Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Giovedì 18 Settembre 2003
 
   
  L’EPATITE B SI CONTROLLA SENZA RESISTENZE CON UN ANTIVIRALE INNOVATIVO, L’ADEFOVIR, FRUTTO DELLA RICERCA GILEAD SCIENCES

 
   
  I recenti avanzamenti della ricerca scientifica sull’infezione da Hbv, esposti al Ii Congresso Nazionale della Società Italiana di Malattie Infettive (Simit) che si terrà a Bologna tra il 24 e il 27 settembre, sono stati resi noti in anteprima. In particolare si approfondiscono le caratteristiche di un innovativo farmaco, l’adefovir, che è in grado di sopprimere in modo persistente la replicazione del virus senza generare pericolose mutazioni nel Dna virale. L’epatite B si potrà controllare meglio, con risultati più soddisfacenti e senza compromettere la qualità di vita delle persone contagiate. A consentire il raggiungimento di questi traguardi contribuirà anche un antivirale innovativo, l’adefovir, che sarà reso commercialmente disponibile nel nostro Paese nei primi mesi del 2004. Si tratta di un farmaco, frutto della ricerca Gilead Sciences, approvato dalla Food and Drug Administration (Fda) e dalla European Medicines Evaluation Agency (Emea), capace di bloccare la replicazione del virus Hbv, inibendo in modo specifico la sua Dna-polimerasi. I risultati degli studi clinici pubblicati sul New England Journal of Medicine hanno dimostrato come adefovir curi in modo efficace l’infezione, sopprimendo in modo persistente la replicazione del virus e migliorando la biopsia epatica nel 50-70% dei casi quando somministrato per uno o più anni. La sua caratteristica più saliente è quella di generare rare mutazioni nel Dna virale, che sono il 2% dopo 2 anni di terapia. Il suo meccanismo d’azione spiega la sicurezza del suo utilizzo “Il fatto di avere una molecola alquanto flessibile e di essere molto simile al substrato naturale della Dna-polimerasi virale, gli consente di adattarsi e di prendere parte anche alla replicazione dei virus mutati che, quindi, non sfuggiranno alla sua azione”, dice Shelly Xiong, principale ricercatore della Divisione Scientifica Gilead Sciences. “Il risultato è che una popolazione di virus resistenti ad adefovir non si sviluppa affatto facilmente”. La sua messa in commercio è attesa dai medici e dagli specialisti del nostro Paese. Il nuovo principio attivo è infatti alquanto maneggevole e si prende per bocca alla dose di 10 mg al giorno. Dopo essere stato assorbito velocemente nell’apparato gastro-intestinale, si distribuisce nei vari tessuti, soprattutto nel fegato. Un rimedio per molti pazienti La buona tollerabilità e l’elevata efficacia di adefovir permettono di utilizzarlo in tutti gli adulti che hanno un’infezione cronica in corso, caratterizzata da un’attiva replicazione del virus. Come sostiene Antonio Craxì, professore ordinario di Gastroenterologia all’Università degli Studi di Palermo, le Linee Guida internazionali –2002, Ginevra, Consensus Conference dell’European Association for the Study of the Liver (Easl)- prevedono il suo impiego per un’ampia tipologia di pazienti. Può essere considerato un farmaco di prima scelta per coloro che sono infettati con il virus Hbv mutato (non hanno nel loro sangue l’antigene “e”, marker dell’epatite) che rappresentano a tutt’oggi la maggior parte dei portatori dell’infezione da Hbv. Alfredo Alberti, professore di Terapia all’Università degli Studi di Padova, sottolinea inoltre come adefovir sia raccomandato nei pazienti con epatite cronica che hanno sviluppato resistenze alla lamivudina e che fino ad ora non avevano un’altra possibilità di cura; negli stadi avanzati della malattia; nei soggetti che si devono sottoporre o si sono già sottoposti al trapianto di fegato o che non hanno ancora iniziato nessuna terapia antivirale. L’epatite B non ha un solo volto Questo nuovo farmaco può essere impiegato in tutti gli stadi dell’infezione. La malattia da Hbv si presenta infatti con diversi quadri clinici. Il più delle volte dà luogo a una fase acuta che nel 90, 30 e 20 per cento dei casi, a seconda se il virus è stato rispettivamente trasmesso alla nascita, nella prima infanzia o nell’età adulta, si trasforma in un’infezione cronica. Quest’ultima, a sua volta, può evolvere con una probabilità massima del 14 per cento in cirrosi che, nel 5 per cento dei casi, evolve verso il tumore del fegato. Il virus Hbv è infatti la principale causa di questa neoplasia nel mondo. La sua potenzialità a favorirla è paragonabile a quella del fumo di sigaretta nel provocare il cancro al polmone. L’infezione da Hbv deve essere ancora debellata Adefovir si inserisce pertanto nella pratica clinica in un momento in cui l’infezione da Hbv è ancora lontana dall’essere completamente eradicata e ha bisogno di nuovi presidi terapeutici per raggiungere questo traguardo. Alfonso Mele, medico epidemiologo, dirigente dell’Istituto Superiore di Sanità e coordinatore del Sistema di Sorveglianza dell’Epatite in Italia, sostiene che, sebbene i nuovi casi d’infezione siano progressivamente diminuiti (dal 1985 ad oggi, da 12 a 2 per 100 mila abitanti), grazie anche alla disponibilità del vaccino, l’attenzione verso la prevenzione deve essere ancora mantenuta alta. Nel nostro Paese ci si ammala infatti ancora di epatite B. Secondo le stime eseguite dal Sistema Epidemiologico Integrato dell’Epatite Virale Acuta (Seieva) che fa capo al Laboratorio di epidemiologia e biostatistica interno all’Istituto Superiore di Sanità, i portatori cronici del virus Hbv sono 7-800 mila. I nuovi orizzonti della terapia contro l’Hbv L’epatite B si tratterà in futuro sempre più con terapie di associazione e sempre meno con i singoli farmaci. Alcune strategie terapeutiche in via di sperimentazione mirano a combinare tra loro antivirali che agiscono su diversi punti del Dna del virus. Altre si propongono di unire principi attivi che inibiscono la replicazione del virus con alcuni immunostimolanti aspecifici, come l’interferone e le interleuchine, o specifici, quali per esempio i vaccini terapeutici contro l’epatite B. Adefovir per il suo profilo di efficacia e di tollerabilità è già preso in considerazione per la messa a punto di nuove associazioni farmacologiche.  
   
 

<<BACK