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Notiziario Marketpress di Giovedì 05 Giugno 2014
 
   
  TUMORI: RISPARMI DALLA PREVENZIONE, 6 MILIARDI DI EURO IN 5 ANNI “L’ITALIA DIVENTI LA CAPITALE EUROPEA DEGLI STILI DI VITA SANI”

 
   
  Chicago, 5 giugno 2014 – Sei miliardi di euro in cinque anni. È il risparmio che potrebbe essere realizzato nel nostro Paese grazie a campagne di prevenzione oncologica. Una cifra che raggiungerebbe 50 miliardi complessivamente in Europa, se queste iniziative fossero estese a tutti gli Stati membri. Il costo totale del cancro nel Vecchio Continente è pari, ogni anno, a 126 miliardi di euro, in Italia a circa 16. Servono risorse per garantire l’accesso alle terapie migliori a tutti cittadini e il tema della sostenibilità dei sistemi sanitari è al centro dell’agenda del 50° Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco), il più importante appuntamento mondiale di oncologia svoltosi a Chicago fino al 3 giugno, con la partecipazione di oltre 30.000 specialisti. Da Chicago l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) lancia un appello al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, perché i sei mesi di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea diventino il “semestre della prevenzione contro il cancro”. Nel 2012, le nuove diagnosi nel Vecchio Continente sono state 3.450.000, con 1.750.000 morti, pari a 3 decessi al minuto. “Chiediamo che l’Italia si candidi a capitale europea della prevenzione oncologica – spiega il prof. Stefano Cascinu, presidente Aiom -. Un titolo che potrà essere ricoperto da ogni Paese chiamato ad assumere la presidenza Ue. Promuovendo però iniziative concrete. Solo così i risparmi potranno essere significativi. Emblematica l’esperienza del progetto ‘Non fare autogol’, giunto alla quarta edizione: i medici dell’Aiom sono entrati nelle scuole superiori con i calciatori della serie A per insegnare agli studenti le regole per seguire stili di vita corretti. Quest’anno hanno partecipato quasi 7000 ragazzi. E, nel semestre di presidenza della Ue, realizzeremo iniziative ancora più incisive. Se si considera l’impatto delle neoplasie nell’Unione Europea, è difficile pensare che il ‘problema cancro’ sia poco rilevante, sia in termini epidemiologici che finanziari”. Il tumore più costoso in Ue è quello al polmone (18.8 miliardi ogni anno), seguito dal seno (15 miliardi), dal colon-retto (13.1 miliardi) e dalla prostata (8.43 miliardi). “E proprio sul carcinoma polmonare – continua il prof. Cascinu – l’Aiom a partire da giugno avvierà una campagna di sensibilizzazione sui danni anche del fumo passivo. La sopravvivenza dei pazienti oncologici in Italia è pari e, per alcuni tipi di tumore, superiore alla media europea. Lo scenario è chiaro. Nei prossimi anni assisteremo a un incremento costante della popolazione anziana, nel 2030 il 30% degli italiani sarà costituito da over 65. Ma le risorse a disposizione diminuiscono. E il carico dell’assistenza sanitaria e sociale in campo oncologico diventerà più pesante: nel 2013 erano 2.800.000 i pazienti con storia di cancro, nel 2020 saranno circa 4.500.000. Per rispondere alle loro richieste di salute, serve un patto sull’appropriatezza prescrittiva che riunisca tutti gli attori coinvolti: l’accademia, i clinici, gli enti regolatori, l’industria farmaceutica e i pazienti”. “La storia naturale di alcune patologie oncologiche – continua la dott.Ssa Stefania Gori, segretario Aiom - è radicalmente cambiata, grazie alle conoscenze biologiche acquisite nel corso degli anni e ai nuovi trattamenti. Basti pensare a due neoplasie a forte incidenza come quelle del colon retto e del seno: non solo riusciamo a individuarle con lo screening in fase precoce e a guarirle grazie a terapie innovative, ma anche la sopravvivenza nella fase metastatica è migliorata in modo significativo per effetto di trattamenti sempre più efficaci. Nel colon-retto in 15 anni è passata dai 6-9 mesi agli attuali 30-36 e, nel tumore al seno, l’effetto combinato di screening e terapia adiuvante ha contribuito a ridurre la mortalità del 30%”. La spesa media europea per la cura del cancro per cittadino è pari a 102 euro, ma varia fortemente nelle diverse realtà locali: Bulgaria (16 euro), Polonia (37 euro), Romania (20 euro), Portogallo (53), Gran Bretagna (85), Spagna (94), Francia (110), Italia (114) e Germania (182). L’aiom ha avanzato proposte concrete per coniugare accesso ai farmaci, innovazione e sostenibilità. “Innanzitutto – spiega il prof. Cascinu -, l’approvazione di una nuova molecola e la definizione del prezzo devono avvenire in funzione del risultato ottenuto. Un editoriale pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica, ‘Lancet Oncology’, ha sottolineato un aspetto importante: l’Agenzia europea del farmaco (Ema) valuta solo il beneficio clinico della terapia, cioè la esamina in termini di efficacia. In un secondo momento, è compito degli enti regolatori nazionali fissarne il prezzo e la rimborsabilità. In realtà, solo un’Autorità centrale unica dovrebbe definire sia il beneficio che il prezzo. Sappiamo che i sistemi sanitari dei diversi Paesi Ue sono diversi, però serve più omogeneità. Nei vari Stati, si passa da un sistema universalistico come il nostro a uno privatistico. Se vogliamo diventare un’Unione vera, bisogna condividere principi comuni, anche nella sanità”. Un altro punto critico è rappresentato dalle reti oncologiche regionali. “Il problema della realizzazione di questi network – conclude il prof. Cascinu - è stato affrontato nel precedente piano oncologico nazionale, ma è rimasto lettera morta. Finora questi progetti hanno visto la luce solo in Lombardia, Piemonte/valle d’Aosta, Toscana e Provincia autonoma di Trento. Le reti sono fondamentali, perché garantiscono equità di accesso ai farmaci e garanzia di ricevere le cure migliori indipendentemente dalla propria residenza. È però necessario definire requisiti minimi che possano essere seguiti da tutte le Regioni, cui spetta l’organizzazione sanitaria, al fine di dotarsi di network omogenei sul territorio nazionale. È chiaro che le realtà locali sono diverse, ma bisogna evitare discrepanze eccessive, altrimenti rischiamo di aggiungere disparità e iniquità nell’accesso alle terapie. Ogni struttura, all’interno della rete, deve essere in grado di garantire uno standard assistenziale adeguato per la gestione della maggioranza dei casi. Solo i pazienti che presentano particolari complessità vanno indirizzati all’ospedale di riferimento regionale per patologia (tumore della mammella, del polmone ecc.): così si risparmiano risorse e si offrono cure ottimali. Se non garantiamo un’assistenza omogenea su tutto il territorio, i pazienti sono costretti a migrare e a cercare soluzioni altrove. E questo rappresenta una sconfitta dell’intero sistema”.  
   
 

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