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Notiziario Marketpress di Martedì 30 Gennaio 2007
 
   
  LA FOTOGRAFIA DEI CENTRI COMMERCIALI NATURALI NEL RAPPORTO INNOVA-COM IL FUTURO DEL PICCOLO COMMERCIO STA NEL ´GIOCO DI SQUADRA´

 
   
  Firenze , 30 gennaio 2007 - Sono 110, diffusi in tutta la Toscana, e raccolgono al loro interno circa 15. 000 attività commerciali. I Centri Commerciali Naturali, nati nel 2002 grazie ad un progetto regionale che negli anni si è sviluppato ed ha visto crescere il numero e la tipologie di esercizi aderenti, sono veri e propri centri commerciali a ´cielo aperto´, costituiti dagli esercizi storicamente presenti in una piazza, un centro storico, e riuniti in un´unica realtà per valorizzare la propria attività e promuoverla secondo la logica che ´l´unione fa la forza´. Si tratta di insiemi di negozi organizzati in consorzi di imprese o associazioni, una risposta innovativa per valorizzare il commercio di vicinato e proiettarlo in una dimensione più competitiva tenendo conto dei cambiamenti determinati dalle variate abitudini al consumo delle famiglie e dalla presenza della grande distribuzione. La Regione Toscana ha stimolato la nascita dei Centri commerciali naturali sostenendo iniziative e azioni di comunicazione, promozione ed eventi organizzati al loro interno e co-finanziando la riqualificazione dei centri urbani. Il rapporto Innova-com, voluto dalla Regione e realizzato dai due centri regionali di assistenza tecnica per le imprese del terziario (Cat) è stato presentato questa mattina nell´auditorium del Consiglio regionale nel corso di un seminario organizzato dalla Regione in collaborazione con Confesercenti e Confcommercio Toscana. Il rapporto parte da una ricerca empirica, svolta attraverso un questionario sottoposto a 364 operatori, e vuol fotografare la situazione attuale dei Centri commerciali naturali: quali sono le loro caratteristiche, quali sono i loro punti di forza e quali le debolezze, quali le tipologie da seguire per strutturare i Centri passando dalla sperimentazione di questi anni a modelli più definiti. Quello che ne emerge è l´istantanea di una realtà dove è difficile forzare l´individualismo per entare in una logica di rete, ma dove è chiara la percezione che solo operando insieme si potranno ottenere risultati concreti. "Questo rapporto - spiega l´assessore regionale al commercio Anna Rita Bramerini - ci mostra quella che è ad oggi la realtà dei Centri commerciali naturali, realtà molto diverse a seconda del luogo in cui sorgono e delle componenti da cui sono animate. I negozi di una grande città e le attività di un piccolo centro storico hanno esigenze differenti: è proprio per cercare le risposte più adatte ad ogni singola realtà che sono nati i Centri commerciali naturali, per ottimizzare le risorse e vincere con l´aggregazione la sfida della competitività. L´anima dei Centri commerciali naturali sono le imprese del commercio, che solo in parte hanno dimostrato di essere disponibili a mettersi insieme per abbattere i costi di gestione e promuoversi ricercando la fidelizzazione della clientela. Il futuro successo dei Centri commerciali naturali sarà sempre di più determinato dalla capacità di queste imprese di considerarli come un´opportunità per uscire ´dall´isolamento´ in cui molti esercizi rischiano di rimanere". Dal 2000 ad oggi sono stati attivati più di 10 Centri commerciali naturali in ogni provincia toscana. Tutti i capoluoghi hanno almeno un Centro Commerciale Naturale in città (con le eccezioni di Firenze che ne ha individuati ben 24, Prato e Lucca che ne hanno tre, Pisa che ne ha due, e di Massa e Carrara che ne hanno uno per città), e in tutti i casi si tratta di Centri che contano numerosi aderenti. In media i grandi Centri cittadini raccolgono oltre 100 esercenti. Si distinguono Lucca e Pistoia, con 200, e Firenze-antica città di Fiorenza, che ne comprende più di 400. Ma la forza dei Centri commerciali naturali viene soprattutto dalle realtà più piccole (Castellina in Chianti, Bibbiena, Cortona, Piombino-val di Cecina, Altopascio, Montecatini, Castelfiorentino, Cutigliano, San Miniato, Rete degli empori polifunzionali dell´Amiata grossetana, ecc), dove la media va dai 30 ai 50 aderenti. Sono questi i centri che dalla ricerca Innova-com appaiono più motivati e dinamci (anche per la necessità di contrapporsi alla grande distribuzione) e per loro sembrano prospettarsi maggiori possibilità di sviluppo. Sono proprio questi i modelli vincenti, nei quali si sviluppa valore aggiunto. Il progetto, infatti, ha funzionato meglio dove la nascita del centro commerciale è stata la risposta ad una domanda spontanea del territorio, mentre si sono avuti risultati inferiori dove l´aggregazione è stata ´indotta´ dalle opportunità di finanziamenti e dalla normativa regionale. L´indagine mette inoltre in evidenza come il processo evolutivo sia più veloce in quei