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Notiziario Marketpress di Giovedì 01 Ottobre 2009
 
   
  FOODIES: LA PASSIONE PER IL CIBO AL TEMPO DI INTERNET

 
   
  Sono ben 4 milioni e mezzo. Un vero esercito che cresce al ritmo di 250. 000 persone l’anno. E sono al centro della rivoluzione silenziosa fotografata dalla prima ricerca sul mondo dei neoappassionati del food & drink voluta da Negroni, il celebre brand della stella, e realizzata dall’istituto Gpf. Amano il cibo da mangiare ma anche da scoprire e conoscere più a fondo…. Ecco dove fanno la spesa, quale tipo di cucina apprezzano, quante volte pranzano o cenano fuori casa. Per loro internet e il passaparola sono una fonte d’informazione più importante della tv. E se devono scegliere un locale si fidano più delle informazioni scambiate sulla Rete che dei giudizi dei critici e delle Guide dei ristoranti. Appassionatamente foodies. Questo è l’aggettivo che meglio racchiude l’atteggiamento dei circa 4,5 milioni di foodies italiani nei confronti di tutto ciò che è cibo e buon bere. Non solo quando si siedono a tavola, ma anche quando fanno la spesa, cucinano, sfogliano una rivista di cucina o navigano su internet, alla ricerca di un ristorante o di una ricetta gustosa… Su tutto ciò che riguarda cibo e bevande i foodies sono “un po’ più” motivati e interessati … degli altri italiani. A partire, appunto, dall’interpretazione stessa dell’atto del mangiare: che per i foodies è soprattutto “un piacere da condividere con gli altri” (69,4%) e una “passione, ricca di significati ed esperienze” (64,2%). Mentre, assai più razionalmente, per gli altri italiani che non si riconoscono in questa definizione è soprattutto “fonte di energia e nutrienti indispensabili” (66,2%) e poter “mangiare quello che mi piace” (54,3%). Un gioco di opposti che continueremo a ritrovare nel corso di questa ricerca Negroni/gpf dal titolo “Foodies: il cibo come passione di massa” - 1. 531 casi, raccolti con metodo cati e cawi, su un target rappresentativo di italiani di età compresa tra i 25 e i 64 anni – realizzata per indagare, per la prima volta, il mondo dei neoappassionati del cibo che oggi in Italia sono diventati un vero e proprio fenomeno collettivo. Se come tutti anche i foodies cercano soprattutto “un giusto equilibrio tra qualità e prezzo” (93,2%), assai più (82,4% contro 54,1%) della media dei nostri connazionali sono disposti a spendere di più per alcuni prodotti alimentari di alta qualità, badando meno (42% contro il 59,7%) alla convenienza e al risparmio a tutti i costi. Acquistano soprattutto sull’onda di una emozione, prestando attenzione “non solo al sapore del cibo ma anche all’impressione che ne ricevono” (92,8% contro il 64,6%). Partendo dalla constatazione che “c’è molta ignoranza e pregiudizio riguardo la qualità dei prodotti alimentari” (84,5%), le tre cose su cui gli italiani più sensibili al fascino del buon mangiare chiedono a gran voce maggiori informazioni sono: ricette (85,9%), aspetti nutrizionali del cibo (85,1%), storia e cultura gastronomica (80,4%). Sono anche attenti – in questo comportandosi come tutti gli italiani - all’elenco degli ingredienti riportato in etichetta (91,5%), all’origine territoriale geografica del prodotto (89,8%) e alla presenza di marchi di tutela (Dop, Igp, Doc, Docg etc…). Ma cercano anche informazioni relative ai controlli e alla sicurezza (87,5%), alle modalità di produzione (81,6%) e informazioni sul produttore/marca (79,4%). Tra i prodotti verso i quali l’interesse a saperne di più su origine, sistemi produttivi e marca risulta molto maggiore tra i foodies rispetto al resto della popolazione - visto che riguardo a