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MARTEDI
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Notiziario Marketpress di
Martedì 20 Ottobre 2009 |
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SCIENZIATI EUROPEI RIVELANO I SEGRETI DELLE PROTEINE NEI MITOCONDRI |
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Bruxelles, 20 ottobre 2009 - Un team di scienziati belgi e tedeschi è riuscito a creare la mappa completa delle proteine nei mitocondri del lievito. La ricerca, in parte finanziata dall´Ue e pubblicata nella rivista Cell, rappresenta un importante progresso nella comprensione del funzionamento di base delle proteine, che sono i mattoni di cui sono costruiti gli organismi. Lo studio è stato in parte finanziato attraverso il progetto Interaction Proteome ("Functional proteomics: towards defining the interaction proteome") nell´ambito del tema "Scienze della vita, genomica e biotecnologie per la salute" del Sesto programma quadro (6° Pq). Grazie a una nuova tecnica sviluppata all´Istituto di biotecnologia delle Fiandre (Vib) e all´Università di Ghent, entrambi in Belgio, i ricercatori sono riusciti non solo ad individuare la parte più consistente della miscela di proteine nei mitocondri che producono energia, ma anche a scoprire un enzima finora sconosciuto. L´enzima, battezzato Icp55, è responsabile della stabilizzazione delle proteine nei mitocondri, eliminando le terminazioni di certe forme instabili di proteine. Finora questo processo era rimasto un mistero per gli scienziati. A causa del loro numero e della loro varietà, lo studio delle proteine è notoriamente difficile. Il dottor Kris Gevaert del Vib e dell´Università di Ghent, uno degli autori dello studio, ha perciò sottolineato l´importanza di queste scoperte per la ricerca di base sulle proteine. "È la prima volta che si ottiene una determinazione proteica dei mitocondri così precisa", dichiara. "Adesso siamo in grado di individuare forme proteiche che finora rimanevano ignorate. Stiamo pertanto ricevendo richieste di collaborazioni scientifiche da tutto il mondo". L´analisi è stata compiuta tramite la cromatografia diagonale frazionaria unita (Cofradic). Contrariamente ai metodi di analisi tradizionali, questa nuova tecnica cromatografica suddivide la miscela di proteine in sottounità individuali o peptidi. Dal momento che i peptidi sono più corti delle proteine, più solubili e più facili da separare, essi permettono di "analizzare le miscele di proteine in modo più sensibile e accurato", spiega il dottor Gevaert. I mitocondri del lievito contengono grosso modo 1. 000 differenti proteine, mentre i mitocondri umani ne contengono tra i 1. 200 e i 1. 500. Le proteine rappresentano la chiave di una serie di processi, tra cui il mantenimento dell´integrità del genoma, i processi di segnalazione e la morte cellulare programmata. Per ulteriori informazioni, visitare: Cell: http://www. Cell. Com/cellpress Istituto di biotecnologia delle Fiandre http://www. Vib. Be/ . |
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CELLULE STAMINALI E MEDICINA RIGENERATIVA : QUALE È OGGI IL VERO SCENARIO SCIENTIFICO? I MIGLIORI ESPERTI INTERNAZIONALI RISPONDERANNO DURANTE UN CONGRESSO AL PRINCIPATO DI MONACO DAL 26 AL 28 NOVEMBRE |
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Parigi, 20 ottobre 2009 - La ricerca sulle cellule staminali ha suscitato molte illusioni ed è oggetto di controversie etiche ed ideologiche. Recentemente ha dato vita, in particolare, ad un ritmo accelerato di considerevole scoperte scientifiche per il miglioramento della salute. In questo quadro, diverse organizzazioni internazionali coordinano un congresso scientifico al fine di rispondere all’insieme di questi interrogativi fondamentali ed attuali. Il 2ndo Congresso Internazionale per una ricerca responsabile sulle cellule staminali « Cellule staminali adulte : nuove prospettive», avrà luogo al principato di Monaco dal 26 al 28 novembre 2009. Il Congresso è presieduto dalla Pr Eliane Gluckman, ex direttrice del servizio di Ematologia e di trapianto di midollo osseo dell’Ospedale Saint-louis di Parigi, ha realizzato con successo il primo trapianto di sangue del cordone ombelicale nel mondo. La Pr Gluckman è assistita nel comitato scientifico da : Pr Hal Broxmeyer, Phd Presidente del Walther Oncology Center e professore di microbiologia e immunologia a Indianapolis (Usa) - Pr Colin Mcguckin, Phd presidente del centro di ricerca in terapia cellulare a Lione - Pr Jacques Suaudeau, Md, Phd, chirurgo. Ex ricercatore associato presso il National Institutes of Health (Nih) (Bethesda, Usa) e al Massachusetts General Hospital (Boston). È responsabile della sezione scientifica della Pontificia Accademia per la Vita - Pr Angelo Vescovi, Md, Phd, Professore di biologia, direttore scientifico del Centro per la ricerca sulle cellule staminali a Milano e della Fondazione Neurothon Onlus. Questo comitato ha elaborato un programma scientifico bilanciando le migliore ricerche fondamentali con le applicazioni cliniche nell’ambito delle cellule staminali Esperti internazionali condivideranno i loro lavori più recenti, quali : Aspetti fondamentali della ricerca sulle cellule staminali : coltura, selezione, differenziazione, raccolta, amplificazione e conservazione dei prelievi. - 1 sessione speciale sull’ultima rivoluzionaria scoperta scientifica: le cellule Ips (induced pluripotent stem cells o cellule riprogrammate). Questa sessione è destinata a nuove tecniche di produzione di queste cellule che potrebbero essere utilizzate in medicina umana. - 1 finalità della ricerca sulle cellule staminali : le applicazioni a favore dei malati. Presentazioni degli orientamenti pre-clinici e terapeutici possibili o già in corso in ematologia, angiologia, cardiologia, neurologia, endocrinologia, oftalmologia, reumatologia. L’ultima sessione del congresso, il sabato mattina, proporrà l’aspetto scientifico di ricerca sulle cellule staminali in una prospettiva umana più ampia : Cellule staminali : scienza, etica e politica possono unirsi? Quali distinzioni ? I relatori, tra i quali, Pierre Le Coz, vice Presidente del Ccne, Marie-thérèse Hermange, senatrice di Parigi, Jean-marie Le Méné, Presidente della Fondazione Jérôme Lejeune, Jacques Suaudeau, della Pontificia Accademia per la Vita, discuteranno per sapere se un progresso duraturo dell’umanità è possibile senza confronto tra la ricerca scientifica e l’etica. Il costante sviluppo dei quadri normativi nazionali per la Bioetica è un momento ideale per informare i responsabili politici e civili dei grandi temi scientifici ed etici. Le rivendicazioni legislative di una parte della comunità scientifica per la liberalizzazione della ricerca sugli embrioni dovrebbe essere riviste alla luce delle nuove realtà scientifiche. Www. Stemcellsmonaco2009. Org . |
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“RADIOFARMACI: IL PUNTO SULLA RICERCA” CORSO DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE |
