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Notiziario Marketpress di Martedì 22 Gennaio 2013
 
   
  HPV: SCREENING E VACCINAZIONE UOMO DONNA, COME E PERCHE’ RAPIDA EVOLUZIONE SCIENTIFICA NECESSITA DI MASSIMA ATTENZIONE DA PARTE DEI CLINICI PER DARE CORRETTE INDICAZIONI AI CITTADINI

 
   
  Roma, 22 gennaio 2013 – Il Centro Multidisciplinare per lo studio dell’infezione da papilloma virus attivo presso gli Istituti Regina Elena e San Gallicano Non nasce a caso. E’ una realtà polispecialistica che può avvalersi di elevate competenze presenti in entrambi gli Irccs e che si occupa di prevenzione, diagnosi e terapia ma soprattutto di corretta informazione rivolta a medici e cittadini. L’infezione da Hpv è molto comune e frequente, può regredire spontaneamente come può dar luogo a lesioni pre-cancerose. Sebbene l’avvento dei vaccini rendono possibile una prevenzione primaria “ l’arma più efficace – ha sottolineato Jack Cuzick, epidemiologo e capo del Centro per la Prevenzione del Cancro in Inghilterra – resta lo screening eseguito con test convalidati scientificamente”. Al papillomavirus umano (Hpv) sono correlate varie forme tumorali e non, nella donna come nell´uomo. Si osserva negli Usa così come in Italia un aumento di casi di tumore orofaringeo e anale associati all’Hpv. Gli uomini non sono solo ´portatori´ di Hpv, "ma soffrono di tumori associati all´Hpv prettamente maschili” per questo è importante focalizzare l’attenzione anche sulla vaccinazione maschile nonché sulla prevenzione. “L’ informazione dell’opinione pubblica è abbastanza confusa e la formazione delle figure mediche è ancora insoddisfacente- spiegano i coordinatori dell’Hpv Unit Luciano Mariani, ginecologo e Aldo Venuti, Virologo. - Negli ultimi 20 anni si è verificata una vera e propria esplosione di studi e ricerche scientifiche in merito al virus Hpv, ma all’incessante sforzo clinico e scientifico che ha prodotto una enorme mole di informazioni, peraltro in continuo divenire, non corrisponde una capacità di trasferimento di conoscenze chiaro e puntuale alla classe medica.” Riesce difficile infatti , anche per gli specialisti, rimanere al passo con le nuove scoperte scientifiche e di conseguenza è imperativo un costante aggiornamento in questo campo in modo da assicurare un miglioramento dei livelli di assistenza, un supporto ai programmi di prevenzione ed un incremento dell’aspetto comunicativo legato all’infezione da Hpv in modo da dare all’utenza, attraverso una formazione specifica del personale, un’informazione completa, corretta, non allarmistica. “I costi-benefici della vaccinazione ai maschi, che è uno degli argomenti cui la comunità scientifica sta ponendo la massima attenzione,- sottolinea Mariani - devono tenere conto non solo degli effetti indiretti sulla patologia femminile ma anche i possibili vantaggi diretti derivanti dai potenziali risparmi di spesa generati nelle lesioni ano-genitali e nei tumori maschili correlati all’Hpv.” “L’hpv Unit è uno esempio vincente di collaborazione continua – sottolineano Aldo Di Carlo e Ruggero De Maria, Direttori Scientifici rispettivamente Isg ed Ire - tra i laboratori di ricerca e una rara molteplicità di strutture cliniche, dalla ginecologia alla virologia, alle malattie sessualmente trasmissibili alla dermatologia, dall’otorinolaringoiatria alla proctologia, dall’anatomia patologica alla citopatologia e microbiologia, da anni impegnate nello studio, diagnosi e terapie delle patologie Hpv correlate. Obiettivo prioritario del gruppo multidisciplinare è quello di fornire percorsi clinico-diagnostici e terapeutici di elevata eccellenza, nonché pianificare studi scientifici ed epidemiologici. “ Il Comitato Scientifico è composto da : Amalia Allocca (Roma), Xavier Bosch (Barcellona), Jack Cuzick (Londra), Ruggero De Maria (Roma), Aldo Di Carlo (Roma), Ian Frazer (Australia), Sergio Pecorelli (Roma), Silverio Tomao (Roma), Barbara Suligoi (Roma), Enrico Vizza (Roma), Mario Sideri (Milano), Patrizia Vici (Roma). Interpretare per comunicare a cura di Luciano