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VENERDI

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Notiziario Marketpress di Venerdì 30 Settembre 2011
MILANO: SPAZIO 7 - UN NUOVO TEMPORARY SPACE A MILANO, IN VIA PASQUALE SOTTOCORNO 7  
 
A Milano apre Spazio 7, il nuovo Temporary Space che, in sintonia con le più marcate esigenze del mercato espositivo, è in grado di offrire una nuova dimensione di spazio e di tempo. Il tempo e lo spazio sono elementi primari e versatili per tutti coloro che desiderano un luogo per sperimentarsi e mettersi alla prova in una realtà in continuo cambiamento come la metropoli milanese. A rendere possibile tale impresa, i tre ideatori - Roberta Bottarelli, Giuseppe Giunta e Patricia Pisani - che mettendo a disposizione uno spazio completamente bianco (gli allestimenti permanenti sono di Zerodisegno, con opere di Carlo Poggio, Mimmo Rotella e Gaetano Pesce) permettono alla creatività di ogni progetto di esprimersi e realizzarsi in completa autonomia e originalità. Ad inaugurare la nuova location, “Controcorrente” di Nicola Artico, che per la prima volta presenta le sue tele dipinte con colori termosensibili, la collezione completa di “Tele Mutanti” , con A. Lo Cicero, C. Pariset, D. Santanchè, E. Deaglio, E. Iacchetti, F. Bruno, G. Lerner, J. Blanchaert, L. Agosti, M. Capuzzo Dolcetta, O. Toscani, P. Daverio, P. Tuccitto, P. Chiambretti, V. Feltri e V. Sgarbi come interpreti. Durante l´inaugurazione e nei giorni successivi, su prenotazione, sarà inoltre possibile vivere un’esperienza interattiva e multi-sensoriale, attraverso la sua installazione “Silent Bath”, una black room dove i visitatori attraverso uno schermo a soffitto, profumi, suoni selezionati e strumenti indiani posizionati sul corpo, riusciranno a percepire le vibrazioni del Suono Primordiale. Con “Silent Bath” per la prima volta musica, video e sound coach si fondono in un unico progetto. Tra gli ospiti confermati, Lucilla Agosti, soggetto di una “Tela Mutante” di Nicola Artico, e Pia Tuccitto, la nuova voce del rock melodico italiano, un talento unico nel suo genere, autrice del singolo “E...” di Vasco Rossi  
   
   
TREVISO: PAOLO DEL GIUDICE "PERCORSI DIPINTI" - PERSONALE DIFFUSA IN 9 SEDI PER RISCOPRIRE LA CITTÀ  
 
La mostra personale diffusa di Paolo Del Giudice aprirà il 1 ottobre a Treviso: l´esposizione si intitola "Percorsi Dipinti" e invita a visitare la città attraverso le opere pittoriche dell´artista veneto per scoprire o riscoprire i luoghi del centro storico del capoluogo della Marca. Un centinaio le opere esposte in nove sedi espositive, tra musei, chiese e palazzi cittadini. In ogni sede storica, dove possibile, saranno esposte tele che raffigurano gli spazi espositivi stessi (chiese e palazzi). L´idea è quella di invitare i visitatori a riscoprire i luoghi della città reale "entrandovi" attraverso la "città dipinta". Spero che il carattere itinerante e l´invito alla "riscoperta" di una meta turistica non convenzionale possano valere una segnalazione, rivolta tanto agli amanti dell´arte che a quelli dei viaggi nel Bel Paese. Info: http://www.Percorsidipinti.it  Una Treviso da scoprire lungo i “Percorsi dipinti” di Del Giudice con un centinaio di tele e una decina di spazi espositivi l´artista veneto racconta una città nella città dal 1° ottobre al 20 novembre 201: Info: www.Percorsidipinti.it   
   
   
TREVISO (SPAZI BOMBEN, VIA CORNAROTTA 7): PRESENTAZIONE DI L’ALTRA MAPPA. ESPLORATRICI, VIAGGIATRICI, GEOGRAFE DI LUISA ROSSI  
 
Martedì 4 ottobre 2011 alle ore 18 negli spazi Bomben di Treviso sarà presentato il libro L’altra mappa. Esploratrici, viaggiatrici, geografe (Diabasis nel 2011), frutto di una lunga e approfondita ricerca della geografa spezzina Luisa Rossi, docente nell’Università di Parma. La storia della geografia risulta essere fino ad oggi una “storia senza donne”. Ma dagli interstizi di una storia della geografia, della cartografia e del territorio scritte al maschile, emerge, con Luisa Rossi, un quadro diverso, un’altra mappa del mondo. “Altra” perché i risultati delle ricerche mettono in luce una partecipazione femminile assai più ampia di quella conosciuta. Partendo da qui, dalla pratica del viaggio al femminile, il libro L’altra mappa scopre modalità conoscitive proprie delle donne, sguardi differenti in grado di cogliere aspetti inediti della complessità territoriale, e li restituisce attraverso un’avvincente ricostruzione di casi biografici di alcune viaggiatrici-esploratrici, tra cui segnaliamo Sibylla Merian, Mary Montagu, Ida Pfeiffer ed Ellen Semple, partecipi della scoperta e della rappresentazione del mondo sia in spazi esotici che vicini. Il lavoro della docente parmense sarà commentato da Massimo Rossi, geografo della Fondazione Benetton, alla presenza dell’autrice. Si anticipa che martedì 11 ottobre, sempre alle ore 18, la Fondazione presenterà un altro volume su temi geo-cartografici: Il paesaggio dei tecnici. Attualità della cartografia storica per il governo delle acque (Marsilio Editori, 2010). Il libro, curato dalla ricercatrice dell’Università di Bologna Lucia Masotti, presenta gli atti dell’omonimo convegno internazionale svoltosi nel 2008 tra Bologna e Cremona. Con l’ingegnere trevigiano Andrea Mori, ne parleranno Luigi Fortunato, direttore dell’aipo (Agenzia Interregionale per il fiume Po), Massimo Rossi, Marco Tamaro, direttore della Fondazione Benetton, e la curatrice. Per informazioni: Fondazione Benetton, tel. 0422.5121, fbsr@fbsr.Itwww.Fbsr.it   
   
   
BERGAMO: LA MOSTRA ELEMENTS ALLA IX EDIZIONE DI BERGAMOSCIENZA (1 - 16 OTTOBRE 2011)  
 
Dopo il successo della passata edizione con oltre 100.000 presenze, la scienza torna protagonista a Bergamo. Dal 1 al 16 ottobre si svolgerà la Ix edizione di Bergamoscienza, rassegna di divulgazione scientifica con numerosissimi eventi aperti gratuitamente al pubblico tra conferenze, tavole rotonde, incontri con i Premi Nobel, con scienziati di fama e giovani ricercatori, mostre e laboratori interattivi, open day, spettacoli teatrali, proiezioni di film e documentari. L’anteprima della mostra è in programma sabato 15 ottobre al Teatro Donizetti a seguito della conferenza “La Tavola Periodica: la vita curiosa degli elementi” con il giornalista Giovanni Caprara e proseguirà fino a domenica 20 novembre. Il programma di Bergamoscienza prevede inoltre 25 mostre e 85 laboratori che permetteranno al pubblico di esplorare in modo interattivo il mondo della scienza. Dall’osservazione del Sole alla ricerca della radioattività ambientale; dalla costruzione e programmazione di robot a vere e proprie simulazioni di volo; dagli esperimenti di chimica alla scoperta di bit e pixel; dalla scoperta dell’energia alle meraviglie della cellula. Molti anche i nomi illustri del panorama scientifico e culturale italiano e internazionale, che affronteranno le tematiche più attuali nell’ambito della ricerca scientifica, tra cui i due premi Nobel Barry James Marshall (Premio Nobel per la Medicina, 2005) e R. Timothy Hunt (Premio Nobel per la Medicina, 2001). Tutte le iniziative sono gratuite e aperte al pubblico fino ad esaurimento posti. Il programma completo della manifestazione è disponibile sul sito www.Bergamoscienza.it  
   