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Pavia, 20 ottobre 2009 - Il 22 ottobre 2009 presso l’Aula Magna della Fondazione Cnao (Strada Privata Campeggi, Pavia) il Lena (Laboratorio Energia Nucleare Applicata) dell’Università di Pavia terrà a battesimo il primo convegno Ecm sui radio farmaci, dal titolo “Radiofarmaci: il punto sulla ricerca”. La finalità della giornata di aggiornamento è la costruzione passo passo di un tramite concreto tra ricerca e applicazione pratica, per chiarire gli aspetti più controversi, i concetti di sicurezza dei percorsi in radiofarmacia e le responsabilità delle diverse competenze; in modo da offrire un aggiornamento sintetico sulla problematica della sperimentazione, della produzione e dell’ impiego dei radiofarmaci diagnostici e terapeutici di ultima e futura generazione. Lena – Il Laboratorio Energia Nucleare Applicata Lena è un “Centro Servizi Interdipartimentale” dell’Università degli Studi di Pavia che gestisce un reattore nucleare di ricerca, un ciclotrone per la produzione di radioisotopi e altre sorgenti di radiazioni ionizzanti mettendole a disposizione di ricercatori dell’Ateneo pavese e di altri utenti, pubblici e privati, per lo svolgimento di attività di ricerca applicata, di didattica e di servizio. Il Centro svolge direttamente attività di ricerca e di formazione ed eroga servizi ai privati incoraggiando il trasferimento dei risultati della ricerca nel campo delle tecnologie nucleari al sistema produttivo. Il Lena è provider della formazione Ecm - Ministero della Salute Programma del 22 ottobre 2009 Il corso si articola in due sessioni di lezioni magistrali: I Sessione Ore 8,30 – 9,00: Registrazione dei partecipanti e distribuzione del materiale didattico; Ore 9,00 – 10,00: La produzione di radiofarmaci presso officine farmaceutiche Dottoressa Angela Groppo – Iba Molecular Italy; Ore 10,00 – 11,00: Radiofarmaci diagnostici e radiofarmaci terapeutici Dott. Lorenzo Pavesi - Fondazione Salvatore Maugeri; Ore 11,00 – 12,00: Iniziali applicazioni e potenzialità clinica dei nuovi radiofarmaci Dott. Carlo Aprile – Fondazione Irccs Policlinico San Matteo; Ore 12,00 – 13,00: La radiofarmacia: da camera calda a sito complesso di produzione e controlli di qualità dei radio farmaci - Dott. Ssa Patrizia Legnazzi - Fondazione Irccs Policlinico San Matteo. Ii Sessione Ore 14,00 – 15,00 : Criticità dei controlli di qualità dei radiofarmaci Dott Lorenzo Lodola - Fondazione Irccs Policlinico San Matteo; Ore 15,00 – 16,00 : L’approccio Joint Commission International per la qualità e sicurezza del percorso del radiofarmaco – Dott. Silvia Deandrea – Progea; Ore 16,00 – 17,00: Imaging molecolare e radioterapia Prof. Roberto Orecchia – Cnao. Http://www-1. Unipv. It/weblena/ . |
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SEMINARIO REGIONI A GENOVA SU SISTEMA INFORMATIVO NAZIONALE MONITORAGGIO NON AUTOSUFFICIENZA |
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Venezia, 20 ottobre 2009 - Un sistema informativo nazionale per misurare, in maniera omogenea, la grandezza del fenomeno della non autosufficienza in Italia. Questo lo scopo del convegno organizzato a Genova dalle Regioni italiane al quale è intervenuto ieri l´Assessore veneto alle politiche sociali e coordinatore nazionale degli Assessori regionali del settore Stefano Valdegamberi. Il nuovo sistema è definito da un acronimo:(Sina) sistema informativo nazionale per il monitoraggio della non autosufficienza. “Con questo strumento per il momento sperimentale – spiega Valdegamberi – le Regioni che hanno aderito al progetto, tra cui la Regione Veneto, puntano a disporre di informazioni aggiornate e integrate al “nuovo” sistema informativo sanitario nazionale (Nsis), collegando le informazioni sulle prestazioni sociali (residenziali e domiciliari) a quelle sanitarie. Anche per quanto riguarda la non autosufficienza – afferma – è necessario realizzare una vera sussidiarietà. Perciò investire sulla famiglia molto di più di quanto investiamo e destiniamo oggi consentirà un risparmio ingente per la collettività, oltre a salvaguardare la dignità e la centralità della persona. A fronte di risorse economiche pubbliche sempre più esigue, diventa strategico porre la famiglia al centro delle politiche sociali per la non autosufficienza. Perché è il primo ammortizzatore sociale ma è anche moltiplicatore degli investimenti che le si indirizzano. E, non ultimo, consente di poter recuperare dal punto di vista etico, culturale, sociale e come abbiamo visto anche economico quei valori di solidarietà, di buon vicinato, di disponibilità verso gli altri che oggi sono purtroppo scomparsi e che solo una svolta culturale che tutti dobbiamo volere potrà ripristinare: questa è la sfida sociale che ci attende – conclude Valdegamberi - questa è la riforma del welfare che stiamo già attivando perché la non autosufficienza è in continuo aumento”. Nella prima fase del progetto Sina sono stati analizzati circa 650 tra Comuni, Associazioni intercomunali e Consorzi, delle Regioni partecipanti alla sperimentazione (Liguria, capofila, Veneto, Piemonte, Val d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Molise, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia e Provincia Autonoma di Bolzano). I temi presi in esame sono stati, tra l´altro: la spesa regionale e comunale socio-assistenziale, l´esistenza di punti unici di accesso ai servizi, la presa in carico della persona non autosufficiente, la domiciliarità, le prestazioni residenziali e semi-residenziali, l’acquisto di servizi, la compartecipazione al costo delle prestazioni, la spesa sostenuta dalle famiglie. “A fine anno – aggiunge l´assessore veneto - il progetto si concluderà con una definizione comune di non autosufficienza e l´elaborazione di una cartella individuale a carattere sperimentale che le Regioni che aderiscono al progetto inizieranno a compilare dal primo gennaio 2010. La cartella riporterà i dati relativi ai tre assi della non autosufficienza: necessità di cure sanitarie, autonomia, aiuti formali e informali, secondo la classificazione delle prestazioni già adottata nel nomenclatore interregionale. Il Ministero ha supportato la sperimentazione Sina per il 2009, con un 1. 000. 000 di euro, che sarà reiterato nel 2010. Al Veneto, come alle altre regioni partecipanti al progetto, saranno erogati 60. 000 euro di contributi ciascuna per adeguare i sistemi informativi locali alla raccolta dei dati effettuata secondo la cartella individuale non autosufficienza. . |
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OSTEOPOROSI AL SENATO DELLA REPUBBLICA IL 20 OTTOBRE IL MINISTERO DELLA SALUTE E LE PRINCIPALI ASSOCIAZIONI E SOCIETÀ SCIENTIFICHE ITALIANE E INTERNAZIONALI CELEBRANO LA GIORNATA MONDIALE DEDICATA ALLA PIÙ DIFFUSA DELLE MALATTIE DELLE OSSA. IN ITALIA 5 MILIONI DI MALATI |
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Roma 20 Ottobre 2009 – Con una qualificata e folta rappresentanza istituzionale, si celebra martedì 20 ottobre, nella Sala Capitolare del Senato della Repubblica, la Giornata Mondiale dell’Osteoporosi. Promossa per la prima volta dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, la cerimonia sarà aperta dal Viceministro Ferruccio Fazio e avrà come relatori presidenti e membri di varie Commissioni dei due rami del Parlamento (Igiene e Sanità, Politiche Sociali, Politiche dell’Unione Europea) e i rappresentanti delle principali organizzazioni italiane e internazionali che operano nell’area delle malattie delle ossa. Parola d’ordine della Giornata Mondiale dell’Osteoporosi 2009 è Identificare i Soggetti ad Alto rischio di Frattura, slogan che sottolinea la necessità strategica di individuare per tempo le persone più sottoposte al pericolo di fratture da fragilità delle ossa. Occorre ricordare che i malati in Italia sono già circa 5 milioni, cifra in crescita costante. L’international Osteoporosi Foundation (Iof) insiste così sull’importanza della prevenzione, perché i costi sociali ed economici dell’osteoporosi obbligano a correre ai ripari subito per non esporre le generazioni future a drammatiche pandemie. E’ peraltro comune convincimento degli specialisti che adeguati programmi informativi possano educare alla prevenzione (sano stile di vita, diete appropriate, attività fisica) fasce crescenti di popolazione. In occasione della Giornata Mondiale dell’Osteoporosi saranno presentate alcune importanti iniziative. Il Viceministro Fazio annuncerà l’istituzione del Registro di fratture da fragilità in Italia. Iof presenterà invece Frax, la carta del rischio di fratture da osteoporosi, un nuovo strumento clinico che consente di prevenire e curare con maggior facilità. Saranno inoltre resi noti i risultati di una indagine Iof, la prima dedicata all’argomento, condotta in 12 paesi europei (Italia compresa) e in