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Notiziario Marketpress di Lunedì 26 Ottobre 2009
 
   
  BOLZANO: LA GIUNTA E I REFERENDUM: QUALI EFFETTI DA LUNEDÌ?

 
   
  Bolzano, 26 ottobre 2009 - Conclusa la tornata elettorale, cosa succederebbe e quali sarebbero le conseguenze sull´attività amministrativa della Provincia se dovessero prevalere le tesi dei fautori dei referendum? Il 22 ottobre a Bolzano la Giunta provinciale ha voluto informare i cittadini dei possibili effetti su tematiche sensibili come l´edilizia abitativa, il rispetto dei cittadini stranieri, il concetto di democrazia diretta. In queste settimane la Giunta provinciale ha cercato di informare in varie forme i cittadini sui vari aspetti legati agli effetti dei referendum: da quello sul contenuto dei quesiti e sulle modalità di voto (con una pubblicazione monografica e la pagina Internet) alla possibile incompatibilità con il diritto costituzionale e le norme comunitarie (con le due perizie degli esperti universitari in materia). A Palazzo Widmann la Giunta ha concluso il percorso con l´illustrazione pubblica delle conseguenze concrete che scaturirebbero dai disegni di legge referendari se venissero accolti. Una premessa chiara: la Provincia non intende boicottare i referendum e neppure fornire indicazioni di voto. "Siamo certi che i cittadini sono maturi e consapevoli per formarsi un´opinione personale sulla base dei dati di fatto e decidere di conseguenza", hanno sottolineato il Presidente e gli Assessori. Sul primo quesito, riguardante l´edilizia abitativa, la Giunta ha ricordato che grazie alla riforma della legge provinciale dell´ottobre 2008 la proposta del referendum è già stata superata con la previsione, per i cittadini extra Ue che vogliono accedere al sussidio casa, dei requisiti della residenza quinquennale e dei 3 anni di lavoro. Il referendum si configuerebbe quindi come un passo indietro rispetto all´attuale normativa provinciale. Riguardo invece al requisito dei 10 anni di residenza per l´assegnazione di un alloggio Ipes, come chiesto dai promotori del referendum, si tratterebbe di una clausola anticostituzionale che lede il principio europeo della parità dei diritti e della tutela contro le discriminazioni. Il secondo referendum, quello contro la presunta "svendita del territorio", sin dal titolo è fuoriviante e al contrario, secondo la Giunta, prevede misure che allargherebbero pericolosamente le maglie del sistema urbanistico favorendo la speculazione. Così ad esempio il referendum parla di sanzioni nella misura massima di 20mila € in caso di violazione delle norme sulle residenze di tempo libero: "Ma con 20mila € ciascuno potrebbe aggirare la legge e mettere sul mercato la propria casa senza vincoli. Alla luce dei prezzi del settore immobiliare, diventa quasi un invito a vendere", hanno sottolineato gli Assessori. L´incertezza legislativa comporterebbe inoltre nei Comuni il blocco delle richieste di alloggi sociali all´Ipes, l´assegnazione delle case dell´edilizia agevolata e i progetti di agriturismo, in quanto questa parte di immobili, dimenticata nella proposta di referendum, in futuro potrebbe essere classificata come "seconda casa" e quindi non più autorizzata in parecchi Comuni. "Intere zone potrebbero essere inserite nei Puc come aree destinate alla costruzione di case vacanze, calpestando l´attuale vincolo del 60% destinato all´edilizia agevolata e convenzionata", ha ricordato la Giunta. Tutti i cittadini, se passasse il referendum, dovrebbero pagare l´imposta sui costi di costruzione. Mentre oggi sono esenti le prime case e gli alloggi dell´edilizia convenzionata. Accennato all´ormai noto paradosso dei due referendum sulla democrazia diretta, che in caso di successo vedrebbe entrambi entrare in vigore con contraddizioni nei testi "che rendono impossibile capire quale delle due leggi applicare", la Giunta ha espresso l´opinione che con questi ddl si vada a intaccare un sistema di amministrazione che funziona bene aprendo le porte al caos: la proposta infatti rende possibile una votazione su ogni atto amministrativo che comporta spese annuali oltre un milione € o un costo unico superiore a 5 milioni. Casi che, ad esempio, toccano anche le borse di studio, i contributi per le mense scolastiche, la gestione degli asili. Ogni corrispondente delibera non diventerebbe subito esecutiva ma dovrebbe essere prima pubblicata sul Bollettino ufficiale. A seguire, entro un lasso di tempo, 3 o 20 persone - a seconda delle due proposte - potrebbero richiedere un referendum e mettere in moto la macchina delle firme necessarie: "Basterebbero insomma 3 o 20 persone per bloccare per mesi una delibera amministrativa", ha osservato la Giunta. Comuni e comprensori potrebbero inoltre sostituirsi alla Giunta provinciale con delibere che avrebbero valenza su tutto il territorio: la Pusteria, per fare un esempio, potrebbe bloccare la realizzazione della circonvallazione di Merano. La Giunta provinciale guarda poi con preoccupazione agli effetti che il referendum sulla democrazia diretta potrebbe avere su progetti nei settori sociale e ambientale con la bocciatura attraverso il voto popolare di strutture per le fasce più deboli e emarginate, che sono necessarie ma che nessun Comune vuole. Potrebbero essere bloccati anche i piani di sviluppo di settore e le opere pubbliche, anche quelle già in corso. "La Giunta dovrebbe soltanto proporre e non più decidere un programma di costruzioni, con la conseguenza di progetti lasciati cadere e di una pianificazione non uniforme", hanno ricordato Presidente e Assessori. Infinè, sul piano politico e della pacifica convivenza, è l´interpretazione estensiva degli strumenti della democrazia diretta a preoccupare la Giunta: "Non dobbiamo rischiare che un domani la maggioranza etnica possa decidere unilateralmente e senza cercare il necessario dialogo con l´altro gruppo linguistico. " La Provincia non vuole escludere fasce di popolazione minoritaria e creare in tal modo insicurezza sociale. Lo stesso fenomeno interesserebbe il rapporto tra centri urbani e periferia: le aree più intensamente abitate potrebbero decidere sullo sviluppo (o meno) delle aree rurali, esautorando la funzione di compensazione sociale che è propria oggi della politica. Qualche esempio, per restare a Bolzano: il futuro del cuneo verde, il nuovo carcere, il sistema della viabilità. È infine fuorviante anche il titolo del referendum sul contenimento del traffico aereo, da raggiungere attraverso il ritiro della Provincia dall´aeroporto di Bolzano. La Giunta ha nuovamente ricordato che in questo caso lo scalo non verrebbe chiuso, perchè è di proprietà dello Stato e l´autorità del volo (Enac) potrebbe affidarlo a un nuovo concessionario. Ma con la scomparsa dei voli commerciali sparirebbero anche le limitazioni che essi comportano: aumenterebbero i voli militari e sportivi, oggi dimezzati rispetto a dieci anni fa. Quelli commerciali sono 3125 all´anno, quelli militari 3. 488 e quelli sportivi 11. 500. Un confronto: l´aeroporto di Trento, che non ha voli commerciali, registra 32mila voli sportivi all´anno. E se il referendum avesse esito positivo, anche i costi dello scalo non diminuirebbero con l´abbandono dei voli commerciali: impianti, strutture di sicurezza e personale vanno mantenuti fino a quando l´aerporto, come previsto nel referendum, continuerà a funzionare per i voli di soccorso, protezione civile e trasporto organi. .  
   
 

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