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Notiziario Marketpress di Giovedì 15 Gennaio 2009
UE: DIBATTITO SULLE PRIORITÀ DELLA PRESIDENZA CECA  
 
 Strasburgo, 15 gennaio 2009 - Il Parlamento europeo ha tenuto un ampio dibattito a Strasburgo con la nuova presidenza ceca. I deputati hanno discusso sulle priorità della Presidenza con il Primo ministro Mirek Topolánek: economia, energia e Unione europea nel mondo. In tale ambito sono stati anche evocati la crisi del gas Russia/ucraina-ue e la situazione a Gaza, nonché la crisi economica ed i progressi del trattato di Lisbona. Hans-gert Pöttering, presentando il Primo ministro Topolànek, ha ricordato come la Repubblica ceca sia passata da paese comunista a membro dell´Unione europeo. Ha inoltre sottolineato che, dall´ampliamento del 2004, la Repubblica ceca è stato il secondo Stato membro (dopo la Slovenia) ad assumere la Presidenza Ue del Consiglio e ha ribadito il pieno sostegno del Parlamento europeo. Dichiarazione della Presidenza - «La questione ceca è una questione europea», ha esordito Mirek Topolánek sostenendo di credere in un´Europa delle libertà, dei diritti, delle idee e delle regole. Le priorità della presidenza ceca, ha spiegato, si possono ricapitolare con le tre E: economia, energia e Europa nel mondo. Alle quali si aggiungono due G portate dall´attualità: Gas e Gaza. Il motto della Presidenza, ha ricordato, è «un´Europa senza barriere» ma anche «un´Europa di regole». Per quanto riguarda l´economia, ha spiegato, la Presidenza spingerà per una piena attuazione delle conclusioni della Dichiarazione del Vertice G20 dello scorso novembre nonché delle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2008. Si impegnerà inoltre nella piena affermazione e nell´esercizio delle quattro libertà basilari, alle quali bisognerebbe aggiungerne una quinta: la libertà di movimento della conoscenza. La Presidenza ceca, ha detto, continuerà a promuovere un´energia sicura, competitiva e sostenibile per l´Europa, diversificandone le forniture e le vie di trasporto ma anche prendendo in seria considerazione lo sviluppo di un´energia nucleare sicura. La priorità energetica è «legata inscindibilmente alla politica della protezione ambientale» e, in tale ambito, la Presidenza cercherà di raggiungere un accordo globalmente accettabile in merito agli impegni per il dopo 2012, e ciò significa «coinvolgere gli Stati Uniti, la Cina e l´India». Per quanto riguarda l´Europa nel mondo, il Primo Ministro ha sottolineato che la nuova recrudescenza delle tensioni tra Israele e Hamas richiede, a suo parere, un approccio attivo dall´Unione europea ma anche un coordinamento con gli attori globali e regionali. Fra le priorità, ha poi fatto riferimento agli accordi di associazione con i paesi orientali, alle relazioni transatlantiche, agli accordi di associazione con la Russia, all´ampliamento verso i paesi dei Balcani occidentali e Turchia, alla dimensione meridionale della politica di vicinato europea nonché alla sicurezza interna dell´Unione, inclusi ulteriori progressi nell´area Schengen. Ha successivamente osservato che nei prossimi sei mesi ci saranno altri temi importanti che dovranno essere affrontati dall´Unione: le elezioni europee, l´avvio delle discussioni sulla nuova composizione della Commissione europea e la posizione irlandese in merito al trattato di Lisbona. A quest´ultimo riguardo si è detto convinto della necessità di «procedere sensibilmente nelle discussioni e rispettando la sovranità dei cittadini irlandesi». Se nella Repubblica ceca dovesse aver luogo un referendum sul trattato di Lisbona, ha detto, questo non avrebbe esito positivo. Bisogna quindi trovare una soluzione che la maggioranza degli irlandesi sia in grado di accettare. Dichiarazione della Commissione - Facendo riferimento ai due nuovi temi cui si è dovuta confrontare la Presidenza ceca, la crisi nella fornitura del gas e Gaza, il Presidente della Commissione José Manuel Barroso ha sostenuto la necessità di «dimostrare che l´Unione può far fronte a tali crisi» e, per quanto riguarda le elezioni europee del 2009, «dobbiamo dimostrare agli europei che spetta a loro coprire un ruolo nell´elezione del prossimo Parlamento». Nel 2008, l´Europa ha dimostrato di essere in grado di prendere decisioni difficili, sul cambiamento climatico e in risposta alla crisi finanziaria. Ha contribuito alla soluzione del conflitto tra Russia e Georgia e si è occupata di molte altre tematiche. Ha quindi proseguito ribadendo che «non bisogna perdere l´impeto nel 2009» e l´Europa «deve dar prova di leadership» nel prossimo incontro del G20. Altri temi in agenda comprendono la giustizia e le libertà civili, il cambiamento climatico, una revisione dei bilanci, misure per la crisi finanziaria, il mercato interno dell´energia, le telecomunicazioni e il trasporto su strada e, ha sottolineato, «queste sono aree dove l´Unione può veramente fare la differenza». Ritornando poi ai problemi tra la Russia e l´Ucraina sulla fornitura di gas, Barroso ha definito la situazione «inaccettabile ed incredibile», poiché le forniture non sono riprese il giorno dopo della firma dell´accordo. Ha quindi aggiunto che «la Commissione intende inviare un chiaro messaggio a Mosca e a Kiev. Se l´accordo non sarà onorato, la Commissione suggerirà alle società di adire le vie legali e agli Stati membri di cercare fornitori alternativi. Vedremo presto se si tratta di un semplice disguido tecnico oppure di una mancanza di volontà politica». In gioco è la questione se Russia e Ucraina possono essere considerati «partner affidabili». Ha infine concluso ribadendo che, comunque, la Commissione avanzerà misure per dare una spinta al mercato interno delle forniture energetiche. Interventi in nome dei gruppi politici - Per Joseph Daul (Ppe/de, Fr) i problemi principali cui deve far fronte la nuova presidenza ceca - la recessione economica, la crisi nella fornitura di gas e il Medio Oriente - dimostrano che «un fronte unito è l´unico atteggiamento che possiamo adottare». Per quanto riguarda la fornitura di gas ha spiegato che «non possiamo accettare che gli Stati membri dell´Unione siano ostaggi in una disputa», sottolineando la necessità «di una politica energetica per ridurre la nostra dipendenza». In merito alla crisi israelo-palestinese, ha proseguito, l´Europa necessita di «un impegno strategico» per questa parte del mondo. Si è poi domandato se siamo pronti a dispiegare mezzi militari - per la pace, non per la guerra - come pure risorse finanziarie. Infine, sulla crisi finanziaria, ha invitato la presidenza ceca insieme alla Commissione, a «definire regole per gli operatori economici» e sottolineato la necessità di «una supervisione mondiale del sistema per i mercati». Martin Schulz (Pse, De) ha ricordato che «quello che faremo nei prossimi sei mesi sarà decisivo per le elezioni europee». Dicendo di aver avuto dubbi su alcune dichiarazioni rese dalla presidenza ceca, come ad esempio quella in cui si affermava che «Israele ha il diritto di difendersi» e, per quanto riguarda la disputa per il gas, che «non possiamo agire da intermediari», si è compiaciuto che tali errori siano stati corretti. Riconoscendo che la crisi economica non è «una sconfitta del capitalismo», il deputato socialista ha però affermato che si tratta di «una sconfitta per i capitalisti». In proposito, ha osservato che in passato vi è chi ha affermato che non c´era necessità di regole ma, fortunatamente, «il Primo Ministro ceco si è ora ricreduto su tale questione». In conclusione, ricordando che «siamo forti solo se non siamo divisi» e dichiarandosi rammaricato dei diversi punti di vista espressi dai leader europei sulla crisi tra Israele e Palestina e sulla disputa per il gas, ha ribadito che «ci vuole un fronte unito» le cui base potrebbero essere fornite dal trattato di Lisbona. Graham Watson (Alde/adle, Uk), facendo riferimento al programma della presidenza ceca, ha sottolineato che «questi sono tempi duri per i cittadini europei . E la vostra ricetta sarà contestata». Ha poi chiesto la fine della «dipendenza energetica ombelicale» dell´Unione e ha fatto riferimento alle implicazioni dello scaricabarile tra Russia e Ucraina, aggiungendo che la riapertura dei reattori nucleari nell´Europa dell´Est sono come «la trama di un film dei fratelli Marx». Rivolgendosi al Primo Ministro ceco ha chiesto perché il suo paese avesse «ritardato ancora una volta la ratifica del trattato di Lisbona» e perché stesse costruendo «un sistema di missili balistici sul territorio europeo». Infine, per quanto riguarda Gaza, ha sottolineato che il Parlamento europeo non sarà mai unito in una posizione comune se si cerca di ripartire la colpa. Per Brian Crowley (Uen, Ie) bisogna instaurare migliori relazioni politiche tra l´Unione europea e gli Stati Uniti d´America e si è augurato che la Presidenza ceca se ne occuperà nei prossimi sei mesi. Si è quindi congratulato con la Presidenza e con la Commissione per l´azione «decisiva» intrapresa nella disputa per il gas. Ha infine sottolineato l´importanza dell´idea di un accordo di cooperazione ad Est, vista la nostra interdipendenza sia a livello energetico sia a livello economico. Monica Frassoni (Verdi/ale, It) ha esordito sottolineando che «la priorità massima» dell´Ue «debba essere quella di fermare le bombe sulla gente di Gaza», aldilà delle diverse interpretazioni sulle responsabilità. Ha poi rilevato che il programma della Presidenza sembra fortemente marcato «da un approccio conformista, liberista ad oltranza, tutto business e tutto mercato» che, ormai, «è fuori moda». A suo giudizio, il programma è anche «un po´ indifferente rispetto alla necessità di politiche, leggi e strumenti in materia sociale che rispondono alle reali necessità dei cittadini». E´ anche «fuori strada nella sua concezione della politica ambientale della lotta ai cambiamenti climatici come un costo, un ostacolo, e non una grande opportunità di innovazione e di crescita sostenibile». Inoltre, ha aggiunto, il programma è pure «un po´ machista», quando propone di rivedere gli obiettivi di Barcellona sulle strutture di sostegno alla cura dei bambini, «allo scopo naturalmente di mandare le donne a casa di nuovo». Un programma, ha proseguito, «che vede i migranti solamente come una questione di sicurezza, che spinge sulla Nato piuttosto che sul multilateralismo, che ancora giocherella con questa storia dei missili e non mette veramente l´accento su quello che per noi è veramente importante in politica estera: la coesione della nostra Unione». La leader dei Verdi non ha poi apprezzato il fatto che il programma non menzioni «un settore molto importante come quello dell´antidiscriminazione» e, in proposito, ha chiesto quali sono le intenzioni circa l´adozione della direttiva in questa materia. Insomma, a suo parere, si tratta di «un programma da cui traspare un mondo con troppi pericoli e con poche opportunità». Facendo riferimento alla mediazione della Presidenza nel conflitto russo-ucraino sul gas, la deputata ha affermato che dal programma emerge chiaramente come non sarà durante questo semestre «che uscirà un´azione chiara nei confronti di quei paesi, come la Slovacchia e anche la Bulgaria, che approfittano della crisi del gas per riaprire impianti nucleari pericolosi e obsoleti». Ha inoltre esclamato che oggi «non esiste il nucleare sicuro» e quindi «è inutile parlarne» poiché si tratta di «un miraggio molto costoso» che distrae dalle reali priorità. La sicurezza energetica e la solidarietà, ha aggiunto, «passano attraverso un´azione forte e senza distrazione a favore dell´efficienza e del risparmio energetico, che è un gigantesco cantiere di innovazione, di occupazione, di riduzione dei consumi». Ha quindi chiesto di convincere i governi Ue a mettere al centro del Consiglio europeo di primavera il fatto di rendere vincolante l´obiettivo del 20% di risparmio energetico entro il 2020 - «la Cenerentola del pacchetto energia» - e di valorizzare le decisioni prese a dicembre in materia di energia rinnovabile. Ha poi concluso chiedendo al Ministro la ragione per la quale la Repubblica ceca non ha ancora ratificato il trattato di Lisbona. Miloslav Ransdorf (Gue/ngl, Cz) ha dichiarato che la Presidenza ceca dovrebbe aspirare ad un´economia sociale, incentrata sull´innovazione, che permetterebbe all´Unione di trovare una via di uscita alla crisi economica. Il futuro, ha aggiunto, appartiene a coloro i quali sono capaci di cambiamenti. Sottolineando come sia importante costruire un´Europa che non debba più soffrire di un complesso di inferiorità nei confronti degli Stati Uniti, si è congratulato per i traguardi ambiziosi della presidenza ceca. Per Vladimír ŽElezný (Ind/dem, Cz) la Presidenza ceca si è posta «scopi e priorità ragionevoli e sarà un successo». Ha poi aggiunto che i cechi «hanno un Presidente famoso e competente che si oppone al trattato di Lisbona». Interventi dei deputati italiani - Mario Borghezio (Uen, It) ha auspicato che la Presidenza ceca «faccia passare l´Europa dal bla bla inutile di Bruxelles ai fatti in tema di lotta alla vergogna del traffico di carne umana dei clandestini che avviene nel Mediterraneo». In proposito, ha ricordato che il ministro Maroni, in una recente riunione dei ministri degli Interni di Cipro, Grecia, Italia e Malta, «ha dato finalmente una sveglia all´Europa». A suo parere, infatti, «è ora che l´Europa prenda atto della gravità della situazione del Mediterraneo: traffici clandestini e di droga dall´Africa e dall´Asia». La Presidenza ceca deve quindi considerare l´urgenza indispensabile per accordi di riammissione con i paesi terzi di provenienza dei clandestini. Occorre inoltre rinforzare l´azione di Frontex e collegarla a politiche di riammissione dei clandestini e fondi per i paesi, come l´Italia, che devono accogliere i clandestini. Ha quindi invitato il Presidente a recarsi a Lampedusa «per rendersi conto della gravità del problema», proponendo di installarvi «la sede del centro della lotta ai traffici di droga nel Mediterraneo», «una vergogna che dobbiamo estirpare». «Vada a Lampedusa - ha concluso - come politico e poi magari ci torni come turista, la più bella isola del Mediterraneo!». Secondo Stefano Zappalà (Ppe/de, It) i problemi sul tappeto, cui la Presidenza dovrà trovare una soluzione, «sono tanti e rilevanti». Per il trattato di Lisbona, che necessita di una definitiva approvazione, «la via è già stata tracciata, ma serve un ulteriore colpo d´ala affinché non si protragga oltre il corrente anno». La grave crisi economica mondiale, ha aggiunto, non ha ancora espresso tutti gli effetti «che certamente si dispiegheranno in modo notevole nel corso del corrente anno ed è quindi auspicabile «che si continui sulla via già intrapresa dalla Presidenza francese in maniera che i prossimi G8, peraltro con la Presidenza italiana, raccolgano risultati adeguati alle esigenze europee». L´europa, ha proseguito, sta affrontando un grave problema sul fronte dell´approvvigionamento energetico al quale occorre trovare una soluzione. La situazione della Striscia di Gaza, poi, «non può essere ulteriormente tollerata». A suo avviso, «non si deve trattare con i terroristi, ma, una volta per tutte, devono cessare gli attacchi al popolo israeliano e non si deve più tollerare che civili non colpevoli periscano sul fronte di una guerra assurda e purtroppo permanente». Il deputato ha poi sostenuto che l´immigrazione va risolta in chiave europea «e per questo va posta molta attenzione anche alla situazione di alcuni Stati, tra cui l´Italia e Malta, che hanno su questo argomento molte difficoltà». Occorre poi affrontare il problema di Cipro «per risolvere una volta per tutte il rapporto tra Grecia e Turchia, tra l´Europa e la Turchia, che peraltro continua ad essere in perenne attesa dell´adesione». Facendo riferimento alla partnership orientale menzionata dal Primo ministro, Marco Cappato (Alde/adle, It) ha rilevato che «la partnership è un´invenzione abbastanza recente di questa Unione europea» che «non esisteva nell´Europa che volevano i padri fondatori» nei primi lustri dopo la guerra mondiale. Era l´Europa, ha spiegato, «che dava ai suoi confini la prospettiva dell´adesione anche nei confronti dell´Europa orientale», osservando come l´Europa sia stata un fattore di pace «non perché offriva prospettiva di partnership ai suoi confini, ma perché offriva la prospettiva della membership». In proposito, ha ricordato che la Presidenza francese «è stata molto chiara nel voler definire i confini dell´Europa, sbattendo le porte in faccia innanzitutto alla Turchia e rendendo chiaro che l´Unione europea vuole chiudere i suoi confini». Come "Partito radicale non violento", ha quindi concluso invitando la Presidenza a prendere in considerazione l´urgenza, di nuovo, degli Stati Uniti d´Europa, che si aprono alla membership e non ai rapporti confusi della partnership che nega l´integrazione di ciò che è più importante: i diritti civili e politici per i cittadini europei e ai confini dell´Europa». .  
   
