Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Mercoledì 16 Dicembre 2009
 
   
  SOTO I PORTEGHI, PADOVA: 18 DICEMBRE 2009 AL 23 GENNAIO 2010, COLLETTIVA GIUSEPPE BIASIO, LEO BORGHI, GIOACCHINO BRAGATO, PAOLO MENEGHESSO, FULVIO PENDINI, TONO ZANCANARO

 
   
  Padova, 16 dicembre 2009 - Anfiteatro Arte dedica il suo racconto natalizio al proprio territorio con una mostra collettiva che propone sei artisti nati e cresciuti nella tanto amata città del Santo. Le opere di Giuseppe Biasio, Leo Borghi, Gioacchino Bragato, Paolo Meneghesso, Fulvio Pendini e Tono Zancanaro riempiono così le sale di Anfiteatro costituendo un romantico percorso, tra amicizie e conoscenze, contaminazioni e divergenze. Storie di vite vissute vicino a noi, a volte incrociate proprio sotto i caratteristici “porteghi” di Padova e del Portello in particolare. Una mostra semplice, fatta di quadri veri e di piccoli pensieri,a volte strappati alla critica del passato, a volte trascritti dopo una chiacchierata con gli stessi artisti. Un colore, scelto con cura, è stato abbinato ad ognuno di questi grandi interpreti del nostro tempo e della nostra città. Il viola per Giuseppe Biasio, unico rappresentante informale della collettiva. Colore dell’estro che ritroviamo nelle sue opere più gestuali, arricchite da frammenti del suo vivere contemporaneo. L’arancione accompagna Leo Borghi, raffinato testimone del nostro tempo. Colore della storia e della poesia. Il verde non poteva che rappresentare Gioacchino Bragato. Eterno bambino travestito da pittore naif. Colore dei prati, della libertà e della semplicità. Paolo Meneghesso è azzurro, come lo sono i cieli dei suoi angeli. Come è il colore della spiritualità insita nella sua opera. Rosa è Fulvio Pendini, per il calore della sua pittura, geniale e metafisica tanto negli scorci urbani quanto nelle nature morte. L’indimenticato Tono non poteva che essere giallo, perché colore primario, quindi insostituibile. Colore nettamente diverso da tutti gli altri che associamo al suo essere anticonformista, sempre lontano da ogni tipo di convenzione. Biografie Giuseppe Biasio è nato a Padova nel 1928, dove vive e lavora. Fin da bambino manifesta il suo talento artistico così che l´artista Dino Lazzaro lo porta con sé e gli insegna le basi dell´arte pittorica. Frequenta l’Istituto d’Arte Pietro Selvatico di Padova dove, Amleto Sartori, suo docente di Plastica, gli fa capire che la sua vocazione è quella di fare l´artista. Ben presto le circostanze lo spingono ad andare in Venezuela in cerca di lavoro. Al rientro in Italia viene affascinato dai Grandi Maestri, guarda al Caravaggio, ma sempre con una sua singolare interpretazione. Frequenta gli ambienti veneziani dove conosce Rauschenberg nel 1964. Questo incontro risulta importante perché fin da subito Biasio assimila e interpreta a modo suo la lezione del Maestro, traducendola nel suo linguaggio pittorico. Nel 1969 espone a Milano presso la galleria "G 15". In seguito espone a Padova presso la Galleria "Jaccarino" e "La Chiocciola". La sua passione per le culture orientali lo porta a a vivere importanti esperienze all´estero. Soggiorna per otto mesi in Arabia Saudita ed espone a Theran e a Shiraz. Durante questa esperienza si mantiene esclusivamente vendendo le sue opere. Partecipa a numerose mostre, in particolare alle Biennali di Arte Triveneta e al Premio Pettenon. Nel 1981 con Guglielmo Capuzzo, Guido Dragani, Antonio Sassu, Maurizio Stefanato e Antonio Zago fonda il Gruppo Veneto di Promozione Artistica “La Matita”. Leo Borghi è nato a Montagnana nel 1937. Dal 1950 vive e lavora a Padova. Nel periodo tra gli anni Sessanta e Ottanta partecipa a numerose mostre di prestigio come