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Notiziario Marketpress di Giovedì 01 Ottobre 2009
 
   
  PARI OPPORTUNITA´: DONNE PIEMONTESI: CRESCE LA NATALITA´ MA LA MEDIA E´ SEMPRE DI UN FIGLIO A TESTA I DATI EMERGONO DAL II RAPPORTO SULLA CONDIZIONE FEMMINILE IN PIEMONTE E DAL NUOVO BILANCIO DI GENERE. ANCORA BASSO IL TASSO DI OCCUPAZIONE FEMMINILE: 56% CONTRO IL 73 DEGLI UOMINI.

 
   
   Torino, 1 ottobre 2009 - Il Piemonte si conferma una delle realtà istituzionali più attente alle politiche dei diritti: nel 2007, le risorse stanziate per garantire le pari opportunità e per la salute delle donne hanno toccato il tetto dei 7,4 milioni di euro, con una alta corrispondenza tra gli obiettivi politici e l’allocazione delle risorse. Un dato che emerge dal nuovo Bilancio di Genere, il secondo realizzato dalla Regione Piemonte, che nel marzo 2009 ha approvato una legge che ne fa, insieme al Rapporto sulla Condizione Femminile, un’azione di sistema, attraverso la quale l’Ente può valutare non solo le differenti conseguenze del proprio agire su donne e uomini, ma anche restituire alla cittadinanza una lettura del proprio operato, indispensabile ad un esercizio di democrazia sempre più trasparente e maturo. Una fotografia, curata dall’Ires Piemonte, che evidenzia luci e ombre della società piemontese, in rapporto alle differenze e alle disuguaglianze di genere tra uomini e donne. La natalità piemontese riprende a crescere, soprattutto grazie all’apporto delle donne straniere, ma anche tra le italiane vi è una ripresa (+ 0,14 rispetto al 2006); preoccupante rimane, però, la soglia del tasso di fertilità fermo all’1,3, al limite della lowest-low-fertility (bassissima fertilità) e tra i più bassi d’Europa. Ancora importante il peso degli stereotipi culturali, che influenzano le scelte delle donne e delle famiglie verso una segregazione sia dei percorsi di studio che dei settori economici di attività. D’altra parte l’impegno consistente delle donne nel lavoro di cura, familiare e domestico, ne pregiudica il contributo nella professione e nella società: le donne piemontesi dedicano, infatti, il 20,4% della loro giornata al lavoro familiare, contro il 7,6% degli uomini. Lavoro non retribuito che ha un peso determinante, in termini quantitativi, sulla minore partecipazione femminile al mercato del lavoro (56,3% di tasso di occupazione femminile, contro il 73,4% degli uomini) e che spiega il maggiore ricorso al part-time delle lavoratrici (24,3%) rispetto ai lavoratori uomini (4,2%). Le donne sono anche le principali utenti dei Centri per l’Impiego (il 54,7% degli iscritti nel 2007) e hanno usufruito della Cig in Deroga per il 59,1%. Se ne conferma, invece, una maggiore presenza nelle attività di formazione professionale (51,3% contro il 48,7% uomini) sia nei corsi tra disoccupati che occupati. In generale le donne mostrano un livello di istruzione più elevato nonostante, sia in ambito universitario che a livello di governance, resti forte il tetto di cristallo che ne impedisce l’accesso alle posizioni di carriera più prestigiose. Nell’ambito dell’Ente Regione le donne sono l’11,1% dei Consiglieri Regionali, il 40% dei componenti della Giunta Regionale, il 33% dei Dirigenti regionali e il 17% dei componenti dei Consigli di amministrazione delle società partecipate dalla Regione. Per quanto riguarda le politiche sociali, in cui la ricaduta di genere è particolarmente importante, si evidenziano gli interventi relativi alle vittime di tratta (che all’80% riguardano donne), gli interventi a favore degli anziani, domiciliarità o lungodegenza (che riguardano donne per il 70%) e le risorse destinate alle famiglie e ai servizi per l’infanzia, con un incremento della disponibilità del +2,35% e un totale di 23. 121 posti, che coprono circa il 20% della popolazione infantile, sulla strada per raggiungere il 33% previsto dalla strategia di Lisbona. Tendenzialmente uguale, invece fra donne e uomini, la spesa sanitaria, anche se le donne consumano più prestazioni ambulatoriali (56%) e farmaci in convenzione (52,9%), mentre gli uomini ricorrono di più al Pronto soccorso (51,4%) e alla distribuzione diretta di farmaci (57,1%). Da sottolineare che gli uomini generano una più alta spesa dai ricoveri per patologie legate ai comportamenti e agli stili di vita, come uso di alcool e farmaci (6,4 milioni € di cui il 68% maschile). Tra le peculiarità femminili spicca, infine, ancora una volta, la Cultura per la quale le donne confermano maggiore interesse e partecipazione: sono state nel 2007 il 58,8% dei fruitori delle biblioteche piemontesi e il 56% degli utenti dei musei. “Da una parte le donne, con una fragilità sociale ed economica ancora alta e molte potenzialità inespresse di fronte a un sistema economico e sociale che mostra di non saperle valorizzare. Dall’altra gli uomini, con i segni di un maggiore disagio giovanile e più difficoltà nel proteggere la propria salute. Queste nuove edizioni del Bilancio di Genere e del Rapporto sulla condizione femminile – dichiara Giuliana Manica, assessore alle Pari Opportunità della Regione - ci segnalano le principali ombre su cui le politiche regionali del Piemonte devono concentrare i propri sforzi per garantire una vita migliore ai propri cittadini, siano essi donne o uomini. Un impegno ancor più prioritario, in questo momento di profonda crisi economica, per non far mancare il sostegno necessario alle fasce più deboli. ”. Per ulteriori approfondimenti: www. Ires. Piemonte. It/bilanciodigenere www. Ires. Piemonte. It/rapportocondizionefemminile www. Meltinglab. It .  
   
 

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