   
DIRITTI FONDAMENTALI NELL´UE: STOP ALLE DISCRIMINAZIONI  
 
 Strasburgo, 15 gennaio 2009 - Il Parlamento europeo rileva le restrizioni poste alle libertà individuali dalla lotta al terrorismo e chiede di agire contro gli incitamenti razzisti e omofobici e le discriminazioni dei rom e delle coppie omosessuali. Particolare attenzione va rivolta alle donne (discriminazione sul lavoro, violenze e salute sessuale) e ai bambini vittime di sfruttamento e violenze. Chiede anche agli Stati membri di legiferare sul testamento biologico e di promuovere la libertà di stampa e le lingue regionali. Approvando con 401 voti favorevoli, 220 contrari e 67 astensioni la relazione di Giusto Catania (Gue/ngl, It), il Parlamento sottolinea anzitutto che l´attuazione dei diritti fondamentali deve «essere un obiettivo di tutte le politiche europee» e che, a tal fine, le istituzioni dell´Ue «dovrebbero promuoverli attivamente, tutelarli e tenerne pienamente conto in fase di elaborazione e adozione della legislazione». D´altro canto, deplora che gli Stati membri «continuino a sottrarsi a un controllo comunitario delle proprie politiche e pratiche in materia di diritti dell´uomo e cerchino di limitare la protezione di tali diritti ad un quadro puramente interno». Chiede quindi al Consiglio di integrare nelle sue future Relazioni annuali sui diritti dell´uomo nel mondo un´analisi della situazione in ogni Stato membro. Sollecita inoltre il potenziamento della cooperazione tra le varie istituzioni e organizzazioni incaricate della protezione dei diritti fondamentali, sia a livello europeo che internazionale. Ed esorta la Commissione ad affidare il portafoglio dei diritti dell´uomo e delle libertà fondamentali ad un solo commissario. Il Parlamento richiama poi l´attenzione sul fatto che una politica attiva a favore dei diritti umani «non può limitarsi ai casi più visibili per l´opinione pubblica» e che gravi violazioni dei diritti umani «si verificano ai margini del controllo pubblico, in istituzioni chiuse per bambini, anziani e malati o nelle prigioni». Sottolinea pertanto che gli Stati membri e l´Unione europea «dovrebbero garantire una vigilanza qualificata, in termini sia di norme che di prassi, sulle condizioni di vita in dette istituzioni chiuse». Diritti dell´uomo, libertà, sicurezza e giustizia, e lotta al terrorismo - Nello sviluppo di uno spazio giudiziario europeo, il Parlamento chiede agli Stati membri che non lo abbiano ancora fatto la rapida adozione di un atto legislativo adeguato sui diritti degli individui nelle procedure penali e invita gli Stati membri ad accertarsi che il mandato d´arresto europeo e altre misure di riconoscimento reciproco siano applicati in conformità delle norme Ue in materia di diritti umani. Allo stesso tempo rileva il diritto delle persone arrestate di godere di tutte le garanzie giudiziarie nonché, se del caso, dell´assistenza diplomatica del paese di cui sono cittadini e dei servizi di un interprete indipendente. Sottolinea poi che i due obiettivi di rispettare i diritti fondamentali e di garantire la sicurezza collettiva sono compatibili e interdipendenti, e che politiche adeguate possono «evitare che un approccio repressivo metta a repentaglio le libertà individuali». Esprime quindi preoccupazione per il fatto che la cooperazione internazionale nella lotta contro il terrorismo «è spesso sfociata in un abbassamento del livello di protezione dei diritti dell´uomo e delle libertà fondamentali, in particolare il diritto fondamentale alla vita privata, alla protezione dei dati e alla non discriminazione». A suo parere, pertanto, l´Ue dovrebbe promuovere una vera strategia basata sul rispetto integrale delle norme internazionali, che tenga conto «della necessità di un controllo giudiziario efficace dei servizi di intelligence per evitare l´utilizzo di informazioni ottenute sotto tortura o mediante maltrattamenti . Come elemento di prova nel quadro dei procedimenti giudiziari, anche in fase di istruzione». Razzismo e discriminazioni dei rom - In linea generale, il Parlamento osserva «con inquietudine» l´insoddisfacente situazione dell´attuazione delle politiche antidiscriminatorie ed esorta quindi gli Stati membri che ancora non l´hanno fatto a concretizzare l´attuazione di tali politiche. Al contempo si compiace della proposta di direttiva orizzontale sulla discriminazione ma si rammarica del vasto numero di eccezioni, con il rischio che servano «a codificare pratiche discriminatorie esistenti». Il Parlamento plaude all´adozione della decisione quadro del Consiglio sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale. Esorta poi gli Stati membri a perseguire con determinazione qualsiasi incitazione all´odio «espressa in programmi mediatici razzisti e articoli che diffondano idee intolleranti, attraverso reati di odio nei confronti di Rom, immigrati, stranieri, minoranze nazionali tradizionali e altre minoranze, nonché da gruppi musicali e in occasione di concerti neonazisti». I partiti e i movimenti politici che esercitano una forte influenza sui mass-media dovrebbero inoltre astenersi dalle incitazioni all´odio e dalla diffamazione nei confronti delle minoranze in seno all´Unione. Il Consiglio e la Commissione, nonché le diverse amministrazioni locali e nazionali degli Stati membri, dovrebbero poi coordinare le misure volte a combattere l´antisemitismo e le aggressioni ai danni delle minoranze «in modo tale da far rispettare i principi di tolleranza e non discriminazione e da promuovere l´integrazione sociale, economica e politica». Il Parlamento ritiene che la comunità Rom abbia bisogno di una protezione speciale poiché è diventata una delle più consistenti minoranze dell´Ue. Sottolinea inoltre che tale comunità «è stata storicamente emarginata» e che ad essa «è stato impedito di svilupparsi in determinati settori chiave, a causa di problemi di discriminazione, di stigmatizzazione e di esclusione che si sono sempre più intensificati». Nota poi che gli sforzi compiuti finora «non hanno apportato miglioramenti strutturali e duraturi», in particolare «in settori fondamentali come l´accesso all´istruzione, alla sanità, a un alloggio e al lavoro». Rileva quindi la necessità di un approccio globale che rifletta la dimensione europea della discriminazione verso i Rom e ritiene che una strategia-quadro dell´Ue «dovrebbe affrontare i problemi reali, fornendo una tabella di marcia per gli Stati membri, che fissi gli obiettivi e le priorità e agevoli i processi di controllo e valutazione». Discriminazioni degli omosessuali - Il Parlamento invita gli Stati membri dotati di una legislazione relativa alle coppie dello stesso sesso a riconoscere le norme adottate da altri Stati membri e aventi effetti analoghi. Quest´ultimi dovrebbero anche proporre delle linee guida per il reciproco riconoscimento della legislazione vigente tra diversi Stati membri, al fine di «garantire che il diritto alla libera circolazione nell´Unione europea delle coppie dello stesso sesso si applichi alle medesime condizioni delle coppie eterosessuali». La Commissione è poi invitata a presentare proposte che garantiscano l´applicazione, da parte degli Stati membri, del principio di riconoscimento reciproco per le coppie omosessuali, sposate o legate da un´unione civile registrata, nella fattispecie quando esercitano il loro diritto alla libera circolazione previsto dal diritto dell´Unione europea. Il Parlamento chiede poi agli Stati membri che non l´abbiano ancora fatto ad adottare iniziative legislative per eliminare le discriminazioni cui sono confrontate alcune coppie in ragione del loro orientamento sessuale. Gli emendamenti proposti dall´Uen per sopprimere queste richieste sono stati respinti dall´Aula con poco più di 400 voti contrari. Nel chiedere alla Commissione di proporre un atto legislativo simile a quello sul razzismo per combattere l´omofobia, i deputati ritengono inoltre che le affermazioni discriminatorie «di esponenti politici, sociali e religiosi estremisti» (questi ultimi due aggiunti da un emendamento dell´Alde approvato con 367 voti favorevoli, 294 contrari e 25 astensioni) contro gli omosessuali «alimentino l´odio e la violenza e chiede una loro condanna da parte degli organi dirigenti competenti». Rilevano poi che «il divieto discriminatorio dei cortei, nonché qualsiasi inadempienza all´obbligo di offrire una tutela adeguata a quanti vi partecipano, costituisce una violazione dei principi sanciti» in diverse istanze europee. Invitano inoltre la Commissione a fare in modo che gli Stati membri diano asilo alle persone che fuggono dal proprio paese poiché vittime di persecuzioni basate sul loro orientamento sessuale, di adottare iniziative a livello bilaterale e multilaterale per porre termine alle persecuzioni delle persone in base al loro orientamento sessuale. In tale ambito sostengono l´iniziativa francese per la depenalizzazione universale dell´omosessualità (che costituisce reato in 91 paesi). Dovrebbe anche avviare uno studio sulla situazione delle persone transessuali negli Stati membri e nei paesi candidati, «in particolare per quanto concerne i rischi di molestie e violenza». Discriminazioni e violenze sulle donne - Il Parlamento invita gli Stati membri e l´Unione europea a combattere con misure efficaci la discriminazione diretta e indiretta nei confronti delle donne in tutti i settori (incluso il matrimonio, la convivenza e altre relazioni familiari) e la discriminazione multipla (che avviene in base al genere e contemporaneamente per altri motivi). Sottolinea poi la necessità di riconoscere e combattere, a livello europeo e nazionale, la violenza subita dalle donne a causa del loro genere, in particolare la violenza, e lo sfruttamento sessuale in tutte le sue forme. Chiede inoltre agli Stati membri di non accettare il richiamo a costumi, tradizioni o ad altre considerazioni religiose per giustificare forme di discriminazione, oppressione o violenza nei confronti delle donne o l´adozione di politiche che possono mettere in pericolo la loro vita. Rileva anche l´esigenza di aumentare la sensibilizzazione pubblica quanto al diritto alla salute riproduttiva e sessuale e chiede agli Stati membri di garantire che le donne «possano godere pienamente di tali diritti, di istituire un´adeguata educazione sessuale, informazioni e servizi di consulenza riservati e - con 427 sì, 199 no e 42 astensioni - di facilitare i metodi di contraccezione onde prevenire gravidanze indesiderate e aborti illegali e a rischio, e di combattere la pratica della mutilazione genitale femminile». Ciò vale a maggior ragione per le donne appartenenti alle minoranze etniche, per le quali andrebbero anche messi a disposizione fondi pubblici a questo scopo. I deputati ribadiscono poi la necessità di affrontare seriamente il divario retributivo tra i sessi e di sostenere politiche attive di conciliazione tra vita privata, professionale e familiare, sollecitando al contempo l´adozione di misure per contrastare le molestie sessuali e morali sul luogo di lavoro. Chiedono inoltre agli Stati membri di combattere la discriminazione nei confronti delle donne incinte sul mercato del lavoro e di adottare tutte le misure necessarie per garantire un elevato livello di protezione delle madri, anche mutualizzando i costi del congedo parentale. Ritengono anche essenziale che nei sistemi di protezione sociale sia garantita l´individualizzazione dei diritti piuttosto che la loro determinazione in base al nucleo familiare. Vietare ogni forma di violenza sui bambini - Il Parlamento condanna ogni forma di violenza nei confronti dei bambini e ribadisce in particolare la necessità di combattere le forme di violenza più frequentemente riscontrate negli Stati membri: pedofilia, violenze sessuali, violenze familiari, punizioni corporali nelle scuole e differenti forme di abuso nelle istituzioni. Chiede poi di istituire e portare a conoscenza del pubblico meccanismi «sicuri, riservati ed accessibili», che consentano ai bambini di denunciare le violenze. Gli Stati membri dovrebbero inoltre vietare le varie forme di sfruttamento dei bambini, compreso lo sfruttamento a fini di prostituzione, della produzione di materiale pedopornografico, traffico di droga, borseggio, mendicità e ogni altra forma di sfruttamento, eliminare la pratica dei matrimoni non ufficiali tra minori, vietare totalmente le punizioni corporali, eliminare ogni forma di lavoro minorile. Secondo i deputati, la detenzione di delinquenti minorenni deve essere applicata come «ultima risorsa» e per un periodo «più limitato possibile». Chiedono quindi di prevedere soluzioni alternative alla detenzione per i minori e insistono sulla necessità di garantire misure di rieducazione come i servizi socialmente utili al fine di assicurare la reintegrazione sociale e professionale di queste persone. Invitano inoltre gli Stati membri ad allineare i loro sistemi giudiziari affinché nessun minore venga giudicato in base alle stesse modalità applicate per un adulto. Testamento biologico - Con 374 voti favorevoli, 261 contrari e 51 astensioni il Parlamento chiede agli Stati membri che non l´abbiamo ancora fatto di varare una legislazione sul testamento biologico, in conformità dell´articolo 8 della Convenzione di Oviedo sui diritti dell´uomo e la biomedicina, secondo cui «sono tenuti in considerazione i desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell´intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà", e «assicurare in tal modo il diritto alla dignità alla fine della vita». Garantire la libertà di stampa - Per i deputati la libertà di espressione deve essere esercitata «entro i limiti consentiti dalla legislazione, coesistere con la responsabilità personale e basarsi sul rispetto dei diritti altrui». Pur compiacendosi della situazione «globalmente soddisfacente» in termini di libertà di stampa esistente negli Stati membri, temono che «i tentativi di questi ultimi anni di bandire dal dibattito pubblico determinati temi diano luogo in molti Stati membri a una forma di censura non ufficiale o un´autocensura dei mezzi d´informazione». Chiedono quindi «agli Stati membri che in questi ultimi anni hanno utilizzato le loro istituzioni giudiziarie, o prevedono di modificare la propria legislazione, per violare il diritto dei giornalisti alla segretezza delle loro fonti, nonché quello dei giornalisti e degli editori a pubblicare le informazioni, di migliorare la loro legislazione e le loro prassi». Al contempo, sottolineano la necessità di poter garantire l´esercizio del diritto a un risarcimento in sede giudiziaria in caso di notizie false o diffamazione e nel rispetto della legislazione vigente. Tutela delle minoranze nazionali - Il Parlamento osserva che i recenti allargamenti dell´Unione europea hanno aggiunto circa 100 gruppi di popolazioni minoritarie alla cinquantina che già esisteva nell´Europa dei 15. Nel chiedere che sia elaborata una definizione comune europea di appartenenza a una minoranza nazionale, incoraggia l´uso di tipi appropriati di soluzioni di autogoverno che rispettino pienamente la sovranità e l´integrità degli Stati membri. Sottolinea inoltre l´importanza di tutelare e promuovere le lingue regionali e minoritarie anche attraverso finanziamenti mirati e programmi specifici che affiancano il programma di apprendimento lungo tutto l´arco della vita. Incoraggia poi l´uso di tipi appropriati di soluzioni di autogoverno (autonomia personale-culturale, territoriale, regionale), basati sull´accordo del gruppo maggioritario e della minoranza, «rispettando nel contempo pienamente la sovranità e l´integrità territoriale degli Stati membri». .  
   
