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GIOVEDI

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Notiziario Marketpress di Giovedì 17 Dicembre 2009
GARA D´APPALTO: CONSULENZA SCIENTIFICA E ALTRI SERVIZI VOLTI ALL´ATTUAZIONE DELLA POLITICA COMUNE DELLA PESCA NEL MEDITERRANEO E NEL MAR NERO  
 
Bruxelles - La direzione generale della Pesca e degli affari marittimi della Commissione europea ha pubblicato un bando di gara d´appalto per consulenza scientifica e altri servizi volti all´attuazione della politica comune della pesca nel Mediterraneo e nel Mar Nero. Obiettivo del presente contratto quadro è fornire alla Commissione europea uno strumento flessibile per richiedere responsi scientifici specifici e tempestivi tramite servizi di consulenza e/o altri servizi specifici preliminari necessari alla prestazione di consulenza connessa con lo stato degli stock, la pesca o gli ecosistemi nel Mediterraneo e nel Mar Nero. Per ulteriori informazioni, contattare: Commissione europea , Direzione generale della Pesca e degli affari marittimi, Direzione C - Atlantico, Regioni periferiche e Artico , Ufficio: J-99 , All´attenzione di: direttore Mare-c , B-1049 Bruxelles . Per i dettagli completi del bando, consultare il seguente indirizzo internet: http://ted. Europa. Eu/udl?uri=ted:notice:342540-2009:text:it:html .  
   
   
RICERCA SUI MAIALI SCOPRE UN "GENE SALTERINO"  
 
Un progetto parzialmente finanziato dall´Unione europea e dedicato alla ricerca sullo sviluppo muscolare dei maiali, ha rivelato l´esistenza di un nuovo gene, lo Zbed6, presente soltanto nei mammiferi placentali. Il nuovo gene deriva da un "gene salterino" originato in un mammifero primitivo più di 150 milioni di anni fa. Lo studio è pubblicato nella rivista Plos (Public Library of Science) Biology. Il gruppo di ricerca, a cui partecipano l´Università di Uppsala in Svezia, l´Università svedese di Scienze agrarie e il Broad Institute negli Stati Uniti, ha ricevuto, tra gli altri finanziamenti, una sovvenzione a favore di ricercatori avanzati (Advanced Investigator Grant) dal Consiglio europeo della ricerca (Cer). Uno dei principali obiettivi della ricerca era di trovare una risposta genetica al motivo per cui il maiale domestico sviluppa più massa muscolare e immagazzina meno grasso del suo antenato, il cinghiale selvatico. "Questo è il risultato di una selezione sistematica effettuata negli ultimi 60 anni per allevare maiali di razza che producono la carne magra preferita dai consumatori", dice Leif Andersson dell´Università di Uppsala, capo del gruppo di ricerca. "Ciò spiega perché un pezzo di carne di maiale oggi contiene molto meno grasso di quella prodotta cento anni fa". Nel corso della ricerca il gruppo ha scoperto una mutazione in una sequenza di Dna non codificata, responsabile della regolazione dell´espressione di un fattore di crescita chiamato Igf2. Questa mutazione contribuisce in larga misura alle differenze di crescita muscolare tra i maiali e i cinghiali selvaggi. "Con i ricercatori del Broad Institute abbiamo usato un metodo molecolare molto sofisticato che isola la proteina che lega la sequenza del Dna alterata nei maiali", dice Lin Jiang, dottorando che collabora al progetto. "Con sorpresa abbiamo scoperto che la proteina era sconosciuta e l´abbiamo chiamata Zbed6. Essa è presente in tutti i mammiferi placentali, compreso l´uomo". I "geni salterini" sono stati scoperti nel 1983 e lo Zbed6 si è evoluto dalla stessa "famiglia" genetica. Lo Zbed6 regola non solo l´espressione del fattore della crescita dell´Igf2, ma forse anche migliaia di altri geni nei mammiferi. "I risultati indicano che abbiamo individuato un nuovo ´direttore d´orchestra´ che controlla le attività di molti geni presenti nelle cellule dei mammiferi", dice il professor Andersson. "Sarà molto interessante continuare a studiare il significato biologico dello Zbed6 e scoprire in che misura la sua azione influisce sulle diverse malattie nell´uomo. La scoperta fornisce nuove informazioni di base sull´evoluzione dei mammiferi placentali e possiede un notevole significato biomedico. " Per maggiori informazioni, visitare: Plos Biology: http://www. Plosbiology. Org/home. Action Università di Uppsala: http://www. Uu. Se/en/ Università svedese di scienze agrarie http://www. Slu. Se/?id=580 Broad Institute: http://www. Broadinstitute. Org/ .  
   
   
STUDIO RIVELA CHE IL POLPO È IN GRADO DI UTILIZZARE STRUMENTI  
 
I ricercatori considerano spesso la capacità di utilizzare strumenti espressione di intelligenza. Alla lista degli esseri in grado di ricorrervi - che comprendeva fino ad ora esseri umani, uccelli e altri mammiferi - si aggiungono ora i polpi (organismi invertebrati), come dimostra uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology. In ambito scientifico si è fino ad oggi ritenuto che gli invertebrati non disponessero delle capacità cognitive necessarie per utilizzare strumenti. Sebbene fossero stati osservati alcuni invertebrati utilizzare foglie e sabbia come ausilio per la raccolta e il trasporto di cibo, i ricercatori avevano affermato che tali comportamenti differivano dall´uso degli strumenti fatto da mammiferi e uccelli. Questa nuova relazione descrive dettagliatamente il comportamento dei polpi della specie Amphioctopus marginatus: il polpo ricopre col suo corpo (dal lato concavo) i gusci delle noci di cocco impilati l´uno sull´altro, irrigidisce i suoi otto tentacoli, e solleva i gusci per poi trasportarli lentamente sul fondale marino. Infine, il polpo utilizza i gusci come un vero e proprio riparo, cosa non paragonabile - nell´opinione degli scienziati - a ciò che fanno i paguri con le conchiglie vuote. "Vi è una differenza fondamentale tra il sollevare semplicemente un oggetto che si trova in prossimità e proteggersi con quest´ultimo" - ha detto Mark Norman del Museo Victoria in Australia, che ha lavorato al progetto ed è il primo autore della relazione - "e raccogliere, sistemare, trasportare (con difficoltà) e assemblare in modo corretto questa protezione portatile". La ricerca ha evidenziato che il polpo venato (altro nome con cui è conosciuta questa specie), nella fase di assemblaggio dei gusci, dimostra di possedere ulteriori abilità. Ciò conferma la capacità di questi polpi di utilizzare strumenti, che va distinta dalla capacità degli stessi di utilizzare altri oggetti come, ad esempio, le pietre che essi usano per bloccare l´entrata del loro rifugio. Per studiare i polpi i ricercatori hanno effettuato quasi 500 ore di immersione tra il 1999 e il 2008, lungo le coste di Bali e le coste settentrionali dell´isola di Sulawesi, in Indonesia. Sono stati osservati più di 20 esemplari e la scoperta di questo particolare comportamento ha davvero sorpreso gli scienziati. "Avevo l´impressione che i polpi, indaffarati con i gusci delle noci di cocco, stessero per fare qualcosa, ma non mi sarei mai aspettato di vederli sollevare i gusci impilati per portarseli via", ha affermato Julian Finn, sempre del Museo Victoria. "È stata una scena estremamente comica, mai mi era capitato di ridere tanto sott´acqua". I ricercatori ritengono che questo comportamento potrebbe essersi sviluppato progressivamente: i polpi potrebbero aver dapprima utilizzato conchiglie bivalve di grandi dimensioni per poi arrivare, in tempi relativamente recenti, all´uso dei gusci, puliti e leggeri, delle noci di cocco dispersi dalle comunità che vivono lungo la costa in prossimità degli habitat marini dei polpi. La relazione conclude: "Infine, i vari usi degli strumenti fatti dagli animali, così come la definizione degli strumenti, sembrano formare un continuum dagli insetti ai primati. Tuttavia, la scoperta di questi polpi che si spostano silenziosamente sul fondale marino trasportando i loro preziosi gusci, dimostra che anche gli invertebrati marini hanno comportamenti a lungo ritenuti esclusivi degli esseri umani. " Per maggiori informazioni, visitare: Current Biology : http://www. Current-biology. Com/ .  
   