Australia per accertare come medici e pazienti percepiscono l’osteoporosi. Maria Luisa Brandi e Francesca Merzagora, presidenti di Firmo (Fondazione Italiana per la Ricerca sulle Malattie dell’Osso) e di Onda (Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna) annunceranno invece il lancio di Newsletter Osteoporosi Italia (Noi), periodico on line di particolare taglio divulgativo (il primo del genere in Italia), che si potrà ricevere gratuitamente sul proprio computer. Condotta dal giornalista Rai Luciano Onder, la cerimonia avrà tra i protagonisti anche Patrice Mckenney, amministratore delegato di Iof, e Jane Lian, presidente della American Society for Bone and Mineral Research (Asbmr), oltre a vari rappresentanti di associazioni e società scientifiche (Croce Rossa Donne medico, Osservatorio della Terza Età, Cittadinanza attiva, reumatologi, pediatri, gerontologi, ginecologi ecc. ), che con Firmo e Onda hanno dato vita alla Coalizione Italiana per l’Osso. L’osteoporosi e le fratture da fragilità che ne conseguono trovano un posto di rilievo nella considerazione delle Istituzioni del nostro Paese. E’ l’inizio di una nuova pagina della Medicina italiana. Senato della Repubblica (Sala Capitolare). Chiostro del Convento di S. Maria sopra Minerva, Piazza della Minerva 38 Roma . . |
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ERRANI: NON AUTOSUFFICIENZA PRIORITÀ DEL PAESE, SERVE UN PIANO NAZIONALE |
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Genova, 20 Ottobre 2009 - "Sul tema della non autosufficienza che è una grande priorità del Paese occorre un grande piano nazionale a cui le regioni e il sistema locale concorrano per realizzare un sistema universalistico in grado di coprire le diverse esigenze delle regioni". Lo ha detto ieri Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni, a margine del convegno su un sistema informativo per la non autosufficienza organizzato a Genova dalla Regione Liguria e dall´Agenzia regionale sanitaria in collaborazione con la Conferenza delle Regioni e con il Ministero delle Politiche sociali a cui la Liguria prende parte in qualità di capofila insieme ad altre 11 regioni italiane e a una provincia autonoma. Secondo Vasco Errani "il problema non è solo istituzionalizzare il bisogno, ma costruire un sistema integrato attraverso la sussidiarietà che sia in grado di dare la risposta corretta al bisogno". "Questo Paese - ha detto Errani - deve decidere cosa vuole essere e quali scelte di priorità fare, tenendo conto che la mia regione investe 420 milioni di euro nel fondo per la non autosufficienza, mentre in Italia il fondo è di 400 milioni e il Governo in questi due anni ha tagliato il fondo sociale, il fondo sanitario su cui stiamo discutendo e ha azzerato il fondo per la non autosufficienza per il 2010. A questo punto serve cambiare e avviare una discussione vera a livello nazionale". Sui costi sanitari il governatore Errani ha rimarcato la necessità di una "netta distinzione tra la responsabilità politica e la responsabilità nella gestione tecnica". "Alla politica - ha detto Errani - spetta il compito di scegliere i direttori generali a cui competono le scelte organizzative, un modello su cui stiamo lavorando". Secondo Errani è necessario fare differenza tra "gli sprechi e il finanziamento ai livelli essenziali di assistenza, secondo i dati Ocse la spesa dell´Italia rispetto alla media dei Paesi più avanzati è sotto soglia, questo vuol dire che si finanzia meno rispetto alla media dei Paesi Ocse". "Se esiste un adeguato finanziamento dei livelli essenziali di assistenza - ha ribadito Errani - risponde la Regione se vi sono degli sprechi, ma è necessario non fare confusione tra questi due livelli". Secondo Errani "i Lea sono un diritto del cittadino ovunque sia nato e viva e questo richiede investimenti e non tagli". . |
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APPROVATO L’ACCORPAMENTO DI CHIRURGIA 1 E 2 ALL’OSPEDALE DI BOLZANO |
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Bolzano, 20 ottobre 2009 - La Giunta Provinciale ha approvato il 19 ottobre la delibera che prevede l’unione dei due reparti di Chirurgia 1 e 2 dell’ospedale di Bolzano. “Ciò comporterà vantaggi sia in termini d’ottimizzazione dei processi clinici terapeutici, che riduzione dei costi ed ottimizzazione delle risorse umane impiegate” sottolinea l’assessore alla sanità, Richard Theiner. Importanti i risultati attesi da questa fusione anche da parte del direttore del Comprensorio sanitario di Bolzano, Umberto Tait. I 60 posti letto verranno suddivisi in due aree ad intensità di cura differenziata, di cui un’area impostata sul day-hospital e sulla week-surgery (ovvero l´utilizzo delle cinque sale operatorie per cinque giorni alla settimana). Grazie ad un reparto di chirurgia unico si potranno redigere, secondo la nota dell’Assessorato, protocolli comuni per la diagnosi e la cura delle patologie, riducendo la richiesta d’esami non indispensabili ed ottimizzando il “pacchetto esami preoperatori” da eseguire ambulatorialmente con netta riduzione del periodo di ricovero preoperatorio. Verranno altresì programmati al meglio gli interventi per evitare la non occupazione di spazi chirurgici o il loro non ottimale utilizzo. Un unico gruppo di chirurghi saprà inoltre certamente gestire al meglio le urgenze ed emergenze chirurgiche, affrontando al meglio situazioni critiche e molto complesse che spesso vengono inviate all’ospedale di Bolzano dalla periferia. Come infine sottolinea l’assessore Theiner “Una gestione unitaria è fondamentale per ridurre i costi ottimizzando le risorse umane impiegate”. . |
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SALUTE FVG: RADDOPPIA RACCOLTA DI SANGUE DA CORDONE OMBELICALE |
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Udine, 20 ottoibre - E´ quasi raddoppiata in otto mesi la raccolta di sangue da cordone ombelicale: dall´avvio del progetto regionale per la costituzione di una rete di prelievo e trasporto si è passati dalle 143 raccolte e 29 unità di sangue "bancate" nel 2008 alle 208 inviate alla Banca di Padova e alle 54 preservate al 30 settembre 2009. Il lusinghiero bilancio del progetto, che coinvolge gli undici punti nascita del Friuli Venezia Giulia ed è nato anche grazie alla sollecitazione dell´associazione di volontariato Adisco, è stato presentato oggi nel corso del convegno "Il sangue del cordone ombelicale 1988-2009". "Vi è stato un incremento straordinario, tanto che dall´avvio lo scorso gennaio le raccolte sono quasi raddoppiate", ha commentato l´assessore regionale alla Salute, Vladimir Kosic, introducendo i lavori congressuali aperti dalla presidente Adisco Fvg, Biancamaria Raffaele Aveni e moderato dal prof. Diego Marchesoni, direttore della Clinica ostetricia e ginecologia dell´Azienda ospedaliero-universitaria di Udine, e dal prof. Luigi Zanesco, dell´Oncoematologia pediatrica dell´Università di Padova. "E´ un dato che dimostra anche un incremento qualitativo, visto che si raccoglie di più ma soprattutto meglio: trasportare bene e non sprecare è il nostro primo imperativo", ha aggiunto Kosic, ricordando che l´ottimizzazione della raccolta si è resa possibile grazie alla collaborazione con la Protezione civile, che al 15 ottobre 2009 ha effettuato 178 trasporti. "Sono state messe a punto modalità organizzative tali da garantire sistematicità, tempestività, tracciabilità, qualità e sicurezza del trasporto dei campioni dai punti prelievo regionali alla Banca del cordone di Padova, individuata con un accordo con la Regione Veneto come centro extraregionale di riferimento", ha affermato Kosic. Due gli aspetti salienti del progetto, secondo Kosic: il primo è l´alleanza tra le Associazioni di volontariato e le istituzioni che permette di "capitalizzare risultati importanti per la ricerca e per il futuro della salute di tutti i cittadini", e, il secondo, l´alto valore educativo intrinseco al progetto che "fa sviluppare una grande consapevolezza nelle madri, valorizzando il momento epifanico della nascita". In merito al primo aspetto, basti rilevare che nel primo semestre 2009 la Banca di Padova, inserita nel registro internazionale donatori di midollo osseo, ha ceduto 5 unità di sangue a scopo di trapianto per la cura di pazienti oncoematologici: 2 unità di queste unità cedute nel circuito internazionale provenivano proprio dal Friuli Venezia Giulia. . |