   
UE: LA SITUAZIONE DI GAZA DIBATTUTA IN AULA  
 
Strasburgo, 15 gennaio 2009 - Alla vigilia del voto di una risoluzione, il Parlamento ha tenuto un ampio dibattito sulla situazione a Gaza. La grande maggioranza dei deputati che hanno preso la parola ha chiesto l´immediato cessate il fuoco e il riavvio dei negoziati di pace. Sono anche state denunciate le condizioni dei civili palestinesi e l´emergenza umanitaria. Opinioni discordanti sono state espresse sulla necessità o meno di dialogare con Hamas. Dichiarazione della Presidenza - Aprendo il dibattito, il Ministro degli esteri ceco, Karel Schwarzenberg, ha descritto la «drammatica situazione in Medio Oriente», soffermandosi sulla crisi umanitaria e sottolineando che «il 4 novembre dello scorso anno al personale delle Ong straniere non è stato garantito l´accesso a Gaza per consegnare e monitorare correttamente l´aiuto umanitario». A suo parere, «si comincia a delineare una soluzione alla crisi». Innanzitutto, ci deve essere «un incondizionato arresto degli attacchi missilistici da parte di Hamas verso Israele e la fine dell´azione militare di Israele per permettere la consegna degli aiuti umanitari, il ripristino dei servizi pubblici e le indispensabili cure mediche». Ha anche sostenuto che «lo spiegamento di una missione internazionale per monitorare l´attuazione del cessate il fuoco ed agire da tramite per le due parti, potrebbe essere d´aiuto», sottolineando che «l´Unione europea è pronta a far ritornare i suoi osservatori». Il ministro ha anche ribadito che l´Unione è pronta a «aiutare qualsiasi governo palestinese che segua politiche e misure che riflettono i principi del Quartetto», ma «sono necessari ed urgenti sforzi maggiori delle parti per raggiungere una completa pace, basata sulla visione di una regione dove due Stati democratici, Israele e Palestina, vivano in pace, fianco a fianco, entro confini sicuri e riconosciuti». Dichiarazione della Commissione - Benita Ferrero-waldner, commissario per le relazioni esterne, ha rilevato che «il conflitto di Gaza, entrato nella sua terza settimana, peggiora di giorno in giorno», causando immense sofferenze umane sia per colpa dei missili di Hamas sia per l´azione militare israeliana. Oltre a questo impatto immediato, il conflitto «fa slittare le prospettive di pace ancora più lontano» e «produce un impatto negativo sulla stabilità dell´intera regione». E´ quindi imperativo un cessate il fuoco immediato, ha aggiunto, per permettere agli aiuti umanitari di accedere alla Striscia di Gaza, e occorre un «arresto incondizionato» dei lanci di missili da parte di Hamas e dell´azione militare israeliana. Ricordando che la richiesta di cessate il fuoco rappresenta un elemento chiave della risoluzione 1860 delle Nazioni Unite, la commissaria ha fatto notare che deve essere fermato il contrabbando di armi attraverso i tunnel tra Gaza e Egitto, va pattugliato il corridoio Filadelfia fra il confine fra Gaza e Egitto e devono essere aperte le frontiere per l´aiuto umanitario. L´autorità palestinese aveva accettato queste richieste, ma Israele e Hamas stavano «ancora studiandole». Forse, ha proseguito, «tra qualche giorno avremo un vero cessate il fuoco». Sia Israele sia Hamas, ha ricordato, hanno respinto la risoluzione 1860 ma si è detta fiduciosa che, con l´aiuto dell´Egitto e della Turchia, una soluzione duratura possa presto essere trovata. Concludendo il suo intervento ha sottolineato la necessità di riprendere il dialogo per un accordo politico non appena terminino le ostilità. Interventi in nome dei gruppi politici - Per José Ignacio Salafranca Sánchez-neyra (Ppe/de, Es) i «diciassette giorni di combattimento hanno lasciato un deprimente bilancio di distruzione, caos, odio e vendetta», aggiungendo che «si possono vincere tutte le battaglie salvo quella più importante, per la pace». Ha quindi chiesto un immediato cessate il fuoco, in linea con la risoluzione 1860 del Consiglio delle Nazioni Unite ed anche provvedimenti umanitari per alleviare la misure nella Striscia di Gaza. «Hamas rappresenta sia la causa sia la conseguenza di queste orrende circostanze», ha concluso. Martin Schulz (Pse, De) ha osservato che dibattiti di questo tipo sono difficili poiché «Israele è un nostro amico», ma con gli amici si deve parlare anche di cose controverse. Ha quindi spiegato che «Israele ha il diritto all´autodifesa contro coloro che vogliono distruggerlo; ma devono essere usati mezzi proporzionati, nel rispetto della legislazione internazionale» e, ha aggiunto, «sarete d´accordo con me che i mezzi utilizzati non sono proporzionati». Riconoscendo che Hamas non condivide i nostri valori, il leader socialdemocratico ha insistito sulla possibilità di dialogare con essa, e se Israele non è in grado di farlo, dovremmo cercare altre vie attraverso il Quartetto. Nell´auspicare una tregua immediata, ha infine ammonito che «né con il terrorismo né con le armi convenzionali si troverà una soluzione; questa deve venire da una mediazione internazionale». Secondo Annemie Neyts-uyttebroeck (Alde/adle, Be) ci vuole una forza internazionale per porre fine a questo conflitto ed ha invitato l´Unione europea a prendervi parte. «L´unione ha bisogno di agire e pronunciarsi in modo chiaro», e «anche gli Stati Uniti devono essere coinvolti, come pure la Lega araba ed i suoi membri». Cristiana Muscardini (Uen, It), dicendosi sconvolta da questa situazione, ha sottolineato la necessità di «rinunciare a qualunque ipocrisia» spiegando che «il legittimo e sacrosanto diritto dei palestinesi di avere uno Stato libero passa dall´altrettanto sacrosanto diritto di Israele ad essere riconosciuto». In proposito, ha ricordato che Israele «è stato cancellato dalla carta geografica di molti paesi» e che molti Stati dell´Ue «non avrebbero accettato di essere considerati come inesistenti». Ha poi sostenuto che «non è stato Israele a dare avvio a questa ennesima guerra e che il terrorismo è ancora uno dei problemi principali». Perciò, «non possiamo pensare che il dialogo con i terroristi sia giustificato dal fatto che sono morti tanti civili, perché questo crea la scusante per qualunque terrorista nel futuro per utilizzare la violenza, la forza e la morte per ottenere legittimità politica». L´unione europea, d´altra parte, deve «trovare finalmente una maggiore coesione, la capacità di affrontare anche il nodo dei rapporti economici con i paesi che non riconoscono Israele» e «garantire i percorsi umanitari che consentano ai civili, palestinesi e israeliani, di essere messi in sicurezza». Ha anche affermato la necessità di rivedere la posizione sugli aiuti «che diamo e che non controlliamo». Daniel Cohn-bendit (Verdi/ale, De) ha dichiarato che la speranza per la pace e la sicurezza «sta evaporando rapidamente», aggiungendo inoltre che la sicurezza deve essere alimentata. Riferendosi alle parole del collega Schulz ha ricordato che si deve proteggere sia Israele da se stesso sia i palestinesi da Hamas. Per il copresidente dei Verdi, infine, il Consiglio dovrebbe smetterla di pensare a migliorare le sue relazioni con Israele, e i palestinesi hanno bisogno di aiuto per ribellarsi a Hamas. Luisa Morgantini (Gue/ngl, It) ha esordito citando un palestinese incontrato durante la sua recente visita di Gaza: «Hamas dirà che ha vinto quando sarà terminata questa aggressione, Israele dirà che ha vinto, in realtà siamo morti noi civili». A ciò la deputata ha aggiunto «che in realtà lì, con quei bambini e donne morti o che sono all´ospedale senza cure, muore il diritto, muore il sogno di un´Europa che vuole che i diritti umani siano diritti universali». E questo «è una tragedia». Chiedendo il cessate il fuoco, ha poi sostenuto che l´Europa è inefficace e che la guerra «non porta alla salvezza di Israele, ma alla sua fine anche morale». Ha poi osservato che, oltre all´attività diplomatica, l´Europa deve utilizzare anche altri strumenti, come ad esempio non procedere all´upgrading delle relazioni con Israele. Riguardo alla protezione internazionale, la deputata ritiene un errore «pensare soltanto a Gaza e a Rafah», sostenendo che gli attacchi israeliani vengono da Herez. Oltre all´eliminazione dei tunnel e del traffico di armi, ha aggiunto, occorre riaprire i valichi ed esercitare pressioni su Hamas affinché smetta di colpire la popolazione israeliana. In conclusione, ricordando che la Cisgiordania è occupata militarmente, ha chiesto a Israele di non costruire insediamenti. Per Bastiaan Belder (Ind/dem, Nl) la Palestina è inestricabilmente un territorio islamico e non vi è posto per uno stato di Israele in Medio Oriente e la causa di tale totalitarismo è questo sanguinoso conflitto. Il cessate ili fuoco, ha concluso, è semplicemente una pausa per Hamas e non sarà permanente. Luca Romagnoli (Ni, It), nel condividere gli auspici di pace e le preoccupazioni espressi da molti, ha convenuto con quanto affermato dal Consiglio, sostenendo che la Commissione abbia fin qui seguito un percorso che può essere utile al dialogo, ossia l´apertura dei varchi per scopi umanitari e il cessate il fuoco bilaterale, che «potrebbero essere il prodromo di un successivo impegno per l´organizzazione di una fascia di salvaguardia internazionale». E in proposito, ha sostenuto che tale fascia deve essere estesa a tutti i territori palestinesi. Paragonando gli auspici e l´attività diplomatica della Commissaria Ferrero Waldner a quanto già fatto dal Santo Padre, ha quindi sostenuto di condividere quest´approccio: «si deve cercare ancora, dopo tanti anni, una soluzione per due popoli e due Stati e per affermare finalmente il diritto internazionale». Ha inoltre ribadito che «non c´è e non si sarà mai una soluzione bellica» e su questo ritiene che l´Unione europea abbia gli strumenti per sostenere ogni sforzo diplomatico utile. Interventi dei deputati italiani - Per Pasqualina Napoletano (Pse, It), «di fronte a questa immensa tragedia le nostre parole rischiano di essere inadeguate». A suo parere, inoltre, «un esercito che uccide centinaia di civili, donne e bambini, si pone allo stesso livello del terrorismo che pretende di combattere». Ha poi osservato che, d´altra parte «nessuna operazione militare poteva essere concepita senza mettere in conto un massacro di civili». Si è quindi chiesta se «Israele può dirsi più sicuro dopo aver suscitato tanto odio e disperazione» e «con chi, se non con Hamas, direttamente o indirettamente, si dovrà cercare una via d´uscita alla violenza cieca». Ricordando che la risoluzione posta in voto giovedì «rafforza la richiesta di cessate il fuoco già espressa dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite», ha quindi invocato le parti a rispettarla e chiesto all´Europa di adoperarsi per renderla possibile. Ha poi concluso paventando il rischio «che questo massacro, lungi dallo sconfiggere Hamas, indebolisca ancora di più proprio l´Autorità palestinese e quelli che nel mondo palestinese hanno puntato tutto sul negoziato con Israele». E in proposito ha sottolineato che costoro non hanno ottenuto nulla. Roberta Angelilli (Uen, It) ha anzitutto espresso apprezzamento per le parole del Presidente Pöttering «quando ha denunciato senza mezzi termini la grave responsabilità di Hamas nel porre fine alla tregua, ma con altrettanta chiarezza ha giudicato totalmente sproporzionata la reazione israeliana». Ma aldilà delle parole, ha aggiunto, «la crisi rimane e restano migliaia di persone, la popolazione civile e i bambini, che hanno bisogno disperatamente di aiuti umanitari». Ha poi sostenuto che la comunità internazionale «doveva fare di più» e pertanto «dobbiamo sentire tutto il peso delle nostre responsabilità». Non basta distribuire giudizi su Hamas, su Israele, sull´inizio delle responsabilità, di chi ha più colpa, ha aggiunto, «rimane l´inadeguatezza dell´Europa, un´insufficienza grave, un´incapacità di costruire un´autentica, strategica e duratura politica di pace». Nel chiedere con forza il cessate il fuoco, ha sostenuto che ciò «non basta» e che occorre «porre le nostre condizioni con severità per accompagnare il processo di pace e di sviluppo del Medio Oriente». Ha quindi concluso affermando, come già fatto dal Papa, «che bisogna dare risposte concrete all´aspirazione diffusa che c´è in quei territori a vivere in pace, in sicurezza e in dignità». Anche perché «la violenza, l´odio, la sfiducia sono forme di povertà, forse le più tremende da combattere». Giulietto Chiesa (Pse, It) ha esordito ricordando che «un grande antifascista italiano, Piero Gobetti, disse che quando la verità è tutta da una parte, una posizione salomonica è completamente tendenziosa» e «così è per Gaza in questi giorni». Si è quindi augurato che il Parlamento «sappia dire parole adeguate per fermare Israele», anche perché «se non lo farà, si coprirà di vergogna di fronte alla storia, ai palestinesi, all´opinione pubblica europea e a quella araba». «Israele sta bombardando e decimando un ghetto», ha aggiunto sostenendo che «i figli di coloro che furono sterminati sono diventati sterminatori». E per questo «non c´è scusante e non vale la tesi che Israele ha diritto alla propria sicurezza», anche perché «chiunque, se vuole, è in grado di vedere che nessuno è oggi in grado di minacciare la sicurezza di Israele e la sua esistenza». E ciò è dimostrato dallo «squilibrio delle forze in campo», dal «bilancio dei morti e dei feriti» e dall´appoggio «che l´Occidente continua ad elargire ad Israele». «Questo eccidio - ha concluso - non ha altro scopo che quello di impedire la creazione di uno Stato palestinese; così si uccide la pace e per questo bisogna fermare Israele». Stefano Zappalà (Ppe/de, It), sostenendo che «solo la visione diretta è quella che può dare cognizione esatta di come stanno le cose», ha consigliato di recarsi sul posto a chi vuol esprimere opinioni precise. Su questa vicenda, ha aggiunto, «gli unici perdenti siamo noi del mondo occidentale, perché non abbiamo mai affrontato in maniera seria il problema, non abbiamo mai cercato di risolverlo e continuiamo a vederlo come un fatto tra due parti contrapposte». In realtà, ha spiegato, non sono due, ma tre le parti in causa: i terroristi e lo Stato d´Israele e, «vittima intermedia», il popolo palestinese. Hamas, ha aggiunto «certamente non rappresenta l´intero popolo palestinese». Ha quindi sostenuto che bisogna affrontare la questione «in maniera seria», cioè rafforzando la posizione di Abu Mazen, «che è la figura più debole di tutti». .  
   
