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Notiziario Marketpress di Giovedì 29 Ottobre 2009
 
   
  SEVIZIO DIPLOMATICO DELLŽUE: UNŽEUROPA PROTAGONISTA SULLA SCENA MONDIALE?

 
   
   Bruxelles, 29 ottobre 2009 - "Chi devo chiamare quando voglio parlare con lŽEuropa?", ha chiesto una volta il famoso Segretario di Stato americano Henri Kissinger. Il Trattato di Lisbona dà una risposta: lŽAlto Rappresentante europeo per la politica estera. Ma questa figura basterà a garantire che lŽEuropa parli con una voce sola sulla scena globale? Il Parlamento vuol essere coinvolto nel futuro delle relazioni esterne dellŽUe. La voce dellŽEuropa - Il Trattato di Lisbona istituisce la figura dellŽAlto Rappresentante e il Servizio di azione esterna dellŽUe per migliorare lŽimpatto, la visibilità e la coerenza della politica estera europea. Il nuovo corpo diplomatico (Seae) sarebbe al servizio dellŽAlto Rappresentante, che rivestirebbe anche il ruolo di Vicepresidente della Commissione europea con la delega agli Esteri: una fusione fra strutture che fanno capo ai governi e azioni pilotate dallŽesecutivo Ue per parlare con una voce sola, la voce dellŽEuropa. Le operazioni sostenute dai governi in seno al Consiglio dellŽUnione e delle delegazioni della Commissione europea nel mondo costituiscono infatti una duplicazione che non ha più ragion dŽessere. Ma anche il Parlamento ha voce in capitolo nella costituzione del nuovo corpo: è necessario il suo consenso prima di istituirlo. I deputati hanno votato durante la scorsa sessione plenaria la relazione del popolare tedesco Elmar Brok, che parla del possibile assetto istituzionale del nuovo servizio. Seae sotto scrutino parlamentare? Il Servizio dovrebbe essere finanziato da fondi Ue e dovrebbe dipendere dalla Commissione: solo così, secondo il Parlamento, si può assicurare il controllo democratico dellŽassemblea sul suo funzionamento e sulle operazioni. Le delegazioni della Commissione europea nel mondo - oltre 130 uffici nei 5 continenti - dovrebbero inoltre fondersi con i vari uffici del Consiglio, che nellŽinsieme impiegano oltre 5000 persone, per creare le "ambasciate dellŽUe" gestite dal personale del nuovo Servizio di Azione esterna, sotto il comando dellŽAlto Rappresentante. La formazione dei "diplomatici europei" dovrebbe essere affidata a una nuova scuola di diplomazia europea. Infine i deputati consigliano ai governi di coinvolgere il Parlamento "fin dalla prima fase di negoziati sulla struttura del servizio, in modo da non perdere tempo prezioso in controversie politiche", e poter essere operativi sulla scena internazionale subito dopo lŽentrata in vigore del Trattato di Lisbona. Europa: da prima contribuente a prima attrice - Prima potenza commerciale del mondo, primo donatore ai Paesi in via di sviluppo, punto di riferimento globale in materia di diritti umani, democrazia e stabilità. Nonostante tutti i primati, lŽUe è stata descritta in più occasioni come un gigante economico e un nano politico. Il Servizio di azione esterna dellŽUe servirà a controbilanciare la situazione? "Credo che il Trattato di Lisbona, lŽAlto Rappresentante che è allo stesso tempo membro della Commissione, e il Servizio di Azione esterna - spiega Brok - mettano lŽEuropa in una situazione migliore per avere una politica estera coerente. Insieme alla forza economica, il nuovo assetto istituzionale darà al nostro continente una notevole forza politica. Dobbiamo considerare lŽEuropa come un attore principale, non un contribuente". Ma allora che numero bisognerà comporre? "Quello dellŽAlto Rappresentante e vice-presidente della Commissione", risponde Brok. "DevŽessere chiaro che è lui lŽunico responsabile per le operazioni di politica estera, il Presidente del Consiglio non cŽentra niente. I poteri operativi devono essere conferiti a una sola persona, e non può essere che lŽAlto rappresentante". Un problema cŽè se. LŽattuale responsabile per la politica estera dei Paesi Ue Javier Solana, che ha poteri molto più ridotti rispetto a quelli previsti dal Trattato di Lisbona per lŽAlto Rappresentante, ha definito la diplomazia europea "troppo divisa, troppo lenta e troppo soft. Verbosa nelle dichiarazioni e limitata nellŽazione". Non sono mancati, infatti, i casi in cui i Paesi Ue si sono divisi su questioni di politica estera fondamentali, come la guerra in Iraq, o in cui la necessità di mettere tutti e 27 i Paesi dŽaccordo ha limitato lŽefficacia dellŽintervento. Anche i due terzi dei cittadini europei ritengono che lŽUe debba essere più unita nella politica estera: lo rivela unŽinchiesta Eurobarometro del 2008. Per questo il Parlamento ha messo in chiaro che la struttura del servizio diplomatico dellŽUe sarà uno dei criteri chiave per giudicare il futuro Alto Rappresentante durante le audizioni parlamentari e per accordargli la fiducia. .  
   
 

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