   
A COPENAGHEN NASCE UN TAVOLO SULL’AGRICOLTURA BIOLOGICA E IL CAMBIAMENTO CLIMATICO. ICEA TRA I PROMOTORI  
 
Bologna - L’agricoltura biologica si fa spazio alla conferenza Onu di Copenhagen sul cambiamento climatico, anche con il contributo di Icea, l’Istituto Certificazione Etica e Ambientale, promotore del neo nato Tavolo sull’ agricoltura biologica e il cambiamento climatico. Il Tavolo riunisce attori e partner collegati alla produzione di alimenti biologici con due obiettivi: promuovere il potenziale dell’agricoltura biologica per mitigare il cambiamento climatico e incentivare, sostenere e promuovere la ricerca su agricoltura biologica e cambiamento climatico. L’organismo conta attualmente otto membri: Icea, Ifoam - Federazione Mondiale dei Movimenti dell’Agricoltura Biologica; il Rodale Institute (Usa); Krav, attore chiave sul mercato biologico svedese; l’inglese Soil Association; Icrofs, centro internazionale di ricerca su agricoltura biologica (Danimarca); Fibl, istituto di ricerca sull’agricoltura biologica e Fao, agenzia Onu per cibo e alimentazione. Per raggiungere questi scopi, i membri hanno sviluppato un piano di azione per il 2010 e 2011. Durante il 2010, la principale attività sarà lo sviluppo di una metodologia per il mercato delle emissioni di carbonio, che lavora in sinergia con i più generali obiettivi si sviluppo ed i benefici per i piccoli produttori del Sud del Mondo. ”L’agricoltura biologica - ha affermato Urs Niggli, direttore del Fibl, che coordina queste attività - ha una notevole potenzialità per la mitigazione del cambiamento climatico grazie all’alto capacità di sequestro di carbonio nel suolo e grazie alla riduzione di emissioni di gas-serra dovuta all’assenza di fertilizzanti sintetici e all’impiego di materiale organico. Inoltre, vanta grandi potenzialità in termini di strategia di adattamento al cambiamento climatico“. Per Antonio Compagnoni, responsabile relazioni internazionali Icea ”il Tavolo è un punto di partenza per inserire l’agricoltura bio nell’agenda delle negoziazioni relative ad un accordo successivo al Protocollo di Kyoto. E l’intera comunità bio è concorde nel rendere l’agricoltura biologica il sistema leader della agricoltura sostenibile”. Sul tema Icea è attiva da tempo, come dimostra la conferenza sui cambiamenti climatici organizzata all’ultimo Sana di Bologna. Grazie a controlli e certificazioni per oltre 12 mila aziende a forte valenza etica, ambientale e sociale, l’Istituto Certificazione Etica ed Ambientale è tra i più importanti organismi europei di controllo nei settori del biologico e della crescita sostenibile. Icea (www. Icea. Info) riunisce associazioni storiche dell’agricoltura biologica, della bioarchitettura, della finanza etica e dei consumatori, tra cui Banca Popolare Etica, Anab, Acu, Csqa. Con 300 tecnici e 24 uffici territoriali presenti in Italia e all’estero, opera nei settori del Food (agroalimentare bio e acquacoltura) e No Food (cosmesi e detergenti ecologici, forestazione e turismo sostenibile, tessile bio, commercio equo, finanza etica, certificazione Sa8000, arredamento ecologico, materiali per la bioedilizia). L’istituto svolge inoltre attività di ricerca e sviluppo, di formazione, e opera attivamente in campo internazionale. Forte di una lunga serie di accreditamenti in Italia e all’estero, l’Istituto lavora per fornire, con indipendenza e imparzialità, un servizio al fianco dell’impresa che cresce in modo sostenibile e dei consumatori che acquistano responsabilmente. All’insegna dello slogan aziendale: Eco Bio Equo. .  
   
   
LE AZIENDE AGRICOLE DEL FUTURO? SARANNO MULTIFUNZIONALI OLTRE A QUELLE PRODUTTIVE, AVRANNO FUNZIONI AMBIENTALI, CULTURALI E SOCIALI  
 
L´azienda agricola del futuro? Non si accontenta di produrre alimenti. Ma li trasforma e li vende. Inoltre eroga servizi ambientali e turistici, si occupa di sviluppo sociale e culturale, di qualità alimentare come di servizi alla persona. Ed è anche capace, con le biomasse, di provvedere da sola al suo fabbisogno energetico. Mutlifunzionalità: è questa la parola chiave per comprendere la direzione verso cui si muove il nostro settore primario. E proprio questa prospettiva di integrare, nell´azienda agricola, funzioni produttive con funzioni sociali, culturali e ambientali, che è stata al centro di un convegno svoltosi ieri a Roma, Palazzo Rospigliosi, in occasione del quale sono stati presentati i risultati del progetto interregionale di ricerca “Multidim”, sulla multifunzionalità, un progetto che la Regione Toscana, attraverso l´Arsia (Agenzia regionale per lo svilup po e l´innovazione in campo agricolo, ha guidato come capofila e cui hanno partecipato anche le Regioni Lazio, Marche, Umbria e Sicilia. “Sapete quali sono le aziende che stanno sopportando meglio questa fase di crisi? Sono quelle che in questi ultimi anni hanno ampliato e diversificato le loro funzioni – ha evidenziato Maria Grazia Mammuccini, direttore dell´Arsia. “Questa reattività di fronte a fasi congiunturali negative – ha aggiunto - è già un indice delle necessità sempre più impellente per le aziende agricole di allargare le loro funzioni per avere nuove opportunità di reddito e per meglio inserirsi nel proprio tessuto sociale e ambientale”. Che si tratti di un filone promettente per l´agricoltura lo dimostrano anche i riscontri effettuati nell´ambito della ricerca (che è stata coordinata dall´Università di Firenze, Dipartimento di economia agraria) su u na cinquantina di aziende che già sperimentano la multifunzionalità (17 di queste sono in Toscana, 9 in Umbria, 10 nelle Marche, 8 nel Lazio e 4 in Sicilia). Quasi tutte queste aziende sono soddisfatte dei risultati ottenuti anche dal punto di vista economico (solo il 4% li considera insufficienti). La quasi totalità delle aziende ha investito nella qualità dei prodotti (il 56% ha una certificazione Dop o Docg) ma ampliando l´azione dalla produzione alla trasformazione e al confezionamento di carni, latte o frutta (63%), alla vendita diretta (69%). Inoltre, tra le funzioni svolte risulta l´ agriturismo (44%), l´attività didattica (46%), funzioni di gestione del territorio (21%). Il 15% delle aziende accanto ai tradizionali prodotti agricoli, produce anche energia da biomasse. Che questa aziende guardino al futuro lo indica anche l´età media dei conduttori: raramente superano i 40 anni. Infine, quasi tutti, oltreché dei risul tati economici sono soddisfatti della qualità di vita che consente una azienda agricola multifunzionale: per l´87 è buona o ottima. Se questi casi studio permettono di offrire elementi di concretezza, la ricerca nel suo insieme permette di identificare un insieme di strategie operative e di strumenti applicativi capaci di permettere a ciascuna azienda di poter verificare e sperimentare le condizioni e la fattibilità di ogni ampliamento o integrazione di funzioni. Ma questa sfida, oltre che per le aziende, vale anche per le istituzioni che devono indirizzare le loro politiche in questa direzione. “In questo senso – ha concluso Maria Grazia Mammuccini - questo progetto esprime già un segnale chiaro: lo hanno realizzato in sinergia cinque regioni che ora mettono a disposizione di imprenditori, operatori, amministratori uno strumento concreto per verificare in che modo un´azienda nel suo contesto possa orientarsi verso la multifunzionalità”. .  
   
