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Notiziario Marketpress di Venerdì 03 Ottobre 2003
 
   
  COLERA: IL CORPO SI DIFENDE PRODUCENDO ENDOCANNABINOIDI

 
   
  Roma, 3 ottobre 2003 - A 30 anni di distanza dall’epidemia di colera che colpì la Provincia di Napoli, un gruppo di ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Pozzuoli (Na) e dell’Università Federico Ii di Napoli ha studiato il ruolo dei cosiddetti endocannabinoidi - molecole prodotte dai tessuti animali con meccanismo d’azione simile a quello dei cannabinoidi della marijuana – nell’intossicazione da tossina colerica, l’ipersecrezione intestinale e la conseguente diarrea e disidratazione. I ricercatori del Dipartimento di Farmacologia Sperimentale della Facoltà di Farmacia dell’Università di Napoli “Federico Ii”, coordinati da Angelo Izzo, e dell’Istituto di Chimica Biomolecolare del Cnr di Pozzuoli, guidati da Vincenzo Di Marzo hanno scoperto, come risulta da uno studio appena pubblicato dalla prestigiosa rivista Gastroenterology, che l’endocannabinoide anandamide è prodotto “a richiesta” dall’intestino in seguito ad intossicazione da tossina colerica e, attraverso l’attivazione dei recettori dei cannabinoidi, presenti oltre che nel cervello anche nei neuroni enterici, riduce significativamente l’ipersecrezione intestinale. Dato interessante dal punto di vista terapeutico è che trattando i topi con inibitori sintetici della degradazione dell’anandamide si riesce ad ottenere lo stesso tipo di protezione. Non è la prima volta che un ruolo di “protezione a richiesta” viene proposto per gli endocannabinoidi, come esemplificato da un altro articolo sullo stesso numero di Gastroenterology dal gruppo di Di Marzo per quanto riguarda l’effetto anti-proliferativo su cellule di carcinoma colorettale in vitro. Infatti, una funzione protettiva sembra essere esercitata anche nel sistema nervoso centrale. Un ulteriore studio, che verrà pubblicato domani sulla prestigiosa rivista Science, e condotto al Max Planck Institute of Psychiatry di Monaco di Baviera da B. Lutz in collaborazione con il gruppo del Cnr di Vincenzo Di Marzo, ha mostrato che l’anandamide viene prodotta in risposta ad una condizione patologica nota come “eccitotossicità da glutammato”, che è responsabile, tra l’altro, di attacchi epilettiformi nel topo. Una volta sintetizzata “a richiesta” in seguito al danno neuronale, l’anandamide attiva il recettore dei cannabinoidi solo su alcuni neuroni dell’ippocampo, ed induce una cascata di effetti neuroprotettivi che tendono a minimizzare le conseguenze negative dell’iperattività neuronale. Anche in questo caso un inibitore della degradazione dell’anandamide produce lo stesso tipo di protezione! Sebbene si parli molto oggi del possibile impiego terapeutico dei cannabinoidi da marijuana, va sottolineato che questi studi evidenziano un ruolo protettivo dei cannabinoidi endogeni i quali, a differenza da quelli somministrabili attraverso l’eventuale assunzione della marijuana, agiscono solo “su richiesta” e limitatamente a quei tessuti coinvolti in un certo stato patologico. Tali studi aprono quindi la strada allo sviluppo di farmaci non solo a partire da molecole in grado di attivare direttamente i recettori dei cannabinoidi, ma anche di sostanze che, inibendo la degradazione degli endocannabinoidi, ne prolungano gli effetti benefici ...“da dentro”.  
   
 

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