carne, frutta, verdura e pesce si comportano tutti in maniera molto simile - compaiono il vino (con un differenziale di ben 10 punti percentuali) e i salumi (+8,7 punti percentuali). Nel caso del vino lo scelgono quasi sempre “di maggiore qualità”. Filosofia seguita dal 95,9% dei foodies (e “solo” dal 51,8% degli italiani). Attenzione per la qualità che torna anche quando si parla di salumi. I foodies hanno infatti un vero debole per il salame (40,8%), per il prosciutto di Parma (40,5%), per lo speck (33,7%), per il prosciutto San Daniele (32,5%), per la mortadella (29,8%) e il culatello (22,7%). E quando acquistano un salume - 4 su 10 lo fanno più volte alla settimana - danno importanza, oltre alla “conoscenza diretta” di marche e prodotti (53,3%), anche al “consiglio del salumiere” (39% i foodies, molto meno, 27,2%, gli altri) e a come si presenta visivamente (38,8%, rispetto al 27,6% del campione italiani). La spesa i foodies la fanno soprattutto, come il resto degli italiani, al supermercato (87%), all’ipermercato (32,1%) e nei piccoli supermercati (21,4%). Ma sono grandi frequentatori dei negozi tradizionali di salumeria e gastronomia (29,7% contro 15,1%), di quelli specializzati in alimenti tipici (31%, contro 15,1%) e dei mercati rionali (21,8% contro 13,6%). Il budget destinato a questa tipologia di acquisti è sensibilmente superiore alla media: circa la metà (51,8%, contro il 42,4%) spende tra i 300 e i 700 euro. Mentre il 21,4% (contro il 26,7%) meno di 300 euro… I Foodies In Cucina: Si Riscopre Il Piacere Di Preparare Piatti “Speciali”. Cominciamo con il dire che il foodie cucina più o meno (il 79,4% lo fa abbastanza/molto spesso/ tutti i giorni) con la stessa frequenza con cui lo fanno il resto degli italiani. Ma va detto che quando cucina lo fa (83,6% contro il 72,9%) con abbastanza o molto piacere e, rispetto alla media degli italiani, ha più spesso voglia di cucinare “qualcosa di particolare” (82% contro 64%). La metà lo fa con una frequenza settimanale, mentre il 34,4% si cimenta con piatti originali e sfiziosi da 4 volte a settimana fino a tutti i giorni… Ama soprattutto la cucina “gustosa e saporita” (89,3%). Detto in altro modo, apprezza i piatti “tipici, genuini e autentici” (78,3%). Ma 7 foodies su 10 sanno anche accontentarsi di un buon panino, che può diventare un pasto gourmet a patto che si utilizzino materie prima di qualità, un pizzico di fantasia o la creatività di uno chef… Una delle attività più tipiche degli appassionati del cibo è l’invito a cena (o a pranzo) di amici o conoscenti a casa propria. La frequenza è molto alta: il 43,4% dei foodies (contro il 26,7% degli italiani) lo fa da 2 a 4 volte al mese. Se è vero che l’appassionato di cibo si considera un buongustaio (93,1% contro 79,5%) non vede negli chef celebri un esempio al di sopra di ogni sospetto e giudizio: l’83,7% (e qui stupisce che il confronto sia con il 75,1% del resto degli italiani) ritiene che “non sempre grandi cuochi e chef fanno gastronomia di autentica qualità”. E qui si avverte il “risentimento” di chi a volte vede tradita la propria passione proprio da parte di chi in fondo in fondo la alimenta… Quando vanno in vacanza, infatti, l’86,2% di loro (contro il 60,5% degli italiani) scelgono la località proprio in base a una presenza significativa di ristoranti o di prodotti tipici. A riprova di cosa sia il senso critico … va detto che i non foodies valutano le proprie capacità culinarie (si danno un 6,9, in una scala da 1 a 10) con più tolleranza dei foodies, che si fermano a un più equilibrato 6,5. Se proprio vogliamo trovare un difetto ai foodies, va detto che sono un po’ “fissati” e si divertono a dispensare