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LA MAMMA È SEMPRE LA MAMMA. A PRESCINDERE DALLA SPECIE. |
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Bruxelles, 20 ottobre 2009 - Un recente studio internazionale svolto sulla macaca mulatta, in relazione al suo comportamento nei confronti dei cuccioli, ha messo in evidenza come l´atteggiamento di questi primati nei confronti dei neonati sia analogo a quello delle madri umane. I risultati, pubblicati nella rivista Current Biology, sono l´interessante prova dell´evoluzione dell´interazione umana tra madri e figli. Negli esseri umani, i genitori hanno un rapporto molto peculiare con i propri figli: li cullano, li osservano, cercano il contatto visivo con loro, esagerano i gesti facciali, alterano il tono di voce, li baciano e gli sorridono costantemente. Un´equipe internazionale di scienziati ha ora scoperto che le femmine macaco assumono esattamente lo stesso comportamento nei confronti dei propri piccoli, che "baciano" addirittura facendo schioccare le labbra (un movimento definito "lip smacking"). I ricercatori, provenienti da Italia e Stati Uniti, hanno analizzato il comportamento degli esemplari di sesso femminile per i primi due mesi di vita dei piccoli, rilevando un´ampia gamma di atteggiamenti nelle femmine adulte estremamente simili al comportamento genitoriale assunto dagli esseri umani. Tra questi atteggiamenti figurano l´abitudine di osservare i piccoli a discapito delle altre cose presenti nella stanza, il tentativo di stabilire un contatto visivo tenendo la testa del piccolo e avvicinandola al proprio viso, e schioccare le labbra in direzione del neonato (un gesto poi imitato dai piccoli). Anche quando sono a una certa distanza dai cuccioli, inoltre, le madri cercano di sopperire alla distanza spostando la testa in modo da inserirsi nel loro campo visivo per attirarne l´attenzione. Anche i cuccioli hanno dimostrato di essere reattivi nei confronti delle madri, dimostrando sensibilità nei confronti dell´espressione, dei movimenti e della voce di quest´ultima. Proprio come accade coi bambini, i piccoli macachi hanno provato ad attirare l´attenzione delle madri, e hanno dimostrato di avere una certa consapevolezza delle reazioni emotive e delle interazioni analoga a quella degli esseri umani. "Lo scambio di sguardi, l´imitazione del neonato, dalla sua gestualità fino ad arrivare ad accentuare la propria espressività facciale rappresentano i segni peculiari della comunicazione interpersonale sia nei macachi che negli esseri umani, e potrebbero essere un´espressione di apprezzamento nei confronti delle intenzioni e delle emozioni altrui. "Per anni si è ritenuto che queste abilità fossero una prerogativa degli esseri umani, anche se comuni agli scimpanzé sotto certi aspetti", ha detto il professor Francesco Ferrari dell´Università degli Studi di Parma, in Italia. I risultati ottenuti dall´equipe dimostrano che questa concezione non solo deve essere riconsiderata, ma provano che abbiamo appena iniziato a scoprire quali sono le qualità dei macachi nel campo dell´allevamento dei figli e della comunicazione. Ma lo studio ha anche messo in luce un interessante contrasto con il rapporto madre-neonato negli esseri umani: la grande attenzione che le madri macaco riservano ai propri piccoli dura per un periodo di tempo molto limitato rispetto agli esseri umani, e quando i piccoli di macaco raggiungono un mese di età, l´attenzione nei loro confronti è quasi del tutto scomparsa. Il professor Ferrari ammette che questo ultimo punto rimane un enigma, ma suggerisce: "Dobbiamo considerare che lo sviluppo del macaco avviene in tempi molto più rapidi rispetto a quello degli esseri umani. Le abilità motorie di un macaco di appena due settimane possono essere paragonate alle abilità motorie di un bambino che ha tra gli 8 e i 12 mesi. I macachi diventano indipendenti dalla madre molto presto; successivamente, ovvero nel corso del primo e del secondo mese di vita, i piccoli di macaco hanno un interesse maggiore a interagire con gli esemplari della loro età". I risultati della ricerca costituiscono l´interessante prova dell´origine del rapporto tra adulti e bambini negli esseri umani. I ricercatori hanno concluso: "Le nostre registrazioni dimostrano che quella degli esseri umani non è l´unica specie in cui viene utilizzata una comunicazione di tipo emotivo tra madre e neonato. Abbiamo invece l´opportunità di tracciare le origini evoluzionistiche di questi comportamenti, che sono considerati cruciali per l´istituzione di scambi sociali con gli altri macachi. Per maggiori informazioni, visitare: Current Biology: http://www. Cell. Com/current-biology/home Università degli Studi di Parma: http://www. Unipr. It/ . |
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SCOPERTI I NEURONI DI LASCIA O RADDOPPIA UNO STUDIO DEI RICERCATORI DELL’UNIVERSITÀ VITA-SALUTE SAN RAFFAELE HA INDIVIDUATO I CORRELATI NEURALI CHE CI FANNO EMPATIZZARE CON IL RIMPIANTO ALTRUI. |
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Milano, 20 ottobre 2009 – Il primo studio tutto italiano di neuroeconomia volto ad analizzare in maniera multidisciplinare il rimpianto, sensazione alla base delle decisioni economiche. La ricerca, condotta mediante l’utilizzo della risonanza magnetica funzionale e realizzata dai ricercatori del Cresa (Centro di Ricerca di Epistemologia Sperimentale e Applicata) e del Centro di Neuroscienze Cognitive, entrambi dell’Università Vita-salute San Raffaele, in collaborazione con il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Parma, ha rintracciato i correlati neurologici della sensazione che abbiamo quando a provare rimpianto non siamo noi stessi ma altri vicino a noi. Nel rimpianto emozione e cognizione sono connesse; anzi qui l’emozione scaturisce ed è amplificata proprio da un ragionamento. Ci infiliamo nella spirale del rimpianto quando abbiamo perso un treno per una manciata di minuti, quando la palla ha colpito il palo, quando abbiamo mancato la vincita multimilionaria al superenalotto per un 5 invece di un 6. Non possiamo allora sottrarci a quel “ruminare interiore” in cui la nostra mente mette in fila tutti gli istanti in cui le cose sarebbero potute andare diversamente, consumandoci di delusione, amarezza, frustrazione, senso di impotenza. Un ruminare determinato dalla vicinanza palpabile a un “mondo possibile” che avvertiamo essere stato a portata di mano sebbene non si sia realizzato. L’originalità assoluta del nuovo esperimento - affermano gli autori - consiste nell’aver individuato le regioni cerebrali che sono attive sia quando si prova rimpianto in prima persona sia quando si è consapevoli del rimpianto provato da un altro". Infatti queste analisi hanno consentito di mostrare che il circuito cerebrale che e’ alla base dell’esperienza del rimpianto in prima persona (corteccia prefrontale ventromediale, giro del cingolo anteriore e ippocampo) si attiva anche quando sappiamo che l’altra persona sta provando rimpianto". L’innovativo studio ha coinvolto ventiquattro soggetti (12 maschi e 12 femmine) in un gioco di scelta tra lotterie che consentivano loro di vincere o perdere reali somme di denaro. I soggetti hanno preso parte al gioco sia in prima persona (come giocatori), sia - e qui sta originalità - in terza persona (in qualità di spettatori). Ai partecipanti veniva mostrato l’esito della lotteria da loro scelta, ma anche e soprattutto quello