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Notiziario Marketpress di Lunedì 14 Dicembre 2009
 
   
  IL LIVELLO DI PREOCCUPAZIONE PER GLI EFFETTI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO SI STA RIDUCENDO A LIVELLO GLOBALE

 
   
  Milano, 14 Dicembre 2009 – Secondo la ricerca sul cambiamento climatico pubblicata il 10 dicembre da The Nielsen Company e dall’Oxford University Institute of Climate Change, negli ultimi due anni la preoccupazione per gli effetti del cambiamento climatico si è ridotta considerevolmente e molti Paesi hanno registrato addirittura una riduzione a due cifre. I risultati dell’ultimo sondaggio, condotto nel mese di ottobre, indicano che il 37% dei consumatori a livello globale sono molto preoccupati del cambiamento climatico (rispetto al 41% nel 2007), con i più alti livelli di preoccupazione espressi in America Latina (57%) e nell’area Asia-pacifico (42%). Tuttavia, in Nord America, tali livelli si abbassano considerevolmente: solo il 25% degli intervistati ha dichiarato di essere “molto preoccupato” per il cambiamento climatico. Dei 54 Paesi che hanno partecipato alla ricerca, 35 hanno registrato una riduzione del livello di preoccupazione per gli effetti del cambiamento climatico; al primo posto si attesta la Polonia (23%) seguita dal Canada (22%), dal Portogallo (18%) e Taiwan, Spagna e Svezia con il 17%. Anche in Italia la preoccupazione per i cambiamenti climatici è diminuita anche se in forma più lieve (6%). “La recessione globale e la crisi economica hanno temporaneamente ‘rubato la ribalta’ ai problemi del cambiamento climatico, ma ora che si inizia ad intravedere la fine della recessione, prevediamo che il Summit di Copenhagen riporti nuovamente l’argomento in prima linea” commenta Jonathan Banks, Business Insights Director Europe di The Nielsen Company. La ricerca Nielsen/oxford University dimostra che le preoccupazioni e la consapevolezza per gli effetti del cambiamento climatico e per i problemi ambientali hanno raggiunto il picco nel 2007, anno dei concerti Live Earth, nonché del lancio dell’acclamato documentario di Al Gore intitolato ‘Una scomoda verità’. I Paesi più preoccupati per gli effetti del cambiamento climatico sono le Filippine (78%), l’Indonesia (66%), la Tailandia e il Messico (62%). Le Filippine hanno registrato l’aumento più elevato del livello di preoccupazione per gli effetti del cambiamento climatico negli ultimi due anni (+14%), seguiti dal Vietnam (+9%). “Questi sono i Paesi che hanno sperimentato sulla propria pelle gli effetti del cambiamento climatico con lo stravolgimento delle condizioni metereologiche e con disastri naturali” afferma Banks. Lo scorso settembre, il tifone Ketsana ha devastato sia le Filippine che il Vietnam, mentre l’Indonesia quest’anno è stata colpita da due terremoti e vi sono stati diversi allarmi di tsunami. In Europa, tra i maggiori Paesi, i più preoccupati risultano essere Italia e Portogallo (43%) seguiti da Germania (33%), Spagna (32%), Francia (29%) e Uk (28%). Le preoccupazioni per gli effetti del cambiamento climatico in Indonesia e Brasile, i due Paesi più preoccupati nel 2007, si sono ridotte rispettivamente, del 10% e dell’8% nel sondaggio più recente. Per la popolazione globale, inquinamento dell’aria, inquinamento dell’acqua e cambiamento climatico sono le tre preoccupazioni principali riguardanti le questioni ambientali. “Il fatto che, quando si parla di ambiente, l’inquinamento dell’acqua e dell’aria siano le principali preoccupazioni di tutti i consumatori a livello mondiale non sorprende, in quanto sono problematiche misurabili e visibili dalla popolazione, a differenza del concetto di cambiamento climatico che, sfortunatamente, molti prendono in considerazione solo quando vengono messe in pericolo vite umane a causa di condizioni meteo assolutamente fuori dalla norma” aggiunge Banks. In Italia la prima preoccupazione è relativa all’inquinamento dell’aria (50%), seguita da quella per l’inquinamento dell’acqua e per l’inquinamento provocato dagli