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Notiziario Marketpress di Venerdì 23 Ottobre 2009
 
   
  LE FUNIVIE RESISTENTI AL FUOCO: IL LATIF DETTA NUOVI STANDARD

 
   
  In un convegno i primi risultati di una ricerca condotta nel laboratorio di Ravina in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria . Quanto può resistere al fuoco, prima di collassare, la fune metallica di una funivia? E quali specifiche misure di prevenzione antincendio occorre attuare per dare agli impianti funiviari il massimo grado possibile di sicurezza? Quando le vite di decine di persone sono appese a un filo, per quanto d´acciaio, anche una piccola dimenticanza, una distrazione, un mancato controllo può essere fatale. Ma se l´errore umano può essere evitato, cosa ne sappiamo della resistenza meccanica al calore sviluppato da un incendio dei vari componenti di un sistema complesso qual è una funivia? Sono domande alle quali gli esperti di tutto il mondo stanno cercando di dare risposta dopo la sciagura del novembre 2000 in Austria sull´impianto funiviario in galleria del ghiacciaio del Kitzsteinhorn (noto come funicolare di Kaprun) costato la vita a 155 persone. A nove anni da quella tragedia, e dopo 35 casi (10 dei quali hanno portato al cedimento della fune, due volte in meno di 10 minuti) di incendi che hanno interessato negli anni recenti impianti funiviari, arrivano le prime risposte ed a fornirle è il Latif, il Laboratorio tecnologico del Servizio impianti a fune della Provincia autonoma di Trento, che ha presentato oggi a Mezzocorona, ad un seminario organizzato assieme all´Associazione italiana di Metallurgia, i primi risultati di una ricerca, ancora in corso, condotta in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria dei materiali e delle tecnologie industriali dell´Università di Trento. Nella sede delle Cantine Mezzacorona, che hanno ospitato il seminario, un pubblico di tecnici, esperti del settore, costruttori e responsabili delle attività di controllo e vigilanza, accorsi ancora una volta - dopo i precedenti convegni promossi dal Latif nel 2002 e nel 2007 - per assistere ai lavori del seminario su "Evoluzione degli aspetti metallurgici degli impianti a fune". A catalizzare il maggiore interesse, nei lavori della giornata, le relazioni dell´ingegner Agostino Dallago, dirigente del Servizio Impianti a fune, che ha illustrato il punto di vista dell´autorità di sorveglianza funiviaria, e quelle di Vigilio Fontanari dell´Università di Trento e Fabio Degasperi del Latif relative agli esiti della ricerca. "In tutto il mondo - ha esordito Dallago - ai notevoli miglioramenti intervenuti sia nella progettazione che nella manutenzione degli impianti, nonchè in seguito all´introduzione dell´analisi di sicurezza e della certificazione dei componenti e sottosistemi funiviari, non ha purtroppo corrisposto una sensibile diminuzione dei difetti dei componenti, un fenomeno che si spiega con l´aumento del numero, della tipologia e delle prestazioni di questi impianti, in particolare riguardo a velocità e dimensioni, che hanno comportato un inasprimento dei cicli di fatica dei materiali". E tra i componenti più esposti a cedimenti, danneggiamenti e corrosioni, che possono determinare alla fine anche la rottura, vi sono naturalmente le funi. Fino alla tragedia di Kaprun - come ha evidenziato la stessa commissione internazionale di esperti allora nominata dal governo austriaco - la possibilità di un evento di tale natura non aveva mai costituito argomento dei convegni internazionali delle autorità tecniche di sorveglianza funiviaria, e tutt´ora non esiste letteratura scientifica in materia. Ecco perchè i risultati delle prove sperimentali condotte dal Latif assumono una straordinaria importanza. "Sappiamo poco della resistenza delle funi metalliche al fuoco - ha affermato Vigilio Fontanari - e difficile è anche predisporre interventi di tipo preventivo su strutture esistenti; c´è anche una carenza normativa in questo settore e, oltretutto, le sperimentazioni hanno un costo elevato". Se ne sa poco, dunque, ma nel laboratorio del Latif a Ravina ne sanno ora più di tutti. Le prove condotte sulla resistenza delle funi metalliche al calore, effettuate con l´utilizzo di un forno progettato in casa, capace di sviluppare fino a 850 gradi, un prototipo unico al mondo, hanno permesso di stabilire il comportamento di vari tipi di fune (chiusa e a trefoli) sottoposte ad alte temperature in condizioni analoghe a quelle di esercizio effettivo. Ebbene - questo un primo risultato della ricerca, che ha portato all´elaborazione di un modello numerico-sperimentale che permette di simulare la risposta meccanica della fune - la resistenza di una fune metallica coinvolta in un incendio può variare dai 2 ai 18 minuti, in base al suo diametro. Si tratta di un dato tecnico importante per arrivare alla definizione di nuovi e più elevati standard di sicurezza degli impianti funiviari, fino ad una riconsiderazione del modo stesso di costruire le funi, ma che assume ancora maggior valore considerando le possibili "ricadute" nel campo dell´ingegneria civile, dove le funi metalliche sono ben più largamente impiegate, in particolare nella progettazione di tensostrutture e ponti sospesi. Va dunque sottolineato il significativo contributo che un piccolo settore, quello funiviario, può fornire e sta dando al vasto campo applicativo dell´ingegneria civile strutturale. L´obiettivo, ambizioso ma realistico, che il Latif si prefigge ora è quello di arrivare alla redazione di un documento organico in materia di resistenza al fuoco delle funi in acciaio che possa costituire la base per la formulazione di proposte di nuove normative. Affinchè tragedie come quella di Kaprun non possano mai più ripetersi .  
   
 

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