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Notiziario Marketpress di Mercoledì 16 Dicembre 2009
 
   
  LIGURIA: LEGGE FINANZIARIA E LEGGE DI BILANCIO 2010

 
   
   Genova, 16 Dicembre 2009 - Di seguito la relazione del presidente Claudio Burlando La crisi economica ha mutato lo scenario globale e locale: Signor Presidente, Signori consiglieri, l´anno scorso, aprendo la relazione sulle scelte del bilancio regionale, dissi che la crisi economica internazionale di cui già si erano dispiegati i primi effetti catastrofici, era "destinata a segnare la conclusione di una intera fase storica e economica". È passato un anno e oggi è chiaro a tutti quanto quel giudizio sia condiviso da un arco sempre più largo di osservatori politici, di economisti, di operatori della finanza e della produzione. In quest´aula abbiamo avuto modo di discuterne, anche con punti di vista e accenti diversi, e sarà interessante verificare a quali approdi sia giunta la riflessione delle varie forze politiche qui rappresentate. Da qualche mese si ripete che la fase peggiore della crisi è stata superata, e non mancano in effetti alcuni indicatori meno negativi. Ma la verità è che stiamo vivendo, in Italia e nel mondo, e anche nella nostra regione, le conseguenze più gravi della recessione, soprattutto in termini occupazionali. E che una grave incertezza permane sui tempi e le caratteristiche di una possibile ripresa. Nel nostro paese, è stato certificato recentemente dall´Istat, i disoccupati nel mese di ottobre hanno superato i 2 milioni. Una cifra che non si raggiungeva dal marzo del 2004. La disoccupazione giovanile ha raggiunto quasi il 27 per cento. La fase che si è storicamente conclusa è quella contrassegnata, dopo la vittoria delle forze conservatrici nei maggiori paesi occidentali, dall´affermazione del liberismo più spinto nella gestione dell´economia. Una fase aperta negli anni ´80, e proseguita fino ai nostri giorni. È stata teorizzata e praticata l´idea di una completa capacità autoregolativa del mercato. Si è pensato che anche il meccanismo della redistribuzione delle risorse potesse fare a meno dell´intervento della politica e dei governi. Questa concezione ha accompagnato un processo di globalizzazione e di finanziarizzazione dell´economia che ha reso ulteriormente difficile qualsiasi forma di controllo, di regolamentazione e di indirizzo da parte del potere politico. Un potere politico che oggi afferma l´esigenza di "nuove regole globali", e che però queste regole non è riuscito finora a definire, nè a imporle al funzionamento dei mercati. In realtà, siamo stati spettatori di un meccanismo finanziario globale sempre più intossicato da logiche speculative, completamente avulse dal mondo della produzione e del lavoro. Il motore della più potente economia del mondo, quella americana, è stato troppo a lungo alimentato da uno squilibrio sempre più largo tra debito e consumo. L´esplosione della bolla dei mutui subprime è stato il sintomo più macroscopico di questa distorsione. Non si può consumare indefinitamente più di quanto si produca. Né si può dimenticare l´effetto negativo che sulla dinamica dell´economia ha prodotto il ricorso alla guerra nello scenario mediorientale, con i prezzi del petrolio schizzati da 25 a 150 dollari al barile (oggi ridiscesi a 70-80), e la creazione di una instabilità politica che influenza anche molte altre aree del globo. Il fallimento di alcune delle maggiori istituzioni creditizie mondiali e di centinaia di banche, soprattutto nei paesi anglosassoni, ha portato l´economia mondiale vicino a un collasso che è stato evitato solo grazie all´iniezione nel sistema del credito e della finanza di enormi quantità di denaro pubblico da parte dei governi e della banche centrali. Ed è certo molto significativo che un sistema che aveva adottato come un dogma l´inutilità, anzi la dannosità, dell´intervento pubblico, abbia evitato la catastrofe solo grazie a un´immissione così massiccia di risorse da parte degli stati. Un altro elemento di fondo che ha caratterizzato negativamente questa fase storica, è stata la svalorizzazione politica, culturale e simbolica del lavoro e della produzione. E oggi sono proprio gli strati sociali del lavoro dipendente e precario - quanti non hanno alcuna responsabilità per l´esito di una crisi così grave - che