   
LEGNANO (PALAZZO LEONE DA PEREGO): MOSTRA ZORAN MUSIC DAL 5 NOVEMBRE 2011 AL 5 FEBBRAIO 2012  
 
Settanta opere – 50 olii, disegni, tecniche miste e incisioni – ripercorrono la carriera di uno dei maestri del Novecento, i cui lavori hanno caratterizzato il panorama creativo italiano e internazionale. In contemporanea, le sale del palazzo legnanese accoglieranno la personale di Daniele Galliano, uno dei protagonisti della pittura figurativa italiana. Dopo il successo della mostra Rodin. Le origini del genio, con 40.000 visitatori, Legnano propone un’esposizione di rilievo storico e critico, dedicata a Zoran Music (Gorizia, 1909 – Venezia 2005), una delle personalità più riconosciute dell’arte italiana del Novecento. Curata da Flavio Arensi, direttore artistico di Sale – Spazi Arte Legnano, l’iniziativa, dal titolo Se questo è un uomo, presenterà settanta opere – 50 olii, disegni, tecniche miste e incisioni – in grado di ripercorrere, attraverso i suoi cicli più importanti, la carriera dell’artista che meglio ha saputo unire tematiche e visioni dei grandi maestri europei che hanno indagato l´umanità. Music è stato celebrato dalle più importanti istituzioni italiane e straniere, come testimonia l’ampia retrospettiva del Grand Palais di Parigi nel 1995, oltre a quelle di Villa Medici a Roma e di Palazzo Reale a Milano nel 1992, del Musée d’Art Moderne della capitale francese (la prima antologica di un artista ancora vivente) e alle varie partecipazioni alla Biennale di Venezia. L’esposizione legnanese ruoterà attorno al fulcro costituito dal ciclo “Noi non siamo gli ultimi”, iniziato negli anni Settanta, dedicato al dramma della deportazione e dell´internamento nel campo di Dachau della Germania nazista, unanimemente considerato dalla critica internazionale il più interessante e intenso nucleo pittorico del maestro. L´intento è quello di valutare la figura umana all´interno dell´opera dell’artista goriziano, in una sorta di viaggio che rimandi ai singoli nuclei pittorici, unendo tutti i periodi storici, dagli esordi coi primi autoritratti, ai paesaggi dalmati, ai motivi dei cavallini, fino alle ultime enigmatiche figure molto scarne e alle vedute rarefatte di Venezia. All´interno del mondo di Music si sente costantemente una forte attrazione per la vita, in ogni sua particolare declinazione e forma. I grandi pini si trasformano così nelle mani aguzze dei morti, che tornano in forma di nodo di corda usato per le imbarcazioni veneziane, e i grandi territori dalmati sono una amplificazione dei confini delle Cadastre de cadavres, mentre gli autoritratti e i ritratti dell’amata moglie Ida, o le figure uncinate, sono la trasfigurazione del mistero della vita, tutto con un ritmo pittorico unico fra gli artisti del secolo scorso. Per il Sindaco di Legnano Lorenzo Vitali «Le nuove iniziative espositive rappresentano, dopo il grande successo di Rodin, la continuazione di un impegno ormai decennale dell’amministrazione legnanese nel campo dell’arte. In un periodo economicamente difficile, la città tiene fede a un progetto culturale forte che in questi anni ha portato sul territorio artisti di importanza internazionale, con grandi riscontri sia di pubblico che di critica. La cultura si conferma dunque un bisogno fondamentale per tutti, tanto più in periodi duri, poiché porta alle persone ricchezza interiore e identitaria, insieme ad una speranza per il futuro». L’esposizione, che aprirà l´anno di iniziative legate alla Slovenia e a Maribor capitale della cultura europea 2012, si avvale di un comitato scientifico composto da Flavio Arensi, Adriano Baccilieri, direttore Accademia di Belle Arti di Bologna, Flaminio Gualdoni, preside del Dipartimento di comunicazione e didattica dell´arte all’Accademia di Belle Arti di Brera, Lorenzo Respi, assistente alla curatela della Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano, Davide W. Pairone, ricercatore all’Università per Stranieri di Perugia. L’iniziativa s’inserisce in linea di continuità con l’attività di Sale – Spazi d’Arte Legnano, nel solco tracciato dalle monografiche dedicate a Francisco Goya, Käthe Kollwitz, Varlin, Leonardo Cremonini che di Music sono stati colleghi e compagni di viaggio o semplicemente dei maestri da cui trarre ispirazione. Catalogo Umberto Allemandi & C. In contemporanea, dal 5 novembre 2011 al 5 febbraio 2012, Palazzo Leone da Perego di Legnano ospiterà la personale di Daniele Galliano, uno dei principali protagonisti della pittura figurativa del nostro paese a partire dagli anni Novanta, che ha iniziato portando all’estremo l’idea di corpo per poi indagare il paesaggio e gli spazi aperti con una ricerca tutta interna al linguaggio della pittura, ben aldilà dell’immagine stessa. La mostra, curata da Luca Beatrice, presenterà un corpus di venti dipinti dell’artista torinese (Pinerolo, 1961). La sua pittura implica un tempo che si concentra sulla dimensione del momento attuale, privo di passato e di futuro. I suoi quadri più attuali hanno inquadrature non frontali, spesso pochi colori e propongono una prospettiva priva di profondità per marcare la loro dimensione assoluta in un presente in continuo movimento. Il linguaggio espressivo dell’artista, fin dagli esordi, si caratterizza per quel lasciare in voluta evidenza il fatto che ogni dipinto è tratto da una foto, oppure nasce da un’immagine vista, catturata e rielaborata attraverso una forte componente emotiva. In catalogo testi di Luca Beatrice, Flavio Arensi, Silvia Bottani. Maurizio Cozzi, assessore alla cultura della città di Legnano, sottolinea «la grande attenzione che la città dedica ai maestri della nostra contemporaneità. Music, d´altronde, ha caratterizzato il dialogo fra la cultura mediterranea e quella nordeuropea, traducendo in pittura il dramma che ha segnato il nostro continente, ma senza trasformalo in una presa di posizione faziosa, invece richiamando tutti gli uomini ai propri doveri di esseri civili. Anche Galliano dimostra un´attenzione particolare per l´uomo, in tutte le sue dimensioni, da quella intima e sessuale, fino ai grandi raduni di massa, ed è un piacere per la città cercare un confronto fra due personalità tanto potenti nell´uso del linguaggio pittorico». Catalogo Umberto Allemandi & C. Anton Zoran Music. Note biografiche Anton Zoran Music nasce nel 1909 a Gorizia, all’epoca città sotto il dominio austro-ungarico. Nel 1922 segue la famiglia in Austria, dove realizza i primi disegni. Tra il 1930 e il 1935 frequenta l’Accademia di Belle Arti a Zagabria, allievo del pittore croato Babic, formatosi presso Von Stuck a Monaco. Sempre nel 1935, conclusi gli studi, soggiorna a Madrid e a Toledo. L’anno seguente risiede in Dalmazia. Partecipa a due mostre collettive a Zagabria e Lubiana (1941-1942). In seguito all’occupazione italiana di territori dalmati e sloveni, rientra a Gorizia. Nel 1943 espone a Trieste (Galleria De Crescenzo) e alla Piccola Galleria di Venezia. Nel 1944 le Ss lo deportano a Dachau, dove disegna in una febbrile e segreta attività le vittime dell’Olocausto. Dall’aprile del 1945 è libero. Torna a Venezia, dove dipinge i primi Cavallini, che diverrano un soggetto tipico, assieme alle serie delle Zattere e di San Marco. Nel 1948 espone a Venezia (Biennale) e a Roma (Galleria l’Obelisco). Kokoschka visita più volte il suo studio, molto frequentato anche da Campigli. Vende diversi dipinti alla contessa Pecci-blunt e alla principessa Caetani (sue collezioniste). Soggiorna spesso in Svizzera, specie a Zurigo e vi esegue le prime litografie (1948), incide per la prima volta a puntasecca nel 1949 a Venezia (le più antiche acqueforti risalgono invece al 1955). Vince, assieme a Corpora, il Premio Parigi per la pittura (1951), esponendo quindi alla Galérie de France a Parigi (1952), con la quale stipula un contratto che gli consente di stabilirsi nella città francese (1953). In questo periodo si afferma professionalmente. Ha uno studio a Montparnasse, un altro presso l’Accademia di Venezia; si fa conoscere a New York (1953-1954), Londra e partecipa alla Quadriennale romana con una sala personale (1955). Ottiene il Premio della Grafica alla Biennale Internazionale di Venezia (1956), alla Biennale di Lubiana (1957) e il Premio Unesco alla Biennale veneziana (1960). Nel frattempo incrementa l’attività d’incisore e, più tardi, di litografo. Nel 1962 viene pubblicato il catalogo completo dei suoi disegni dal 1947 al 1961, anno peraltro cui risale l’avvio di una produttiva collaborazione con il gallerista Ugo Meneghini. Vanno citate le ampie retrospettive svoltesi a Parigi (1972), Darmstadt (1977), Venezia (1980), e l’antologica del Grand Palais di Parigi (1995) e le mostre “Music opere” 1946-1985, Venezia, Ala Napoleonica e Museo Correr (1985) e “Zoran Music” all’Accademia di Francia in Roma (1992). Muore nel 2005 a Venezia. Daniele Galliano. Note biografiche Daniele Galliano nasce a Pinerolo (To) nel 1961. Completamente autodidatta, da ragazzo dipinge ritratti di turisti in Liguria e studia i grandi maestri e la storia della pittura. Incoraggiato da alcuni suoi giovani colleghi, presenta i suoi lavori all’Unione Culturale di Torino nel 1991, ottenendo immediato successo e iniziando a collaborare con alcune prestigiose gallerie italiane, tra cui In Arco, Torino, Studio Cannaviello, Milano, Studio Raffaelli, Trento, Marco Noire, Torino. Nel 1996 tiene la sua prima personale da Annina Nosei a New York, esponendo diverse volte all’estero – Galerie Voss, Düsseldorf, Galeria Districto Cu4tro, Madrid, Livingstone Gallery, De Haag, Esso Gallery, New York, Södertälje konsthall, Svezia. Nel 2009 ha rappresentato l´Italia alla Biennale di Venezia. Vive e lavora a Torino. Legnano, luglio 2011 Zoran Music. Se questo è un uomo Legnano, Palazzo Leone da Perego (via Gilardelli, 10) 5 novembre 2011 – 5 febbraio 2012 Daniele Galliano. Legnano, Palazzo Leone da Perego (via Gilardelli, 10) 5 novembre 2011 – 5 febbraio 2012  
   
   
MILANO (FONDAZIONE STELLINE): LEONARD FREED. IO AMO L´ITALIA - 20 OTTOBRE/8 GENNAIO 2012 2011 - 8 GENNAIO 2012  
 
L’esposizione presenterà cento immagini scattate in diverse località della Penisola, dalla metà del Novecento agli inizi del nuovo secolo, che testimoniano la lunga storia d’amore del fotografo americano con il nostro Paese. Dal 20 ottobre 2011 al 8 gennaio 2012, la Fondazione Stelline di Milano ospiterà la mostra di Leonard Freed (New York, 1929 – 2006) dal titolo Io amo l’Italia. L’esposizione, curata da Enrica Viganò, con il patrocinio della Regione Lombardia e del Comune di Milano e con il sostegno dall’Ambasciata Americana in Italia, presenterà cento immagini, tra modern e vintage print, che ricostruiscono una sorta di diario degli oltre quarantacinque soggiorni compiuti dal fotografo in Italia, terra con la quale intrattenne un rapporto che lui stesso definì “una storia d’amore”. La selezione di scatti di Leonard Freed – dal 1972 membro della Magnum, la celebre agenzia fotografica - spazierà dagli esordi fino alla maturità, abbracciando le numerose tappe della sua prestigiosa carriera. Il percorso espositivo milanese, attraverso immagini analogiche rigorosamente in bianco e nero, consentirà di cogliere il lato più dolce e commovente di Freed, capace di ritrarre la nostra società senza usare stereotipi, con scenari che descrivono uno spaccato umano nel quale sono evidenti le influenze maturate grazie agli incontri che il fotoreportage ha reso possibili. Quando fra il 1952 e il 1958, mosso dall’interesse per l’arte, compie i suoi primi viaggi in Europa, Freed scopre la passione per la fotografia - che inizialmente costituisce solo un espediente per procurarsi da vivere - e viene conquistato dall’Italia, un Paese con il quale l’artista entra in contatto dapprima nella Little Italy di New York e che diventa presto un luogo di ricerca interiore e, contemporaneamente, un campo di osservazione in cui “il passato è sempre presente non solo nei luoghi ma nella vita quotidiana delle gente”. Molto più che per l’arte, l’architettura o il paesaggio, l’amore di Freed è per gli italiani. È affascinato dalla vita della gente comune, dal calore e dalla spontaneità di una componente umana - sia essa rappresentata da lavoratori siciliani, soldati seduti su un ponte a Firenze o aristocratici veneziani e romani - che nelle sue fotografie non manca mai. Sebbene il punto di vista non sia mai politico, ma riveli l’acutezza nel cogliere diverse condizioni socio-economiche, i soggetti delle sue opere sono spesso ritratti in prossimità di elementi, in perfetto equilibrio fra loro, che sostengono il movimento e ne svelano la storia - come negli scatti di nobili in posa accanto alle immagini dei loro antenati. La ricerca di Leonard Freed, sensibile all’antropologia culturale e all’indagine etnografica, scaturisce dalla necessità di ritrovare il senso delle proprie origini attraverso lo studio di comunità tradizionali, pur percependo una profonda distanza con la cultura ebraica della sua famiglia. Come sostenne lo stesso artista: “Sono come uno studente curioso, che vuole imparare. Per poter fotografare devi prima avere un’opinione, devi prendere una decisione. Poi quando stai fotografando, sei immerso nell’esperienza, diventi parte di ciò che stai fotografando. Devi immedesimarti nella psicologia di chi stai per fotografare, pensare ciò che lui pensa, essere sempre molto amichevole e neutrale.” E ancora: “Voglio una fotografia che si possa estrapolare dal contesto e appendere in parete per essere letta come un poema.” Accompagnerà la mostra un catalogo Admira Edizioni. Note biografiche Leonard Freed nasce a Brooklyn (New York) nel 1929 da una famiglia operai di origine ebree, proveniente da Minsk, Russia. Nel 1952 viaggia per la prima volta in Europa (Inghilterra, Scozia, Spagna, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi), dove la sua passione per l’arte – adora la pittura – lo porta a scoprire la fotografia. Inizia a lavorare come fotoreporter per numerose testate internazionali, pur mantenendo la sua sensibilità artistica. Dopo essere tornato a New York nel 1954, decide di lasciare la famiglia e trasferirsi a Little Italy. Qui ha l’occasione di vivere da vicino i costumi e la quotidianità della comunità di immigrati italiana. L’attenzione per l’affetto e il calore della gente spingono la sua ricerca verso soggetti sociali. Nonostante il carattere quasi antropologico degli scatti, Freed non dimostra nessun interesse per i risvolti politici del suo lavoro. Al contrario, le fotografie diventano il mezzo attraverso cui esplorare la propria storia e le origini culturali della sua famiglia. Durante questo primo periodo newyorkese la vita degli ebrei hassidici (in particolare i loro riti civili) è uno dei temi più sentiti dall’autore. Nel 1958 è di nuovo in Europa, ad Amsterdam, dove sposa Brigitte Glück, – una ragazza tedesca conosciuta a Roma da cui l’anno successivo avrà una figlia, Elke Susannah – che collabora alla realizzazione del suo primo libro importante, Joden van Amsterdam, sulla vita di una delle comunità ebree più antiche del continente residente in città. Durante gli anni ’60 compie il suo primo viaggio in Israele e di ritorno a New York comincia a fotografare il quartiere nero di Brooklyn, la situazione degli afroamericani e il movimento dei diritti civili. Sempre negli anni ’60 pubblica un libro sugli ebrei della Germania del dopoguerra Deutsche Juden heute, realizza il layout del libro Black in White America, stampato in Olanda e pubblicato in quattro edizioni (inglese, olandese, tedesca e italiana) e presenta le sue opere alla mostra collettiva The Concerned Photographer con Werner Bischof, Robert Capa, André Kertész, David Seymour e Dan Weiner. Nel trentennio successivo, Freed compie numerosi viaggi ed espone in diverse mostre presso importanti spazi pubblici e privati in tutta Europa. Nel 1980 termina il libro Police Work, frutto del tempo passato con la polizia newyorkese dal 1972 al 1979, mentre nel 1991 viene pubblicato in quattro edizioni Leonard Freed: Photographs 1954-1990. I numerosi soggiorni in Europa segnano per il fotografo americano l’inizio di “una lunga storia d’amore”, come ammette più volte nel corso della carriera, con l’Italia. Milano, Roma, Napoli, Firenze e Siena lo incantano: la spontaneità delle persone e il desiderio di sfuggire alla miseria lasciata dalla Seconda Guerra Mondiale vengono immortalati con una sensibilità rara. Dall’incontro con il nostro Paese seguono altri quarantacinque viaggi, molti dei quali in Sicilia e nella capitale, che diventano il pretesto per analizzare la penisola in tutti i suoi aspetti: una stratigrafia dettagliata che racconta mezzo secolo di cambiamenti attraverso i volti di contadini siciliani, di nobili romani o di gente comune che ha reso l’Italia una terra unica al mondo. Leonard Freed si spegne nel 2006 a New York, lasciando incompiuto un grande progetto fotografico dedicato alla città di Roma. Mostre e libri postumi sono numerosi: nel 2006 viene pubblicato il libro Venezia/ Venice, fotografie di L. Freed e C. Corrivetti, Ed. Postcart, Italia; tra il 2007 e il 2011 la mostra Worldview si sposta in diverse sedi in Europa, così come il Getty Museum di Los Angeles e la Silverstein Gallery di New York ospitano sue retrospettive. Leonard Freed Io Amo L’italia Milano, Fondazione Stelline (corso Magenta, 61) 20 ottobre 2011 - 8 gennaio 2012 Inaugurazione Ad Invito 19 Ottobre 2011 h.18.30 Orari: martedì – domenica 10 – 20 (chiuso lunedì) Ingresso intero 6 euro, ridotto 4.50, scuole 3 Website: www.Stelline.it  Infoline: +39.0245462.411 Catalogo: Admira Edizioni  
   
