conclusosi con un´altissima affluenza e con un´altissima percentuale di voti positivi, né possiamo occuparci del contenuto (in parte incostituzionale e comunque discutibile) della nuova legge elettorale; dobbiamo però esprimere il nostro totale disagio dinanzi al mancato inserimento di norme "antidiscriminatorie" non solo alla luce del nuovo art. 51 Cost. (che, a detta della maggioranza veniva modificato con questa finalità), ma anche, e soprattutto, dinanzi alla modifica verso un sistema, quello proporzionale, ritenuto favorevole proprio all´introduzione di misure di questo tipo (nel senso che, a differenza di quello maggioritario, in un sistema di tipo proporzionale inserire una donna in più in lista non significa escludere un uomo). Il voto negativo, avvenuto a scrutinio segreto, i contenuti e i toni del dibattito parlamentare, cui faremo ora cenno, testimoniano quanto il mondo politico italiano sia ancora refrattario rispetto al tema Ripercorriamo, comunque, sinteticamente le vicende di tale occasione perduta: la maggioranza presenta un emendamento (1. 620) al disegno di legge (precisamente al comma 6, capoverso art. 18-bis, comma 2, primo periodo) che introduce il principio in base al quale nelle liste elettorali "ogni genere non può essere rappresentato in una successione superiore a tre ed in misura superiore ai due terzi dei candidati". Tale principio, in questo emendamento, è presidiato soltanto da una sanzione di tipo economico, che può arrivare fino alla decurtazione del 50% dei rimborsi per le spese elettorali. Si prevede, altresì, che dopo due elezioni la sanzione possa comportare l´inammissibilità della lista; in caso di comportamento virtuoso dei partiti, si sancisce un limite temporale nell´applicazione della norma antidiscriminatoria (che varrebbe, quindi, fino a che lo scarto di eletti fra i due sessi superi il 15 %). Il risultato della votazione, nella quale, a voto segreto (richiesto da un gruppo di deputati che il Presidente della Camera si rifiuta di rendere "pubblico" fino al momento della votazione); il triste spettacolo della gioia "bipartisan" dei deputati (uomini) e delle lacrime del Ministro per le pari opportunità (donna) all´esito della votazione; la scarsa reazione delle forze politiche all´esito del voto, che si limita a qualche blanda promessa (raramente mantenuta) di garantire spontaneamente una percentuale nelle liste elettorali, dimostrano come in Italia il sistema politico permanga ottusamente prevenuto rispetto a questo problema. Significativo richiamare i termini dell´esiguo dibattito28, dominato dagli interventi dell´opposizione, anche per chiarire come mai l´opposizione stessa non abbia voluto sostenere una norma apparentemente coerente con i principi da sempre sostenuti. Il fulcro del dibattito sta nel rifiuto da parte dell´opposizione di prestarsi ad introdurre un meccanismo che non presentasse almeno la percentuale del 30% di presenza femminile nelle liste (meglio, in ogni caso il 50%) e che non fosse presidiato dalla sanzione dell´inammissibilità della lista. A sostegno di tale proposta l´opposizione cita l´esperienza francese, che dimostra l´inutilità delle sanzioni economiche, le quali, volendo, posso rivelarsi anche controproducenti, e si fonda su studi e pareri che dimostrano come la soglia minima per ottenere qualche risultato considerevole in termini quantitativi e dunque qualitativi sia quella del 30%. L´andamento del dibattito pare a senso unico: pochissimi gli interventi della maggioranza, e solamente quelli delle donne impegnate nella difesa dell´emendamento; non vi sono, in altre parole, prese di posizione esplicite di maggioranza contrarie alle "quote", soltanto la nascosta fronda di deputati (di maggioranza) che propone il voto segreto, non avendo neanche il coraggio di rivelare la propria identità. Gli argomenti utilizzati a sostegno del provvedimento ricordano quelli già spesi in occasione dell´approvazione della norma sulle elezioni europee: la lettura dei dati; la scarsa presenza delle donne come problema di democrazia; la carenza di donne come dato che fa scadere la qualità del rappresentante, l´analisi del meccanismo dell´alternanza uomo-donna, o comunque della necessaria presenza di una donna ogni due o tre uomini, che, unito al meccanismo della lista bloccata (che è famigeratamente rimasto, impedendo alle poche donne candidate di concorrere, venendo spesso relegate nelle ultime posizioni. ), avrebbe di fatto ottenuto il risultato. Del dibattito giova ricordare anche la diversa valutazione offerta dai parlamentari della riforma costituzionale: richiamata in tutti gli interventi, secondo alcuni, essa imporrebbe misure "forti", come quelle della soglia minima del 30% e della sanzione dell´inammissibilità; secondo altri, invece, la riforma non imporrebbe nulla, garantendo piena libertà ai partiti e , dunque, massima discrezionalità al legislatore. A seguito della bocciatura dell´emendamento in occasione dell´approvazione della nuova legge elettorale, il Ministro Prestigiacomo ottiene di presentare un disegno di legge separato, che subisce l´ostruzionismo bipartisan per qualche mese e che ottiene un´approvazione simbolica al Senato 1´8 febbraio, a camere quasi sciolte, non avendo dunque la possibilità di divenire legge: il testo licenziato dal Senato impone, per ciascuna lista, almeno il 50 % di candidati di entrambi i sessi, con un´apparato sanzionatorio mutevole: nelle prime elezioni sono stabilite sanzioni di tipo economico; successivamente, l´inammissibilità della lista. I risultati delle elezioni nazionali, nelle quali, nonostante le futili promesse di tutti i partiti, le donne presentate sono poche e quelle sicure o in grado di essere elette ancora meno e dalle quali si raggiunge un misero 16% di presenza femminile in Parlamento, dimostrano come il mancato inserimento di norme "antidiscriminatorie" rappresenti una delle tante occasioni perdute. 6. Le pari opportunità nei nuovi statuti regionali. La tematica delle pari opportunità e delle differenze di genere è stata affrontata da molti dei nuovi statuti regionali, attuati alla luce della riforma del titolo V Cost. , che non soltanto modifica profondamente le competenze regionali, soprattutto sul piano legislativo, ma prevede un contenuto e un procedimento di approvazione dello Statuto della Regione nuovi, trasformandone profondamente anche la posizione nel sistema della fonti29. Nei testi statutari finora approvati, troviamo vari riferimenti alla tematica della pari opportunità, sia mediante l´inserimento di norme di principio (diversamente formulate), sia attraverso l´istituzione di appositi organi, che ci sembra opportuno richiamare nei dettagli, per far comprendere il ventaglio di possibilità offerte al legislatore regionale. Nel primo ambito rientrano numerosissime disposizioni che, sia pure in maniera differente, affidano alla Regione il compito di garantire le pari opportunità fra i due sessi. In molti casi, vengono adottate formulazioni di principio del tutto generiche, come avviene nell´art. 2 dello statuto Calabria che al secondo comma, lettera d), stabilisce che tra i principi ispiratori dell´azione regionale vi sia quello di perseguire "la rimozione di ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, economica e culturale". Più interessante è, invece,. Notare come talvolta si faccia riferimento alla necessità di perseguire tali scopi anche mediante apposite azioni positive. In questo senso si veda l´art. 2 dello statuto Liguria con cui si impegna la Regione ad assicurare, "con azioni positive, le pari opportunità in ogni campo, sulla base dei principi di pari diritti e pari trattamento tra le donne e gli uomini" e l´art. 6, comma sesto, statuto Lazio. Per quanto più specificatamente attiene all´accesso alle cariche elettive, si può notare che molti Statuti, talvolta limitandosi ad enunciazioni generiche e assai simili al tenore letterale dell´art. 117, comma 7, Cost. Si impegnano a promuovere "la parità di accesso tra uomini e donne alle cariche elettive" (art. 38 statuto Calabria; nel medesimo senso si vedano l´art. 13 statuto Piemonte, l´art. 3 statuto Marche e l´art. 43 statuto Emilia Romagna). Più specifico è invece l´art. 19 statuto Lazio, che al secondo comma, occupandosi del sistema di elezione, richiede un meccanismo capace di garantire la "parità di accesso tra uomini e donne alla carica di consigliere regionale, anche mediante azioni positive". Meritano poi un cenno le disposizioni relative alla composizione degli organi e degli enti la cui nomina è attribuita alla Giunta o al Consiglio; con tali norme si vorrebbe garantire una equilibrata presenza, in essi, di entrambi i sessi (si vedano l´art. 13 statuto Piemonte, l´art. 3 statuto Marche, l´art. 70 statuto Liguria, l´art. 6 statuto Lazio, l´art. 43 statuto Emilia Romagna). Si tratta di disposizioni importanti perché incidono direttamente sulla presenza delle donne nelle istituzioni, allargando il discorso ben oltre il problema dell´accesso del sesso femminile alle cariche elettive. Anche in materia di diritto al lavoro gli statuti non mancano di dettare, in alcuni casi, apposite norme speciali. In particolare, l´art. 15 statuto Umbria stabilisce che "La Regione assume la realizzazione di una condizione di piena occupazione quale primario obiettivo sociale e fattore essenziale dello sviluppo economico regionale. Concorre a rimuovere gli ostacoli che impediscono le pari opportunità di accesso al lavoro" (in maniera meno specifica si veda l´art. 4 statuto Emilia Romagna). Tuttavia, occorre notare come molte delle norme sin qui indicate non possano considerarsi giuridicamente vincolanti. In effetti, la Corte costituzionale, con le sentt. 372, 378 e 379 del 2004, ha chiarito che le norme di principio contenute negli statuti regionali abbiano un´efficacia eminentemente "politica", non potendo perciò produrre effetti giuridicamente vincolanti. A mio parere, però, la posizione della Corte costituzionale, volta ad evitare che attraverso lo Statuto regionale si moltiplicassero i livelli di enunciazione, e quindi di tutela, dei diritti, non può vanificare l´effetto comunque di orientamento sia verso il legislatore che verso i giudici (almeno sul piano interpretativo) di una previsione statutaria di principio, soprattutto alla luce della nuova posizione dello Statuto regionale nel sistema delle fonti. Per quanto riguarda le norme in ambito elettorale, va ricordato che gli statuti non possono intervenire compiutamente, dal momento che, come ha ricordato la Corte costituzionale a partire dalla sent. N. 2 del 2004, l´art. 122 Cost. Riserva tale materia alla competenza `concorrente´ di Stato e Regioni. Discorso diverso vale per le disposizioni riguardanti le nomine spettanti alla Regione. In questo caso, infatti, la regola rientra tra i "principi fondamentali di organizzazione e funzionamento dell´Ente", riservati dall´art. 123 Cost. Allo statuto regionale. Particolarmente interessante, e nuova, risulta essere una norma contenuta nello statuto emiliano. L´art. 53 prevede la necessità del c. D. "impatto legislativo". Esso sta ad indicare la valutazione delle conseguenze che una determinata delibera potrà avere nell´ordinamento. Inoltre, la medesima norma richiede che venga anche svolto un monitoraggio successivo sugli effetti e i risultati conseguiti con l´applicazione delle leggi. Ciò che risulta rilevante ai nostri fini è la previsione della partecipazione della Commissione per le pari opportunità in questa procedura di analisi dell´impatto legislativo. Il coinvolgimento dell´organo indica chiaramente la volontà di prevedere uno specifico esame, all´interno dell´iter legis, delle conseguenze che il provvedimento da adottare potrà avere sulle politiche di genere, nonché, successivamente all´approvazione, sugli effetti che esso avrà prodotto. Va infine segnalato che molti degli statuti approvati a seguito della riforma costituzionale approvata con la legge costituzionale 22 novembre 1999, n. 1, hanno previsto organismi, generalmente istituiti presso il Consiglio regionale, chiamati a coordinare le politiche regionali in materia di pari opportunità. La loro introduzione, non imposta in alcun modo dalla nuova disciplina costituzionale, va considerata "meramente eventuale" e ben può trovare fondamento nel principio dell´autonomia statutaria riconosciuto dall´art. 123 Cost. , nonché nella competenza in materia di forma di governo. Ad opposte conclusioni non potrebbe portare l´argomento secondo cui, esistendo un `numero chiuso´ degli organi regionali, sarebbe preclusa la previsione di organi diversi da quelli indicati dalla Costituzione. In effetti la Corte costituzionale ha precisato, con la sent. N. 48 del 1983, che tale numero chiuso non esiste e che la creazione di organi ulteriori non è vietata purché essi non sottraggano agli organi necessari le loro competenze. Stando così le cose l´introduzione di un organismo che coordini le politiche regionali nella materia di cui ci occupiamo non può considerarsi illegittima visto che la sua esistenza non comporta, di per sé, la sottrazione delle rispettive funzioni agli organi di vertice della Regione. Per quanto riguarda la loro disciplina occorre notare che molte delle norme statutarie che istituiscono commissioni per le pari opportunità fanno rinvio, per la disciplina attuativa e di dettaglio, ad apposite leggi regionali o al regolamento del Consiglio. Emblematico è il caso dello statuto emiliano che riserva l´intera materia ad una apposita legge regionale (si veda l´art. 41). Ampi sono i compiti assegnati a tali organismi in alcuni Statuti: lo statuto dell´Umbria, all´art. 62, attribuisce al "centro per le pari opportunità" il compito di rimuovere, assieme agli altri organi regionali, le discriminazioni fra i sessi e di promuovere le politiche di genere. Inoltre, tale organismo è chiamato ad esprimere pareri sugli atti di competenza, tanto della Giunta quanto del Consiglio, incidenti sulle materie riguardanti le medesime politiche di genere; assai simile è l´art. 73 dello statuto laziale che, sia pur in modo un poco più generico, prevede una "Consulta femminile regionale per le pari opportunità" cui sono conferiti poteri "consultivi e di proposta nei confronti degli organi regionali"; a tali funzioni lo statuto Toscana (art. 55), istituendo la "Commissione per le pari opportunità", aggiunge quella di controllo e monitoraggio sull´attuazione delle politiche in materia di pari opportunità nonché di verifica sull´applicazione delle disposizioni adottate ai sensi dell´art. 117, comma settimo, Cost. Da segnalare è anche l´art. 38 dello statuto Piemonte il quale disciplina la "Consulta regionale delle elette". Quest´ultima si occupa, da un lato di promuovere "la parità di accesso e la presenza delle donne in tutte le assemblee e gli organi regionali, locali, nazionali ed europei" nonché di accrescerne il numero, dall´altro di partecipare alla realizzazione di pòlitiche di promozione della partecipazione delle donne alla vita culturale, sociale ed economica. Questa seconda categoria di funzioni è svolta, in modo più specifico, dalla "Commissione per le pari opportunità tra donne e uomini" che, ai sensi dell´art. 93 del medesimo statuto, opera per rimuovere gli ostacoli che, di fatto, danno vita ad una discriminazione nei confronti delle donne. Disposizioni di principio, più o meno generiche, e introduzione di organismi a garanzia di tali previsioni costituiscono le direttrici che, in misura diversa e variegata, accomuna la storia dei nuovi Statuti regionali che hanno finora visto la luce. 7. Il codice delle pari opportunità: un occasione perduta Nel nuovo codice delle pari opportunità, che, formalmente, si presenta come decreto legislativo (attuato cioè sulla base della legge delega del Parlamento; si tratta precisamente del Dlgs. N. 198 del 2006), troviamo soltanto, per quello che riguarda le "pari opportunità tra uomo e donna nei rapporti civili e politici", un libro, il quarto, composto di un solo titolo (pari opportunità nell´accesso alle cariche elettive) e di una sola norma (elezioni dei membri del Parlamento europeo), che in pratica riproduce l´art. 3 della legge 8 aprile 2004, n. 90. Nulla di nuovo, dunque, ma solo una ricezione dell´esistente. Ancora una volta la politica (in questo caso il Governo) è stato assolutamente impermeabile a qualsiasi tentativo di andare oltre, magari anche forzando formalmente i limiti della delega legislativa: a mio avviso, non si sarebbe dovuta perdere l´occasione per inserire proprio nel codice almeno un richiamo all´attuazione dell´art. 51 Cost. A tutti i livelli della legislazione elettorale, da quella nazionale a quella locale. Oso di più: se si fosse inserita una norma "antidiscriminatoria" in materia elettorale, sul modello di quelle che la Corte ha riconosciuto legittime nella sent. N. 49 del 2003, anche andando oltre i limiti della delega, in un ipotetico giudizio dinanzi alla Corte, si sarebbe potuto senz´altro sostenere che tale norma costituisse attuazione dell´art. 51 Cost. , inattuato in mancanza di norme volte a garantire la effettiva partecipazione della donne almeno nel momento di formazione delle assemblee elettive. Analizzando, inoltre, il contenuto della legge-delega, possiamo osservare che le preoccupazioni appena esposte sono eccessive, e che, anzi, si potrebbe sostenere esattamente il contrario, che il Governo avrebbe dovuto, e non soltanto potuto, fare qualcosa di più. Ai sensi, infatti, dell´art. 6 della legge n. 246 del 2005 (che è una legge "omnibus", che contiene svariate deleghe al Governo, secondo una prassi invalsa ormai, anche se, a mio avviso, incostituzionale), il Governo è delegato al "riassetto delle disposizioni vigenti in materia" (sembrerebbe dunque che non venga concessa al Governo la possibilità di innovare); tuttavia i principi e criteri direttivi contenuti nella lettera a) sono molto ampi, consistendo nella "individuazione di strumenti di prevenzione e rimozione di ogni forma di discriminazione, in particolare per cause direttamente o indirettamente fondate sul sesso (. )" (il corsivo è nostro); nella delega si aggiunge, inoltre, che l´intervento del Governo dovrebbe perseguire il "fine di realizzare uno strumento coordinato per il raggiungimento degli obiettivi di pari opportunità previsti in sede di Unione europea e nel rispetto dell´art. 117 della Costituzione". A voler prendere seriamente il contenuto della delega, non vi è chi non veda come il riferimento all´Unione europea, nonché all´art. 117 Cost. , il quale al settimo comma, indica specificamente come obiettivo della legge regionale "la parità di accesso fra uomini e donne alle cariche elettive", avrebbe dovuto costituire per il Governo uno stimolo a inserire qualcosa di più e di diverso rispetto al mero recepimento dell´unica norma legislativa esistente (l´art. 3, legge n. 90 del 2004, in tema di elezioni europee). Concludo auspicando che siano sempre più diffusi i tentativi di affrontare il problema della rappresentanza "femminile" anche dal punto di vista giuridico, partendo dalla convinzione che, alla luce del nuovo art. 51 Cost. , si tratta della necessaria attuazione di un diritto (fondamentale anche nell´ordinamento europeo, alla luce di quanto contenuto nella recentissima direttiva 2006/54 Ce del Parlamento europeo e del consiglio del 5 luglio 2006). Sotto questo profilo, il nuovo codice delle pari opportunità costituisce davvero un´occasione perduta. 6. Quale futuro per le donne italiane nelle istituzioni? I recenti risultati elettorali, che, come abbiamo appena rilevato, in assenza di interventi legislativi, confermano una bassa presenza femminile, di poco superiore alle percentuali della precedente legislatura; la recente formazione del nuovo Governo dove, per ammissione dello stesso Presidente del Consiglio, le logiche partitiche hanno limitato moltissimo la presenza delle donne-Ministro, e in Ministeri quasi tutti senza portafoglio; le difficoltà nelle quali si dibatte il Ministro delle pari opportunità (pensiamo alle polemiche sulle dichiarazioni sulle coppie "di fatto") rendono ancora più chiare le ragioni del difficile percorso italiano nell´adozione di misure "antidiscriminatorie", pure in presenza di una revisione dell´art. 51 Cost. Ciò che distingue l´esperienza della nostra democrazia, rispetto a tante altre, è proprio il procedere lento e il continuo arresto della strada della "parità", almeno, ma non solo, dal punto di vista politico. La revisione costituzionale, dunque, come del resto mettevano bene in luce alcuni Parlamentari che l´hanno votata, non può costituire un punto di arrivo, semmai un punto di partenza: occorre l´impegno del legislatore e quindi del mondo politico, per evitare il rischio che tale riforma rimanga lettera morta. Le vicende successive all´approvazione del nuovo art. 51 Cost. , risultato di un faticoso percorso a margine della giurisprudenza costituzionale, mostrano esattamente che senza la volontà politica la norma costituzionale, proprio per la sua formulazione generica, non obbliga all´adozione di misure ormai necessarie agli occhi di tutti. Un ultimo punto, in chiusura, merita di essere analizzato: come abbiamo detto nel primo paragrafo, è evidente nelle democrazie l´incidenza della presenza femminile nelle Assemblee elettive e, in generale, nei luoghi decisionali, rispetto ai contenuti della politica. I temi della politica italiana più recente rendono ancora più forte l´esigenza di una maggiore presenza femminile ed evidenziano in modo maggiore i pericoli della sua assenza. Sembra infatti che in Italia, a partire dall´approvazione della legge sulla fecondazione assistita, alla battaglia referendaria a difesa della legge, conclusasi con la vittoria dell´astensione, nella quale è scesa pesantemente in campo la Chiesa cattolica a difesa dell´embrione, alla più recente messa in discussione della legge sull´aborto, alle recentissime polemiche in occasione della firma italiana del protocollo europeo sulla ricerca delle cellule staminali, sia in atto un tentativo di incidere profondamente sul ruolo e sulla posizione delle stesse donne nella società. Gli avvenimenti che abbiamo appena citato, e i tanti spunti che la cronaca ci suggerisce quotidianamente, toccano senz´altro il principio di laicità dello Stato, il quale impone equidistanza, da parte delle istituzioni, rispetto a scelte morali o ideologiche: in tale quadro, sembra che le prime vittime siano proprio le donne, sacrificate nelle loro conquiste e nel loro ruolo; riportate ad una visione della maternità come "supremo sacrificio", poco distante rispetto agli obiettivi della scienza e di una società laica; donne in silenzio nelle stanze della politica, perché assenti. La scarsa presenza femminile nelle istituzioni e, dunque, la necessità di prevedere strumenti che favoriscano e garantiscano un maggior numero di donne, non possono più essere analizzati come argomenti tecnici, da tenere separati, in Italia, dai contenuti di una politica in profonda involuzione, dove rischiano di essere messi in crisi e, forse, definitivamente travolti, capisaldi sicuri e irrinunciabili della nostra Carta costituzionale. .  
   
