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Notiziario Marketpress di Mercoledì 04 Novembre 2009
 
   
  FULVIO MONAI. IL PAESAGGIO INTERIORE BIBLIOTECA STATALE ISONTINA GORIZIA - GALLERIA D’ARTE MARIO DI IORIO 9 - 28 NOVEMBRE 2009

 
   
  Gorizia, 4 novembre 2009 - S’inaugura lunedì 9 novembre 2009 alle ore 18. 00 alla Biblioteca Statale Isontina di Gorizia un’importante rassegna dedicata al pittore Fulvio Monai (Pola 1921 - Gorizia, 1999), artista di alto livello e lucido intellettuale, che fu una delle figure di spicco della vita culturale della Gorizia del secondo novecento. L’ampia rassegna, che sarà introdotta sul piano critico dall’architetto Marianna Accerboni, curatrice dell’esposizione, propone una retrospettiva dalle opere di Monai e ripercorre l’evoluzione della rappresentazione e dell’interpretazione del paesaggio nella sua pittura, dagli esordi in Istria alle opere realizzate alla fine del Xx secolo: una mostra esaustiva anche sotto il profilo delle tecniche esperite. Verranno infatti esposti un’ampia sequenza di oli dai colori morbidi e caldi e di disegni eseguiti a carboncino in bianco e nero e delle grafiche (già presenti da tempo in alcuni spazi della Biblioteca), con particolare attenzione all’acquaforte, tecnica incisoria fra le sue preferite accanto alla linoleumgrafia. Saranno visibili anche alcune carte, tra le più interessanti, dell’Archivio donato dalla famiglia alla Biblioteca e sarà consultabile l’inventario di quest’ultimo, curato da Antonella Gallarotti e che successivamente verrà pubblicato sulla rivista Studi goriziani. Nelle bacheche troverà inoltre posto il carteggio inedito intercorso dal 1976 al 1986 tra Monai e il poeta Biagio Marin, una delle personalità di altissimo livello intellettuale, così come l’architetto Max Fabiani, che presentò la sua prima esposizione, Fulvio Tomizza e Marco Pozzetto, con cui il pittore intrattenne a lungo rapporti d’amicizia. Animo fine, intelletto razionale e profondo - scrive Accerboni - Monai si è dedicato con equilibrio e passione, nel corso di tutta la sua esistenza, alla narrazione della temperie culturale a lui coeva, lasciandoci in eredità un quadro oggettivo e intenso del milieu goriziano, isontino, istriano e regionale del secondo novecento: come se osservasse da quest’angolo di mondo del Nord Est il proiettarsi della nostra cultura in ambito italiano ed europeo, grazie anche al diffuso e allora nascente concetto di Mitteleuropa. Ma se dalle pagine de Il Piccolo, di Iniziativa isontina e di altre pubblicazioni di prestigio anche di livello nazionale, cui Monai collaborò intensamente, scaturiva la sua voce critica e narrante, acuta, pacata e nel contempo appassionata, un’altro racconto, in un certo senso più intimo e soggettivo, sgorgava dal pennello di questo artista e intellettuale, che fu a Gorizia una delle figure di maggiore riferimento della vita culturale della sua epoca. Seguendo a latere, in modo indipendente e originale - prosegue il critico - l’evoluzione del linguaggio artistico d’avanguardia a lui contemporaneo, Monai maturò, dai primi anni quaranta alla fine del novecento, un idioma pittorico intenso ma insieme delicato, che lascia spazio e adito all’interpretazione lirica e onirica della natura e della realtà, sottolineandone e reperendone i valori di bellezza e spiritualità. Una ricerca - anche se l’autore non amava questo termine - che prese avvio negli anni della giovinezza, dal 1945 al ’51, attraverso l’analisi e la composizione del paesaggio, rarissimamente popolato di presenze umane, in campiture cromatiche e di luce nette, declinate prima su faesite preparata con cementite e poi su tela. Un’analisi - conclude Accerboni - che, dopo gli anni cinquanta, si fa sintesi ed evidenzia progressivamente il dato luministico nel racconto del paesaggio naturale, il quale prende il posto di quello urbano: il Carso e l’amatissima Istria, abbandonata nel ’47, sono reinterpretati quasi da lontano. E in essi, dagli anni settanta in poi, soffusi, incantati bagliori di luce evidenziano un traguardo raggiunto attraverso un percorso condotto dagli esiti dell’impressionismo alla soglia dell’informale, nel cui ambito l’uso delle macchie di colore (in francese tache) sfiora il tachisme sperimentato da Monet nella tarda maturità e l’atmosfera sfumata e luminosa guarda alla modernità di William Turner. Fulvio Monai. Pittore, saggista, critico, giornalista ed educatore, nacque a Pola nel 1921, trasferendosi successivamente a Gorizia nel ’47, dove visse fino alla morte, avvenuta nel ’99. Conseguita la maturità classica nella città natale, si è laureato all’Università di Trieste con una tesi in Storia dell’Arte. Insegnante alla Scuole Medie, dal ’51 al ’78 ha collaborato con Radio Friuli Venezia Giulia, con il quotidiano Il Piccolo e con varie riviste con note culturali, recensioni ed elzeviri. Ha pubblicato i libri Istria ritrovata e Immagini e incontri, ha scritto saggi per volumi e riviste e tenuto conferenze su temi d’arte. Ha operato nei comitati di redazione di Studi Goriziani e Iniziativa Isontina, nel consiglio direttivo del Centro Friulano Arti Plastiche e nella Commissione Diocesana per l’Arte Sacra di Gorizia. Ha curato l’organizzazione della Mostra del collezionista, di alcune mostre antologiche e delle Biennali dei Giovani a Gorizia. È stato socio fondatore dell’Associazione provinciale artisti isontini. Iniziò l’attività artistica a Pola nel ’41, esponendo per la prima volta nel ’45. Da allora prese parte a numerose mostre in Italia e all’estero (Svizzera, Austria, Finlandia, Australia, Unione Sovietica, Canada e Turchia). Ha allestito personali in Friuli Venezia Giulia, a Venezia, Milano, Roma e in Slovenia, compiuto viaggi di studio in Francia, Spagna e Grecia e partecipato, con interventi e scritti, ai convegni dell’Istituto per gli Incontri culturali mitteleuropei e della rivista istriana La Battana. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. .  
   
 

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