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Notiziario Marketpress di Venerdì 09 Maggio 2003
 
   
  GLI ALINARI CHE NON CONOSCEVATE PRESENTATA A FIRENZE LA PRIMA MONOGRAFIA SUL GRANDE ATELIER FIORENTINO INTANTO I VISITATORI DELLA MOSTRA SALGONO A 50 MILA

 
   
  Firenze - Nel contesto della grande mostra sui Fratelli Alinari in programma fino al 2 giugno, è stato presentato oggi a Palazzo Strozzi un nuovo volume che il curatore Arturo Carlo Quintavalle ha dedicato ai famosi fotografi fiorentini e al loro rapporto con la fotografia europea (Gli Alinari, edizioni Fratelli Alinari, 608 pagine, 1000 illustrazioni, € 120). Presenti, oltre a Quintavalle, il presidente di Firenze Mostre Franco Camarlinghi ("Superata", ha detto, "la quota di 50 mila visitatori"), il presidente della Fondazione Alinari per la Storia della Fotografia, Claudio de Polo, e Luigi Tomassini, docente di storia della fotografia all´università di Bologna. L´opera appare una novità importante anche rispetto a molti studi di storia della fotografia troppe volte, in Italia, privi di basi specialistiche, spesso rassegne di insieme non legate a un singolo problema, periodo, autore. Mancano spesso, da noi, anche le trattazioni monografiche che all´estero sono alla base di ogni ricerca storica. In passato la Alinari ha invece proposto tagli diversi, individuando nella storia delle città e delle loro immagini un modello plausibile di rapporto tra fotografia, memoria, e modi diversi di ripresa. Inoltre la Alinari ha proposto in una grande rassegna la propria storia, chiamando a contribuire all´analisi alcuni studiosi, in particolare storici dell´arte, oltre che storici della fotografia. Adesso Quintavalle, studioso di storia dell´arte e di storia della fotografia, propone un´analisi diversa anche da quella monografica, non fosse che perché dà conto dell´impresa Alinari dalle origini, dunque dal 1852 al 1920, al momento in cui Vittorio Alinari cede la ditta, destinata comunque a proseguire fino ad oggi la propria attività. Il volume racconta una storia diversa dei tre fondatori (i fratelli Leopoldo, Romualdo e Giuseppe Alinari), a cominciare dalla loro formazione, certo non locale, ma legata a Parigi dove il dialogo con l´Atelier di Gustave Le Gray appare, proprio agli inizi degli anni ´50, determinante per Leopoldo stesso. La "Mission héliographique" del 1851, dove cinque grandi fotografi sono incaricati di documentare, per conto del governo francese, i maggiori monumenti da salvare e restaurare (Mission promossa da Prosper Merimée che si serve come restauratore di Eugène Violet Le Duc) mette in evidenza, in Francia, il rapporto con l´arte medievale che identifica l´idea stessa di nazione. Proprio la Mission, insieme al rapporto stretto con maggiori fotografi dell´atelier Le Gray attorno alla metà del secolo, diventa per Leopoldo Alinari punto di partenza per un discorso nuovo che si collega strettamente con le tensioni e le passioni per l´unità d´Italia. Non per nulla sarà un esule fiorentino e repubblicano a fare da corrispondente a Parigi dell´Impresa. Non per niente sarà "La Lumière", la maggior rivista di fotografia degli anni ´50, a illustrare ed esaltare l´opera dei fratelli Alinari posta alla pari con le fotografie di Le Gray, Nègre, Baldus, Le Secq e di tutti i maggiori fotografi europei di quegli anni, con i quali, del resto, gli Alinari espongono nelle maggiori mostre internazionali. Il libro comincia con la ricostruzione, negli anni ´40 dell´800, del rapporto degli Alinari con la grafica incisa dell´impresa Bardi, e poi con Lerebours e con Artaria, editori che traggono incisioni dai dagherrotipi. Subito dopo, negli anni ´50, l´opera degli Alinari diventa di rilievo europeo e appare poi fondamentale per la creazione di un´immagine dell´Italia unita a partire dagli anni ´60 del secolo Xix. Nel volume si dà conto anche del progetto culturale e del modello operativo degli Alinari che intendono ricostruire, nel territorio della fotografia, quello stesso spirito di esplorazione e riscoperta del mondo che aveva caratterizzato in Egitto, Siria e Palestina l´invenzione delle immagini di Maxime du Camp e degli altri grandi fotografi "orientalisti" negli anni ´50 del secolo. Ecco dunque che Leopoldo e i suoi operatori si pongono davanti alle città dello Stato della Chiesa e a quelle del meridione d´Italia con lo stesso atteggiamento. Programmano, quindi, sempre uno schema che si ripete: cominciano con alcune vedute generali da punti di vista storicamente motivati, passano poi alle riprese in asse dei maggiori edifici medievali, religiosi e civili, sono foto che creano la nuova iconografia delle città per 3 o 4 generazioni. Negli anni ´90 Vittorio Alinari propone una foto diversa, stabilendo un rapporto diretto con la nuova pittura, quella da Lega a Fattori, per giungere poi, con un imponente volume, a documentare i "Paesaggi italici", quelli del viaggio di Dante Alighieri riletto alla luce della civiltà del pictorialism, quello inglese più di quello francese. Comunque, e fino all´ultimo, l´impresa continua a documentare la cultura dell´arte italiana, passando dall´architettura e scultura delle riprese dei primi anni, alla documentazione delle pitture, anche qui seguendo dei modelli molto precisi e inventando veramente un modo di raccontare l´arte che resterà nella tradizione occidentale. Ma non si dimenticano, gli Alinari, il dialogo con la realtà, quella che il mondo dei grandi narratori è venuta riscoprendo, da Capuana a Verga, da De Roberto a Grazia Deledda. Alle foto dei monumenti si aggiungono così, ben presto, altre storie: quelle della vita delle classi povere e le immagini del lavoro, foto comunque sempre di qualità eccezionale. Anche in questo caso Quintavalle analizza i rapporti fra pittura, letteratura e fotografia, tra cultura italiana e cultura di Francia e infatti fa da copertina al volume "Il dolce far niente", una immagine scattata a Napoli negli anni ´90 insieme a decine di altre sui mestieri di strada. Nel libro, dunque, la vicenda della fotografia diventa un punto di passaggio irrinunciabile per comprendere la storia. E un´azienda, gli Alinari appunto, viene assunta come testimone, e fra i maggiori in Italia, con Anderson, Brogi, Sommer e pochi altri, della rivoluzione culturale che trasforma il paese nella seconda metà del secolo Xix e, ancora, allo scadere di quell´età che si conclude con la prima guerra mondiale. Dunque Vittorio Alinari, fotografando i paesaggi danteschi in un volume edito appena conclusa la grande guerra e chiudendo così l´impresa di famiglia, sembra voler sfuggire al dramma di quella crisi economica, civile e politica che esploderà agli inizi degli anni ´20. Firenze Mostre S.p.a, Palazzo Strozzi, Piazza Strozzi, 50123 Firenze Tel. 055.2776406; 055.2776461 Fax 055 2646560 E-mail: firenze.Mostre@flashnet.it  
   
 

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