   
VENEZIA PALAZZO DUCALE: I RAPPORTI MILLENARI TRA VENEZIA E L’EGITTO RACCONTATI PER LA PRIMA VOLTA ATTRAVERSO OLTRE 300 OPERE - UNA MOSTRA IN CUI S’INTRECCIANO STORIA, AVVENTURA, SCIENZA, COMMERCI, VICENDE UMANE E GRANDE ARTE  
 
Come Cleopatra sedusse prima Cesare e poi, fatalmente, Marco Antonio, così il fascino dell’Egitto seppe conquistare prima Roma e poi, nel tempo, l’intero Occidente. La mostra che si tiene a Venezia, dal 1 ottobre 2011 al 22 gennaio 2012, nella spettacolare Sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale - cuore e simbolo della Serenissima - illustra i rapporti tra “Venezia e l’Egitto” nel corso di quasi due millenni: dai ritrovamenti archeologici che documentano relazioni in età classica, fino all’apertura del canale di Suez, un’iniziativa proposta dal governo marciano già nel primo ‘500 e realizzata solo nel 1869 su progetto dell’ingegnere trentino Negrelli all’epoca capo delle ferrovie del Lombardo-veneto. Nel mezzo stanno figure ed eventi spesso eccezionali, lungo un filo rosso storico finora mai dipanato nel suo insieme. Dalla traslazione del corpo di San Marco da Alessandria nell’828, alle avventure ottocentesche di esploratori come Giambattista Belzoni, uno dei padri dell’archeologia italiana, e Giovanni Miani; dalle peripezie di mercanti e diplomatici all’inseguimento di merci, tesori e terre, alle curiosità di umanisti e scienziati alle prese con i misteri dei geroglifici, delle piramidi e dell’antica scienza dei faraoni. Il tutto accompagnato da reperti preziosi (statue, manufatti d’uso comune, monete, iscrizioni, mappe, strumenti di navigazione ,un modello di galea, mummie, ecc.) testi inediti e da opere d’arte che mostrano come i grandi maestri veneziani – da Giorgione a Tiziano, da Tintoretto a Tiepolo, da Amigoni a Strozzi, da Piranesi a Caffi – immaginarono l’Egitto. Quello che emerge dalle 9 sezioni in cui è articolata la mostra è un quadro vivido di contiguità, di famigliarità, di rapporti tra mondi diversi: paesi “lontani” per lingue, tradizioni, costumi e religioni che pure furono capaci di dar vita, grazie a relazioni protrattisi per secoli, a quella che può essere definita una “civiltà mediterranea”. Relazioni fortissime, se è vero che Venezia è l’unica città europea che sin dall’anno Mille ha un nome arabo distinto da quello originale: “al-bunduqiyya”. Una vicenda culturale dunque complessa e articolata raccontata in una mostra che saprà sorprendere, per i risultati delle ricerche condotte e per l’eccezionalità di molte delle oltre 300 opere riunite in questa occasione. Il progetto scientifico, curato da Enrico Maria Dal Pozzolo dell’Università di Verona, e da Rosella Dorigo e Maria Pia Pedani dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, con progetto allestitivo di Michelangelo Lupo, ha visto infatti coinvolti quasi 70 specialisti tra comitato scientifico, schedatori ed esperti impegnati nell’analisi dei materiali e nelle indagini relative. Un evento promosso dal Comune di Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia e Autorità Portuale di Venezia, con un ampio e prestigioso comitato promotore del quale fanno parte il Patriarcato di Venezia, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, la Regione del Veneto e la Provincia di Venezia, l’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’Iuav, l’Università degli Studi di Padova e l’Università degli Studi di Verona, con l’organizzazione dalla Fondazione Musei Civici di Venezia e di Villaggio Globale International e un ricco catalogo Skira. In mostra dunque si potranno ammirare importanti reperti archeologici di provenienza egiziana rinvenuti nel territorio veneto (il tesoretto tolemico di Montebelluna, la testa di sfinge del Museo archeologico di Verona, la Statuetta di Iside conservata ad Aquileia, come pure la testa di sacerdote isiaco dal Museo Civico di Trieste o la piccola statuetta bronzea di Anubi, del I-ii secolo d.C., rinvenuta a Costabissara vicino a Vicenza), importanti testimonianze egizie provenienti dal Tesoro di San Marco (come l’Urna di Artaserse I o l’Ampolla degli Arieti realizzata al Cairo alla fine del X secolo) e si potrà ripercorrere l’immagine di San Marco le sue storie grazie a pezzi memorabili, quali il reliquiario di San Marco giunto appositamente dai Musei Vaticani, i dipinti di Lorenzo Veneziano e Jacobello dal Fiore o la straordinaria Pala Feriale di Paolo Veneziano, prestata eccezionalmente, e mai prima d’ora, dal Museo Marciano: forse il più importante dipinto dell’intero ‘300 veneziano. Così come viene indagato l’affermarsi del iconografia del Leone marciano, nello stesso periodo in cui il sovrano del Cairo Baybars veniva soprannominato il “leone d’Egitto” e innalzava come insegna araldica proprio un leone. Ecco dunque bolle dogali, monete, il Capitolare del cottimo di Alessandria, il Dinar d’oro di Baybar, con raffigurato il “suo” felino. La mostra ci conduce poi lungo la rotta del Levante, tra consoli ambasciatori, mercanti e pellegrini. L’affresco che ne emerge è affascinante: carte di navigazione, mappe, vedute del Cairo o di Alessandria come quella, eccezionale, di Georg Braun e Frans Hogenberg; astrolabi e globi celesti anche di provenienza egiziana per definire le conoscenze geografiche, la visione del mondo, le strumentazioni dell’epoca (bellissimo quello del 1225 prestato dal Museo di Capodimonte); monete veneziane e alessandrine, che consentivano gli scambi, e le conseguenti contraffazioni, un modello di galea di 4 metri, diari e lettere (anche quella in arabo del 10 gennaio 1473 inviata dal sultano mammalucco al doge Niccolò Tron), resoconti di mercanti, relazioni di consoli e ambasciatori incaricati di negoziare il miglior trattamento e la protezione per tutti i sudditi veneti. E poi, tessuti copti originali – di cui dà testimonianza iconografica in mostra anche il Marziale nel dipinto con la Cena in Emmaus – frammenti di antichissime ceramiche mammeluche, un tappeto cairota lungo quasi 10 metri prestato dalla Scuola Grande di San Rocco: un pezzo unico al mondo. Davvero spettacolare la sezione dell’Egitto immaginato, raffigurato, eternato dagli artisti veneti che affrontavano temi “egizi” nel dipingere le storie dell’Antico e del Nuovo Testamento o episodi tratti da fonti classiche. Scorrono i grandi Maestri come Giorgione, Tiziano, Bonifacio Veronese, Tintoretto, Paolo Fiammingo, Strozzi, Fontebasso, Pittoni, Amigoni, Piazzetta, Giandomenico Tiepolo - con la serie completa di 27 incisioni sulle Idee pittoresche sopra la Fuga in Egitto - fino ad arrivare ai pittori ottocenteschi come Molmenti e soprattutto Pietro Paoletti, di cui viene esposta in mostra la grandiosa e appositamente restaurata (come molti altri pezzi) Morte dei primogeniti d’Egitto, della Pinacoteca di Brera, lunga quasi 3 metri e caratterizzata da un tale grado di resa filologica dei dettagli archeologici da legittimare l’ipotesi di un suo contatto con l’ambiente di Champollion, il decifratore dei geroglifici. Ricordiamo anche l’enorme tela di Antonio Zanchi proveniente da Santa Maria del Gigliocon Abramo che insegna astrologia agli Egiziani, l’opera di Tintoretto giunta per l’occasione del Museo del Prado - Giuseppe e la moglie di Putifarre – così come da Madrid arriva con analogo protagonista una suntuosa tela di Amigoni Ancora: il Mosè alla prova del Fuoco di Giorgione dagli Uffizi; di magniloquente impatto il Ritrovamento di Mosè di Bonifacio Veronese dalla Pinacoteca di Brera ma anche i due strepitosi Pittoni (pure freschi di restauro) raffigurant Il passaggio al Mar Rosso e il Ritrovamento di Mosè; oppure una gemma inedita come il Fontebasso, di collezione privata, che raffigura Mosè che calpesta la corona del Faraone. Momenti espostivi successivi riguardano gli “intrecci culturali” con il Terzo Libro del Serlio che riporta il disegno della piramide di Cheope misurata addirittura dal patriarca di Aquileia Marco Grimani, o i testi di medicina e di botanica egizia di Prospero Alpini di Marostica, che portò notizie intorno a varie piante, tra cui quella del caffè; “ l’editoria” con alcuni assoluti unica qui proposti, come il primo corano stampato in arabo a Venezia nel 1537-38; l’attenzione e la curiosità verso “i geroglifici” (pensiamo al Polifilo, all’Orapollo, al libro di Pierio Valeriano: tutti esposti); il “collezionismo” con le fascinose gemme gnostiche, con iscritte formule magiche, e alcuni bellissimi materiali egizi collezionati dai nobili veneziani (i Grimani, i Nani di San Trovaso, ecc), da pochissimo rintracciati e come tali qui presentati per la prima volta. Quindi, le grandi avventure della ricerca storico–scientifica ottocentesca: con Giovanni Miani, geologo e naturalista che condusse una campagna di studio sul percorso fluviale del Nilo, e con quella sorta di “Indiana Jones” che fu Giovanni Battista Belzoni. Di Belzoni - personaggio straordinario, uno dei protagonisti dell’egittologia di cui si ricorda l’impresa del trasporto della gigantesca statua di Ramesse Ii fino al Nilo, la scoperta del tempio di Abu Simbel, della città di Berenice, della tomba di Seti I nella Valle dei Re e dell’ingresso della piramide di Chefren – troviamo in mostra oltre al ritratto, al passaporto e alle lettere autografe anche la serie completa delle incisioni acquarellate delle sue imprese. Tra le tante curiosità esposte collegabili a questi due personaggi, emblematici di un nuovo, ulteriore interesse per l’Egitto: dalla straordinaria mummia egiziana di Nehmeket (1069-525 a. C.) conservata a San Lazzero degli Armeni, interamente ricoperta da una reticella realizzata con perline in pasta vitrea di vario colore, restaurate per l’occasione, alla maschera funeraria d’oro della Xxvi- Xxx dinastia proveniente da Trento; dalla collana di conchiglie del Nilo lunga 86 cm alla Mummia di coccodrillo – incarnazione del Dio Sobek , signore delle acque - recuperata dal Miani in una grotta nei pressi di Asiut e oggi conservata nel Museo di Storia Naturale di Venezia, nella sala a lui dedicata. Il lungo appassionante percorso si chiude con il vedutista bellunese Ippolito Caffi - 11 bellissimi dipinti e 4 disegni raffiguranti l’Egitto, di eccezionale rilevanza per la poetica raggiunta e per il grado di oggettivazione documentaria e naturalistica – e con il Canale di Suez. Lo spettacolare dipinto di Alberto Rieger del 1864 preannuncia la definitiva apertura del Mediterraneo all’Oriente (l’inaugurazione del Canale è del 17 novembre 1869), grazie al progetto del trentino Luigi Negrelli e del veneziano Pietro Paleocapa, già autore dei principi interventi alle bocche portuali di Venezia. Il “canale del Faraone”, che il Senato veneziano aveva già progettato e perorato agli inizi del Cinquecento, diventava finalmente realtà. Questa mostra racconta di storia, cultura, arte, ma anche di sogni  
   