   
AGROALIMENTARE. A BOLOGNA IL CONVEGNO "AGRICOLTURA E SVILUPPO RURALE: RIFORMARE PER COMPETERE". ERRANI PROPONE GLI STATI GENERALI DELL´AGRICOLTURA ITALIANA, IN VISTA DELLA NUOVA PAC  
 
Bologna - “E’ il momento di promuovere gli stati generali dell’agricoltura italiana per capire che cosa chiede il sistema agroalimentare nazionale nella discussione della nuova Pac. Non c’è solo il problema delle risorse economiche. C’è innanzi tutto un problema di strategia e di obiettivi di fondo. E in questo l’Emilia-romagna, tutta insieme, può e deve giocare un ruolo fondamentale. Il rischio è che prevalga un’idea marginale dell’agricoltura. Dobbiamo invece impegnarci tutti per innovare la nostra agricoltura, riorganizzarla, renderla in grado di competere sui mercati internazionali, mettendo al centro quelle che sono i nostri punti di forza: la qualità, la tipicità, il legame forte e identitario con il territorio”. E’ la proposta lanciata ieri a Bologna dal presidente della Regione Vasco Errani, concludendo i lavori del convegno “Agricoltura e sviluppo rurale in Emilia-romagna: riformare per competere”. Il convegno è stato l’occasione per fare un bilancio delle iniziative realizzate in questa legislatura, ma anche un’occasione per confrontarsi sugli obiettivi e le prospettive dei prossimi anni, in un quadro caratterizzato da una grave e perdurante crisi dei prezzi al’origine, ma anche dalle nuove sfide legate all’accresciuta concorrenza internazionale e alla riforma della Pac del 2013. Un Programma di sviluppo rurale che stanzia oltre 1 miliardo di euro di risorse pubbliche in sette anni e che nelle scorse settimane ha visto 122 milioni di euro di risorse aggiuntive destinate ad alcuni settori in crisi come quello lattiero-caseario; un forte sostegno al credito, con un aumento del 76% nel 2009 e nel 2010 delle risorse destinate ai Consorzi di garanzia agricoli; sostegno alla ricerca, all’innovazione e alla formazione professionale; nuove iniziative per la promozione dei prodotti tipici e di qualità anche sui mercati internazionali; tutela dell’ambiente e sostegno delle aree montane. Sono alcuni dei punti al centro dell’azione regionale di questi anni. “Ma accanto a tutto questo – ha sottolineato l’assessore all’agricoltura Tiberio Rabboni – c’è bisogno di un grande salto di qualità nell’organizzazione, ancora troppo frammentata, dell’offerta agricola. E’ questa la condizione di fondo necessaria per ridare valore e competitività alla nostra agricoltura. La Regione è pronta a fare la sua parte, sia per rilanciare gli strumenti tradizionali dell’economia agricola organizzata, quali quelli cooperativi, sia per sostenerne di nuovi. Penso alla rete dei Consorzi agrari che può diventare un nuovo e importante canale di agricoltura associata o agli accordi quadro, quale quello, rinnovato di recente, promosso dalla Regione, con la Barilla per la fornitura di grano duro di alta qualità. Sono traguardi possibili su cui tutti insieme possiamo aprire un cantiere comune. ” .  
   
   
OK ALLE MODIFICHE AL PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE DEL VENETO  
 
Via libera “tecnico” agli aggiornamenti al Programma di Sviluppo Rurale del Veneto finalizzati le maggiori risorse per oltre 136 milioni di euro disponibili per interventi nella Regione grazie alla buona capacità di spesa dimostrata. “Questo ulteriore contributo pubblico – ha spiegato il vicepresidente della Giunta Franco Manzato – si aggiunge infatti ai circa 914 milioni originariamente disponibili per il Psr 2007 – 2013. Per spenderli è stato appunto necessario modificare le previsioni di interventi iniziali e ieri il Comitato per lo sviluppo rurale della Commissione Europea ha approvato la nostra proposta di aggiornamento, che recepisce le nuove sfide previste dalla verifica di medio termine effettuata dai Paesi Membri circa un anno fa, indirizzando anche le relative risorse aggiuntive”. In particolare, per il sostegno alla ristrutturazione del settore lattiero-caseario sono stati riservati 33 milioni di euro, dei quali 25 milioni per interventi di ammodernamento delle aziende agricole 8 milioni di euro per la trasformazione e la commercializzazione. Gli altri interventi riguardano altre misure innovative: sostegno degli investimenti per la trasformazione e lo sfruttamento energetico della biomassa forestale; ripristino del potenziale produttivo agricolo danneggiato da calamità naturali; ristrutturazione e riconversione delle aziende tabacchicole; gestione agrocompatibile delle superfici agricole; incremento della lettiera permanente nell’allevamento delle bovine da latte; recupero naturalistico di spazi aperti montani abbandonati e degradati; impianti forestali ad alta densità per il disinquinamento dell’acqua e la ricarica delle falde; primo impianto di sistemi agroforestali su terreni agricoli e imboschimento di terreni non agricoli; adozione di buone pratiche di gestione forestale; investimenti forestali non produttivi. Con il parere favorevole dell’organo tecnico della Commissione, si è chiusa la procedura avviata nel luglio scorso dalla Regione per definire le modifiche nel rispetto delle scadenze comunitarie. La Commissione formalizzerà ora il parere del Comitato e successivamente sarà possibile completare la predisposizione del nuovo bando, che definirà tempi e modi per la presentazione delle domande finalizzate ad utilizzare le risorse. L’approvazione del nuovo bando è prevista per la fine dell’anno. .  
   
   
ALLA GDO L’INVITO A VIGILARE SULLE QUOTAZIONI TROPPO BASSE. ASSOPA: LE PATATE EMILIANO-ROMAGNOLE GARANZIA DI QUALITA’  
 
L’associazione di produttori condanna gli operatori che hanno offerto a prezzi bassissimi il prodotto estero proponendolo come italiano. Le patate coltivate in Emilia Romagna, che costituiscono circa il 15% della produzione italiana complessiva, rappresentano la punta di eccellenza del settore a livello nazionale grazie all’elevato livello qualitativo, testimoniato da numerose ed importanti certificazioni di garanzia. E non hanno assolutamente niente da spartire con le patate provenienti dall’estero, e spacciate per prodotto italiano, trovate in questi giorni in molti magazzini e supermercati del Nord Italia dai Carabinieri del Nas. È quanto emerge da un’analisi promossa da Assopa, l’Associazione Produttori Patate di area Confcooperative, sulla scia della denuncia presentata da Lorenzo Grazia, presidente di Appe (Associazione Produttori Patate Emiliano Romagnoli, di area Legacoop), che ha richiamato tutti gli operatori della filiera a sostenere e salvaguardare la Patata italiana ed in particolare quella di Bologna. Una coltura, questa, ottenuta in un comprensorio estremamente vocato e decisamente strategica per il territorio bolognese con una produzione di quasi 1,5 milioni di quintali e una superficie di circa 4. 000 ettari. “Scopo dell’analisi condotta dalla nostra Associazione – afferma il presidente di Assopa, Alberto Zambon – era accertare l’esatta provenienza delle patate presenti in diversi punti vendita dell’Emilia Romagna ed offerte da operatori senza scrupoli che hanno ‘taroccato’ partite provenienti dall’estero cedendole come prodotto locale a prezzi bassissimi”. “Un atteggiamento da condannare con grande fermezza – prosegue Zambon – in quanto penalizza gli operatori seri e rischia di mettere in ginocchio i nostri produttori. Una concorrenza come quella esercitata dalle patate ‘taroccate’ presuppone infatti una liquidazione inferiore ai costi di produzione”. “Da parte nostra – dichiara Zambon – siamo disponibili a confrontarci con il prodotto proveniente dall’estero a patto però che la concorrenza sia impostata sulla massima trasparenza e metta il consumatore nella condizione di poter effettuare una scelta realmente consapevole”. A questo proposito, già da diversi anni Assopa ed Appe (che associano oltre il 90% della produzione complessiva di patate dell’Emilia Romagna), attraverso un apposito contratto quadro triennale (2007/2009) siglato tra la parte agricola e quella commerciale, sono in grado di offrire alla Gdo ed all’intera distribuzione precise indicazioni sulla provenienza del prodotto regionale e sulle sue eccellenti caratteristiche qualitative. In vista del rinnovo del contratto regionale per la cessione di patate al consumo fresco, le due O. P. Emiliano romagnole stanno lavorando per poter offrire garanzie sempre maggiori sia al consumatore che al produttore, continuando il prelievo dei campioni di prodotto nei diversi punti vendita e le relative analisi per verificarne la provenienza. .  
   
