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Notiziario Marketpress di Lunedì 26 Ottobre 2009
 
   
  ORDINI DI MACCHINE UTENSILI NEL TERZO TRIMESTRE 2009: -51,6% GIANCARLO LOSMA, PRESIDENTE UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE: “LA NOSTRA PREOCCUPAZIONE È L’USCITA DAL MERCATO DI IMPRESE CHE OPERANO IN UN SETTORE A ALTA TECNOLOGIA E CHE, A CORTO DI ORDINI E LIQUIDITÀ, RISCHIANO LA CESSAZIONE DELLA ATTIVITÀ. INCENTIVI ALLA ROTTAMAZIONE E REVISIONE DEI PARAMETRI DI BASILEA 2 SONO LE RICHIESTE DEI COSTRUTTORI.

 
   
  Cinisello Balsamo, 26 ottobre 2009 - Nel terzo trimestre 2009, l’indice degli ordini di macchine utensili, elaborato dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu-sistemi Per Produrre, ha segnato un calo del 51,6%, rispetto allo stesso periodo del 2008. Il valore assoluto dell’indice risulta pari a 37,4 (base 2005=100). Sul risultato complessivo pesa il pessimo riscontro ottenuto dai costruttori sul mercato interno e la debolezza della risposta dei mercati stranieri, a conferma di quanto ancora la crisi incida in modo generalizzato sulla domanda di beni strumentali. Con riferimento al mercato interno, la raccolta ordini dei costruttori italiani ha segnato un calo del 54% rispetto al terzo trimestre 2008. In ragione di ciò l’indice assoluto è risultato pari a 19,9. Con questa nuova rilevazione si allunga il trend negativo che conta ormai sei trimestri consecutivi di calo. D’altra parte i riscontri provenienti dal mercato straniero sono altrettanto preoccupanti: nel periodo luglio-settembre 2009, l’indice degli ordinativi raccolti sul mercato estero ha infatti segnato un calo del 49,9%, rispetto allo stesso periodo del 2008. In ragione di ciò, l’indice assoluto si attesta a 55,1 (base 2005=100). Considerando i primi nove mesi dell’anno, la raccolta ordini risulta più che dimezzata; in ragione di un calo pari a 55,3% rispetto allo stesso periodo del 2008, il valore dell’indice assoluto si attesta a 55,9. “I dati elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa - ha affermato Giancarlo Losma, presidente Ucimu-sistemi Per Produrre- delineano ancora un quadro piuttosto complesso per l’industria italiana di settore, che deve fare i conti con la debolezza del consumo del mercato interno così come di quello estero”. “Unica nota che fa ben sperare sul futuro è il confronto del terzo trimestre con i periodi precedenti. Dall’analisi congiunturale della variazione dell’indice emerge infatti che si riduce l’intensità del calo della raccolta ordini: dopo un indice che, nel secondo trimestre, è sceso del 63,1%, ora, in virtù del -51,6%, si torna sui livelli della rilevazione relativa al periodo gennaio-marzo, all’inizio della crisi, quando l’indice registrò un -51%”. L’impressione che il punto più basso del ciclo economico negativo sia alle spalle è confermata anche dal buon risultato espresso da Emo Milano 2009, la manifestazione espositiva mondiale di settore che si è tenuta, all’inizio di ottobre, a Milano. Nei sei giorni di mostra si sono registrati 124. 660 visitatori, il 41% dei quali stranieri, in rappresentanza di 98 paesi di cinque continenti. Tra questi nutrita è stata la presenza di operatori extra-europei, in particolare di quelli provenienti da India, Russia, Giappone, Stati Uniti, Brasile, Corea e Taiwan. “Nonostante questi timidi segnali di inversione di tendenza la preoccupazione resta alta. La drastica e prolungata riduzione degli ordinativi raccolti dai costruttori - ha affermato Losma - fa temere un concreto rischio di ridimensionamento del settore caratterizzato da piccole e medie imprese sicuramente più esposte delle grandi ai momenti di congiuntura sfavorevole”. “La nostra preoccupazione - ha aggiunto Losma - è l’uscita dal mercato di realtà industriali che, a corto di ordini e liquidità, rischiano la cessazione della attività. Un danno terribile, questo, per l’impresa e per le persone che fanno l’impresa, per il settore ma anche per il sistema economico del paese che rischia la perdita di know-how in un comparto strategico per tutta l’industria manifatturiera”. Consapevole degli sforzi già compiuti dagli organi di governo sia in materia di supporto al credito, con l’introduzione della moratoria dei debiti delle Pmi verso gli istituti, sia in tema di sostegno alla domanda, attraverso l’introduzione della Tremonti-ter, Ucimu-sistemi Per Produrre ritiene comunque indispensabili ulteriori provvedimenti per permettere all’industria del comparto di superare la crisi e agganciare la ripresa, mantenendo la posizione di leadership nel panorama internazionale. “A tal fine - ha rilevato il presidente dell’associazione - occorre incentivare la sostituzione dei beni strumentali datati attraverso un provvedimento di politica industriale che renda possibile la rottamazione dei macchinari obsoleti e la deduzione dall’imposta del 50% della somma investita nell’acquisto di nuovi macchinari sostitutivi. Questo provvedimento non soltanto è incentivo alla ripresa dei consumi ma è lo strumento più adatto a garantire la competitività dell’offerta italiana”. Da una recente indagine risulta che in Italia, così come in Europa, circa il 25% dei macchinari di produzione presenti negli impianti ha oltre 20 anni. Occorre dunque rinnovare gli stabilimenti produttivi sia a livello nazionale che europeo. Tale provvedimento avrebbe positive ricadute in più ambiti del sistema economico-sociale. Oltre a garantire il mantenimento di alti livelli di competitività al made in Italy e made in Europe, permetterebbe una migliore efficienza e quindi un risparmio dei costi a tutte le imprese del manifatturiero. Inoltre, la sostituzione dei vecchi sistemi di produzione con i nuovi assicurerebbe un minor impatto ambientale delle lavorazioni e una maggiore sicurezza degli operatori addetti alla macchine. Infine con la sostituzione dei macchinari obsoleti si otterrebbe la liberazione di una sensibile quantità di ghisa e acciaio, andando a impattare positivamente anche sul costo della materia prima. D’altra parte, per consentire alle imprese di affrontare le difficoltà del momento e posizionarsi nel modo migliore per cogliere la prossima ripresa, è indispensabile che le istituzioni governative intervengano efficacemente a livello europeo per il sostegno del credito. E’ opportuno un allentamento temporaneo dei criteri di ponderazione del rischio di credito alle Pmi, criteri che determinano gli accantonamenti che le banche devono avere per rispettare gli accordi di Basilea 2. In particolare si chiede un’integrazione dell’accordo che tenga conto sia della difficile congiuntura, sia della necessità di valutare le imprese anche da un punto di vista qualitativo, considerando cioè il settore di appartenenza, con l’obiettivo di avvicinare alla pura valutazione dei dati di bilancio quella relativa alla capacità di business. .  
   
 

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