   
CASTELLO DI BELGIOIOSO: NEXT VINTAGE - MODA E ACCESSORI D’EPOCA - AUTUNNO 2011 - 14 – 17 OTTOBRE 2011  
 
Dal 14 al 17 ottobre 2011 al Castello di Belgioioso si terrà Next Vintage, la più importante e fornita vetrina di Vintage d’Europa. Alla manifestazione partecipano circa 55 espositori provenienti da diverse regioni italiane, con le loro migliori proposte moda e accessori in un percorso che alterna epoche per una scelta ampia ed esclusiva. Il Vintage è da sempre pratica comune nel panorama della moda, tanto da diventare oggi incredibilmente di tendenza: la riscoperta di capi un po’ retrò ha conquistato diverse attrici, da Sienna Miller, Jennifer Lopez, Renèe Reese Witherspoon, Penelope Cruz, Kirsten Dunst, Dita Von Teese a Julia Roberts, icone di stile che sfoggiano capi d’annata con disinvoltura e combattono la crisi a colpi di stile. Nella moda si parla anche di una nuova educazione sentimentale; in particolare quella legata alla grammatica dell’eleganza. Antiche abitudini, eleganza contemporanea, ogni scelta estetica e funzionale rimanda al passato recuperando le origini. Vintage, però, non indica solo la pratica ma anche il look, lo “stile vintage” appunto, che vuole riprodurre una particolare forma indossata da un personaggio icona del passato e da una moda di tanto tempo fa. E’ un omaggio a un ricordo entrato nel mito collettivo per rievocare sensazioni, emozioni, modi di pensare capaci di arricchire il presente. Il vintage è stato addirittura definito l’investimento del futuro, un valido aiuto alla sostenibilità delle nostre società consumistiche. Nell’ultimo anno e mezzo i prezzi hanno raggiunto in media il quadruplo di quanto preventivato. Il fenomeno dilagante negli Usa e in arrivo in Europa segue un principio molto semplice: vestiti usati, borse, scarpe d’autore e d’epoca trattati (e venduti) in aste specializzate come opere d’arte. La moda di ieri è oggi l’investimento sicuro per domani. È la trasformazione del vintage in un capitolo a parte della storia del costume e dell’arte. Quest’anno nuove tendenze, dai tessuti e fantasie maschili, pied de poule, tartan e principe di Galles ai capi femminili contaminati da dettagli e linee maschili, maxi cappotti, completi con pantalone, cravattini e bretelle. Torna di moda vestire a strati, tutto in lana a colori zig-zag che richiamano atmosfere alpine e mete chic anni 60. Ricompare il completo da lavoro giacca e pantaloni, sinonimo di potere negli anni 80 e il trench, soprattutto di sera. Elegante la cintura in vita di morbida nappa da portare a contrasto sul cappottino, di sera, ma anche di giorno. Effetti metallici e bagliori di luce prodotti dai fili di lurex e lamé nelle maglie, negli abiti e nei pantaloni ispirati agli anni ’40, argento, oro e bronzo per i capi della sera. Indispensabili per essere alla moda le lunghe e sottili sciarpe da portare come collane sugli spolverini aperti. Grande ritorno della pelliccia, sia vera sia ecologica, che sarà la vera protagonista dell’inverno, riproposta sia come capo spalla sia come accessorio. Non può mancare, inoltre, nell’armadio il cappello del nonno anni 50, portato in modo vezzoso, o a tesa larga e morbido, stile anni 70, morbide cuffie o cappelli dalla tesa floscia antipioggia. Infine i colori: nero, arancione, verde inglese, ocra, fucsia, bluette, viola, e giallo anche nelle sfumature senape e il blu, nelle sue varianti, e tutti i toni del marrone. All’interno della manifestazione sarà possibile visitare la mostra "Bagagli e dettagli di un viaggio al passato" Bauli, valigie, borse e accessori da viaggio da metà 800 al1980. "Bagagli e dettagli di un viaggio al passato" Bauli, valigie, borse e accessori da viaggio da metà 800 al 1980 a cura di Arteviaggi e Tara Vintage. La mostra metterà in risalto, attraverso bagagli storici e accessori da viaggio, il percorso evolutivo degli oggetti che hanno accompagnato i viaggiatori dal 1800 al 1980 e l’importanza affettiva che questi “accessori” hanno nella vita. Da sempre, infatti, la valigia racconta qualcosa di noi, a volte al suo interno, si scoprono tracce di vita, lettere di viaggi difficili e poveri, lussuosi e disinvolti e il bagaglio diventa così custode silenzioso di ricordi preziosi. Con i nuovi mezzi di trasporto, però, si sono ridotte le distanze e anche il modo di viaggiare è cambiato: questa trasformazione si è avuta anche nei bagagli, sempre più tecnologi ma meno personali. L’accessorio da viaggio aveva un’anima, un’anima che stava nella sua funzione e funzionalità. L’accessorio era fedele accompagnatore verso un sogno e una nuova scoperta. Ogni Bagaglio di fattura curata in ogni dettaglio era creato per servire nel tempo e in ogni luogo. Per ogni mezzo; nave, treno, automobile, mongolfiera... Veniva creato il bagaglio adatto, per dimensione e materiali impiegati. La mostra presenterà numerosi articoli, tra cui bauli, valigie, valigette e oggetti da viaggio, come porta colletti, trousse da bagno o da pedicure e porta profumi. Tutti gli oggetti esposti saranno accompagnati dai dettagli: etichette di hotel italiani e internazionali, timbri e depliant di crociere di navi italiane e straniere. Info: Ente Fiere dei Castelli di Belgioioso e Sartirana - tel. 0382/970525 – 969250 - fax 0382/970139 - info@belgioioso.It  – www.Belgioioso.it    
   
   
GENOVA: “DALLA SPEDIZIONE DEI MILLE AL SALONE NAUTICO: 150 ANNI DI IMPRESE SUL MARE”  
 