   
UN QUADRO UE PER GLI APPALTI PUBBLICI NEL SETTORE DELLA SICUREZZA E DELLA DIFESA  
 
Strasburgo, 15 gennaio 2009 - Il Parlamento ha adottato una direttiva che definisce le norme per il coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti in materia di difesa e sicurezza (anche non militare) e stila un elenco dettagliato delle possibili deroghe. Lo scopo è di creare un mercato europeo delle attrezzature militari al fine di rafforzare la base industriale e tecnologica della difesa europea e sviluppare le capacità militari necessarie per attuare la politica europea di sicurezza e di difesa dell´Ue. Approvando con 597 voti favorevoli, 69 contrari e 33 astensioni un maxi-emendamento di compromesso negoziato con il Consiglio dal relatore Alexander Graf Lambsdorff (Alde/adle, De), il Parlamento ha adottato una direttiva volta a creare un reale mercato europeo delle attrezzature militari al fine di rafforzare la base industriale e tecnologica della difesa europea e sviluppare le capacità militari necessarie per attuare la politica europea di sicurezza e di difesa dell´Unione (Pesd). E´ anche precisato che, nel perseguire questo obiettivo, gli Stati membri dovrebbero contribuire a diversificare in modo approfondito la base dei fornitori collegati alla difesa europea, in particolare sostenendo il coinvolgimento delle piccole e medie imprese (Pmi). Fermo restando che «la sicurezza nazionale resta di esclusiva competenza di ciascuno Stato membro in entrambi i settori della difesa e della sicurezza». La direttiva - che fa parte del "pacchetto difesa" comprendente la direttiva volta a semplificare il trasferimento intracomunitario dei prodotti destinati alla difesa, adottata a dicembre dal Parlamento - dovrà essere applicata entro due anni dalla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell´Ue. Circa il 90% della produzione delle attrezzature di difesa si concentra in pochi Stati membri, Francia, Regno Unito, Germania, Italia e Svezia. Attualmente il mercato europeo della difesa è solo "virtuale". Infatti, il diritto d´esenzione eccezionale dalle regole del mercato interno, previsto dal trattato (art 296), è diventato una regola generale nella pratica degli Stati membri. Pertanto, di fatto, i mercati della difesa sono rimasti nazionali, anche perché la direttiva sugli appalti del 2004 non tiene conto delle specificità dei mercati militari. La nuova direttiva, invece, prevede norme particolari per il coordinamento a livello Ue delle procedure di aggiudicazione (che soddisfi gli imperativi di sicurezza degli Stati membri) e stila un elenco chiaro dei contratti esclusi dal campo d´applicazione. Campo d´applicazione - La direttiva si applicherà agli appalti aggiudicati nei settori della difesa e della sicurezza che hanno come oggetto la fornitura di attrezzature militari e di attrezzature sensibili, incluse le loro parti, componenti e/o insiemi, nonché i lavori, le forniture e i servizi direttamente legati alle attrezzature succitate per ognuno e tutti gli elementi del loro ciclo di vita ed i lavori e servizi per fini specificatamente militari, o lavori e servizi sensibili. Si tratta più in particolare di appalti relativi agli acquisti di armi, di munizioni e di materiale bellico e ai lavori e i servizi ad essi strettamente connessi destinati alle forze armate. Ma la direttiva riguarda anche alcuni acquisti particolarmente sensibili nel settore della sicurezza non militare in aree quali, ad esempio, la protezione delle frontiere, le azioni di polizia e le missioni di gestione delle crisi. Anche perché «con l´emergere di minacce asimmetriche e transnazionali, il confine fra sicurezza interna ed esterna, militare e non militare diventa sempre meno netto». In base all´accordo raggiunto, la direttiva si applicherà agli appalti il cui valore stimato al netto dell´imposta sul valore aggiunto (Iva) è pari o superiore a 412. 000 euro per le forniture e i servizi e a 5. 150. 000 euro per i lavori. Sono invece esclusi gli appalti per i quali l´applicazione delle disposizioni della direttiva obbligherebbe uno Stato membro a fornire informazioni la cui divulgazione è considerata «contraria agli interessi essenziali della propria sicurezza» e quelli aventi per oggetto attività d´intelligence. Non rientrano nel campo d´applicazione nemmeno gli appalti aggiudicati nel quadro di un programma concertato basato su R&s, condotto congiuntamente da almeno due Stati membri per lo sviluppo di un nuovo prodotto, né quelli aggiudicati in un paese terzo, anche per commesse civili, quando le forze operano al di fuori del territorio dell´Unione europea. Restano inoltre fuori gli appalti di servizi aventi per oggetto l´acquisto o la locazione di terreni, fabbricati esistenti o altri beni immobili o riguardanti diritti su tali beni, nonché quelli aggiudicati da un governo a un altro governo e concernenti la fornitura di attrezzature militari o di attrezzature sensibili, o lavori e servizi direttamente collegati a tali attrezzature, o lavori e servizi per fini specificatamente militari, o lavori e servizi sensibili. Sono anche esclusi gli appalti disciplinati da norme procedurali specifiche in base a un accordo o intesa internazionale concluso tra uno o più Stati membri e uno o più paesi terzi, quelli relativi alla presenza di truppe di stanza e concernente imprese di uno Stato membro o di un paese terzo, nonché quelli disciplinati da norme procedurali specifiche di un´organizzazione internazionale che acquista per le proprie finalità o ad appalti che devono essere aggiudicati da uno Stato membro in conformità di tali disposizioni. Sicurezza delle informazioni e dell´approvvigionamento - Gli appalti della difesa e della sicurezza spesso contengono informazioni riservate e presentano un carattere sensibile. Ne risultano esigenze particolari per la sicurezza dell´approvvigionamento e dell´informazione. Tali esigenze riguardano soprattutto gli acquisti di armi, di munizioni e di materiale bellico (nonché i lavori e i servizi ad essi strettamente connessi) destinati alle forze armate, ma anche alcuni acquisti particolarmente sensibili nel settore della sicurezza non militare. Se nel settore militare gli Stati membri dispongono di sistemi di classificazione di tali informazioni, la situazione è invece più variegata nel settore della sicurezza non militare. La direttiva fissa quindi obblighi in materia di riservatezza delle amministrazioni e/o degli enti aggiudicatori e norme per la protezione delle informazioni classificate. Gli enti aggiudicatori, pertanto, non dovranno rivelare «informazioni comunicate dagli operatori economici e da essi considerate riservate», in particolare «i segreti tecnici o commerciali, nonché gli aspetti riservati delle offerte». Viceversa, potranno imporre agli operatori economici condizioni intese a proteggere le informazioni classificate che essi comunicano nel corso della procedura d´appalto ed aggiudicazione. Potranno anche chiedere agli operatori economici di garantire che i loro subappaltatori rispettino tali requisiti. E´ peraltro prevista la possibilità di escludere gli operatori economici se l´ente aggiudicatore dispone di informazioni, anche fornite da fonti protette, dalle quali si evince che essi «non possiedono l´affidabilità necessaria per escludere rischi per la sicurezza degli Stati membri». Tali rischi, è precisato, potrebbero derivare da talune caratteristiche dei prodotti forniti dal candidato o dalla struttura azionaria del candidato. L´idea sarebbe anche di istituire un regime a livello Ue in materia di sicurezza delle informazioni, che comprenda il riconoscimento reciproco dei nulla osta nazionali di sicurezza e consenta lo scambio di informazioni riservate tra le amministrazioni/gli enti aggiudicatori e le imprese europee. Nel contempo, gli Stati membri dovrebbero adottare misure concrete per migliorare la sicurezza delle forniture, puntando sulla progressiva istituzione di un sistema di garanzie appropriate. Parità di trattamento e diritto di ricorso - L´aggiudicazione dell´appalto deve essere effettuata applicando criteri obiettivi che garantiscano il rispetto dei principi di trasparenza, non discriminazione e parità di trattamento, assicurando al contempo una valutazione trasparente e obiettiva delle offerte in condizioni di effettiva concorrenza. Di conseguenza, occorre ammettere soltanto l´applicazione di due criteri di aggiudicazione: quello del "prezzo più basso" e quello della "offerta economicamente più vantaggiosa". Più in particolare, è sancito l´obbligo di assicurare a qualsiasi candidato di poter essere ragionevolmente informato su criteri e sulle modalità applicati per individuare l´offerta economicamente più vantaggiosa. Spetta quindi alle amministrazioni/agli enti aggiudicatori indicare i criteri di aggiudicazione nonché la ponderazione relativa attribuita a ciascuno di tali criteri e questo in tempo utile affinché i candidati ne siano a conoscenza quando preparano le loro offerte. Il rispetto degli obblighi in termini di trasparenza e competitività è garantito da un sistema di ricorso - fortemente voluto dai deputati che hanno ottenuto l´inserimento di un intero Titolo nella direttiva - che prevede la possibilità di contestare la procedura di aggiudicazione a chiunque abbia o abbia avuto interesse ad ottenere l´aggiudicazione di un determinato appalto e sia stato o rischio di essere leso a causa di una presunta violazione. In tale ambito, gli Stati membri dovranno garantire che non vi sia alcuna discriminazione tra le imprese suscettibili di far valere un pregiudizio nell’ambito di una procedura di aggiudicazione di un appalto, a motivo della distinzione effettuata dalla direttiva tra le norme nazionali che recepiscono il diritto comunitario e le altre norme nazionali. Tuttavia, qualora l´inefficacia di un contratto comprometta esigenze imperative legate ad un interesse generale, connesso in primo luogo agli interessi di difesa e sicurezza, gli Stati membri possono prevedere che l´organo di ricorso indipendente dall´amministrazione aggiudicatrice abbia la facoltà di non considerare un contratto privo di effetti sebbene lo stesso sia stato aggiudicato illegittimamente. Comunque, non può essere considerato privo di effetti se le conseguenze di tale privazione mettano seriamente a repentaglio l´esistenza stessa di un programma di difesa o sicurezza più ampio indispensabile per garantire gli interessi di sicurezza di uno Stato membro. .  
   