   
AGRICOLTURA IN BASILICATA, APPROVATI BANDI PER 140 MEURO  
 
“Il governo regionale intende da una parte rafforzare il legame che in agricoltura esiste fra produzione, distribuzione e commercializzazione e dall’altra sostenere questo importante comparto produttivo andando a compensare, attraverso risorse regionali, i mancati investimenti da parte del governo nazionale”. Lo ha detto il presidente della Regione, Vito De Filippo, nel corso della conferenza stampa svoltasi ieri per presentare l’ultimo pacchetto di provvedimenti a sostegno del settore primario. Per l’agricoltura il governo regionale ha approvato bandi per un investimento complessivo di circa 140 milioni di euro. In particolare, la Giunta regionale ha approvato il Bando Pubblico per la presentazione dei Progetti Integrati di Filiera. Questo bando mette a disposizione dei comparti produttivi agricoli regionali 90 milioni di euro di quota pubblica, distribuiti su alcune misure dell’Asse 1 (competitività) e dell’Asse 3 (diversificazione delle attività economiche). La Giunta regionale, inoltre, ha approvato Il Bando “Pagamenti Agroambientali” Azione 1 – sostegno dell’agricoltura integrata” del Psr Basilicata 2007-2013. La misura è finalizzata alla salvaguardia e valorizzazione delle risorse naturali ed ambientali, incentivandone un uso sostenibile per orientare le scelte degli agricoltori verso il raggiungimento di un livello diffuso di maggiore”salubrità” ed eco-compatibilità dei processi produttivi agricoli nei riguardi delle risorse naturali (suolo, aria, acqua,) della biodiversità e della salute umana. La dotazione finanziaria complessiva di questa misura è di 15 milioni di euro. Un altro bando, sempre approvato oggi, riguarda l’accrescimento del valore aggiunto dei prodotti forestali ed è rivolto alle imprese di utilizzazione boschiva, lavorazione e prima trasformazione del legno. Con tale azione la Regione intende promuovere investimenti materiali ed immateriali destinati a migliorare il rendimento globale e le performance ambientali dell’impresa. La dotazione finanziaria è di 6 milioni e mezzo di euro. Inoltre, nella prossima finanziaria regionale, risorse finanziarie saranno destinate alle calamità naturali supplendo ad una assenza del governo nazionale. “Nel settore dell’agricoltura – ha aggiunto De Filippo – ci stiamo muovendo, in particolare, con tre azioni: strumenti di ingegneria finanziaria, i bandi per 140 meuro, i sostegni sulle calamità naturali. Anche in questo settore, così come abbiamo già sperimentato per le altre attività produttive, stiamo seguendo uno stesso schema che parte dai bandi per arrivare a sostenere le imprese organizzando fondi di garanzia e facilitando l’accesso al credito”. Nel corso della conferenza stampa l’assessore regionale all’Agricoltura, Vincenzo Viti, è entrato nel dettaglio dei provvedimenti approvati. “Bisogna innanzitutto sottolineare che questi bandi sono stati approvati in perfetta sintonia con tutti gli assessori regionali e grazie all’impegno del presidente della Regione, Vito De Filippo grazie al quale l’agricoltura sta tornando al centro dell’azione istituzionale”, ha detto Viti. Ed ha aggiunto: “L’avviso esplorativo approvato oggi è finalizzato a svolgere un’analisi dal basso dei contesti in cui le produzioni si sviluppano, in modo da far emergere con precisione le azioni che la Regione deve intraprendere in ambito del Piano di sviluppo rurale (Psr) per soddisfare anche i fabbisogni di ulteriori ambiti di filiera. In particolare, i nuovi ambiti che si intendono esplorare sono: quello delle “Filiere delle Aree Protette”, che puntano essenzialmente sulla qualità e che caratterizzano fortemente i territori al cui interno dette aree protette sono ubicate; quello delle “Filiere di prossimità”, finalizzate ad avvicinare i produttori minori al mercato regionale, con specifico riferimento a quello dei capoluoghi di provincia e dei centri maggiori, anche turistici”. “I bandi – ha detto Viti – sono finanziati dall’Unione europea al 50 percento. Abbiamo pertanto deciso di aiutare le aziende, i privati, a effettuare gli investimenti per il restante 50 percento facilitando l’accesso al credito attraverso Fidagri e fondo di garanzia. Inoltre – ha concluso Viti – dopo una serrata interlocuzione con la Commissione europea abbiamo voluto rendere le procedure più snelle e siamo riusciti ad aumentare la quota del de minimis da 250 mila euro a 500 mila euro offrendo più garanzie alle imprese agricole”. .  
   
   
MASTER IN CULTURA DEL CIBO E DEL VINO DI CA’ FOSCARI A VALDOBBIADENE PATROCINATO DAL MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI LA SECONDA EDIZIONE PARTE NEL GENNAIO 2010  
 
Esperienze in aziende locali del comparto, lezioni sul campo e nei luoghi della filiera produttori in cattedra: un autentico Ateneo a Km O, Forte del successo della precedente edizione, ripartirà il prossimo gennaio a Valdobbiadene, nel cuore delle colline del Prosecco, il Master universitario di primo livello in Cultura del Cibo e del Vino, che prevede esperienze in significative realtà territoriali. Ideato dal Prof. Gianni Moriani e coordinato dal Prof. Roberto Stevanato, il Master risponde all’esigenza di creare competenze professionali sempre più qualificate nella gestione e valorizzazione del patrimonio alimentare e vitivinicolo. Il Master è patrocinato dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali: “La figura professionale che verrà formata in questo Master risponde alle esigenze di un mercato del lavoro che in questo settore si mostra sempre più dinamico e innovativo” - ha dichiarato il Ministro Luca Zaia - “L’idea di strutturare il corso di studi nei territori di produzione, e non solo in aula, seguendo i prodotti agroalimentari nella loro filiera fino al consumatore finale è particolarmente innovativa e appropriata”. Inserito nel Catalogo Interregionale dell´Alta Formazione, il Master in Cultura del Cibo e del Vino, è sostenuto dal Comune di Valdobbiadene, da Bisol, Jeio, Bel Star, Relais Duca di Dolle, Terre di Venezia, Latteria Soligo, Consorzio Tutela Radicchio Rosso di Treviso e Variegato di Castelfranco e da altre realtà del territorio. Spiega Gianluca Bisol, direttore generale di Bisol e esponente della famiglia di Viticoltori in Valdobbiadene dal 1542:” la lunga e significativa evoluzione territoriale e culturale del nostro Paese ha contribuito allo sviluppo di una tradizione enogastronomica unica nel panorama mondiale. Diventa necessario formare nuove professionalità per questo settore e siamo orgogliosi che Valdobbiadene ospiti questo Master. Il fatto che il Master non si tenga in una metropoli, ma nel territorio rappresenta un fondamentale valore aggiunto, poiché trasmetterà un autentico sentire del prodotto, non filtrato, permettendo un contatto diretto con produttori e titolari di aziende del comparto, possibili futuri datori di lavoro”. Le lezioni non resteranno confinate in aula, ma si allargheranno ai luoghi della filiera del cibo, movendosi tra aziende agricole, cantine, distillerie, pastifici, caseifici, stabilimenti di torrefazione, ristoranti e caffè. Dato il carattere interdisciplinare, al Master possono accedere i laureati triennali o magistrali di qualsiasi disciplina: le lezioni frontali si terranno a Valdobbiadene (Tv), presso il centralissimo Palazzo Celestino Piva. Sono previste borse di studio, agevolazioni e facilities di vitto e alloggio per gli studenti: le domande di iscrizione dovranno pervenire entro l’11 gennaio 2010. .  
   
   
LA PASTA CERTIFICATA TUTELA I CONSUMATORI  
 
Palermo - E’ notizia di oggi che grandi aziende nazionali produttrici di pasta sono sotto inchiesta per un aumento indiscriminato dei prezzi, conseguenza, pare, di un accordo per mettere in atto una manovra speculativa. “Ben vengano gli accertamenti sui prezzi, a tutela dei consumatori - ha dichiarato l’assessore regionale all’Agricoltura, Michele Cimino - ma questo non basta. Bisogna verificare la qualità del prodotto. Il controllo sulla pasta dovrebbe interessare anche la qualità della materia prima utilizzata, l’origine del grano, spesso proveniente da Paesi extraeuropei, e i metodi di produzione. Infatti, alcune specie di pasta, anche dopo la cottura, mantengono delle micro tossine nocive per la salute. E’ necessario verificare se viene utilizzato il grano duro e dove viene prodotto per evitare di trovare sulle nostre tavole pasta prodotta con grano di origine non controllata. In Sicilia, proprio a tutela della salute, è nato il marchio regionale ‘Pasta di grano duro siciliano di qualità certificata’”. Il marchio siciliano è stato realizzato nell’ambito del progetto pilota ‘Implementazione di un sistema di certificazione per la pasta e il pane di grano duro siciliano’ avviato dal Dipartimento Interventi Infrastrutturali dell’assessorato all’Agricoltura, in collaborazione con il Consorzio di ricerca ‘Gian Pietro Ballatore’. L’obiettivo è quello di organizzare un sistema di tracciabilità della pasta e del pane prodotti in Sicilia, partendo dal grano duro locale che viene certificato sulla base di un disciplinare di produzione. Alla base c’è un accordo di filiera che consente a tutti i soggetti coinvolti, dai produttori ai trasformatori, di partecipare ai processi di certificazione. Il risultato finale sarà un prodotto qualitativamente elevato, con i giusti valori nutrizionali e incontaminato dal punto di vista della sicurezza alimentare. Una svolta importante per la rinascita di una produzione in crisi. “E’ necessario rivitalizzare la filiera cerealicola - ha concluso Cimino - per evitare l’abbandono di questa importante coltura e garantire la salute dei cittadini”. .  
   