Gli organizzatori del Salone Nautico Internazionale, Fiera di Genova e Ucina, rendono omaggio al 150° dell´Unita´ d´Italia con una mostra che sarà allestita all’ingresso del quartiere fieristico nei giorni della manifestazione, da sabato 1 a domenica 9 ottobre. E´ un´idea scaturita spontaneamente nella città che dallo scoglio di Quarto ha dato il via all´epopea dei Mille e che darà l´occasione per proporre sul filo della memoria e dell´emozione alcune suggestioni di 150 anni di grandi imprese per mare. Da Genova presero il largo transatlantici entrati nella leggenda come il mitico Rex, realizzati dalle maestranze dei Cantieri navali di Sestri Ponente. Una tradizione che fonda le sue radici nell´antichità per rispondere a necessità di trasporto, commercio e conquista, passa attraverso la scuola dei grandi maestri d´ascia e arriva al cuore delle cinquantuno edizioni del Salone Nautico, evento diventato un classico nella promozione dell´innovazione e della qualità applicata alle creazioni nautiche italiane, settore di punta dell´export nazionale. La nautica italiana è nata dalla passione di piccoli imprenditori che sulla tradizione hanno costruito vere e proprie realtà industriali. Questi pionieri della nautica, grazie alla genialità, innovazione e qualità artigianale, sono divenuti industriali e con il loro lavoro hanno fatto crescere il settore da segmento di nicchia a grande industria di cui il Paese deve essere orgoglioso. La mostra e´ un omaggio alla storia, al lavoro e alla creatività di chi ha osato sfidare il mare per dare nuove frontiere agli uomini attraverso l’ingegno, lo stile e la bellezza che costituiscono la vera eredita´ della civilta´ mediterranea e che da mezzo secolo sono la cifra del Salone nautico genovese. I materiali sono stati reperiti dalla Fondazione Ansaldo, che possiede uno degli archivi fotografici e video più interessanti sulla storia industriale italiana, dall’Istituto Mazziniano - Museo del Risorgimento di Genova, dall’archivio Paolo Piccione, dall’archivio Onorio Marengo, dal Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti e da importanti cantieri nautici: Apreamare, Fiart Mare, Rio Yacht, Riva e San Lorenzo. La progettazione architettonica e la direzione artistica sono dell’arch. Giorgio Oikonomoy, l’inquadramento storico è stato curato dal prof. Ferdinando Fasce, la regia video e l’elaborazione fotografica sono di Alessandro Zunino. La mostra è stata realizzata con il supporto di Banchero & Costa, Regione Liguria e Camera di Commercio, in collaborazione con Fondazione Carige e con il patrocinio di Comune di Genova, Provincia di Genova e Autorità Portuale. Sponsor tecnico: Antique Mirror. Orari di apertura Il Salone è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 18.30. Il 1° ottobre, primo sabato di apertura, il Salone resterà eccezionalmente aperto fino alle 22.30. A partire dalle 18.30, si potrà acquistare esclusivamente alle casse delle biglietterie, il biglietto serale a 12 Euro e i ragazzi fino a 10 anni (se accompagnati da un adulto) usufruiranno di un ingresso omaggio. L’offerta non è cumulabile con ulteriori riduzioni o promozioni. Durante la normale apertura diurna del Salone –1/9 ottobre, dalle 10 alle 18.30 – sarà invece in vigore l’ingresso a 15 euro; ingresso ridotto a 12 euro, per le comitive composte da almeno 30 persone, i militari, i disabili e per i bambini da 6 a 10 anni: i bimbi fino a 5 anni entrano gratis. Le riduzioni non sono cumulabili con altre iniziative promozionali o di prevendita. I biglietti ridotti sono acquistabili unicamente presso le biglietterie del Salone, situate agli ingressi principali del quartiere fieristico. Il biglietto intero è anche acquistabile on-line sul sito www.Genoaboatshow.com  Info: www.Genoaboatshow.com  tel. 010.53911  
   
   
PADOVA (PALAZZO ZABARELLA): IL SIMBOLISMO IN ITALIA  
 
Federico Bano annuncia "Il Simbolismo in Italia". L´appuntamento, per molti versi imperdibile, è dal 1° ottobre di quest´anno al 12 febbraio del 2012, a Padova, in Palazzo Zabarella. A realizzare questa nuova impresa la Fondazione Bano, qui ancora una volta insieme alla Fondazione Antonveneta, ha chiamato Fernando Mazzocca e Carlo Sisi con Maria Vittoria Marini Clarelli, direttore della Galleria Nazionale d´Arte Moderna di Roma. Il tema e l´ambito sono ben noti: a cavallo tra Otto e Novecento, l´inconscio irrompe nell´arte e nulla sarà più come prima. E´ la scoperta di un mondo "altro", affascinante, intrigante, di una nuova lente che vira la percezione di ogni realtà, si tratti di un paesaggio fisico e di un moto dell´anima. E´ la storia di un movimento che si estende velocemente su scala europea ma che qui viene compitamente - ed è la prima volta - indagato nella sua fondamentale vicenda italiana. Non senza proporre confronti oltre confine e in particolare con l´ambito austriaco del Simbolismo: valgano tra tutti la Giuditta - Salomè, di Gustav Klimt o Il Peccato, celebre capolavoro di Franz von Stuck: due opere che valgono da sole la visita alla mostra. Ma se i raffronti internazionali sono di assoluta qualità, ciò che di italiano offrono le otto sezioni di questa mostra, non è certo da meno. Sono opere che, nel loro insieme, ricostruiscono quel dibattito sulla missione dell´arte che infuocò quegli anni di decisive mutazioni sociali. Opere che evocano ciò che aleggiava negli ambienti letterari e filosofici di Gabriele D´annunzio o di Angelo Conti o nei cenacoli musicali devoti a Wagner, mentre le Esposizioni portavano in Italia i fermenti dei movimenti europei. Proprio con una esposizione, la Triennale di Brera del 1891, si apre l´itinerario della mostra che presenta affiancate Le due madri di Giovanni Segantini e Maternità di Gaetano Previati, quadri che segnano la sintesi fra divisionismo e contenuti simbolici. Segue una sezione dedicata ai ´protagonisti´: gli artisti italiani e stranieri che parteciparono direttamente a quell´avventura poetica cresciuta intorno al Manifesto del 1886 di Jean Moréas e all´ "arte di pensiero" foriera della poetica degli stati d´animo. "Un paesaggio è uno stato dell´anima" scriveva Henry-frédéric Amiel e a questo principio è ispirata la sezione che, trattando del sentimento panico della natura, espone opere dove prevalgono, nella rappresentazione del paesaggio, la nebbia, i bagliori notturni, la variabilità atmosferica, le situazioni insomma più facilmente collegabili ai turbamenti psicologici. A prefazione di questo tema l´ Isola dei morti di Böcklin nella raffinata ed inedita versione di Otto Vermehren, affiancata dai dipinti di Vittore Grubicy, di Pellizza da Volpedo, di Plinio Nomellini. Il mistero della vita è il soggetto della successiva sezione. Qui troviamo la rappresentazione di azioni quotidiane: la processione, le gioie materne, il viatico, la partenza mattutina. Emblemi di quell´ "artista veggente" che aveva il compito, secondo le teorie simboliste, di decifrare il mondo dei fenomeni e di cogliere le affinità latenti e misteriose esistenti tra l´uomo e la realtà circostante. Alle soglie del Novecento, Angelo Conti affermava che la natura, anche nelle sue calme apparenze, era "tutta uno spasimo, una frenesia di rivelarsi ed esprimere, per mezzo dell´uomo il segreto della sua vita": un segreto che spesso era demandato a rappresentazioni dense di rimandi letterari, di evocazioni mitologiche cariche di sensualità, in cui l´artista esibiva la capacità di trasformarne quei contenuti in immaginazioni rare e coinvolgenti, come nei dipinti di Pellizza da Volpedo, Morbelli e Casorati. L´ispirazione preraffaellita domina la pittura di Giulio Aristide Sartorio, Adolfo De Carolis realizza le aspirazioni figurative di D´annunzio, Galileo Chini intesse sontuose e iridescenti allegorie, Leonardo Bistolfi interroga la Sfinge, Gaetano Previati riscopre nella storia il dramma di Cleopatra: le sezioni che illustrano il mito e l´allegoria propongono i capolavori di questi artisti mettendone in evidenza la portata internazionale attraverso il confronto - clamoroso per importanza e qualità - con le opere di Gustav Klimt e di Franz von Stuck. E´ nella sezione dedicata al ´bianco e nero´, cioè alla nutrita produzione grafica degli anni fra Otto e Novecento, che meglio si comprende il dialogo degli italiani con la cultura figurativa mitteleuropea, impegnata ad indagare i più riposti sentimenti dell´uomo, i suoi fantasmi interiori. Spiccano in questa i fogli di Gaetano Previati, di Alberto Martini, di Romolo Romani, di Giovanni Costetti, di Umberto Boccioni, del giovane Ottone Rosai, che variano dall´allegorico, al fiabesco, al fantastico, all´orrido, confermando l´idea allora ricorrente che solo attraverso il disegno si riuscisse a preservare la spiritualità della visione dalle scorie della quotidiana esperienza. Il percorso della mostra si conclude nella ´Sala del Sogno´, che alla Biennale di Venezia del 1907 aveva consacrato le istanze e le realizzazioni della generazione simbolista creando una vera e propria scenografia affidata all´ingegno decorativo di Galileo Chini e agli artisti che, con la loro militanza, avevano contribuito ad alimentare le poetiche del ´piacere´ e dell´inquietudine, della bellezza e del mito, della spiritualità e degli stati d´animo, sostenendole con tenacia fino alle soglie della rivoluzione futurista cui introducono due capolavori ancora simbolisti di Umberto Boccioni come Il sogno (Paolo e Francesca) e La sorella intenta a cucire. Info: Il Simbolismo In Italia - Padova, Palazzo Zabarella, Via degli Zabarella, 14 - 1 ottobre 2011/12 febbraio 2012 - Mostra promossa da: Fondazione Bano, Fondazione Antonveneta. In collaborazione con: Galleria Nazionale d´Arte Moderna, Roma Galleria d´Arte Moderna, Milano  - tel. 049.8753100 - info@palazzozabarella.It - www.Palazzozabarella.it  
   
   
COLORNO: "NEL SEGNO DEL GIGLIO", NON SOLO FIORI - INAUGURAZIONE: VENERDÌ 7 OTTOBRE 2011, ORE 16,30  
 
Le iniziative per le vie del Paese, nella Reggia e in San Liborio Nel week end del 8 e 9 ottobre, in concomitanza con la Mostra autunnale "Nel segno del Giglio", Colorno indossa gli abiti della festa e accoglie le migliaia di "Pollici veri" attesi da tutta Italia proponendo una serie di iniziative dall´indubbio fascino. Eccole: - nelle vie del paese Iv Gran Galà del Tortél Dóls, organizzato dalla Confraternita del Tortél Dóls in collaborazione con la Provincia e la Camera di Commercio di Parma e il Comune di Colorno. La manifestazione, che vede il coinvolgimento di numerose imprese del territorio, celebrerà per il quarto anno consecutivo questo primo piatto unico, tipico della bassa parmense, attraverso un calendario fitto di eventi: una due giorni ai cui saranno presenti molte delle principali Confraternite nazionali e estere e le associazioni dei Camperisti, e che sarà arricchita con la cena di gala, la gara delle rezdore, il mercato enograstronomico, i colorati banchi di artisti e artigiani. E ancora, il convegno nazionale "Farina in pasta" tenuto da uno dei migliori chef nazionali, il laboratorio per bambini "Manine in pasta" e molto, molto altro... - nelle sale espositive della Reggia "Mal d´Africa i luoghi del ricordo" dedicata al pittore Rino Ragazzini Un´esposizione di 85 acquerelli che documenta, passo dopo passo, in un viaggio a ritroso nel tempo, l´esperienza africana compiuta dal pittore. Un linguaggio iconografico unico nel suo genere dove, tra delicate pennellate di colore, sfumature cangianti e giochi di luce, si mescolano ricordi e reminescenze d´un paesaggio esotico e lontano, quello dell´Africa dove l´artista, tra il 1935 e il 1936, combatté la guerra di Etiopia. Per l´occasione, all´interno della mostra verrà infatti allestito un percorso storico con documenti, testimonianze e filmati autentici relativi al periodo storico in esame. - nella Cappella ducale di San Liborio "Musica e teatro nella residenza estiva di Colorno, da Don Filippo a Don Ferdinando" L´esposizione in San Liborio è un´occasione per vedere alcuni documenti, spartiti e oggetti dell´epoca borbonica, a riprova dell´interesse musicale, il gusto e le intenzioni culturali di una corte che aspirava a un ruolo internazionale di rilievo. Una particolarità da ammirare in San Liborio è inoltre l´antico organo Serassi di fine ´700 voluto dal duca Ferdinando, singolare testimonianza nel panorama italiano, restaurato nel 1985 e ancora oggi funzionante e utilizzato per una annuale stagione concertistica. Per informazioni sulla Mostra: Artour, tel. 0521.282431 - 0521.235708 e-mail: info@artourparma.It  Informazioni turistiche: Iat Colorno, tel. 0521 313790; Iat Parma, tel. 0521.218889; Parma Point, tel. 0521.931800  
   