della lotteria rifiutata: proprio in modo da innescare un tipo di ragionamento “contro fattuale”, che consiste nell’immaginare uno stato di cose alternativo a quello effettivo. Questa forma di ragionamento, unita al senso di responsabilità per la scelta effettuata, genera a sua volta le emozioni complesse del rimpianto (quando l’esito della lotteria rifiutata è migliore dell’esito di quella scelta) e del sollievo (nel caso opposto). “I dati emersi - spiega Matteo Motterlini, Professore ordinario di filosofia presso l’Università Vita-salute San Raffaele, direttore del Cresa e coautore dello studio – dimostrano che anche un’emozione complessa come il rimpianto, tale cioè da presentare un’originaria natura cognitiva, può “risuonare” nel cervello di chi la vive in terza persona, riattivando quegli stessi circuiti cerebrali che si attivano quando siamo noi stessi nella condizione di provare rimpianto. Un risultato che mostra quanto sia speciale e complesso il particolare filo che ci lega agli altri, mediante il continuo “rispecchiarsi” delle loro esperienze nella nostra mente. E che forse spiega anche il successo di tante trasmissioni televisive, seguite da milioni di telespettatori fin dai tempi di “Lascia o raddoppia” che quotidianamente gioiscono e disperano con i loro anonimi protagonisti. Se ciò accade non è perché siano interessati al destino di qualche sconosciuto, ma perché si rispecchiano in quelle emozioni come fossero le loro. ” . |
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IL SENSO DELLA GIUSTIZIA EMOZIONI O PRINCIPI COGNITIVI? LE FORZE CHE CONTRASTANO LA LOGICA ECONOMICA E ARBITRANO IL CONFLITTO TRA EGOISMO ED EQUITÀ ESPERIMENTO ALLA SCUOLA INTERNAZIONALE SUPERIORE DI STUDI AVANZATI: LE PERSONE RIFIUTANO L’OFFERTA DI UN GUADAGNO SE LA PROPOSTA È INGIUSTA |
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Trieste, 20 ottobre 2009 - Il senso della giustizia è un principio cognitivo che in situazioni di interazione sociale, come lo scambio o la trattativa tra individui, è più forte del principio di massimizzazione del guadagno. É questa la conclusione a cui giungono alcuni neuroscienziati della Sissa (Claudia Civai-phd e Corrado Corradi Dell’acqua-postdoc coordinati da Raffaella Rumiati) che, in collaborazione con l’University Medical Center di Amburgo, sulla rivista Cognition, cercano di far luce sul ruolo giocato dalle emozioni nei processi decisionali. Cosa guida dunque le nostre scelte? Quali sono i fattori che ci inducono ad agire in un determinato modo piuttosto che in un altro? Anche in quegli ambiti, come per esempio quello economico, in cui si ritiene che le nostre azioni siano guidate esclusivamente dalla logica e dalla razionalità? Utilizzando il cosiddetto ultimatum game, compito sperimentale preso dalla teoria dei giochi economici e largamente utilizzato in laboratorio, in particolare dagli economisti sperimentali, per indagare il comportamento nell’ambito del social decision-making, i ricercatori hanno riscontrato che le persone preferiscono rinunciare a ottenere una certa somma di denaro piuttosto che accettare un´offerta che ritengono ingiusta. “Le tecniche psicofisiologiche e quelle di neuroimmagine ci stanno aiutando a capire le basi neuropsicologiche di questo comportamento, cercando di dare una definizione psicologica e, se possibile, neurale, del senso di giustizia di cui (quasi) tutti facciamo esperienza, ma che è così difficile spiegare a fondo” commenta Claudia Civai, dal 2007 dottoranda in neuroscienze cognitive alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste. È stato ampiamente dimostrato come, in determinate situazioni, la maggior parte delle persone tenda a compiere scelte considerate irrazionali, poiché violano il principio utilitaristico di massimizzazione del guadagno, ritenuto, dalle teorie economiche classiche, il principio guida del comportamento. “L´aggettivo "irrazionale" deriva dall´idea che, alla base di queste scelte, operino emozioni negative, come la frustrazione, che ci indurrebbero a rifiutare il guadagno personale se associato a un atto moralmente e socialmente inaccettabile” precisa Raffaella Rumiati, coordinatrice del laboratorio di neuropsicologia e neuroimaging della Sissa. Il compito sperimentale A un giocatore (A), chiamato decisore, viene data una somma di denaro da dividere con un altro giocatore (B), definito ricevente. A deve fare delle offerte a B di spartizione del bottino (es. "ti offro 2 euro su 10"), e B può accettare o rifiutare le offerte sapendo che, se accetterà, il denaro verrà diviso così come A ha deciso (2 euro a B e 8 ad A), mentre, se rifiuterà, entrambi rimarranno a tasche vuote perdendo tutto. La teoria economica classica, per il principio di massimizzazione del guadagno, prevede che A offra sempre la minima quantità possibile (1 euro su 10), e che B accetti qualsiasi offerta, in quanto 1 euro è meglio di niente. In realtà, A tende a fare offerte eque (4 o 5 euro du 10), mentre B tende a rifiutare le offerte non eque (1 o 2 euro su 10), anche qualora i due giocatori interagiscano una sola volta, facendo dunque perdere al rifiuto la sua funzione dimostrativo-didattica. >>> La frustrazione per l´ingiustizia subita sarebbe, secondo le spiegazioni finora più accreditate, la causa scatenante del rifiuto "irrazionale". “Questa spiegazione a noi pare un po´ riduttiva – commenta Civai –. Infatti, pur non negando il coinvolgimento della sfera emotiva, ampiamente dimostrato in precedenti studi, riteniamo che il senso di giustizia e di equità sia qualcosa che non si possa esaurire in un sentimento di frustrazione, ma sia piuttosto qualcosa di adattivo all´interno della società, e per questo tutt´altro che irrazionale. Ci siamo dunque chiesti se la pura emotività, sottoforma di frustrazione, entrasse in gioco perché ci si trovava di fronte a un´ingiustizia, oppure perchè era il proprio portafoglio a fare le spese di questa ingiustizia”. I neuroscienziati hanno allora chiesto a dei volontari di giocare due versioni dell´ultimatum game: una in cui dovevano accettare o rifiutare le offerte rivolte a loro stessi, un´altra in cui dovevano decidere su offerte rivolte a una terza persona, a loro sconosciuta. Frustazione o senso di giustizia? “Mentre giocavano – illustra Raffaella Rumiati –, abbiamo misurato la loro risposta elettrodermica, una misura del livello di attivazione psicofisiologica dell´organismo, che ci è servita a stabilire se e quanto, nelle diverse condizioni sperimentali, i volontari fossero emotivamente coinvolti”. I risultati dimostrano che sia quando giocavano per sé sia quando giocavano per altri, i partecipanti all´esperimento rifiutavano le offerte non eque. Tuttavia, dall´analisi della misura psicofisiologica è emerso che quelle stesse persone si sentivano frustrate solo quando rifiutavano per loro stesse, ma non quando rifiutavano per una terza persona. “Riuscendo a dissociare una pura reazione all´ingiustizia da una reazione "inquinata" dal coinvolgimento del sé – continuano le ricercatrici – , abbiamo visto come rabbia e frustrazione non siano legate indissolubilmente al rifiuto dell’offerta, bensì alla conseguenza che la scelta ha su noi stessi. Quindi il rifiuto non va considerato come irrazionale, bensì quale frutto di un senso di giustizia che non può, a nostro avviso, essere ridotto a emozioni di base, come la rabbia, e centrate sul sé, come la frustrazione. Al contrario, questo senso di giustizia è piuttosto un principio cognitivo che, in situazioni di interazione sociale come scambio o trattativa tra individui, è più forte del principio di massimizzazione del guadagno”. Come è stato infatti dimostrato da numerosi studi di psicologia sociale, la cooperazione massimizza il guadagno globale del gruppo. Se si è egoisti e si interagisce tenendo esclusivamente conto del proprio guadagno, si verrà inevitabilmente puniti ed esclusi dal gruppo di appartenenza. In anni recenti c’è stato uno sviluppo massiccio delle tecniche di neuroimmagine, come la tomografia ad emissione di positroni (Pet) e la risonanza magnetica funzionale (fMri), che consentono di andare a scoprire ciò che accade nel cervello mentre si compie un´operazione mentale. Questo ha conseguentemente favorito un maggior utilizzo di questi strumenti per indagare moltissimi processi cognitivi e, recentemente, anche sociali. Il social decision-making, ovvero quell´insieme di processi decisionali che vengono messi in atto durante l´interazione tra due o più persone, è uno degli argomenti che sta sempre di più spopolando nell´ambito delle neuroscienze. . |
