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Notiziario Marketpress di Mercoledì 16 Dicembre 2009
 
   
  CENSIMENTO RISORSE IDRICHE

 
   
  Roma, 16 novembre 2009 - Nel nostro Paese, la gestione dell´acqua continua ad essere sotto i riflettori. Dopo la polemica delle scorse settimane sull´affidamento ai privati della gestione dei servizi idrici, obbligo previsto dal cosiddetto "decreto Ronchi" e alla luce della fotografia scattata dalla Commissione di vigilanza sull´acqua (Conviri) del ministero dell´Ambiente del luglio di quest´anno, è disponibile ora il censimento sui servizi idrici effettuato dall´Istat e presentato alla stampa il 10 dicembre scorso. Dalla rilevazione emergono interessanti informazioni sull´uso delle risorse idriche a scopo potabile, sul trattamento delle acque reflue urbane e sulle principali caratteristiche dei servizi idrici presenti in Italia. Una delle principali è nel dato sulla dispersione di acqua potabile. Considerato che questa è un bene comune di massima importanza per il benessere e per la stessa vitalità della popolazione, occorrerebbe ridurre al minimo gli sprechi. Tra l´altro la riduzione delle dispersioni è uno degli obiettivi di servizio per le regioni del Mezzogiorno - dove si registrano le dispersioni più elevate. Queste regioni entro il 2013 dovrebbero raggiungere un valore target di acqua non dispersa pari al 75% dell´acqua immessa nelle reti comunali e cioè in uscita dai serbatoi. Nel 2008 si registra a livello nazionale una perdita del 47%. Le maggiori dispersioni si osservano in Puglia, Sardegna, Molise e Abruzzo. Tra i comuni con più di 200 mila abitanti, Bari denuncia la maggiore dispersione di acqua immessa rispetto a quella erogata (106 litri in più per 100 litri erogati). Seguono Palermo, Trieste, Catania, Roma, Napoli; Torino e Padova, città che dichiarano dispersioni di rete superiori al 50%. Mentre a Venezia, Milano, Firenze e Bologna le dispersioni sono inferiori al 35%. Al 31 dicembre 2008, in Italia per ogni 100 litri di acqua erogata si preleva una quantità di 165 litri dove il 65% in più serve, da un lato, a garantire continuità al flusso e, dall´altro, si perde nelle condotte oppure in prelievi non autorizzati, ad esempio per fini agricoli. Altro dato significativo contenuto nel censimento è quello riguardante la depurazione delle acque reflue, rilevante per prevenire l´inquinamento delle falde sotterrranee, dei corpi idrici (fiumi, laghi e invasi) e delle acque marino-costiere e per garantire il benessere sanitario delle popolazioni. Le regioni che più hanno potenziato gli impianti di depurazione dal 1999 al 2008 sono l´Umbria e la Basilicata, seguite da Lombardia, Liguria e Sardegna. Per contro Campania e Lazio hanno aumentato la propria capacità solo di circa il 10%. Infine, un dato sull´attuazione della legge Galli, la riforma che nel 1994 lanciò il servizio idrico integrato. Secondo il censimento dell´Istat, al 31 dicembre 2008 i gestori dei servizi idrici specializzati e in economia operanti in Italia sono 3351 di cui 112 risultano affidatari del servizio idrico integrato. Rispetto al 2007, il numero dei gestori è diminuito del 18,9%. Se si confronta il numero dei gestori dal 1999 (erano 7826) al 2008 il calo è addirittura del 57%. Per quanto riguarda l´istituzione delle Autorità d´ambito territoriale ottimale (Ato) risultano operative 91 sulle 92 previste dalla riforma del 1994. In conclusione, nel 2008 si conferma la tendenza di molti comuni a trasferire la gestione dei servizi idrici - spesso effettuata in economia - ai nuovi gestori affidatari. Il numero dei comuni nei quali le società affidatarie gestiscono almeno una tipologia di servizio idrico (dal prelievo alla depurazione) passa da 4052 a 4729, in percentuale dal 50 al 58%. .  
   
 

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