subiscono gli effetti più negativi di questa situazione. In particolare era stata a lungo esaltata come elemento centrale di modernizzazione la "flessibilità" del lavoro: oggi vediamo che si è trattato soprattutto di "precarietà", che ha prodotto rischi e disagi grandissimi per lavoratori e lavoratrici, soprattutto giovani, che restano privi di qualunque garanzia. E che ha determinato anche un impoverimento delle stesse imprese. Non è possibile infatti formare e utilizzare professionalità ricche, che sono patrimonio indispensabile delle imprese, se la condizione del lavoratore è debole, precaria, incerta. La via diversa della Regione Liguria L´attività della Regione Liguria - che è giusto riassumere sinteticamente nell´occasione odierna - si è distinta in questi anni per una strategia ben diversa dai presupposti neoliberisti che ho sommariamente ricordato. E questo assai prima che emergessero i contorni dell´attuale crisi economica. Voglio sottolineare subito l´impegno particolarmente rilevante profuso, con la cassa integrazione in deroga, nel sostegno al reddito di tutti quei lavoratori colpiti dalla crisi che non rientrano tra le categorie protette dall´attuale troppo lacunoso sistema di ammortizzatori sociali. Basti pensare che non sono compresi in queste categorie il settore del commercio, e un comparto così decisivo e esteso per la nostra economia regionale come quello dello shipping. La Regione Liguria ha partecipato, dall´inizio del 2009 e fino al 30 novembre scorso, a 385 esami congiunti per valutare la situazione di crisi di altrettante aziende, soprattutto di piccole dimensioni. Sono quasi 6 mila i lavoratori che così hanno potuto essere assistiti con la cassa integrazione in deroga. Proprio in questi giorni, poi, trova attuazione definitiva un provvedimento che impegna 122 milioni di euro sia per proseguire nel sostegno al reddito dei lavoratori coinvolti in crisi aziendali, sia per favorire l´occupazione. Abbiamo seguito due direzioni principali: incentivi alle imprese che assumono (con contributi per ogni lavoratore assunto che variano dai 5 ai 12 mila euro) e contributi ai singoli lavoratori che si impegnano in percorsi formativi finalizzati all´occupazione. Con interventi di questo tipo copriamo le falle di un sistema nazionale e di scelte del governo che hanno affrontato in modo poco efficace le conseguenze della crisi nel mondo del lavoro e tra le fasce socialmente più deboli. Penso a interventi come quello della social card, o alle misure adottate per offrire un minimo sostegno al mondo del precariato, peraltro penalizzato gravemente dalle scelte per la scuola, le cui conseguenze, ancora una volta, ricadono ora sul ruolo suppletivo che possono svolgere le Regioni. Ma c´è un´osservazione più generale che voglio avanzare a proposito dei limiti della politica con cui il governo sta affrontando la crisi. Non insisterò sulla vacuità propagandistica che troppo a lungo ha teso a sottovalutare l´entità delle difficoltà economiche del paese, quasi sostenendo che sarebbe stato sufficiente un po´ di ottimismo per reagire efficacemente. E non mi nascondo certo come sia molto difficile, per un paese con un debito pubblico alto come il nostro, investire le risorse necessarie per stimolare la ripresa. Sicuramente costa molto finanziare una politica per lo sviluppo. Ma quanto costerà al paese - anche proprio in termini finanziari e di ritorno sul bilancio dello stato - l´assenza pressoché completa di una tale politica? C´è stato e prosegue, del resto, uno scontro nel governo sulla quantità e la finalizzazione delle risorse che possono e devono essere stanziate. Lo abbiamo visto anche nella tensione che ha accompagnato la definizione della legge finanziaria. La posizione sostenuta in particolare dal ministro del Tesoro sembra limitarsi, di fatto, a una sorta di "attendismo", accompagnato dalla speranza che prima o poi, così come una crisi nata al centro del sistema finanziario mondiale ha investito anche l´Italia, una ripresa di origine internazionale tiri fuori dai guai il nostro paese. Al di là di tante analisi brillanti e di belle parole, questa scelta afferma l´assoluta continuità con la situazione che ha preceduto e determinato la crisi, con la completa assenza di strategie capaci di controllare e indirizzare lo sviluppo. È una scelta miope. Dopo la