   
OLIO: “ULIVETI DEL LAZIO”, INTENSA ATTIVITÀ PER PRODURRE ECCELLENZA  
 
Si accinge a festeggiare il primo anno di attività l’associazione Uliveti del Lazio. Nei primi otto mesi di vita ha messo a segno una serie di iniziative che hanno riscosso successo di pubblico e di critica. Costituita nei primi mesi di quest’anno su ispirazione di Unaprol – Consorzio Olivicolo Italiano, Uliveti del Lazio è stata presentata al Sol di Verona. Promuove e valorizza l’olio extra vergine di alta qualità e le olive da mensa delle aziende dei territori laziali. Tra le attività del 2009 che sono state realizzate con il sostegno dell’Arsial in qualità di partner strategico le iniziative finalizzate a rafforzare il dialogo con i consumatori che hanno coinvolto gli istituti Ipssar di Roma Amerigo Vespucci, Cesare Lombroso e Elsa Morante. Le scuole di cucina organizzate presso il Centro Agroalimentare Regionale (Car) del Lazio e corsi di aggiornamento professionale per docenti degli Istituti alberghieri. Nel corso del 2009 Uliveti ha organizzato Notizie da sfoliare, il primo corso di assaggio esclusivamente dedicato a giornalisti e addetti agricoli e commerciali delle ambasciate in Italia. L’attività di Uliveti continua in questi giorni con l’iniziativa Tre mesi …. Sott’olio. Coinvolge Palatium, l’enoteca regionale di via Frattina a Roma ed una rappresentanza di ristoratori laziali che hanno aderito a questa iniziativa tra coloro che hanno partecipato ai mini-corsi di approfondimento sull’olio con lo scopo di nobilitare l’offerta di piatti tipici della cucina locale, utilizzando l’olio novello del Lazio della campagna 2009/2010. Uliveti del Lazio ha dato pieno e deciso appoggio al progetto 100% qualità italiana di Unaprol con le aziende che già condividono il percorso della tracciabilità del consorzio olivicolo italiano. Una iniziativa che viene accompagnata in queste settimane dall’opuscolo “Pane Olio e Fantasia”, redatto dall’associazione e che raccoglie i contributi degli esperti Stefano Polacchi giornalista, Salvatore Tassa chef e Massimo D’addezio capo barman. L’opuscolo è stato realizzato con il contributo di Arsial ed è possibile richiederlo direttamente all’associazione allo 0678469026 oppure inviando una mail a info@ulivetidellazio. It . Concludono il calendario delle iniziative del 2009 due eventi realizzati presso la Casa del Jazz dove è stata organizzata una serata a tema con una cena a base di oli extra vergini di oliva del lazio e l’happy hours al De Russie di Roma dove, conclusione del primo corso Notizie da Sfoliare è stata lanciata la moda degli aperitivi a base di olio extra vergine di oliva. “Non è tempo di bilanci – riferisce Loriana Abbruzzetti, presidente di Uliveti del lazio che aggiunge: i risultati conseguiti nel 2009, grazie alla condivisione degli obiettivi da parte delle aziende e ai contributi di Arsial e Unaprol ci spingono ad intensificare gli sforzi per continuare a promuovere e valorizzare l’olio extra vergine di oliva di qualità del Lazio”. L’olivicoltura del Lazio in cifre . L´olivicoltura laziale si estende per circa 80mila ettari. E’ diffusa su tutto il territorio regionale e rappresenta quasi il 50% dell’intera superficie destinata alle colture arboree da frutto. L’81% della superficie olivicola regionale ricade in zone collinari, il 15% in zone di montagna e solo il 4% in pianura. L’olivo è presente in maniera abbastanza omogenea su tutto il territorio laziale; in particolare, Roma e Viterbo sono le province con maggiore superficie olivetata e coprono rispettivamente, il 28% e il 24% dell’intera superficie regionale. Per quantità di produzione e con oltre 200mila quintali di prodotto il Lazio si colloca al 5° posto nella classifica delle regioni produttrici di olio extra vergine di oliva. Un dato alla cui formazione concorrono circa 350 impianti di lavorazione delle olive che rappresentano il 6% circa di tutti i frantoi operanti in Italia. Cinque le Dop riconosciute che possono fregiarsi del riconoscimento comunitario: Canino, Tuscia, Soratte, Sabina e Colline Pontine. .  
   
   
AGRICOLTURA VENERDI 18 CONVEGNO A BASTIA SU "SVILUPPO RURALE"  
 
Perugia - “Sviluppo rurale in Umbria e nuove sfide” è il tema di un convegno, organizzato dalla Regione dell’Umbria, che si svolgerà a Ospedalicchio di Bastia Umbra venerdì 18 dicembre, a partire dalle ore 9, presso il Centro Congressi “Lo Spedalicchio”, in Piazza Bruno Buozzi. Il dibattito sarà concluso dall’assessore regionale all’agricoltura Carlo Liviantoni. Sono previste le relazioni di Angelo Frascarelli, del Dipartimento di scienze economico-estimative della Facoltà di agraria dell’Università degli studi di Perugia, su “Il ruolo della Pac e le prospettive future”, Mariella Santevecchi, del Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali, su “La politica dello sviluppo rurale in Italia per il periodo 2007-2013 – Avanzamento fisico e finanziario”, Ernesta Maria Ranieri, direttore regionale agricoltura e foreste, su “Psr Umbria: risultati e prospettive. La funzione di moderatore della discussione è affidata a Giuseppe Merli, responsabile del piano di comunicazione del Psr (Piano di Sviluppo Rurale) per l’Umbria. .  
   
   
FEDERCOOPESCA, APPREZZAMENTO PER INTERVENTI A SOSTEGNO FLOTTA TONNO  
 
“Apprezziamo un risultato auspicabile, ma per nulla scontato”. Così il presidente della Federcoopesca-confcooperative, Massimo Coccia, commenta la decisione del Consiglio dei Ministri Ue in merito all’introduzione di misure specifiche per ridurre l´impatto socio-economico della riduzione della quota di pesca del tonno rosso a livello mondiale che, secondo l´accordo Iccat, è stato fissato per il 2010 a 13. 500 tonnellate e per i pescatori italiani a 1. 937,5 tonnellate. “Grazie all’impegno del Sottosegretario Buonfiglio – conclude Coccia- è stato raggiunto un accordo politico importante, che consentirà ai nostri pescatori di poter contare su interventi, ci auguriamo adeguati, di sostegno economico ad un settore strategico, ma fortemente ridimensionato nel corso degli anni”. E per domani alle ore 9 è prevista presso il Mipaaf una riunione sulla campagna di pesca al tonno rosso 2010. .  
   
   
SPIAGGIAMENTO DEI CAPODOGLI IN PUGLIA LA SITUAZIONE ATTUALE, LE NECROSCOPIE, LO SMALTIMENTO DELLE CARCASSE NELLA TESTIMONIANZA DIRETTA DEL PROF. GIANNI PAVAN, MEMBRO DEL COORDINAMENTO DEL CENTRO DI MONITORAGGIO DEGLI SPIAGGIAMENTI NOMINATO DAL MINISTERO.  
 
