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Notiziario Marketpress di Giovedì 20 Maggio 2010
 
   
  IL SEME DEL DESIDERIO? IN DIFESA DI UN MODELLO DI ECCELLENZA NELL’AMBITO DELL’INCLUSIONE SOCIALE E DELL’AGRICOLTURA SOLIDALE.

 
   
  Pordenone, 20 maggio 2010 - Alla fine degli anni ’70 il Centro di Igiene Mentale di Pordenone, oggi Dipartimento di Salute Mentale, facendo propri i principi ed il pensiero della riforma Basaglia, avvia i primi processi di deistituzionalizzazione e di superamento della logica manicomiale. Nel 1981 il Cim promuove la costituzione delle prime due cooperative pordenonesi finalizzate all’inserimento lavorativo: Coop. Noncello e Coop. Il Seme. La prima avrà sede a Pordenone (oggi a Roveredo in Piano) la seconda presso la struttura riabilitativa “Le Fratte” a Fiume Veneto. La Cooperativa sociale Il Seme e il Dipartimento di Salute Mentale di Pordenone mantengono ancor oggi un collegamento diretto nella gestione dei programmi di reinserimento al lavoro. Presso le Fratte lavorano in distacco due operatori del servizio psichiatrico. Uno di questi, Giorgio Verardo, ricopre il ruolo di Amministratore delegato della cooperativa. L’attività principale del Seme è l’ortofloricoltura: produzione di ortaggi, piantine da orto e piante da fiore. La Cooperativa coltiva una superficie di circa 26.500 mq di colture orticole non protette e 9.000 mq di colture orticole ed ortofloricole protette in serre. Il terreno in affitto è di proprietà del Comune di Fiume Veneto. Tra le 24 persone occupate presso Il Seme dieci sono lavoratori svantaggiati che percepiscono un regolare stipendio e sette sono persone inserite in percorsi di formazione al lavoro. Il 70% della forza lavoro è dunque rappresentato da persone in reinserimento lavorativo o in percorsi occupazionali protetti. In trent’anni sono stati attivati un centinaio di inserimenti lavorativi. Sono numeri che da soli rappresentano lo straordinario lavoro d’inclusione sociale ed occupazionale svolto dal Seme in collaborazione con il Dsm di Pordenone. Il Seme non è solo strumento per percorsi terapeutici deistituzionalizzanti. Il Seme è anche e soprattutto comunità locale, luogo di reciprocità e legami sociali. Il paese di Fiume Veneto riconosce al Seme lo straordinario valore di riferimento che questa realtà rappresenta per il tessuto sociale del territorio. La comunità locale ha capito l’affidabilità sociale ed imprenditoriale del Seme, la capacità di far coabitare esigenze sociali con esigenze economiche d’impresa. Il Seme è da molti anni uno dei posti preziosi del paese. Un luogo straordinario per la sua normalità sociale, dove il disagio, la cura, il lavoro e le relazioni umane hanno trovato le condizioni ideali per sviluppare la qualità dello stare insieme. Il Seme da trent’anni è un bene comune. L’ottimo livello dei prodotti offerti dal Seme risponde alla cura di garantire dignità e stabilità occupazionale ai soci lavoratori. La Cooperativa vende i propri prodotti al dettaglio a clienti privati, la maggior parte dei quali residenti a Fiume Veneto e nei paesi limitrofi. Il valore della produzione nel 2009 è stato di 680.000 euro e nel 2010 è previsto un incremento del 10%. Nel mese di aprile 2010 si sono recate al punto vendita circa ottomila persone. La frequenza media è di circa cento persone al giorno. In particolari periodi dell’anno passano al Seme anche quattrocento persone al giorno. Il Seme da trent’anni a questa parte è un modello di eccellenza, a livello regionale e nazionale, nell’ambito della cooperazione sociale e nell’ambito dell’agricoltura sociale finalizzata all’occupazione di soggetti svantaggiati. In questi giorni questo modello è stato messo in discussione dall’Azienda per i Servizi Sanitari di Pordenone che, peraltro, è anche direttamente impegnata nella promozione del tema e dell’immagine delle Fattorie sociali. Tema questo sicuramente attuale e di prospettiva, nonché fortemente evocativo e di sicura presa nell’immaginario collettivo di chi sogna un’agricoltura socialmente responsabile. La tendenza del dibattito, e di ogni sua declinazione, affida fondamentalmente alle Fattorie sociali un ruolo centrale ed innovativo per il futuro dell’economia rurale e sociale. Ruolo che oggi evidentemente è irresponsabilmente disconosciuto alla cooperativa sociale Il Seme di Fiume Veneto. Conseguentemente un modello che funziona - oltre che per competenza, visione, capacità di sviluppo e per i delicati assetti ed equilibri sociali, produttivi e gestionali raggiunti con grande cura ed un lungo e faticoso lavoro quotidiano - rischia di saltare per mano della stessa istituzione sanitaria che, trent’anni fa, con ottima lungimiranza ne ha dato vita. Rischia di saltare per antiche e sempre attuali questioni di potere. Su questo di innovativo sicuramente nulla c’è. In questi giorni Giorgio Verardo, l’operatore che in questi trent’anni ha guidato la costruzione di questo grande Capitale Sociale Comunitario, ha restituito al Dipartimento di Salute Mentale il mandato di amministratore delegato del Seme ed ha rassegnato le dimissioni da dipendente dell’Azienda per i Servizi Sanitari di Pordenone. Riteniamo che oggi sul Seme si stia scrivendo una delle pagine sociali più preoccupanti della storia istituzionale della nostra provincia. Una pagina che la comunità locale, formata da migliaia di persone, organizzazioni ed istituzioni - di fatto il socio di maggioranza della più storica Fattoria Sociale del nostro territorio - avrà diritto di leggere, giudicare e ricordare. Per il ruolo che ci compete riteniamo doveroso riaffermare che le Buone Pratiche sociali debbano continuare ad essere patrimonio pubblico della comunità.  
   
 

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