   
ISTITUZIONI UE PIÙ TRASPARENTI: MIGLIORARE L´ACCESSO DEI CITTADINI ALLE INFORMAZIONI  
 
Strasburgo, 15 gennaio 2009 - Il Parlamento chiede nuove iniziative per una maggiore apertura e trasparenza delle Istituzioni Ue. Occorre quindi migliorare l´accesso del pubblico ai documenti (semplificando e poi unificando i registri) e la pubblicità dei lavori del Consiglio ed elaborare una legge Ue ambiziosa sulla libertà d´informazione. Propone poi di pubblicare sul web informazioni complete su attività, frequenza e indennità degli eurodeputati, nonché sui lavori di tutti gli organi parlamentari. Approvando con 355 voti favorevoli, 195 contrari e 18 astensioni la relazione di Marco Cappato (Alde/adle, It), il Parlamento sottolinea anzitutto che «l´importante sentenza» della Corte di giustizia nella causa Turco (ex eurodeputato) «rafforza ulteriormente nell´Ue il principio in base al quale le istituzioni democratiche hanno il dovere di assicurare pubblicità alle proprie attività, documenti e decisioni, in quanto condizione della loro legalità, legittimità e responsabilità». Rileva pertanto che «i documenti devono essere pubblicati e resi comunque accessibili e che ogni eccezione a tale principio deve essere limitata ed interpretata in senso restrittivo». Sollecita quindi tutte le Istituzioni dell´Ue ad applicare il regolamento 1049/2001 sull´accesso del pubblico ai documenti Ue, in particolare per quanto riguarda le procedure legislative. Invita inoltre il Consiglio a rivedere le proprie norme per garantire la pubblicità di tutti i dibattiti, documenti e informazioni, ivi compresa l´identità delle delegazioni degli Stati membri in seno al Consiglio e ai suoi gruppi di lavoro e gruppi di esperti e a elaborare trascrizioni delle sue riunioni pubbliche. Invita poi le istituzioni comunitarie ad elaborare una legge ambiziosa dell´Ue sulla libertà d´informazione sulla base dell´attuale proposta di revisione del regolamento 1049/2001. Per i deputati, a prescindere dai punti di accesso, i cittadini dell’Ue dovrebbero poter seguire una data procedura legislativa o amministrativa e accedere a tutti i documenti ad essa relativi. Occorre quindi migliorare, semplificare e completare i registri e le pagine web delle istituzioni europee e renderli interoperabili, e creare un vero motore di ricerca interistituzionale che renda più facile per il pubblico l’accesso ai documenti e alle informazioni. Il passo successivo, a loro parere, dovrebbe consistere nell´istituzione di un unico registro/portale Ue per le informazioni e i documenti, «che permetta ai cittadini di seguire una determinata procedura e di consultare tutti i documenti attinenti». Dovrebbero inoltre essere usati elaboratori di testi «a fonte aperta» (open source), garantire «effettivo multilinguismo» e ricorrere a tecnologie che permettano alle persone con disabilità di avere accesso alle informazioni e ai documenti.   Il Parlamento invita poi le istituzioni Ue ad assicurare che, prima dell´inizio della prossima legislatura, tutti i documenti preparatori rechino il riferimento alla procedura legislativa e che tutti gli ordini del giorno e i risultati dei lavori del Consiglio e degli organi preparatori facciano chiaro riferimento ai documenti di supporto e siano debitamente registrati e pubblicati nel registro del Consiglio (compresi i cosiddetti documenti di riunione). Le istituzioni Ue dovrebbero informare i cittadini «in modo corretto e trasparente» in merito alla propria struttura organizzativa, precisando le competenze dei propri servizi interni, illustrandone il workflow interno, fornendo scadenze indicative per i dossier che rientrano fra le loro competenze, e indicando a quali uffici i cittadini debbano rivolgersi per ottenere assistenza, informazioni o presentare ricorsi amministrativi. Tutte le proposte legislative, infine, dovrebbero essere accompagnate da una valutazione d´impatto accessibile al pubblico. La relazione esorta poi le istituzioni ad una maggiore trasparenza in relazione alle procedure di comitatologia e agli accordi di prima lettura negoziati fra le istituzioni Ue in sede di codecisione (i cosiddetti "triloghi") e le invita a provvedere a che gli accordi interistituzionali siano pienamente conformi agli obblighi di pubblicità, apertura e trasparenza delle procedure legislative. Sottolinea peraltro il fatto che le procedure vigenti per la legislazione delegata (i cosiddetti “atti di comitatologia”), riguardante nove decimi degli atti giuridicamente vincolanti adottati ogni anno dalle istituzioni dell´Ue, dovrebbero essere riviste e applicate in modo tale da assicurare che siano garantiti i principi democratici e di trasparenza, che i membri, i procedimenti e le votazioni dei comitati siano resi pubblici e che i deputati nazionali ed europei così come i cittadini abbiano accesso immediato ai documenti nel registro. Il Parlamento dovrebbe anche organizzare l’elaborazione delle proposte legislative nel modo più aperto e trasparente possibile, «evitando in tal modo situazioni di opacità come quelle emerse nell’ambito dei regolamenti sulla sicurezza aerea per quanto concerne i liquidi e i “body scanner”». Infine, la relazione invita il Consiglio europeo e la Corte di giustizia delle Comunità europee (quest’ultima per quanto riguarda le sue funzioni amministrative), che sono gli unici due organismi che non applicano ancora il regolamento n. 1049/2001 ai propri documenti, a riflettere e adottare misure idonee a porre rimedio a tale situazione. Il Parlamento in prima linea per la trasparenza I deputati si dicono persuasi che il Parlamento debba essere «in prima linea» in fatto di pubblicità, apertura e trasparenza nell´Ue e chiedono che, prima delle elezioni europee del 2009, sia varato un piano d´azione speciale per assicurare sul proprio sito web una maggiore e più agevole disponibilità di informazioni. In particolare per quanto riguarda l’attività, la partecipazione e la presenza dei deputati europei ai lavori parlamentari «in termini assoluti, relativi e percentuali», rendendo tali dati disponibili e accessibili ai cittadini. Ad esempio: quanti giorni ciascun deputato è stato presente al Parlamento europeo e dove ha firmato e/o votato nonché a quali riunioni di organi istituzionali ha partecipato. I dati, è precisato, dovranno essere consultabili anche mediante criteri di ricerca e link a questa pagina web dovranno essere presenti nelle pagine web dei deputati. Queste ultime, inoltre, dovranno riprendere tali informazioni unitamente al nome degli assistenti, ai pareri espressi, agli emendamenti presentati in commissione e in plenaria su relazioni ed altri atti, alle dichiarazioni di voto, agli interventi audio-video, alle dichiarazioni scritte firmate, compreso l’elenco di tutti i firmatari, ecc. La pagina web in questione dovrebbe anche presentare in tutte le lingue ufficiali dell’Ue le indennità e le spese dei deputati, nonché tutte le dichiarazioni di interessi finanziari per tutti i deputati al Pe. Dovrebbe anche rendere disponibili le attività del Parlamento in plenaria, in commissione, nelle delegazioni e negli organi interni Or. A tal fine, l´Osservatorio legislativo deve essere migliorato inserendo riferimenti e link a tutti i pertinenti documenti (prime relazioni ed emendamenti, pareri di altre commissioni, pareri del servizio giuridico, emendamenti presentati in plenaria, votazioni per appello nominale, corrispondenza interistituzionale, soprattutto quella attinente alle procedure legislative, a livello di commissione e di plenaria, ecc. ). Inoltre, i lavori di commissione e delle delegazioni devono essere trasmessi sul sito web del Parlamento al pari delle sedute plenarie, e devono inoltre essere registrati e resi disponibili e consultabili dai cittadini attraverso criteri di ricerca, mentre gli organi interni (quali la Conferenza dei presidenti, l’Ufficio di presidenza, i Questori, il Gruppo di lavoro sulla riforma parlamentare, ecc. ) devono promuovere e assicurare il massimo livello di trasparenza dei loro lavori nei confronti degli altri deputati e dei cittadini mettendo a disposizione tutti i loro documenti. I deputati invitano poi gli Stati membri, i parlamenti nazionali e gli altri organi elettivi a fare altrettanto, istituendo un registro di attività dei parlamenti e dei parlamentari. . .  
   
   
FEDERAZIONE RUSSA CRESCITA DEL PIL AL 6,2% A/A NEL 3° TRIMESTRE  
 
 Mosca, 15 gennaio 2008 - Secondo i dati Rosstat, la crescita del Pil è rallentata al 6,2% a/a nel 3° trimestre del 2008, dopo il 7,5% a/a del 2° trimestre del 2008 e l’8,5% a/a del 1°. Nel 2007 la crescita del Pil ha accelerato all’8,1% a/a dal 7,4% a/a nel 2006. Il Pil è salito dell’11% su base trimestrale nel 3° trimestre del 2008 e del 7,3% a/a da gennaio a settembre 2008. Il Pil nominale ha raggiunto i 30. 759,8 mld Rub (1,05 mld Eur) da gennaio a settembre e 11,65 mld Rub nel 3° trimestre del 2008, mentre nel 2007 il Pil nominale è stato di 32. 988,6 mld Rub. Le spese governative sono salite al 2,6% nel 3° trimestre (2,3% nel 2° trimestre del 2008). In termini assoluti si è attestato a 1. 860 mld Rub nel 3° trimestre o 15,8% del Pil. La formazione di capitale lordo è salito del 14% a/a nel 2° trimestre a fronte del 17,8% nel 2° trimestre (18,1% a/a nel 3° trimestre del 2007) a 2. 460 mld Rub o 21% del Pil. La crescita maggiore è stata nelle costruzioni (17,2% a/a da gennaio a settembre, a fronte del 17,9% a/a dello stesso periodo del 2007), commercio all’ingrosso e al dettaglio e riparazioni (10,6% a/a da gennaio a settembre a fronte del 12,5% a/a), hotel e ristoranti (9,8% e 11,4%, rispettivamente), mercato immobiliare (9% in entrambi i periodi) e servizi finanziari (9,1% e 11,3%, rispettivamente). L’incremento su base annuale registrato nei 9 mesi è stato debole nell’istruzione (0,5%) e sanità (1,1%). Le utility e il settore della lavorazione sono aumentati rispettivamente del 6% a/a e del 3,8%, mentre il settore estrattivo è rimasto invariato. .  
   
   
POLONIA: VARSAVIA OTTAVA PER DISPONIBILITÀ VERSO GLI INVESTITORI  
 
Varasavia, 15 gennaio 2009 - Varsavia si è classificata all’ottavo posto fra le 65 città di 30 mercati emergenti in termini di apertura verso gli investitori. La ricerca è stata condotta da Mastercard Worldwide e pubblicata dal quotidiano Polska. In Europa, solo Budapest ha superato Varsavia. Le città polacca si è classificata prima di Mosca, Bangkok e Buenos Aires. I nove esperti che si sono occupati della ricerca, hanno preso in considerazione le condizioni economiche, commerciali e d’affari, insieme alla crescita economica e alle previsioni di sviluppo. Le prime tre città con le condizioni preferenziali per gli investitori sono Shanghai, Pechino e Budapest. .  
   
   
CROAZIA: IN CRESCITA LA PRODUTTIVITÀ: +3,8% A/A DA GENNAIO A NOVEMBRE  
 
 Zagabria, 15 gennaio 2009 - I dati dell’ufficio statistico indicano che la produttività del lavoro è salita del 3,8% a/a da gennaio a novembre, dopo l’aumento del 4,2% a/a segnato da gennaio ad ottobre. L’aumento si è verificato soprattutto nelle utility, con il 4,2% a/a (5,2% a/a da gennaio ad ottobre). E’ salito anche del 3,8% a/a nel manifatturiero (4,2% a/a da gennaio ad ottobre) e dello 0,5% a/a nel minerario ed estrattivo soprattutto grazie al +6,1% a/a segnato da gennaio a novembre. Secondo la divisione in grandi gruppi industriali, per tutti i beni, tranne per quelli di consumo durevoli, che hanno registrato un calo del 6,2% a/a da gennaio a novembre, è stato segnato un incremento della produttività. La crescita più forte è stata quella dei beni di consumo non durevoli, con un +5,8% a/a da gennaio a novembre, seguiti dai beni capitali, con il +3,7% a/a. Il numero degli impiegati nell’industria è sceso del 3,2% a/a a novembre, dopo il calo del 2,7% del mese precedente. L’occupazione nell’industria è scesa, rispettivamente del 3,5% a/a e dello 0,6% a/a, nell’industria della lavorazione e nelle utility, mentre nel minerario ed estrattivo è salita solo dello 0,7% a/a. In termini mensili il numero di impiegati è sceso dello 0,6% m/m a novembre. .  
   