 “Giovedì 10 dicembre un gruppo di 7 capodogli si è arenato sulla spiaggia del litorale prospiciente il Lago di Varano (Foggia). Secondo alcuni osservatori, altri due capodogli si sono avvicinati alla costa ma poi hanno ripreso il largo. Dei sette arenati, venerdì ne risultavano tre ancora vivi, sabato mattina erano vivi in due, poi deceduti nella notte tra sabato e domenica. Nonostante il desiderio di tutti fosse di poterli salvare, le condizioni di fondale basso molto esteso e mancanza di escursioni di marea che sollevassero gli animali a condizioni di galleggiamento, non hanno consentito alcun intervento in tal senso. Spiaggiamenti di massa di capodogli sono estremamente rari in Mediterraneo. Le uniche segnalazioni sono del 1734, con dodici capodogli spiaggiati in Sicilia vicino a Mazara del Vallo, del 1853 con 6 capodogli in Istria, del 1892 con 7 esemplari a Marsala. Dopo i primi sopralluoghi effettuati venerdì dalle Autorità locali e dai rappresentanti del Centro Studi Cetacei, è partita da Padova una squadra di veterinari esperti in necroscopie sui grandi cetacei guidata da Sandro Mazzariol, con il coordinamento del centro di monitoraggio degli spiaggiamenti costituito, su mandato del Ministero, dal Prof Gianni Pavan dell’Università di Pavia (Cibra), dal Prof Bruno Cozzi dell’Università di Padova e dalla Dr Michela Podestà del Museo di Storia Naturale di Milano. Appena gli animali deceduti sono stati portati sulla spiaggia con le ruspe, sabato, e sono stati autorizzati gli interventi necroscopici, è iniziata l´autopsia sull´animale in migliori condizioni di conservazione, operazione che si è protratta sino alle 2 di notte in condizioni di lavoro veramente disagevoli. Il mattino successivo sono iniziate le medesime operazioni su un altro animale deceduto la notte precedente, quindi nelle migliori condizioni per il prelievo di tessuti da studiare. Alle necroscopie hanno partecipato, oltre al personale dell´Università di Padova, diversi specialisti nazionali di Università, Aziende Sanitarie Locali e Istituti Zooprofilattici Sperimentali, nonché una squadra di specialisti spagnoli, patologi dell’Università della Catalogna, e diversi altri volontari, tra i quali anche membri del Centro Studi Cetacei. Il tutto in un eccellente clima di collaborazione tra istituzioni di diversa natura, volontari e forze dell´ordine. Nel frattempo un´altra squadra ha provveduto a effettuare i rilievi sulle altre carcasse e, successivamente, a far sfogare i gas di decomposizione per evitare scoppi. I rilievi fotografici consentiranno di verificare sui cataloghi di fotoidentificazione dei capodogli Mediterranei se gli animali spiaggiati erano precedentemente stati avvistati e di quale area fossero frequentatori. I reperti delle necroscopie serviranno agli specialisti per valutare lo stato di salute degli animali e possibilmente evidenziare cause e concause di morte. I campioni di tessuti saranno depositati nella Banca Tessuti Cetacei dell’Università di Padova e successivamente distribuiti agli specialisti che ne facciano richiesta per i più svariati studi. I dati raccolti e i risultati autoptici saranno infine resi pubblici e depositati nella Banca Dati Spiaggiamenti costituita, sempre su mandato del Ministero dell’Ambiente, dall’Università di Pavia presso il Centro Interdisciplinare di Bioacustica e Ricerche Ambientali. Ora il problema principale è lo smaltimento delle carcasse, del peso stimato di 11-12 tonnellate ciascuna. L’opzione migliore è sotterrarle in luogo idoneo per poi attendere che i naturali processi di decomposizione consumino le parti molli e consentano, nel giro di qualche anno, di dissotterrare gli scheletri per ulteriori studi o per ricavarne reperti museali. Lunedì 21 dicembre, in una apposita riunione indetta dal Ministero dell’Ambiente verrà discusso il caso per valutare gli interventi effettuati e ulteriormente definire e potenziare le capacità di intervento in casi simili. La Banca Dati Spiaggiamenti è accessibile online all’indirizzo http://mammiferimarini. Unipv. It”. .  
   
   
MELONE MANTOVANO VERSO L´IGP  
 
Il melone mantovano, superata positivamente anche l´ultima audizione pubblica tenutasi oggi alla Camera di Commercio di Mantova, vede la dirittura d´arrivo del lungo percorso verso il prestigioso riconoscimento dell´Igp (Indicazione geografica protetta). "La prossima promozione del melone mantovano a Igp - commenta l´assessore all´Agricoltura della Regione Lombardia, Luca Daniel Ferrazzi - è per me motivo di soddisfazione. Parliamo, infatti, di un prodotto che rappresenta una delle punte di diamante dell´agroalimentare lombardo sia per qualità sia per consistenza economica, con un fatturato annuo che sfiora i 70 milioni di euro". Il percorso per il riconoscimento Igp si completerà ora con il termine dell´istruttoria presso il Ministero delle Politiche agricole. "L´ottimo andamento dell´audizione - conclude Ferrazzi - mi consente di poter dire che contiamo di poter assegnare la protezione transitoria Igp al melone mantovano già in primavera, premiando così lo sforzo messo in campo dalla filiera produttiva che finalmente potrà vedere riconosciuta la qualità di questo prodotto". .  
   
   
PAOLO MANZAN È IL NUOVO PRESIDENTE DEL CONSORZIO TUTELA RADICCHIO ROSSO DI TREVISO E VARIEGATO DI CASTELFRANCO  
 
Igp Eletto All’unanimità Sabato 12 dicembre 2009 il neo eletto Consiglio di Amministrazione ha votato all’unanimità le cariche di Presidente e Vice Presidente per il prossimo triennio, mostrando grande coesione e unità di intenti che si sono confermati anche in un programma ampiamente condiviso. Manzan, quarantatreenne titolare dell’Azienda Agricola Nonno Andrea di Villorba (Tv), ha accettato con grande entusiasmo l’importante incarico ottenuto: «desidero innanzitutto ringraziare il Presidente uscente, Lucio Torresan, per il lavoro svolto» ha detto sabato Manzan «credo che la partecipazione dei produttori sia fondamentale per la buona riuscita dell’attività del Consorzio. Opereremo dunque per cercare di incentivare l’adesione allo stesso, incrementando i controlli sull’uso improprio della denominazione e valorizzando il ruolo dei soggetti coinvolti attraverso programmi specifici. Un risultato che cercheremo di raggiungere anche attraverso una riorganizzazione interna al Consorzio che valorizzi tutti coloro che ne fanno parte». Il consiglio direttivo ha voluto esprimere un sentito ringraziamento all’amministrazione uscente e in particolare all’ex Presidente Lucio Torresan, che ha preferito non ricoprire altri incarichi istituzionali per dedicarsi alla sua attività. Accanto a Manzan è stato eletto, in qualità di Vice Presidente, Adriano Daminato, socio amministratore dell’Az. Ag. Ortolflorovivaismo Fratelli Daminato di Loria (Tv). Il Consiglio di amministrazione è così composto: Paolo Manzan (Presidente), Adriano Daminato (Vice Presidente), Francesco Arrigoni, Luigino Barzan, Cesare Bellò, Mauro Brognera, Giampaolo Dal Bo, Lino Franchetto, Alessio Michielan, Andrea Pesce, Andrea Tosatto, Natalino Toscan. .  
   
   
PESCA FVG: BANDO INTERVENTI TRASFORMAZIONE E COMMERCIALIZZAZIONE  
 
Trieste - Approvato dalla Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia il bando per gli interventi volti a favorire investimenti nei settori della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti ittici. Il provvedimento dell´esecutivo, proposto dall´assessore alle Risorse Agricole, Naturali, Forestali e alla Pesca, Claudio Violino, è stato adottato in attuazione della misura 2. 3 del Regolamento comunitario sulla conservazione e lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nell´ambito della politica comune di settore. La delibera specifica cosa s´intende per trasformazione e commercializzazione dei prodotti ittici; gli obiettivi che devono essere perseguiti con gli investimenti; la tipologia degli interventi ammessi a contributo come emerge dalla misura comunitaria. Potranno accedere alla misura le micro, piccole e medie imprese, e le grandi imprese con meno di 750 addetti e con fatturato minore di 200 milioni di euro, che operano nei settori della trasformazione e commercializzazione dei prodotti della pesca e dell´acquacoltura, con sede o unità produttiva sul territorio regionale. .  
   
