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Notiziario Marketpress di Venerdì 13 Settembre 2013
 
   
  PORDENONE (GALLERIA D´ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA): GIANLUIGI COLIN - CAOS APPARENTE - A CURA DI FULVIO DELL’AGNESE – 14 SETTEMBRE / 17 NOVEMBRE 2013

 
   
  La galleria d’arte Moderna e Contemporanea di Pordenone ospita la personale di Gianluigi Colin con due nuovi e monumentali lavori realizzati ad hoc per l’esposizione “Caos apparente”, progetto che si presenta come un “tuffo nella storia contemporanea” e, insieme, riflessione sul sistema della comunicazione e interrogazione sulla nostra identità. Così, trentamila stampe fotografiche che avvolgono l’intero spazio superiore della galleria e circa 250 opere adagiate sul pavimento, come frammenti archeologici del nostro presente, rappresentano il corpus portante dell’esposizione alla quale il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha conferito una sua medaglia di rappresentanza. Ecco, dunque, cos’è Caos apparente: una riflessione sulla percezione del tempo, sui sistemi della comunicazione, sul valore dello sguardo. Una mostra che è soprattutto testimonianza, strategia per dialogare con il caos della vita, per porsi in ascolto e comprendere le dissonanze del sistema di media. Così, Gianluigi Colin racconta con l’installazione che dà il titolo alla mostra, la “deflagrata bellezza dell’attualità” attraverso l’ossessivo incalzare delle immagini di cronaca, impresse su migliaia di fogli appesi alle pareti simbolo dell’inarrestabile assedio dell’immagine, quasi a raccontare il “grande rumore” dell’informazione e la nostra assuefazione al mondo che ci circonda. Da qui, l’artista (personalità eclettica, è anche Art Director del Corriere della Sera) percorre una dimensione più riflessiva, in cui, accompagna il visitatore (nel piano inferiore della galleria) in un luogo irreale dove regna invece il “silenzio”: nell’installazione “Relics” presenta pagine compresse e lacerate di giornali (contenitori di schegge di esistenze) come relitti fluttuanti in un mare senza tempo. Ma Caos apparente è anche un modo per partecipare in prima persona all’esperienza dell’interpretazione visiva del proprio tempo: uno specifico “divieto di Non fotografare” suggerirà al pubblico di fissare con fotocamere e cellulari la propria individuale percezione delle opere e della loro “voce”, per poi condividerla sul sito web del Comune di Pordenone, diventando loro stessi protagonisti di un progetto artistico. La riflessione di Colin sulle logiche implicite nella pervasiva, vorticosa comunicazione dell’oggi – riflessione radicata in una poetica di forte impegno civile, nell’acuta osservazione delle trasformazioni sociali della nostra epoca – si struttura in questa occasione in due grandi installazioni documentate da un video realizzato in fase di allestimento e appositamente concepite dall’artista per un’esposizione che segna il suo ritorno nella propria città natale. Non a caso, proponendo la mostra, allestita nella struttura culturale eletta e deputata ad ospitare le nuove espressioni artistiche, il sindaco di Pordenone Claudio Pedrotti e l’assessore alla cultura Claudio Cattaruzza intendono avviare con Gianluigi Colin il progetto di “riportare a casa” quegli artisti che da Pordenone sono partiti alla ricerca di altri luoghi e di nuove dimensioni con cui dialogare e con cui confrontarsi e dar loro modo di rinnovare la scoperta di luoghi conosciuti ma anche di ritrovare sentimenti mai dimenticati. Il legame profondo tra l’artista e la sua città d’origine ha suggerito a Colin di realizzare anche una sorta di prologo alle due grandi installazioni: uno spazio della Galleria ospita infatti alcuni pezzi storici presentati alla Biennale di Venezia, al museo Ivam di Valencia e alla Fondazione Marconi di Milano. In sostanza, una sintesi del proprio humus culturale, quello di una realtà urbana fatta di persone, legami affettivi e stimoli artistici sedimentati nel tempo. Sottili trame fra storia dell’arte e cronaca quotidiana che Gianluigi Colin ha indagato in alcune delle sue opere più note a livello internazionale e che propone in questa mostra per il suo “ritorno a casa”. Gianluigi Colin Nato a Pordenone nel 1956, Gianluigi Colin conduce da molti anni una ricerca artistica intorno al dialogo tra le immagini e le parole. Il suo lavoro nasce come investigazione sul passato, sul senso della rappresentazione, sulla stratificazione dello sguardo. Si tratta di una poetica densa di richiami alla storia dell’arte e alla cronaca, che tende a porre sul medesimo piano memoria e attualità, facendo sfumare i confini tra le epoche. Una poetica dal forte impegno civile ed etico, che vuole restituire all’esperienza artistica forti valenze militanti. Personalità eclettica, Colin è art director del “Corriere della Sera”, ha tenuto conferenze, seminari e corsi universitari. E ha scritto anche saggi e articoli sulla fotografia e sulla comunicazione visiva. Sue personali si sono tenute in numerose città italiane e straniere (tra le sue mostre, da segnalare quelle all’Arengario di Milano, nel 1998, al centro Cultural Recoleta di Buenos Aires, nel 2002, al Museo Manege di San Pietroburgo, nel 2003, al Madre di Napoli e alla Bienal del Fin del Mundo a Ushuaia, nel 2011, all’Ivam di Valencia, nel 2011, alla Fondazione Marconi a Milano, nel 2012). Protagonista di performance (organizzate in varie parti del mondo), è stato invitato a “Valencia09” (presso l’Ivam di Valencia, nel 2009), selezionato per il Padiglione Italia della 54 esposizione d’Arte Internazionale della Biennale d’arte di Venezia e, nel 2013, presente alla mostra Post-classici, ai Fori imperiali a Roma. Sue opere sono presenti in collezioni private, musei e istituzioni pubbliche in Italia e all’estero. Vive e lavora a Milano  
   
 

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