   
FIRENZE TRE CRISTALLI E PIETRE DURE  
 
Un museo ed una grande mostra sono l’occasione per un week-end fiorentino tutto dedicato alla scoperta di queste meraviglie della natura, che incanteranno anche i più giovani. Per il soggiorno si può scegliere tra il lussuoso Hotel Brunelleschi e l’intimo Palazzo Ruspoli. Passeggiando nel centro storico di Firenze, tra scorci incantevoli, tra il Duomo e San Marco, si incontra un museo inusuale, un piccolo gioiello imperdibile per esplorare un aspetto poco conosciuto dell’arte italiana. È il Museo Opificio delle Pietre Dure, dove ammirare opere raffinate e affascinanti per la fattura e lo splendore cromatico delle pietre rare con cui sono state realizzate. Per conoscere meglio altri capolavori della natura, sempre a Firenze è possibile visitare quella che è stata definita la più bella mostra del mondo interamente dedicata ai Cristalli, che si tiene al Museo della Specola fino al 30 giugno 2012. Proprio nel centro storico si trovano due indirizzi perfetti per il soggiorno a Firenze: l’Hotel Brunelleschi e l’Hotel Palazzo Ruspoli. Il Museo Opificio delle Pietre Dure, ristrutturato per intero di recente, in Via degli Alfani 78 (aperto dal lunedi al sabato dalle 8:15 alle 14 (www.Opificiodellepietredure.it) raccoglie una collezione permanente di lavori in pietra dura, dai piani di tavolini alle targhe, fra i quali spiccano le riproduzioni di quadri eseguite ad intarsio. La manifattura artistica in pietre dure ebbe il maggiore impulso sotto i Medici, quando nel 1558 il Granduca Ferdinando I de’ Medici istituì il primo Opificio delle Pietre Dure, ma il mosaico fiorentino ebbe ancora momenti di grande splendore negli ultimi decenni dell‘800 e gli inizi del ‘900. Oggi l’Opificio è divenuto uno degli istituti più importanti a livello mondiale nel campo del restauro delle opere d’arte, con tre diverse sedi, la scuola di alta formazione, la biblioteca e il museo. L’antica tecnica si chiama “commesso fiorentino” e prevede la realizzazione di mosaici su un disegno di base, formati da pezzi di pietre dure naturali (calcedoni, diaspri, lapislazzuli, malachite, etc.) scelti per colore e sfumature, tagliati a mano, incollati tra loro ed infine lucidati. Ma se è vero che i minerali già per la loro struttura sono dei capolavori in natura, sempre a Firenze, in Via Romana 17, vicino a Palazzo Pitti, è possibile visitare quella che è stata definita la più bella mostra del mondo interamente dedicata ai Cristalli. Al Museo della Specola, eccezionalmente prorogata fino al 30 giugno 2012, quarzi, acquamarine, malachiti, azzurriti, topazi, smeraldi, calciti compongono la mostra Cristalli (www.Mostracristallifirenze.it). Sono 500 esemplari unici e mai visti provenienti tutti dalla collezione privata di Alberto Giazotto, fra i quali sono esposti stupefacenti esemplari di cristalli provenienti dalle miniere (esaurite) di tutto il mondo: dal Sud Africa al Brasile, dall’Afghanistan alla Cina, dalle Alpi al Mediterraneo. La visita alla mostra è anche un’occasione splendida per visitare il sito che la ospita, il Museo della Specola, situato il più antico museo scientifico d’Europa, fondato nel 1775 dal Granduca di Toscana Pietro Leopoldo nei locali di Palazzo Torrigiani per dare una sistemazione organica e razionale alle raccolte scientifiche medicee. Gli Indirizzi Giusti Per Dormire A Firenze E I Pacchetti Proposti Hotel Brunelleschi, Piazza Santa Elisabetta, 3 - 50122 Firenze, Tel-055-27370 www.Hotelbrunelleschi.it  L’hotel Brunelleschi di Firenze ha la particolarità di inglobare un’antichissima torre bizantina. L’hotel è ubicato vicino alle più famose vie dello shopping e ai musei più noti di Firenze ed è stato oggetto di un raffinato restyling del bar, del ristorante e delle elegantissime camere e suites, alcune con vista spettacolare sul Duomo. L’intervento stilistico si ispira alle abitazioni rinascimentali dell’epoca del “Magnifico Lorenzo” e quelle ottocentesche di “Firenze Capitale” appena dopo l’Unità d’Italia. L’hotel Brunelleschi propone il “Pacchetto famiglia con 1 bambino” che comprende: due notti in camera Doppia Deluxe; colazione a buffet; un dolce pensierino di benvenuto; una cena con menù degustazione di quattro portate ed abbinamento enologico presso il ristorante nella Sala dello Stemma; speciale menu ragazzi; Tv e lettore Dvd in camera con un´ampia selezione di cartoni animati; pernottamento gratuito per un bambino fino a 12 anni in Bed & Breakfast, se in camera con i genitori; servizio di prenotazione di musei e mostre. Prezzo per due notti in camera doppia deluxe divisa da due adulti ed un bambino fino a 12 anni a partire da euro 586. Palazzo Ruspoli, Via de’ Martelli 5, Firenze, tel.055-2670563, www.Palazzo-ruspoli.it  La posizione di privilegio del Palazzo Ruspoli nel cuore del cento storico di Firenze, permette di raggiungere in soli 5 minuti a piedi i principali musei di Firenze, le più famose vie dello shopping e i più rinomati ristoranti. Riconosciuto come una delle più esclusive dimore di charme di Firenze, questo magnifico relais dispone di 12 eleganti camere, molte delle quali offrono una vista spettacolare sul Duomo. Palazzo Ruspoli propone la camera doppia con terzo letto a partire da 81 euro a notte, colazione a buffet inclusa  
   
   
ROMA (FONDAZIONE ROMA MUSEO, PALAZZO CIPOLLA): MOSTRA GEORGIA O´KEEFFE A CURA DI BARBARA BUHLER LYNES - 4 OTTOBRE 2011 / 22 GENNAIO 2012  
 
Dopo lo straordinario successo della mostra su Edward Hopper, la Fondazione Roma rende omaggio ad un´altra icona dell´arte americana del Xx secolo: Georgia O’keeffe. Per la prima volta in Italia una grande retrospettiva storica intende esplorare il complesso universo dell’artista che, attraverso la visione delle forme naturali e architettoniche del mondo, ha cambiato il corso della storia dell´arte moderna. Promossa dalla Fondazione Roma, organizzata dalla Fondazione Roma Arte Musei con Kunsthalle der Hypo-kulturstiftung, Helsinki Art Museum e Arthemisia Group in collaborazione con il Georgia O’keeffe Museum, la mostra sarà ospitata nelle prestigiose sale del Museo Fondazione Roma, Palazzo Cipolla dal 4 ottobre 2011 al 22 gennaio 2012. Dopo la sede romana l’esposizione si trasferirà a Monaco presso il Kunsthalle der Hypo- Kulturstiftung dal 3 febbraio al 13 maggio 2012 e successivamente a Helsinki presso l’Helsinki Art Museum dal 31 maggio fino al 9 settembre 2012. Georgia O’keeffe è fra le più famose artiste d’America. Nel 1920 divenne una delle capofila dell’arte modernista riscuotendo una straordinaria attenzione e un grande successo di pubblico e di critica. La sua produzione è tuttavia poco conosciuta al di fuori dei confini americani e, benchè alcune delle opere dell’artista siano state occasionalmente esposte in Europa, questa retrospettiva costituisce la prima vera occasione per far conoscere al pubblico italiano il lavoro della O’keeffe. La mostra, a cura di Barbara Buhler Lynes, presenta oltre 60 opere provenienti dalla Collezione del Georgia O’keeffe Museum di Santa Fe in New Mexico, che ospita più della metà della intera produzione dell’artista. La rassegna è arricchita da altri importanti prestiti che provengono dal Museo Thyssen-bornemisza di Madrid, dalla National Gallery of Art di Washington, dal Whitney Museum of American Art di New York, dal Philadelphia Museum of Art e da prestigiose collezioni private. In mostra, oltre ai suoi capolavori tra cui New York Street with Moon prestato dal Thyssen-bornemisza di Madrid esclusivamente per la sede romana dell´esposizione, una serie di fotografie realizzate da celebri fotografi americani come Alfred Stieglitz, Ansel Adams, Arnold Newman e Todd Webb consacrano momenti e luoghi dell’appassionante vita di Georgia O´keeffe. Una straordinaria ricostruzione dello studio dell´artista, in cui saranno esposti i suoi strumenti di lavoro e oggetti personali, eccezionalmente prestati per questa mostra, ricreerà l’atmosfera e l’ambiente lavorativo di Georgia O´keeffe. Info: Museo Fondazione Roma Palazzo Cipolla - Via del Corso, 320, 00186 Roma - T +39 06 6786209 - www.Fondazioneromamuseo.it - Tutti i giorni 10.00 / 20.00, chiuso il lunedì (la biglietteria chiude un´ora prima) - Biglietteria on line www.Pierreci.it   
   
   
ROMA (FONDAZIONE ROMA MUSEO, PALAZZO SCIARRA): IL RINASCIMENTO A ROMA, NEL SEGNO DI MICHELANGELO E RAFFAELLO, A CURA DI MARIA GRAZIA BERNARDINI E MARCO BUSSAGLI - 25 OTTOBRE 2011 / 12 FEBBRAIO 2012  
 
Dopo il successo della grande mostra dedicata al Quattrocento romano, la Fondazione Roma offre al pubblico un’affascinante retrospettiva sulla Roma del Cinquecento. La mostra Il Rinascimento a Roma. Nel segno di Michelangelo e Raffaello indaga e approfondisce, per la prima volta, tutti gli aspetti artistici, architettonici e urbanistici del Cinquecento nell’Urbe. Promossa dalla Fondazione Roma l’esposizione è organizzata dalla Fondazione Roma Arte Musei con Arthemisia Group e sarà ospitata nelle sale del Museo Fondazione Roma, Palazzo Sciarra dal 25 ottobre al 12 febbraio 2012. La mostra Il Rinascimento a Roma. Nel segno di Michelangelo e Raffaello deve considerarsi il seguito di quella dedicata alla rinascita quattrocentesca della città, intitolata Il ´400 a Roma. La rinascita delle arti da Donatello a Perugino tenutasi al Museo Fondazione Roma nel 2008, curata Marco Bussagli e Claudio Strinati, con il coordinamento di Maria Grazia Bernardini. Questa volta l’esposizione, a cura di Maria Grazia Bernardini e Marco Bussagli, illustra per la prima volta, l’arte a Roma nel Cinquecento, dall’alto Rinascimento della Roma di papa Giulio Ii e Leone X e dei massimi artisti, Michelangelo e Raffaello, all’arte dei decenni successivi, che si declina nel segno dei due grandi maestri, sostanziata di cultura umanistica, ma verso una astrazione della forma, più elegante e decorativa, fino alla morte di Michelangelo nel 1564, quando prende avvio un’arte profondamente condizionata da una nuova e coinvolgente religiosità. L’esposizione si articola in sette sezioni in cui saranno esposti capolavori di Raffaello, come l’Autoritratto (Galleria degli Uffizi, Firenze) e il Ritratto di Fedra Inghirami (Palazzo Pitti, Firenze), e di Michelangelo come il David-apollo (Museo Nazionale del Bargello, Firenze) e la copia del Giudizio Universale di Marcello Venusti (Museo di Capodimonte, Napoli), oltre a numerose opere d’arte di artisti come Francesco Salviati (Adamo ed Eva della Galleria Colonna, Roma), Perin del Vaga (Madonna con Bambino di Melbourne, Australia), Sebastiano del Piombo, di cui sono esposti in mostra il Ritratto di Vittoria Colonna della Harewood House Troust di Leeds e il Ritratto del cardinale Reginal Pole dell’Ermitage, e Guglielmo della Porta (Spinario, Ermitage). Di grande interesse è la Pietà di Vittoria Colonna di Buffalo di ambito michelangiolesco e attribuita a Michelangelo stesso recentemente, di cui la Fondazione Roma ha adottato il restauro. Novità assoluta è inoltre la suggestiva ricostruzione virtuale in 3D della meravigliosa Loggia di Psiche affrescata da Raffaello e la sua scuola, riprodotta in mostra grazie alla tecnologia Enea. Il pubblico della mostra potrà così immergersi in uno scenario virtuale di affreschi affascinanti che raccontano mirabili storie e miti antichi nella seducente atmosfera del Cinquecento romano  
   