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CONVEGNO A VIPITENO E GIORNATA DELLE CURE PALLIATIVE |
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Bolzano, 20 ottobre 2009 - Convegno sul tema “Decisioni di fine vita” in occasione della Giornata delle cure palliative a Vipiteno, sabato 24 ottobre 2009. Si svolgerà sabato 24 ottobre, e 8,45 alle 18,00, presso il Teatro civico di Vipiteno il convegno organizzato dall’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, gruppo di lavoro per le cure palliative e dal Comprensorio sanitario di Bressanone il convegno sul tema “Decisioni di fine vita” in occasione della Giornata della Cure palliative a Vipiteno. Il convegno è rivolto a medici, psicologi, personale infermieristico del settore sanitario e sociale, assistenti sanitari, assistenti sociali, assistenti pastorali, fisioterapisti, terapisti occupazionali, logopedisti, dietisti, collaboratori, professionali e volontari di istituzioni. Le iscrizioni dei collaboratori dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige vengono presso gli uffici aggiornamenti di appartenenza. Le persone di altri servizi ed enti si iscrivono tramite l’apposito modulo. La partecipazione alla formazione è gratuita. Per ulteriori informazioni gli interessati possono rivolgersi direttamente alla Segreteria organizzativa del convegno, Dr. Markus Lercher, Ufficio aggiornamenti Comprensorio Sanitario di Bressanone Tel. 0472 812046. . |
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FIRMATO L´ACCORDO DI PROGRAMMA PER L´OSPEDALE DI GROSSETO OLTRE 45 MILIONI PER AMPLIAMENTO E VIABILITÀ. LAVORI A PARTIRE DA FINE 2010 |
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Firenze, 20 ottobre 2009 - Firmato ieri a a Palazzo Sacrati Strozzi, l´Accordo di programma per la ristrutturazione e l´ampliamento dell´Ospedale di Grosseto. Con l´assessore regionale per il diritto alla salute Enrico Rossi hanno siglato l´accordo il sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi, il presidente della Provincia Leonardo Marras, i rappresentanti della Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici della Toscana, della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici delle province di Siena e Grosseto, della Soprintendenza per i Beni archeologici della Toscana e il direttore generale della Asl 9 Fausto Mariotti. L´atto, approvato dalla giunta regionale ad agosto, segue un primo protocollo di intesa siglato nel dicembre del 2008 e suggella un impegno che proseguirà con la messa a punto dei progetti preliminari, con la gara per l´affidame nto del progetto esecutivo e infine con l´appalto vero e proprio. Oltre 45 i milioni di euro che verranno impegnati dalla Regione Toscana, mentre l´inizio lavori è previsto per la fine del 2010. «Con questo progetto anche Grosseto partecipa in maniera significativa al processo di ammodernamento e potenziamento delle strutture ospedaliere della Toscana – afferma l´assessore Enrico Rossi - Si tratta di un intervento forte, decisivo per il miglioramento dei servizi dell´intera provincia e sul quale la Regione non ha badato a spese. ” Il progetto, oltre a prevedere la ristrutturazione dell´Ospedale esistente secondo il modello “per intensità di cure”, comporterà la costruzione di un nuovo edificio, su circa 6 ettari di terreni ad est dell´attuale fabbricato, che verranno espropriati. Nel padiglione troveranno posto l´intero blocco delle sale operatorie (12), le terapie intensive e subintensive, le degenze della chirurg ia generale. Nuova anche l´elisuperficie. Importanti le opere riguardanti la viabilità a cui si è impegnato il Comune, che le realizzerà con il contributo della Asl: sono previsti l´adeguamento della via Serenissima, degli svincoli sulla via Senese, la realizzazione di piste ciclabili per il collegamento con l´Ospedale del centro cittadino e la frazione di Roselle, la realizzazione del terminal del trasporto pubblico locale. . |
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TONDO- VICE MIN. FAZIO, PANORAMICA SU SANITÀ FVG |
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Udine, 20 ottobre 2009 - Una panoramica sulla situazione e sulle prospettive della sanità del Friuli Venezia Giulia con il viceministro alla Salute, Ferruccio Fazio, che ha definito la realtà regionale come virtuosa. Questi i contenuti dell´incontro e della visita che il rappresentante del Governo ha compiuto il 16 ottobre a Udine, all´Azienda Ospedaliero-universitaria (Aou) Santa Maria della Misericordia, assieme al presidente della Regione, Renzo Tondo. Una realtà caratterizzata da un basso livello di ospedalizzazione, nella quale i pazienti vengono per buona parte curati sul territorio, e che Fazio, cifre alla mano da lui stesso prodotte, ha definito di eccellenza. Una realtà che però, come ha rilevato Tondo, deve fare i conti con la crisi economica in atto. "Il Friuli Venezia Giulia - ha detto il presidente - ha un´economia che è legata allo sviluppo, e paga gli effetti della situazione del momento in termini di gettito fiscale, che con ottimismo - ha puntualizzato Tondo - possiamo ritenere sarà ridotto, per l´anno in corso, almeno del 10 per cento". Nonostante questo dato negativo, che si concretizzerà in mancate entrate per l´Amministrazione regionale per circa 400 milioni di euro, come ha ribadito il presidente, la sanità regionale non subirà ridimensionamenti sostanziali. E mentre la media nazionale indica mancate risorse per la sanità nel resto del Paese del 4 per cento, le assegnazioni economiche alla sanità del Friuli Venezia Giulia saranno comunque aumentate del 2,5 per cento. Certamente, ciò potrà accadere anche perché, come ha riconfermato Tondo, il Friuli Venezia Giulia è una regione virtuosa, che ha saputo creare un sistema sanitario indipendente rispetto a quello nazionale, dandosi a partire dal 1996 un assetto sanitario adeguato e coerente con le aspettative del cittadini. L´azienda Sanitario-ospedaliera Santa Maria della Misericordia di Udine, presentata a Fazio dal direttore generale, Carlo Favaretti, è stata definita esemplare, trattandosi del primo caso di unificazione tra ospedale e policlinico universitario. All´incontro con il viceministro Fazio, al quale è seguita la visita ai reparti più avanzati della struttura ospedaliera udinese, hanno partecipato tra gli altri l´assessore regionale alla Salute e Protezione Sociale, Vladimir Kosic, il rettore dell´Università di Udine, Cristiana Compagno e il presidente dell´Organo di indirizzo dell´Aou, Aldo Gabriele Renzulli. . |
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A NIGUARDA LA MOSTRA "ARTE & SALUTE" BRESCIANI: OSPEDALI SONO ANCHE LUOGHI DI CULTURA E CONFORTO |