Biennale Nazionale di Verona, Biennale Triveneta di Padova, Premio Città di Imperia, Premio Suzzara, Quadriennale Nazionale di Roma, Premio Bassano, Premio Giorgione a Castelfranco Veneto, Premio Sironi a Napoli, Mostra Internazionale Antoniana alla Basilica del Santo, Premio Industrie Modenesi, Premio Nazionale Pettenon a San Martino di Lupari, Premio “Il lavoro artigiano” a Taranto, Trent´anni di pittura veneta ad Arzignano e Lonigo, “pittori veneti” a Piazzola sul Brenta, Villa Contarini, Biennale dell´Acquerello di Albignasego, “Artisti Italiani Contemporanei” a Montebelluna. Dal 1961 sono un centinaio le mostre personali allestite in gallerie pubbliche e private in varie città d´Italia: Padova, Bassano, Mestre. Verona, Como, Mantova, Oderzo, San Bonifacio, Este, Pordenone, Milano, Venezia, Firenze, Genova, Belluno, Trento, Udine, Ferrara. Dal 1990 è presente nelle Fiere d´Arte di Padova, Bologna, Vicenza, Forlì, Milano, Bari. Sue opere si trovano nelle collezioni di Enti Pubblici e privati. Dipinti murali sono nella Chiesa si Santa Maria Assunta a Piove di Sacco, nella chiesa di S. Rita a Padova, nella chiesa di San Giuseppe a Padova nei sottoportici di Piove di Sacco. Gioacchino Bragato è nato a Saonara nel 1940. Vive e lavora a Padova. Ha iniziato a dipingere nel 1964 “rubando” letteralmente il tempo serale e notturno al suo mestiere di cuoco nella nota trattoria “Il Pero”, situata nel centro storico di Padova. Proprio in questo crocevia di artisti avvengono numerosi incontri significativi che lo spronano alla pittura. Stringe amicizia con Tono Zancanaro, Antonio Fasan e Antonio Morato tra i pittori, Paolo Rizzi e Giorgio Segato tra i critici e soprattutto con il collezionista e ristoratore Deana del ristorante La Colomba a Venezia. Inizia ad esporre regolarmente dalla fine degli anni Sessanta, partecipando alle principali manifestazioni nazionali e internazionali di arte Naïf. Nel 1969 viene selezionato per la Biennale Triveneta del Palazzo della Ragione di Padova. Nel 1970 la sua prima personale a Venezia alla Galleria in Calle dei Fabbri. Nel 1973 espone a Luzzara al caffè Zavattini dove conosce Cesare Zavattini. A Luzzara partecipa ad alcune rassegne presso il Museo. Al di fuori dell´Italia, il Prof. Zuccalà lo presenta al direttore del Museo Jagiellonskiego, Stanislaw Waltos che nel 1992 allestisce una personale a cura di Lucyna Beltowska la quale nel 2004 pubblica il libro “Briciole dal cuore” con sue illustrazioni. Viene invitato al Museo Villa Ciani in Svizzera, dove espone con i maggiori maestri del secolo quali Antonio Ligabue, Metelli, Henry Rousseau. Il 6 gennaio 2004 il Gazzettino gli dedica una intera pagina: “Le nazioni unite della Patavinitas” di Paolo Dona. Tra gli scritti a lui dedicati: Aldo Comello, Maria Grazia Bocci, Maria Pia Codato, Virginia Baradel, Camillo Semenzato e Paolo Tieto. Paolo Meneghesso è nato a Padova nel 1932, dove vive e lavora. Nel 1953 si iscrive all’Accademia di Venezia dove segue il corso di Bruno Saetti con cui collabora a opere di decorazione muraria. Nelle prime opere, di impronta espressionista, l’artista predilige i soggetti religiosi, con uno stile vicino all’espressionismo mitigato dalla lezione del maestro. Dal 1955 partecipa a numerose mostre ottenendo premi e riconoscimenti quali nella Biennale Triveneta di Padova dal 1953 al 1967, il premio Trissino del 1973, nella Biennale di La Spezia del 1980. Dal 1958 al 1990 insegna Disegno dal vero all’Istituto d’Arte Pietro Selvatico continuando la sua attività espositiva. Dalla prima metà degli anni Sessanta assorbe le strutture cubiste e dalla metà degli anni Settanta una più diretta adesione alla realtà fino ad approdare alla