crisi - ammesso che il peggio stia effettivamente per passare - è ancora più necessario ricollocarsi, posizionarsi in modo nuovo in un contesto mutato. Questo è tanto più vero per l´Italia, paese che da lungo tempo, non dimentichiamolo, ha dimostrato molte difficoltà a crescere anche nei momenti di maggiore dinamismo dell´economia internazionale. Per noi davvero la crisi deve essere occasione di cambiamento. Altrimenti il rischio concreto è che anche quando la ripresa si manifestasse realmente, noi potremmo non essere in grado di agganciarla. Del resto già oggi l´Italia rischia di rimanere indietro nella concorrenza con i partner europei che mettono in atto strategie meno timide di aiuto allo sviluppo. Basti guardare alla Germania: non è un caso se la nostra Fincantieri rischia di perdere commesse a vantaggio della cantieristica tedesca. Questo vale naturalmente per altre scelte strategiche, che riguardano il paese e la nostra regione: dalle infrastrutture come il Terzo Valico alla banda larga, agli investimenti necessari perché il sistema dei nostri porti e della logistica si attrezzi in questa fase di traffici più bassi per essere in grado di intercettare la ripresa quando si manifesterà. Naturalmente, se la maggiore responsabilità riguarda la politica nazionale, ognuno deve fare la sua parte. La Regione Liguria, come ricordavo prima, ha puntato in questi anni su capisaldi diversi da quelli che hanno caratterizzato la gestione neoliberista dell´economia che ha fatto fallimento. Anche interpretando al meglio una cultura che appartiene alla nostra storia, fatta di etica del lavoro, di sapienza industriale e progettuale, di diffidenza per l´avventura finanziaria speculativa e spericolata. Abbiamo guardato al valore del lavoro, impegnandoci intanto per eliminare il precariato nel sistema regionale, e abbiamo investito le risorse disponibili in due direzioni: la tutela sociale e lo sviluppo produttivo compatibile con l´ambiente. E questo gestendo contemporaneamente, con successo, una profonda opera di razionalizzazione e miglioramento del sistema sanitario che ci ha consentito di risanare i conti pubblici. La tutela sociale La Liguria è stata la prima regione italiana a costituire un fondo per la non autosufficienza. Con queste risorse abbiamo sostenuto concretamente nel tempo 10 mila famiglie che hanno prestato cura nelle loro case a anziani e disabili non autosufficienti. L´offerta di asili nido e di altre strutture per la prima infanzia è quasi raddoppiata, raggiungendo i parametri di Lisbona. Questa scelta è stata ritenuta centrale anche per il sostegno che offre al desiderio femminile di accedere al mercato del lavoro senza rinunciare nel contempo alla maternità e alle cure della famiglia. Non solo le esperienze europee - come la Francia - ma anche le realtà più vicine a noi dimostrano che un lavoro sicuro e servizi efficienti sono decisivi per invertire la tendenza al calo demografico. Il diritto allo studio è stato garantito in tutti gli ordini di scuola e all´Università, con una risposta alle domande degli aventi diritto che ha raggiunto il 100%. Risorse ingenti sono state investite anche per garantire il diritto alla casa. Con diverse tipologie di intervento: sono stati costruiti e recuperati alloggi di edilizia residenziale pubblica; sono state attuate politiche di social housing, attraverso il sostegno all´affitto, e grazie ai canoni moderati; è stato finanziato un bando con contributi di 10 mila euro per l´acquisto della prima casa a favore di 500 famiglie a basso reddito. Uno stimolo all´edilizia e a una migliore risposta alla domanda di abitazioni è stato perseguito anche con una equilibrata legge per il "Piano Casa". Infine la Regione si è impegnata in un´opera intensa per il miglioramento del trasporto pubblico. Sia aumentando nel tempo gli stanziamenti per il Trasporto Pubblico Locale, sia tutelando gli interessi dei pendolari, soprattutto nel rapporto con Trenitalia, con la quale è stato sottoscritto il nuovo contratto di servizio. Uno sforzo straordinario è stato effettuato per l´acquisto di treni e bus, e per nuovi depositi. Lo sviluppo e l´ambiente Non è un caso che il primo atto importante di questa amministrazione sia stato l´accordo per l´Ilva di Cornigliano. La "filosofia" di quell´accordo - dopo decenni di confronto e di conflitti