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Notiziario Marketpress di Lunedì 06 Ottobre 2003
 
   
  IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE: UNA RISPOSTA RAZIONALE ALLA COMPLESSITÀ, ALL´INCERTEZZA E ALL´AMBIGUITÀ

 
   
  Bruxelles, 6 ottobre 2003 - Il professor Ortwin Renn, esperto in materia di principio di precauzione, ha riferito ai partecipanti ad una colazione di lavoro tenutasi il 1° ottobre, che i responsabili politici e gli scienziati devono utilizzare uno dei cinque regimi di gestione del rischio per affrontare gli aspetti aleatori della scienza. In un discorso pronunciato presso il Parlamento europeo, nel corso di una manifestazione organizzata da Allcheme, l´organismo europeo rappresentativo dei settori della chimica e dell´ingegneria chimica, il professor Renn ha esposto i risultati della ricerca finanziata dall´Ue sul principio di precauzione, argomento che è stato oggetto di dibattito sin dalla pubblicazione di una comunicazione della Commissione su questo tema, nel 2000. Nella comunicazione, il principio di precauzione si ritiene applicabile "nei casi in cui una preliminare valutazione scientifica oggettiva indichi che vi sono ragionevoli motivi di temere che i possibili effetti nocivi sull´ambiente e sulla salute degli esseri umani, degli animali e delle piante possano essere incompatibili con l´elevato grado di protezione richiesto a livello comunitario". Tuttavia, come ha sottolineato il professor Renn, non è un compito facile per i responsabili politici decidere quale livello di precauzione è necessario adottare. "I responsabili politici devono affrontare un dilemma generale: basandosi sulla percezione del rischio espressa dall´opinione pubblica, finirebbero per considerare un rischio più elevato del dovuto, ma affidandosi agli esperti di analisi e calcolo del rischio, perderebbero il sostegno della società". Secondo il professor Renn, i cinque regimi di gestione del rischio andrebbero applicati in base al livello e al tipo di rischio. A suo avviso, il rispetto di queste linee guida garantirà un certo grado di coerenza. La "routine risk management" (gestione del rischio ordinario) dovrebbe essere applicata nel caso dei rischi più frequenti, mentre la "risk-based management" (gestione basata sulla valutazione del rischio) è maggiormente indicata per rischi complessi e sofisticati per i quali si rende necessario un alto livello di modellizzazione (ad esempio nel caso degli stabilimenti industriali che trattano materiali pericolosi, o delle malattie infettive). Quando un rischio comporta un elevato grado di incertezza (nuove epidemie, biotecnologie verdi, Bse) è consigliabile optare per una "precaution-based management" (gestione precauzionale) e nel caso in cui il rischio sia fortemente controverso (ingegneria genetica, biochip per applicazioni umane), i responsabili politici dovrebbero adottare una "discourse-based management" (gestione basata sul dialogo). Infine, nelle situazioni di grave pericolo, il professor Renn ritiene opportuno adottare l´approccio "prevention" (prevenzione). Egli ha sottolineato altresì che la causa di un rischio percepito dovrebbe concorrere a definire la strategia adottata per valutarlo. I rischi possono essere suddivisi in tre grandi categorie, ha osservato il prof. Renn, a seconda che siano imputabili ai seguenti fattori: complessità, incertezza ed ambiguità. La complessità può determinare un rischio quando causa ed effetto non sono immediatamente visibili, mentre l´incertezza dovuta a risultati variabili, errori ed ignoranza comporta altresì la percezione del rischio. L´ambiguità, invece, "non si riferisce al risultato non intenzionale, ma al risultato voluto", ha osservato il professor Renn. A titolo di esempio, egli ha citato il dibattito sulla ricerca in materia di cellule staminali, aggiungendo che "non si tratta di ignoranza, ma di una questione morale ed etica". L´eurodeputata francese Béatrice Patrie, ospite della manifestazione, ha dichiarato che fra i cittadini europei si è diffusa una maggiore consapevolezza dei rischi scientifici, a seguito di questioni quali la Bse e il dibattito sugli Ogm. I timori dell´opinione pubblica, tuttavia, indicano realmente una mancanza di certezze, o piuttosto una sfiducia nei confronti del lavoro degli scienziati?". Il professor Renn ha risposto a questo interrogativo sostenendo che è possibile aumentare la fiducia dei cittadini in tre modi diversi, ossia attraverso una maggiore trasparenza, comunicazione bilaterale e partecipazione. "Gli scienziati spesso temono che la loro attività sia così complessa da non riuscire a destare l´interesse di nessuno. Ciò genera una mancanza di fiducia", ha sostenuto il professor Renn. Riferendosi al dialogo, egli ha invitato gli scienziati a concentrare l´attenzione sulle conseguenze della ricerca, ossia su ciò che la società vuole e reputa necessario conoscere, e a non invischiarsi nei dettagli tecnici. Riguardo alla partecipazione, il professor Renn ha suggerito a ricercatori e politici di coinvolgere l´opinione pubblica nelle decisioni difficili, ad esempio sulla scelta delle modalità di smaltimento dei rifiuti. Egli ha citato una ricerca tedesca nell´ambito della quale è stato chiesto ad alcuni cittadini di adottare una decisione su tale argomento. "Quando essi hanno raggiunto la piena consapevolezza di tutti gli aspetti coinvolti e si sono trovati a dover giungere a compromessi, hanno adottato le stesse decisioni dei loro rappresentanti eletti. Se i cittadini non sono coinvolti, riterranno qualunque compromesso inaccettabile. Dobbiamo aver fiducia nella capacità dei cittadini di assumere decisioni sagge", ha concluso il professor Renn. Infolink:  http://europa.Eu.int/eur-lex/it/com/cnc/2000/com2000_0001it01.pdf    
   
 

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