consigli su come si cucina, sui cibi e sui ristoranti un po’ a tutti: 8 su 10 lo fanno “qualche volta o spesso”, mentre questa mania, molto italiana (un po’ come nel calcio, dove tutti si sentono ct della nazionale) di voler dire la propria, arriva a contagiare normalmente 6 italiani su 10. Internet, Per Loro È Una Fonte Più Importante Della Televisione Se il sapere (e il conseguente farlo pesare) è la loro strategia, scelta per esercitare un ruolo e un potere in questo ambito, tra le fonti citate espressamente dai foodies troviamo il “passaparola” (59%), i libri “di cucina e ricette” (45,9%) ma anche “internet” (40%, contro l’appena 22,7% dei non foodies). Seguito – si badi bene, e non preceduto – dalla televisione (27%). Sette foodies su dieci (contro appena il 33,2% dei non foodies) utilizzano frequentemente internet per visitare/consultare siti dedicati all’alimentazione, a vini, birra o altre bevande o per scegliere itinerari enogastronomici. Nella rete cercano soprattutto “informazioni” (58,5%), ricette (54,3%) ma anche locali e ristoranti per i propri pasti fuori casa (43,5%). Mentre l’11,3% partecipa a blog o a gruppi di discussione su temi inerenti al cibo o alla cucina, l’8,5% predilige invece i concorsi dedicati agli stessi argomenti. La Guida Del Gambero Rosso, Punto Di Riferimento Per La Metà Dei Foodies. La guida dei ristoranti preferita è quella del Gambero Rosso (52%), seguita dalla mitica e intramontabile Michelin (45,3%), da quella de l’Espresso (37,1%) e del Touring Club (36,9%). Le riviste più lette, invece, sono 5: nell’ordine, ancora una volta il Gambero Rosso (59,2%), tallonata però da Donna moderna (57,5%) da Cucina Italiana (56,7%), da Sale e pepe (56%) e da Viaggi e Sapori (42,4%). Mentre i programmi televisivi più seguiti sono, nell’ordine, la popolarissima “Prova del cuoco” (56%), “Linea verde” (50,8%), “Mela verde” (35,6%), “Gusto” (33,6%) del Tg5, “Eat Parade” (29,3%) del Tg2, “Gambero Rosso Channel” (28,2%), “Terra e sapori” (26,1%) del Tg1 e “Chef per un giorno” (20,9%) di La7. Non c’è crisi che tenga. Il foodie sceglie. Elimina altre opzioni (arredamento, abbigliamento, telefono, computer o auto) ma l’alimentazione non si tocca. Solo il 9,1% (contro il pur esiguo 19,2% degli italiani) taglierebbe questa voce del budget familiare se fosse costretto a dover risparmiare qualcosa. Del resto il sogno nel cassetto di 4 foodies su 10 resta quello di poter “cenare gratis in tutti i ristoranti 3 stelle Michelin del mondo”. La sua propensione a pranzare o cenare frequentemente (da 1 volta alla settimana a tutti i giorni) fuori casa è circa doppia (59,9% per il pranzo 62,8% per la cena) rispetto a quella degli altri italiani. Per il pranzo i locali preferiti sono il ristorante (43,1% contro il 34,7%), la trattoria/osteria (33,5% contro il 18,8%), la pizzeria (32,1% contro il 22%) ma anche il bar/paninoteca (21,4% contro 19,5%) l’agriturismo (15,4% contro 6,5%) e il ristorante etnico (13,1% contro 3,8%). Ma spesso (37,3%) sono invitati a casa di amici o parenti a condividere il pasto con loro. Riguardo alla cena colpisce invece verificare che la pizzeria schizza al primo posto per entrambi i target (61,9% i foodies e 57% non foodies). Mentre al secondo posto figura il ristorante per il 60,6% dei foodies (35,5% i non foodies), seguito dalla trattoria/osteria, anche qui con un gap ampio tra i foodies (30,1%) e gli altri (15%). Altissima - 41,3% - anche la frequenza degli inviti a cena in casa di amici e parenti. Buone perfomance sul target foodies anche per i ristoranti etnici, gli agriturismi, le birrerie e le enoteche. .  
   
 

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