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Notiziario Marketpress di Mercoledì 21 Ottobre 2009
 
   
  CULTURA. A PALAZZO REALE LA MOSTRA “SHUNGA. ARTE ED EROS NEL GIAPPONE DEL PERIODO EDO”

 
   
  Milano, 21 ottobre 2009 - L’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory ha presentato ieri la mostra “Shunga. Arte ed Eros nel Giappone del periodo Edo”, in programma a Palazzo Reale dal 21 ottobre, al 31 gennaio 2010. “Un’occasione per conoscere un differente risvolto della cultura del Giappone – ha spiegato l’assessore - e comprendere, con le cifre della sessualità e della sensualità dei romanzi del mondo fluttuante, una spiritualità individuale e collettiva, appartenente a una comunità inconfessabile. La comunità degli amanti che, in altro contesto, lo scrittore Maurice Blanchot rilegge sull’esperienza-limite di una nuova forma di oscillazione fra l’eccesso e l’abbandono per cui ‘gli amanti eternamente separati, come se la morte fosse in loro, non sono separati né divisi, inaccessibili e, nell’inaccessibile, sotto un rapporto infinito’”. Dopo il grande successo della mostra “Samurai”, Palazzo Reale e la Fondazione Antonio Mazzotta affrontano nuovamente un’epoca d’oro della storia giapponese, il periodo Edo (1603-1867), presentando la più grande esposizione mai realizzata di stampe giapponesi di soggetto erotico, gli Shunga, assieme a una selezione di preziosi kimono e una altrettanto significativa scelta di antiche pitture anch’esse di soggetto erotico. Come già avviene per la mostra che Palazzo Reale dedica a Edward Hopper, sia il giovedì che il sabato l’esposizione degli Shunga sarà aperta al pubblico sino alle 22. 30. La mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune, è il risultato di un lungo lavoro condotto dal Museo delle Culture di Lugano, che ha ideato l’esposizione e coordinato la ricerca scientifica. La sua realizzazione è il frutto della collaborazione tra il capoluogo lombardo e la città svizzera, dove la mostra si sposterà nell’autunno del 2010 e rientra nel programma “Milano-mondo”, che mira a evidenziare le dimensioni internazionali della città e ad elaborare nuove proposte per la sua crescita nel panorama artistico globale in previsione di Expo 2015. Gli Shunga, termine giapponese che letteralmente significa «immagini della primavera», sono opere a soggetto erotico considerate tra le più significative espressioni della corrente artistica dell’ukiyo-e. Create con la tecnica della stampa xilografica (dal 1791 anche policroma), esse raggiunsero la loro massima fioritura nel periodo dello shogunato dei Tokugawa, tra il 1603 e il 1867. Gli Shunga esprimono i valori del nuovo ceto borghese delle grandi città - composto da mercanti, artigiani e artisti, escluso dal potere politico, ma economicamente fiorente - con il quale si affermò in quegli anni una concezione edonistica dell’esistenza, in contrasto con la rigida morale neoconfuciana, sostenuta dalla classe guerriera dei Samurai che reggeva il governo centrale del Giappone. Questi cittadini offrivano un esempio di vita raffinata, ostentando il lusso, organizzando feste, frequentando i teatri e le case di piacere: così il termine ukiyo-e, che designava l’arte ispirata a tale genere di vita, diventa sinonimo di “moderno”, alla moda, esprimendo una sorta di filosofia incentrata sul gusto di un’esistenza piacevole e, per quanto possibile, appagante dei desideri personali. Superando i divieti e gli ostacoli del potere politico, gli Shunga si affermarono come componente fondamentale della produzione dei più importanti artisti del tempo come Harunobu, Koryusai, Kiyonaga, Utamaro e Hokusai. Furono molto apprezzati sia come stampe a se stanti, pubblicate generalmente in album di 12 fogli e destinate a un pubblico di amatori d’arte, sia come illustrazioni per libri erotici fruiti soprattutto attraverso le librerie ambulanti a prestito. I libri Shunga inoltre erano destinati all’educazione delle cortigiane e delle fanciulle che andavano spose, come utile vademecum per l´avviamento alla vita sessuale, oppure inseriti nei bauli dei guerrieri, per il loro potere di preservare dalla distruzione e di condurre alla vittoria. Gli Shunga furono espressione di un’ideologia che fece da contraltare visivo a una produzione letteraria piena di sensualità che si affermò con i cosiddetti “romanzi del mondo fluttuante”, opere di scrittori come Ihara Saikaku e Ejima Kiseki. Collezionate segretamente in Europa a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, dopo che il Giappone fu costretto ad aprire le sue isole alle navi straniere e agli scambi commerciali col mondo occidentale, esse furono motivo di ispirazione diretta di letterati e artisti della levatura di Zola, di Van Gogh, di Toulouse-lautrec e di Klimt, e influirono in modo significativo sulla riflessione artistica nell´ambito dell´Orientalismo della fine del Xix e dell´inizio del Xx secolo. Considerati per molto tempo immagini di carattere pornografico, nonostante il loro altissimo valore artistico, gli Shunga sono stati da più di venti anni rivalutati sia come espressione «alta» della cultura giapponese e specchio raffinato dei costumi del loro tempo, sia come uno dei vertici assoluti dell´espressione dell´eros nell´arte. .  
   
 

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