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Notiziario Marketpress di Lunedì 07 Febbraio 2000
 
   
  UN NUOVO RUOLO PER UNA VECCHIA CONOSCENZA DELLA MEDICINA

 
   
  Santa Maria Imbaro, 7 febbraio 2000 - Gli Ace inibitori, sostanze già largamente usate contro l´ipertensione, si rivelano capaci di contrastare la formazione di trombi nelle arterie: nei laboratori del Negri Sud identificato per la prima volta uno dei meccanismi coinvolti in questo effetto È una categoria di farmaci di cui probabilmente quasi tutti hanno sentito parlare almeno una volta. Gli inibitori dell´enzima che converte l´angiotensina, piu´ comunemente noti come Ace inibitori, sono infatti da tempo usati come farmaci antipertensivi. Ora una ricerca condotta nel Dipartimento di Medicina e Farmacologia Vascolare del Centro di Ricerche Mario Negri Sud, sotto la guida della dottoressa Maria Benedetta Donati, dimostra anche una loro azione antitrombotica. È la scoperta di un nuovo punto di attacco contro l´infarto. Al centro dello studio, pubblicato sul numero del 4 febbraio della rivista scientifica "Circulation Research", c´è una molecola, la Tromboplastina tessutale (Tf secondo la sigla inglese), molto importante nel processo di formazione dei trombi all´interno delle arterie coronarie. Il Tf, infatti, è capace di attivare la coagulazione del sangue. In condizioni normali è un importante sistema di difesa dell´organismo, che permette di bloccare rapidamente il sanguinamento in caso di ferita. Ma quando sulla parete dei vasi sanguigni si formano placche aterosclerotiche la situazione è ben diversa. Le cellule che si trovano all´interno delle placche, infatti, hanno grandi quantità di Tf sulle loro membrane. Fino a che la placca resta integra non si ha alcun effetto perchè queste cellule rimangono separate dal sangue in circolazione. È al momento della rottura che le cose precipitano: il sangue entra a contatto con il Tf ed inizia immediatamente il processo di coagulazione. Il risultato finale è la formazione del trombo, che nel caso delle coronarie ostruisce l´arteria dando origine all´infarto. "Queste osservazioni - dice il dottor Roberto Lorenzet, capo dell´Unità di Aterosclerosi e Trombosi "Antonio Taticchi" del Negri Sud - hanno portato a concepire diversi sistemi per bloccare l´azione della Tromboplastina tessutale. Nel nostro laboratorio abbiamo ipotizzato che gli Ace inibitori, al di là della loro azione antipertensiva, fossero anche in grado di ridurre la presenza di Tf nella placca aterosclerotica, nel caso che la sintesi di Tromboplastina fosse direttamente correlata al sistema renina - angiotensina, sul quale intervengono gli Ace inibitori". La ricerca è stata condotta in laboratorio su un tipo di globuli bianchi, i monociti, normalmente presenti nel nostro sangue e anche nelle placche ateromatose. In particolari condizioni sperimentali, queste cellule sono state spinte a produrre tromboplastina. L´aggiunta di un farmaco Ace inibitore ha bloccato la produzione di Tf, confermando l´ipotesi iniziale. I ricercatori del Negri Sud, pero´, si sono spinti piu´ in là , compiendo lo stesso esperimento non solo su cellule isolate, ma anche sul sangue intero, una condizione piu´ vicina alla fisiologia del corpo umano. Il risultato è stato decisamente positivo: il meccanismo di blocco ha funzionato anche in questo caso. "Si tratta - dice Maria Benedetta Donati - di ricerche che potranno avere rapidamente importanti ripercussioni nella terapia dei malati colpiti da infarto, anche alla luce di recenti studi clinici internazionali che hanno mostrato l´effetto protettivo degli Ace inibitori nei confronti della mortalità cardiovascolare". Infolink http://www. Cmns. Mnegri. It . Per informazioni: Roberto Lorenzet, capo dell´Unità di Aterosclerosi e Trombosi "Antonio Taticchi"tel: 0872/570335 email: lorenzet@cmns. Mnegri. It - Americo Bonanni - Centro per la Comunicazione Scientifica - Ufficio stampa Tel: 0872/570301 e-mail: ufficio-stampa@cmns. Mnegri. It .  
   
 

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