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Milano, 20 ottobre 2009 - Cinquantatre opere di pittura, scultura, grafica e fotografia sono esposte da ieri fino al 31 ottobre all´ingresso principale dell´ospedale Niguarda di Milano. L´esposizione ""Lombardia arte & salute - Vivere, sognare, star bene" è promossa dall´assessorato regionale alla Sanità e dal Circolo degli artisti di Varese, che ha messo a disposizione le creazioni. Il Circolo, tra l´altro, festeggerà i suoi 90 anni di vita l´anno prossimo. La rassegna, che sarà allestita all´ospedale di Lodi da 23 novembre all´8 dicembre per poi spostarsi a Varese e in altri ospedali nel 2010, è stata inaugurata oggi con una cerimonia cui hanno partecipato l´assessore alla Sanità di Regione Lombardia, Luciano Bresciani, il direttore generale di Niguarda, Pasquale Cannatelli, oltre a Ferruccio Zuccaro (presidente del Circolo degli Artisti di Varese), Sandro De Poli (amministratore delegato General Electric, società che ha sponsorizzato l´evento), Fabrizia Buzio Negri (curatrice della mostra) e ad alcuni degli artisti espositori. "Si tratta di un evento molto importante - ha detto Bresciani - perché fa capire che gli ospedali non sono solo luoghi di sofferenza ma anche di cultura e di conforto". La mostra vuole essere un esempio di come l´arte, e quindi il bello, possono contribuire al benessere psicofisico delle persone malate. Questo, scrive Bresciani nel catalogo dell´esposizione, "risponde a un´indicazione non ancora iscritta nei protocolli di cura, ma ampiamente condivisa dalla comunità medico-scientifica". "La permanenza in ospedale - scrive ancora Bresciani - nei limiti del possibile non può più essere e non deve rappresentare una cesura con la vita quotidiana. Una mostra, un film, un concerto diventano, così, componenti importanti di quell´auspicata e necessaria normalità". . |
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SASSU FUTURISTA SETTANTADUE OPERE 1927 – 1931 CHIESI (SASSARI) – SALA SASSU 7 NOVEMBRE 2009 – 7 GENNAIO 2010 SETTANTADUE OPERE TRA DISEGNI, TEMPERE, STUDI E ILLUSTRAZIONI PER RENDERE OMAGGIO AL GRANDE MAESTRO DEL NOVECENTO. |
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Sassari, 20 ottobre 2009 - Si inaugura sabato 7 novembre alle ore 17,30 presso la Sala Sassu la mostra “Sassu Futurista. Settantadue opere 1927 – 1931”. Un viaggio tra disegni, tempere, studi e illustrazioni realizzate dal giovane Aligi Sassu in seguito all’incontro con Marinetti, padre del movimento futurista, che determinò la partecipazione dell’artista alla Biennale di Venezia del 1928 a soli sedici anni. L’esposizione, realizzata grazie alla concessione delle opere de parte della famiglia Sassu, sottolinea il grande legame del Maestro con Thiesi, paese natale del padre e luogo di residenza dello stesso artista, che a partire dall’età di nove anni visse a Thiesi per qualche tempo. L’appuntamento con “Sassu Futurista. Settantadue opere 1927 – 1931” è inoltre un momento importante per il Comune di Thiesi che con questa esposizione anticipa la nascita di un sistema museale territoriale e regionale il cui nucleo principale sarà composto dai lavori eseguiti dal Maestro in epoche diverse. I modelli di riferimento prediletti di Sassu sono Boccioni per il dinamismo, Balla e Pannaggi per la modalità meccanica, ma anche Depero, assai in auge negli anni venti, della cui pittura si trovano echi nell’Unicorno, in Leonessa, Leone, Cavallino rampante, tutti del 1927 e in Natura, una tempera del 1929. Al Severini del 1912-1913 e al suo personalissimo modo di rappresentare la vegetazione in forme circolari, si rifanno due disegni a matita del 1927, Il porto e Studio per “Porta Venezia”, mentre Fillia, Pannaggi e Paladini, fedeli seguaci del verbo “macchinista” sono fonte d’ispirazione per lavori come La fucina e Fabbriche, rispettivamente del 1928 e 1929. Boccioni resta comunque agli occhi di Sassu il principale punto di riferimento e la sua lezione appare più che evidente in alcuni disegni del 1928 e 1929, basti vedere i numerosi disegni sul tema del Fabbro, Minatore, Miniera, Uomini che lottano, La rissa, le cui figure sono ispirate alla tempera di Boccioni Linea unica della continuità nello spazio che a sua volta si ricollega alla scultura Forme uniche della continuità nello spazio. Come pure per alcuni dei disegni, monocromi, realizzati con pastelli dai colori asprigni (verde acido, azzurro freddo, violetto) eseguiti per illustrare il romanzo di Marinetti Mafarka il futurista fortemente influenzati dai modi di Boccioni. La fame di modelli a cui ispirarsi comunque non gli impedirà di dar vita ben presto a lavori già più autonomi: nell’ultimo suo anno da futurista, il 1929, Sassu crea I costruttori, Fabbriche e Paesaggio industriale, che virano verso un primitivismo e una semplificazione geometrica poi felicemente sviluppati nel corso dei primi anni Trenta, il decennio che lo vedrà approdare all’esperienza folgorante degli Uomini Rossi, con i quali imboccherà la strada che lo porterà alla piena affermazione. Aligi Sassu nasce a Milano da padre sardo e madre emiliana nel 1912. A tredici anni conosce Carlo Carrà e a sedici presenta le sue prime opere alla Biennale di Venezia. Si ispira al Futurismo di Boccioni, Previati, Carrà, ma osserva anche Cezanne e Picasso. In questi anni si affianca all´avanguardia futurista di Russolo e Prampolini. Nel 1928 scrive con Bruno Munari, il Manifesto della Pittura, prendendo come assunto la raffigurazione di forme antinaturalistiche. In questi anni studia a fondo Velazquez e dipinge “Il nudo plastico”, esposto alla Biennale di Venezia nello stesso anno. Di questo periodo sono "L´ultima Cena", quadro che sintetizza la poetica visiva di Sassu. Votato al realismo non disdegna di rifugiarsi nel mito, così la "sua" "Ultima Cena" diviene un convito in cui Cristo è attorniato da personaggi vestiti in abiti moderni. Nel 1930 è a Milano dove conosce, oltre a Manzù, Giandante X, il filosofo napoletano Persico e Giuseppe Gorgerino, giornalista quest´ultimo della terza pagina dell´Ambrosiano portavoce della fronda intellettuale milanese. E´ il 1934 e Sassu studia Delacroix e la pittura di storia al Louvre di Parigi. In questo periodo crea quello che sarà il suo motivo dominante: il cavallo, onnipresente nelle sue opere negli anni successivi. Nel 1935 forma il Gruppo Rosso con Nino Franchina e Vittorio Della Porta. Nel 1936 firma uno dei suoi quadri più celebri, "Il Caffè", che è La Coupole di Parigi; inoltre dipinge "Fucilazione nelle Asturie", considerato uno dei rari quadri eseguiti in favore della Resistenza. Nel 1937 per via di un manifesto che celebra la vittoria in Spagna delle Brigate Internazionali contro l´esercito franchista viene arrestato per due anni. Nel dopoguerra vive un´esistenza sociale e artistica appartata lontano dal cubismo di Braque e Picasso. Studia invece Vincent Van Gogh e si reca nella terra di suo padre. In Sardegna realizza numerose opere murali e dipinti ispirati a motivi dell’isola come le celebri "Tonnare”. Nel 1963 si trasferisce nell´arcipelago delle Baleari, a Cala San Vicente, nell´isola di Maiorca, nel villaggio di Pollenza. Del 1967 è il ciclo della "Tauromachie", presentate dal poeta spagnolo Rafael Alberti. Il rosso diviene il suo colore preferito ("Il rosso è il suo Barocco", disse di lui il critico Raffaele Carrieri). Nel 1976 lavora agli affreschi di Sant´andrea a Pescara. Questi sono gli anni in cui sperimenta nuove tecniche, dove miscela la tradizione con l´innovazione, come ne "I Moti Angioini", un´opera composta con silicone e tempera, dedicandosi inoltre alla scultura e all´incisione. Negli ultimi anni esegue anche quadri prendendo spunto dal mondo del calcio. Muore all´età di 88 anni, il giorno del suo compleanno, il 17 di luglio del 2000. Parte imponente della sua opera si trova a Lugano, presso la Fondazione Helenita Olivares e Aligi Sassu. . |
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SPAZI DI CONFINE / SPAZI DI CONFLITTO MILANO DA GIOVEDÌ 22 OTTOBRE A VENERDÌ 27 NOVEMBRE 2009 |
