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Notiziario Marketpress di Lunedì 03 Maggio 2010
 
   
  NASCE LA NUOVA “CAMERA PULITA” DELLA FONDAZIONE BRUNO KESSLER L’INAUGURAZIONE MARTEDÌ 4 MAGGIO A POVO (TRENTO)

 
   
  Trento, 3 maggio 2010 - Produce ogni anno più di un milione di microchip, dispositivi elettronici ad alta tecnologia, richiesti dall’Agenzia Spaziale Italiana per effettuare ricerche nello spazio e dal Cern di Ginevra per i grandi esperimenti di fisica, ma anche dalle aziende per produrre innovativi pannelli solari, realizzare sensori utili nel monitoraggio ambientale e per il miglioramento della produzione industriale. La cosiddetta “Camera Pulita” o “Clean Room” della Fondazione Bruno Kessler di Povo (Trento), parte del Laboratorio di Microtecnologie in cui lavorano 18 fra ricercatori e tecnici, diventa più grande e martedì 4 maggio alle 14.30, nella sede di via Sommarive, viene inaugurata la nuova area, un settore di 200 metri quadrati che si aggiunge ai 500 già operativi. Un’innovazione che, grazie al finanziamento congiunto della Provincia autonoma di Trento, dell’Istituto Italiano di Fisica Nucleare (Infn) e della Fbk, permetterà di razionalizzare e ottimizzare le procedure di lavorazione all’interno dei laboratori. Ad aprire i lavori sarà il responsabile del Laboratorio di Microtecnologie, Pierluigi Bellutti, che introdurrà le relazioni di Luciano Bosisio e di Roberto Battiston dell’Infn, cui seguiranno gli interventi del presidente della Fbk, Andrea Zanotti, del presidente dell’Infn, Roberto Petronzio, e del Presidente della Provincia autonoma di Trento. E’ prevista quindi la visita ai laboratori di ricerca e di produzione della Camera Pulita. In particolare, la relazione di Roberto Battiston, professore di Fisica generale all’Università di Perugia e membro del Consiglio scientifico dell’Irst nel 1995, verterà sui dispositivi utilizzati negli esperimenti spaziali fra cui i Mems (Micro-electro-mechanical Systems) prodotti anche nella Camera Pulita di Trento e che a luglio verranno inviati sulla Stazione Spaziale Internazionale. Luciano Bosisio, professore all’Università di Trieste, illustrerà gli esperimenti europei condotti al Cern di Ginevra (il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle) che si avvalgono dei dispositivi in silicio prodotti anche nella Clean Room. Proprio dal Cern i ricercatori della Fbk nel 2006 erano stati premiati per la migliore fornitura di rivelatori microstriscia (dispositivi in silicio ad alta tecnologia) e strumenti informatici indispensabili per la realizzazione di Alice (acronimo di A Large Ion Collider Experiment), uno dei più grandi esperimenti scientifici al mondo dedicati alla fisica della materia e alla comprensione dell’origine dell’Universo. Fisica delle astroparticelle nello spazio – Abstract di Roberto Battiston - Il cosmo è il laboratorio ultimo per lo studio delle interazioni fondamentali. Per scoprire i suoi segreti occorrono esperimenti sempre più sofisticati e precisi. La tecnologia dei rivelatori di radiazione a stato solido e Mems risulta particolarmente indicata per questo tipo di ricerche. In questo seminario porteremo alcuni esempi di come questo sia avvenuto con le tecnologie sviluppate a Trento per i rivelatori a stato solido usati negli esperimenti spaziali sviluppati dall’ Infn. Curriculum breve – Roberto Battiston - Roberto Battiston è nato nel 1956, a Trento, coniugato con quattro figli. Si è laureato in Fisica alla Scuola Normale di Pisa nel 1979, ha conseguito il Diploma di Dottorato di Terzo Ciclo, Università di Parigi Ix, Orsay, nel 1982. Dal 1993 è professore straordinario e dal 1995 ordinario di Fisica Generale presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Perugia. Ha ricevuto la Laurea Honoris Causa dall’Università di Bucarest nel 2000. Attivo per 20 anni in collaborazioni scientifiche internazionali nel campo della fisica sperimentale delle interazioni fondamentali (Fisica delle Interazioni Forti, Fisica delle Interazioni Deboli ed Elettromagnetiche, Studio dei raggi cosmici dallo spazio), è Deputy spokesperson dell’esperimento Ams, il primo esperimento di fisica dei raggi cosmici nello spazio basato su un magnete superconduttore e che sarà installato sulla stazione