   
KAZAKISTAN: AFFLUSSO DI IDE PER 12,842 MLD $ NEI 9 MESI  
 
Astana, 15 gennaio 2009 - L’afflusso di investimenti esteri diretti ha raggiunto i 12,842 mld $ da gennaio a settembre, secondo quanto riportato da Banca Mondiale. L’affluenza di Ide nell’intero 2007 è stata di 17,515 mld $. Il maggiore ingresso di investimenti esteri diretti nel 2008 è stato registrato nel terzo trimestre con 4,705 mld $. I principali investitori provengono dall’Olanda (2,449 mld $), Stati Uniti (1,46 mld $), Regno Unito (977 mln $) e Francia (824 mln $). Come sempre, il settore maggiormente attraente per gli investitori stranieri è stato quello dell’esplorazione di gas e petrolio su cui sono stati diretti 5,375 mld $. I servizi finanziari hanno attratto 2,615 mld $ e il settore minerario 1,603 mld $ (gran parte di questa quota è stata investita nella produzione di petrolio e gas 1,557 mld $). .  
   
   
BANCA ITALIANA DI SVILUPPO RILANCIA IN ALBANIA  
 
Trieste, 15 gennaio 2009 - La Banca Italiana di Sviluppo (Bis) continua la sua attività di successo in Albania: oltre alle tre filiali a Tirana, Valona e Durazzo, prossimamente ne saranno aperte a Fier, Scutari ed Elbasan, informa l´Ice. Un´altra operazione che coinvolge questa banca è il passaggio del pacchetto maggioritario di azioni al gruppo bancario Veneto Banca Holding. Questo gruppo finanziario ha presentato alla Banca d´Albania la domanda per l´approvazione del trasferimento di 75,1 per cento delle azioni della Banca Italiana di Sviluppo in possesso degli azionisti Francesco Mariano e della Banca Popolare Pugliese a favore di Veneto Banca Holding Spa Italia. La domanda e la documentazione allegata per l´acquisto delle azioni della Banca Italiana di Sviluppo si basa sulla legge "Sulle Banche nella Repubblica d´Albania". Questo gruppo bancario è uno tra i leader del sistema bancario italiano. .  
   
   
OBAMA ALLA PROVA DELL’ECONOMIA: ARRIVA IN ITALIA, DIRETTAMENTE IN PAPERBACK, IL PRIMO LIBRO SULLA DOTTRINA ECONOMICA DEL NEOPRESIDENTE DEGLI STATI UNITI. CHE PROMUOVE UNO SVILUPPO DAL BASSO, SOSTIENE LA REGOLAMENTAZIONE E SFIDA LE LOBBY DI WASHINGTON  
 
Milano, 15 gennaio 2009 - Pochi giorni prima del suo insediamento alla Casa Bianca arriva anche in Italia il primo libro sulla dottrina economica di Barack Obama (John Talbott, Obamanomics. Dalla crisi dell’alta finanza alla prosperità dal basso, Università Bocconi editore, 2009, 228 pagine, 18 euro), pubblicato da Università Bocconi editore direttamente in paperback per favorirne una larga diffusione presso il pubblico non specializzato. Con le capacità oratorie che il mondo gli riconosce, Obama ha chiarito di non essere soddisfatto dell’economia di un paese in cui gli amministratori delegati delle grandi imprese guadagnano fino a 465 volte più dei loro dipendenti, l’1% della popolazione detiene il 40% della ricchezza e 47 milioni di individui sono privi di assicurazione sanitaria. Nel corso della campagna elettorale, inoltre, è scoppiata la più grave crisi del dopoguerra, che Obama attribuisce in gran parte alla deregolamentazione della finanza, ottenuta dalle potenti lobby del settore. “I lobbisti non hanno finanziato la mia campagna elettorale e non gestiranno la mia Casa Bianca”, Obama ha avuto modo di dichiarare. Negli ultimi decenni (e non solo con l’amministrazione Bush) gli interessi delle grandi imprese di ogni settore, organizzate in un’industria del lobbying che impiega decine di migliaia di persone, sono invece sempre riuscite a prevalere su quelli collettivi, fino a far diventare dottrina semi-ufficiale quella del “trickle-down”, secondo cui i benefici economici elargiti ai più ricchi e più produttivi finirebbero per percolare su tutta l’economia, attraverso la creazione di nuove attività e nuovi posti di lavoro. È per questo che, sostiene Talbott, un terzo dei tagli di tasse decretati da Bush ha beneficiato l’1% più ricco della popolazione. Nella visione di Obama, al contrario, la prosperità viene dal basso e gli interventi pubblici devono favorire soprattutto i redditi bassi e medi, con tagli fiscali per i meno abbienti eventualmente bilanciati da aumenti per i redditi più alti e la garanzia di stipendi decenti per chi lavora (ipotizza un aumento del salario minimo), a sostegno di una retribuzione reale ferma ormai da decenni anche negli Usa. I concetti di giustizia economica e opportunità si devono tradurre in un effettivo accesso di tutti a un sistema educativo di qualità. Il neopresidente non teme, infine, di pronunciare la parola regolamentazione, tra le meno popolari a Washington negli ultimi 30 anni, per prevenire il ripetersi di situazioni simili a quella che ha portato a un mercato dei mutui-casa troppo facile e alla conseguente crisi finanziaria. Non ci si deve, comunque, attendere cambiamenti drammatici in tempi brevi. Talbott definisce Obama un incrementalista, intenzionato a imporre la propria visione poco alla volta e tenendo conto dei vincoli che la situazione di crisi impone. Obama propone soluzioni strutturali e di lungo termine anche in tema di sanità, politica ambientale e sistema scolastico ma, insiste Talbott nella prefazione all’edizione italiana, scritta dopo l’elezione di Obama, “non ci sarà lungo termine se Obama non riuscirà a farci superare la crisi attuale”. E i numerosi interventi di stimolo previsti tendono tutti nella direzione dell’aumento delle spese o riduzione delle entrate, con l’inevitabile conseguenza di una fortissima tensione inflazionistica nel prossimo futuro. Il libro contiene un intervento di Tito Boeri, Sogni da Obama, critico nei riguardi delle promesse economiche della campagna elettorale di Obama. John Talbott ha lavorato per anni come investment banker alla Goldman Sachs ed è stato consulente economico di alcuni paesi in via di sviluppo. Tra i suoi titoli precedenti, The Coming Crash of the Housing Market (2003) e Sell Now! The End of the Housing Bubble (2006). .  
   
   
ACCORDO TRA IL GRUPPO BANCARIO BANCAPULIA ED IL GRUPPO BANCARIO VENETO BANCA.  
 
San Severo, 15 gennaio 2009 - “Finanziaria Capitanata S. R. L. ”, controllante di bancApulia S. P. A. - società dell’omonimo Gruppo bancario - e Veneto Banca Holding S. C. P. A. - capogruppo del gruppo Veneto Banca - controllante di Banca Meridiana S. P. A. Hanno raggiunto un’intesa per la creazione di una forte realtà bancaria operante nel Sud Italia e lungo la “dorsale Adriatica”. L’intesa raggiunta prevede che bancApulia mediante un’operazione di fusione incorpori Banca Meridiana. Dopo l’operazione bancApulia, che entrerà a far parte del Gruppo Veneto Banca disporrà di una rete di 103 sportelli bancari distribuiti in 7 regioni, 15 punti vendita Apulia puntofinanziario, 20 punti vendita Apulia prontomutuo, oltre 400 sportelli bancomat, circa il 70% del capitale sociale di Apulia prontoprestito S. P. A. , società quotata alla borsa italiana nel segmento Expandi e operante nel settore della cessione del quinto, nonché una raccolta globale di oltre �� 6 miliardi, impieghi per �� 5 miliardi ed un prodotto bancario lordo pari a �� 11 miliardi. L’operazione, nella quale interviene Finanziaria Internazionale in qualità di advisor, rimane condizionata al conseguimento delle autorizzazioni di legge e dovrebbe concludersi nel secondo semestre 2009. La stessa permetterà, grazie alla sostanziale assenza di sovrapposizioni territoriali, di conseguire i seguenti benefici: • garantire alla società risultante dalla fusione di bancApulia e Banca Meridiana una presenza territoriale diffusa nel sud est d’Italia, coerente con il ruolo di banca di riferimento per l’area in questione; • conseguire significative potenzialità sinergiche di ricavo ed economie di costo attraverso: - la razionalizzazione della struttura informatica; - il raggiungimento di economie di scala; • garantire maggiori opportunità commerciali per le società prodotto del Gruppo bancApulia e del Gruppo Veneto Banca. La Finanziaria Capitanata, attuale azionista di riferimento di bancApulia, manterrà inalterato il suo investimento nel capitale dell’istituto, mentre Veneto Banca Holding, attraverso un aumento di capitale sociale, ne acquisirà il controllo con una partecipazione di almeno il 50,02% dell’istituto derivante dalla fusione. “Si tratta di un’operazione” - commenta Vincenzo Chirò, Presidente del Consiglio di Amministrazione di bancApulia - “tra due realtà che pongono l’attenzione al territorio quale fulcro della loro strategia. L’importante dotazione patrimoniale permetterà a bancApulia di proseguire nel trend di sviluppo, con il coordinamento del Gruppo Veneto Banca che, per radici, tradizione ed etica, rispecchia gli stessi valori alla base degli oltre ottanta anni di storia di bancApulia”. .  
   
   
ASTE TITOLI DI STATO A MEDIO/LUNGO TERMINE DEL 14 GENNAIO 2009  
 
Btp 3,75% Btp 5,00% Btp 5,25%
Scadenza 15. 12. 2013 01. 08. 2039 01. 11. 2029
Cod. /tranche It0004448863/01 It0004286966/10 It0001278511/32
Imp. Offerto 4000 1454 1499
Regolamento 16. 01. 2009 16. 01. 2009 16. 01. 2009
Imp. Domandato 5970 2166 2327
Imp. Assegnato 4000 1454 1499
Prezzo aggiudicazione 99,64 93,02 98,05
Prezzo esclusione (**) (**) (**)
Rendimento lordo 3,86 5,54 5,48
Variazione Rend. Asta prec. (*) -0,570 0,260
Rendimento netto 3,38 4,87 4,79
Riparto 13,826 (**) (**)
Importo in circolazione (mln) 4000 14220 24793
Riapertura (mln) (**) (**) (**)
Prezzo nettisti 99,63921100 93,01988600 98,03765000
(*) raffronto con titolo di pari durata
(**) non pervenuto
Elaborazione Assiom -
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REGIONI, URSO: ´NUOVA GOVERNANCE, PIU` CREDITO AL MEZZOGIORNO´ - IL PRESIDENTE SPACCA: ´PUNTIAMO SU BRASILE, RUSSIA, INDIA E CINA, EVITIAMO LA DISPERSIONE DI RISORSE´ .  
 
 Roma, 15 Gennaio 2009 - Occorre voltare pagina. Instaurare una nuova governance tra governo e regioni per meglio promuovere il made in Italy nel mondo. E` stato questo l´obiettivo dell´incontro svoltosi ieri tra il sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega al Commercio Estero, Adolfo Urso e i rappresentanti delle Regioni, di cui sono capofila le Marche, con il presidente Gian Mario Spacca. In particolare Urso ha illustrato gli orientamenti per le attivita` di promozione per il 2009 e ha annunciato la possibilita` per le Regioni del Mezzogiorno (Obiettivo 1) di assegnare in gestione alla Simest, la societa` per le imprese all´estero, fondi rotativi di venture capital con una partecipazione massima del 70% del capitale (oggi ferma al 49%), superando cosi` il problema del credito alle imprese che nel Sud del paese rappresenta un vero e proprio handicap in quanto ad un´impresa del mezzogiorno che va all´estero ne corrispondono tre del centro-Nord. ´Se il 2008 e` stato un anno comunque positivo per l´export - ha spiegato Urso - quello appena iniziato si preannuncia molto difficile, con una ripresa ipotizzabile nel secondo semestre dell´anno, per questo occorre una programmazione coordinata, individuando le aree dove investire, i settori da sostenere, le manifestazioni fieristiche da valorizzare. Proprio per questa ragione - ha proseguito Urso - abbiamo avviato un dialogo costruttivo con le Regioni affinche` all´estero finalmente possiamo parlare con una voce sola, nel rispetto delle autonomie ma soprattutto nel rispetto delle aziende italiane che hanno bisogno di essere sostenute con determinazione sulla strada dell´internazionalizzazione´. ´In questo momento, con una congiuntura mondiale difficile ´ ha sottolineato Gian Mario Spacca - l´apertura internazionale e` necessaria per acquisire nuove quote di mercato nei Paesi ad alto tasso di crescita, come l´area Bric, per generare flussi di cassa da reinvestire sui territori regionali, rafforzandone crescita e qualita` dell´occupazione. Il coordinamento a livello nazionale e i progetti interregionali a cui vorremo dare seguito ci aiuteranno ad evitare la dispersione delle risorse a favore di obiettivi comuni come il rafforzamento della collaborazione nel campo della cooperazione economica, industriale, del commercio e degli investimenti, della tecnologia e della scienza, della promozione turistica e delle relazioni culturali con i Paesi interessati e di sostegno alle nostre imprese (servizi di trade marketing) che decidono di investire all´estero´. Proprio in quest´ottica il sottosegretario Urso ha ricordato il recente protocollo siglato con il Dipartimento del Turismo della Presidenza del Consiglio che permettera` alle Regioni di attivare piani d´azione commerciale sia con l´Ice che con l´Enit, ha chiesto un monitoraggio degli Sportelli Sprint regionali che si occupano di internazionalizzazione e ha avvertito l´importanza strategica di svolgere entro l´anno una missione governo-regioni in un´area da individuare insieme. .  
   