imballaggi (45%). Negli ultimi due anni, le preoccupazioni per gli effetti del cambiamento climatico in Cina e India sono aumentate, rispettivamente, del 6% e dell’1%. “Questi Paesi sono tra i principali inquinatori al mondo, e questo studio dimostra che le azioni dei loro governi stanno andando incontro alle preoccupazioni degli abitanti” afferma Timmons Roberts, Direttore per gli Studi sull’Ambiente presso la Brown University, negli Stati Uniti. Governi O Singoli Individui: Opinioni Diverse Circa Le Soluzioni - Secondo la maggioranza dei consumatori globali, sono i governi i principali responsabili della risoluzione dei problemi correlati al cambiamento climatico. Nell’ultima survey il 36% dei consumatori globali ha affermato che i governi dovrebbero limitare le emissioni di Co2 e di altri inquinanti da parte delle aziende, subito seguito dal 34% che affermano che i governi dovrebbero lanciare importanti iniziative che ricerchino soluzioni scientifiche e tecnologiche al problema, come le auto poco inquinanti, gli edifici “verdi” e le energie rinnovabili. Circa un consumatore su tre a livello globale, crede inoltre che i governi dovrebbero offrire degli incentivi (esenzioni fiscali o sussidi) agli individui che adottano comportamenti atti a ridurre o ad eliminare l’inquinamento, e che la popolazione, quando possibile, dovrebbe riciclare i rifiuti. “Si sono riscontrate molte differenze regionali nelle posizioni dei consumatori a proposito della capacità dei loro governi di gestire tali problematiche,” osserva Banks. Gli europei e i latino-americani sono tra i più favorevoli alla ricerca di soluzioni per il cambiamento climatico attuate dai governi, mentre in Asia-pacifico, i consumatori preferiscono che i governi impongano dei limiti alle emissioni di Co2 e di altre sostanze inquinanti da parte delle aziende. In Medio-oriente e in Africa, i consumatori sono a favore di forti investimenti da parte dei governi per migliorare i sistemi di trasporto pubblico; mentre gli americani sono tra i meno propensi all’intervento o all’azione del governo per il cambiamento climatico e, invece, risultano a favore di azioni individuali atte a combattere il cambiamento climatico, come il riciclo, lo smaltimento differenziato dei rifiuti, la riduzione dell’uso di energia da parte dei singoli individui, e il passaggio a lampadine ed elettrodomestici a basso consumo energetico, nonché a serramenti con guarnizioni termiche. In Italia, il 45% degli intervistati ritiene che il governo dovrebbe promuovere iniziative volte a ridurre l’emissione di sostanze inquinanti e a favorire lo sviluppo di energia rinnovabile. Sempre il governo dovrebbe ricercare soluzioni che riducano l’emissione di sostanze inquinanti da parte delle aziende (38%) e incentivare i singoli individui per comportamenti più conformi al rispetto dell’ambiente (28%). Di Chi Si Fida La Gente? Il 58% dei consumatori globali ritiene che i climatologi continuino ad essere la fonte di informazione in assoluto più affidabile quando si parla di cambiamento climatico, in Italia la percentuale sale al 62%. “La fiducia negli esperti di scienze naturali e sociali è stata registrata in tutti i 54 Paesi del mondo nei quali si è svolta la ricerca. Si tratta di un dato importante, visto che il lavoro dei climatologi è particolarmente rilevante per la definizione delle politiche di gestione del cambiamento climatico, e ha fornito le basi per i negoziati durante la Conferenza Onu sul clima di Copenhagen,” ha affermato Max Boykoff, Assistente-professore di Studi sull’Ambiente presso la University of Colorado-boulder, negli Stati Uniti. La ricerca Nielsen e Oxford University “Environment and Climate Change Barometer”, è una ricerca annuale condotta online su un campione di oltre 27000 consumatori in 54 Paesi del mondo che analizza gli atteggiamenti dei consumatori nei confronti dell’ambiente e del cambiamento climatico e la loro fiducia nelle fonti informative e nelle soluzioni. .  
   
 

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