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Notiziario Marketpress di Giovedì 06 Maggio 2010
 
   
  NOI E IL LUPO PRESENTATE IN PROVINCIA DI PARMA LE MISURE PER UNA “COESISTENZA PACIFICA”.

 
   
  Contributi celeri per i danni ad animali e prevenzione con i recinti. Dove sono? E quanti sono? Da quando il lupo ha ricominciato ad abitare i siti a lui congeniali, come tutta la catena appenninica compresa quella del Parmense, sono queste le domande più ricorrenti. Ma quando lo si conosce un po’ di più si capisce che sono domande a cui non è facile rispondere. Perché il lupo è elusivo, vive in branchi di 3-5 esemplari, si sposta spesso e predilige le zone di crinale. Ad oggi in Italia si stimano circa 800 esemplari. Sono i segni sul territorio a rilevarne la presenza. Come i resti delle “sue” prede, perché il lupo è appunto un predatore. Dopo secoli di persecuzioni e conseguente rischio d’estinzione (100 gli esemplari stimati in Italia negli anni ’70), il lupo è tornato con l’aumento degli ungulati selvatici (caprioli e cinghiali). Ma la sua presenza, che è indice del buono stato di conservazione degli ecosistemi, causa anche apprensione per l’impatto che può avere sugli animali domestici allevati allo stato brado. La Provincia di Parma si occupa del lupo da qualche anno e cioè da quando la sua presenza è diventata permanente nell’Appennino parmense e questa mattina l’assessore ai Parchi Gabriella Meo ha presentato la serie di azioni costruite per gestire il fenomeno. “Vorrei sfatare una leggenda metropolitana: nessuno libera i lupi, il fenomeno di ripopolamento è assolutamente naturale. Aumentano le prede e il predatore intensifica la sua presenza. – ha spiegato Meo – Il lupo non rappresenta un pericolo per la popolazione ma bisogna prendere atto che il rapporto con gli agricoltori e la zootecnia di montagna va regolato in modo diverso Per questo abbiamo fatto un importante investimento che prevede il rimborso completo e rapido dei danni qualora ci fossero attacchi a bestiame sia da parte di lupi che di cani rinselvatichiti, In più c’è un contributo per lo smaltimento della carcassa. Poi siamo impegnati con un progetto che prevede recinti antilupo sia fissi che mobili e monitoraggio su tutta la specie per conoscere nel dettaglio la sua presenza”. Le iniziative in corso per conoscere meglio questo animale sono due ed entrambe vedono in prima fila il Parco dei Boschi di Carrega. Le ha illustrate Margherita Corradi, direttore del Parco regionale. “E’ dal 2006 che con la Provincia e i Comuni del Parco ci siamo organizzati promuovendo incontri con la gente per far conoscere questo animale e far crescere la consapevolezza sulla sua esistenza. E’ ora di lasciarsi alle spalle i pregiudizi o le visioni indotte dalle favole e riservare i nostri sforzi per la gestione del fenomeno, ponendosi l’obiettivo di tutelare i lupi e tutelare gli agricoltori”. Con i progetti “ Mai più bocconi avvelenati – Il Lupo e gli altri” (al quale partecipano anche la Riserva Orientata Monte Prinzera e il Parco Fluviale Regionale dello Stirone) e “Il lupo in provincia di Parma” vengono implementate una serie di azioni rivolte da un lato a migliorare l’attività del Centro referenza lupo attivo presso il Parco dei Boschi di Carrega dall’altro a intervenire con investimenti destinati alla prevenzione degli attacchi. In specifico si prevede l’individuazione di situazioni a rischio e agli allevatori che aderiscono al progetto, verranno forniti e installati recinti fissi per la protezione dei capi di bestiame. Verrà inoltre creato un “magazzino” di recinti mobili da fornire agli allevatori che ne faranno richiesta. Da segnalare anche l’accurata formazione tecnica e pratica del personale che effettuerà i monitoraggi. Ad oggi, a corso già partito, gli iscritti sono 120 fra cui rappresentanti del Corpo Forestale dello Stato, Veterinari, Università, Associazioni Venatorie, Associazioni Ambientaliste. Nell’incontro in Provincia era presente anche Pier Luigi Fedele comandante della Guardia Forestale provinciale che ha ricordato l’attività del corpo nella conservazione e difesa della biodiversità attraverso le tante aree protette della forestale. “Piccoli scrigni come la Riserva di Sasso Fratino nel casentinese, istituita nel ’59 e da cui provengono i lupi – ha detto Fedele –Registriamo criticità per la grande presenza degli ungulati che cibandosi di germogli rischiano di compromettere i boschi, che ci fanno dire che c’è bisogno di nuovi equilibri e i predatori aiutano in questa opera. Ma c’è anche bisogno di dare la giusta attenzione alle persone che ancora occupano la nostra montagna. L’impegno del corpo è quello di verificare l’esistenza di situazioni a rischio”. “Abbiamo un grande responsabilità e ce ne siamo accorti subito fin da quando si è cominciato a parlare di lupi – ha detto Cristina Merusi presidente del Parco dei Boschi di Carrega e sindaco di Sala Baganza – La conoscenza è la strada per aiutarci a gettare le basi della convivenza così come la corretta gestione dei conflitti. Siamo tenuti alla tutela della specie, così come ci dice l’Europa, e questa passa dalla presa in carico di tutte le problematiche ed è quello che insieme stiamo facendo”: I contributi La Provincia ha di recente adottato e aggiornato le misure finalizzate a “mitigare” l’eventuale azione predatoria, a cominciare dai tempi relativi ai contributi per danni ad animali. Per attuare modalità celeri di indennizzo, ha costituito un apposito fondo affinché agli allevatori danneggiati possano essere erogati entro 60 giorni. I contributi possono essere richiesti dagli imprenditori agricoli che esercitano attività di allevamento di animali. Sono indennizzabili i seguenti capi: bovini, ovini e caprini, cervidi, suini ed equini. Quando accade, occorre avvertire il veterinario del Distretto sanitario di appartenenza (e non il veterinario privato) per certificare il fatto che l’attacco subito è frutto di cani inselvatichiti o predatori. L’intervento è gratuito. Il modulo richiesta danni e scaricabile dalla sezione “Aree Protette” del portale www.Ambiente.parma.it - “Indennizzi agli agricoltori per danni causati da cani randagi o predatori”. Una volta compilato e seguendo le istruzioni, occorrerà inviarlo alla Provincia di Parma unitamente agli altri documenti richiesti. L’agricoltore verrà indennizzato per l’intero valore medio di mercato del capo o dei capi predati, grazie ad un accordo fra Regione Emilia Romagna (che copre il 90%) e Provincia di Parma. Oltre all’indennizzo relativo all’animale ucciso, viene elargito un ulteriore contributo per gli oneri sostenuti dall’allevatore per lo smaltimento della carcassa, valutato in 100 euro ad attacco.  
   
 

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