   
L’UNIONE EUROPEA CHIUDE LA PESCA AGLI SQUALI IN PERICOLO TAGLIATE LE QUOTE DI PESCA PER LO SMERIGLIO E LO SPINAROLO  
 
Shark Alliance esprime grande soddisfazione per la decisione presa dal Consiglio europeo dei Ministri della Pesca di chiudere la pesca di una specie di squalo in grave declino – lo smeriglio – e di ridurre del 90% le quote di pesca dello spinarolo, in linea con i pareri scientifici e la proposta della Commissione Europea. “Questa estrema riduzione delle quote di pesca per lo smeriglio e lo spinarolo equivale a un buon risultato del primo test del nuovo Piano d’Azione Europeo per gli squali” – dichiara Sonja Fordham, Direttore per le Politiche della coalizione internazionale Shark Alliance e del Gruppo Ambiente Pew - “I ministri hanno agito coerentemente con l’impegno espresso nel Piano d’Azione di seguire i pareri scientifici e adottare un approccio precauzionale nello stabilire i limiti di pesca per specie di squalo vulnerabili o in pericolo. ” “La decisione presa oggi dal Consiglio europeo - supportata anche dal Sottosegretario alla Pesca Buonfiglio e dal Ministro Zaia - di chiudere la pesca di queste due specie gravemente minacciate, consentirà alle popolazioni europee dello smeriglio e dello spinarolo di ristabilirsi e rafforzerà la capacità dell’Ue di promuovere la conservazione di queste specie a livello globale” – dichiara Serena Maso, coordinatrice nazionale di Shark Alliance e responsabile del settore pesca di Marevivo. La maggior parte degli squali e delle razze subiscono con facilità l’impatto negativo della pesca in quanto sono animali che crescono lentamente, raggiungono tardi la maturità sessuale e generano pochi piccoli. Lo smeriglio e lo spinarolo sono inseriti nella Lista Rossa dell’Iucn come specie in Pericolo Critico nel Nord-est Atlantico. L’unione Europea ha proposto l’inserimento dello smeriglio e dello spinarolo nella Convenzione sul commercio internazionale di specie in pericolo (Cites) alla conferenza delle Parti che si terrà a marzo 2010. .  
   
   
DUE INCONTRI SULL´AGRICOLTURA NEL NUORESE  
 
 Problemi e prospettive dell’agricoltura e dei suoi vari settori nel Nuorese saranno al centro venerdì (18 dicembre) di diversi incontri ai quali parteciperà l’assessore regionale dell’Agricoltura, Andrea Prato. Il primo appuntamento è fissato per le ore 9 alla Camera di commercio di Nuoro (via Papandrea 8) e saranno presenti tra gli altri i sindaci dei Comuni della provincia, le associazioni di categoria, le realtà produttive del territorio, i rappresentanti dei Gruppi di azione locale e degli Stl, i commissari delle agenzie agricole Agris, Laore e Argea. Nel tardo pomeriggio tappa successiva a Dorgali per discutere i problemi e le soluzioni del comparto viti-vinicolo. L’appuntamento è previsto alle 19 alla cantina sociale del paese (via Piemonte 11). .  
   
   
TRENTO: A VILLA LAGARINA IL PRIMO MERCATO DELLA TERRA D´ITALIA  
 
Grazie ad un protocollo sottoscritto fra Coldiretti Trento, Slow Food e la Federazione trentina della cooperazione prenderà il via a Villa Lagarina, il prossimo 18 dicembre, il primo Mercato della terra d’Italia. L’iniziativa è stata presentata ieri a Trento in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato sindaci ed amministratori della Vallagarina, rappresentanti della locale Apt e del Bim Adige, oltre agli assessori provinciali all´agricoltura Tiziano Mellarini e al commercio Alessandro Olivi, i responsabili della Coldiretti e della cooperazione. L´assessore Mellarin si è soffermato sull’importanza economica e culturale di questa iniziativa, che vedrà assieme i produttori, i ristoratori e gli artigiani del cibo impegnati sul fronte della qualità e della garanzia della sicurezza per il consumatore finale. L´assessore al commercio Olivi ha quindi annunciato che verrà modificato il regolamento attuativo della legge N° 2 del 2009 (la Ffinanziaria dello scorso anno) al fine di allargare i mercati contadini anche ai comuni con meno di 5 mila abitanti, favorendo le loro aggregazioni al fine di raggiungere la sufficiente massa critica. Il Mercato della terra di Villa Lagarina verrà inaugurato venerdì prossimo 18 dicembre alle ore 17:30 e vedrà la partecipazione di 16 produttori. Nella piazza centrale del paese della Vallagarina, gli ospiti ed i consumatori trentini potranno trovare prodotti agricoli e trasformati, mele, vini, dolci e il presidio Slow Food della Mortandela. Particolare attenzione verrà dedicata al settore biologico e alle produzioni tipiche certificate. A partire dal prossimo anno, ogni primo venerdì del mese, il Mercato della Terra rinnoverà la sua offerta seguendo il ritmo delle stagioni e proponendo le primizie della campagna trentina. Accanto ai contadini ci saranno come detto gli artigiani del cibo e momenti di approfondimento culturale e gastronomico. L’iniziativa nasce all’interno del Patto d’area, il progetto di sviluppo integrato fra le municipalità di Villa Lagarina, Nogaredo, Isera, Nomi e Pomarolo promosso al fine di elevare la competitività di questo territorio particolarmente vocato alle produzioni enologiche e al turismo rurale. .  
   
   
RABBIA SILVESTRE: DALLA REGIONE VENETO 5 EURO A CANE VACCINATO IN ARRIVO IL VACCINO PER LE VOLPI DA LANCIARE DAL CIELO  
 
La Regione del Veneto contribuirà con 5 euro per ogni cane alla campagna di vaccinazione antirabbica avviata dopo il diffondersi della rabbia silvestre nel Veneto. Lo ha deciso la Giunta regionale, su proposta dell’Assessore alla Sanità Sandro Sandri, di concerto con la collega ai Servizi Veterinari, Elena Donazzan. Il contributo sarà erogato sia per i proprietari che si rivolgono ai veterinari liberi professionisti, sia per quelli che sceglieranno di rivolgersi ai Servizi Veterinari delle Ullss. “Stiamo ragionando – sottolinea Sandri – di una popolazione canina vaccinabile di 230. 000 esemplari e quindi, anche se l’entità del contributo può apparire modesta, si tratta di un notevole sforzo finanziario, che abbiamo deciso di compiere per venire incontro ai moltissimi proprietari veneti”. Per quanto riguarda il settore dei veterinari privati, la loro adesione ad un’attività di profilassi di Stato com’è questa è considerata dalla Regione molto rilevante, perché si tratta della prima volta in Italia che i liberi professionisti ambulatoriali vengono coinvolti in un’iniziativa simile. Quelli che aderiscono praticheranno al cliente una tariffa calmierata di 20 euro complessivi. A chi si rivolgerà invece alle Ullss, il contributo regionale consentirà di sborsare soltanto 5 euro. Va peraltro precisato che le Ullss stesse hanno alcune priorità operative, che riguardano i canili, i cani randagi, e quelli di proprietà di persone in difficoltà economiche. Sulla base dell’ordinanza regionale del 24 novembre scorso, l’obbligo di vaccinazione per i cani riguarda le province di Belluno e Treviso ed alcuni Comuni di quelle di Venezia e Vicenza. Sempre sul fronte della rabbia silvestre, l’Unità di Progetto Sanità Animale e Igiene Alimentare ha comunicato che sono in arrivo nelle prossime 24 ore i vaccini per avviare la campagna rivolta alle volpi. La somministrazione avverrà lanciando dal cielo bocconi contenenti il vaccino. La riuscita di questa operazione è considerata molto importante: immunizzare quasi contestualmente sia le volpi, veicolo dell’infezione, sia i cani, potrebbe infatti consentire una più rapida soluzione del problema. .  
   
   
GIUNTA ALLA SUA NONA EDIZIONE, LA GUIDA I VINI D’ITALIA DELL’ESPRESSO OFFRE IL CONSUETO RESOCONTO, PUNTUALE E DETTAGLIATO, DELL’ATTUALITÀ VINICOLA DEL NOSTRO PAESE.  
 
