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Notiziario Marketpress di Giovedě 12 Novembre 2009
 
   
  DICHIARAZIONE DI PAWEł SAMECKI, COMMISSARIO RESPONSABILE PER LE POLITICHE REGIONALI, IN MERITO ALLA RELAZIONE ANNUALE DELLA CORTE DEI CONTI EUROPEA

 
   
  Bruxelles, 12 novembre 2009 - Sono lieto di constatare che la relazione odierna presentata dalla Corte dei conti europea sui conti del 2008 indica che stiamo raggiungendo risultati positivi e che andiamo nella direzione giusta. La Commissione si sta dando da fare per aiutare le autorità nazionali a ridurre il tasso di errore nei progetti cofinanziati dall’Unione europea. I nostri sforzi congiunti stanno recando frutti, ma è ovvio che possiamo fare di più e che intendiamo fare di più. Il nostro approccio è rigoroso ma è anche equo ed equilibrato. La Commissione europea ha avviato l’anno scorso un piano d’azione articolato in 37 punti volto a ridurre nel medio termine il tasso d’errore. Il nostro piano, che abbiamo portato avanti anche nel 2009, persegue una duplice strategia: aiutare le autorità nazionali a verificare meglio l’ammissibilità delle spese di progetto prima di presentare alla Commissione europea richieste di pagamento e adottare misure più rigorose e più celeri per sospendere i pagamenti o per recuperare gli importi qualora gli Stati membri non rispettino le norme vigenti. Abbiamo una responsabilità condivisa nella gestione dei Fondi strutturali e di coesione al fine di assicurare che i controlli finanziari in atto negli Stati membri siano efficaci e che noi possiamo recuperare tutte le somme per le quali la richiesta di pagamento si sia rivelata infondata. In altri termini, il nostro piano d’azione serve a proteggere gli interessi dei contribuenti dell’Ue. Per quanto concerne l’anno in corso, abbiamo recuperato 629 milioni di euro di pagamenti richiesti in modo incorretto. Riteniamo che recupereremo un altro mezzo miliardo di euro entro la fine del 2009. E questo si aggiunge al miliardo e mezzo di euro risultante dalle rettifiche che abbiamo apportato nel 2008. Questi recuperi – o rettifiche finanziarie, come vengono definiti – dimostrano l’impegno della Commissione ad affrontare gli errori di rilievo. Secondo una stima contenuta nella relazione odierna della Corte dei conti europea, l’11% degli importi da noi trasferiti agli Stati membri per progetti che rientrano nella politica di coesione non avrebbe dovuto essere richiesto o versato. Questo tasso di errore è troppo elevato. Non si pensi però che un tasso d’errore dell’ 11% significhi che non siamo in grado di rendere conto dell’11% del bilancio Ue destinato alla coesione o che il denaro sia scomparso in un buco nero. In tutti i casi in cui si siano riscontrati errori che abbiano dato luogo a pagamenti indebiti la Commissione interviene per recuperare i finanziamenti, anche se questo può richiedere tempo. È ovvio che noi tutti aspiriamo a far scendere quanto prima possibile il tasso di errore. E penso che ci riusciremo una volta che le misure da noi poste in atto produrranno i loro pieni effetti. Gli errori però vanno visti in un contesto appropriato. È importante non perdere di vista il quadro generale. Il denaro che investiamo per il tramite della politica di coesione dell’Ue comporta effetti positivi per la vita dei cittadini, effetti che, per l’appunto, sono risultati ancor più percettibili nell’attuale crisi economica e finanziaria. Il denaro arriva dove ce n’è più bisogno, nell’economia reale. La politica di coesione dell’Ue ha contribuito a creare circa 600. 000 posti di lavoro a partire dal 2000; essa trasforma le economie regionali e nazionali investendo nella modernizzazione delle infrastrutture, nell’ambiente, nelle piccole imprese e nelle qualifiche. Dal 2000 la politica di coesione ha finanziato più di 100. 000 chilometri di strade e autostrade nuove o ristrutturate e 4. 000 chilometri di linee ferroviarie nuove, ed è servita a modernizzare 130 porti e più di 30 aeroporti. Questo investimento contribuisce a rendere l’Europa più competitiva sul mercato globale e a produrre una crescita sostenibile nel lungo termine. Le nostre regole in materia di finanziamenti sono sensate e proporzionate. Esse garantiscono il giusto equilibrio tra la necessità di disporre dei migliori controlli possibili e quella di assicurare l’efficienza economica in relazione ai risultati ottenuti. Sta di fatto che alcuni dei problemi che ci troviamo ad affrontare risultano da regole che non sono state comprese o applicate correttamente. Per questo motivo continuiamo ad adoperarci per semplificare i regolamenti e ridurre gli oneri burocratici. Secondo le nostre stime queste semplificazioni, a partire dal 2007, hanno contribuito a ridurre di oltre il 20% l’onere amministrativo a carico dei beneficiari. Ad esempio, abbiamo recentemente modificato le regole in modo da consentire l’uso di pagamenti forfettari, e non intendiamo fermarci qui. Vorrei inoltre smentire un concetto diffuso: il termine errore non significa frode. Quando i revisori della Corte dei conti e della Commissione parlano di errori, essi intendono dire che non sono state rispettate tutte le condizioni per la fruizione di un finanziamento Ue. La frode è qualcosa di molto più grave del mancato rispetto delle regole; si tratta di un inganno deliberato o criminoso. Stando all’Olaf, l’Ufficio europeo per la lotta antifrode, i casi di frode interessano meno dello 0,2% di tutti i versamenti effettuati dalla Commissione negli anni dal 2000 al 2008 nell’ambito della politica di coesione. In altre parole: il 99,8% delle somme versate dal bilancio Ue nell’ambito della politica di coesione è stato esente da frode. Il denaro dell’Ue è il vostro denaro e potete esser certi che la Commissione europea fa quanto in suo potere per assicurare che ogni singolo euro sia tutelato e venga usato adeguatamente. .  
   
 

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