spaziale Iss nel luglio 2010. E’ autore di oltre 400 lavori pubblicati su riviste internazionali e organizzatore di numerosi congressi dedicati alla scienza spaziale (Trento 1999, Elba 2002, Washington 2003, Pechino 2006). Svolge inoltre attività di divulgazione scientifica collaborando con i quotidiani La Stampa, Il Corriere della Sera, e i periodici L’indice e Le Scienze dove tiene una rubrica mensile. E’ stato direttore scientifico della mostra Astri e Particelle, Le Parole dell’Universo, programmata a Palazzo delle Esposizioni, Roma dal 27 ottobre 2009 al 14 febbraio 2010. Principali cariche ricoperte: per 6 anni Coordinatore Scientifico nella Prima Commissione Scientifica dell´Infn; membro del Consiglio Scientifico dell´Irst (Trento,1995), del Consiglio Scientifico dell´Asi (1997-1999), del Consiglio Scientifico del Ifc di Milano (1998-2002), del Fundamental Physics Advisory Group dell´ Esa (1999-2001 ), del Joint Space Science Advisory Group (Jssag) in rappresentanza del Miur (2001), direttore della Sezione Infn di Perugia e membro del Direttivo Nazionale dell´Infn (2001-7), Direttore Scientifico del Post, Science Center di Perugia (2001-03), membro del Consiglio di Amministrazione dell’Inaf (2004-07), Presidente del Comitato internazionale di valutazione per il settore fisica e astrofisica dello Csic (il Cnr spagnolo) (2005, 2009), Presidente della Commissione Scientifica Nazionale Ii dell’ Infn (2009-). Gli esperimenti al super acceleratore Lhc del Cern – Abstract di Luciano Bosisio - Il Large Hadron Collider del Cern, che proprio nelle ultime settimane ha iniziato ad operare, apre una nuova era di scoperte nella Fisica delle interazioni fondamentali. L’accesso a una regione di energie finora inesplorata permetterà nei prossimi anni di affrontare molte delle principali questioni aperte della Fisica, come l’origine della massa, l’unificazione delle interazioni, l’abbondanza della materia oscura, l’evoluzione dell’Universo primordiale. In tutti gli esperimenti che partecipano a questo ambizioso programma di ricerca i rivelatori basati su dispositivi al silicio giocano un ruolo essenziale, e alcuni di essi racchiudono al loro interno componenti sviluppati in collaborazione tra Fbk e Infn, e prodotti a Trento. La presentazione illustrerà alcuni esempi significativi del contributo di Fbk a queste realizzazioni. Curriculum breve - Luciano Bosisio - Laureato in Fisica nel 1976 presso l´Università di Pisa, è stato ricercatore universitario presso la Scuola Normale Superiore (1980-92), Staff Scientist presso il Lawrence Berkeley Laboratory (1985-88). E’ professore associato presso l’Università di Trieste dal 1992. Ha partecipato a diversi esperimenti di Fisica delle alte energie, condotti presso il Cern (esperimento R801 all’anello di accumulazione Isr, esperimenti Na1 e Na7 all’acceleratore Sps, esperimento Aleph al Lep) e presso il laboratorio Slac a Stanford (esperimento Babar). Più recentemente ha collaborato alla preparazione dell’esperimento Alice presso il Large Hadron Collider del Cern, e attualmente partecipa al progetto dell’apparato sperimentale per la Super B-factory, un nuovo acceleratore per lo studio di precisione della fisica degli heavy flavours, proposto per la realizzazione presso i laboratori di Frascati dell’Infn. Nell’ambito di questi esperimenti si è occupato in particolare dello sviluppo e impiego di rivelatori a semiconduttore. Tra il 1981 e nel 1985 ha collaborato allo sviluppo dei primi rivelatori a microstrip su germanio, e al loro impiego come bersagli attivi per la misura della vita media di mesoni con ‘charm’ (esperimento Na1 al Cern). Ha svolto un ruolo primario nello sviluppo di rivelatori a microstrip su silicio con lettura a doppia faccia, e nel loro impiego nel rivelatore di vertice dell´esperimento Aleph presso il Lep del Cern. E’ stato responsabile del progetto e della costruzione della seconda versione di questo rivelatore. Ha collaborato alla realizzazione del tracciatore di vertice al silicio (Svt) dell’esperimento Babar, con importanti contributi al design e al test dei sensori a microstrip, agli studi del danno da radiazione e alla soluzione di problemi sorti durante il funzionamento del rivelatore. Ha coordinato l´attività sui sensori