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Notiziario Marketpress di Lunedì 30 Settembre 2013
 
   
  DONNE: LA TIROIDE LAVORA POCO? ECCO STANCHEZZA CRONICA E DEPRESSIONE MA SOLO UNA PAZIENTE SU 5 VIENE TRATTATA IN MODO CORRETTO

 
   
  Gubbio (Pg), 30 settembre 2013 – L’ipotiroidismo è una malattia “subdola” e si verifica quando la tiroide lavora male e produce pochi ormoni. Colpisce soprattutto le donne (6-7 volte in più degli uomini) e causa stanchezza cronica, depressione, dolori muscolari, secchezza della pelle e disturbi intestinali. Sintomi dunque comuni a tante altre patologie e per questo solo a una paziente su cinque viene diagnosticata e trattata in modo corretto. “L’ipotiroidismo interessa il 5% delle donne italiane e si manifesta in modo lento e graduale - sottolinea il Prof. Paolo Vitti Direttore di Endocrinologia, Università di Pisa -. Troppe volte il medico di medicina generale non ipotizza che dietro ad un malessere femminile ci sia la tiroide, ghiandola endocrina posta alla base del collo. Quindi prescrive all’assistita esami generici come l’emocromo, invece degli ormoni tiroidei e la diagnosi di malattia tiroidea arriva in ritardo. Tutto questo mentre la ricerca medica prosegue e sta portando a terapie sempre più efficaci e personalizzate”. Su questi temi si è svolto a Gubbio (Pg) il Forum Internazionale “Novità per l’Ipotiroidismo” organizzato dalla Fondazione Ibsa per la Ricerca Scientifica, dove sono stati presenti esperti provenienti dall’ultimo congresso europeo dedicato alle patologie endocrine. La tiroide è un’importante ghiandola del nostro organismo e produce principalmente l’ormone T3 e il pro-ormone T4 e la ricerca scientifica in questo campo sta esplorando proprio la sua fisiologia. “La principale novità, nella lotta contro questa malattia, è la possibilità di utilizzare una terapia sempre più adatta ad ogni singolo paziente - afferma il prof. Domenico Salvatore del Dipartimento di Endocrinologia, Oncologia Molecolare e Clinica dell´Università Federico Ii di Napoli - Bisogna quindi personalizzare il trattamento e capire quanto ormone somministrare. Una dose sbagliata può provocare disturbi psico-fisici a livello cerebrale come astenia, difficoltà nel mantenere la concentrazione, deficit cognitivo e depressione. Per troppo tempo si è pensato che bastasse una pastiglietta al giorno per risolvere tutti i problemi della tiroide. Ora sappiamo che non è così e dobbiamo quindi aggiornare le nostre conoscenze". Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) un miliardo di persone soffre di una malattia tiroidea. Sei milioni sono gli italiani colpiti e la più frequente è l´ipotiroidismo. "È una patologia sempre più diffusa, ma al tempo stesso molto sottovalutata e sotto diagnosticata - ricorda prof. Paolo Vitti -. Per contrastarla enti come la Fondazione Ibsa per la Ricerca Scientifica, che vanta un board scientifico composto da alcuni dei massimi esperti mondiali, possono avere un ruolo molto importante. Tra specialisti del settore è fondamentale condividere periodicamente le nostre conoscenze e competenze”. “Molti medici di famiglia, una volta diagnosticata la disfunzione, hanno dei dubbi su cosa sia meglio fare per i pazienti che non rispondono bene alla terapia con T4 - afferma il prof. Domenico Salvatore -. La ricerca deve proseguire e sarà sempre più opportuno aggiornare tutti i medici sulle novità in campo scientifico, partendo proprio da una sempre più approfondita conoscenza dei meccanismi alla base del funzionamento e della produzione degli ormoni tiroidei da parte della ghiandola”. “La nostra Fondazione - afferma il Direttore Silvia Misiti - nasce per sostenere, diffondere e raccontare la scienza di qualità in modo innovativo e coinvolgente, interattivo e trasversale, in uno spazio in cui le barriere fra diverse aree vengono abbattute. La ricerca può comunicare senza confini. Mai come negli ultimi anni stiamo assistendo a tagli selvaggi in questo settore. Le politiche restrittive colpiscono soprattutto i giovani scienziati. Per questo vogliamo dare il nostro contributo e abbiamo promosso per il 2013 due Fellowships per sostenere giovani ricercatori impegnati nel campo della reumatologia e dermatologia. Parallelamente, sempre per il 2013 in collaborazione con alcune Società scientifiche europee attive in altri settori di ricerca di base e clinica, stiamo istituendo premi per le migliori pubblicazioni internazionali di giovani ricercatori under 40. Proprio a Gubbio si riunirà il nostro comitato scientifico. Sarà l´occasione per fare un bilancio delle nostre prime iniziative e pianificare quelle future. Vogliamo che la nostra Fondazione diventi punto di incontro internazionale per ricercatori, appassionati, studenti, famiglie, medici e pazienti. Sul nostro sito (www.Fondazioneibsa.org) abbiamo inoltre appena attivato due rubriche di medicina narrativa: "Racconta la tua Esperienza" e "Cervelli in Movimento". La prima è dedicata alle storie di pazienti, dove ciascun utente può inviare una storia partendo dalle proprie speranze o sofferenze - conclude la Misiti -. Nella seconda vogliamo invece testimoniare le tante storie di giovani che hanno cambiato paese per studiare o lavorare". In queste rubriche troveranno spazio gli scritti più significativi da leggere e condividere”.  
   
 

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