senza sbocchi - era quella di eliminare le produzioni inquinanti, favorire gli investimenti in nuovi impianti tecnologicamente avanzati, garantire l´occupazione, recuperare alla città aree importanti per lo sviluppo urbano e la dotazione di nuovi servizi e di una nuova viabilità. Tutti obiettivi che, al di là delle difficoltà intervenute nella situazione produttiva dell´Ilva per il sopraggiungere della crisi, sono stati sostanzialmente colti. Ma la Regione ha puntato sull´industria pulita, sulle alte tecnologie, sul legame stretto tra produzione e ricerca in tutto il suo intervento. Ricordo il sostegno dato all´Iit, il progetto del Parco tecnologico e scientifico agli Erzelli (con il finanziamento del trasferimento della Facoltà di Ingegneria), la creazione di due nuovi distretti tecnologici a Genova e alla Spezia, gli interventi di bonifica, oltre che a Cornigliano, alla Stoppani e all´Acna di Cengio. Il supporto ai progetti di riconversione della Ferrania e al nuovo stabilimento Piaggio a Villanova di Albenga. Sono scelte che hanno assecondato la presenza di una industria a elevata qualità tecnologica, che ha attrezzato meglio l´economia regionale di fronte alla crisi, come dimostra tra l´altro l´indice particolarmente alto delle esportazioni liguri anche negli ultimi mesi. Questa strategia ha guardato con particolare attenzione all´importanza di poli di attrazione e di qualificazione per le giovani generazioni, tra l´altro anche definendo una legge regionale per facilitare il ritorno dei giovani liguri che si arricchiscono di percorsi formativi e professionali all´estero. È la stessa logica che ha guidato la Regione anche nell´investire in modo rilevante sulla cultura (99 interventi sul territorio per tutelare e rilanciare il patrimonio storico, artistico e culturale) e sulla creatività: cito l´insediamento della Genova Liguria Film Commission a Cornigliano, e la creazione lì di un distretto dell´audiovisivo e di un Cineporto. È un´azione preziosa sia per definire e diffondere una nuova immagine della nostra regione, sia per incoraggiare giovani professionalità e nuove imprese. D´altra parte l´attenzione all´innovazione e alla creatività è fatta anche della sensibilità per la tutela del nostro patrimonio culturale e identitario: da qui l´idea di sostenere la trasmissione della conoscenza e della memoria della lingua ligure nelle scuole. In campo energetico si è scommesso sulle fonti rinnovabili, ampliando il piano per l´energia eolica e sostenendo la sperimentazione di nuove tecnologie fotovoltaiche. In questi anni i porti liguri si sono dotati di nuovi piani regolatori, sono stati avviati investimenti per nuove opere e varati nuovi progetti che, realizzati in una fase di calo dei traffici, metteranno gli scali della nostra regione nelle migliori condizioni per cogliere le opportunità della ripresa. Rapporti di collaborazione sul terreno delle infrastrutture e della logistica sono stati stretti con Piemonte e Lombardia. Anche per il turismo e per il miglioramento del rapporto tra costa e entroterra è stata perseguita la strategia dell´innovazione, della qualità, della valorizzazione delle produzioni agricole e della tutela del territorio, ampliando il sistema dei parchi regionali, avendo ben presente l´esperienza pilota rappresentata dal Parco Nazionale delle Cinque Terre. Il risanamento dei conti della sanità L´attuazione di questa strategia ha dovuto prima di tutto misurarsi con il risanamento dei conti della sanità: nei primi tre anni è stato ripianato un disavanzo che ha raggiunto il totale di 852 milioni di euro. Il pareggio, raggiunto nel 2007 e mantenuto negli anni successivi, ci ha consentito di attuare una manovra di defiscalizzazione che ha conservato le esenzioni decise sin dall´inizio (fino a 13 mila euro di reddito annuo) e le ha ampliate eliminando le addizionali Ire a tutti i redditi sino a 30 mila euro annui. Dal 2010 sarà l´85 per cento dei contribuenti a non pagare addizionali legate al risanamento dei conti della sanità mentre va ricordato che anche la quasi totalità delle imprese non ha avuto l´onere di maggiorazioni dell´Irap, come è invece avvenuto nelle altre regioni con il bilancio gravato dal deficit della sanità. L´opera di razionalizzazione attuata nel servizio sanitario regionale ha voluto dire risparmi dolorosi ma