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Notiziario Marketpress di Giovedì 12 Settembre 2013
 
   
  IL GRUPPO ALBINI INVESTE OLTRE 20 MILIONI A SOSTEGNO DEL MADE IN ITALY. IL FATTURATO DI CHIUSURA DEL 2013 PREVISTO IN LINEA CON IL 2012

 
   
  Il Gruppo Albini prosegue con determinazione la propria strategia di investire costantemente anche nei momenti economici particolarmente difficili come quello che stiamo vivendo. Sono così oltre 20 i milioni di euro investiti principalmente in Italia (stabilimenti di Albino, Mottola, Brebbia e Ceto) nel triennio 2012-2014, destinati al rinnovamento industriale e al risparmio energetico. “Grazie alla visione di lungo periodo che lo ha sempre contraddistinto, il Gruppo Albini dimostra di credere nel futuro e aver fiducia nel Paese, dove sono focalizzati la maggior parte degli investimenti previsti” ha commentato il presidente del Gruppo, Silvio Albini, che con Fabio, Andrea e Stefano Albini rappresenta la quinta generazione alla guida dell’azienda. “Negli ultimi dieci anni abbiamo investito in media una cifra intorno al 10 per cento del fatturato in innovazione, rafforzamento della struttura industriale, risparmio energetico: è una vocazione che non si improvvisa ma fa parte del nostro Dna”. A questa cifra investita vanno aggiunti anche significativi e importanti investimenti nell’innovazione del prodotto, in attività di marketing e comunicazione per far conoscere i brand ed essere più vicini ai Clienti, nel miglioramento dei processi aziendali e nei sistemi informativi. Per quanto riguarda la struttura produttiva, gli investimenti si sono focalizzati nell’acquisto di 115 nuovi telai all’avanguardia (anch’essi italiani), di macchinari destinati al finissaggio e lavorazioni particolari (bruciapelo, mercerizzo, garzatura) e con il completo rifacimento della tintoria filati di Albino (Bergamo), fase strategica del processo per garantire un prodotto di qualità. Proseguono inoltre gli investimenti, complessivamente oltre 3 milioni di euro, sulla nuova linea di filatura di Ceto (Brescia), inaugurata lo scorso anno e grazie alla quale il Gruppo Albini ha fatto il suo ingresso nel settore della filatura, attività di nicchia fondamentale per controllare una filiera di eccellenza, dalla materia prima al finissaggio Made in Italy. Anche sul fronte del risparmio energetico, fondamentale per competere in un Paese caratterizzato da un elevatissimo costo dell’energia, dopo l’installazione degli impianti fotovoltaici ed eolici dello stabilimento di Mottola (Ta), gli sforzi si sono concentrati fra l’altro sul rifacimento di tutte le centrali di condizionamento, sulla creazione dell’impianto fotovoltaico di Brebbia e nel settore dell’energia idroelettrica. “Il nostro obiettivo è rafforzare gli elementi di competitività in Italia, coerentemente con la nostra storia che ci ha sempre visti puntare sul Made in Italy” ha spiegato Silvio Albini. “Anche nel contesto attuale, sempre più difficile e frammentato, quello che caratterizza trasversalmente i mercati è la voglia di innalzare la qualità e percezione del proprio marchio tramite la scelta di tessuti che siano, come i nostri, vera espressione del Made in Italy autentico e di qualità”. Per offrire un prodotto sempre più ricercato e apprezzato, il Gruppo Albini pone costante attenzione all’innovazione di prodotto, al marketing, alla presenza commerciale, come testimonia l’apertura lo scorso marzo del nuovo ufficio commerciale di Hong Kong, che segue quello di Shanghai (inaugurato nel 2011) e con l’intenzione di essere globali, ma “locali” e poter essere presenti vicino ai clienti per garantire un ottimo livello di servizio. “Le previsioni di chiusura del 2013 sono in linea con quelle dello scorso anno, che è stato un anno positivo, seppur i primi mesi del 2013 si siano rivelati particolarmente difficili non solo sul mercato interno ma anche in alcuni mercati di esportazione” ha spiegato Silvio Albini. Il Gruppo, maggior produttore europeo di tessuti per camiceria, esporta oltre il 70% del fatturato in 80 Paesi. L’alta vocazione internazionale del Gruppo è confermata dalle esportazioni indirette che caratterizza il restante 30% di prodotto venduto in Italia, di cui un’importante quota è destinata a brand a loro volta molto apprezzati all’estero come capo finito. “Sui mercati del Sud Europa, Spagna, Portogallo, Grecia e Francia, hanno pesato soprattutto le condizioni di crisi economica, mentre sui mercati del Nord Africa e del Medio Oriente a incidere è stata soprattutto l’incertezza politica e sociale. Se alcuni grandi Paesi emergenti hanno indubbiamente rallentato la propria crescita, su tutti la Cina, grande incidenza ha avuto anche la svalutazione delle monete (ad esempio in Brasile e India) a fronte di un euro sempre più forte. Segnali di ripresa si intravedono invece dagli Stati Uniti e dal Nord America, così come dal Giappone.”  
   
 

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