Un volume di agile formato e facile consultazione, che sottopone la produzione enologica nazionale ad un’analisi attenta e sistematica: il consuntivo è di oltre 20000 vini assaggiati, di cui 10000 selezionati. Non mancano le informazioni di carattere generale ,con un’interessante introduzione alla degustazione, che si aggiunge alle indicazioni sulla conservazione e sul servizio del vino, ai consigli per l’abbinamento con il cibo. Completano il volume un utile repertorio delle denominazioni di origine, un glossario tecnico, e le “cartine” a colori delle principali Doc e Docg, inserite all’inizio delle pagine riservate a ogni regione. Una serie di ragguagli, forse superflui per i conoscitori più evoluti, ma indispensabili per tutti coloro che si avvicinano con curiosità al vino e desiderano saperne di più. Ed è al grande pubblico di consumatori e appassionati che si rivolge, con linguaggio diretto e immediato, I Vini d’Italia; senza rinunciare a rappresentare uno strumento indispensabile anche per gli operatori del settore, in virtù del ricco corredo di notizie e dati messi a disposizione. Il nucleo centrale della Guida 2010, dedicato alla recensione di vini e aziende, raccoglie 2. 520 produttori, suddivisi per regioni e disposti in ordine alfabetico. Alle aziende di maggiore rilevanza qualitativa sono attribuite delle stelle (da una a tre) in funzione della loro qualità e continuità nel corso degli anni. Nell’edizione 2010 sono state assegnate a 366 produttori, tra i quali 14 classificati con la massima valutazione di tre stelle. Particolare attenzione è stata rivolta proprio ai prodotti dal rapporto qualità/prezzo favorevole, con il riepilogo dei “migliori acquisti” di ogni regione. Con la menzione speciale de “I 50 Outsider” sono stati poi selezionati i migliori vini delle denominazioni o tipologie che si sono particolarmente distinte negli assaggi, pur senza raggiungere livelli d’eccellenza. La massima classificazione è infatti costituita dai Vini dell’Eccellenza, una selezione rigorosa, equivalente a meno dell’uno per cento dei vini degustati, distinta dal simbolo delle cinque bottiglie (che corrispondono a un punteggio di almeno 18/20). La Guida 2010 ne attribuisce 214, un numero record che supera di 30 unità quelle della precedente edizione. Buona parte di questo exploit è dovuto alla presenza di una serie di annate favorevoli, dal millesimo 2004 in poi, per tutte le tipologie e tutte le aree, con un significativo recupero della Toscana. Il numero maggiore di premi è anche quest´anno appannaggio dei vini piemontesi, con ben 62 “eccellenze”: grandi Barolo 2005, notevoli successi del Barbaresco e delle Barbera, conferme ad alti livelli delle tipologie “nordiche” come Gattinara e Carema; senza dimenticare Dolcetto e Gavi. In netta risalita anche la Toscana, che è passata dai 25 vini premiati dello scorso anno ai 43 attuali. Sono stati registrati risultati molto lusinghieri per l’area del Chianti Classico, che si conferma la tipologia di riferimento della regione, mentre Montalcino ha fornito risposte confortanti, anche se non esaltanti, con i Brunello 2004. Pochi gli acuti rilevati nell’area costiera, ma piacevolmente positive le sorprese giunte dalle tipologie del Rosso di Montalcino e della Vernaccia di San Gimignano. Il Trentino-alto Adige si mantiene saldamente al terzo posto, con 25 vini di prima fascia e un rapporto finalmente più equilibrato tra le due province, grazie alla netta crescita dei vini della zona trentina (che hanno raddoppiato la loro presenza nel gruppo d´élite rispetto allo scorso anno). Segue, quindi, la Campania, che torna ai livelli di un paio di anni fa con 13 “Eccellenze” e si guadagna la prima posizione tra le regioni meridionali. Un primato insidiato però da vicino dalla Sicilia (12 vini da Cinque Bottiglie) che, in barba all´immagine superficialmente rubricata come legata a vini di “stile internazionale”, ottiene un notevole successo grazie ai vitigni autoctoni, dal nerello mascalese dell´Etna al nero d´Avola (con tre versioni tanto diverse nello stile quanto qualitativamente efficaci), dal catarratto al frappato, oltre che alla tipologie tradizionali come il Moscato di Pantelleria e il Marsala. Undici vini di “Eccellenza” per il Friuli Venezia-giulia, in virtù della forte personalità dei suoi bianchi, senza dimenticare, tra i rossi, la straordinaria originalità dello Schioppettino. Riscontri finalmente positivi sia dall´Emilia-romagna sia dalla Puglia, entrambe con quattro vini di vertice. In crescita il settore degli spumanti (otto premi fra Trento, Franciacorta e Oltrepò Pavese), come quello dei vini dolci, distribuiti nelle zone di maggiore tradizione della penisola. Per quanto riguarda infine le singole performance va registrata la prevalenza dei rossi piemontesi nelle prime posizioni della classifica: 19. 5/20, il voto più alto dell´anno, per lo straordinario Barolo Monprivato Cà d´Morissio Riserva 2001, seguito a 19/20 da altri cinque Barolo 2005 e 2004 dei produttori Giuseppe Rinaldi, Elvio Cogno, Bartolo Mascarello, Burlotto e Luigi Oddero; sempre a 19/20 da segnalare l´irresistibile Amarone della Valpolicella 2000 di Giuseppe Quintarelli, il Barbaresco Asili 2005 di Bruno Giacosa, lo Schioppettino 2005 dei Ronchi di Cialla, per chiudere con due Igt toscani: Il Caberlot del Podere Il Carnasciale e il Vignamaggio dell´azienda omonima. .  
   
   
AL BIC DI ROVERETO, VALLAGARINA, VITICOLTORI A RACCOLTA PER IL BILANCIO DELL’ANNATA  
 
Oltre 200 viticoltori hanno partecipato ieri mattina, al Polo tecnologico di Rovereto, all’incontro tecnico viticolo organizzato dall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. Tecnici e tecnologi del Centro Trasferimento Tecnologico hanno fatto il punto sull’andamento climatico e fitosanitario in viticoltura e sui risultati ottenuti dal monitoraggio del territorio. Riflettori puntati sui vecchi e nuovi principi attivi contro la malattia della peronospora e sull’importanza della tecnica di applicazione nella difesa della vite e dei nuovi insetti “minatori”. Altri argomenti affrontati sono stati la condizionalità in viticoltura, le alternative meccaniche al diserbo dei filari e la gestione del terreno tra i filari. “Giallumi” e “mal dell’esca” in calo - Il tecnico Flavio Mattedi ha spiegato che il 2009 è stato un anno positivo, con risultati agronomici interessanti. Nei circa diecimila ettari di vigneto trentino, sono stati prodotti 1. 300 mila quintali, quantitativo pressoché simile al 2004 e con un leggero aumento rispetto all’anno scorso. Il livello qualitativo si può definire più che soddisfacente con uve sane, esenti da marciumi e al giusto grado di maturazione. Come per gli anni scorsi, l’Istituto Agrario ha proseguito l’attività di monitoraggio del territorio per quanto riguarda i giallumi (legno nero e flavescenza dorata) e il mal dell’esca. Dai dati raccolti emerge che la presenza di tali malattie è in leggero calo rispetto alle annate scorse. Allo studio un nuovo insetto “minatore” della vite - Questi insetti sono chiamati così perché creano dei fori nelle foglie della vite. Le specie attualmente segnalate sono tre: Holocacista rivillei, Phyllocnistis vitegenella e recentemente Antispila sp. Quest´ultima specie- ha spiegato Mario Baldessari - è stata rinvenuta e descritta nel 2007 per la prima volta per l´Italia e l´Europa in Valsugana dai tecnici dell’Istituto Agrario di San Michele. Sebbene siano considerati insetti “minori”, in talune aree viticole si sono manifestate recentemente pullulazioni anche molto intense. L’istituto Agrario sta valutando la dannosità di questi insetti e cercando misure per il contenimento. Quando la condizionalità diventa opportunità - A seguito della riforma del settore vitivinicolo (Ocm vino) e della politica agricola comune anche le superfici vitate, a partire dal primo gennaio 2009, sono entrate in condizionalità. Michela Dalpiaz ha spiegato quali sono i vincoli di condizionalità sull’intera azienda che si attuano mediante il rispetto della nuova norma di mantenimento dei vigneti in buone condizioni vegetative, al fine di assicurare un livello minimo di salvaguardia dei terreni ed evitare il deterioramento degli habitat e l’abbandono. Annata tranquilla per la peronospora - Marco Delaiti ha spiegato che per quanto riguarda le problematiche dei funghi ed in particolare la difesa antiperonosporica l´’annata appena trascorsa è risultata relativamente tranquilla, senza grandi problemi. Non cosi è stata l’annata 2008, che rimarrà alla storia come l’annata della peronospora. La meccanica nei vigneti, buona alternativa alla chimica - Matteo Secchi e Roberto Zanzotti hanno spiegato che le lavorazioni meccaniche possono essere considerate una buona alternativa al diserbo chimico per il controllo delle malerbe sul filare e hanno esposto vantaggi e svantaggi di tale tecnica e le caratteristiche delle macchine maggiormente diffuse tra le varie tipologie in commercio. Per un’efficace distribuzione degli agro farmaci - Daniel Bondesan ha evidenziato che per massimizzare i risultati di un trattamento fitosanitario e far esplicare all’agrofarmaco la massima efficacia è importante distribuire la miscela in maniera omogenea sui diversi organi della pianta. Diventa essenziale saper scegliere i parametri di lavoro (pressione d’esercizio, volume d’irrorazione, quantità di aria e velocità di avanzamento) anche in relazione della forma di allevamento e della massa vegetale da bagnare. .