   
CAGLIARI: OPPORTUNITÀ PER LE IMPRESE AL FEMMINILE  
 
Cagliari, 5 dicembre 2006 - Dove va l´imprenditoria femminile in Sardegna? E "come" va? Si è provato a rispondere nei giorni scorsi in un seminario alla Camera di Commercio di Cagliari, organizzato dal Comitato imprenditoria femminile. Come ha ricordato in apertura il presidente della Camera di Commercio, Giancarlo Deidda, per la prima volta nella giunta camerale di Cagliari è presente una donna: "È il riconoscimento concreto del ruolo femminile nell´impresa, anche al di là dei numeri che segnalano fra il 2005 e il 2006 un aumento pari al 2,1% delle imprese create e guidate da donne nella provincia di Cagliari". Maria Cocco, presidente del rinnovato Comitato imprenditoria femminile, ha ripreso il ragionamento sui dati statistici avviato dal presidente Deidda per sottolineare la necessità di analisi qualitative, oltre che quantitative: "È importante che la provincia di Cagliari registri un tasso di incremento delle imprese femminili tra i più alti in Italia: significa che non siamo più un elemento marginale, rappresentiamo un quarto del totale delle imprese. Ma è importante indagare sulla qualità dei fenomeni: se il 75% delle imprese femminili è costituito da imprese individuali, ad esempio, è evidente la necessità di attuare politiche di sostegno al lavoro". Proprio per affrontare il problema della carenza di dati, il Comitato ha rilanciato l´idea di un Osservatorio regionale sull´imprenditoria femminile, che si impegni a promuovere incontri semestrali per una continua verifica del lavoro fatto. Insomma, dalle donne arriva una domanda di impresa che non sempre il sistema riesce a soddisfare. La relatrice ha ricordato l´alta mortalità fra i progetti che avrebbero potuto essere finanziati con la legge 128 (su 2. 028 domande presentate per il quinto bando, 292 sono state ammesse al finanziamento, ma nemmeno la metà - 132 - hanno visto partire un progetto di impresa). Maria Pace, del Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio), ha illustrato gli strumenti a disposizione delle imprenditrici, in particolare nell´ambito della programmazione legata ai fondi europei. "In questa fase si sta valutando l´impatto avuto da alcune azioni già attuate, come il ´prestito d´onore rosa´ o alcune iniziative sulla conciliazione, per impostare la programmazione 2007/2013. Lavoreremo lungo la road map per la parità indicata dall´Unione europea". Rossana Sulis, imprenditrice e componente della giunta camerale, ha ricordato che - paradossalmente - le nuove regole sul credito introdotte dall´accordo di Basilea Ii, spesso viste come una barriera in più tra le imprese e le banche, potrebbero ristabilire condizioni di pari opportunità: "Se ogni idea di impresa deve essere valutato secondo criteri obiettivi, se il credito dipende da una rigorosa valutazione del rischio, diventa irrilevante il genere di chi presenta il progetto". Luisa Sassu, componente del Comitato imprenditoria femminile, ha parlato invece della legge 53/2000, nata per stabilire un equilibrio tra tempi di vita e tempi di lavoro. Premessa dell´intervento: "Il lavoro delle donne è una risorsa da valorizzare, per molti validi motivi. Le donne sono mediamente più istruite; nei concorsi pubblici, con procedure di selezione neutre, ottengono risultati migliori; il benessere di una famiglia media e le opportunità di benessere dei bambini sono assicurati o rafforzati dal reddito della donna". Il dibattito ha raccolto e sviluppato diversi spunti suggeriti dalle relazioni: si è parlato fra l´altro della necessità di far crescere l´autostima e la consapevolezza fra le donne (Maria Grazia Dessì, Cna); dei limiti dei servizi di sostegno all´impresa; dell´inadeguatezza dei molti strumenti di incentivazione, a partire dalla legge 215 e dai tempi biblici necessari per l´erogazione dei finanziamenti; della possibilità di attivare in Sardegna un fondo di garanzia per il microcredito all´impresa femminile, sul modello di quanto sperimentato con successo dalla Regione Piemonte; delle distorsioni di un sistema che considera il business plan come "il documento che ti permette di acchiappare un finanziamento, e non come uno strumento di pianificazione aziendale" (Orsola Altea, imprenditrice); della carenza di dati statistici sull´impresa femminile, "perché senza informazioni e analisi più complete non si possono fare buone politiche" (Luisa Marilotti, consigliere regionale di parità). In chiusura, la presidente Cocco ha rilevato l´assenza della politica: "Benvenute le funzionarie, ma avremmo voluto vedere anche qualche consigliera regionale, perché spetta alla politica individuare gli strumenti e assegnare le risorse. Non si può più parlare di economia senza ragionare anche sui diritti delle persone". .  
   