   
SVILUPPO IN SICILIA: CIMINO A LO BELLO, “SIAMO IN GRADO DI RECUPERARE IL RITARDO”  
 
Palermo, 14 gennaio 2009 - “La preoccupante analisi del presidente di Confindustria-sicilia, Ivan Lo Bello, per certi versi mi trova in sintonia. Sono dati che questo governo si è ritrovato sul tavolo e sui quali ha lavorato giorno dopo giorno per cercare di rimuoverli”. Lo dichiara l’assessore regionale al Bilancio e alle Finanze, Michele Cimino. “Per cercare di recuperare i ritardi sulla spesa del primo anno dei nuovi fondi comunitari - spiega Cimino - lo scorso 2 dicembre la giunta mi aveva dato mandato di presentare il ddl denominato ‘Regimi di aiuto’, quale emendamento al disegno di legge ‘Norme in materia di bilancio e contabilità’. Un escamotage che avrebbe potuto sveltire i tempi d’approvazione e il cui risultato sarebbe stato di annullare le incertezze economiche segnalate da Sicindustria. Così, purtroppo, non è stato”. “Invece di anticipare i tempi - prosegue l’assessore - oggi ci ritroviamo ad ascoltare le giuste preoccupazioni degli industriali che incontrerò domani 15 gennaio per rassicurarli sul fatto che il governo vuole procedere con celerità nell’approvazione del provvedimento sui regimi di aiuto, già all’esame della commissione Bilancio. Commissione che sta facendo un lavoro certosino, per inviare il testo con urgenza alla discussione di Sala d’Ercole”. “Appena questo provvedimento diventerà legge - conclude Cimino - sono sicuro che potremo procedere con grande celerità per metterci al pari, anno dopo anno, in quanto utilizzerò pienamente il potere di coordinamento sulla programmazione della finanza pubblica regionale, affidatomi dal presidente Lombardo”. .  
   
   
COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO: PROGRAMMA BRASILE, LE MARCHE CAPOFILA PER IL SOCIALE. IL MINISTERO AFFARI ESTERI FINANZIA CON 5 MILIONI DI EURO.  
 
Roma, 15 Gennaio 2009 - Gli organismi di coordinamento del ´Progetto di supporto in favore dello sviluppo locale integrato in Brasile´ hanno proposto il rifinanziamento per i prossimi tre anni di una esperienza avviata alcuni anni fa che ha gia` registrato risultati significativi. Anche per questo il Ministero degli Affari Esteri lo ha approvato nelle nuove linee programmatiche e deciso uno stanziamento di 5 milioni di euro. Alle quattro Regioni che operano in partnership- Marche, Umbria,toscana ed Emilia Romagna ´ spettera` ora l´elaborazione del piano operativo dettagliato e l´integrazione di 1 milione e mezzo di euro. L´intero programma, infatti, ha un costo complessivo di circa 6 milioni e mezzo di euro. ´Le Marche ´ spiega l´assessore regionale alla Cooperazione allo sviluppo,Ambiente e Servizi sociali, Marco Amagliani ´ sono capofila nel settore sociale di questo importante progetto, ma saranno operative anche in molte altre linee di intervento: dall´ambiente alla cultura, alla filiera agricola e allo sviluppo economico con il coinvolgimento delle nostre piccole e medie imprese e avvalendosi delle migliori pratiche ed esperienze in tal senso. ´ Il programma, infatti, prevede un piano di attivita` articolato in quattro ambiti operativi individuati nelle politiche sociali (Marche), nella valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale a fini turistici (Toscana), nel cooperativismo (Emilia-romagna), nel sostegno allo sviluppo economico locale (Umbria). ´Proprio sulle politiche sociali- prosegue Amagliani - il gruppo di lavoro interregionale, guidato dalla Regione Marche, ha lavorato sulla base delle risultanze dei numerosi seminari finalizzati a presentare il modello di riferimento italiano e marchigiano, mettendolo a confronto con alcuni programmi governativi brasiliani di lotta alla poverta` (´Fome zero´ e ´Bolsa famiglia´) con cui erano state trasferite risorse ai Comuni brasiliani per interventi di sostegno al reddito. ´Vogliamo creare allora un sistema informativo ´ annuncia Amagliani - una sorta di Osservatorio sociale, come strumento di rilevazione dei bisogni, realizzando anche laboratori itineranti di informazione, formazione e animazione territoriale attraverso unita` mobili proprio li` dove ci sono estreme difficolta` di collegamento. Per quanto riguarda le realta` metropolitane, invece, l´impegno e` quello di realizzare centri polivalenti di aggregazione e di produzione culturale per i giovani finalizzato ad offrire loro nuove opportunita` lavorative, culturali e partecipative. Un´azione che mira anche alla partecipazione per la costruzione del ´Centro di referenza per la gioventu`´ e alla sua messa in rete con gli altri centri di aggregazione giovanile previsti nello Stato di Rio De Janeiro. Inoltre un forte impegno delle Marche sara` anche in favore dello Stato amazzonico, nella zona di Manaus per quanto riguarda le politiche ambientali. ´ I territori gia` individuati dal governo brasiliano nella scorsa esperienza e caratterizzati dalla presenza di forti problematiche sociali - da un lato la poverta` dei territori rurali del nordest (Piaui`) e dall´altro la criminalita` urbana e i problemi giovanili nelle favelas delle metropoli (Baixada Fluminense - Rio de Janeiro) - saranno infatti gli stessi destinatari delle nuove linee di intervento triennali per quanto concerne le politiche sociali. Territori dove appunto si e` gia` lavorato per favorire il potenziamento dell´associazionismo tra comuni, agevolare la gestione integrata dei pochi servizi esistenti, la costruzione di forme di decentramento amministrativo specie nelle zone metropolitane, l´integrazione tra i servizi sociali e gli interventi di inserimento lavorativo. La conclusione dei lavoro del primo triennio ha portato alla individuazione di specifiche proposte finalizzate a dare una nuova organizzazione al territorio attraverso la costituzione di ´Forum territoriali´ aperti alla partecipazione di tutti i comuni, con la presenza di organismi di gestione, di Comitati dei Sindaci e di una segreteria tecnica al fine di dare consistenza alle decisioni che vengono prese da assemblee largamente partecipate. .  
   
   
LA REGIONE DEL VENETO CREDE NELLA RICERCA E NELL’INNOVAZIONE E INVESTE MOLTE RISORSE  
 
 Venezia, 15 gennaio 2009 - L’evoluzione del concetto di rinnovamento dimostra che le politiche regionali non devono concentrarsi esclusivamente sulla relazione tra l’innovazione e la ricerca: l’obiettivo è piuttosto realizzare un circolo virtuoso dove la ricerca scientifica alimenti l’innovazione, favorisca la crescita e lo sviluppo, diffonda sul territorio le conoscenze. Il contributo del progresso scientifico e tecnologico alla crescita dell’economia è anche nella nostra regione intorno al 50 per cento. Il tasso di rendimento medio annuo per il settore manifatturiero è pari al 15 per cento. Di valutazione della ricerca scientifica e umanistica ha parlato stamattina, in occasione del convegno il metro della ricerca, la ricerca del metro, promosso dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, nell’Auditorium Santa Margherita l’assessore all’Economia, Vendemiano Sartor. “La Regione del Veneto - ha ricordato l’assessore - ha adottato un articolato programma di sviluppo che concentra l’attenzione sulla centralità della persona e della famiglia nella società veneta, sulla risorsa ambientale e territoriale, sui fattori propulsivi dell’economia, sulle sperimentazioni istituzionali e organizzative. ” Nello stresso tempo, fortissimo è stato l’impegno finanziario per i bandi che riguardano la ricerca, l’innovazione e soprattutto il trasferimento tecnologico. “Si è agito cioè - ha ribadito - sia per incrementare il ricorso alla brevettazione, sia per valorizzare le collaborazioni internazionali, sia per favorire la nuova imprenditoria e sostenere i tre poli scientifici e tecnologici collegati a 80 strutture decentrate e in rete con 4 università, sia per incrementare la quota degli investimenti, sia per contribuire alla qualificazione della formazione delle risorse umane. ” L’assessore ha, poi, ricordato che è stato costituito nel 2003 il distretto tecnologico “Veneto Nanotech” con la collaborazione del ministero dell’Università e della Ricerca, delle Università degli studi di Padova, Venezia e Verona, delle Camere di commercio di Padova e Venezia, della Federazione regionale degli industriali e di Veneto Innovazione. Infine, è stato richiamato alla memoria il documento strategico regionale che ha messo al centro della progettualità veneta le reti delle infrastrutture materiali e immateriali, il sistema metropolitano diffuso, le questioni ambientali, le reti di sostegno all’innovazione e al trasferimento tecnologico, il recupero e la riqualificazione delle aree dismesse, la centralità di Venezia e di Porto Marghera. “La Regione del Veneto ha insomma fatto la sua parte: quello che è sempre più importante comprendere - ha concluso Vendemiano Sartor - è che si deve lavorare ancora più che in passato sul fronte delle risorse umane qualificate e sull’utilizzo delle sinergie, che si deve rafforzare ulteriormente l’impegno sulla banda larga, che si deve ridurre il gap territoriale che tuttora esiste tra le zone periferiche e i contesti urbani. ” .  
   
   
REGIONI: PRESIDENTE CHIODI SI E´ INSEDIATO IN CONFERENZA  
 
Roma, 15 gennaio 2009 - Con il saluto ufficiale del presidente della Conferenza, Vasco Errani, il presidente della Regione, Giovanni Chiodi, si è formalmente insediato quale membro di diritto della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Il presidente Chiodi ha ricevuto gli auguri di buon lavoro dagli altri Presidenti presenti alla riunione della Conferenza convocata per discutere la tematica dei Fas e dei Fondi strutturali comunitari. .  
   
   
FONDI FAS: CHIODI, REGIONI PRONTE A FARE LA PROPRIA PARTE DAL GOVERNO DEVE ORA ARRIVARE UNA PROPOSTA OPERATIVA  
 
 Roma, 15 gennaio 2009 Le Regioni sono pronte a fare la propria parte ma è necessario che ora dal Governo arrivi una proposta operativa? . Lo ha detto il presidente della Regione Abruzzo, Giovanni Chiodi, in chiusura della riunione della Conferenza delle Regioni che ha affrontato il tema dei fondi Fas e dei fondi strutturali comunitari. Al centro della discussione la riprogrammazione da parte delle Regioni di circa 7 miliardi di euro per le aree sottoutilizzate, fondo dal quale in precedenza il Governo ha attinto per dare copertura finanziaria ad alcune leggi. Le Regioni hanno chiesto il reintegro delle risorse che sono state prelevate dai Fas. Sulla chiamata di solidarietà arrivata dal Governo, il presidente della Regione non si tira indietro: ? Penso che le regioni siano state le prime a sollevare nel mese di ottobre la situazione di una crisi che stava piombando in modo violento anche sul nostro Paese. Ed è per questo che le Regioni di certo non possono tirarsi indietro di fronte ad una necessità di questo genere. Credo che si debba prendere in considerazione questo aspetto, far fronte a quelle che sono le grandi sfide che dovranno essere portate avanti, ma soprattutto quello degli ammortizzatori sociali. E in questo momento difficile ? ha proseguito Giovanni Chiodi -, segnato anche da possibili tensioni sociali, credo che ognuno debba fare la propria parte e le Regioni sono pronte a recitare la parte che le spetta? . Sulle prospettive di accordo tra le Regioni anche in vista della riunione ufficiale della prossima settimana con il Governo, il Presidente Chiodi ha parlato di ? sostanziale accordo in sede di Conferenza delle regioni, naturalmente la situazione che viene posta al Governo è che intanto lo stesso illustri quella che è la sua posizione. Allo stato ? ha concluso il presidente della Regione - non esiste al momento una sufficiente interlocuzione operativa, concreta, ma solo manifestazioni di volontà da entrambe le parti? . . .  
   
   
APPROVATO IN VENETO IL BANDO PER LA QUALITA’ NELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE. FINANZIATO CON 2,9 MILIONI DI EURO IN CONTRIBUTI E 6 MILIONI DI EURO IN INVESTIMENTI ”  
 
Venezia, 15 gennaio 2009 - La Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Economia, Vendemiano Sartor, ha approvato il bando per la concessione di contributi a fondo perduto così da abbattere i costi sostenuti dalle piccole e medie imprese della nostra regione per l’acquisizione di servizi di consulenza, di assistenza tecnica e di formazione per adeguare i sistemi aziendali ai principi nazionali e alle norme europee di qualità. E’ un bando previsto dalla legge regionale del 1997. La dotazione finanziaria è di 2 milioni e 900 mila euro in contributi, oltre a 6 milioni di euro in investimenti. “Si tratta di una agevolazione - sottolinea l’assessore - che riscuote da moltissimi anni l’apprezzamento delle imprese che sempre di più necessitano di operare avendo acquisito le certificazioni di qualità internazionalmente riconosciute. ” Con soddisfazione l’assessore ha presentato pertanto in sede di Giunta regionale questa ulteriore opportunità che consolida l’intervento a favore delle piccole e medie imprese venete in un particolare momento di crisi globale come l’attuale che stiamo vivendo, ma anche di enorme trasformazione del sistema economico e produttivo. Per l’assessore “il Veneto certamente potrà e saprà assumere anche in futuro un importante ruolo di leader grazie alla capacità degli imprenditori e alla dedizione dei lavoratori e soprattutto grazie all’attenzione alla qualità, al design, all’innovazione dei beni e dei servizi. ” .  
   
