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Notiziario Marketpress di Mercoledì 11 Giugno 2014
 
   
  IL BUON MANAGER COOPERATIVO FA BENE ALL´IMPRESA E ALLA COLLETTIVITÀ

 
   
  Trento, 11 giugno 2014 - Una figura in grado di fare sintesi tra le esigenze aziendali e gli interessi di tutti gli stakeholder, capace di far cresce l´impresa in un´ottica di lungo periodo e con una formazione specifica. È questo l´identikit del manager cooperativo emerso dall´incontro in programma stamani presso il Palazzo della Regione dal titolo "Al servizio dell´impresa e della comunità. Le competenze distintive del manager cooperativo" Proprietari, lavoratori, investitori, clienti, fornitori, comunità locale, generazioni future: sono tutti stakeholder, portatori di interessi diversi nei confronti delle imprese. Il buon manager deve sapere fare sintesi tra questi diversi interessi rimanendo fedele allo scopo aziendale. Così Francesco Varanini, studioso di management, al Festival dell’ Economia, ha descritto il ruolo che il manager dovrebbe avere. "Spesso i manager rispondono a un solo stakeholder, ma questa è una degenerazione. La figura del manager è nata per mantenere l´orientamento allo scopo dell´impresa pur in presenza di interessi diversi. Se si accetta che uno stakeholder conti più degli altri è finita". E il manager cooperativo? "È innanzitutto un manager, una persona che lavora per uno scopo coordinando i vari interessi – ha continuato Varanini. – Di diverso c´è il fatto che nativamente il manager cooperativo è orientato a mediare tra interessi diversi, a non essere cioè al servizio di un solo padrone". La classe dirigente ovunque operi ha il dover di concorrere al bene comune, questa è l´opinione di Luciano Sita, già presidente di Granarolo, secondo il quale il manager che riesce ad andare oltre lo scopo aziendale, ponendo attenzione alle esigenze della collettività in cui opera, concorre a creare uno sviluppo civile e democratico della società. "Il manager deve portare a sintesi le decisioni per il bene comune e non per il bene di un singolo stakeholder – ha afferma Sita. – Un manager cooperativo deve seguire obiettivi di sostenibilità e proiezione nel tempo della propria impresa. Col suo operato può contaminare la società in cui opera con valori come la solidarietà, l´etica e la responsabilità sociale". Ma come si può diventare un buon manager cooperativo? Tutti d´accordo che alla base ci dev´essere una formazione mirata. Dall´esperienza di Sita, il management cooperativo può crescere all´interno della stessa impresa o arrivare da realtà diverse, sposando valori e ideali tipici dell´agire cooperativo. Per Varanini serve una scuola in cui si forniscono, oltre agli indicatori aziendali classici, anche strumenti che aiutino a misurare l´impatto sociale dell´agire dell´impresa. In Trentino esiste già una scuola di management cooperativo, come ha spiegato Giorgio Pasolli, direttore di Formazione Lavoro. "Come cooperatori - ha concluso Pasolli - dobbiamo ricordare i nostri elementi distintivi, senza volerci mettere in competizione con modelli di management che hanno più volte dimostrato di non essere esemplari. Parole chiave del manager cooperativo devono essere lavoro, creatività e giustizia sociale". Al termine dell´incontro ha preso la parola il direttore generale della Federazione Trentina della Cooperazione Carlo Dellasega, che ha ricordato come, in un periodo economico difficile come quello attuale, la cooperazione abbia saputo dimostrare, in Trentino e in Italia, di saper raggiungere buoni risultati.  
   
 

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