   
ENEL ED ENKA, LA MAGGIORE AZIENDA DI COSTRUZIONI DEL PAESE, INSIEME PER PARTECIPARE ALLA GARA DI PRIVATIZZAZIONE DI TRE SOCIETÀ DI DISTRIBUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA IN TURCHIA. IL MERCATO TURCO RAPPRESENTA UN’AREA DI FONDAMENTALE INTERESSE PER LA PRESENZA DI ENEL ALL’ESTERO  
 
Roma ed Istanbul, 5 dicembre, 2006 – Ieri Enel ha annunciato di aver siglato un accordo di partnership con Enka, la maggiore società turca di costruzione, attiva nelle infrastrutture (autostrade, aeroporti, gasdotti e oleodotti), presente anche nel settore immobiliare e negli impianti di produzione di energia elettrica. L’obiettivo della cooperazione tra le due società prevede lo sviluppo e il completamento di progetti nella generazione, distribuzione e vendita di energia elettrica in Turchia. Nella prima fase della loro cooperazione Enel ed Enka parteciperanno congiuntamente al processo di privatizzazione di società di distribuizione indetto dal governo turco. La joint venture tra le due società presenterà una offerta congiunta vincolante per l’acquisizione dell’intero capitale delle prime tre società di distribuzione in corso di privatizzazione: Ayedas, Basken e Sedas. Ayedas fornisce elettricità a 1,9 milioni di clienti nella regione orientale di Istanbul. L’azienda vende 6. 315 Gwh e ha una quota di mercato di circa il 7% sulle vendite complessive in Turchia. Baskent fornisce elettricità a 2,8 milioni di clienti nella regione centro-occidentale dell’Anatolia che include l’area di Ankara. La società vende 8. 041 Gwh e ha una quota di mercato di circa il 10% sulle vendite complessive del Paese. Sedas fornisce elettricità a 1,3 milioni di clienti nella regione nord occidentale dell’Anatolia che è situata tra le regioni di Istanbul e di Ankara. La società vende 4. 134 Gwh e rappresenta circa il 4% del mercato turco totale. Le offerte vincolanti dovranno essere presentate all’Agenzia turca per le privatizzazioni entro il 19 gennaio, 2007. . .  
   
   
IRIDE S.P.A.: INSEDIATO IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE ELETTO DALL’ASSEMBLEA IL 2 DICEMBRE SCORSO  
 
Torino, 5 dicembre 2006 - Si è insediato ieri il Consiglio di Amministrazione di Iride S. P. A. , eletto dall’Assemblea riunitasi il 2 dicembre scorso. In tale seduta il Consiglio ha preso atto delle deliberazioni assunte dall’Assemblea a norma dello Statuto sociale, e quindi: della nomina dell’Ing. Roberto Bazzano alla carica di Presidente, confermando le deleghe gestionali che allo stesso competono a norma di Statuto; ha nominato l’Ing. Roberto Garbati alla carica di Amministratore Delegato, attribuendo allo stesso le deleghe gestionali previste dallo Statuto; ha istituito il Comitato Strategico, composto dal Presidente e dall’Amministratore Delegato. Inoltre, fra le decisioni assunte dal Consiglio si segnalano: la presa d’atto degli Amministratori indipendenti; la nomina dell’ing. Gianfranco Carbonato, della dott. Ssa Carla Patrizia Ferrari e del dott. Sefano Zara quali componenti del Comitato per il Controllo Interno, scelti fra gli Amministratori in possesso dei requisiti di indipendenza previsti dal Codice di Autodisciplina di Borsa Italiana S. P. A. ; la presa d’atto del documento relativo all’Opa Obbligatoria che la controllante Fsu è tenuta a promuovere sulle azioni ordinarie Iride S. P. A. , e l’approvazione della bozza del Comunicato che Iride S. P. A. , quale Emittente, è tenuta a diffondere contestualmente all’avvio dell’Offerta, ai sensi dell’art. 103, comma 3, del Tuf e dell’art. 39 del regolamento Emittenti, dando mandato al Presidente di effettuare tutte le necessarie modifiche o integrazioni eventualmente richieste dalla Consob; la definizione della struttura organizzativa della Società. In esito alle valutazioni del Consiglio, circa i requisiti di indipendenza degli Amministratori ai termini del Codice di Autodisciplina di Borsa Italiana, risulta quanto segue: Bazzano Roberto Presidente esecutivo esecutivo; Garbati Roberto Amministratore Delegato esecutivo; Lorenzo Borgogni Consigliere indipendente; Paolo Cantarella Consigliere indipendente; Gianfranco Carbonato Consigliere indipendente; Franco Debenedetti Consigliere indipendente; Carla Patrizia Ferrari Consigliere indipendente; Loic Hennekinne Consigliere indipendente; Mario Margini Consigliere non esecutivo; Giovanni Quaglia Consigliere indipendente; Alcide Rosina Consigliere indipendente; Stefano Zara Consigliere indipendente. .  
   
   
COMO: CONTRIBUTI PER LA REALIZZAZIONE DI NUOVI IMPIANTI SOLARI  
 
Como, 5 dicembre 2006 - Le Camere di Commercio lombarde e la Regione Lombardia finanziano alle micro, piccole e medie imprese il 50% dei costi di realizzazione di nuovi impianti solari per la produzione di acqua e aria calda: domande da presentare dal 1 dicembre 2006 al 31 gennaio 2007. Privilegiate le domande per realizzare impianti a basso costo e alta produzione di energia in kwh/anno (minino 35. 000 kw/anno). Possono accedere ai benefici di cui al presente bando le micro, piccole e medie imprese2, attive, iscritte al Registro Imprese ed in regola con il pagamento del Diritto Annuale. L’assegnazione del contributo esclude dalla possibilità di ottenere altri contributi pubblici diretti per il medesimo impianto. Le agevolazioni sono concesse nella forma di contributo assegnato direttamente all’impresa, per la realizzazione di nuovi impianti solari per la produzione di acqua e/o aria calda per uso igienico-sanitario, riscaldamento, impiego nelle attività d’impresa. Ogni impresa può presentare una sola domanda relativa alla realizzazione di un nuovo impianto presso una delle proprie sedi operative in Lombardia. Il contributo è pari al 50% dei costi ammissibili di realizzazione dell’impianto con un tetto massimo di 100mila euro erogabili per impresa, compatibilmente con la posizione dell’impresa rispetto al massimale previsto dal regime de minimis. Per il calcolo del contributo concedibile sono considerati i costi ammissibili, al netto di Iva e di altre imposte e tasse: 1. Costi del materiale per la realizzazione dell’impianto: pannelli, tubature, bollitori e contatori di calore, per l’intero importo; 2. Costi per l’installazione dell’impianto, per l’intero importo; 3. Costi accessori: a) progettazione, collaudo e consulenze professionali entro il limite massimo del 12% del costo totale della realizzazione dell’impianto (tale limite verrà calcolato applicando la percentuale del 12% alla somma dei costi relativi delle voci 1 e 2); b) opere civili, entro il limite massimo del 10% del costo totale della realizzazione dell’impianto (tale limite verrà calcolato applicando la percentuale del 10% alla somma dei costi relativi delle voci 1 e 2). Non sono ammesse a contributo spese relative a: generatori di calore (caldaie, pompe di calore, ecc. ) spese di gestione e manutenzione dell’impianto. I termini di presentazione delle domande sono: dal 1 dicembre 2006 al 31 gennaio 2007. Nella domanda di contributo l’impresa deve indicare il costo di realizzazione dell’impianto e l’energia producibile espressa in Kwh all’anno. La domanda di contributo deve essere presentata dall’impresa alla Camera di Commercio della provincia in cui è localizzata la sede operativa presso cui vuole realizzare il nuovo impianto esclusivamente in forma telematica, utilizzando l’apposita procedura on line disponibile in Internet all’indirizzo http://62. 101. 84. 188/industria-web/. Affinché la domanda presentata on line sia valida, l’impresa: se dotata di firma digitale, deve completare la presentazione della domanda on line apponendo firma digitale; se non è dotata di firma digitale, deve: stampare il modulo di adesione che viene prodotto automaticamente a conclusione della procedura on line; firmarlo in originale dal legale rappresentante; consegnarlo, entro e non oltre 5 giorni lavorativi dalla data di invio telematico della domanda, allo Sportello Ambiente della Camera di Commercio di competenza (nel caso la presentazione avvenga a cura di persona diversa dal legale rappresentante, deve essere allegata fotocopia della carta d’identità del legale rappresentante). Il parametro che definisce la posizione in graduatoria dei progetti è l’indice di efficienza dell’impianto cioè il valore del rapporto tra l’energia producibile dall’impianto espressa in kWh/anno e il contributo concedibile. A parità di indice di efficienza, verrà data priorità alla domanda con la quantità di energia producibile più alta. In caso di permanente parità, verrà data priorità alla domanda prima presentata in ordine temporale. L’esito della domanda di contributo verrà comunicato ad ogni singola impresa con lettera a firma congiunta della Camera di Commercio e di Regione Lombardia, anticipata a mezzo e-mail entro il 15 marzo 2007 all’indirizzo che il richiedente deve obbligatoriamente indicare nella domanda. In caso di concessione del contributo, l’impresa deve realizzare e porre in esercizio l’impianto entro 180 giorni naturali e consecutivi a decorrere dalla data di comunicazione via e-mail della concessione del contributo stesso. Per informazioni contattare lo Sportello Ambiente della Camera di Commercio di Como: Stefania Borghi tel. 031 256386; Vittorio Bruno tel. 031 256347 – email: ambiente@co. Camcom. It .  
   
   
BERGAMO : CONTRIBUTI ALLE PMI PER REALIZZARE IMPIANTI SOLARI  
 
Bergamo, 5 dicembre 2006 – La Camera di Commercio di Bergamo mette a disposizione un fondo di 100mila euro da erogare alle imprese, per la realizzazione di nuovi impianti solari per la produzione di acqua e/o aria calda per uso igienico-sanitario, riscaldamento, impiego nelle attività d’impresa. Tale fondo viene raddoppiato con altri 100mila euro finanziati dalla Regione Lombardia. Per la provincia di Bergamo il finanziamento complessivo è quindi pari a 200mila euro. L’iniziativa rientra nell’accordo di programma tra Regione Lombardia e sistema camerale lombardo al fine di sostenere le imprese lombarde – micro, piccole e medie – per favorire processi di innovazione ed efficienza energetica. Il bando, per le varie province lombarde, prevede un finanziamento complessivo di un milione di euro, finanziato per la metà, 500mila euro dalle varie Camere di commercio lombarde a cui corrisponde un pari stanziamento di ulteriori 500mila euro da parte della Regione Lombardia. Il contributo non potrà superare il 50% dei costi ammissibili di realizzazione dell’impianto. Le domande devono essere presentate esclusivamente in forma telematica, utilizzando l’apposita procedura on line disponibile all’indirizzo http://62. 101. 84. 188/industria-web/ accessibile attraverso i siti web delle Camere di Commercio lombarde e della Regione Lombardia. I termini di presentazione delle domande sono dal 1 dicembre 2006 al 31 gennaio 2007. Sono escluse dal contributo le imprese che appartengono ai settori: agricoltura, pesca, trasporti e navigazione, siderurgia e costruzione navale. Trattandosi di azioni finanziate in regime “de minimis” secondo la relativa disciplina comunitaria, sono altresì escluse le imprese che, nel triennio antecedente la domanda di partecipazione, abbiano beneficiato di agevolazioni pubbliche superiori a 100mila euro (compreso l’importo del contributo previsto dal presente bando di concorso). Il contributo non è inoltre cumulabile, per i medesimi interventi, con altre contribuzioni pubbliche,sarà concesso nel rispetto dell’ordine della graduatoria e delle disponibilità relative al territorio provinciale dove è ubicata la sede operativa dell’impresa. La graduatoria verrà formulata su base provinciale e pubblicata sul Burl. L’esito della domanda verrà comunicato con lettera, anticipata a mezzo e-mail, entro il 15 marzo 2007. Il testo integrale del bando è disponibile sul sito della Camera di Commercio www. Bg. Camcom. It. .  
   
