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Notiziario Marketpress di Giovedì 12 Novembre 2009
 
   
  GALLERIA REGIONALE DI PALAZZO ABATELLIS: RESTAURO IMPORTANTE PER SVILUPPO SICILIA

 
   
  Palermo, 12 novembre 2009 – Riapre oggi pomeriggio (inaugurazione alle 18. 30, poi ingresso gratis al pubblico fino a mezzanotte) la Galleria regionale di Palazzo Abatellis. I lavori sono stati cofinanziati con i fondi del Por 2000/2006. Dopo il restauro e l’adeguamento di una delle ali dell’antico convento di clausura, il museo propone due nuove gallerie espositive. “Palazzo Abatellis – ha detto ieri l´assessore regionale ai Beni Culturali, Nicola Leanza, nel corso della presentazione alla stampa del museo restaurato - riapre grazie all’opera di un’equipe di professionisti che hanno lavorato con impegno e attenzione, a cui va il nostro ringraziamento. Con la riapertura del museo, Palermo avrà una possibilità in più per arricchire la sua proposta culturale da offrire ai cittadini e ai visitatori. E’ un evento importante perché in questo modo la cultura si coniuga con un impatto positivo per l’economia. Ma l’obiettivo resta comunque lo stesso: vogliamo coinvolgere anche i partner privati per una fruizione completa che coniughi i beni culturali con il sistema turistico e con lo sviluppo dell’economia del territorio. Entro quest´anno contiamo di realizzare i bandi per la concessione ai privati che però dovranno presentare progetti di qualità, anche attraverso il project financing. I beni culturali devono diventare punto di attrazione per turisti, famiglie, professionisti e un motore di sviluppo per l’isola”. Gli interventi hanno riguardato il restauro conservativo dell’ala storica del Palazzo, quella quattrocentesca, dei suoi prospetti esterni, del cortile, il miglioramento dei servizi e la manutenzione delle sale allestite da Carlo Scarpa nel 1954. È stato liberato dalla funzione di deposito l’antico parlatorio del Monastero del Portulano (come venne denominato il palazzo dal 1526), facente già parte della primitiva chiesa di Santa Maria della Pietà, acquistato al percorso museale con l’esposizione di opere di Vincenzo da Pavia, fra cui una macchina lignea d’altare con la sua pala, e utilizzabile per conferenze. Dall’ala quattrocentesca, dove si può ammirare l’Annunziata di Antonello da Messina, si accede ai nuovi spazi di quella settecentesca, oggetto di lavori di ampliamento e allestimento coordinati dal Centro regionale per il restauro. Il nuovo percorso espositivo si snoda su due piani (circa 400 mq ciascuno) contrassegnati da pannellature di diverso colore (verde per il primo piano, rosso per il secondo) e costruisce un itinerario attraverso la pittura siciliana dalla fine del Xvi a quella del Xvii secolo. I nuovi lavori hanno riguardato le opere murarie, gli impianti, compresi quelli di sicurezza e di climatizzazione, l’inserimento di una scala e di un ascensore che collega i vari livelli del complesso e permette la fruizione del museo ai portatori di handicap motori. Per il progetto di illuminazione è stato chiamato a collaborare Piero Castiglioni con la collaborazione di Emanuela Pulvirenti, noti lighting designer, adottando particolari ed appositi riflettori, studiati per l’occasione, con l’impiego di apparecchi a zero emissione Uv, per la corretta esposizione delle opere. Il nuovo allestimento è stato realizzato con la cura scientifica di Giulia Davì, attuale direttore di Palazzo Abatellus, con la consulenza di Vincenzo Abbate e con la collaborazione di Evelina De Castro, Santo Cillaroto, Eliana Mauro, Salvatore Pagano. Le Nuove Esposizioni - Cappella Del Portulano, Dove Sono State Esposte Opere Di Vincenzo Da Pavia - Ai nuovi spazi museali si accede sia autonomamente dal secondo cortile, dove ci si può servire di una scala o di un ascensore, oppure, mantenendo la continuità del percorso, dall’ultima sala espositiva dell’edificio quattrocentesco, utilizzata come snodo necessario a introdurre la cultura del tardo manierismo siciliano che si dispiega nell’ala di ampliamento. In questa sala, che non faceva parte dell’allestimento di Carlo Scarpa, si trovano esposte le più significative opere del Manierismo di marca michelangiolesca presenti nel museo: due dipinti di Vasari, uno di