Mariani, Ginecologia Oncologica Ire - In Italia circa 26 milioni di donne da 15 anni in su sono a rischio di sviluppare il carcinoma del collo dell’utero e 2880 l’anno ricevono tale la diagnosi. Attraverso i controlli di routine ginecologici o programmi di screening, nel nostro paese si riscontra, in donne tra i 17 e i 70 anni, una prevalenza per tipo di Hpv pari a 7-16%. La prevalenza cambia con l’età e si riduce tra i 25 e i 39 anni, ma la tipologia di Hpv 16 resta il tipo più comune. Uno dei problemi centrali del “fenomeno Hpv” riguarda la comunicazione, ed è legata all’interpretazione che lo specialista dà dei dati clinici a disposizione. L’esperienza maturata in questo ambito ci dà la consapevolezza che il destinatario della comunicazione è, molto più spesso di quanto non si pensi, un soggetto perfettamente sano, portatore di un virus in quel momento assolutamente innocuo. La materia è resa più complicata da alcuni fattori: 1- l’Hpv è estremamente comune e frequente e la sua presenza non si traduce nell’avere “lesioni pre-tumorali” destinate alla progressione e ancor meno avere il cancro. Anzi, sappiamo che la stragrande maggioranza delle infezioni da Hpv (>80%) regredisce spontaneamente, specie in giovane età. 2- Numerosi test di screening sono in grado di identificare la presenza del virus, ma solo la valutazione clinica dello specialista potrà spiegare alla donna “cosa vuol dire” essere affette dall’infezione da Hpv e indirizzare verso la terapia più idonea. 3- La comunicazione dell’infezione da Hpv, in analogia con altre malattie a trasmissione sessuale, risente di filtri culturali, soprattutto in termini di sessualità e mortalità legata al cancro, che innescano di frequente delle dinamiche di grave disagio della coppia. 4- Si assiste spesso ad uno “smarrimento” del professionista di fronte alle specifiche richieste dell’utenza, che ne esce quindi disorientata. In pratica, c’è la sensazione che una significativa parte di figure professionali (ginecologi generalisti, medici di medicina generale) non abbia seguito con attenzione la straordinaria e rapidissima evoluzione scientifica che ha portato alla messa a punto del vaccino e dei test virali. 5- I problemi legati ad Hpv sono interpretabili e correttamente comunicabili solo attraverso un costante aggiornamento e confronto multispecialistico, cioè con un team pluridisciplinare, capace di fornire delle prestazioni evidence-based a 360 gradi. Contrariamente a quanto si pensa, i periodi di crisi economica, come quella in cui viviamo, possono essere una preziosa occasione di ri-allocazione delle risorse e ottimizzazione dei percorsi preventivi. Uno strumento di prevenzione, come il vaccino Hpv, acquista maggiore significato proprio nei periodi di spending-review, poichè contribuisce a ridurre nel tempo il carico economico regionale per le numerose patologie Hpv-correlate. Hpv come health priority a cura di Aldo Venuti, virologo Ire - Lo scenario - L’human Papilloma Virus (Hpv), è considerato uno dei principali virus coinvolti nella trasformazione neoplastica in diversi distretti anatomici. All’hpv non è correlato solo il cancro del collo dell´utero, ma anche altre forme tumorali e non, nella donna come nell´uomo. Dagli anni ’90 fino ad oggi, si assiste ad una vera e propria esplosione di studi e ricerche scientifiche in merito a questo virus. Negli ultimi tempi ci si interroga sul ruolo emergente dell’ infezione nel sesso maschile e sulle ricadute in termini di infezione, di neoplasie e, benché al momento solo in ipotesi, di sterilità. In Italia si registrano 1717 casi di tumori orofaringei, 273 anali e 129 tumori del pene. Ma anche i condilomi genitali, pur non essendo tumori, sono dovuti all´Hpv e hanno un impatto importante sulla qualità di vita. In Italia dal 2003 si è riscontrato un continuo aumento di questa patologia rispetto ad altre di origine virale quale l’Herpes genitale. Inoltre i maschi ne sono più colpiti delle femmine: rispettivamente 41.930 casi di sesso maschile contro 37.629 casi femminili. L’aumento dell’incidenza