   
ULTERIORI IMPULSI PER L´EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI EDIFICI DALL´ENERGY FORUM  
 
 Bolzano, 5 dicembre 2006 - Tema dell´Energy Forum in programma l´11 dicembre 2006 a Bressanone sono le ristrutturazioni all´insegna dell´efficienza energetica. L´ass. Provinciale all´ambiente ed energia, Michl Laimer, saluta l´iniziativa che "rispecchia la via intrapresa dalla Provincia nel campo del risparmio energetico per quanto attiene le nuove costruzioni ed il risanamento di edifici". Il fabbisogno energetico attuale potrebbe essere contenuto dell´80 per cento attraverso misure di ammodernamento energetico. Il termoisolamento degli edifici è una delle misure più economicamente valide per garantire efficienza energetica; ciononostante i motivi che portano ad interventi di risanamento sono correlati alla necessità di sistemare le facciate o i tetti dei palazzi. Solo un terzo dei risanamenti, infatti, si riferisce anche agli aspetti legati al risparmio energetico. Quale esempio riuscito di risanamento di edifici pubblici, a cui è dedicata la sezione congressuale del pomeriggio, sarà presentato l´edificio provinciale "ex Posta" di via Renon a Bolzano, nonchè il progetto pilota casa passiva dell´Ipes a Bronzolo. Il convegno Energy Forum cercherà di far luce sugli aspetti economici legati ai risanamenti di edifici dal punto di vista dell´efficienza energetica presentando, altresì, le innovazioni tecnologiche, i materiali nuovi e le idee innovative sviluppati negli ultimi anni in questo campo. Il convegno sarà aperto con una relazione di Norbert Lantschner, già direttore dell´Ufficio aria e rumore dell´Agenzia provinciale per l´ambiente, e da oggi a tutti gli effetti direttore della nuova Agenzia Casaclima, che si soffermerà sugli effetti del progetto Casaclima sull´economia e sull´ambiente. Come sottolinea l´assessore provinciale all´ambiente ed energia, Michl Laimer, l´Energy Forum dovrebbe sortire ulteriori impulsi verso la costruzione ed il risanemento di edifici all´insegna dell´efficienza energetica. Il convegno si svolgerà lunedì, 11 dicembre 2006, con inizio alle ore 8. 30, presso il Forum Brixen, in via Roma 9 a Bressanone. .  
   
   
FIRENZE: "GENERAZIONE CLIMA" DEL WWF "IL RISPARMIO ENERGETICO DEVE ESSERE A MISURA DI CITTADINO" COL FONDO DI GARANZIA REGIONALE MUTUI AGEVOLATI PER TUTTI I MINI-IMPIANTI DI ENERGIA RINNOVABILE  
 
 Firenze, 5 dicembre 2006 - "Risparmio e efficienza energetica sono, insieme allo sviluppo delle rinnovabili, i principali obiettivi su cui la Regione Toscana sta puntando nell´ambito della politica energetica. Occorre pertanto incentivarne la diffusione, ed è quanto stiamo facendo, introducendoli nei piani edilizi e cercando di renderli praticabili e accessibili a tutti, aziende, enti pubblici, privati cittadini". Lo ha affermato il 30 novembre l´assessore all´ambiente Marino Artusa, intervenendo al lancio fiorentino della campagna "Generazione clima" del Wwf, centrata sul risparmio energetico nelle case della Toscana. Nell´ambito dell´ecoefficienza energetica l´assessore ha sottolineato come la Regione, con l´obbligo previsto dalle legge 39/2005 sull´energia di impianti solari termici per il 50% del fabbisogno di acqua calda sanitaria nei nuovi edifici o nelle ristrutturazioni urbanistiche, abbia anticipato il recentissimo decreto Bersani. Per quanto riguarda l´obbligo di certificazione energetica degli edifici, entro fine anno la Regione si doterà di un regolamento applicativo, armonizzandosi con le linee guida nazionali che il governo dovrebbe emettere. E sull´edilizia sostenibile scommette anche il nuovo piano regionale di azione ambientale. Le linee guida prodotte dalla Regione, che costituiscono un sistema di valutazione oggettivo della "qualità" ecosostenibile degli edifici, sono in corso di recepimento da parte di 37 comuni, tra cui Firenze e Prato. "Una politica incisiva e duratura su risparmio e efficienza energetica e fonti rinnovabili richiede certamente degli investimenti di rilievo - ha proseguito l´assessore regionale all´ambiente - E´ però strategica da tanti punti di vista: la riduzione delle emissioni inquinanti, la tutela dell´ecosistema globale, l´utilizzo di fonti endogene, il contenimento dei consumi, un sistema energetico più sicuro perché meno dipendente da fattori esterni, la riduzione dei prezzi al consumo tramite una offerta più ampia e una domanda che non sia più una variabile indipendente, contribuendo a creare un mercato di tecnologie avanzate che può dare una spinta all´economia toscana". Incentivi regionali. Uno dei versanti su cui puntano gli incentivi regionali per i cittadini è il solare termico. Viene coperto fino al 20% del costo di impianto (materiali, progettazione, installazione) di questa tecnologia. Per ricevere i contributi occorre rivolgersi ad una ditta che ha sottoscritto l´accordo volontario sul solare termico. Il soggetto installatore o fornitore di pannelli istruirà la pratica inviando all´Agenzia provinciale per l´energia il preventivo sottoscritto con riserva dal cliente. Entro 15 giorni l´Agenzia comunicherà il nulla osta all´installazione e il relativo impegno del contributo richiesto. A partire da tale data scattano due mesi di tempo per concludere l´installazione e farne il rendiconto, necessario per ottenere l´incentivo. L´elenco delle imprese e il testo dell´accordo volontario possono essere consultati all´indirizzo www. Rete. Toscana. It/sett/pta/energia/fonti_rinnovabili/politiche_solare. Htm Fondo di garanzia per le energie rinnovabili. La Regione ha istituito un fondo di garanzia di 2. 300. 000 euro che, attraverso un accordo stipulato con le maggiori banche presenti in Toscana, consentirà di garantire gli interventi di produzione di energia da fonti rinnovabili fino all´80% dei costi di investimento. I tassi di interesse che verranno applicati ai mutui saranno i migliori presenti sul mercato e potranno variare a seconda del soggetto richiedente, del tipo di progetto presentato e del rating dell´impresa presso le banche. Ai soggetti che richiedono i prestiti non verrà richiesta alcuna garanzia, una volta approvato il progetto. Gli interventi che possono essere incentivati tramite la Fidi Toscana sono gli impianti solari termici destinati all´autoconsumo, gli impianti solari fotovoltaici connessi alla rete di trasmissione con potenza fino a 100 kw, gli impianti micro-eolici e mini-eolici fino a 250 kw, gli impianti di riscaldamento e cogenerazione a biomasse di potenza non superiore a 500 kw termici e a 200 kw elettrici, gli impianti micro-idroelettrici fino a 400 kW, le pompe fotovoltaiche per il sollevamento e il trasporto dell´acqua, gli impianti per l´utilizzo diretto del calore geotermico, gli impianti per il risparmio energetico nell´illuminazione pubblica, gli impianti a gas naturale centralizzati anche con sistemi di cogenerazione fino a 250 kw e gli interventi destinati all´adeguamento, potenziamento o sostituzione di macchinari e impianti già esistenti. Condizioni di accesso. I finanziamenti verranno concessi dopo una valutazione effettuata dalla Regione delle caratteristiche tecniche dell´intervento, della quantità di energia risparmiata in termini di tonnellate di petrolio equivalenti, oltre che dei benefici per l´ambiente, calcolati in base alle tonnellate di anidride carbonica evitate. Per quanto riguarda l´istruttoria le domande dovranno essere approvate da Fidi Toscana. I singoli cittadini potranno ottenere mutui da 5. 000 fino a 40mila euro distribuiti in 60 mesi, per le aziende e le istituzioni le cifre ottenibili arrivano fino a 500mila euro su 120 mesi. Ulteriori informazioni su www. Fiditoscana. It .  
   
   
L´ENEA PROMUOVE IL CAMPUS PER L´ENERGIA  
 
Roma, 5 dicembre 2006 - L´enea è stato il promotore del Campus Per L´energia, un programma di iniziative che nasce dall´esigenza di aggiornamento e confronto sui temi dello sviluppo energetico sostenibile, svoltosi il 29/30 novembre - 1 dicembre. La seconda edizione del Campus Per L´energia, ha avuto luogo presso il Centro Enea della Casaccia, è stata dedicata all´efficienza energetica nel settore civile, che assorbe circa il 30% dei consumi energetici nazionali, con un trend di crescita molto elevato. L´iniziativa è nata per venire incontro alle esigenze di aggiornamento, di approfondimento e di confronto sulla normativa in materia di efficienza e di sostenibilità energetica, in continua evoluzione. Il rapido susseguirsi di provvedimenti legislativi e normativi in materia di efficienza energetica può comportare momenti di disorientamento. Proprio per superare tali difficoltà, si è scelto di dare ampio spazio ai tavoli di confronto formati da operatori privati e responsabili di Amministrazioni pubbliche nazionali, regionali e locali, direttamente coinvolti dalla normativa, affinché questa possa essere applicata in maniera omogenea e integrata su tutto il territorio nazionale. Campus Per L´energia prevecre una serie di appuntamenti a cadenza annuale. Il programma degli incontri sarà adattato alle esigenze che mano a mano emergeranno ed eventualmente integrato con ulteriori edizioni. L´attività del Campus proseguirà tutto l´anno e potrà essere arricchita con i contributi degli stessi partecipanti grazie all´attivazione di un apposito sito web Enea. .  
   
   
ALL’ ISOLA DI GIANNUTRI, ARRIVA IL DISSALATORE ALIMENTATO DAL FOTOVOLTAICO RISOLVERÀ L´ANNOSO PROBLEMA DEL RIFORNIMENTO IDRICO TRAMITE BETTOLINE, UN SERVIZIO CHE COSTAVA PIÙ DI 450.000 EURO L´ANNO  
 
 Firenze, 5 dicembre 2006 - L´isola di Giannutri avrà finalmente un dissalatore, che risolverà l´annoso problema (dal 1997) del rifornimento idrico dei suoi abitanti, finora garantito da un dispendioso servizio di bettoline. La Regione spendeva più di 450. 000 euro all´anno. L´impianto sarà costruito nel 2007 - il collaudo è previsto per la fine di ottobre del prossimo anno - e sarà alimentato da energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Lo stabilisce l´accordo di programma sottoscritto dalla Regione, dal Comune dell´isola del Giglio e dall´Ato 6 Ombrone. "Abbiamo messo un punto fermo - afferma l´assessore all´ambiente Artusa - per garantire un servizio essenziale alla popolazione di Giannutri senza dover ricorrere alle navi cisterna. Con la firma dell´accordo si avvia a soluzione un problema annoso, a cui era sempre più oneroso far fronte. Grazie alle avanzate soluzioni tecnologiche individuate, l´impianto di dissalazione dell´isola di Giannutri, sarà non solo ambientalmente sostenibile, ma anche economicamente vantaggioso: dotato di un dispositivo per il risparmio e recupero energetico, è infatti predisposto per essere alimentato da pannelli fotovoltaici". Nella divisione dei "compiti" tra i tre soggetti firmatari, la Regione garantisce il finanziamento dell´impianto per un importo pari a 600. 000 euro che ha già stanziato. L´ato 6, presieduta da Moreno Periccioli, è responsabile della progettazione definitiva e esecutiva. Il Comune dell´isola del Giglio, in quanto ente attuatore, si occuperà di acquisire le varie autorizzazioni, di approvare il progetto e di seguire le fasi di appalto, realizzazione e collaudo anche attraverso il proprio responsabile dell´ufficio tecnico, a cui è affidata la responsabilità dell´attuazione dell´accordo. Il dissalatore, che sorgerà nei pressi di Cala Maestra, con relativa presa e scarico a mare, sarà in grado di soddisfare un fabbisogno di circa 100 metri cubi al giorno utilizzando il processo tecnologico dell´osmosi inversa, e di accumulare fino a 1200 metri cubi usando come "deposito" cinque cisterne romane interrate e intercomunicanti poste sotto il vincolo delle Soprintendenze ai Beni archeologici e ai Beni architettonici e Paesaggio. Avrà un gruppo elettrogeno di circa 30 kw e un gruppo aggiunto per il recupero energetico. .  
   
