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Notiziario Marketpress di Martedì 07 Dicembre 2010
 
   
  MODIGLIANI SCULTORE. LA MOSTRA AL MARTROVERETO DAL 18 DICEMBRE

 
   
  Affrontare una ricostruzione del lavoro scultoreo di Modigliani appare come una vera e propria sfida. Le sue sculture infatti sono molto poche. Alcune di esse sono rimaste abbozzate o incompiute, o giunte a noi in stato frammentario. Sono disperse in musei e collezioni private di tutto il mondo. I documenti che si hanno a disposizione sono pochissimi; innumerevoli invece i problemi relativi alla datazione, alle fonti e ai modelli, alle vicende espositive e collezionistiche. Modigliani presentò in vita le sue sculture una volta soltanto, selezionando un gruppo di sette teste per il Salon d´Automne del 1912. Per decenni, dopo la sua morte nel 1920, la sua opera scolpita rimase al margine, rispetto a quella del pittore. Questa mostra ambisce ad una ricostruzione fedele e attendibile dell´intero percorso di Modigliani scultore, nel tentativo di chiarire e dimostrare, attraverso gli strumenti della moderna filologia visiva, i rapporti che ebbe con gli artisti del suo tempo (da Picasso a Brancusi) e con le passioni e le mode culturali dell´epoca (dal recupero di una rinnovata classicità alle suggestioni per l´arte africana ed orientale), oltre ad approfondire il ruolo dei critici e dei collezionisti, e la ragioni infine del definitivo spettacolare ritorno alla pittura, con i capolavori che, dal 1915 in poi, riprenderanno modelli e stili messi a punto proprio durante gli anni dedicati alla scultura. Nella prima sezione della mostra, le opere del francese Joseph Antoine Bernard, di Elie Nadelman e del tedesco Wilhelm Lehmbruck documentano l´irradiazione europea di una nuova ricerca scultorea, orientata ad oltrepassare la lezione del modellato di Rodin. I volumi pieni e simmetrici, le superfici lisce e le masse equilibrate di queste teste scultoree appaiono come convincenti precursori del lavoro di Modigliani. Sul piano tecnico e stilistico, le prime sculture di Modigliani (come la Testa in pietra proveniente dal Centre Pompidou) sono fortemente debitrici della procedura d’intaglio diretto della pietra, che ebbe nell´opera di Costantin Brancusi (qui presente con una delle prime versioni de Il Bacio) un sicuro punto di riferimento, che si prolungò fin negli anni venti, nelle opere di autori vicini al linguaggio cubista come Henri Laurens e Ossip Zdkine. Anziché un´articolazione fluttuante a asimmetrica nello spazio, il blocco in pietra offriva una saldezza architettonica e una uniformità plastica. Uno snodo cruciale per l´esatta comprensione delle sculture di Modigliani, in particolar modo per le sette teste presentate nel 1912, è il confronto con i disegni. Un´intera sezione della mostra è dedicata alla ricognizione e allo studio su carta delle teste scultoree: sono disegni di volti rigidamente frontali e simmetrici, oppure di profilo, talora associati a motivi architettonici. Questi fogli sono caratterizzati da un segno netto e incisivo, e da alcune suggestioni formali (come l´allungamento del volto, gli occhi a mandorla, la bocca a cilindro) che l´artista aveva tratto da esempi dell´arte tribale e orientale. Al centro del percorso espositivo è stata pensata una sala dove il confronto tra fonti del passato e suggestioni contemporanee viene giocato con un accostamento di forte impatto: due capolavori di Modigliani, come le teste di Minneapolis e di Washington (mai viste insieme, in Italia) sono presentati a fianco della Battista Sforza di Francesco Laurana: uno dei busti in marmo più celebri del Rinascimento italiano, un modello ineludibile per l´aristocratico distacco e lo sguardo assente del volto. Al loro fianco, in un deliberato rimescolamento di fonti classiche e moderne, il Busto di donna 1907 di Pablo Picasso, dove si parimenti ritrovano caratteristiche presenti nelle sculture di Modigliani: la sommaria plastica dell´ovale del volto e la sua inespressiva stereometria; i tratti determinati da rigidi, spessi profili; gli occhi vuoti, senza palpebre o pupille. Una sezione della mostra è quindi dedicata al rapporto intenso e problematico che Modigliani ebbe con i modelli scultorei provenienti da sculture extraeuropee, ed assimilati attraverso lunghe ed appassionate visite ai musei. Una serie di teste in bronzo e in grés provenienti dalle collezioni del Museo Guimet di Parigi, permettono così di documentare la presenza di certe scelte stilistiche di indubbio sapore esotico. Mentre, grazie alla presenza di due teste modiglianesche di altissima qualità provenienti da Philadelphia e Londra, è possibile ripercorrere un´altra importante vicenda di suggestioni e confronti: quella che vide Modigliani trarre ispirazione da certi modelli delle maschere africane provenienti dal Gabon e dalla Costa d´Avorio (qui documentate da esemplari provenienti dai principali musei europei), per il tipico allungamento dei volti scolpiti e per certi dettagli fisiognomici, condividendo così la passione per l´art nègre comune ad altri artefici del tempo, da Picasso a Brancusi (del quale si presenta il mirabile Adamo ed Eva dal Guggenheim di New York). Le ultime due sezioni della mostra sono dedicate al progressivo travaso dei motivi messi a punto tra 1910 e 1914 dalla scultura alla pittura. Una ricca sequenza di disegni dedicati al tema della figura femminile stante e a quello della cariatide dimostrano come il lavoro di Modigliani scultore non fu episodico od effimero, bensì lucidamente orientato alla risoluzione di problemi formali e di stile che troveranno compimento con il ritorno alla pittura a partire dal 1915: un momento raccontato nel finale della mostra, con una ricca sequenza di importanti teste ritratto dipinte  
   
 

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