   
PRATO (CENTRO PER L´ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI): TRE MOSTRE PER LA GIORNATA DEL CONTEMPORANEO – ATHOS ONGARO A CURA DI MARCO SENALDI, 9 OTTOBRE / 27 NOVEMBRE 2011; MARIO MARIOTTI A CURA DI STEFANO PEZZATO E CON LA COLLABORAZIONE DI FRANCESCA MARIOTTI, 9 OTTOBRE 2011 / 30 APRILE 2012; SUPERSTUDIO/BACKSTAGE, A CURA DI STEFANO PEZZATO E CRISTIANO TORALDO DI FRANCIA, 9 OTTOBRE 2011 / 26 FEBBRAIO 2012  
 
Dal 9 ottobre al 27 novembre 2011 il Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta la mostra personale di Athos Ongaro, curata da Marco Senaldi in stretta collaborazione con l’artista. Athos Ongaro è un artista irregolare che, sistematicamente in oltre quarant´anni di attività, ha evitato di lasciarsi incasellare nelle tendenze artistiche prevalenti dimostrando, anzi, con la sua opera come quelle classificazioni fossero discutibili e in ultima analisi fuorvianti. Di solito si definisce un artista "irregolare" in ossequio all´idea che la sua posizione sia eroica, ma poco chiara. In realtà, è proprio il tentare strade nuove, il peregrinare con poco bagaglio, l´avventurarsi in territori scarsamente frequentati, ciò che indica coraggio, assunzione del rischio, sbilanciamento sul futuro: Ongaro è un coraggioso irregolare esattamente in questo senso. La sua arte mantiene una quota di ambiguità che resiste a qualunque interpretazione. Nelle sue opere si assiste a una messinscena inesauribile, in cui fanno la loro comparsa figure derivanti dalla civiltà minoica, dalla mitologia classica, dal cristianesimo, dal manierismo, dal neoclassicismo, ma anche dal liberty, dal minimalismo, dal mondo delle fiabe e dei cartoon americani, elementi sempre riletti in una chiave inedita, spesso irridente, solo in apparenza irriverente. I lavori di Ongaro, che siano sculture, bassorilievi, mosaici o pitture, danno vita a un universo di senso stratificato, pieno di rimandi e di grande impatto. Al riparo dalle tendenze e dalle mode, egli ha costruito un "piano di consistenza" coerente e in perfetta sincronia nel suo stesso radicale anacronismo, che la mostra pone in evidenza. La concezione della mostra sottolinea la poetica di Ongaro, disposta lungo due assi espressivi e insieme ideologici: da un lato la dissoluzione di ogni identificazione stabile con un modo, o maniera, o stile predefinito; dall’altro la ridistribuzione dei materiali eterogenei così ottenuti su un piano di sostanziale concomitanza. Classico, manierismo, barocco, postmoderno, ma anche minimalismo, pop, citazionismo, sono categorie che vengono spostate rispetto a se stesse, sfasate nei confronti della propria identità. È questo spostamento che dà alla ricerca di Ongaro quella particolare atmosfera di incertezza "esistenziale" che ne costituisce il fascino specifico. Nelle sue opera, inoltre, è sempre presente un confronto con i materiali, le tecniche, la manualità, che toglie ogni dubbio e che calma l´incertezza intellettuale. Ogni creazione è un talismano, un oggetto dotato di un potere magico, anzi taumaturgico, che tocca l´anima ammalata e la guarisce. Come ha scritto il grande giornalista politico Saverio Vertone, nelle opere di Ongaro c´è sempre "qualcosa di strano… per la mescolanza inconsueta di verismo e di artificio, per l´iperbole stravagante della realtà minuta e delle sue smorfie quotidiane; e anche per il dissidio latente tra la precisione lombrosiana delle fisionomie e la lontananza siderale della luce". Il percorso espositivo comprende opere inedite degli esordi, nei primi anni Settanta, che costituiscono le premesse di quanto l´artista dichiara successivamente, negli anni Ottanta e Novanta, con le sue sculture: la riconsiderazione del ruolo della "classicità" nel nostro bagaglio iconografico; la compresenza di "classico, neoclassico, anticlassico"; il recupero dell’arte minoica con le sue forme ancestrali e insieme spaventosamente moderne come esempio autonomo e distinto. Nella produzione pittorica posteriore al 2000, anno di "svolta" per Ongaro, compaiono quindi suggestioni provenienti dagli universi simbolici più disparati, dalla statuaria minoica a Duchamp, dai cartoni animati di tendenza come Chicken & Cow, a rimandi alle favole come Pinocchio o Cappuccetto Rosso, dalle teste in pietra dei Moai a personaggi letterari come Lolita, ogni rimando viene collocato all’interno di una cornice cosmico-paesaggsitica che ne ricomprende il senso e ne idealizza la funzione. In mostra, il visitatore è invitato a leggere le opere di Ongaro come una sequenza di parabole, come una serie di racconti da Mille e una notte, come una collana di incantesimi generati dalla magia di questo solitario cowboy dell’arte contemporanea. Dal 9 ottobre 2011 al 30 aprile 2012 il Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta la prima mostra dedicata a Mario Mariotti in un museo. Il progetto, curato da Stefano Pezzato, si è sviluppato attraverso la ricognizione dei materiali raccolti nell´archivio riordinato da Francesca Mariotti, figlia dell´artista, che include numerose opere e oggetti, documenti e immagini originali, pubblicazioni e recensioni, reperti e memorie esaustivi di un´attività intensa quanto poliedrica, svolta prevalentemente a Firenze. In seguito alla cessione della "bottega" di Mariotti in via Toscanella a Santo Spirito da parte dei suoi eredi, l´archivio è stato trasferito a Prato alla fine del 2010, confermando il ruolo di Museo regionale toscano per l´arte contemporanea svolto dal Centro Pecci. La retrospettiva ed il volume monografico che l´accompagna, realizzati dal Centro Pecci, costituiscono il riconoscimento di una personalità artistica fra le più vivaci e straordinarie, aperta e fuori dagli schemi, degli ultimi decenni in Toscana. L´esposizione di una consistente selezione di opere e materiali d´archivio nello spazio solitamente dedicato ai progetti d´artista indica la volontà di affermare che, nello spirito della sua brillante ricerca ideativa e creativa e nella costante azione di recupero e ricostruzione di sua figlia Francesca, il lavoro di Mariotti è vivo. L´intero percorso operativo di Mariotti, oltre che in mostra, sarà documentato in un ricco volume monografico pubblicato dal Centro Luigi Pecci, con testi del curatore, interventi e progetti originali dell’artista, un vasto repertorio critico e iconografico. Superstudio/backstage a cura di Stefano Pezzato e Cristiano Toraldo di Francia 9 ottobre 2011 - 26 febbraio 2012 Spazio Cid/arti Visive Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci di Prato Inaugurazione sabato 8 ottobre 2011, ore 18 in occasione della Vii giornata del contemporaneo promossa da Amaci - Associazione Musei d´Arte Contemporanea Italiani Dal 9 ottobre 2011 al 26 febbraio 2012 il Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta la mostra Superstudio/backstage a cura di Stefano Pezzato e Cristiano Toraldo di Francia. La mostra documenta il percorso di Superstudio dal 1966 al 1978, proseguendo l´azione di recupero e valorizzazione della storica esperienza dell´architettura radicale fiorentina, già sviluppata dal Centro Pecci - nel suo ruolo di Museo regionale toscano per l´arte contemporanea - attraverso acquisizioni di opere e documenti o progetti espositivi come le recenti proposte di Invito al viaggio al Museo Pecci Milano che hanno incluso, fra gli altri, alcuni progetti di Superstudio. La nuova esposizione, allestita nello Spazio Cid/arti visive, presenta una serie di immagini fotografiche scelte dall’archivio Toraldo di Francia, con le quali si documenta un´attività di ricerca che ha dilatato i confini dell´architettura per comprendere altre pratiche artistiche, intendendo il progetto non solo come opera tesa alla risoluzione di problemi, ma come strumento di investigazione e conoscenza. Insieme alle numerose fotografie, saranno esposti anche oggetti della serie Istogrammi (1969), litografie, lampade originali, pubblicazioni e film di Superstudio; sarà inoltre riproposto il modello della prima mostra congiunta di Superstudio e Archizoom Superarchitettura (1966/2002), realizzato in occasione della rassegna regionale Continuità in Toscana: 1945-2000 e oggi appartenente alla collezione del museo pratese, e la ricostruzione di Supersuperficie (1971/2011), il microambiente originale realizzato per la mostra Italy: The New Domestic Lanscape al Moma di New York, che è stata presentata in anteprima al Museo Pecci Milano la scorsa primavera. Info: Centro per l´arte contemporanea Luigi Pecci - Tel. + 39 0574 531828 - Fax +39 0574 531901 - www.Centropecci.it    
   
   
PARMA (PALAZZO GIORDANI): “RELITTI” - LE OPERE DI ANNA VETTORI  
 
Oggetti recuperati che si trasformano in qualcosa d’altro, riacquistando un significato diverso. Questi i soggetti al centro delle opere dell’artista parmigiana Anna Vettori che saranno esposte a Palazzo Giordani nella mostra “Relitti”, promossa dalla Provincia nell’ambito della rassegna “Arte a Palazzo Giordani”. Come scrive la critica e curatrice della mostra Stefania Provinciali, si tratta di “frammenti trasformati in oggetti possibili, recuperati ad una vita “diversa”, fatta di piccole cose e proprio per questo di poesia. Il colore e la forma li nobilita, donano loro un significato “a parte”, senza tralasciare però la concretezza delle origini”. La mostra sarà inaugurata giovedì prossimo, 29 settembre, alle 18 a Palazzo Giordani (viale Martiri della Libertà, 15) alla presenza dell’assessore provinciale alla Cultura Giuseppe Romanini, della pittrice Anna Vettori e della curatrice Stefania Provinciali. La mostra, a ingresso gratuito, sarà visitabile a partire dalle 18 di giovedì prossimo, e rimarrà aperta fino al 22 ottobre (dal lunedì al giovedì dalle 8 alle 18.30 e il venerdì dalle 8 alle 17). Anna Vettori è nata a Parma e si è diplomata al Liceo d’Arte “Paolo Toschi”. Dopo aver seguito un corso di pubblicità a Bologna sotto la guida di Concetto Pozzati, ha lavorato per diversi anni nella grafica. Ha illustrato libri di poesie e racconti. Sue opere si trovano in chiese di Parma e provincia: San Giovanni Battista, San Paolo Apostolo, San Pellegrino, San Patrizio, San Michele dell’Arco, nella Pieve di Gaione, nel convento delle Clarisse di Lagrimone. Si è sempre dedicata anche alla pittura e sue opere figurano in collezioni pubbliche e private. La sua lunga attività espositiva la vede impegnata dalla metà degli anni Ottanta  
   
