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Notiziario Marketpress di Mercoledì 03 Settembre 2003
 
   
  NUOVI DATI MOSTRANO CHE EPLERENONE (INSPRA), PRODOTTO DA PFIZER, MIGLIORA LA SOPRAVVIVENZA NEI PAZIENTI COLPITI DA INFARTO MIOCARDICO CHE

 
   
  Vienna, 3 settembre 2003 - Secondo i dati presentati ieri al congresso annuale della Società europea di cardiologia, eplerenone (prodotto da Pfizer) riduce i decessi del 15% tra i pazienti che hanno subito un infarto miocardico e che hanno sviluppato uno scompenso cardiaco in confronto con pazienti trattati con placebo. Lo scompenso cardiaco è una comune malattia degenerativa che si manifesta quando il muscolo cardiaco è indebolito in seguito a un danno provocato da un infarto, dall´ipertensione o da particolari malattie (come la cardiomiopatia dilatativa). In Europa circa 14 milioni di persone soffrono di scompenso cardiaco, con il 25-40% dei pazienti che muoiono entro un anno dalla diagnosi. Lo studio Ephesus (Efficacia di eplerenone sulla sopravvivenza nello scompenso cardiaco post-infartuale) ha avuto inizio nel dicembre 1999 ed è stato condotto in 37 paesi. La grande maggioranza dei 6.632 partecipanti allo studio ha ricevuto un trattamento standard comprendente Ace inibitori e betabloccanti, per contrastare l´infarto e il successivo scompenso. Tra i pazienti a cui è stato somministrato eplerenone in aggiunta alla terapia standard, si è registrata una riduzione del 23% per cento dei ricoveri ospedalieri per scompenso cardiaco. Tra i pazienti trattati con eplerenone c´è stata inoltre una riduzione del 21% nei decessi per infarto improvviso in confronto al gruppo cui era stato somministrato placebo. In un sottogruppo di pazienti a cui erano stati somministrati Ace inibitori e betabloccanti come terapia standard (n= 2.140 con eplerenone; 2.103 con placebo), l´aggiunta di eplerenone ha fornito ulteriori benefici per la sopravvivenza. Tra i pazienti che avevano inserito eplerenone nel loro schema di trattamento contro lo scompenso cardiaco si è registrata una riduzione del 27% dei decessi. "Nonostante negli ultimi 20 anni siano stati fatti grandi progressi nella cura dell´infarto miocardico, prolungare la vita e ridurre le ospedalizzazioni tra chi è sopravvissuto all´infarto ma poi sviluppa uno scompenso cardiaco, rimane una sfida significativa" ha affermato il professor Faiez Zannad, responsabile della Divisione per lo scompenso cardiaco, ipertensione e cardiologia preventiva del Dipartimento di cardiologia nella Clinica universitaria di Nancy, in Francia. "Questi risultati sono significativi perché mostrano che eplerenone, una volta aggiunto alle terapie standard, salva vite umane e riduce le ospedalizzazioni in misura persino maggiore rispetto alle sole cure standard". Eplerenone agisce bloccando gli effetti dell´aldosterone, un ormone che può danneggiare i vasi sanguigni, i reni e il cuore, contribuendo allo sviluppo e al progresso dell´ipertensione e dello scompenso cardiaco. Eplerenone è il primo farmaco che blocca selettivamente i recettori dell´aldosterone senza interferire con gli altri recettori, così da ridurre al minimo gli effetti collaterali di tipo ormonale sessuale. Lo studio randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo ha valutato l´uso di eplerenone in aggiunta alla terapia standard, che può comprendere Ace inibitori, diuretici, betabloccanti, bloccanti dei recettori dell´angiotensina Ii, statine, aspirina o riperfusione coronarica. I pazienti trattati sia con eplerenone sia con placebo hanno cominciato la terapia da 3 a 14 giorni dopo avere subito l´infarto. Eplerenone è stato generalmente ben tollerato in confronto al placebo, con tassi comparabili di effetti collaterali come alterazione del ciclo mestruale (eplerenone 0,4%, placebo 0,4%), ginecomastia (eplerenone 0,5%, placebo 0,6%); e impotenza (eplerenone 0,9%, placebo 0,9%). Come ci si attendeva dal suo meccanismo d´azione, eplerenone è stato associato a un aumento dell´incidenza di grave iperpotassiemia (= 6.0 mEq/l): eplerenone 5,5%, placebo 3,9%).  
   
 

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