necessari e corretti sul personale, che voglio qui ringraziare in tutte le sue componenti per la collaborazione prestata, e sui posti letto ospedalieri, ma ha anche ampliato l´offerta di servizi sul territorio. Nuove risorse sono state destinate al miglioramento delle liste di attesa, anche se l´efficienza deve migliorare ancora, mentre azioni più efficaci devono essere attuate per invertire la tendenza alle cure fuori dalla nostra regione. È stato definito il piano ospedaliero, ispirato alla logica della concentrazione in strutture all´avanguardia per la cura delle patologie acute. Dopo i nuovi ospedali di Alberga e di Rapallo (prossimo all´apertura) sono interamente finanziati il nuovo Galliera di Genova e il Felettino della Spezia: sono in corso le procedure di evidenza pubblica per la progettazione a cui seguiranno gli appalti. Procedure analoghe nei prossimi anni saranno attuate per l´ospedale nel Ponente genovese, per quello di Imperia, e per la riorganizzazione del San Martino di Genova. Nel contempo si è lavorato per l´estensione sul territorio dei servizi di diagnostica e di specialistica. Con risultati di questo genere - mentre altre regioni che avevano bilanci squilibrati a causa della sanità sono state commissariate - ci saremmo sinceramente aspettati un plauso anche da parte del governo. Invece abbiamo assistito a un vero e proprio attacco politico. Ignorando in modo inaccettabile la realtà oggettiva della presenza di più anziani in Liguria si voleva strozzare un sistema sanitario regionale appena risanato. L´attacco è stato in buona parte sventato anche grazie alla solidarietà venuta dalle altre Regioni. Ma resta l´amarezza di un comportamento che ha sicuramente avuto di mira più la prossima competizione elettorale regionale che non la salute dei cittadini liguri. Ed è particolarmente grave che sia venuto meno il ruolo a favore della Liguria da parte dell´opposizione locale di centrodestra. Anch´essa, evidentemente, più sensibile alle logiche di convenienza elettorale che alla tutela dei nostri cittadini anziani. Tra circa vent´anni la composizione demografica del nostro paese rispecchierà la struttura attuale della popolazione della Liguria: colpire la nostra regione significa mortificare una realtà che proprio sul terreno della cura e della qualità della vita delle persone anziane dovrà invece saper essere un "laboratorio" capace di indicare strade efficaci all´Italia e all´Europa. Ho già affermato e ripeto qui che, in ogni caso, l´azione di risanamento e riqualificazione del sistema sanitario proseguirà, senza alzare le tasse e senza gravare sui cittadini che hanno diritto all´assistenza. L´ascolto delle comunità locali e del territorio Infine, vorrei sottolineare l´alto grado di partecipazione e di confronto con la società ligure che ha accompagnato le nostre scelte in questi anni. Un aspetto centrale è stato il rapporto ininterrotto tra la Giunta e gli amministratori delle comunità locali, in ogni luogo della regione. Grazie a questi contatti e all´ascolto continuo delle necessità del territorio è stato perfezionato un sistema di contributi e di investimenti rivolti in particolare ai piccoli comuni. E´ stato uno dei modi concreti con cui la Regione ha assecondato il processo di riequilibrio tra costa e entroterra e favorito anche la crescita residenziale in queste aree. Altri interventi in questa direzione sono stati il sostegno all´estensione della banda larga e la difesa delle scuole nei piccoli comuni. Vorrei anche sottolineare la rilevanza degli investimenti regionali, sempre destinati ai Comuni, per garantire, con scelte autonome appropriate, la sicurezza dei cittadini. In questa logica di ascolto e di relazione con i soggetti della società ligure ha dato buoni frutti il "Patto per lo sviluppo" sottoscritto dalla Regione con 23 realtà che esprimono il mondo del lavoro e dell´impresa: dall´industria al commercio, dall´agricoltura all´artigianato, dalla cooperazione al terzo settore. Questa intesa ci ha consentito di definire insieme scelte importanti soprattutto per fronteggiare la crisi: ho già ricordato gli interventi per la cassa integrazione in deroga e per sostenere l´occupazione, ma sono da segnalare anche gli ottimi risultati del sostegno al credito per le imprese, gestito insieme a Unioncamere, il ricorso rapido e intenso a