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Notiziario Marketpress di
Martedì 10 Settembre 2013 |
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OBESITA’, ITALIA AI VERTICI MONDIALI NELLA CHIRURGIA BARIATRICA SONO INTERVENTI SALVAVITA, MA ANCORA POCHI I PAZIENTI OPERATI
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Roma, 10 settembre 2013 - Gli italiani obesi sono
oltre sei milioni e dal 1994 ad oggi il loro numero è cresciuto del 25%. Sono
1,5 milioni i pazienti che potrebbero giovarsi del notevole e duraturo calo di
peso ottenuto dal bisturi. Ma troppo pochi affrontano questo percorso: nel
nostro Paese, lo scorso anno sono stati sottoposti a intervento chirurgico
7.000 casi di obesità grave contro, per esempio, i 27.000 della Francia. “Nel
nostro Paese i centri specializzati sono solo un centinaio e - afferma il prof.
Marcello Lucchese, presidente della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità
e delle malattie metaboliche (Sicob) - a differenza del resto d’Europa, il loro
numero è costante da almeno 10 anni. Un paziente che richiede un intervento
deve quindi aspettare da 6 a 12 mesi, prima di entrare in sala operatoria. Le
liste d’attesa diventano così sempre più lunghe e insostenibili. Eppure fin
dagli anni ’90, siamo ai vertici mondiali in questa specialità. Il problema è
che da troppo tempo si sottovalutano i benefici medici ed economici prodotti della
chirurgia bariatrica. Le autorità devono invece incentivare questi interventi
salva vita che rappresentano un investimento e non solo un costo. Soprattutto
in un periodo come questo di grave crisi economica: ogni anno per l’obesità il
nostro Paese spende 88 miliardi tra costi diretti ed indiretti”. Su questi temi
di grande attualità si è svolto oggi a Roma un seminario tra giornalisti e gli
specialisti della Sicob. Per sottolineare un altro paradosso del nostro paese:
nel Sud, regione più colpita dal problema obesità, si praticano pochissimi
interventi bariatrici. “Solo uno su 7 è eseguito nelle regioni meridionali -
sottolinea il professor Luigi Angrisani, presidente dell’Ifso (International
Federation For The Surgery Of Obesity And Metabolic Disorders) -. Un numero in
netto contrasto con i dati epidemiologici nazionali che sottolineano come siano
proprio gli abitanti del Mezzogiorno con maggiori problemi di grave sovrappeso.
Inoltre, con il 36% di bimbi colpiti, Campania e Puglia vantano il primato europeo
di obesità infantile”. Secondo l’Oms, nel mondo si contano 1,5 miliardi di
adulti di età superiore ai 20 anni in eccesso di peso. Di questi, 200 milioni
di uomini e circa 300 di donne sono obesi. “Si tratta dunque di un’emergenza in
forte crescita in tutto il pianeta - sottolinea il prof. Pietro Forestieri
Presidente Emerito Sicob -. Sulla chirurgia bariatrica esistono luoghi comuni
duri a morire che ne condizionano la diffusione specialmente nel nostro Paese.
Numerosi studi e ricerche internazionali hanno dimostrato come la mortalità
legata a questi interventi sia inferiore all’1%. Un obeso non operato invece è
maggiormente esposto a numerose e gravi malattie come ipertensione, cancro,
diabete, con un rischio di decesso superiore al 6%”.
“L’obesità è la seconda causa di morte (dopo il fumo)
nella società occidentale - ricorda il prof. Angrisani -. Ma in India, Brasile
e Cina, per esempio il problema del grave eccesso ponderale è molto diffuso ed
è in crescita. Con l’evoluzione, l’uomo ha mantenuto uno stomaco che è
eccessivo rispetto alle sue reali necessità. Basterebbero fino a tre quarti di
organo in meno, visto lo stile di vita contemporaneo e le abitudini più
sedentarie di quelle dei nostri antenati, con un introito calorico medio più
che raddoppiato negli anni a fronte di un consumo notevolmente ridotto. A
questo si aggiunge un consumo in eccesso di alimenti e bibite ad alta densità
energetica, come i cibi già pronti, ricchi di grassi, più appetibili e a basso
costo. Per tutti questi motivi l’Ifso, organizzazione che raccoglie più di 50
associazioni nazionali dei chirurghi bariatrici con oltre 8000 iscritti in
tutto il mondo, è sempre più impegnata nella promozione a livello mondiale
della chirurgia dell’obesità”. In Italia operano 270 chirurghi dell’obesità in
un centinaio di strutture sanitarie sparse in modo non uniforme sul territorio
nazionale. “È rarissimo riscontrare la creazione di nuovi centri, soprattutto
ad elevati volumi di attività - ricorda il prof. Forestieri -. Per la cura di
pazienti extralarge si devono adottare misure tali da diffondere, su più larga
scala e con maggiore omogeneità, centri interdisciplinari per la terapia
chirurgica di questo disturbo. Al tempo stesso, è necessario migliorare dal
punto di vista tecnologico le strutture già esistenti. Per ottimizzare tutte le
risorse umane ed economiche una possibile soluzione è la creazione di una rete
di centri a livello nazionale. Un altro problema è rappresentato dai Drg
relativi alla chirurgia bariatrica. Con il sistema attuale spesso non riusciamo
nemmeno a coprire le spese vive per l’intervento e il ricovero. La Sicob chiede
da diversi anni l’adozione di una remunerazione specifica per ogni intervento,
diversificata sulla base dei costi diretti ed indiretti che sono estremamente variabili
ma di facile documentazione”. “Indispensabile è anche la creazione di un nuovo
rapporto di fiducia tra medico e paziente, che - assicurano gli esperti – può
portare a una migliore collaborazione e alla riduzione del contenzioso medico
legale”.
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