a microstriscia per il rivelatore di tracciamento al silicio dell’esperimento Alice all’Lhc. Partecipa al progetto del rivelatore di tracciamento al silicio per la Super B-factory e allo sviluppo dei relativi componenti. A partire dai 1989 è impegnato promuovere la crescita in ambito nazionale delle tecnologie e competenze necessarie per la realizzazione di dispositivi al silicio per rivelazione di radiazioni. Quest’obiettivo ha trovato una positiva risposta nella stretta e fruttuosa collaborazione con Fbk, che ha gradualmente portato l’organizzazione di Trento da un lato a svolgere una incisiva attività di R&d nel settore, con sviluppi in nuove direzioni come i Silicon Photomultipliers (Sipm), e dall’altro a partecipare con successo alle gare per l’aggiudicazione di forniture di sensori anche in progetti di larga scala come gli esperimenti al Large Hadron Colider del Cern. La collaborazione tra la Fbk-infn (a cura di Infn) L’istituto Nazionale di Fisica Nucleare ha suggerito motivazioni e conferito linee di ricerca che animano una componente importante degli sviluppi più avanzati del Laboratorio di Microtecnologie del quale la Clean Room fa parte. Ma la collaborazione tra Infn e Fbk è come una amicizia di vecchia data, basta guardare gli sviluppi più importanti in cui l’Infn è impegnato e troveremo in tanti casi la presenza degli specialisti e delle tecnologie Fbk. Ad Lhc, per esempio, mentre il grande acceleratore fa i primi giri di riscaldamento troviamo i rivelatori a microstrisce di silicio nel precisissimo rivelatore di tracce, rivelatori prodotti a Trento non solo nella parte di competenza del laboratorio ma anche per sopperire alla mancata consegna di altri fornitori. Mentre Ams, il grande spettrometro per la ricerca di antimateria, si accinge a partire con uno dei prossimi shuttle i tecnici verificano il funzionamento dei rivelatori a microstrisce di silicio simili a quelli impiegati per Lhc. Si preparano ad una lunga permanenza nella stazione spaziale. Anche nel contesto degli sviluppi per il calcolo ad alte prestazioni e parallelo la collaborazione Fbk-infn è attiva e produttiva. Due esempi di collaborazione tra Infn e Fbk: 1)I Sipm. Lo sviluppo di " Sipm" i foto-moltiplicatori di silicio è stato, tra i vari progetti condivisi tra Infn ed Fbk, quello di più vistoso successo. Lo dimostra anche l´interesse internazionale sia delle imprese che della comunità di ricerca per questi dispositivi. Si tratta di un piccolo (pochi millimetri quadrati, pochi grammi) dispositivo di silicio che può in tanti casi sostituire grossi e complessi fotomoltiplicatori tradizionali nella rivelazione di fotoni, di sorgenti di luce o di segnali luminosi. I “Sipm” sono stati sviluppati con lo stimolo degli esperimenti di fisica delle alte energie per essere applicati nei grandi acceleratori di particelle (come l’acceleratore di Ginevra Lhc) o nei satelliti di ricerca ma risultano utilissimi in tante applicazioni mediche ed industriali. Come funziona: il raggio di luce (il fotone) incontrando il silicio rilascia la sua energia “creando” elettroni e lacune. I campi elettrici accelerano gli elettroni che con urti successivi danno luogo alla formazione di una valanga di elettroni che amplifica il segnale originale. Tra le prime applicazioni vi è la Pet (la tomografia particolarmente adatta, tra l’altro, alla scoperta precoce di forme tumorali) che potrà approfittare di una semplificazione e di un miglioramento di prestazioni dovuto alla velocità con la quale i Sipm rispondono allo stimolo iniziale. 2) I Sensori a Deriva. Sono sensori di silicio con bassissimo rumore di fondo (un “disturbo” del segnale), quindi molto precisi. In questo caso la luce è data da raggi X di bassissima energia. Per rivelarli con precisione sufficiente è necessario che il rivelatore abbia un rumore di fondo incredibilmente basso. Si può così identificare con grande precisione la composizione degli atomi dei materiali (leggendo gli spettri di raggi X prodotti nella diseccitazione degli atomi dei materiali in analisi). Si tratta di piccoli, leggeri, “miracolosi” dispositivi di silicio che entreranno presto a far parte di tantissimi strumenti di uso quotidiano.  
   
 

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