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Notiziario Marketpress di Lunedì 26 Ottobre 2009
 
   
  INTERVENTO DEL PRESIDENTE DI ASSINFORM ALL’INAUGURAZIONE DI SMAU A MILANO - INVESTIMENTI IN IT: RITORNI 2,5 VOLTE PIU’ DELL’AUTO

 
   
  L’information Technology, quarto settore industriale italiano con 97. 000 imprese e 390. 000 addetti costituisce un grande spazio di crescita per il Paese. Ma bisogna colmare il ritardo con gli altri paesi: nel decennio 1998-2008 la spesa italiana It sul Pil è passata dall’1,5% al 2%, la più bassa in Europa, dove la media è invece salita dal 2,3% del 2,9%. Ma la Francia oggi sta al 3,4%, la Gran Bretagna e la Germania al 3,3%. Angelucci, presidente di Assinform: “Investire di più in It è una priorità nazionale per riprendere a crescere e a competere : credito alle imprese che innovano; finanziamenti ai programmi strategici di Industria 2015 e Piano e-gov 2012; banda larga per le imprese e le istituzioni, incentivi per la rottamazione delle vecchie applicazioni software per modernizzare il Paese e far aumentare l’occupazione”. “Per gettare le basi della ripresa e della competitività sul mercato globale, l’Italia, non ha scelta: deve aumentare la propria quota d’investimenti in Information Technology e portarsi rapidamente ai livelli di spesa dei principali paesi concorrenti” è quanto affermato da Paolo Angelucci, presidente di Assinform, intervenendo al convegno inaugurale di Smau a Milano. “Non bisogna dimenticare che la nostra economia si connota da almeno dieci anni in termini di estrema debolezza competitiva e di staticità e che alla base di del fenomeno vi è una delle più basse spese in It fra le economie industriali – ha continuato Angelucci indicando come gli investimenti italiani in It siano passati dall’1,5% del Pil segnato nel 1998, quota che ci collocava ben al di sotto della media europea, attestata al 2,3%, al 2% del Pil del 2008. Nello stesso periodo la media europea di spesa è salita al 2,9%, ma per la Francia l’incidenza dell’It è aumentata di undici punti percentuali rispetto a dieci anni fa, raggiungendo il 3,4% del valore del Pil, gli investimenti It della Gran Bretagna sono passati dal 2,9% al 3,3% del Pil, la Germania ha fatto un salto ancora più ampio passando dal 2,4% al 3,3%. Secondo il Presidente di Assinform, bisogna agire su tre fronti: “Occorre sostenere le imprese che investono in It, sensibilizzando le banche su linee di credito dedicate a finanziare l’innovazione. E’ fondamentale che il Governo dia corso ai finanziamenti già previsti per i programmi di impatto strategico sul tessuto produttivo italiano e sul Paese, quali il progetto It di Industria 2015 destinato a migliorare la qualità e competitività dello stesso made in Italy tecnologico e il Piano E-gov 2012, destinato a portare la Pa italiana nell’era digitale. Infine, ma non meno importante, vanno previsti incentivi per la rottamazione delle vecchie applicazioni. Una misura che mira non solo a incrementare la domanda di innovazione e a promuovere l´ammodernamento dei processi di gestione delle imprese ma anche ad avere un grosso impatto sull’occupazione. Va considerato, infatti, che nella composizione dei prodotti It l’intervento umano incide nella misura del 26%. Ne consegue che i rinnovo delle applicazioni produce un effetto moltiplicatore sull’occupazione dell’ordine di 2 volte e mezzo maggiore rispetto a prodotti tradizionali come l’auto, in cui la percentuale di capitale umano si ferma all’11%”. “L’it è una fonte di assoluta innovazione e il nostro paese dispone di uno dei settori It più importanti d’Europa – ha concluso Angelucci - l’It italiano è secondo per numero di imprese e addetti a quello della Gran Bretagna, che è il paese europeo più avanzato in campo informatico. A livello nazionale l’It è il quarto settore industriale del Paese, forte di 97. 000 imprese, di circa 390mila addetti e con un valore aggiunto che copre il 2,8% del totale prodotto dall’industria e servizi a livello nazionale. E’ un grande potenziale di innovazione, vero e proprio made in Italy tecnologico. Si tratta di valorizzarlo mettendolo al servizio della modernizzazione del Paese e della crescita di competitività e sviluppo dell’industria italiana, dei suoi distretti e reti d’imprese” . .  
   
 

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