   
ROMA: PROTOCOLLO DI KYOTO COMUNE SIGLA PROTOCOLLO D’INTESA PER RIDUZIONE GAS SERRA  
 
 Roma, 5 dicembre 2006 - Ridurre le emissioni climalteranti ed attuare piani di risanamento per bilanciare l’emissione di gas serra. E’ questo l’obiettivo di Romaperkyoto, progetto europeo promosso dall’assessorato capitolino all’ambiente che questa mattina ha sottoscritto un accordo con 30 fra enti, associazioni di categoria, aziende e portatori di interesse per la redazione delle strategie da attuare in città allo scopo di ridurre le emissioni di anidride carbonica. “Un accordo significativo che permetterà alla città di Roma di attuare una strategia per ridurre le emissioni gassose climalteranti. ” Lo ha dichiarato l’assessore all’ambiente Dario Esposito, questa mattina in Campidoglio. “Il riscaldamento globale del pianeta ha effetti su tutti i sistemi naturali; il protocollo di Kyoto impone all’Italia una riduzione delle emissioni del 6,5%: per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo, Roma ha deciso di far fronte comune con le aziende, gli enti e le associazioni di categoria. E’ necessaria la collaborazione di tutti per elaborare un piano efficace di strategie: vogliamo attuare programmi di riforestazione per l’assorbimento delle emissioni ed adottare misure di risparmio energetico che prevedano l’uso di fonti rinnovabili di energia, lampadine a basso consumo ecc. Tra le strategie già programmate: la riforestazione di via Isacco Newton, l’introduzione dei lampioni fotovoltaici per l’illuminazione pubblica, la sostituzione dei vecchi impianti semaforici con sistemi ad alta efficienza e promozione della termoregolamentazione nelle abitazioni private e negli edifici pubblici. ” L’accordo volontario per il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto, promosso dall’assessorato capitolino all’ambiente è stato sottoscritto da: Acea S. P. A. , Acer, Ama S. P. A, Apat, Arpa Lazio, Cciaa di Roma / Aet - Ambiente e Territorio, Cgil Roma e Lazio, Cia Lazio, Cisl Roma, Cna Roma, Coldiretti Roma, Confagricoltura di Roma, Confartigianato Lazio, Confcommercio Roma, Confcooperative Lazio, Confesercenti Roma, Confservizi Lazio, Cotral S. P. A. , Enel. Si S. P. A. , Eni S. P. A. , Federambiente, Federlazio, Fedilter, Lega Coop Lazio, Met. Ro. S. P. A. , Trambus S. P. A. , Trambus Electric S. P. A. , Trenitalia – Direzione Regionale Lazio, Ugl Lazio, Uil Roma e Lazio, Unione degli Industriali e delle imprese di Roma, Unione Petrolifera, Risorse per Roma, municipio Xv e gli assessorati capitolini: alla mobilità, al bilancio, ai lavori pubblici, al territorio, alle periferie, . .  
   
   
RIDURRE LE PM10 NELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE: NASCE IL TAVOLO TECNICO  
 
Bolzano, 5 dicembre 2006 - Su iniziativa dell’Agenzia provinciale per l’ambiente è stato costituito il 30 novembre a Bolzano il “tavolo tecnico per le attività produttive”. Il nuovo strumento mira non solo alla soluzione tecnologica e organizzativa dei problemi della Zona industriale di Bolzano, ma intende prendere in esame ogni specifica situazione sul territorio provinciale. Si sono ritrovati nella sede dell’Appa di Bolzano i rappresentanti di diverse categorie economiche - Assoimprenditori, Collegio dei costruttori edili, Apa, Cna - con i funzionari degli uffici provinciali all’Industria e all’Artigianato e del comune di Bolzano. In base ad una relazione presentata dal direttore dell´Appa Luigi Minach, i partecipanti hanno constatato che esiste uno specifico “problema Pm10” generato dalle attività produttive nella Zona industriale di Bolzano e che più in generale è necessario trovare soluzioni anche nel settore dell’industria e dell’insieme delle attività produttive che possono generare emissioni di polveri sottili. Nel confronto apertosi sulla questione si è quindi giunti al comune intendimento di costituire un tavolo di confronto che avrà il compito di analizzare le varie situazioni e quindi di proporre o elaborare soluzioni mirate e concrete ai problemi individuati, utilizzando il metodo della ricerca del massimo consenso. "Le attività del tavolo tecnico - spiega il direttore Minach - non saranno limitate alla soluzione dei problemi della zona di Bolzano, ma hanno l’obiettivo di prendere in esame ogni specifica situazione a livello provinciale con l’impegno di trovare le soluzioni più adatte alle singole realtà. " Le soluzioni possibili possono essere di natura tecnologica - con l´applicazione delle più moderne tecnologie di riduzione delle emissioni su impianti e macchinari - ma anche organizzativa, come ad esempio l’elaborazione di una direttiva cantieri per la riduzione delle polveri. In particolare il tavolo tecnico sarà anche il luogo in cui le varie aziende interessate a collaborare all´iniziativa potranno presentare dei piani di intervento per la riduzione delle emissioni e per confrontare gli stessi con le esperienze fatte in altre realtà. . .  
   
   
INDAGINE SUI RIFIUTI - IL PUNTO DI VISTA DI UNIONCAMERE TOSCANA  
 
 Firenze, 5 dicembre 2006 - In Toscana grande attenzione e sensibilità è riservata alla gestione dei rifiuti urbani, che attraversa oggi una fase di sviluppo particolarmente importante. Molti progressi sono stati compiuti nella materia specifica a partire dal varo della legge di riferimento nel 1998, progressi che però presuppongono continui interventi per garantirne la sostenibilità ambientale ma anche economica. A tal fine Regione Toscana, Agenzia Regione Recupero Risorse (Arrr) e Cispel Toscana, con la collaborazione di Unioncamere Toscana, hanno presentato, il 27 novembre scorso, la prima edizione del rapporto tecnico economico sul ciclo dei rifiuti urbani, che nasce con l´obiettivo di contribuire al dibattito istituzionale in corso. Durante i lavori è intervenuto Enrico Ciabatti - Vicesegretario Generale di Unioncamere Toscana - che ha sottolineato tra l´altro la qualità e la completezza del lavoro: "E´ un bel primo Rapporto, in merito al quale accolgo volentieri l´invito di Andrea Sbandati ad integrare le nostre fonti informative proponendo che sarebbe opportuno ampliare l´analisi a livello comunale correggendo anche il target per non limitarsi a prendere in considerazione soltanto la popolazione residente, ma anche le imprese che insistono nel territorio. Fa pensare il dato che emerge dal rapporto circa la quantità di rifiuti prodotti , in altri momenti potremmo coniugarlo ad un sintomo di benessere, ma se poi lo raffrontiamo al Pil, che negli ultimi anni risulta stagnante, l´entusiasmo iniziale passa e ci sorgono spontanee alcune domande: si sono modificati i consumi? Sono variate le forme di Pakaging? Quanto pesa il turismo?". Ciabatti ha poi continuato prendendo in esame l´aspetto legato alle modalità di trattamento dei rifiuti ed alle percentuali di recupero: "Pur dovendo riconoscere l´indubbio sforzo fatto dai Comuni toscani per il Sistema di gestione dei rifiuti, in sostanziale linea con quanto previsto dalla normativa Ronchi (35%), non possiamo rilevare che le percentuali di recupero ci dicono che siamo un po´ distanti rispetto agli standard europei (oltre il 50%). Si deve lavorare di più, si deve lavorare meglio ed un sforzo va compiuto verso chi produce i contenitori, verso i consumatori ma anche verso chi ha la responsabilità di raccogliere i rifiuti per ottenere una maggior raccolta differenziata. A questo proposito mi sembra opportuno avanzare la proposta di avviare anche nel settore del Recupero dei rifiuti iniziative legate alla ricerca ed al trasferimento tecnologico e di non sottovalutare neanche la ricerca di percorsi legati alla creazione d´impresa innovativa (es. Spin off universitari), che possono sviluppare nuovi prodotti o nuovi processi produttivi dove il recupero dei rifiuti diventa l´elemento centrale del nuovo "business". .  
   
   
GRANDE SUCCESSO PER IL CONVEGNO “L’INCENDIO E LE COSTRUZIONI DI ACCIAIO. I CRITERI DI SICUREZZA E LA PROGETTAZIONE STRUTTURALE ALLA LUCE DELLE NUOVE NORMATIVE NAZIONALI ED EUROPEE”  
 
Roma, 5 dicembre 2006 - Oltre 500 persone, tra professionisti, costruttori, autorità e rappresentanti del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco provenienti da tutt’Italia, si sono incontrati il 29 Novembre u. S. Nella splendida cornice dell’Aula Magna dell’Isa (Istituto Superiore Antincendi) per conoscere i primi importanti risultati dell’attività della Commissione per la Sicurezza delle Costruzioni in Acciaio in caso di Incendio, costituita lo scorso gennaio 2006 su iniziativa di Fondazione Promozione Acciaio e con la partecipazione del Ministero dell’Interno. Un’affluenza di pubblico notevole, che ha reso necessario l’utilizzo di due ulteriori sale dove seguire in videoconferenza l’evento, trasmesso peraltro in tutti gli uffici territoriali dei Vigili del Fuoco. Ha introdotto i lavori l’ing. Giorgio Mazzini, Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, evidenziando il ruolo centrale che “assume la prevenzione incendi per la sicurezza dei cittadini e delle opere e la necessità di ricercare ogni possibile raccordo tra norme di prevenzione incendi e progettazione’’. In tale ottica, l’ing. Roberto Barzi, Dirigente Generale del Cnvvf, ha illustrato le attività della Direzione Centrale per la Prevenzione e la Sicurezza Tecnica, sottolineando l’importanza dell’istituzione della Commissione per la Sicurezza delle Costruzioni in Acciaio in caso d’Incendio, che ha lo scopo di migliorare la sicurezza e l’affidabilità delle opere realizzate in acciaio. Per i saluti introduttivi sono intervenuti anche i rappresentanti del Consiglio Nazionale degli Ingegneri e dell’Oice. L’ing. Sandro Pustorino ha illustrato quindi risultati e obiettivi della Commissione per la Sicurezza delle Costruzioni in Acciaio in caso d’Incendio (di cui è coordinatore), composta da rappresentanti nazionali nel campo della ricerca europea, da esponenti del Ministero dell’Interno coinvolti nella definizione del quadro normativo nazionale, da docenti universitari e da liberi professionisti. Walter Salvatore dell’Università di Pisa ha presentato invece la Commissione per la sicurezza delle costruzioni nei confronti degli eventi sismici, attivata anch’essa da Fondazione Promozione Acciaio, fondazione sostenuta dai maggiori produttori italiani ed internazionali di elementi in acciaio per carpenteria metallica. L’ing. Giovanni Guglielmi, Presidente della Prima Sezione del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, ospite dell’appuntamento, nel ragguaglio sullo status dei lavori in atto per la revisione del Testo Unitario delle Norme Tecniche per le Costruzioni, non ha mancato di rilevare l’interesse per l’attivazione di questi due presidi tecnico-scientifici. Sono seguite dunque le relazioni tecniche dei membri della Commissione “Fuoco’’: l’ing. Gioacchino Giomi, dirigente superiore del Cnvvf, che ha relazionato sull’evoluzione del quadro normativo nazionale per la sicurezza degli edifici in caso d’incendio; l’ing. Mauro Caciolai, dell’Area Protezione Passiva del Cnvvf; il prof. Franco Bontempi, dell’Università la Sapienza di Roma; il prof. Emidio Nigro, dell’università Federico Ii di Napoli; l’ing. Sandro Pustorino e l’ing. Paola Princi di Structura Engineering, che hanno presentato i nuovi approcci introdotti dagli Eurocodici. Infine l’Ing. Toni De Marco, di Arcelor Mittal, azienda leader mondiale tra i produttori di acciaio, ha illustrato alcune opere architettoniche in acciaio di recente realizzazione. Di grande interesse gli interventi relativi ad esperienze progettuali dell’arch. Tommaso Valle, che ha esposto, fra l’altro, il progetto del nuovo quartiere fieristico di Roma, in corso di realizzazione, e dell’arch. Monica Mazzolani dello Studio Giancarlo De Carlo Associati, che ha riportato alcuni interessanti esempi di interventi di recupero del patrimonio storico con l’impiego dell’acciaio. Ai partecipanti, che hanno affollato le sale per l’intera giornata, sono stati distribuiti due primi lavori della Commissione: il libro Sicurezza Incendio ed il nuovo Nomogramma per la stima della resistenza al fuoco delle strutture in acciaio, ai sensi degli Eurocodici. .  
   