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Milano, 20 ottobre 2009 - La mostra Spazi di Confine/spazi di Conflitto riunisce quattro artisti – Martina della Valle, Alessandra Senso Odoni, Carlo Steiner, Paola Verde – invitati a confrontarsi sul tema degli spazi di confine e di conflitto, intesi nelle loro più diverse accezioni (in senso fisico, sociale, politico, intimo). Spazi che si situano tra il pubblico e il privato, tra la sfera individuale e quella sociale; spazi aperti alla protesta e/o alla proposizione di nuove logiche e interpretazioni. Nell´accezione fisico-geografica, essi sono intesi come quegli spazi che hanno la prerogativa di essere vuoti, marginali, periferie dello spazio e della mente che, per la loro mancanza di definizione, diventano luoghi di libertà frequentemente re-interpretati dagli artisti. La loro marginalità – che li sottrae alle dinamiche dello spettacolo e del consumo – permette lo svincolamento dalla società attuale e dalla sua inesauribile richiesta di merce: non essendo luoghi-vetrina, qui spesso si esplicano forme di creatività meno omologate, rinascono aggregazioni, forme di socialità, di azione e interventi alternativi e critici. E sono spesso proprio gli artisti a chiederci di guardare a questi spazi come a luoghi da far rinascere creativamente e criticamente. Gli spazi di confine e di conflitto sono anche interiori, intimi. Sono le zone dello scarto tra memoria e realtà; costituiscono lo spazio decisionale che si pone tra il sì e il no, quello dove si gioca la scelta personale. Paola Verde presenta La Zona (2009), un wall-paper realizzato con una serie di fotografie di fabbriche dismesse dell´area metropolitana milanese. Alcuni di questi luoghi non esistono più, hanno ceduto il passo alla città che cresce, i loro scheletri ingombranti divenuti inutili sono stati sostituiti da centri commerciali multifunzione. Di molti di loro, oggi, non resta che il ricordo. I luoghi industriali fotografati da Paola Verde subiscono una trasposizione estetica che è frutto di una combinazione tra architettura, memoria e storia. I festoni che costituiscono Festhyssen (2008) di Carlo Steiner, che dal soffitto della galleria si estendono fino all’altezza degli occhi del pubblico, sono realizzati impiegando gli articoli dei quotidiani usciti i giorni successivi al terribile incidente alla Thyssen-krupp. Attraverso l´effetto di spaesamento provocato nell´osservatore, che si ritrova al confine tra i concetti di “festa” e “decorazione” - veicolati dal festone – e quello di “morte” - evocato dal ricordo del tragico evento – l’artista propone una riflessione sull’informazione mediatica, di frequente mistificante e sulle complesse relazioni che si instaurano su un´arte di denuncia e il luogo cui è destinata, spesso lo spazio di una collezione privata (qui l´artista considera il doppio ruolo della famiglia Thyssen, industriali e collezionisti, come destinatario del lavoro dell´artista). Martina della Valle ragiona sul tema della presenza e dell´assenza, realizzando Framed Memories#1-berlin (2009), una serie di nove opere uniche costituite da vecchie fotografie di famiglia ognuna delle quali mascherata da un passe-partout, sigillato con ceralacca, che lascia libero alla vista un unico dettaglio. L´intento dell´artista è di preservare il significato e il valore delle immagini, proteggendole dallo sguardo, per salvaguardare le storie narrate e custodirne la loro carica evocativa. L´osservatore viene stimolato, attraverso i dettagli visibili, a dare un nuovo significato e a costruire una storia filtrata dalla propria esperienza. L´installazione Personal Memory Bank. Your ideas are in good hands! (2009) di Alessandra Senso Odoni indaga il confine tra la sfera privata e quella pubblica attraverso i due principali motori della contemporaneità, il denaro e il sesso. Invadono lo spazio di un´intera sala della galleria un centinaio di casseforti di varie dimensioni ricavate da scatole di cartone – ognuna identificata da una parola chiave e da un disegno – che custodiscono i segreti, le ansie e le paure di ognuno. Per l´intero svolgimento della mostra, la cassaforte “Sex” collocata al centro della sala è adibita a raccoglitore di opinioni: il pubblico è invitato a imbucarvi un proprio pensiero e al termine dell´esposizione essa verrà sigillata. Spazi di Confine / Spazi di Conflitto segna l´interesse di Arte Borgogna per la giovane arte contemporanea inaugurando un nuovo indirizzo espositivo parallelo a quello già consolidato. Gli artisti Martina della Valle (Firenze, 1981) Diplomata nel 2003 al corso triennale di Fotografia dell´Istituto Europeo di Design di Milano, ne fa oggi parte come docente. Ha partecipato al Corso Superiore di Arti Visive della Fondazione Ratti a Como, visiting professor Joan Jonas (2007), ha vinto il programma di residenza dalla Dena Foundation al Centre des Recollets di Parigi (2007) e ha partecipato al programma di residenza Air Onomichi a Hiroshima (2009). Diverse le mostre personali, tra cui alcune alla Galleria Artropia, Milano; tra le ultime collettive si segnalano: “Da Guarene all’Etna”, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene d’Alba (Cn, 2009); “D. A. B”, Palazzo delle Esposizioni, Roma (2009); Point of View, Galleria Jarach, Venezia (2009); “Re-enacted Painting”, Viafarini, Milano (2008); “D. A. B”, Galleria Civica di Modena (2008); “Paesaggio del Corpo”, Biennale Internazionale di Fotografia di Brescia (2008). Ha inoltre collaborato come fotografa con diverse riviste, tra le quali Mood, Case da Abitare, Io donna, Urban, Made05, Rolling Stone, Cross, Art. It Jp, Kunst Zeitung. Vive e lavora tra Milano, Firenze e Berlino. Alessandra Senso Odoni (Bergamo, 1977) Si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera. La sua ricerca combina diversi linguaggi e media artistici (installazioni, pittura, elaborazione digitale, performance, videoarte). Nel 2009 ha esposto a Berlino nella personale “Derelict Building”, presso Xlab Corrosive Art Farm. Tra le ultime collettive si segnalano “Street Without Wall”, Villaggio San Sebastiano, Firenze (2009); “Pop Disaster”, Polarexpo, Bergamo (2009), “Scala Mercalli”, Auditorium parco della Musica, Roma (2008). Nel 2001 ha partecipato al Corso Superiore di Arti Visive della Fondazione Ratti, con mostra a cura di Giacinto Di Pietrantonio e Angela Vettese; nel 2009 ha vinto la residenza “Salerno in vita – Meeting nazionale della creatività giovanile”. A partire dal 1996 ha inoltre realizzato murales in Italia e all’estero. Vive e lavora a Milano. Carlo Steiner (Terni, 1957) Ha studiato scultura alla Naba di Milano con Kengiro Azuma. La sua indagine è attualmente rivolta ai meccanismi di formazione della notizia e alla presunta autorevolezza dell’informazione. Tra le mostre recenti si segnalano: “Nopassword n. 0”, Genova, 2009; Xx Festival Euromediterraneo Rassegna video, Altomonte (Cs); “Italian Light”, Mirbach Palace, Bratislava City Gallery (Slovacchia, 2008); “Epoché”, Gagliardi Art System, Torino (2007); “Linee all´orizzonte. Paesaggio tra descrizione e astrazione”, Galleria d’Arte Moderna, Genova (2007); “Outlook #1 - Panorama italiano”, Palazzo Bricherasio, Torino (2006); “Defrag”, Fabbrica del Vapore, Milano (2006). “Frequenze”, Roberta Lietti Arte Contemporanea, Como (2006); “Un ordine improbabile”, Flash Art Show, Bologna (2005). Workshop: “Independence”, 1:1 project, Roma, 2008. Vive e lavora a Milano. Paola Verde (Milano, 1976) Ha frequentato l´Istituto Italiano di Fotografia e ha conseguito la laurea in Architettura al Politecnico di Milano. La sua ricerca fotografica è incentrata sullo studio delle città, sulle loro mutazioni, i loro margini e confini. Ha partecipato a numerose mostre collettive in Italia e all´estero. Nell’ultimo anno ha esposto con Marcello Gungui nella mostra "The Invisible Cities" presso Xlab Corrosive Art Farm a Berlino; "I nuovi paesaggi: dove il cielo non è più blu", Galleria d´Arte Contemporanea Famiglia Margini, Milano; "Muralismo Morte" Motoren Halle, Dresda; "Unscheduled#1", Traffic Gallery, Bergamo; "Ritmi afrofuturisti", Cox 18, Milano. Le sue fotografie, inoltre, sono apparse su numerose riviste. Ha inoltre curato mostre ed eventi in ambito istituzionale ed eventi artistici illegali in edifici dismessi. Vive e lavora a Berlino. . |
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