centri che sono sorti spontaneamente, hanno avuto un forte sostegno a livello comunale ed un´elevata adesione degli operatori. Ma cosa raccontano, esattamente, i risultati dell´inchiesta condotta tra 364 esercenti? Quella che emerge è una realtà molto variegata, dove oltre alla distinzione tra quei Centri posti in centri storici di grandi città (che hanno come cliente tipo il turista o un cliente di fascia medio-alta) e Centri sorti in realtà piccole o periferiche (che si rivolgono ad un ceto medio) ci sono differenze date dalla competitività e dalla qualificazione del commercio tradizionale e dalla promozione turistica che viene fatta del luogo. Nonostante la varietà merceologica, è il settore dell´abbigliamento e delle calzature a fare la parte del leone, con ben il 30 % delle attività rappresentate. Il turn-over tra i negozi è discreto, anche se questo fattore indica una certa debolezza delle attività commerciali. La superficie media dei negozi presenti nei centri commerciali naturali è di circa 85 mq, anche se la situazione è molto eterogenea e il 10% dei fondi resta compreso nei 25 mq. Il 40% dei negozi non ha periodi di spsoensione della propria attività ed è riuscito a raggiungere questo risultato attraverso sforzi gestionali e organizzativi che mirano comunque a rendere continuo anche il commercio minore. La maggioranza dei negozianti (55%) tiene inoltre aperta la propria attività alemno una domenica al mese. Coordinando le aperture domenicali è possibile aumentare fortemente l´attrattività dei Centro commerciale naturale nel giorno di apertura comune. Per quanto riguarda le spese sostenute dai commercianti, il 60% sembra dovuto all´acquisto dei prodotti da commercializzare. Questo in larga parte dipende da condizioni di acquisto che sono deboli di fronte al fornitore ed offrono pochi margini di negoziabilità. Una possibilità, per abbassare i costi, potrebbe venire da forme di collaborazione con i produttori artigianali e agricoli locali, nell´ottica della filiera corta. Il canone di locazione incide per il 18%, una percentuale che va aumentando dato che la crescita della domanda di locali in affitto da parte di catene internazionali in franchising ha contribuito a far alzare la rendita immobiliare e ad occupare le posizioni migliori. Quasi la metà dei clienti è residente nel Centro commerciale naturale o in aree ad esso vicine. Nei piccoli centri gli acquisti effettuati da residneti rapprresentano addirittura il 70% del fatturato. Questo conferma che la presenza di una comunità di residenti è fondamentale per la vitalità di un Centro commerciale naturale e che una città-museo o una città-università, popolata solo da turisti o studenti, male si adatta al commercio minore. La vita dei Centri commerciali naturali dipende dalla varietà della clientela ed è utile per queste strutture riscoprire il ´valore´ dei residenti e partire dai loro bisogni e dalla loro domanda. Nell´ottica della riqualificazione dei Centri molti operatori hanno segnalato anche la necessità di valorizzare le strutture di ambulantato, come i mercati, e stabilire sinergie. Una delle maggiori debolezze evidenziate dalla ricerca è il fatto che circa il 50% degli intervistati afferma di non aver intrapreso in questi anni nessun cambiamento nella propria attività. Questa condizione di inerzia può essere imputata al fatto che non si hanno le informazioni, le competenze, le energie professionali e le risorse per provare a cambiare. Tutto questo rischia di portare verso un lento ma progressivo deterioramento del tessuto commerciale. E´ forse per rispondere a questa minaccia che il 70% degli intervistati dichiara che il Centro commerciale naturale dovrebbe attivarsi organizzando eventi comuni e migliorare l´arredo urbano per aumentare l´attrattività, potrebbe inventarsi strategie di pubblicità collettiva o promuovere servizi più qualificati. Il 50% degli operatori si affiderebbe ad eventi, il 38% vorrebbe la nascita di fidelity card, il 35% sottolinea inoltre l´esigenza di consulenze specifiche e qualificate. Tra le tipologie di interventi proposte si notano due filoni, specchio di altrettanti tipi di approccio alla realtà del Centro commerciale naturale: chi chiede di potenzializzare l´attrattività con iniziative a tema o con un migliore arredo urbano rischia di venire a dipendere fortemente da investimenti pubblici perché eventi autofinanziati di minore importanza possono portare aumenti della domanda molto limitati. Chi, invece, vorrebbe investire in strategie coordinate tra gli operatori (fidelity card, orari e aperture festive, acquisti collettivi dai fornitori, ecc) mira a creare una governance collettiva basata su obiettivi comuni, dipende poco dagli investimenti pubblici, sembra capace di conseguire i vantaggi maggiori ed è probabilmente il modello più appropriato alla realtà toscana. .  
   
 

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