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Notiziario Marketpress di Martedì 05 Dicembre 2006
 
   
  CAGLIARI: OPPORTUNITÀ PER LE IMPRESE AL FEMMINILE

 
   
  Cagliari, 5 dicembre 2006 - Dove va l´imprenditoria femminile in Sardegna? E "come" va? Si è provato a rispondere nei giorni scorsi in un seminario alla Camera di Commercio di Cagliari, organizzato dal Comitato imprenditoria femminile. Come ha ricordato in apertura il presidente della Camera di Commercio, Giancarlo Deidda, per la prima volta nella giunta camerale di Cagliari è presente una donna: "È il riconoscimento concreto del ruolo femminile nell´impresa, anche al di là dei numeri che segnalano fra il 2005 e il 2006 un aumento pari al 2,1% delle imprese create e guidate da donne nella provincia di Cagliari". Maria Cocco, presidente del rinnovato Comitato imprenditoria femminile, ha ripreso il ragionamento sui dati statistici avviato dal presidente Deidda per sottolineare la necessità di analisi qualitative, oltre che quantitative: "È importante che la provincia di Cagliari registri un tasso di incremento delle imprese femminili tra i più alti in Italia: significa che non siamo più un elemento marginale, rappresentiamo un quarto del totale delle imprese. Ma è importante indagare sulla qualità dei fenomeni: se il 75% delle imprese femminili è costituito da imprese individuali, ad esempio, è evidente la necessità di attuare politiche di sostegno al lavoro". Proprio per affrontare il problema della carenza di dati, il Comitato ha rilanciato l´idea di un Osservatorio regionale sull´imprenditoria femminile, che si impegni a promuovere incontri semestrali per una continua verifica del lavoro fatto. Insomma, dalle donne arriva una domanda di impresa che non sempre il sistema riesce a soddisfare. La relatrice ha ricordato l´alta mortalità fra i progetti che avrebbero potuto essere finanziati con la legge 128 (su 2. 028 domande presentate per il quinto bando, 292 sono state ammesse al finanziamento, ma nemmeno la metà - 132 - hanno visto partire un progetto di impresa). Maria Pace, del Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio), ha illustrato gli strumenti a disposizione delle imprenditrici, in particolare nell´ambito della programmazione legata ai fondi europei. "In questa fase si sta valutando l´impatto avuto da alcune azioni già attuate, come il ´prestito d´onore rosa´ o alcune iniziative sulla conciliazione, per impostare la programmazione 2007/2013. Lavoreremo lungo la road map per la parità indicata dall´Unione europea". Rossana Sulis, imprenditrice e componente della giunta camerale, ha ricordato che - paradossalmente - le nuove regole sul credito introdotte dall´accordo di Basilea Ii, spesso viste come una barriera in più tra le imprese e le banche, potrebbero ristabilire condizioni di pari opportunità: "Se ogni idea di impresa deve essere valutato secondo criteri obiettivi, se il credito dipende da una rigorosa valutazione del rischio, diventa irrilevante il genere di chi presenta il progetto". Luisa Sassu, componente del Comitato imprenditoria femminile, ha parlato invece della legge 53/2000, nata per stabilire un equilibrio tra tempi di vita e tempi di lavoro. Premessa dell´intervento: "Il lavoro delle donne è una risorsa da valorizzare, per molti validi motivi. Le donne sono mediamente più istruite; nei concorsi pubblici, con procedure di selezione neutre, ottengono risultati migliori; il benessere di una famiglia media e le opportunità di benessere dei bambini sono assicurati o rafforzati dal reddito della donna". Il dibattito ha raccolto e sviluppato diversi spunti suggeriti dalle relazioni: si è parlato fra l´altro della necessità di far crescere l´autostima e la consapevolezza fra le donne (Maria Grazia Dessì, Cna); dei limiti dei servizi di sostegno all´impresa; dell´inadeguatezza dei molti strumenti di incentivazione, a partire dalla legge 215 e dai tempi biblici necessari per l´erogazione dei finanziamenti; della possibilità di attivare in Sardegna un fondo di garanzia per il microcredito all´impresa femminile, sul modello di quanto sperimentato con successo dalla Regione Piemonte; delle distorsioni di un sistema che considera il business plan come "il documento che ti permette di acchiappare un finanziamento, e non come uno strumento di pianificazione aziendale" (Orsola Altea, imprenditrice); della carenza di dati statistici sull´impresa femminile, "perché senza informazioni e analisi più complete non si possono fare buone politiche" (Luisa Marilotti, consigliere regionale di parità). In chiusura, la presidente Cocco ha rilevato l´assenza della politica: "Benvenute le funzionarie, ma avremmo voluto vedere anche qualche consigliera regionale, perché spetta alla politica individuare gli strumenti e assegnare le risorse. Non si può più parlare di economia senza ragionare anche sui diritti delle persone". .  
   
 

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