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Notiziario Marketpress di Venerdì 03 Ottobre 2003
 
   
  LA LUCE SUL FILO. LAMPADINE NEI MANIFESTI DELLA RACCOLTA SALCE TREVISO, PALAZZO GIACOMELLI, 15 NOVEMBRE 2003 - 28 MARZO 2004

 
   
  Treviso, 3 ottobre2003 - All´inaugurazione della mostra di Adolph Hohenstein, un dirigente della Osram si sofferma ammirato dinanzi al manifesto della Metallfadenlampen e chiede: "Ci sono altri manifesti che pubblicizzano lampadine, nella Raccolta Salce?". La risposta è pressoché scontata: nella Raccolta Salce c´è di tutto. Da questo spunto è nata la mostra La luce sul filo, che traduce liberamente nel titolo quella "lampada a filamento metallico" che giusto cento anni fa, nel 1903, si è iniziato a produrre industrialmente. Una mostra nata avendo già il suo sponsor: la Osram per l´appunto. L´anno di invenzione della lampadina è posto tradizionalmente al 1879 (autore geniale T.a. Edison), già negli anni ottanta dell´Ottocento si assiste a importanti esperimenti di illuminazione elettrica in zone limitate di grandi città: Milano fu pioniera in Italia, illuminando a luce elettrica piazza Duomo e il teatro alla Scala fin dal 1883. I primi manifesti relativi all´elettricità e a lampadine sono tuttavia dell´ultimo decennio del secolo, quando l´elettricità si diffonde in rete ed inizia la produzione industriale di lampadine. La mostra dà conto in una breve sezione dedicata a Lumi in concorrenza della contesa tra i diversi metodi di illuminazione, laddove le più tradizionali lampade a petrolio e a gas si rinnovano grazie a brevetti che ne migliorano la qualità e resa economica. E sono manifesti splendidi e famosi come quelli di Mataloni del brevetto Auer per le incandescenze a gas (1895) o per la reticella delle lampade a petrolio (1896), e di Duiilio Cambellotti per la incandescenza di L. Sipizzi, o di Leopoldo Metlicovitz per gli "apparecchi a gas d´alcool": sinuose figure femminili, sospese tra mitologia ed Eros, a cui si contrappone la sobria e pur bella fanciulla intenta al ricamo della lampadina elettrica Desaymar, che - come ricorda lo slogan - "sta all´elettricità come la retina incandescente al gas". Vincerà di lì a breve l´elettricità, che fin dalle manifestazioni torinesi del ´98 per il cinquantenario dello statuto si fa presente con una Esposizione Generale Italiana ed Internazionale d´elettricità, e trionfa a Brescia nel 1909 con una Esposizione Internazionale di Applicazioni dell´elettricità (il roboante manifesto le esemplifica in "Lux", "Sonum", "Calor", "Motus"): in questa sezione della mostra accanto al genio alato che fa scoccare la scintilla fra due elettrodi nel manifesto di Bernardi vi è il famoso manifesto con la "donna elettrica" di Leonetto Cappiello per la Società Elettrotermica Italiana (1922). Una piccola sezione è dedicata alla "Metallfadenlampen", che nel 1903 innova profondamente la lampadina sostituendo il delicato filamento a carbone con il più duraturo filamento metallico: accanto al manifesto di Hohenstein troviamo un anonimo e geniale manifesto in cui un vulcano erutta lampadine (sarà un caso che lo stampatore sia il napoletano Stabilimento Richter, situato ai piedi del Vesuvio?), e ancora un elegante manifesto di Metlikovitz per la Tantal Lampe, con la notte in forma femminile abbagliata dalla lampadina. E proseguendo troviamo le città illuminate, come la Milano irradiata da una stella recante la lampada Edison, o le figurine in controluce e le silhouettes dei grattacieli della Osram e, quasi personificazione dell´Aurora, la splendida figura femminile di Cappiello che illumina Torino. Una corposa antologia di manifesti è dedicata alle "fantasie notturne", dai bimbi che alzano la lampadina ad illuminare la Terra, all´eccitato ragazzo di Plinio Codognato che attira le prede nella pesca alla lampara, alle creature della notte: la luna dalla grinta buffonesca il diavolo sorridente, il pipistrello arrabbiato contro la lampadina, i simpatici fantasmi a bocca spalancata di Mauzan, spaventati dalla nuova lampada Osram. L´ultima sezione è dedicata ai fari delle automobili, protagonisti delle notti lungo le strade del secolo ventesimo: sciabolate di luce, non solo dai fanali in primo piano , ma dagli occhi del gufo , o dal faro innalzato da una divertente ranocchia che poggia il piedino sulla batteria, e chiude la mostra nel ricordo ironico dei primi esperimenti elettrici di Volta e Galvani. La mostra, curata da Eugenio Manzato, è promossa in collaborazione da Unindustria Treviso, Comune di Treviso, Soprintendenza per i Beni Artistici Storici e Demoetnoantropologici del Veneto, nell´ambito dell´accordi di programma per la valorizzazione della Raccolta Salce, che ha già prodotto negli anni precedenti Parigi Belle Epoque, Manifesti della Secessione viennese, Adolph Hohenstein cartellonista. Informazioni e Segreteria organizzativa: tel. 0422.294401  
   
 

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