dei tumori dell’orofaringe, potrebbe derivare dalle infezioni avvenute negli anni ‘50-‘60 durante il boom demografico. Quindi gli effetti della vaccinazione preventiva aiuteranno le future generazioni a ridurre l’incidenza di questo tipo di tumori. Il fatto che i tumori orali si sviluppano prevalentemente negli uomini, rispetto alle donne (2-3:1) dimostra l’importanza della vaccinazione anche nel sesso maschile. La prevenzione - La chiave per prevenire la neoplasia da Hpv, è l´immunizzazione anti-Hpv con coperture almeno del 70%. In questo modo, anche chi non si vaccina potrà giovare della protezione dal virus con un “effetto gregge” ben conosciuto per tutti i vaccini. I vaccini attualmente in uso hanno mostrato dati di sicurezza ed efficacia fino a 45 anni nelle donne e a 26 anni nei maschi, valori paragonabili a quelli di tutti gli altri vaccini. Sebbene il nostro paese si collochi al terzo posto fra i paesi europei, con una copertura media nazionale della coorte 1997-1998 per le tre dosi di vaccino pari al 65%, dietro Regno Unito (81%) e Portogallo (80%), la copertura vaccinale a livello regionale, non risulta omogenea. Il dato, emergente anche in altri paesi occidentali, è in contrasto con la necessità di garantire in modo uniforme un uguale diritto di accesso agli interventi di prevenzione. Hpv ed Hiv - Esiste una pericolosa relazione fra Hpv ed Hiv. Nei pazienti Hiv positivi il rischio di tumori Hpv-associati è aumentato, ed il vaccino tetravalente ha dimostrato la sua efficacia nel prevenire le infezioni da Hpv che sono alla base di questi tumori. Vaccinazione maschile - Oggi in Italia il vaccino quadrivalente può già essere somministrato nei maschi. Le autorità pubbliche italiane devono decidere se estendere la vaccinazione solo ad alcune categorie di sesso maschile particolarmente a rischio, tra cui gli omosessuali, oppure a tutti gli adolescenti maschi. In questa logica i costi-beneficio di una estensione della vaccinazione ai maschi deve tenere conto non solo degli effetti indiretti sulla patologia femminile, ma anche dei vantaggi diretti dei potenziali risparmi di spesa che derivano dalla diminuzione dei tumori ano-genitali maschili correlati all’Hpv. Hpv test: performances a confronto a cura di Jack Cuzick - Il riconoscimento che l´infezione da alcuni tipi di Human Papilloma Virus è causa necessaria del cancro cervicale ha aperto nuovi fronti per la prevenzione di questa malattia. La prevenzione primaria è ora possibile tramite l´immunizzazione con vaccini altamente efficaci contro l´Hpv e la prevenzione secondaria ha guadagnato slancio con l´avvento di sensibili test Hpv- Dna, che danno risultati migliori rispetto al tradizionale Pap-test, nei programmi di screening citologici. E’ improbabile che si possa osservare nei prossimi 10-15 anni una sensibile riduzione dell’incidenza del cancro del collo dell´utero, anche se la copertura vaccinale fosse elevata e uniforme. Migliorare lo screening è il modo più promettente per ridurre l´incidenza sulla mortalità nel breve e medio periodo. Il vantaggio di usare test Hpv come modalità di screening primario è ottimizzato dall’attuale gamma di test disponibili, compresi i test di tipizzazione Hpv e quelli basati su Rna. Va tuttavia sottolineata l´importanza di usare solo test convalidati per applicazioni cliniche. Jack Cuzick è a capo del Centro per la Prevenzione del Cancro a Londra. Egli è anche Professore di Epidemiologia al Wolfson Institute of Preventive Medicine della Queen Mary, University of London. Si occupa di epidemiologia del cancro con particolare interesse in materia di prevenzione e di screening. Attualmente è Presidente del Gruppo Internazionale Breast Cancer Intervention Study Steering (Ibis), per lo studio Atac (Arimidex and Tamoxifen Alone or in Combination). E’ coinvolto in studi sull´uso di test Hpv per lo screening cervicale, l´uso di sigmoidoscopia per lo screening del cancro del colon-retto e marcatori per il comportamento di cancro alla prostata.  
   
 

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