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Notiziario Marketpress di Martedì 10 Giugno 2014
 
   
  CAMPANIA, BOOM DEL LAVORO INDIPENDENTE

 
   
  Salerno, 10 giugno 2014 - Dinamiche occupazionali in Campania: l’unico indicatore positivo riguarda la crescita dei lavoratori indipendenti (+2%), con il contributo determinante del settore industria che fa registrare un +23,2% nella comparazione tra il I trimestre 2014 e I trimestre 2013. I lavoratori indipendenti nel comparto industriale, nel periodo monitorato, sono cresciuti di 69mila unità, a fronte di una flessione dei lavoratori dipendenti del 4,8%. I dati sono stati elaborati dal Centro Studi di Ance Salerno sulla base del rapporto Istat diffuso nei giorni scorsi. «All’interno della contrazione totale del 3,1% (media-Italia -0,9%) del tasso di occupazione in Campania – sottolineano gli analisti del Centro Studi Ance Salerno – pare avere avuto un effetto di “tamponamento” di non poco conto l’espansione nel segmento dell’industria del fenomeno dell’auto-impiego. È il segnale che la difficoltà d’ingresso nel circuito lavorativo ha avuto forti ripercussioni non solo nell’attivazione di ulteriori processi di precarizzazione dei rapporti di lavoro, ma ha spinto un numero considerevole di persone, soprattutto nella fascia anagrafica under 35, ad intraprendere il percorso dell’attività autonoma». «I vari programmi di incentivazione all’autoimpiego – spiega il Centro Studi Ance Salerno – hanno senza dubbio inciso in maniera positiva su queste nuove dinamiche, ma dovranno essere attentamente verificati i tassi di sopravvivenza delle nuove iniziative oltre la fase di start up». Le variazioni del tasso di occupazione. La crescita (+4,3%) del tasso di occupazione in Campania nel settore dell’industria è in controtendenza rispetto alla media-Mezzogiorno (-2,8%) e alla media-Italia (-1,5%). Il dato si evince dal Rapporto Istat “Occupati e disoccupati” (I trimestre 2013/I trimestre 2014). Risulta sostanzialmente in tenuta l’occupazione nel comparto dell’agricoltura (-1,7%) soprattutto in relazione alla media-Mezzogiorno: -7,9%; ed anche in confronto alla media-Italia: -4,6%. In forte contrazione (-5,2%) il numero degli occupati nei servizi: più del doppio rispetto alla media-Mezzogiorno (-2,4%) e, soprattutto, in relazione alla media-Italia (-0,5%). Nel complesso la Campania accusa un calo del 3,1% del tasso di occupazione rispetto al -2,9% del Mezzogiorno ed al -0,9% della media-Italia. Come già evidenziato, la Campania si caratterizza per un tasso di crescita complessivo dei lavoratori indipendenti pari al 2% rispetto ad una media-Italia pari al -0,2%. Tra le regioni dell’Obiettivo Convergenza la Campania registra la diminuzione più significativa del tasso di occupazione: -1,2% (38,7%). Seguono la Sicilia: -0,9% (39%); la Puglia: -0,8% (42.2%); e la Calabria: -0,6% (37,4%). La contrazione nell’intero Mezzogiorno del tasso di occupazione è stata in media dell’1% a fronte di una riduzione a livello nazionale dello 0,4%. Naturalmente – evidenzia il Centro Studi di Ance Salerno – preoccupano i circa 17 punti percentuali di differenza tra il 38,7% della Campania e il 55,1% della media-Italia. Ed in ogni caso il tasso della Campania è inferiore di circa tre punti alla media-Mezzogiorno. Solo la Puglia con il 42,2% supera la media-Mezzogiorno, pur registrando una contrazione dello 0,8%. Le differenze più considerevoli si riscontrano nel confronto tra i tassi di disoccupazione. La Campania – con il 23,5% (+1,3%) – registra 10 punti in più rispetto alla media-Italia e circa due punti in più rispetto alla media-Mezzogiorno. Solo la Calabria con il 25,4% (ma con un incremento minimale dello 0,8%) sopravanza la Campania. La Puglia è la regione tra quelle della Convergenza con il tasso di disoccupazione più contenuto (20,9%, +1,7%); la Sicilia fa segnare il 23,2% (con la percentuale di incremento più alta +2,5%). Il presidente Lombardi: «Misure urgenti per sostenere e stabilizzare l’auto-impiego» «La gravità della situazione del mercato del lavoro in Campania – dichiara il presidente di Ance Salerno, Antonio Lombardi – riceve ulteriore e prevedibile conferma dagli ultimi dati Istat. Colpisce, però, che l’unico incremento rilevante derivi dalle dinamiche dell’autoimpiego nel settore dell’industria e – come risulta da altre analisi statistiche – anche, sebbene in forme più contenute, nel comparto delle costruzioni. Significa, evidentemente, che è in atto non solo un processo di precarizzazione dei rapporti di lavoro, ma che le barriere all’ingresso per le giovani generazioni risultano sostanzialmente invalicabili. È chiaro – continua Lombardi – che occorre in maniera urgente ed efficace provvedere a mettere in campo tutti gli strumenti utili a garantire un ciclo di vita superiore a quello attuale alle nuove attività individuabili nei coraggiosi percorsi di auto-imprenditorialità. Se siamo di fronte a un mutamento epocale della strutturazione dei processi occupazionali, diventa non più rinviabile l’attuazione di interventi che evitino l’abbassamento ulteriore dei livelli di garanzia e di tutela di tutte le figure professionali: dalle meno specializzate a quelle più qualificate». «Non si può – conclude Lombardi – continuare ad assistere ai processi di desertificazione produttiva dei nostri territori senza avviare percorsi di condivisione con tutti gli attori dello sviluppo locale in grado di delineare reali prospettive occupazionali per la fascia sempre più ampia di lavoratori indipendenti».  
   
 

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