   
PROTEZIONE CIVILE: FIRMATO PROTOCOLLO FRIULI VENEZIA GIULIA - CARINZIA  
 
 Klagenfurt, 5 dicembre 2006 - Un protocollo d´intesa tra la Regione Friuli Venezia Giulia ed il Land della Carinzia è stato firmato il 30 novembre a Klagenfurt dal vicepresidente della Giunta Gianfranco Moretton e dal presidente Joerg Haider. Riguarda l´attività di previsione, prevenzione, scambio dati e la reciproca assistenza in situazioni di emergenza. Tale accordo mira ad istituzionalizzare i rapporti di collaborazione transfrontaliera già presenti e quelli maturati a seguito di eventi calamitosi che hanno colpito i rispettivi territori, a partire dal terremoto del Friuli del 1976. "L´iniziativa - ha detto Moretton - nasce dalla consapevolezza che i rischi naturali o quelli antropici e le situazioni di emergenza non si fermano ai confini degli Stati ma possono andare a coinvolgere entrambe le popolazioni"; "comunità - ha aggiunto - alle quali in caso di calamità deve essere garantita una tempestiva assistenza". "Il Friuli Venezia Giulia è capofila in Italia nel settore della Protezione Civile - ha concluso Moretton - e in occasione di un recente incontro con il responsabile nazionale Guido Bertolaso si è parlato proprio della collaborazione tra Friuli Venezia Giulia e Carinzia, area che vanta una lunga tradizione con i propri Vigili del Fuoco, modello da esportare per la costituzione di una Protezione Civile europea della quale l´accordo odierno costituisce un primo concreto tassello". Haider si è a sua volta soffermato sull´importanza del protocollo odierno quale elemento di ulteriore coesione nei rapporti di stima e amicizia che legano le due popolazioni, vicine e amiche. Il protocollo d´intesa prevede un efficiente sistema di ricezione e di trasmissione dei dati provenienti dalle reti di monitoraggio idrometeorologico, sismico e metereorologico presenti sul territorio. Tali collegamenti, assieme alle altre misure identificate nel documento sottoscritto oggi, garantiranno la puntuale comunicazione reciproca di tutte le informazioni rilevanti e di conseguenza la possibilità di un tempestivo intervento di soccorso a tutela dell´incolumità delle popolazioni interessate. .  
   
   
JÀN FIGEL’ DISCUTE DI UNIVERSITÀ CON I GIORNALISTI SICILIANI UN ISTITUTO EUROPEO DI TECNOLOGIA PER RILANCIARE LA COMPETITIVITÀ DELLE UNIVERSITÀ EUROPEE  
 
Bruxelles, 5 dicembre 2006 - Ospite dell’Ateneo di Catania, lo scorso 24 novembre, per il seminario d’apertura del Jean Monnet project 2006-2007, il commissario europeo all’istruzione, formazione, cultura, multilinguismo, Jàn Figel’ diffonde dati preoccupanti sulla perdita di competitività delle università europee. “Investire nella ricerca è la ricetta per uscire dall’isolamento ed essere attori globali” spiega il commissario slovacco. “Per me è la prima visita in Sicilia. Mi hanno consigliato di gustare la granita di mandorle con la brioche”. Desiderio esaudito per il commissario europeo, Jàn Figel’ che, dopo aver parlato per un’ora intera a una platea di studenti e professori, si concede una pausa dolce. Ed è con la granita ancora tra le mani che discute con alcuni giornalisti siciliani di università, cultura e multilinguismo. “Nella top list dei 20 migliori atenei del mondo, l’Europa è rappresentata soltanto da due istituti – sottolinea Figel’ -. Le cause sono diverse: una eccessiva frammentazione degli atenei che investono poco nella ricerca e nell’innovazione; il secondo problema è legato alla mancanza di fondi, non abbiamo sufficienti risorse per la modernizzazione delle università. La conseguenza è la fuga dei cervelli dall’Europa verso gli Stati Uniti o i nuovi paesi emergenti. Inoltre scontiamo anche la mancanza di specializzazione. Siamo bravi a dare un’istruzione di massa, ma molto meno a investire sulle eccellenze”. Commissario, la creazione dell’Istituto europeo della Tecnologia può essere una delle soluzioni? “Questo istituto non sarà il Massachusetts dell’Unione europea. Noi vogliamo collegare insieme le risorse esistenti a livello europeo. Sarà il faro d’eccellenza in materia di istruzione superiore, ricerca e innovazione. Il nostro intento non è quello di investire in un unico istituto, esso metterà insieme le migliori istituzioni e i migliori ricercatori, fornirà un contesto per la cooperazione tra le accademie e le imprese, infine dovrebbe agire come un modello per il cambiamento, dimostrando i benefici di una struttura moderna e flessibile. Il costo sarà di 2,4 miliardi di euro. Secondo i nostri piani ambiziosi, dovrebbe essere operativo a partire dal 2008”. .  
   
   
MIGRAZIONI INTERNAZIONALI: UN NUOVO CORSO DI PERFEZIONAMENTO  
 
Milano, 5 dicembre 2006 - Il crescente fenomeno delle migrazioni internazionali genera una grande richiesta da parte di Enti, Associazioni ed Amministrazioni di figure professionali competenti in tema di intercultura. Per soddisfare questa crescente domanda, la Facoltà di Scienze Statistiche propone la prima edizione del Corso di Perfezionameto in Migrazioni internazionali. Lo scopo del corso è quello di creare figure professionali competenti in tema di intercultura, da inserire in associazioni corporative, in organismi di volontariato e fondazioni, e in amministrazioni pubbliche locali. Il corso offre un approccio multidisciplinare allo studio dei processi di mobilità, in modo da fornire una specializzazione a chi vuole improntare la propria attività lavorativa facendo da “ponte” tra culture differenti, favorendo l’integrazione degli stranieri attraverso l’assistenza nei rapporti con soggetti pubblici e con le associazioni educative, sanitarie ed amministrative. L’obiettivo è quello di sviluppare la comprensione del fenomeno migratorio, fornendo gli strumenti adatti alle analisi, all’interpretazione e alla gestione delle tematiche migratorie d’insediamento. Il corso è aperto ad un massimo di 25 partecipanti (minimo 20), in possesso di una laurea triennale o una del vecchio ordinamento, preferibilmente inerenti alle aree socio-politiche, linguistico-antropologiche-psicologiche ed economiche-statistiche. Le domande di ammissione dovranno pervenire entro il 12 dicembre 2006. Le lezioni, che inizieranno il 20 gennaio 2007, si terranno nelle giornate di venerdì e sabato. Il corso è a durata semestrale e prevede un ciclo di lezioni in aula/laboratorio per 150 ore complessive, ed un periodo di stage di 100 ore presso Enti ed Associazioni. La frequenza obbligatoria è fissata nel 75% delle lezioni. Con il superamento della prova finale, verranno riconosciuti 22 crediti formativi universitari (Cfu) e dall’Università degli Studi di Milano-bicocca verrà rilasciato l’attestato del Corso di Perfezionamento in Migrazioni internazionali. Il costo del Corso di Perfezionamento è di 1. 000,00 euro. . .  
   
   
PARTE M-ASTER, SCUOLA PER GIOVANI RICERCATORI INDUSTRIALI. INIZIATIVA UNICA, CHE ANTICIPA I PROGRAMMI EUROPEI  
 
Bologna, 5 dicembre 2006 - Parte M-aster, un percorso di formazione per insegnare ai 300 giovani ricercatori della Rete dell´alta tecnologia dell´Emilia-romagna a trasferire le loro competenze dal laboratorio all´azienda, dalla provetta al piano di business, dall´università all´industria. Come nasce un´impresa da un´idea innovativa? Come ottenere i fondi per partire? Come avere un brevetto su una tecnologia originale? Qual è il ruolo della creatività nell´innovazione? Questi alcuni degli interrogativi al centro di un ciclo di incontri tra i giovani ricercatori e un prestigioso parterre di imprenditori, esperti della pubblicità, responsabili della ricerca di aziende innovative leader nel mondo, che partirà il prossimo 15 dicembre. Il battesimo dell´iniziativa è stato tenuto stamattina, al Cnr di Bologna, dall´assessore regionale alle Attività produttive Duccio Campagnoli, dal presidente di Aster Gabriele Falciasecca e dai rettori delle quattro università pubbliche dell´Emilia Romagna. "Il risultato più importante del programma regionale dell´innovazione è che ci siano questi 300 giovani ricercatori al lavoro nei laboratori e nei centri e quasi 900 nelle imprese", ha spiegato Campagnoli. "In Emilia-romagna cerchiamo di portare avanti questa sperimentazione che ci sta dando risultati interessanti. Vogliamo creare una nuova professione: quella del ´trasferitore tecnologico´, del giovane che nell´università ha le sue conoscenze tecnologiche e scientifiche ma è capace di trasferirle alle imprese perché sa parlare con le imprese, interpretarne i bisogni e le esigenze. Questo è molto importante per fare nuova ricerca, per fare nuova impresa e nuova industria. L´impegno delle istituzioni proseguirà. Mi auguro che questa idea possa essere colta anche nella dimensione nazionale, perché bisogna far sì che cambino le regole e che si possa essere riconosciuti come ricercatori anche per le esperienze di trasferimento tecnologico che si portano avanti. Questa iniziativa - ha concluso Campagnoli - può offrire qualche spunto anche per creare una nuova idea di università nel nostro paese". "E´ oggettivamente un fatto unico in Italia e pochi analoghi se ne possono trovare in Europa", ha affermato il rettore dell´Università di Bologna Pier Ugo Calzolari. "Questa rete si muove nella direzione dei programmi europei anticipandone i temi. E´ uno sforzo molto importante per trasferire nelle imprese nuova conoscenza, che va sostenuto con molta energia. Vedere una sala piena di giovani ricercatori e ricercatrici è certamente un fatto consolante e colpisce il fatto che il numero delle giovani ricercatrici sia pressoché uguale a quello dei ricercatori uomini ed anche questo aspetto si muove nella direzione degli impegni assunti dagli Stati europei". "Questa iniziativa - ha sottolineato Falciasecca - cerca di aggiungere quel ´quid´ ai nostri ricercatori, perché possano diventare protagonisti dell´innovazione in modo totale, in grado di proteggere le idee, di trasformarle in modo concreto, in start-up e di guidare il processo innovativo delle aziende che vorranno assumerli. Il fine ultimo è valorizzare il nostro straordinario capitale umano per il nostro territorio". All´incontro ha preso parte anche Carlo Massarini, per anni volto del programma televisivo Mediamente di Rai Educational, che ha condotto una tavola rotonda sul rapporto tra creatività, tecnologia e innovazione. Tra gli ospiti: Annamaria Testa, pubblicitaria ed esperta di comunicazione; Paolo Barberis, presidente di Dada spa, uno dei maggiori gruppi mondiali specializzato in nuove tecnologie; Massimo Colomban, amministratore delegato di Permasteelisa Spa, leader mondiale nei rivestimenti hi-tech di grandi edifici, tra cui il Moma di New York e il Guggenheim di Bilbao. Le Opportunita´ Per I Giovani Ricercatori - Uno dei più significativi risultati del Programma regionale per la ricerca industriale, l´innovazione e il trasferimento tecnologico (Prriitt) sta nell´aver mobilitato centinaia di giovani in azioni di ricerca industriale e in programmi comuni tra università ed enti di ricerca da un lato e imprese dall´altro: sono infatti più di 300 i giovani impegnati nei programmi di ricerca dei Laboratori della Rete Alta Tecnologia. A questi vanno aggiunti diverse centinaia di giovani ricercatori al lavoro nelle imprese, nei progetti Prriitt, nei dipartimenti universitari e in progetti di ricerca promossi dalle imprese o svolti in collaborazione con esse. Questo patrimonio costituisce un importantissimo catalizzatore ed acceleratore dei processi di innovazione del nostro sistema produttivo e di apertura verso il territorio del mondo della ricerca. E´ con questo fine che è stato dato il via a M-aster, un percorso che intende potenziare le competenze, ma anche sviluppare "l´identità" dei giovani impegnati nella ricerca industriale e nel trasferimento tecnologico in Emilia-romagna. E´ un´identità che nel passato non è stata ben chiara né nell´industria, né nel mondo della ricerca, ma che oggi diviene invece determinante nello sviluppo competitivo di entrambe. M-aster è un percorso di conoscenza, un luogo che promuove un nuovo ruolo dirigente, mettendo i giovani "ricercatori industriali" in contatto diretto con imprenditori e amministratori delegati delle imprese, con personaggi di rilievo del mondo della comunicazione, del mondo della politica e della pubblica amministrazione e, ovviamente, con i casi di successo della ricerca. L´obiettivo è l´acquisizione di informazioni e strumenti, ma anche di una familiarità con mondi e ruoli che ai giovani possono apparire difficilmente raggiungibili, per creare una comunità riconoscibile e nella quale i giovani ricercatori si riconoscano. M-aster si articolerà in 6 incontri, che si terranno nella Sala plenaria del Cnr di Bologna, con giornate di lezione, approfondimenti settoriali e gruppi di lavoro la cui attività sarà infine valutata da una giuria di imprese. Il programma completo è disponibile all´indirizzo su www. Aster. It/master. Si parte il 15 dicembre e si prosegue fino al luglio 2007. I temi affrontati saranno il valore dell´innovazione nella gestione e nello sviluppo d´impresa, l´autoimprenditoria, il business plan e il controllo di gestione, la tutela della proprietà intellettuale, il finanziamento privato all´impresa, i fattori di vantaggio competitivo, il posizionamento sul mercato, le strategie di comunicazione e il trasferimento tecnologico. Gli approfondimenti settoriali saranno invece dedicati alle sette aree prioritarie della ricerca regionale: alta tecnologia meccanica, tecnologie dei materiali, scienze della vita e salute, agroalimentare, edilizia dei materiali da costruzione, ambiente ed energia, Ict. A parte gli incontri, aperti al pubblico, le lezioni e gli altri momenti formativi sono riservati ai circa ricercatori della Rete dell´alta tecnologia dell´Emilia-romagna, ma saranno valutate candidature anche da parte di altri giovani impegnati nella ricerca scientifica in regione (dottorandi, assegnisti, ecc. ). Identikit Dei Giovani Scienziati Dell´emilia-romagna - Sono oltre 300 i giovani che si occupano di ricerca scientifica nella Rete dell´alta tecnologia dell´Emilia-romagna, il network di 57 laboratori industriali, centri e parchi dell´innovazione, distribuiti sul territorio regionale. In genere sono di età compresa tra i 25 e i 35 anni e lavorano nei 120 enti coinvolti nella Rete, tra cui 46 dipartimenti universitari, 16 istituti di enti pubblici di ricerca, e le divisioni ricerca e sviluppo di 37 imprese. La provincia che ne conta di più è Bologna (106 tra Università, Cnr, Enea ed imprese), seguita da Modena (35 solo all´Università). La maggior parte dei ricercatori è impegnata in attività di ricerca legate alla meccanica avanzata del distretto Hi-mech, ma anche nelle altre aree tematiche. Il loro coinvolgimento si basa, al momento, su contratti finanziati dalla Regione nell´ambito del Programma regionale per la ricerca industriale. .  
   
