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Notiziario Marketpress di Mercoledì 26 Maggio 2010
 
   
  ARTE, APERTA DA FORMIGONI MOSTRA MARINO MARINI DAL 26 MAGGIO ALL´8 AGOSTO AL PIRELLI 53 TRA INCISIONI E LITOGRAFIE FORMIGONI: ISTITUZIONI CONTRIBUISCANO A VALORIZZARE BELLEZZA

 
   
   Milano, 26 maggio 2010 - Dopo il successo della mostra "Dipinti lombardi dal Rinascimento al Barocco" e dell´Artbox - che dal 3 dicembre 2009 al 25 aprile di quest´anno sono stati visitati da 12.000 persone - il Palazzo Pirelli, sede della Regione Lombardia, ospita un nuovo evento culturale. Da domani mercoledì 26 maggio a domenica 8 agosto sarà infatti allestita la mostra "Marino Marini - Segno e colore nell´opera grafica". L´esposizione, inaugurata ieri sera dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, insieme alla Famiglia Guastalla, proprietaria delle opere, presenta cinquantatre incisioni e litografie di Marino Marini, che testimoniano la ricca produzione dell´artista, coprendo un arco di più di trent´anni (dal 1946 al 1980). Marino Marini inizia già all´Accademia di Firenze, nei primi anni Venti, a interessarsi all´acquaforte, mostrando fin da subito quella sicurezza del segno che contraddistingue la sua opera dipinta. Ma è in Svizzera, nei primi anni ´40, rifugiato durante la guerra, che inizia a lavorare alla litografia, una tecnica nuova, in cui si dimostra capace di ottenere risultati autonomi e sorprendenti. "Vogliamo ricordare questo artista a 30 anni dalla sua scomparsa attraverso le sue opere - spiega il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni - perché crediamo che costituiscano una grande testimonianza del desiderio dell´artista, dell´uomo moderno, di andare oltre. Le sue sculture, così come le incisioni ci mostrano come la vita, attraverso la sua rappresentazione artistica, possa prendere forme infinite. E ci ricorda anche come l´opera d´arte e l´uomo coincidano, lasciando un prezioso insegnamento a tutti noi e quanti coltivano la passione per la bellezza". "La mostra di Marino Marini - sottolinea Formigoni - vuole essere il nostro omaggio di Istituzione attenta alla bellezza, componente insopprimibile dell´animo umano. Sono opere bellissime, di un grande poeta, di un grandissimo artista e sono convinto che alla mostra arriderà tutto il successo che merita". Prosegue dunque il ciclo di eventi artistici di alto profilo che Regione Lombardia porta avanti ormai da tempo, con l´obiettivo di valorizzare non solo il patrimonio d´arte che gli appartiene, (come per l´evento ´La Regione dà luce all´arte´), ma anche gli artisti che hanno scelto il nostro territorio come luogo di ricerca contribuendo a renderlo più grande, più bello. Apre cronologicamente la mostra l´acquaforte "L´impiccato" (con cui l´artista torna nel 1946 all´incisione dopo le prime esperienze giovanili degli anni ´20), un soggetto che allude esplicitamente agli orrori della guerra, dal segno "secco, arido, crepitante". Parallelamente alla scultura, è negli anni ´50 che, anche nella grafica, lo stile di Marino Marini matura e si definisce: "I cavalieri - afferma l´artista - sempre più imponenti, hanno perso il loro antico dominio sull´animale e le catastrofi che li colpiscono sono simili a quelle che distrussero Sodoma e Pompei. Io cerco dunque di simboleggiare la fase ultima della decomposizione con un mito, il mito dell´uomo eroico e vittorioso, dell´uomo di virtù degli umanisti". "Il segno così - scrive Mario De Micheli nella prefazione al catalogo ragionato della grafica - si va facendo più ricco e vario, assumendo la deformazione, talvolta fortemente espressionistica, come metodo figurale: ora tende all´essenzialità, prediligendo la linea pura, ora invece s´abbandona d´impulso all´intrico e alla macchia; sempre, comunque, con una assoluta padronanza stilistica dell´invenzione". La visione del mondo e dell´uomo di Marino Marini si fa negli anni sempre più drammatica: le linee si spezzano, i contorni si stilizzano, il segno si deforma. I Guerrieri e i Gridi degli anni ´60 sono immagini in cui cavallo e cavaliere giacciono come ridotti a fossili, senza vita. L´uomo è disarcionato, a simboleggiare la sconfitta dell´umanesimo, l´impossibilità ormai di dominare la natura. Ma accanto alle immagini tragiche, continua fino alla fine a popolare il suo mondo di pomone, di teatri, di cavalli, di maschere, di colore ed esuberanza di vita Al segno stilizzato e al bianco e nero l´artista affianca poi il colore, introdotto nella litografia in larghe campiture, pure e unite. Sono queste le opere degli anni ´70, una "sorta di crescendo - scrive ancora De Micheli - il suo segno scatta repentino, fluente e sottile, o s´arricciola, s´infittisce, s´infosca nel contrappunto di un colore che squilla di rossi, di verdi, di blu, di gialli, ma che sa trovare i suoi effetti persuasivi anche nell´oro e nell´argento, quando non si fa notturno, di un nero morbido e felpato, o di un lucido ebano. [.] Così Marino sapeva coniugare la coscienza della tragedia, della minaccia incombente, con l´incoercibile aspirazione alla felicità che vive in ogni uomo".  
   
 

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