   
GLI EFFETTI DELLA CRISI FINANZIARIA SULLE IMPRESE PRODUTTIVE TOSCANE  
 
 Firenze, 15 gennaio 2009 - Il sistema delle imprese produttive toscane, già in rallentamento dalla fine del 2007, è scivolato nel corso del 2008 in una chiara fase recessiva. Il saldo percentuale tra coloro che hanno registrato un aumento di fatturato e coloro che invece ne hanno rilevato una diminuzione è più che raddoppiato, passando dai -22 punti del 2007 ai -46 del 2008. Il quadro emerge da un’indagine mirata condotta dall’Ufficio Studi di Unioncamere Toscana nel periodo compreso tra il 26 novembre ed il 10 dicembre 2008, su un campione di 854 imprese toscane afferenti al comparto manifatturiero e dell’estrazione di minerali e presentata il 22 dicembre al Palazzo dei Congressi. Il deciso peggioramento, pur interessando il complesso del sistema manifatturiero toscano, colpisce soprattutto il mondo dell’artigianato, il cui saldo aumento-diminuzione passa, tra il 2007 ed il 2008, da -26 a -51 punti percentuali, mentre per le imprese non artigiane il medesimo passa da -15 a -35 punti percentuali. Prendendo in considerazione i diversi comparti, si tratta di un peggioramento che interessa non solo quelli che già da tempo si trovavano in forte difficoltà, come il tessile-abbigliamento, l’oreficeria e la carta-editoria, ma anche quei settori che nell’ultimo biennio, secondo le indagini congiunturali sull’industria e sull’artigianato, avevano trainato la fase di ripresa del manifatturiero regionale, come la metalmeccanica, l’elettronica-mezzi di trasporto e la chimica-gomma-plastica. La percezione degli imprenditori, confermata dalle indicazioni provenienti da altre indagini, mostra come la fase recessiva si protrarrà anche nel corso del 2009. Se infatti la crisi finanziaria ha pesantemente influenzato l’andamento del fatturato per il 2008, come segnalato da una quota rilevante di imprese toscane, molto negativa risulta anche la previsione per il 2009: il saldo percentuale tra coloro che prevedono di aumentare il fatturato, rispetto a coloro che prevedono di diminuirlo, tocca i -55 punti, con le imprese artigiane (-57) in posizione peggiore rispetto al resto del sistema (-52). Per quanto riguarda gli effetti, il 77% delle imprese ha visto materializzarsi un calo degli ordini rispetto ai 12 mesi precedenti, mentre il 55% ha ricevuto dai propri clienti la richiesta di una dilazione nei pagamenti, mentre sono segnalate dal 28% delle imprese aumentate difficoltà di accesso al credito. Le risposte alla crisi sono orientate prevalentemente ad assicurare la sopravvivenza della propria impresa, in attesa che il quadro generale torni a rasserenarsi. In tal senso il 68% delle imprese ha provveduto a razionalizzare i costi di approvvigionamento e di produzione, il 65% ha compresso i margini di profitto mentre il 53% ha ridotto gli ordinativi ai propri fornitori. Come era logico attendersi da una crisi che solo recentemente sta interessando l’economia reale, le richieste che gli imprenditori toscani rivolgono alle istituzioni riguardano, eccettuata la scontata richiesta di una minore tassazione sul reddito delle imprese, soprattutto interventi in grado di esercitare un impatto immediato sulla propria attività. Tra questi spiccano infatti, eccettuata la scontata richiesta di una minore tassazione sul reddito delle imprese (per il 91% delle imprese), il sostegno ai redditi e ai consumi delle famiglie (88%). Inoltre, temendo probabilmente un peggioramento delle condizioni di mercato, un’elevata quota di segnalazioni riguarda provvedimenti per la riduzione dei tassi di interesse passivi applicati dalle banche (87%) e per la predisposizione di strumenti finalizzati ad un migliore accesso al credito (81%). Oltre ai provvedimenti di breve periodo, le imprese toscane chiedono di intervenire su questioni che già da tempo sono nell’agenda politico-istituzionale, come la semplificazione burocratico-amministrativa (88%), il supporto alle spese per investimenti in ricerca e sviluppo e per l’acquisizione di marchi e brevetti (69%), per il sostegno all’internazionalizzazione (65%) e gli investimenti infrastrutturali (62%). Il commento del Presidente Pierfrancesco Pacini “È importante, in questo frangente, che le problematiche che il sistema manifatturiero toscano si trova ad affrontare non interrompano quel processo di ristrutturazione organizzativa e di riposizionamento competitivo che da tempo le nostre imprese stanno portando avanti. Guardando al futuro, crediamo che le istituzioni pubbliche possano svolgere un ruolo importante in questo contesto, consentendo alle imprese di attraversare il tunnel e per farsi trovare pronte al momento in cui l’economia internazionale sarà in grado di ripartire. In tal senso, confidiamo non soltanto sulla capacità della Regione Toscana di predisporre strumenti adeguati: anche il Sistema Camerale si è infatti attivato mettendo a disposizione delle imprese opportunità per agevolarne l’accesso al credito, fattore particolarmente critico per le aziende nelle difficoltà attuali. Con le maggiori risorse stanziate a favore dei fondi di garanzia dei Consorzi Fidi e con quelle per l’abbattimento del costo del denaro preso a prestito, le Camere di Commercio, assieme alla Regione, propongono concreti aiuti al sistema produttivo, per evitare crisi di liquidità e costi finanziari non sopportabili”. .  
   
   
SAN GIORGIO DELLA SPEZIA, ASSESSORE VESCO A PROPRIETÀ: SÌ A CASSA INTEGRAZIONE STRAORDINARIA PER I LAVORATORI  
 
Genova, 15 Gennaio 2009 - Sulla chiusura dello stabilimento San Giorgio della Spezia, l´assessore regionale alle Politiche Attive del Lavoro, Enrico Vesco, rilancia l´ipotesi della cassa integrazione. "Le colpe della proprietà pesano come macigni sulla sorte della San Giorgio e dei suoi lavoratori, costretti a pagare col posto di lavoro colpe che non hanno. Proprio per questo, pèrò, sarebbe importante che la proprietà cercasse per una volta di agire con responsabilità a favore della Cassa integrazione guadagni straordinaria per cessazione d´attività". "La legge- spiega Vesco- consente di farne richiesta e la Regione Liguria è fin d´ora favorevole a questa misura che, sebbene insufficiente per risolvere il gravissimo problema dei dipendenti, potrebbe contribuire ad alleviarlo sensibilmente. Ovviamente, però, occorre condivisione da parte dell´azienda e per questo mi dichiaro fin d´ora disponibile a convocare un tavolo di trattativa insieme alla proprietà e alle istituzioni locali". .  
   
   
PRESTITI PER TIROCINANTI E GIOVANI PROFESSIONISTI E´ LEGGE IL TESTO SULLE PROFESSIONI. VIA LIBERA ALLA PROPOSTA DA PARTE DEL CONSIGLIO REGIONALE TOSCANA  
 
Firenze, 15 gennaio 2009 - Prestiti per tirocinanti fino a trent´anni e per giovani professionisti fino a quaranta, garantiti da un fondo di rotazione da un milione di euro che servirà a garantire i finanziamenti concessi dal pool di banche che hanno aderito al protocollo regionale. La proposta di legge della giunta sulle professioni è legge. L´ha approvata il Consiglio regionale il 30 dicembre 2008 nell´ultima seduta dell´anno e grazie all´immediata eseguibilità accordata dall´aula non saranno persi i finanziamenti stanziati per il 2008. «Ci sono figli e figli di famiglie in difficoltà che cercano il riscatto attraverso la mobilità, ma a cui mancano le risorse e lo start-up per aprire ad esempio uno studio. Viviamo in una società troppo ingessata, dove invece c´è bisogno di maggiore mobilità e dinamicità» ha commentato l´assessore alle riform e istituzionali e alle riforme Agostino Fragai. La legge toscana - una legge innovativa anche per come è stata scritta, in modo partecipato riunendo a Collesalvetti a maggio, in un´intensa giornata di lavoro, oltre 120 rappresentanti toscani di ordini ed associazioni - non prevede peraltro solo prestiti a tirocinanti e giovani professionisti: centinaia i possibili beneficiari. Dà vita infatti a una commissione regionale, dove ordini ed associazioni esprimeranno il loro parere sui provvedimenti che interessano le professioni intellettuali e dove potranno avanzare anche proposte alla Regione. E crea una struttura multidisciplinare pensata come raccordo e cabina di regia per la formazione, a servizio dei professionisti ma anche degli utenti. In virtù di un emendamento presentato dall´opposizione sarà istituita inoltre presso la Regione una camera di conciliazione per controversie che si possano aprire tra professionisti e enti pu bblici: un´alternativa al tribunale amministrativo. La parte più innovativa della legge rimane comunque i prestiti a tirocinanti e giovani professionisti. Il prestito d´onore per i giovani e le donne professioniste che svolgono il tirocinio o il periodo di pratica potrà essere concesso ai professionisti che non hanno più di trent´anni e servirà a finanziare l´acquisto di strumenti informatici o la partecipazione a corsi e iniziative di formazione. L´aiuto ai professionisti che stanno mettendo su un proprio studio interesserà invece i professionisti fino a quarant´anni. I finanziamenti potranno coprire spese per l´avvio di nuovi studi: priorità avranno quelli associati e intersettoriali. I contributi potranno interessare anche progetti per l´acquisto di strutture informatiche, investimenti in nuove tecnologie o sulla sicurezza dei locali. «Le modalità di concessione dei prestiti a tirocinanti e professionisti saranno af fidate al regolamento che seguirà alla legge – ricorda l´assessore – L´ipotesi è quella di prestiti d´onore per tirocinanti fino a 3 mila euro, restituibili in quattro anni senza interessi, e di 6-7 mila per i giovani professionisti che devono avviare uno studio, meglio se associato». .  
   
   
POSTICIPATA AL 16 MARZO 2009 LA SCADENZA DEL BANDO “EXPO DEI TERRITORI: VERSO IL 2015” INIZIA A MILANO LA SECONDA FASE DI RICERCA DI PROGETTI ALLINEATI AGLI OBIETTIVI EXPO IN TEMA DI ALIMENTAZIONE, ENERGIA E AMBIENTE, CULTURA E TURISMO  
 
Milano 15 gennaio 2009 - A seguito del grande interesse nei confronti del Bando “Expo dei Territori: Verso il 2015”, e per favorire coloro che si accingono a candidare i loro progetti, i promotori del Bando hanno deciso di prorogare la data di scadenza al 16 marzo 2009. "Expo dei Territori: Verso il 2015" è promosso da Provincia di Milano e Milano Metropoli Agenzia di Sviluppo, con il sostegno di Fondazione Banca del Monte di Lombardia e la collaborazione del Politecnico di Milano. Il Bando è diviso in tre assi tematici, Sistema alimentare, Energia e ambiente, Cultura, accoglienza e turismo, e intende: favorire la valorizzazione di progetti riconducibili al tema dell´Esposizione Universale 2015 Nutrire il pianeta, energia per la vita; realizzare un “Parco Progetti Expo dei Territori” che raccolga le progettualità più mature dell’area metropolitana in vista dell’evento internazionale del 2015; promuovere e supportare la realizzazione di progetti che caratterizzino nei prossimi anni un’area metropolitana in modo tale che sappia essere più competitiva e attrattiva a livello globale. Sono sponsor territoriali del Bando le Banche di Credito Cooperativo della Provincia di Milano, le Banche di Credito Cooperativo della Provincia di Monza e Brianza, la Banca di Legnano. A breve, a Milano, verranno realizzati degli incontri con i tecnici della Giuria selezionata per valutare i progetti. Il calendario verrà pubblicato prossimamente sul sito www. Milanomet. It e www. Provincia. Milano. It .  
   
   
SICUREZZA: PER IL GOVERNO E LA MAGGIORANZA È TUTTO URGENTE TRANNE LA SICUREZZA DELLE DONNE.  
 
Roma, 15 gennaio 2009 - Secondo Marilena Adamo, Senatrice gruppo Pd, con la Legge sulla Sicurezza 733 si cambia tanto e in tanto campi con modifiche pesanti delle leggi in vigore, da quella sull’immigrazione al codice della strada, si introducono nuovi reati, si modificano procedure, si aumentano pene e altro ancora. L’unica cosa che secondo il governo e il centrodestra non si può fare è occuparsi di maltrattamenti alle donne, di reati a sfondo sessuale, di stalking. Per la terza volta ( dopo le due occasioni dei Decreti sulle stesse materie) si respingono i nostri emendamenti, tratti dai due testi di legge presentati all’inizio della legislatura -dalla collega Della Monica e da tutte noi- sui reati a sfondo sessuale e sullo stalking. Allora la motivazione era “ è intenzione del Governo presentare un testo organico in materia” oggi si giustifica l’ennesimo voto contrario col “rispetto alla Camera che sta esaminando il testo”. Insomma per tutto c’è emergenza, non per le donne che muoiono. La sicurezza delle donne deve aspettare gli iter parlamentari, che si sa stanno tanto a cuore a Berlusconi e alla sua maggioranza. L’unica nota positiva è aver ottenuto, nel breve dibattito che si è aperto, il voto favorevole di 5 colleghe del Pdl, che hanno capito l’importanza di mandare un segnale di attenzione alle donne italiane, e l’impegno assunto da tutti a dare corsia preferenziale al testo di legge governativo. Quando e se arriverà. .