   
A NAPOLI DAL 15 AL 17 DICEMBRE LA PRIMA WINTER SCHOOL DELLA FONDAZIONE MEZZOGIORNO EUROPA  
 
Napoli 5 dicembre 2006. Prenderà il via il 15 dicembre la prima Winter School di formazione politica “Una nuova classe politica per il Mezzogiorno” organizzata dalla Fondazione Mezzogiorno Europa www. Mezzogiornoeuropa. It il think tank che raccoglie l´eredità politico culturale e il bagaglio di esperienze e competenze del "Centro Mezzogiorno Europa" fondato nel 1999 dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La Winter School, che si concluderà il 17 dicembre e si svolgerà a Napoli nelle sale dell’Hotel San Germano, sarà una scuola di formazione politica che coinvolgerà studenti universitari, dirigenti politici, amministratori in una esperienza di analisi e formazione sui problemi del Mezzogiorno, con la partecipazione di esponenti di Governo, di deputati europei, di docenti universitari e dei funzionari italiani che lavorano nelle istituzioni comunitarie. “Per assolvere ad un ruolo di stimolo, analisi, proposta - dichiara il Presidente della Fondazione Mezzogiorno Europa Andrea Geremicca - sulle principali questioni che attengono al futuro del Mezzogiorno nella cornice comunitaria e mediterranea, la Fondazione Mezzogiorno Europa si è data come priorità l’obiettivo di contribuire alla formazione di una nuova classe dirigente intellettuale, politica e amministrativa dal profilo europeista e meridionalista. Questo, anche attraverso una scuola di formazione politica, che coinvolgerà studenti universitari, ricercatori, dirigenti politici, amministratori, giovani imprenditori, per scambiare esperienze, punti di vista, competenze, con la partecipazione di esponenti di Governo, di esperti, di personalità accademiche, di rappresentanti del mondo economico politico e istituzionale. ” La scuola, strutturata in workshop, analizzerà i modelli di integrazione, innovazione e sviluppo utili ad aumentare la competitività e a rilanciare le nuove politiche per il Mezzogiorno nel quadro strategico euromediterraneo. A discuterne con i cento cinquanta partecipanti alla scuola saranno alcuni dei protagonisti delle istituzioni nel corso della tre giorni, tra gli altri, è prevista la partecipazione degli eurodeputati: Alfonso Andria, Gianni Pittella, Pasqualina Napoletano e Nicola Zingaretti; del Presidente della Regione Campania Antonio Bassolino, del Ministro per lo sviluppo economico Pier Luigi Bersani, del Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico Filippo Bubbico, del Presidente della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati Umberto Ranieri, del Presidente della Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati Daniele Capezzone e del Ministro all’Innovazione e alla Funzione Pubblica Luigi Nicolais e del Direttore generale dell’Abi Giuseppe Zadra. . .  
   
   
I SEGRETI E LE SFIDE DELL’INNOVAZIONE DESIGN-DRIVEN IL MANAGEMENT ITALIANO RACCONTATO DALLA HARVARD BUSINESS REVIEW  
 
 Milano, 5 dicembre 2006 - Che il “sistema-design” italiano sia tra i migliori al mondo l’ha ormai decretato anche la Harvard Business Review, che ha pubblicato – per la prima volta dalla sua fondazione nel 1922 – un feature article di un docente di un ateneo italiano, Roberto Verganti, ordinario di Gestione dell’innovazione al Politecnico di Milano. Ma quali segreti stanno alla base dei successi delle “Fabbriche italiane del design”? Come stanno affrontando le sfide future? E come la ricerca manageriale può aiutarle a individuare modelli gestionali adatti alla loro natura del tutto unica e peculiare? Sono queste le principali domande a cui cercherà di dare risposte, attraverso la testimonianza di protagonisti indiscussi del successo italiano, l’incontro-dibattito: “I segreti e le sfide dell’innovazione design-driven. Il management italiano raccontato dalla Harvard Business Review”, che si terrà martedì 12 dicembre alle 16. 30 al Politecnico di Milano (piazza Leonardo da Vinci 32, aula S. 01), promosso dalla School of Management del Politecnico. La tavola rotonda sarà aperta dal Magnifico Rettore Giulio Ballio e coordinata da Enrico Sassoon, Editor della Harvard Business Review Italia. Dopo la relazione del professor Roberto Verganti, direttore del Made In Lab del Mip Politecnico di Milano, su “I segreti dell’innovazione design-driven”, prenderanno la parola: Alberto Alessi, amministratore delegato e direttore generale Alessi; Ernesto Gismondi, presidente Artemide; Stefano Boeri, direttore della rivista “Domus”; Alberto Seassaro, preside della Facoltà di Design del Politecnico di Milano; Umberto Bertelè, presidente della School of Management del Politecnico. Nell’ultimo numero del 2006, fresco di stampa, la Harvard Business Review pone infatti l’attenzione sui grandi successi conseguiti dagli imprenditori-manager italiani nel campo del design. E lo fa pubblicando, per la prima volta dalla sua fondazione nel 1922, un feature article di un docente di un ateneo italiano: Roberto Verganti, ordinario di Gestione dell’innovazione al Politecnico di Milano. In “ Innovating through design” Verganti esplora i processi manageriali con cui Alessi, Artemide e altre imprese del sistema-design italiano, innovando radicalmente il valore simbolico ed emozionale dei prodotti, riescono a ridefinire il senso degli oggetti e - nonostante la limitata dimensione – a creare brand di valore globale. . . .  
   
   
MANAGER DI DOMANI - 13 DICEMBRE 2006  
 
 Torino, 5 dicembre 2006 - Cesop Communication – in collaborazione con l’Ufficio Job Placement della Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Torino - presenta Workshopday, una giornata di incontri tra neolaureati, laureandi e aziende. Workshopday è in programma il giorno 13 dicembre 2006, dalle ore 13. 30 presso l’Aula 12 al Iii° piano della Facoltà di Economia in C. So Unione Sovietica 218 bis a Torino. I workshop in programma si svolgeranno secondo il seguente ordine: ore 13. 30 Accenture La consulenza aziendale: il caso Accenture; ore 14. 45 Ernst & Young Lavorare in Ernst & Young. Nel corso degli incontri, i responsabili aziendali descriveranno ai laureati e laureandi intervenuti i profili maggiormente ricercati e illustreranno le opportunità professionali offerte, i programmi formativi, i piani di carriera previsti per i neoassunti, le metodologie del processo di selezione. Al termine degli interventi, i relatori saranno a disposizione dell’uditorio per fornire chiarimenti su tutti gli argomenti toccati nel corso dei workshop e raccogliere eventuali candidature. Per maggiori informazioni sulle aziende partecipanti e registrarsi agli incontri: workshopday. It .  
   
   
SCUOLA: CAMPAGNA MARINANDO 2007  
 
 Roma, 5 dicembre 2006 - Per l´anno scolastico 2007 la campagna Marinando, promossa dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, propone gli ormai tradizionali concorsi: "Il pescatore in teatro" e "Videomarinando", ma con molte novità. In particolare, il concorso teatrale prevede due fasi. Durante la prima fase, gli alunni delle scuole medie inferiori e gli insegnanti dovranno elaborare un soggetto teatrale originale ed inedito sui temi della pesca e del mare. Solo 15 scuole saranno ammesse a partecipare alla seconda fase del concorso e riceveranno un contributo che consentirà loro di avvalersi della consulenza di un operatore teatrale che affianchi i ragazzi fino alla messa in scena del lavoro. Tra i 15 lavori realizzati, una Giuria composta da rappresentanti istituzionali e da professionisti della comunicazione e del teatro decreterà i 10 migliori spettacoli teatrali che comporranno il cartellone del Festival di Marinando 2007 in programma ad Ostuni dal prossimo 10 settembre. Il termine per presentare i progetti è il 31 gennaio 2007. Per la ricezione dei video il termine è invece il 31 maggio 2007. I filmati dovranno trasmettere un messaggio propositivo su temi che prendano spunto dalla vita dei pescatori, dal ruolo che i prodotti della pesca hanno sempre avuto e avranno nella nostra alimentazione, dalle storie e dalle tradizioni del mare della propria città, o altrimenti conosciute, anche in considerazione delle problematiche sociali, culturali e ambientali proprie del rapporto uomo/mare. Http://www. Governo. It/governoinforma/dossier/marinando_2007/index. Html .  
   