   
STATALE 7 DOMIZIANA: CON IL SUD PRESENTA LA MOSTRA DOMIZIANA PIC NIC  
 
Nell’ambito della manifestazione “Con il Sud – Giovani e Comunità in rete”, in programma a Napoli da venerdì 30 settembre a domenica 2 ottobre presso gli spazi delle Catacombe di San Gennaro, la “Fondazione Con Il Sud” presenta la mostra collettiva inedita “Domiziana Pic Nic”. La mostra racconta, attraverso gli occhi di sette artisti campani di diversa matrice, l’incredibile esistere e resistere della Statale 7 Domiziana, con i suoi 54 Km che vanno da Formia a Pozzuoli. Il lavoro presenta immagini e fotografie che illustrano il work in progress dei sette artisti impegnati nel progetto “Domiziana Pic Nic”, che rappresenta la prima tappa del percorso che porterà alla pubblicazione dell’ omonimo art book. Il progetto è nato dalle sinergie dell’associazione campana “Etérnit” e la casa editrice “Memori Edizioni” a cura di Valeria Zecchini, Luigi Morra, Agostino Pagliaro. La mostra, realizzata in collaborazione con la rete di giovani artisti Martelive, è aperta al pubblico da venerdì 30 settembre a domenica 2 ottobre (dalle 10 alle 20 il venerdì e sabato, domenica dalle 9 alle 14) negli Ipogei del complesso delle Catacombe di San Gennaro. Descrizione: “Aprire un dibattito sulle questioni della via Domiziana di oggi significa avere a che fare con una cesta svuotata di materiali apparentemente scollegati fra loro, e cercare di costruire con essi una storia che abbia passato, presente e probabile futuro. Negli ultimi anni, a seguito di una serie di episodi di cronaca, i media hanno focalizzato l’attenzione su questo ‘serpente’ della costa campana. Tuttavia la ‘Statale 7 Quater Domitiana’ appare ancora agli occhi di chi la percorre qualcosa di nuovo, inimmaginabile, diabolicamente magico. Come una collezione di lattine messe in fila una diversa dall’altra, così i cinquantaquattro chilometri di strada si susseguono da Formia a Pozzuoli. Un tessuto disgregato, una fauna di elementi da analizzare, portare in luce o addirittura sotterrare. Partendo da questa considerazione, ‘Domiziana Pic Nic’ nasce come un progetto di grossa pretesa artistica prima ancora che sociale. Il pasto di questa “scampagnata sull’asfalto” è servito ad una tavola di 10 figure professionali: tre autori-coordinatori di diversa estrazione esperienziale, e sette artisti legati al territorio campano, a cui sono affidate sette aree indicative della Via Domiziana con le relative questioni e caratteristiche. Simulando ed esaltando il panorama di questo territorio, ‘Domiziana Pic Nic’ racconta attraverso esperienze tradotte in immagini, appunti, idee e suggestioni, l’incredibile esistere e resistere di questa antichissima e postmoderna arteria, dove il “consumare rapidamente” e l’estetica del provvisorio sembrano essere diventati la quotidianità. La Manifestazione “Con il Sud – Giovani e Comunità in rete” è una tre giorni di incontri ed eventi per festeggiare e “raccontare” i cinque anni di vita della “Fondazione Conil Sud”. Info e programma completo su www.Conilsud.it  Info: Quattordici immagini. Sette e sette. Sette fotografie di Matteo Mignani (www.Matteomignani.it ) raccontano il territorio e ritraggono gli artisti all’opera. Sette tavole riportano parte del lavoro di ogni singolo artista. - Catacombe di San Gennaro - Via Tondo di Capodimonte 13 Basilica del Buon Consiglio, Napoli - 30 settembre / 2 ottobre 2011 Ingresso libero - Espongono: Sebastiano Deva - Luigi Pingitore - Mena Rota - Pino Carbone - Emme Aversario - Paolo Broccoli Dream Fabrik - A cura di: Luigi Morra, Agostino Pagliaro, Valeria Zecchini  
   
   
ROMA: CONTRIBUTO DI SOGGIORNO - SENZA SANZIONI RITARDI PAGAMENTO PRIMA RATA  
 
I gestori delle attività ricettive che hanno pagato in ritardo la prima rata semestrale del contributo di soggiorno, in scadenza il 30 luglio scorso, saranno esentati dalle sanzioni previste in caso di ritardato versamento (da un minimo di 25 a un massimo di 500 euro) e dovranno corrispondere all’Amministrazione capitolina i soli interessi legali nel frattempo maturati. Lo ha stabilito la Giunta di Roma Capitale presieduta dal sindaco Alemanno, su proposta dell’Assessore al Bilancio e allo Sviluppo Economico Carmine Lamanda, in considerazione delle difficoltà di natura tecnica (procedure di accreditamento al portale e attribuzione dei codici tributo da parte dell’Agenzia delle Entrate avvenuta a ridosso della scadenza) incontrate da diversi operatori del settore in sede di prima applicazione delle nuove disposizioni. Queste ultime, come è noto, hanno introdotto, secondo criteri proporzionali alla classificazione della struttura ricettiva, l’obbligo di versare un contributo massimo di 10 euro per notte di soggiorno. La deliberazione sarà immediatamente esecutiva e dispone la ‘rimessione in termini’ per i versamenti relativi al primo semestre di quest’anno. Il provvedimento precisa che i pagamenti effettuati oltre la scadenza di fine luglio da parte dei gestori delle attività ricettive assoggettate al contributo (alberghi, bed & breakfast, case vacanza, case ferie, campeggi etc.) saranno considerati tempestivi e non comporteranno l’applicazione di alcuna sanzione, fatto salvo gli interessi legali nel frattempo maturati (1,5% su base annua), purché gli stessi siano stati eseguiti entro il prossimo 16 ottobre. E’ opportuno sottolineare che la misura introdotta si riferisce esclusivamente alla prima rata semestrale e non produrrà alcun effetto sugli ulteriori versamenti trimestrali del contributo rispettivamente fissati, per l’anno 2011 al prossimo 16 ottobre e al 16 gennaio 2012 (data di scadenza dell’ultima rata dovuta nell’anno in corso)  
   
   
LUGANO (MUSEO CANTONALE)UN DISEGNO DI LEONARDO È IL CAPOLAVORO PER LUGANO  
 
Al Museo Cantonale d’Arte sarà esposta, dal 16 ottobre 2011 all’ 8 gennaio 2012, una delle opere più provocatorie del genio del rinascimento italiano. Nel 2013 la città di Lugano aprirà il suo nuovo spazio museale, il Lac Lugano Arte Cultura, un luogo multidisciplinare dove conviveranno arte, musica, teatro, mostre temporanee e collezioni permanenti. Nei due anni che ci separano dall’inaugurazione, sono molti gli appuntamenti culturali che si terranno nel capoluogo ticinese. Si comincia il prossimo mese con due importanti proposte. Dal 16 ottobre all’8 gennaio 2012, è in programma la mostra Tesori a Lugano che raccoglie, nel Museo d’Arte e nel Museo Cantonale, una selezione di opere provenienti dalle raccolte civiche e cantonali. Il 16 ottobre prenderà anche il via, Un Capolavoro per Lugano… aspettando il Lac, un ciclo di esposizioni che offriranno al pubblico la possibilità di ammirare opere emblematiche della storia dell’arte. Il primo appuntamento, fino all’ 8 gennaio 2012, sarà con il disegno di Leonardo da Vinci dal titolo l’”Angelo Incarnato” allestito al piano terra del Museo Cantonale. L’opera, tra le più provocatorie del grande Maestro rinascimentale, fu ritrovata in Germania nel 1991 suscitando clamore in tutto il mondo perché ritenuta scabrosa e imbarazzante. Appartenuto alle raccolte reali del castello di Windsor e sottratto forse con il tacito accordo della regina Vittoria che voleva disfarsene per pudore, il disegno fu esposto prima a Stoccolma nel 1994, e successivamente a Malmö, Göteborg, Rotterdam, Berlino, Pretoria, Firenze e ora, per la prima volta in Svizzera, a Lugano. L’”angelo incarnato”, realizzato nei primi anni del 1500, eseguito su foglio blu a carboncino o pastello composto di materie organiche, rappresenta la figura dell’androgino, un archetipo che dal neoplatonismo, così come negli studi alchemici, rappresenta la completezza e l’integrazione, incarnando l’esemplare dell’uomo perfetto risultato della mescolanza tra i caratteri maschili e femminili. I connotati esplicitamente erotici e sensuali del soggetto - nel cui volto è stato riconosciuto l’allievo e forse amante di Leonardo, Gian Giacomo Cappotti detto Salai (1480-1523) – mostrano un adolescente languido, dal seno e dalla capigliatura femminili, ma con sorriso beffardo e compiacente, e una virilità ostentata, che rivela l’ambiguità sia anatomica che morale dell’opera. Un capolavoro per Lugano sarà preceduto, giovedì 6 ottobre nella Sala degli Specchi di Villa Ciani, dalla presentazione della ristampa aggiornata del libro L’angelo incarnato & Salai, curata da Carlo Pedretti per la Cb Edizioni, che rappresenta un approfondito avanzamento degli studi sulla singolare opera realizzata dal grande genio del Rinascimento. Info: Leonardo Da Vinci - L’angelo Incarnato - Lugano, Museo Cantonale d’Arte (via Canova, 10) - 16 Ottobre 2011 / 8 Gennaio 2012  
   
   
MOSCA (PALAZZO SHEREMETEVSKIJ): MOSTRA “MARIA CALLAS PER SEMPRE” - DAL 28 OTTOBRE AL 4 DICEMBRE 2011.  
 
Il progetto per l’importante evento culturale e l’invito all’Associazione Maria Callas presieduta da Bruno Tosi ha preso ufficiale avvio in occasione della Missione Culturale San Pietroburgo – Venezia nel luglio 2011, dove ha avuto un grande successo il Festival “Giovane cultura russa in Italia” sotto l’Alto Patronato della Consorte del Presidenre della Federazione Russa Svetlana Medvedeva. Una serie di iniziative hanno trovato ospitalità nella città lagunare a cura del Direttore dei programmi internazionali Tatiana Shomova, direttore del Progetto Ekaterina Fadeeva. Le partecipazioni Istituzionali e di Aziende private per San Pietroburgo sono ufficialmente chiuse. Si aprono dalla data odierna le proposte di partecipazione per il grande evento di Mosca previsto dal 6 dicembre 2011. Maria Callas nel corso della sua straordinaria carriera non ha mai cantato in Russia ma nel 1970 ha fatto parte della Giuria del Concorso di canto Ciaikpvsky al Teatro Bolscioi di Mosca e durante il suo soggiorno ha fatto visita alla città di San Pietroburgo. Esistono molte fotografie inedite e un filmato sempre inedito girato durante le selezioni. Per maggiori informazioni: http://www.Noblesseoblige.net/ftp/callas.pdf