numerosi bandi per finanziare le attività delle piccole e medie aziende e gli investimenti pubblici. La Liguria è stata particolarmente efficiente nella destinazione e nell´impiego dei fondi europei 2007-2013. E lo sarà anche nel garantire la completa trasparenza e correttezza nella loro gestione. È stato poi utile attivare un tavolo di monitoraggio, con tutti i soggetti interessati, sui principali progetti infrastrutturali sia pubblici sia privati, per accelerare le procedure, scambiare rapidamente informazioni, rendere sempre più trasparente l´azione per realizzare le opere. E finalmente oggi molti di questi interventi infrastrutturali si stanno attivando. Ricordo, per sommi capi, l´Aurelia Bis a Savona e alla Spezia, il Nodo ferroviario di Genova, il Terzo valico, la strada a mare di Cornigliano, la Gronda autostradale di Genova. A questo proposito mi auguro che per la realizzazione di infrastrutture decisive per la nostra regione - mi riferisco al Tunnel della Val Fontanabuona - siano finalmente messe da parte logiche di polemica politica strumentale e si sblocchi la realizzazione di un´opera attesa da anni nel Levante genovese, unica area ligure che non ha beneficiato da numerosi anni di alcun rilevante intervento per migliorare la viabilità. Una nuova fase politica Dalla società ligure sono venuti in modo sempre più chiaro negli ultimi tempi significativi riconoscimenti al valore del lavoro che abbiamo svolto, grazie prima di tutto alla coesione della maggioranza, che ha permesso di attuare gli obiettivi che ci eravamo prefissi nel programma di governo e di reagire con prontezza alle conseguenze della crisi economica. Dal punto di vista del contesto politico abbiamo vissuto fasi diverse. Nel 2005 il centrosinistra ha vinto in una situazione particolarmente favorevole. La crisi del governo Prodi ha invece visto un forte spostamento a favore del centrodestra, che però oggi dimostra di avere già esaurito la sua breve spinta propulsiva. In questo diverso contesto la positività dell´azione svolta in questa legislatura rappresenta un valore aggiunto molto importante, e una base decisiva per confermare i legami politici messi alla prova in questi anni e per costruire una nuova maggioranza più vasta e articolata. Questo arricchimento può essere il prodotto in primo luogo della vastità degli interessi sociali tutelati dal nostro impegno: le fasce più deboli della popolazione, la famiglia, il mondo del lavoro. Così come delle opportunità di sviluppo concretamente costruite su basi assai più solide di quelle che hanno portato alla crisi economica. Naturalmente, nel momento in cui riflettiamo sulle cose fatte e guardiamo all´aprirsi di un nuovo ciclo del governo regionale, sappiamo che oltre alla conferma delle scelte che giudichiamo giuste, c´è l´esigenza di sviluppare profondi elementi di innovazione. Questa capacità di innovazione è una prova che riguarda tutti: riguarda le forze che si sono riconosciute nella attuale maggioranza, e quelle che possono essere disponibili a arricchirla e allargarla. Innovare è tanto più necessario nella situazione del mondo e del nostro paese che ho cercato di descrivere sinteticamente. Abbiamo ascoltato in questi giorni gli allarmi e la ricerca di nuove difficili intese registrati all´incontro di Copenhagen sul mutamento climatico. Guardiamo con grande interesse alla ricerca aperta dall´amministrazione Obama per imprimere una svolta nell´economia americana, anche grazie a nuove politiche ambientali, e per definire una nuova politica sociale soprattutto attraverso la riforma sanitaria. È evidente che i temi da noi affrontati: uno sviluppo ecocompatibile, un nuovo modo di produrre energia, nuovi strumenti per garantire le tutele sociali e la salute di tutti, e - in particolar modo per la Liguria - nuove idee per la qualità della vita delle persone anziane, sono gli stessi all´ordine del giorno di una riflessione che coinvolge la politica a livello globale. Lavoriamo dunque per una nuova esperienza di governo in Liguria: sta a tutti noi costruirla definendo di fronte ai cittadini, in modo trasparente, un programma chiaro e all´altezza della sfida molto ardua che abbiamo di fronte. La Liguria ha le risorse culturali, politiche e economiche per vincere questa sfida. .  
   
 

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