figurazione memore del colorismo veneto. Negli anni Ottanta e Novanta nella sua pittura appaiono riferimenti ad artisti del presente e del passato, in particolare a Carmelo Zotti, artista triestino nato nel 1933, e a Johann Heinrich Füssli, letterato e pittore svizzero del Settecento. Fulvio Pendini è nato a Padova nel 1907. Ha studiato pittura nell’Istituto d’Arte Pietro Selvatico di Padova diplomandosi “maestro d’arte” nel 1923. Ha lavorato di affresco con Achille Casanova al Santo, con Cesare Laurenti , con Gino Severini e con Giò Ponti all’Università di Padova. Nel 1946 fondò con alcuni artisti il circolo del Coccodrillo, iniziando così nella sua città i primi movimenti dell’arte nuova che si stava affermando in Italia nell’immediato dopo guerra. Dal 1940 al 1954 partecipa a tutte le edizioni della Biennale di Venezia e dal 1951 al 1965 alle Quadriennali di Roma. Nel 1950, col concorso dell’Associazione Pittori e Scultori promosse e organizzò la Biennale di Arte Triveneta e il Concorso Internazionale del Bronzetto di Padova. Il suo amore per l’Arte lo porta a spaziare anche nella musica e nella poesia. La sua pittura ha un inizio naturalistico orientato però a semplificare le forme come accade a molti rappresentanti della pittura italiana tra le due guerre. Con i tagli geometrici e le luci oblique delle sue rappresentazioni approda al cubismo. In seguito arrivano le gabbie, le ceste e i reticoli. Sul finire degli anni Cinquanta aderisce all’arte astratta spaziale, ma ben presto passa alla rappresentazione delle città illuminate da una luce metafisica. Muore colpito da una malattia nel 1975. Antonio Zancanaro, più noto come Tono, è nato Padova nel 1906. Nel 1930 frequenta corsi serali presso l´istituto d´Arte Pietro Selvatico e nel 1935 viene introdotto dal critico Mario Tinti nello studio fiorentino di Ottone Rosai che Tono riconobbe come Maestro. In Rosai Tono ritrovò il suo stesso interesse per gli emarginati e i diseredati, e approfondì l´uso del carboncino. Nel 1937 tiene la sua prima importante personale a Padova nel Palazzo dell´Economia con 244 opere. La mostra è presentata da Ottone Rosai e recensita da Carlo Carrà. Nel 1941 realizza la sua prima incisione all´acquaforte, scoprendo una tecnica che continuò ad affascinarlo per tutta la vita. Nel 1943 partecipa alla Quadriennale d´Arte di Roma e conosce tra gli altri, Maccari, Guttuso, Moravia, Elsa Morante, Carlo Levi, persone con cui manterrà sempre rapporti. Negli anni Quaranta inizia a viaggiare all´estero, con soggiorni a Parigi, completa il ciclo del “Gibbo” e inizia quello intenso dei “Demopretoni”, oltre 1300 fogli violentemente anticlericali ed antisocialisti. A questo seguirà un ciclo poetico dedicato alla “Levana”. Nel 1952 vince il primo premio per l´incisione alla Biennale d´Arte di Venezia. Nel 1956 è in Cina con Agenore Fabbri, Turcato e Sassu. Nel 1964 l´editore Neri Pozza pubblica la prima monografia sul Gibbo. Ottiene la cattedra di incisione presso l´Accademia di Belle Arti di Ravenna che terrà da 1970 al 1977. Il 17 dicembre 1972 inaugura a Palazzo dei Diamanti di Ferrara la prima vera antologica dell´opera di Tono. In breve tempo seguono molte altre importanti esposizioni, come quella nel 1974 presso la Civica Galleria d´Arte contemporanea di Palermo; nel 1976 l´antologica a cura del comune di Giulianova; nel 1977 presso il Palazzo Pretorio di Certaldo; nel 1978 la grandiosa antologica, con oltre 1200 opere esposte, nel salone del Palazzo della Ragione a Padova e nel 1982 le antologiche a cura del comune di Capo d´Orlando e al Castello Sforzesco di Milano. Negli anni Ottanta lavora al ciclo delle “Leopardiane”. Muore a Padova nel 1985. .  
   
 

<<BACK