Girolamo Muziano, uno di Marco Pino. Quadreria - La logica espositiva si accorda, in questa sala, alla caratteristica impostazione della quadreria. Ala nuova - Nei nuovi ambienti espositivi, guadagnati al museo con gli ultimi interventi di restauro e di allestimento, trova finalmente modo di “mostrarsi” quello che può essere considerato l’esito di circa un cinquantennio di studi sulla pittura in Sicilia. Il percorso espositivo si snoda tra la fine del Cinquecento e la fine del Seicento, rendendone chiari alcuni passaggi salienti. La Sala Verde illustra le opere del tardo manierismo di impronta controriformista con la produzione delle due personalità più definite fra gli artisti siciliani attivi a cavallo fra i due secoli: Giuseppe Alvino, Gaspare Bazzano e Pietro D’asaro. A questi gli esponenti di rilievo della pittura siciliana guardano numerosi altri artisti che arricchiscono il panorama della cultura figurativa siciliana, estremamente ricettiva e in continuo dialogo con quelle pitture e quei pittori non isolani, sui quali la Sicilia continuava ad esercitare grande attrazione e che qui si trovano ugualmente esposti. Il fiammingo Simone de Wobreck, il cremonese Gaspare Fonduli e il toscano Filippo Paladini, attivi stabilmente nell’Isola, partecipano a tale congiuntura dinamica e dialettica all’interno di una cultura figurativa che affermava valori comuni a carattere sovraregionale e rigorosamente codificati, esprimendoli con composizioni pittoriche di soggetto prevalentemente devoto, articolate su due piani, quello terreno, che rappresenta la storia e la natura in cui si dispongono i santi, e quello divino sovrastante, luminoso e popolato da figure angeliche. Taluni dei protagonisti di questa congiuntura, come D’asaro e Paladini, arrivarono anche a confrontarsi con la lezione del realismo caravaggesco, spesso risolvendo tale confronto in un ostentato tenebrismo ma variando i moduli compositivi e anche il repertorio, come nel caso della Scena pastorale, attribuita a Pietro D’asaro, in cui la esplicita adozione di tematiche bibliche cede il posto alla rappresentazione di un soggetto apparentemente di genere, forte anche di valenze simboliche. Sala Rossa - Il percorso espositivo è incentrato sulla componente caravaggesca. La riconosciuta realtà storica della fugace presenza del maestro che non assunse il carattere di fenomeno locale è testimoniata dalla presenza di opere di autori non siciliani, a partire dalla copia della Cena in Emmaus conservata presso la National Gallery di Londra, interpretata con una livida gamma cromatica di ascendenza nord italiana. La presenza di Caravaggio determinò anche a Napoli una scuola locale, qui rappresentata dall’Amore dormiente di Battistello Caracciolo. A Roma la componente caravaggesca ebbe fra i maggiori protagonisti il francese Simon Vouet, autore della Sant’agata liberata dal carcere, da lui e dai suoi aiuti replicata in alcuni esemplari molto apprezzati dal collezionismo privato del tempo. Con grande forza altre sollecitazioni si impressero nella cultura siciliana del primo trentennio del Seicento e su tutta quella vandichiana e rubensiana. Ne danno prova il Compianto, la Madonna del Rosario e soprattutto la Santa Rosalia, pure riconducibile ad Antony van Dyck, della quale l’artista fiammingo, trovandosi a Palermo nei terribili giorni della pestilenza del 1624, propose una nuova iconografia. Protagonista di questa stagione che vide i fondamentali apporti del realismo napoletano, da Ribera e da Battistello, integrarsi alla incisiva presenza vandichiana e alla circolazione di stampe rubensiana fu Pietro Novelli le cui opere, grandi e articolate pale d’altare e dipinti di soggetto mitologico, hanno compiuto e alto livello stilistico e formale e costituiscono la risultante di tale processo. A seguire, gli sviluppi della cultura figurativa nel corso del Seicento annoverano le opere prodotte dalle successive generazioni di pittori caravaggeschi stranieri, fra i quali il fiammingo Mattia Stomer, trapiantato in Sicilia. La linea più marcatamente barocca, in chiusura del percorso, si dipana attraverso i dipinti di Luca Giordano, Mattia Preti e di interpreti messinesi quali Agostino Scilla. .  
   
 

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