   
I DIPLOMATI PIÙ RICHIESTI DALLE AZIENDE NEL 2006? RAGIONIERI E OPERATORI COMMERCIALI  
 
Milano, 5 dicembre 2006 – “Dopo il diploma: quali opportunità al termine del percorso scolastico”. Questo il titolo del convegno organizzato da Actl e Assolombarda che si è svolto il 30 novembre, a Milano, presso l’Auditorium di Assolombarda. La manifestazione si proponeva di orientare i diplomandi nelle scelte formative e professionali al termine della scuola secondaria superiore. Professionisti dell’orientamento, uomini di impresa e giovani con esperienze sul campo hanno presentato ai diplomandi le possibilità formative, le tendenze del mercato del lavoro, gli strumenti come l’apprendistato e lo stage pensati per favorire il passaggio dalla scuola al lavoro, le competenze-chiave che servono per proseguire con successo il percorso individuale di crescita. I primi risultati della Riforma Universitaria. La riforma, che ha reso il sistema delle università italiane più snello e flessibile, sembra dare i primi segnali di cambiamento: più del 75% dei neodiplomati sceglie di proseguire gli studi iscrivendosi ad un corso universitario, percentuale nettamente in aumento rispetto al 1999 (63,7%), anno di introduzione della riforma (fonte: relazione Crui “Stato delle università italiane). In netta diminuzione la percentuale di dispersione universitaria (6 studenti su 10 portano a termine il corso di laurea scelto, contro i 3 su 10 di cinque anni fa) e in diminuzione anche il numero di studenti fuoricorso che torna ai livelli di dieci anni fa. Le prospettive per chi prosegue gli studi. Dalla guida “Dopo il diploma” emerge che per conseguire una laurea si impiegano in media 7,6 anni e che gli studenti dei percorsi di psicologia sono i più veloci a conseguire il titolo di studio (con una media di 7 anni). A tre anni dal conseguimento della laurea svolgono un lavoro continuativo il 63,2% dei laureati, con una retribuzione mensile media netta di poco superiore ai 1. 190 euro (fonte: indagine Istat “Università e lavoro: Statistiche per orientarsi 2004/2005”). Dai dati riportati nella guida Actl emerge inoltre che i laureati in ingegneria sono i più numerosi a svolgere un lavoro continuativo a 3 anni dalla laurea (88,3%), e che gli studenti del percorso medico vantano lo stipendio medio netto più alto (1. 660 euro). Le prospettive per chi intraprende una professione dopo il diploma. La guida di Actl “Dopo il diploma” offre una panoramica sulle possibilità di inserimento lavorativo in funzione di un titolo di studio specifico e segnala le principali fonti istituzionali d’informazione sul mercato del lavoro per i neodiplomati: nel 2006 i diplomati più ricercati dalle aziende sono stati ragionieri e operatori commerciali (76. 610), periti meccanici e ottici (20. 540), operatori, periti turistici e tecnici delle attività alberghiere (20. 150), fonte: indagine Excelsior. In ogni caso, al di là del titolo di studio, è sempre più importante contare su una buona preparazione scolastica oltrechè esperienze extrascolastiche che permettano un contatto diretto con il mondo del lavoro, ad esempio i tirocini formativi, per trovare più facilmente un occupazione al termine degli studi. Il questionario di orientamento di Actl. Nel corso del convegno sono stati analizzati gli esiti del questionario di orientamento alla scelta formativa o professionale realizzato da Actl – Sportello Stage e inviato, nei mesi precedenti l’evento, ai giovani dell’ultimo anno delle scuole superiori invitati al manifestazione. Il questionario era composto da 91 affermazioni per ognuna delle quali era richiesto di attribuire un punteggio. Dal risultato ottenuto sommando i punteggi assegnati a ciascuna domanda, i giovani hanno avuto la possibilità di riconoscersi in uno dei seguenti 7 profili: realista / pratico / concreto; intellettuale/ investigativo; artistico/creativo; sociale/utile; convenzionale amministrativo; manageriale/gestionale. Ogni profilo indicava la predisposizione di ciascuno verso alcuni possibili percorsi formativi e professionali. Per ogni profilo, sono stati riportati alcuni esempi di stage da svolgere in azienda. Lo stage si conferma, infatti, uno dei principali strumenti di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. L’84% degli stage promossi da Sportello Stage Actl, il maggiore ente promotore di stage in Italia, si trasforma infatti in assunzione. La guida di Actl. Durante il convegno è stata presentata la V edizione della guida di Actl: “Dopo il diploma: le opportunità formative e professionali per i neodiplomati”, un supporto fondamentale per affrontare le scelte post diploma: il volume contiene informazioni e consigli pratici sia per chi desidera proseguire gli studi sia per chi sceglie di intraprendere una professione subito dopo il diploma. La guida contiene, inoltre le schede di presentazione delle aziende interessate all’inserimento di neodiplomati, delle più prestigiose università e accademie, degli enti di formazione post-diploma e delle agenzie per il lavoro più attente all’inserimento, alla formazione e alla carriera dei neodiplomati. La guida, curata da Claudio Marcellino e realizzata con il Patrocinio di Confindustria e la collaborazione di Crui è stata distribuita gratuitamente a tutti i partecipanti al convegno e sarà inviata in omaggio a tutti gli istituti superiori italiani. Un estratto della guida, il “Kit del docente”, sarà inoltre pubblicato sul sito www. Actl. It e scaricabile per effettuare attività di orientamento in classe. Il volume sarà in vendita (9,90 euro) nelle librerie universitarie o facendone richiesta direttamente ad Actl (telefono 02 86464080, e-mail info@actl. It, www. Actl. It), oppure a Sportello Stage-actl (telefono 02 58430691, e-mail info@sportellostage. It; www. Sportellostage. It). I relatori e gli interventi. I lavori sono stati introdotti da Roberto Polli, Direttore Generale di Assolombarda. Il convegno è proseguito con la presentazione della guida di Actl “Dopo il diploma” a cura di Claudio Marcellino. Il tema dello stage come “ponte” tra scuola e lavoro è stato affrontato da Marina Verderajme, Presidente di Actl. Laura Mengoni di Assolombarda, Monica Favonio di Kone e Valentina Villa di Accenture hanno presentato il nuovo apprendistato come occasione per i giovani di iniziare a lavorare continuando a formarsi. Il tema della formazione superiore non universitaria è stato affrontato attraverso l’intervento di Giuliano Spreafico, dell’Agenzia Lavoro Lombardia ed Enrico Pietralunga di Fastweb. Nel corso del convegno è stata aperta una “finestra informativa” su “La Città dei Mestieri e delle Professioni di Milano”. La manifestazione si è conclusa con un percorso di orientamento, a cura di Alex Tonelli, Responsabile della selezione di Sportello Stage Actl, volto a supportare i diplomati nello scoprire le proprie inclinazioni e attitudini per determinate professioni. Moderatrice del convegno è stata Luisa Adani giornalista esperta di orientamento .  
   
   
L’ARCHEOLOGO CHE NON SCAVA: SI SERVE DI IMMAGINI TELERILEVATE, LASER SCANNER, RADAR, LIDAR, PER ESPLORARE IL SUOLO E RICOSTRUIRE ANTICHE CIVILTÀ.  
 
Roma, 5 dicembre 2006 - L’archeologo del futuro non scava, ma vede cosa si cela nel suolo grazie al telerilevamento. Dallo spazio la vista si stringe sempre più sul dettaglio di un sito, fino ad esplorarne le viscere. Allo scavo ‘virtuale’ è dedicato “From space to place. 2nd International conference on remote sensing in archaeology”, il più importante convegno al mondo di archeologia e telerilevamento che si tiene a Roma, presso il Cnr, dal 4 al 7 dicembre, e che vede la partecipazione di oltre 150 delegati da 25 paesi diversi. All’ordine del giorno: le tecnologie più avanzate di rilevamento, documentazione, analisi, diagnosi e comunicazione del paesaggio archeologico. “Se in passato”, spiega Maurizio Forte chair della conferenza e primo ricercatore dell’Istituto di tecnologie applicate ai beni culturali (Itabc) del Cnr, “lo scavo rappresentava, anche in senso romantico, il centro ineludibile dell’attività archeologica, il futuro ci riserva un’archeologia in grado di restituire informazioni senza neppure toccare il terreno, grazie a tecniche che consentiranno soprattutto di raccogliere dati di maggiore qualità, risparmiando tempo, risorse umane e danaro. Il telerilevamento in archeologia ci permette di vedere l´invisibile, oltre la vegetazione e la profondità dei suoli, grazie a satelliti, laser scanner, radar, lidar, firme iperspettrali”. Il convegno è organizzato dal Virtual Heritage Lab del Consiglio nazionale delle ricerche, laboratorio dove da anni lavorano in sinergia archeologi, architetti, informatici e specialisti di varie discipline, in collaborazione con le maggiori istituzioni mondiali nel settore. Questa struttura è impegnata in progetti di assoluta avanguardia, come quello che, grazie alla partnership di Seat-pagine Gialle, consentirà di navigare nel modello tridimensionale della Roma imperiale attraverso l´elaborazione di foto satellitari di elevatissima risoluzione (20 centimetri). Durante l’incontro si scoprirà tra l’altro come la Nasa identifica i siti Maya nella giungla, come documentare la muraglia cinese con i più recenti dispositivi ad alta risoluzione dei satelliti. Tante le domande alle quali gli esperti internazionali tenteranno di rispondere: come si identifica un sito? Come lo si scopre senza scavarlo? Quali saranno gli scenari futuri della scienza che studia l´antico? Riusciremo a ricostruire il passato come un ambiente vivo? Come si comunica l´antico? “Dobbiamo immaginare un archeologo-cibernetico” continua Forte “che prima studia il paesaggio dal proprio laboratorio, poi lo documenta e lo analizza sul campo, quindi di nuovo lo rielabora e lo ricostruisce in laboratorio, e poi lo comunica al pubblico in un museo con una tecnologia di realtà virtuale e in Internet con un sistema Web-gis. Questo è il più grande convegno al mondo che sia mai stato organizzato sulle applicazioni di telerilevamento e le tecnologie digitali in archeologia. La partecipazione della delegazione Unesco, che patrocina l´iniziativa, ci onora e conferma che le tecnologie nel settore condizioneranno le politiche culturali future. Il titolo della conferenza, dallo ‘Spazio al Luogo’, vuole comunicare che il lavoro delle tecnologie spaziali e digitali è finalizzato alla ricostruzione di quel senso del luogo e del tempo che permette alle comunità locali di riappropriarsi delle proprie tradizioni, dello spirito di appartenenza all´ambiente e al paesaggio che è alla base della nostra identità culturale. Al convegno sono invitati soprattutto studenti e giovani ricercatori, perché dobbiamo ripensare i curricula: non si può più studiare l´archeologia come trent´anni fa”. . .  
   
   
VISITA IN AREA DELL’AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI RONALD SPOGLI IL DIPLOMATICO HA INCONTRATO QUESTO POMERIGGIO I RESPONSABILI DEL PARCO SCIENTIFICO E DI CENTRI DI RICERCA TRIESTINI APERTI ALLE COLLABORAZIONI INTERNAZIONALI  
 
Trieste, 5 dicembre 2006 - “Uno dei miei principali obiettivi nel ruolo di Ambasciatore degli Stati Uniti in Italia è un programma denominato ‘Partnership for Growth’, che prevede la collaborazione con i nostri amici italiani per promuovere la crescita economica in Italia, in quanto un’economia italiana più forte significa che l’Italia diventa un partner più forte per noi americani. Uno dei pilastri del programma prevede la promozione di una più stretta collaborazione tra governo, mondo degli affari e università, un ambito in cui Trieste e specificamente Area Science Park, sono leader in Italia”. Così si è espresso l’Ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, Ronald Spogli, nel corso della sua visita di questo pomeriggio in Area Science Park, dove è stato accompagnato dal Console Generale di Milano, Signora Deborah Graze, dal Console per gli Affari Politici ed Economici, Andrea Brouillette-rodriguez, e dallo Specialista Economico, Angelica Guerrieri. Il sistema Area ha varie collaborazioni aperte con istituzioni e scienziati statunitensi, e gli Stati Uniti sono interessati ad incrementare ulteriormente questa cooperazione. “Il sistema scientifico triestino, con la sua articolazione e con il crescente grado di integrazione maturato in questi anni – ha sottolineato il direttore generale di Area Science Park, Giuseppe Colpani – è un interlocutore credibile anche per un gigante della scienza e della tecnologia come gli Stati Uniti. Anche nel trasferimento tecnologico e nella creazione di imprese hi-tech credo sia possibile individuare terreni di collaborazione”. Sono stati quindi i responsabili del parco scientifico (oltre al direttore generale, il responsabile delle relazioni internazionali, Gabriele Gatti) e dei principali centri istituzioni internazionali presenti a Trieste a dare all’ambasciatore una panoramica delle attività di ricerca e formazione. Maria Cristina Pedicchio ha illustrato le potenzialità del Cbm e del Distretto d Biomedicina molecolare, il quale sta rafforzando la sua dotazione tecnologica con nuovi laboratori e ha aperto un bando da 10 milioni di Euro per la creazione di nuove imprese nel settore biotech. L’eccellenza dell’attività sperimentale svolta presso il laboratorio di luce di sincrotrone Elettra, in campi che vanno dalle ricerche sui superconduttori, alle nanotecnologie, alla biologia strutturale è stata illustrata dall’amministratore delegato, Alfonso Franciosi. In particolare è stato evidenziato come il nuovo progetto Fermi per la realizzazione del Free Electron Laser abbia due prestigiosi partner statunitensi come il Mit e il Lawrence Berkeley National Lab. Claudio Tuniz, per il Centro internazionale di Fisica teorica, ha sottolineato la ultraquarantennale attività di formazione di altissimo profilo dell’Ictp, che ha visto passare nelle sue aule e laboratori migliaia di fisici e matematici, oggi classe dirigente e ricercatori in molti Paesi dell’Est e del Sud del mondo. Sono 350 i ricercatori Usa coinvolti annualmente nelle attività dell’Ictp. Il direttore dell’Ics-unido, Giusto Sciarabba, ha illustrato le attività del Centro, volte a sostenere i governi nelle scelte di carattere tecnologico e formativo utili a pianificare uno sviluppo economico e sociale sostenibile dal punto di vista ambientale. Decio Ripandelli ha posto l’accento sulla natura di organizzazione internazionale del sistema delle Nazioni Unite che contraddistingue l’Icgeb, le cui ricerche nelle biotecnologie coinvolgono una settantina di Paesi in tutto il mondo, in ambiti di interesse, in particolare ma non solo, dei Paesi in via di sviluppo. Infine, Kevin Ainger ha presentato Adriacell Srl, una biotechnology company già operativa in Area Science Park che sviluppa tecnologie proprietarie per la messa a punto di farmaci di nuova generazione. Il pomeriggio si è chiuso con una visita ai laboratori dell’Icgeb dove ad accogliere gli ospiti è stato il direttore di sede, Mauro Giacca. .